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DifesaStrategic compass: alla ricerca della cultura strategica europea

21/06/2021
La bussola strategica si prefigge di garantire la sicurezza dell’Europa e anche consentirle di svolgere un ruolo da global player e da security provider. Per Bonfrisco occorre però rivedere “i rapporti di forza tra attori istituzionali dell’Unione” e conciliare le vocazioni atlantiste e autonomiste degli Stati membri

La nuova Bussola strategica (Strategic Compass) è un importante documento che si propone di definire la capacità dell’Unione Europea di creare e mantenere una cintura di sicurezza attorno all’Europa. Ma non solo: in un panorama internazionale caratterizzato da instabilità e conflitti in alcune regioni strategiche del pianeta, lo strumento mira a consentire all’Unione di svolgere un ruolo da global player e da security provider rispetto al Mediterraneo orientale, la Libia, il Mali e la Bielorussia. Questo attraverso l’implementazione di una visione comune tra gli approcci strategici degli Stati membri, l’allineamento delle ambizioni dell’UE alle sue capacità militari condivise, l’identificazione delle nuove minacce (per esempio nell’ambito cyber e in quello sanitario), il coordinamento dei propri obiettivi con quelli della NATO. Come dichiara l’Alto rappresentante Josep Borrell: “La bussola strategica dovrebbe definire un approccio coerente in tutto il settore della sicurezza e della difesa e migliorare l’attuazione del livello di ambizione dell’UE, in particolare rispondendo alle crisi esterne, allo sviluppo delle capacità dei partner e alla protezione dell’Unione e dei suoi cittadini” (https://eeas.europa.eu/headquarters/headquarters-homepage/89049/questions-and-answers-threat-analysis-%E2%80%93-background-strategic-compass_en).

La bussola strategica migliorerà e guiderà la realizzazione del livello di ambizione nel settore della sicurezza e della difesa deciso nel lontano novembre 2016 nel contesto della strategia globale dell’UE. Il processo di elaborazione del documento è iniziato nel novembre del 2020 e dovrà completarsi, con l’approvazione, nel marzo del 2022. Lo Strategic Compass si articolerà in quattro capitoli, definiti dal Consiglio Europeo nel giugno del 2020: gestione delle crisi, rafforzamento della resilienza di UE e Stati membri, sviluppo capacitivo, partenariati. La definizione della bussola strategica procede parallelamente all’entrata in vigore del Fondo Europeo per la Difesa (EDF) approvato il 29 aprile con un budget di 8 miliardi.

Charles Fries, vice segretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna (EEAS) per la Politica di sicurezza e difesa comune (CSDP) e la risposta alle crisi, nel corso dell’audizione dello scorso 25 maggio presso la sottocommissione SEDE dell’AFET, ha definito la bussola “ambiziosa e realizzabile” e i passi per definirla “concreti e orientati all’azione”. Secondo Fries dovrebbe consentire decisioni più rapide per la gestione delle crisi e il controllo delle forze, sfruttando al meglio l’intero pacchetto di strumenti dell’UE, compresi le politiche e gli strumenti civili e militari.

Il Consiglio Europeo ha approvato lo scorso 10 maggio conclusioni in cui afferma la sua determinazione a portare avanti l’attuazione dell’agenda dell’UE in materia di sicurezza e di difesa, in modo da consentire all’Unione di assumersi maggiori responsabilità per la propria sicurezza. Il Consiglio invita pertanto l’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, a presentare un primo progetto di bussola strategica da discutere nella sessione del Consiglio del novembre 2021. Il Consiglio esorta a proseguire i lavori per migliorare la capacità dell’UE di intraprendere missioni e operazioni CSDP nell’intero spettro dei compiti di gestione delle crisi. Incoraggia, inoltre, un’ulteriore riflessione su un processo decisionale tempestivo ed efficiente tramite il possibile ricorso all’articolo 44 del Trattato sull’Unione europea (TEU). “Occorre adoperarsi maggiormente per incentivare gli Stati membri a migliorare la costituzione della forza e a fornire mezzi e personale sufficienti alle missioni e operazioni CSDP”, si legge nel documento.

Le conclusioni sottolineano l’importanza di rafforzare le iniziative dell’UE nel settore della difesa, tra cui la cooperazione strutturata permanente (PESCO), il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa (EDIDP) e altre iniziative quali il piano d’azione sulle sinergie tra l’industria civile, della difesa e dello spazio, e di garantire contemporaneamente la coerenza nell’utilizzo dei vari strumenti. Sottolineano, inoltre, con forza la necessità di rafforzare ulteriormente la resilienza dell’UE e la sua capacità di contrastare le minacce ibride.

Un’UE forte in termini di sicurezza e difesa apporterà benefici tangibili alla cooperazione transatlantica e globale. Il Consiglio ribadisce la centralità dei partenariati internazionali con organizzazioni multilaterali quali l’ONU e la NATO, in linea con la dichiarazione dei membri del Consiglio europeo del 26 febbraio 2021 (https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-8396-2021-INIT/it/pdf).

L’Europa si è già spinta un passo più avanti con l’integrazione delle task force già operative come TAKUBA in Mali o la SETAF-AF nel Niger, ma la prospettiva è di potenziare la capacità della UE di dispiegare missioni CSDP per agire tempestivamente e, soprattutto, per prevenire i conflitti. In questo senso devono essere valutati gli scenari per le esercitazioni congiunte nelle aree di crisi, mai sperimentate in ambito UE, segno visibile di determinazione nel trasformare le ambizioni politiche in realtà. Il che comporta un ampliamento anche della presenza marittima in molte aree di partenariato.

La priorità politica chiave resta comunque il partenariato con la NATO, fondamento della difesa collettiva per gli Stati che ne sono membri. «Dobbiamo ottenere progressi tangibili, rafforzando il dialogo politico e rendendo più frequenti gli incontri con tutti gli alleati, effettuando dichiarazioni e visite congiunte soprattutto nei Balcani occidentali e nel Mediterraneo. Stiamo cooperando per quanto riguarda la mobilità militare. Le sfide sono legate alle minacce ibride e alle tecnologie emergenti e dirompenti, ma noi dobbiamo rafforzare la cooperazione in nuovi settori come clima, sicurezza o spazio, quindi migliorare appunto la comunicazione. Con l’ONU a livello politico e operativo vogliamo rinforzare i rapporti. La bussola anche per l’OSCE, l’Unione africana e l’Asia, che ha potenziale considerevole. Svilupperemo anche partnership bilaterali con Stati Uniti, Canada, Norvegia e UK. Poi Georgia, Giappone. Sarà importante utilizzare tutti i nostri nuovi strumenti come la Peace facility, presto elaboreremo le prime proposte per le misure di assistenza. I lavori sono in corso sulla bussola per affinare le idee, la spinta è positiva in questo momento», ha dichiarato ancora Fries.

L’europarlamentare Anna Cinzia Bonfrisco (Lega-ID) non ha mancato di rilevare le criticità, nel corso dell’audizione: «Nell’attuale assetto istituzionale europeo, abbiamo la Commissione che finanzia la ricerca dual use e i progetti capacitivi. Tuttavia abbiamo il Servizio Esterno che coordina l’impostazione concettuale. Come può la politica estera e di difesa rimanere in una posizione di guida quando l’impostazione concettuale della commissione geopolitica si fonda sul concetto di autonomia strategica, rispetto ai nostri tradizionali rapporti in ambito NATO? Come può l’Alto Rappresentante inserirsi armonicamente in un’azione di politica estera portata avanti ai massimi livelli dalla Presidente Von der Leyen e dal Presidente del Consiglio Europeo Michel? Cioè, qual è l’equilibrio nell’equazione “Commissione geopolitica” da un lato e “Linguaggio della Potenza” dall’altro, dove di fatto il Consiglio è rallentato, quando non bloccato, per via della regola del voto all’unanimità? Quali potenziali sviluppi vedete, con queste premesse, in termini di rapporti di forza tra attori istituzionali dell’Unione?

Un altro importante aspetto è come pensate di conciliare impostazioni differenti tra Stati membri autonomisti e quelli più marcatamente atlantisti. In particolare, come pensate di conciliare le aspettative “autonomiste” europee sul piano industriale, con i legami di ampia parte del tessuto economico europeo alle catene di valore globali, ad esempio del programma Tempest (caccia multiruolo stealth, di sesta generazione, in sviluppo per conto della Royal Air Force del Regno Unito e dell’Aeronautica Militare italiana)?».

«Grazie alla bussola porremo le basi di quella cultura strategica comune che manca in Europa, sulle basi dell’analisi delle minacce», ha replicato Fries. «Adesso c’è un’apertura anche su obiettivi operativi e anche l’alto rappresentante vuole fare qualcosa sui 4 capitoli. UE non risponde adeguatamente alle minacce, ma su Bielorussia, Russia e Cina abbiamo approvato posizioni dure, per il Mozambico occorre agire in modo urgente: se i 27 sono d’accordo il consiglio potrebbe decidere il 27 luglio per un’operazione al più tardi questo autunno. È un processo lento, ma qualche volta in 2 mesi e mezzo abbiamo reagito. La complessità istituzionale richiede grande coerenza: l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza è anche vicepresidente della Commissione Europea. Facciamo tutti il possibile perché ci sia coerenza tra noi e la commissione. L’idea da promuovere è che gli stati membri hanno competenza su CSDP e PESCO e, quando richiesti, devono rispondere alle esigenze della commissione. La nuova facility finanziaria per la pace è sotto la responsabilità dell’alto rappresentante. Il legame transatlantico è molto forte, ma anche l’autonomia strategica dell’Europa è importante, per gli aspetti che interessano di più l’Europa. Gli stati europei hanno bisogno che si lavori in modo complementare al servizio della pace e del multilateralismo».

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