La recente crisi diplomatica tra Spagna e Marocco mette in evidenza la debolezza dell’Europa quando è vittima dell’immigrazione strumentale armata da Paesi extracomunitari: i migranti sono usati come arma di ricatto
Lo scorso 17 maggio 2021 a Ceuta, exclave spagnola in territorio marocchino e primo confine tra l’Unione Europea e l’Africa, in meno di quarantotto ore più di diecimila persone, tra i quali millecinquecento minori, sono riuscite a superare i confini per entrare in territorio spagnolo. La polizia iberica ha testimoniato e ripreso in video la collusione dei colleghi marocchini che hanno deliberatamente aperto le porte delle frontiere ai propri connazionali (oltre a centinaia di sub-sahariani) per entrare in territorio spagnolo. E questo nonostante Madrid e Rabat avessero anche accordi bilaterali volti a controllare l’arrivo dei migranti. Le persone utilizzate come arma di dissuasione, deterrenti, strumentalizzate a mera fonte di estorsione a causa del fatto che il Governo socialista del premier Pedro Sánchez aveva deciso di ospitare per ragioni umanitarie in Spagna il leader del Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro (Polisario) e Presidente dell’autoproclamata Rasd (Repubblica Democratica Araba Saharawi), nemici del Regno del Marocco.
Lo studio di Costantino Pistilli analizza inizialmente proprio la lunga guerra tra Marocco e Fronte Polisario che rivendicano la sovranità nel Sahara Occidentale e si domanda se il movimento sia terrorista e abbia rapporti con Algeria ed Iran. Ma se il Marocco, aderendo agli Accordi di Abramo, ha visto riconoscere dagli Stati Uniti la propria sovranità nell’area, che è ricca di giacimenti di fosfati, Il Polisario ha istituito un governo in esilio in Algeria e da lì conduce operazioni belliche. Nel 2018 la Commissione europea aveva certificato l’attività terroristica del Fronte Polisario attraverso la pubblicazione del rapporto prodotto dal Flemish Peace Institute che conduce indagini sull’accesso dei terroristi ai mercati illeciti ed acquisizione di armi per le loro reti in Europa. Tra gli elementi terroristi del Polisario, alcuni sono reclutati da mercenari di Hezbollah al soldo del regime iraniano.
Il Marocco è partner fondamentale per l’economia spagnola, attore insostituibile nel contrasto dell’immigrazione illegale e del narcotraffico, nonché prezioso sostegno proprio nella lotta contro il terrorismo di matrice islamica. Dunque la scelta di Sánchez si è rivelata irresponsabile, anche a spese dell’intera Unione Europea che avrebbe dovuto prendere una posizione più decisa.
L’Unione Europea è il maggior donatario del Marocco per gli aiuti allo sviluppo e, con l’avvio della Politica europea di vicinato (PEV) nel 2004, il Marocco è gradualmente diventato un partner privilegiato dell’UE in termini di cooperazione politica ed economica nonché nell’ambito della cooperazione commerciale, tecnica e allo sviluppo. Per il periodo 2014-2020 la Commissione ha programmato aiuti per più di 1,4 miliardi di euro, destinati principalmente ai servizi sociali, a consolidare lo Stato di diritto e alla crescita sostenibile. Nei nuovi bilanci dell’UE per il 2021-2027 attraverso lo Strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) buona parte dei 79.500 milioni di stanziamento, andranno ai vicini Paesi, tra i quali il Marocco. L’NDICI prevede anche una riserva aggiuntiva di flessibilità di 9,534 milioni per “situazioni di crisi o di pressione migratoria”.
Il Marocco è un partner strategico ed indispensabile per Madrid e Bruxelles: risorse energetiche, sicurezza, immigrazione. Il premier Sánchez ha dimostrato di non aver nessun rispetto della politica UE sul terrorismo, delle leggi domestiche e delle responsabilità che uno Stato membro deve esibire e assumersi.
Quasi un mese dopo i fatti di Ceuta, il Parlamento europeo ha presentato una Risoluzione comune e poi approvata dal Parlamento, ritenendo che il Marocco avrebbe usato i migranti – con particolare riferimento ai minori non accompagnati – e il controllo delle frontiere come strumento di pressione politica contro la Spagna. La Risoluzione è stata adottata con il 56% de voti, con l’astensione di 190 eurodeputati e 85 contrari. Non è mancata la pronta risposta del governo marocchino che ha respinto e definito la Risoluzione “piena di falsità”. Mentre il ministro degli Esteri marocchino, Naser Burita, ha dichiarato che la risoluzione è “controproducente e pregiudiziale per qualsiasi uscita dalla crisi” nonostante si sia detto “soddisfatto” della relazione di Rabat con l’Unione Europea. Infatti, ha precisato che lo scontro ha “avuto origine dall’attitudine e dalle azioni ostili” della Spagna a proposito di “una causa sacra per il Marocco e i marocchini”, ergo, la sovranità sul Sahara occidentale.
Successivamente Spagna e Marocco hanno ricostruito i rapporti diplomatici… “Non ci sarà alcuno stanziamento” di fondi Ue “per filo spinato e muri”, ha dichiarato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen al termine del vertice dei leader Ue a Bruxelles nell’ottobre 2021. “Ma quanto è avvenuto a Ceuta esige che almeno i Paesi extraeuropei legati da Accordi bilaterali garantiscano il controllo delle proprie frontiere con l’Europa”, scrive Pistilli. “Se alzare muri è una scelta fallace nel tempo e per la morale condivisa, aprire per ricatto le frontiere non è tollerabile. Dal momento che la questione del Sahara occidentale non si è risolta con questa ultima crisi, anzi, sarebbe lungimirante se l’UE che sta cercando di definire la propria autonomia strategica adottasse il modello del UE3 che è stato determinante per districare la questione del nucleare iraniano. Un gruppo costituito dai Paesi direttamente interessati dalla questione del Sahara occidentale e dove la presenza marocchina è più numerosa e Paesi con i quali il Regno del Marocco ha più relazioni, ovvero: Spagna, Francia, Italia (e Israele: per i recenti Accordi di Abramo, per i più di 850.000 marocchini presenti nella nazione). L’UE non può rimanere un osservatore fiacco”.
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