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Anna Cinzia BonfriscoRoma capitale d'Europa e del Mediterraneo

Al Parlamento europeo

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Europarlamentare LEGA, gruppo Identità e Democrazia, membro commissione Affari esteri (AFET), Bilanci (BUDG) e sottocommissione per la Sicurezza e la Difesa (SEDE);  membro Delegazione per le relazioni con Israele e con l’Assemblea parlamentare della NATO.

Al Senato della Repubblica italiana per quattro mandati, è stata eletta europarlamentare della IX legislatura nel 2019 nella circoscrizione  Italia centrale. Ha ottenuto 39.336 preferenze risultando terza degli eletti (Matteo Salvini escluso). A seguito di ciò, si è dimessa dal Senato.

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Con Matteo Salvini

Attività al Parlamento europeo

  • Mediterraneo
  • Medio Oriente
  • Indo-Pacifico
  • Difesa europea e terrorismo
  • Digitale
  • Solidarietà femminile
  • Benessere animale

Contributi alle discussioni in Aula

Relazione 2022 sull’Albania (discussione)

Martedì 11 luglio 2023 – Strasburgo

 

Signora Presidente, onorevoli colleghi, l’Unione europea e l’Albania hanno un destino comune e oggi riaffermiamo la volontà di integrazione di uno Stato amico e alleato, ma voglio cogliere questa occasione per sottolineare il contributo dell’Albania alla pace e alla stabilità internazionale, alla salvaguardia dello Stato di diritto tra le nazioni, alla salvaguardia del multilateralismo.

Attraverso il suo abile ambasciatore alle Nazioni Unite, in questi due anni di presenza nel Consiglio di Sicurezza ha affrontato nel più alto consesso del mondo del multilateralismo rivalità geopolitiche sempre più accentuate e instabili.

L’Albania ha dimostrato come un piccolo paese possa influenzare molto al di sopra del suo peso ed essere in prima linea sulle questioni che contano, contribuendo efficacemente a mantenere la bussola morale che la Russia ha perso ormai da tempo. Il suo contributo alla NATO è per noi sempre più prezioso.

L’importanza di questo volto più moderno dell’Albania è utile prima di tutto agli amici albanesi per costruire partenariati più forti e nuovi meccanismi di cooperazione nella regione dei Balcani, in Europa e nel mondo.

L’Europa ha bisogno dei Balcani e i Balcani hanno bisogno dell’Europa.

L’Italia ha nella sua fratellanza storica con l’Albania il compito di sostenere sempre di più il processo virtuoso di due paesi che condividono un mare.

Grazie a Lei, Commissario Várhelyi, e grazie alla relatrice Santos per il lavoro che fate e che farete.

Conseguenze umanitarie e ambientali della distruzione della diga di Nova Kakhovka – Ricostruzione sostenibile e integrazione dell’Ucraina nella comunità euroatlantica (discussione)

Martedì 13 giugno 2023 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, signor Commissario, questo è un momento senza precedenti per la sicurezza euroatlantica, una sicurezza che non ci può essere senza un Artico sicuro, un Mar Baltico sicuro, un Mar Nero sicuro, l’intero Mediterraneo allargato sicuro e un’Africa sicura. Ma la Russia ha invaso uno Stato sovrano euroatlantico, sconvolgendo molti aspetti della nostra sicurezza.

Nell’infliggere questa devastazione, la Russia ha un complice compiacente e molto potente: la Cina. In questo ambiente geopolitico rimaniamo impegnati a sostenere i bisogni urgenti dell’Ucraina e aumentare le sue capacità di combattimento a lungo termine.

Cari amici ucraini, non potendo vincere sul campo di battaglia, i russi hanno cercato di far morire di freddo nell’inverno la popolazione civile, di portare morte e distruzione ovunque con piogge di missili e ora cercano di affossarci economicamente, danneggiando immensamente le capacità produttive agricole. Ma la vostra resilienza, il coraggio e la determinazione nel difenderci tutti, ancora una volta ci impressiona, ci commuove e ci dà il coraggio e la convinzione di stare al vostro fianco fino alla fine, per mettere fine a ogni forma di violenza e di crimini contro l’umanità. E quella diga non versa solo acqua, ma tutte le lacrime del mondo civile.

Le relazioni UE-Balcani occidentali alla luce del nuovo pacchetto sull’allargamento (discussione)

Mercoledì 19 ottobre 2022 – Strasburgo

 

Signora Presidente, signor Commissario Várhelyi, onorevoli colleghi, sin dalla firma del trattato di Roma, l’Unione europea si è dimostrata una comunità di intenti e di valori condivisi, un faro di democrazia e di Stato di diritto. Promuovendo la pace, i nostri Stati sono diventati più forti insieme.

L’allargamento è oggi un obiettivo essenziale per rafforzare l’Unione e promuovere più pace e più stabilità, prosperità e sicurezza. Sebbene allinearsi alla politica estera e di sicurezza comune non sia un criterio formale per i negoziati di allargamento, oggi però ne comprendiamo la vitale importanza e l’impatto nel presente contesto geopolitico in ordine alle relazioni internazionali, a partire dal grande valore aggiunto costituito dalla nostra partecipazione alla NATO.

Coscienti dei continui tentativi della Russia di attirare nella sua zona di influenza i paesi dell’area, ribadiamo come i Balcani occidentali rimangano la priorità strategica dell’Unione europea e dei suoi Stati membri. Intensifichiamo i nostri sforzi per offrire ai Balcani occidentali la piena partecipazione ai nostri piani economici, energetici e di salute e cerchiamo anche di migliorare da un punto di vista infrastrutturale le connessioni possibili.

L’attuale situazione globale è riflessa nel pacchetto allargamento di quest’anno, che vede sostanzialmente ampliata l’analisi sul posizionamento internazionale dei diversi paesi coinvolti.

Grazie a Lei, Commissario Várhelyi, per il lavoro che sta svolgendo insieme alla Commissione, all’Alto rappresentante, al rappresentante speciale per il dialogo facilitato Belgrado-Pristina, continui con la determinazione che La caratterizza, con il Suo lavoro rafforzi l’Europa e la prospettiva di libertà e democrazia per quei paesi che devono poter diventare sempre più affini.

Relazione 2021 della Commissione sulla Macedonia del Nord (discussione)

Mercoledì 18 maggio 2022 – Bruxelles

Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie al relatore per il suo lavoro. La Macedonia del Nord conferma di porsi nella tradizione liberale e democratica dell’Unione europea e della NATO, di cui è membro dal 2020, un membro attivo. Inoltre, si allinea alla linea politica estera e di sicurezza e di difesa europea anche contro l’aggressione ingiustificata e illegale russa, avendo deciso di inviare equipaggiamento militare per sostenere l’esercito ucraino nella lotta in favore della libertà e dello Stato di diritto.

Auspichiamo fortemente la continuazione del dialogo bilaterale con la Bulgaria, così da favorire finalmente il processo di riforme nazionali necessarie per una piena collaborazione nella cornice europea, soprattutto per la questione delle minoranze. È questo il momento storico per dimostrare la comune volontà di convergenza verso un’unica, grande e forte famiglia europea, portatrice di valori di libertà e democrazia.

La Macedonia del Nord rappresenta un investimento geostrategico a favore della pace, della stabilità e della crescita dell’intero continente europeo; l’Europa sia all’altezza di questa missione.

Relazione 2021 della Commissione sull’Albania (discussione)

Mercoledì 18 maggio 2022 – Bruxelles

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, io sono d’accordo con la Presidente Roberta Metsola sul fatto che l’Unione europea debba pensare a modi per accelerare il processo di allargamento nei Balcani occidentali, perché la stabilità nell’immediato vicinato significa la stabilità nell’Unione. E di fronte a questo nuovo contesto geopolitico dobbiamo chiaramente trovare un modo per pensare alla nostra Europa e alla sua unità, senza indebolirla da dentro.

Come parlamentare europea italiana ribadisco il forte sostegno al cammino europeo dell’Albania, che è già tracciato e non può essere rallentato, e insieme a questo Parlamento riconosco lo sforzo di riforma e di convergenza dell’Albania per diventare una democrazia compiuta, pluralista e giusta, capace di rafforzare il proprio ruolo regionale, internazionale, all’interno della NATO e nell’allineamento alla politica estera e di sicurezza e di difesa europea, che nella reazione contro l’aggressione russa abbiamo potuto constatare.

Lo Stato di diritto, uno dei valori fondamentali dell’Unione e conditio sine qua non per la tutela di tutti gli altri valori fondamentali dell’Unione, deve realizzarsi nella sua pienezza in Albania, così da voltar pagina per sempre col passato. Il popolo albanese vuole l’Europa nel suo futuro, l’Europa faccia la sua parte.

25° anniversario del processo di Barcellona e del vicinato meridionale (discussione)

Martedì 15 dicembre 2020 – Bruxelles

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie Alto rappresentante presentante per la sua dichiarazione introduttiva, oggi celebriamo un’altra tappa storica dell’Europa per il Mediterraneo, fatta di luci e di ombre, signor Borrell.

Come Lei pensa a Barcellona, sede dell’Unione per il Mediterraneo, io penso ai trattati di Roma del 1957, considerati l’atto di nascita della famiglia europea e penso quindi a quel filo rosso che unisce Roma e Barcellona come capitali d’Europa e del Mediterraneo.

Insieme quindi vogliamo pianificare un futuro più sostenibile e giusto, lungo le strade del rispetto dell’ambiente, dello sviluppo, della cultura, della modernità e tutto ciò dobbiamo poterlo fare lavorando sul rafforzamento della governanceeconomica e capace di attrarre importanti investimenti privati, ma ci sono anche le ombre, signor Borrell.

Chiediamo che in modo sincrono, azioni comuni contro la tratta di esseri umani si possano sviluppare contro la criminalità organizzata, il terrorismo e l’immigrazione irregolare, sia dalle aree di origine che di transito, perché il perdurare di queste tendenze impedirà sempre alla regione di progredire e costringerà i cittadini europei a pagare un prezzo troppo alto. E prima ancora viene la dignità umana che noi troviamo all’inizio e alla fine di ogni vita di ogni singolo individuo.

E tuttavia molti paesi di quest’area non sono così inclini a rispettare in nome della ragione di Stato la dignità umana. Questo è l’appello più importante che noi possiamo fare oggi mentre celebriamo Barcellona, rinviando a un futuro dove insieme saremo protagonisti del rispetto, delle libertà e della dignità umana.

Valutazione della proposta della Commissione sulla revisione della metodologia di allargamento (discussione)

Lunedì 10 febbraio 2020 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, egregio Commissario, è lodevole l’offerta politica della Commissione ai Balcani occidentali, ma converrà anche una dichiarazione di fallimento delle azioni pregresse, cioè l’assenza di riforme di questi Stati nell’ambito dello Stato di diritto, unica salvaguardia della democrazia.

Infatti, disoccupazione, deficit economico, squilibri interni ed esterni espongono la regione a shock economici avversi. Ma lo Stato di diritto è solo un parametro o è piuttosto un enunciato garante della stabilità dell’inclusione e della convivenza in un sistema allargato tra di noi? È sufficiente per le particolarità dell’Albania? In guerra con sé stessa, tra corruzione, laicità e cultura democratica inesistenti, organizzazioni criminali sofisticate, divari oggi incolmabili.

Colleghi ed egregio Commissario, la Commissione si ostina a proporre un metodo ma non riesce ad affrontare il merito delle questioni. Proprio il metodo era il motivo apparente per cui le trattative con Albania e Nord Macedonia sono state interrotte pochi mesi fa, ma sappiamo tutti che a preoccupare erano le prospettive future dell’ingresso di questi Stati. In tutto questo, nella proposta della Commissione, la problematica della sicurezza infatti è solo accennata, a fronte di un mandato chiaro che i cittadini europei ci hanno dato a proteggere e difendere quest’Europa.

Per concludere, ritengo insufficiente, signor Commissario, sostenere la mera promozione delle riforme, perché l’Unione europea non potrà trovarsi ad affrontare in corso d’opera le molte incertezze dei Balcani occidentali. Piuttosto deve essere garantita con certezza l’irreversibilità dello Stato di diritto come cardine del processo di allargamento.

Attività di trivellazione della Turchia nelle acque dell’Unione nel Mediterraneo orientale (discussione)

Mercoledì 13 novembre 2019 – Bruxelles

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, proprio oggi abbiamo celebrato i trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, principalmente grazie alla forte volontà della Germania di allora. Ciò dimostra che quando si vuole nessun muro è troppo alto per essere abbattuto.

Purtroppo, invece, da oltre trent’anni il muro che divide Cipro dentro l’Unione europea dimostra che l’Unione europea è ostaggio della Turchia. La Turchia sa bene che l’Unione europea è geopoliticamente debole, divisa al suo interno e che il soft power europeo non convince più nessuno e, soprattutto, non fa proprio paura a nessuno.

La sproporzione che emerge tra le azioni turche, siano esse le trivellazioni illegali o l’invasione del nord della Siria, e le risposte europee, fatte per paragrafi di condanna nei quali il Consiglio europeo, lo ha ricordato benissimo la presidente Loiseau prima, si rammarica, si lamenta, invita, auspica, dimostra che il progetto europeo è strategicamente inadeguato, sia su scala regionale che globale e che la nostra risposta è troppo debole.

Occorre, quindi, che qualcuno faccia qualcosa. Donne e uomini coraggiosi guardino in faccia la realtà.

Apertura dei negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania (discussione)

Mercoledì 23 ottobre 2019 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, certamente è forte l’interesse dell’Unione europea a espandere le relazioni con i paesi dei Balcani occidentali, ma siamo tutti consapevoli delle profonde cicatrici che segnano quest’area e che minacciano l’Unione europea: un’influenza cinese e russa; la presenza di grandi organizzazioni criminali e di potenziale terrorismo; politiche di stampo oligarchico; cittadini con doppio passaporto turco; più del 50 % di mussulmani in Albania e Bosnia, 28% in Nord Macedonia e il 95% in Kosovo.

Tutto questo rende evidente che lo strumento dell’allargamento e dell’adesione, come accaduto per la Turchia, versa in una profonda crisi. Forse, commissario Hahn, una buona politica commerciale europea ci eviterebbe l’impasse e il disaccordo fra Stati membri, per l’ennesima volta ognuno con una propria politica estera.

Un’Europa che ambisca a una propria autonomia strategica ha nella relazione con i Balcani occidentali il suo banco di prova. Cerchiamo questa volta di non deludere i cittadini europei e pensiamo soprattutto a loro.

Relazioni in quanto relatore ombra

RELAZIONE sulla relazione 2022 della Commissione sull’Albania

31.5.2023 – (2022/2199(INI))

Il Parlamento europeo,

  • visto l’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Albania, dall’altra[1],
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 19 e 20 giugno 2003 e l’agenda di Salonicco per i Balcani occidentali,
  • vista la domanda di adesione all’Unione europea presentata dall’Albania il 28 aprile 2009,
  • vista la comunicazione della Commissione, del 9 novembre 2010, dal titolo “Parere della Commissione sulla domanda di adesione dell’Albania all’Unione europea” (COM(2010)0680),
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno 2014, compresa la decisione di concedere all’Albania lo status di paese candidato all’adesione all’UE,
  • vista la decisione di avviare i negoziati di adesione con l’Albania, adottata dal Consiglio il 25 marzo 2020,
  • visti gli esiti della prima conferenza intergovernativa con l’Albania del 19 luglio 2022, in particolare l’apertura dei negoziati di adesione con l’Albania,
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno 2018 e del 17 e 18 ottobre 2019,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 18 giugno 2019, del 25 marzo 2020, del 14 dicembre 2021 e del 13 dicembre 2022 sull’allargamento e sul processo di stabilizzazione e di associazione,
  • visti gli esiti del processo di Berlino, avviato il 28 agosto 2014,
  • vista la comunicazione della Commissione del 5 febbraio 2020, dal titolo “Rafforzare il processo di adesione – Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali” (COM(2020)0057),
  • vista la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2020, dal titolo “Un piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali” (COM(2020)0641),
  • viste la dichiarazione sul mercato regionale comune del 9 novembre 2020 e la dichiarazione sull’agenda verde per i Balcani occidentali del vertice di Sofia del 10 novembre 2020,
  • visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione, del 6 ottobre 2020, dal titolo “Guidelines for the Implementation of the Green Agenda for the Western Balkans” (Orientamenti per l’attuazione dell’agenda verde per i Balcani occidentali) (SWD(2020)0223),
  • viste le dichiarazioni dei vertici UE-Balcani occidentali, che si sono svolti a Sofia il 17 maggio 2018, a Zagabria il 6 maggio 2020, a Brdo pri Kranju il 6 ottobre 2021 e a Tirana il 6 dicembre 2022,
  • visto il regolamento (UE) 2021/1529 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 settembre 2021, che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA III)[2],
  • vista la comunicazione della Commissione del 12 ottobre 2022 dal titolo “Comunicazione 2022 sulla politica di allargamento dell’UE” (COM(2022)0528),
  • visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione, del 12 ottobre 2022, intitolato “Albania 2022 Report” (Relazione 2022 sull’Albania) (SWD(2022)0332),
  • visto lo studio del Consiglio d’Europa del novembre 2021 dal titolo “Beyond Definitions: a call for action against hate speech in Albania — a comprehensive study” (Al di là delle definizioni: un invito ad agire contro i discorsi d’odio in Albania – uno studio completo),
  • visto il parere della Commissione di Venezia del 14 dicembre 2021 sull’estensione della durata del mandato degli organismi di transizione competenti per la rivalutazione di giudici e procuratori,
  • vista la relazione finale dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell’OSCE, del 26 luglio 2021, dal titolo “Republic of Albania – Parliamentary Elections, 25 April 2021 – ODIHR Limited Election Observation Mission Final Report” (Repubblica d’Albania – Elezioni parlamentari, 25 aprile 2021 – Relazione finale della missione di osservazione elettorale limitata dell’ODIHR),
  • visto il parere congiunto della Commissione di Venezia e dell’OSCE/ODIHR dell’11 dicembre 2020 sugli emendamenti alla Costituzione albanese del 30 luglio 2020 e alla legge elettorale del 5 ottobre 2020,
  • visti tutti gli altri pareri della Commissione di Venezia sull’Albania,
  • visti la dichiarazione sulla sicurezza energetica e la transizione verde nei Balcani occidentali e gli accordi sulla libera circolazione e il riconoscimento delle qualifiche professionali e di istruzione superiore del nono vertice del processo di Berlino per i Balcani occidentali del 3 novembre 2022,
  • viste la relazione speciale 01/2022 della Corte dei conti europea, del 10 gennaio 2022, dal titolo “Sostegno dell’UE allo Stato di diritto nei Balcani occidentali: nonostante gli sforzi, permangono problemi fondamentali”,
  • visto l’accordo di lavoro del 4 luglio 2022 sulla cooperazione tra la Procura europea (EPPO) e l’ufficio del Procuratore generale dell’Albania,
  • vista la comunicazione della Commissione, del 14 aprile 2021, dal titolo “Strategia dell’UE per la lotta alla criminalità organizzata 2021-2025” (COM(2021)0170),
  • vista la comunicazione della Commissione del 24 luglio 2020 dal titolo “Piano d’azione 2020-2025 dell’UE sul traffico di armi da fuoco” (COM(2020)0608),
  • visto l’indice di percezione della corruzione (CPI) di Transparency International del 2022 che colloca l’Albania al 101° posto su 180 paesi,
  • visto l’indice sulla libertà di stampa nel mondo di Reporter senza frontiere relativo al 2022, che colloca l’Albania al 103° posto su 180 paesi,
  • vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2019 sull’avvio di negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania[3],
  • vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2021 sulla cooperazione in materia di contrasto alla criminalità organizzata nei Balcani occidentali[4],
  • vista la sua risoluzione del 9 marzo 2022 sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione[5],
  • vista la sua raccomandazione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 23 novembre 2022, concernente la nuova strategia dell’UE in materia di allargamento[6],
  • viste le sue precedenti risoluzioni sull’Albania,
  • vista la dichiarazione comune del secondo vertice Parlamento europeo-presidenti dei parlamenti dei Balcani occidentali del 28 giugno 2021,
  • visto l’articolo 54 del regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0204/2023),
  1. considerando che un allargamento basato su norme e valori è storicamente lo strumento più efficace della politica estera dell’UE e un investimento geostrategico nella pace, nella democrazia, nella stabilità e nella sicurezza a lungo termine in tutto il continente;
  2. considerando che l’integrazione europea contribuisce alla promozione dei valori fondamentali di rispetto della democrazia, dei diritti umani, dello Stato di diritto e della libertà di espressione; che incoraggia riforme fondamentali e stimola la crescita economica e la cooperazione regionale;
  3. considerando che i ripetuti ritardi nel processo di adesione rischiano di compromettere il sostegno dei cittadini all’adesione all’UE;
  4. considerando che ogni paese dovrebbe essere valutato in base ai propri meriti e che il processo di adesione basato sulle condizionalità non dovrebbe essere utilizzato impropriamente per risolvere controversie bilaterali;
  5. considerando che l’UE è una comunità caratterizzata dalla diversità culturale e linguistica, basata sulla solidarietà e sul rispetto reciproco tra i suoi popoli;
  6. considerando che le ingerenze straniere ostili dirette e indirette e la disinformazione hanno lo scopo di seminare discordia, provocare tensioni e violenza e destabilizzare l’intera regione;
  7. considerando che il futuro dell’Albania e dei suoi cittadini è nell’Unione europea;
  8. considerando che la prospettiva che l’Albania diventi uno Stato membro sulla base del merito è nello stesso interesse politico, economico e di sicurezza dell’UE;
  9. considerando che l’UE rimane pienamente impegnata a sostenere la scelta strategica dell’Albania verso l’adesione all’UE, che rappresenta le aspirazioni dei cittadini albanesi alla democrazia e alla prosperità;
  10. considerando che l’Albania è un partner di politica estera affidabile, anche grazie al suo impegno attivo in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e alla NATO; che il paese rimane un importante alleato geopolitico e un partner affidabile, grazie ai suoi sforzi volti a far progredire la cooperazione regionale e le relazioni di buon vicinato;
  11. considerando che la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina ha messo in evidenza l’importanza cruciale dell’allargamento dell’UE per garantire la sicurezza e la stabilità nel nostro continente; che ha messo in luce la necessità di aumentare la resilienza alla guerra ibrida e alle ingerenze straniere ostili con i processi democratici, parallelamente alla necessità di rafforzare le capacità di cibersicurezza e ciberdifesa e di contrastare lo spionaggio e la disinformazione;
  12. considerando che il mutevole contesto geopolitico ha dato un nuovo impulso all’allargamento;
  13. considerando che l’Albania dovrebbe continuare a concentrarsi sul programma di riforme dell’UE;
  14. considerando che la trasformazione democratica, lo Stato di diritto, i diritti fondamentali e l’adesione alle norme, ai valori e agli standard dell’UE svolgono un ruolo centrale nel processo di adesione all’UE e costituiscono un parametro di riferimento fondamentale per valutare i progressi verso l’adesione all’UE; che ciascun paese in via di adesione dovrebbe dimostrare risultati solidi e irreversibili per quanto riguarda la resilienza democratica e la trasformazione socioeconomica;
  15. considerando che la protezione e l’inclusione delle persone appartenenti a minoranze e gruppi vulnerabili è fondamentale per gli aspiranti Stati membri dell’UE;
  16. considerando che l’Albania deve ancora allineare pienamente il proprio quadro elettorale alle raccomandazioni dell’OSCE/ODIHR e della Commissione di Venezia;
  17. considerando che relazioni di buon vicinato e una cooperazione regionale inclusiva sono indispensabili per il successo dell’integrazione nell’UE;
  18. considerando che la lotta contro la corruzione ad alto livello, le ingerenze straniere ostili, il riciclaggio di denaro e la criminalità organizzata è una questione di sicurezza europea; che affrontare tali questioni è fondamentale per l’Albania e gli altri paesi dell’allargamento per progredire verso l’adesione all’UE, in quanto sottolinea il nesso tra sicurezza interna ed esterna;
  19. considerando che l’UE rimane di gran lunga il principale partner politico, commerciale e di investimento dell’Albania e di tutti i Balcani occidentali; che l’UE rimane il principale fornitore di assistenza finanziaria alla regione; che ha mobilitato un sostegno aggiuntivo trasversale senza precedenti a seguito della pandemia e della brutale aggressione della Russia contro l’Ucraina;
  20. considerando che l’Albania è stata pesantemente colpita dalla disinformazione russa e da altri attacchi ibridi; che dovrebbe rafforzare la protezione delle sue infrastrutture critiche, la sicurezza informatica, le sue misure per contrastare la disinformazione e la transizione energetica;
  21. considerando che le campagne di disinformazione e di diffusione di notizie false organizzate da terzi mirano a sminuire l’UE e a presentarla come un partner inaffidabile;
  22. considerando che dal 2010 i cittadini albanesi sono esenti dall’obbligo del visto per i viaggi nell’area Schengen e dal 2015 possono partecipare agli scambi studenteschi, accademici e giovanili nell’ambito del programma Erasmus+;
  23. considerando che l’avvio dei negoziati di adesione è un chiaro riconoscimento dei progressi dell’Albania; che segna una nuova fase nelle relazioni UE-Albania e richiede un impegno unitario per prepararsi all’adesione all’UE;

 

Impegno a favore dell’adesione all’UE

  1. accoglie con favore il fermo, costante e strategico impegno dell’Albania a favore dell’integrazione nell’UE, che riflette il consenso tra i partiti politici e il sostegno schiacciante dei cittadini;
  2. elogia la sua solidarietà, la sua dedizione a buone relazioni di vicinato e alla cooperazione regionale, il suo allineamento pieno e coerente alla politica estera e di sicurezza dell’UE e la promozione dell’ordine internazionale basato su regole, compresa la sua risposta inequivocabile alla guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, dimostrata dall’adozione delle misure restrittive dell’UE contro la Russia e la Bielorussia; elogia l’impegno dell’Albania a sostegno del multilateralismo nel suo ruolo di membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
  3. accoglie con favore l’avvio dei negoziati di adesione con l’Albania; ribadisce che ciascun paese dell’allargamento dovrebbe essere valutato in base ai suoi meriti e che il ritmo dell’adesione dovrebbe essere determinato dai progressi compiuti nel buon funzionamento delle istituzioni democratiche e basarsi sullo Stato di diritto, sulla buona governance e sui diritti fondamentali;
  4. accoglie con favore il fatto che il governo albanese abbia continuato a concentrarsi sulle riforme connesse all’UE e abbia rafforzato la sua struttura di coordinamento per l’integrazione europea e il ruolo del suo parlamento nel processo di integrazione nell’UE modificando la legislazione pertinente; sottolinea che il governo deve portare avanti ulteriormente il programma di riforme dell’UE in cooperazione con l’opposizione e tutti i segmenti della società, anche attraverso il Consiglio nazionale per l’integrazione europea e il Consiglio nazionale per la società civile;
  5. sottolinea la necessità che il governo albanese e l’UE rafforzino la trasparenza, la responsabilità e l’inclusività del processo di adesione, compresa la sua dimensione parlamentare, garantendo la partecipazione inclusiva e la fiducia dei cittadini e integrando la società civile e i media nella governance democratica e nel dialogo politico; sottolinea l’importanza del loro effettivo coinvolgimento nel processo di integrazione dell’UE e in altri meccanismi consultivi, in qualità di partner legittimi nel processo;
  6. esorta il governo albanese a intensificare gli sforzi per migliorare il funzionamento dello Stato di diritto e del sistema giudiziario, contrastare la corruzione e la criminalità organizzata, garantire la libertà dei media, responsabilizzare la società civile, garantire i diritti fondamentali e i diritti delle minoranze, compresa la comunità LGBTIQ+, e rafforzare la sua cooperazione con le istituzioni dell’UE;
  7. incoraggia i responsabili politici albanesi ad accelerare le riforme che hanno consentito la prima conferenza intergovernativa attesa da tempo e un inizio positivo del processo di screening e a dimostrare progressi costanti e visibili nel garantire la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali, assicurando nel contempo un allineamento coerente alle politiche dell’UE;
  8. esorta i decisori a lavorare insieme per soddisfare i criteri di adesione entro e non oltre il 2030; ricorda che, durante i negoziati di adesione, i paesi candidati devono sottoporsi a trasformazioni significative per soddisfare i criteri di adesione;
  9. esprime preoccupazione per i ritardi ingiustificati da parte dell’UE nel processo di adesione, che compromettono la credibilità dell’UE, l’impegno dei paesi dei Balcani occidentali e il sostegno pubblico all’adesione all’UE;
  10. incoraggia la Commissione ad accelerare il sostegno trasversale fornito per allineare i paesi dell’allargamento alle politiche economiche e sociali dell’UE e in materia di mercato unico, energia e trasporti, istruzione, digitalizzazione, ricerca e innovazione, agricoltura e sviluppo rurale, giustizia e affari interni, protezione civile, affari esteri, sicurezza e difesa, compresa la sicurezza informatica;

 

Democrazia e Stato di diritto

  1. ricorda che lo Stato di diritto e l’integrità istituzionale sono la colonna portante della trasformazione democratica, della resilienza sociale e della coesione socioeconomica;
  2. elogia i progressi e l’impegno dell’Albania nel completare la messa in atto della sua riforma globale della giustizia, che rafforzerà l’indipendenza, la trasparenza, l’efficienza e la responsabilità del sistema giudiziario albanese, e la fiducia che i cittadini ripongono in esso;
  3. incoraggia il paese a intensificare le iniziative volte a completare il processo di rivalutazione (vetting) di giudici e procuratori, e a mitigarne gli effetti collaterali, in particolare coprendo i posti vacanti, riducendo l’arretrato giudiziario e migliorando l’efficienza dei tribunali nell’ambito della nuova mappa giudiziaria, garantendo nel contempo l’accesso universale alla giustizia attraverso misure trasversali e prendendo in considerazione le condizioni socioeconomiche dei gruppi vulnerabili;
  4. invita il governo albanese a migliorare la capacità operativa del sistema giudiziario, compresi l’Alta corte, l’Alto ispettore della giustizia e la Scuola dei magistrati, al fine di soddisfare la domanda di giudici qualificati per far fronte al notevole arretrato giudiziario; ricorda la necessità di meccanismi efficaci che consentano di prevenire e di perseguire la corruzione e qualsiasi condotta criminale nel settore giudiziario attraverso istituzioni giudiziarie e di governance responsabili, indipendenti e pienamente operative;
  5. deplora il perdurante confronto politico, le azioni destabilizzanti e la retorica incendiaria di politici e funzionari di alto livello, come anche le violazioni del regolamento parlamentare; esprime preoccupazione dinanzi alla riduzione dello spazio riservato al ruolo di controllo parlamentare dell’opposizione, compreso il rifiuto delle commissioni parlamentari d’inchiesta; sottolinea una responsabilità politica e sociale comune per le riforme; esorta gli attori politici a intensificare il loro impegno a favore del dialogo e a rafforzare le istituzioni e le procedure democratiche attraverso un impegno interpartitico e intrapartitico costruttivo, il rispetto reciproco, consultazioni inclusive con la società civile e un processo decisionale trasparente; sottolinea l’importanza di edificare una cultura parlamentare costruttiva promuovendo il consenso fra tutti gli attori politici e sostenendo i diritti e le responsabilità dell’opposizione;
  6. ricorda la necessità di rafforzare le capacità di controllo parlamentare e di migliorare la governance e il pluralismo, anche attraverso una maggiore digitalizzazione e trasparenza;
  7. si rammarica del fatto che i principali partiti politici non siano riusciti a raggiungere un accordo sulla riforma elettorale; invita le autorità albanesi ad affrontare con urgenza le modifiche in sospeso al quadro elettorale e di finanziamento dei partiti ben prima delle elezioni parlamentari del 2025, in linea con le raccomandazioni dell’OSCE/ODIHR e della Commissione di Venezia; invita le autorità a garantire la libertà di associazione, anche nei partiti politici, e la libertà di candidarsi alle elezioni senza indebite ingerenze statali o di altra natura, migliorando ulteriormente l’accessibilità e l’integrità elettorali e impedendo il voto di scambio e l’uso improprio delle risorse amministrative, anche attraverso la digitalizzazione, la protezione dei dati e la parità di accesso ai media, al fine di garantire un processo elettorale equo, aperto e trasparente;
  8. insiste sul finanziamento adeguato e sul funzionamento efficace e imparziale di organi e organismi indipendenti, nonché sull’attuazione coerente delle loro decisioni e raccomandazioni;
  9. prende atto dei progressi in corso e attende con impazienza miglioramenti sistematici e risultati concreti nella prevenzione, nelle indagini proattive, nell’azione penale e nelle condanne definitive non selettive per i casi di corruzione e criminalità organizzata, compresi i reati ambientali, informatici e legati al traffico;
  10. accoglie con favore i risultati conseguiti attraverso il rafforzamento della Struttura specializzata per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata (SPAK); esorta le autorità albanesi a migliorare la cooperazione con l’Ufficio investigativo nazionale e la collaborazione con le agenzie dell’UE e degli Stati membri nella lotta alla criminalità organizzata e l’eliminazione dell’impunità;
  11. sottolinea che sono necessari sforzi più strutturati e coerenti, tra cui risorse, strumenti e competenze adeguati, per combattere la corruzione, anche ad alto livello; sottolinea altresì la necessità di contrastare la cultura dell’impunità;
  12. chiede ulteriori progressi nella creazione di una pubblica amministrazione globale, efficiente, saldamente coordinata e responsabile; chiede un migliore monitoraggio dei beni dei funzionari al fine di contribuire all’eliminazione della corruzione da tutti i settori della vita pubblica;
  13. sottolinea la necessità di stabilire una solida casistica nei casi di corruzione e di continuare a sequestrare, confiscare e recuperare i proventi di reato derivanti dalla corruzione e dai reati di criminalità organizzata, anche attraverso una legislazione che colpisca le ricchezze ingiustificate, la digitalizzazione delle transazioni e l’estensione del congelamento e della confisca dei beni illeciti;
  14. incoraggia un’ulteriore riforma della polizia per garantire l’integrità, la professionalità e il pieno rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani;
  15. riconosce il contributo della società civile e dei media nella lotta alla corruzione; sottolinea l’importanza di un loro effettivo coinvolgimento nei meccanismi consultivi in qualità di partner legittimi nel processo;
  16. sostiene l’eliminazione delle disposizioni del progetto di legge sull’amnistia fiscale e penale e della proposta di programma di cittadinanza per investitori (“passaporto d’oro”), che sono incompatibili con le norme dell’UE e la sua politica in materia di visti e che possono comportare rischi per quanto riguarda la sicurezza, il riciclaggio di denaro, l’evasione fiscale, la corruzione e la criminalità organizzata; prende atto, a tale proposito, dell’annunciata sospensione del programma di cittadinanza per investitori e dell’intenzione del governo albanese di avvalersi delle competenze dell’UE per la revisione del progetto di legge sull’amnistia fiscale e penale;
  17. invita le autorità albanesi a concentrarsi sulla modernizzazione del sistema fiscale e dell’amministrazione fiscale, compresi la dichiarazione della situazione patrimoniale e la conformità, il rafforzamento dei controlli antiriciclaggio e l’istituzione di un ufficio per il recupero dei beni; invita le autorità a perseguire eventuali casi di reati contro il bilancio dell’UE nell’ambito dell’accordo di lavoro sulla cooperazione tra l’EPPO e la Procura generale dell’Albania; invita i paesi dei Balcani occidentali a rafforzare la cooperazione giudiziaria con l’UE in materia penale nell’ambito degli accordi di lavoro con l’EPPO, al fine di facilitare indagini e azioni penali efficaci contro l’uso improprio dei fondi dell’UE, anche mediante il distacco di funzionari nazionali di collegamento presso l’EPPO;
  18. sottolinea l’obbligo delle autorità di garantire la trasparenza e la concorrenza negli appalti pubblici, nei contratti di appalto, nelle privatizzazioni, negli aiuti di Stato e nelle procedure di concessione; sottolinea la necessità di rafforzare le garanzie, la trasparenza e la condizionalità nell’ambito di un processo di controllo strategico degli investimenti esteri e di perseguire i casi di corruzione, frode, abuso d’ufficio e riciclaggio di denaro, contrastando nel contempo l’evasione fiscale, l’edilizia abusiva e l’elusione delle sanzioni; ricorda che le procedure di aggiudicazione dei contratti per i progetti infrastrutturali, compresi quelli all’interno del porto di Durazzo e nelle sue vicinanze, devono essere conformi alle norme dell’UE in materia di appalti pubblici nel quadro dell’accordo di stabilizzazione e di associazione;
  19. incoraggia ed elogia la cooperazione internazionale e chiede di proseguire l’azione di smantellamento delle reti criminali transnazionali nell’ambito di una cooperazione rafforzata con le agenzie dell’UE che operano nel settore della giustizia e degli affari interni, quali Europol, Eurojust e Frontex, che comprenda un’azione intensificata contro la produzione e il traffico organizzato di stupefacenti e armi illegali ed esseri umani; esorta le autorità albanesi a rafforzare le capacità nazionali operative e di recupero dei beni; sottolinea che la lotta alla criminalità informatica, alla tratta di esseri umani e al riciclaggio di denaro rimangono ambiti in cui sono necessari ulteriori risultati;
  20. sottolinea il contributo fondamentale dell’Albania alla protezione delle frontiere esterne dell’UE e alla prevenzione della criminalità transfrontaliera; si compiace dell’efficacia delle indagini internazionali e delle operazioni europee di polizia volte a combattere il traffico di esseri umani, stupefacenti e armi da fuoco, nonché le frodi online e le minacce terroristiche;
  21. sottolinea la necessità di contrastare il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro, dal momento che l’Albania rimane un paese sia di destinazione che di transito;
  22. incoraggia l’Albania a intensificare gli sforzi per ridurre le domande di asilo infondate dei suoi cittadini e ad allineare ulteriormente la propria politica in materia di visti all’elenco dell’UE dei paesi terzi soggetti all’obbligo di visto;
  23. condanna le ingerenze straniere malevole e gli attacchi ibridi, tra cui le campagne di manipolazione e disinformazione, l’incitamento a tutte le forme di radicalizzazione e gli attacchi informatici contro i cittadini albanesi e le infrastrutture critiche, volti a destabilizzare il paese e a screditare l’UE; invita la Commissione e il Servizio europeo per l’azione esterna a migliorare il coordinamento e ad assistere ulteriormente le autorità albanesi nel rafforzare sensibilmente la resilienza del paese contro tali minacce potenziando la sicurezza digitale, la protezione dei dati e le capacità di ciberdifesa, in stretta cooperazione con la NATO; sottolinea la necessità di un’efficace attuazione e applicazione della strategia nazionale per la cibersicurezza;
  24. condanna l’uso non autorizzato dei dati privati dei cittadini, anche da parte dei partiti politici, e invita le autorità ad adottare misure urgenti per prevenire le fughe di dati e accelerare l’allineamento all’acquisdell’UE in materia di protezione dei dati personali;

 

Libertà fondamentali e diritti umani

  1. prende atto delle misure giuridiche adottate per eliminare la discriminazione nei confronti delle minoranze e chiede misure concrete per garantire la loro inclusione, segnatamente l’inclusione delle minoranze LGBTIQ+, rom ed egiziana, e di altre minoranze etniche e culturali; esorta le autorità ad affrontare la discriminazione intersezionale che questi gruppi subiscono attraverso un approccio istituzionale sistemico in tutte le sfere della vita sociale, economica e politica, e a garantire una rapida indagine sugli abusi dei loro diritti;
  2. invita le autorità a continuare a cooperare con le organizzazioni che rappresentano le comunità rom ed egiziana al fine di garantirne il benessere e l’integrazione nella società;
  3. invita le autorità ad avviare un dialogo con le organizzazioni della società civile che operano a favore dei diritti della comunità LGBTIQ+ e ad assicurare il quadro giuridico e l’attuazione della legislazione che garantiscono l’inclusione e la tutela dei membri della comunità;
  4. sollecita le autorità ad adoperarsi maggiormente per combattere la violenza di genere, rafforzare la protezione dei minori, adottare e attuare la legislazione sui diritti delle minoranze, in particolare i regolamenti ancora in sospeso sull’autoidentificazione delle minoranze nazionali e sull’uso delle lingue minoritarie, e a condurre un censimento della popolazione nel pieno rispetto degli standard dell’UE; sottolinea la necessità di consolidare i diritti di proprietà e di registrazione fondiaria, e di completare la restituzione e il risarcimento dei beni espropriati;
  5. esorta le autorità a garantire un’istruzione inclusiva adottando misure immediate per porre fine alla segregazione dei bambini rom ed egiziani e per prevenirla, in linea con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo; invita le autorità a intensificare la lotta contro lo sfruttamento sessuale dei minori online;
  6. esorta le autorità albanesi a intensificare ulteriormente gli sforzi a favore dell’uguaglianza di genere e dei diritti delle donne, anche accordando la priorità all’integrazione della dimensione di genere, approfondendo la cooperazione con le organizzazioni delle donne e migliorando l’equilibrio di genere nella forza lavoro;
  7. invita i legislatori albanesi a prendere iniziative per assicurare un’adeguata rappresentanza delle donne in tutte le posizioni decisionali; accoglie con favore, in tale contesto, il primo Gabinetto a maggioranza femminile dell’attuale governo; invita le autorità ad affrontare ulteriormente la mancata attuazione dei diritti delle lavoratrici, nonché gli stereotipi di genere, lo squilibrio di genere e il divario retributivo di genere nella forza lavoro; sottolinea le notevoli differenze di genere, come la minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro; evidenzia la necessità di porre fine alla discriminazione nelle disposizioni giuridiche relative al congedo di maternità e di migliorare la capacità di assistenza all’infanzia e prescolare;
  8. riconosce i progressi conseguiti nell’attuazione della Convenzione di Istanbul; accoglie con favore il primo rapporto dell’Albania in materia e invita le autorità a intensificare la prevenzione e le risposte alla violenza sessuale e di genere e al femminicidio, nonché a migliorare il sostegno alle vittime; ricorda che è urgente incrementare le risorse che consentono di attuare le disposizioni della Convenzione di Istanbul, aumentare la consapevolezza delle donne in merito ai loro diritti, intensificare la prevenzione e fornire servizi alle vittime degli abusi domestici e online;
  9. plaude al piano d’azione 2021-2027 per le persone LGBTI in Albania e ne chiede l’attuazione; si compiace del successo dell’11aPride parade svoltasi a Tirana nel 2022; invita le autorità ad adottare una legislazione sul riconoscimento dell’identità di genere e delle unioni e/o dei matrimoni omosessuali; esprime profonda preoccupazione dinanzi alla discriminazione nei confronti delle persone LGBTIQ+ per quanto riguarda l’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, alla giustizia, all’occupazione e agli alloggi; deplora i casi di aggressione fisica e di incitamento all’odio nei confronti della comunità LGBTIQ+;
  10. si rammarica della mancanza di progressi in relazione ai diritti delle persone con disabilità; chiede il pieno allineamento giuridico alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità attraverso la ratifica del suo protocollo facoltativo; chiede finanziamenti adeguati per il piano d’azione nazionale 2021-2025 a favore delle persone con disabilità;
  11. sottolinea l’importanza di affrontare la discriminazione e la violenza, rimuovere gli ostacoli all’inclusione socioeconomica, promuovere l’occupazione e garantire alle persone con disabilità l’accessibilità al voto;
  12. ricorda la necessità di garantire in modo efficace e non selettivo il diritto alla libertà di riunione pacifica; rileva l’importanza di far fronte alle accuse di violazioni da parte della polizia e di uso sproporzionato della forza, al fine di assicurare alla giustizia i responsabili;
  13. osserva che sono necessari ulteriori progressi per migliorare le condizioni di detenzione, in linea con la raccomandazione del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti;
  14. deplora la mancanza di progressi nel conseguimento della trasparenza istituzionale e il deterioramento della situazione della libertà di espressione e della libertà dei media; sottolinea il ruolo del governo e dei leader politici albanesi nella creazione di un contesto favorevole all’esercizio di tali libertà;
  15. condanna i tentativi di screditare i giornalisti e di non divulgare arbitrariamente informazioni pubbliche, come le decisioni di vietare ai giornalisti di partecipare alle conferenze stampa del governo, e l’incapacità di garantire la sicurezza dei giornalisti e dei mezzi di comunicazione; condanna ogni forma di violenza nei loro confronti;
  16. incoraggia il governo albanese a migliorare l’accesso alla comunicazione in merito al suo lavoro e al controllo dello stesso attraverso canali formali, quali conferenze stampa e interviste, e a garantire ai giornalisti un accesso equo, diretto e trasparente alle fonti ufficiali;
  17. esorta le autorità ad agire immediatamente contro le ingerenze politiche ed economiche nei media e a porre fine agli attacchi verbali, alle campagne diffamatorie e alle intimidazioni nei confronti dei giornalisti, in particolare quelli che si occupano delle questioni legate allo Stato di diritto, dal momento che ciò compromette la qualità del giornalismo, l’indipendenza dei media e la capacità dei giornalisti di coprire questioni di interesse pubblico;
  18. invita le autorità ad adottare un quadro giuridico che tuteli i giornalisti, i difensori dei diritti umani e le altre parti interessate dalle azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica (SLAPP);
  19. esprime preoccupazione per la persistente retorica incendiaria, anche da parte di politici di alto livello, funzionari pubblici e altre personalità pubbliche; chiede che siano condotte indagini su tutti gli attacchi contro i media critici e che le autorità consegnino alla giustizia i responsabili degli attacchi contro i giornalisti;
  20. condanna qualsiasi tentativo normativo volto ad aumentare il controllo politico sulle istituzioni mediatiche; accoglie con favore, in tale contesto, il ritiro del progetto di legge antidiffamazione in linea con le raccomandazioni della Commissione di Venezia;
  21. esorta il governo albanese a garantire l’indipendenza dell’emittente pubblica e dell’autorità di regolamentazione dei media e la trasparenza della proprietà, del finanziamento e della pubblicità pubblica dei media;deplora il fatto che la maggior parte dei media albanesi non disponga di modelli imprenditoriali sostenibili e di finanziamenti trasparenti;
  22. esorta le autorità e la società civile a collaborare per contrastare la disinformazione e le narrazioni manipolative promuovendo l’alfabetizzazione mediatica, creando un ambiente favorevole per i media indipendenti e migliorando i diritti del lavoro e sociali dei giornalisti;
  23. invita l’UE a contribuire al coordinamento degli sforzi regionali volti a contrastare la disinformazione mobilitando le parti interessate pertinenti e a rafforzare il dialogo, la ricerca e l’analisi per fornire risposte basate su elementi oggettivi alle minacce in materia di disinformazione; invita il Servizio europeo per l’azione esterna a rafforzare in modo proattivo la credibilità dell’UE nella regione e ad ampliare il monitoraggio StratCom per incentrare l’attenzione sulle minacce in materia di disinformazione transfrontaliera da parte di paesi dei Balcani occidentali e dei paesi vicini;
  24. accoglie con favore il lavoro svolto dall’Alleanza per i media etici in Albania in merito all’attuazione del codice etico dei giornalisti; invita i membri dell’associazione dei giornalisti professionisti dell’Albania a seguire i più elevati standard del settore, in particolare adottando la Journalism Trust Initiative istituita da Reporter senza frontiere;
  25. sottolinea l’importanza di un quadro inclusivo per un coinvolgimento significativo della società civile nei processi decisionali e nel processo di integrazione nell’UE a livello di governo nazionale e locale, anche attraverso il Consiglio nazionale per la società civile e il partenariato per un governo aperto, e invita il governo albanese a migliorare l’efficacia di tali piattaforme; esorta tutti gli attori politici e le autorità a smettere di utilizzare e a condannare l’incitamento all’odio, le campagne diffamatorie e le vessazioni nei confronti delle organizzazioni indipendenti della società civile e dei difensori dei diritti umani e a garantire che i responsabili siano assicurati alla giustizia;
  26. chiede la revisione delle disposizioni della legge sulla registrazione delle organizzazioni non profit, che compromettono la libertà di espressione e di associazione; è particolarmente preoccupato per le sanzioni altamente sproporzionate applicate alle violazioni amministrative da parte delle organizzazioni non profit; accoglie con favore il codice di norme di autoregolamentazione per le organizzazioni non profit e suggerisce di semplificare la registrazione elettronica delle organizzazioni della società civile;

 

Cooperazione regionale e relazioni di buon vicinato

  1. si compiace che l’Albania abbia portato avanti il dialogo per garantire relazioni di buon vicinato e cooperazione regionale, che sono elementi fondamentali del processo di allargamento e del processo di stabilizzazione e di associazione; elogia l’impegno costruttivo dell’Albania a favore di iniziative inclusive di cooperazione regionale e transfrontaliera; accoglie con favore gli accordi tangibili raggiunti in materia di libera circolazione e riconoscimento reciproco delle qualifiche nell’ambito del processo di Berlino e ne chiede la rapida attuazione; plaude ai progressi compiuti nell’ambito del vertice UE-Balcani occidentali di Tirana, il primo evento di questo tipo tenuto nella regione;
  2. sottolinea l’importanza di sfruttare appieno le iniziative regionali e intergovernative esistenti, in particolare l’iniziativa adriatico-ionica, l’iniziativa centroeuropea, la strategia dell’UE per la regione adriatico-ionica e il processo di Berlino, e di creare sinergie tra di esse;
  3. elogia l’Albania per aver svolto un ruolo chiave nella promozione della stabilità e della cooperazione nei Balcani occidentali, compresa la sua partecipazione a missioni e operazioni a guida UE e NATO;
  4. accoglie con favore la misura di sostegno a favore della task force medica dei Balcani pari a 6 milioni di EUR nell’ambito dello strumento europeo per la pace, che fornisce le attrezzature e forniture necessarie per le unità mediche delle forze armate di Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia;
  5. ricorda la necessità di completare il processo di declassificazione dei fascicoli dell’era comunista e di renderli accessibili ai ricercatori e al grande pubblico al fine di promuovere la giustizia e la riconciliazione, rendere giustizia alle vittime e fornire risarcimenti ai sopravvissuti e alle loro famiglie;
  1. Riforme socioeconomiche
    1. esorta le autorità a proseguire le riforme strutturali in linea con il programma di riforma economica 2023-2025 e a consentire una ripresa sostenibile e una crescita inclusiva attraverso il miglioramento della gestione delle finanze pubbliche e della governance, lo Stato di diritto, la digitalizzazione e l’accessibilità, la riduzione dell’esclusione sociale, la formalizzazione dell’economia e il miglioramento dell’ istruzione e dei servizi sanitari; chiede ulteriori sforzi in termini di miglioramento del livello delle competenze, miglioramento delle condizioni di lavoro e dialogo sociale attraverso un dialogo costruttivo e la contrattazione collettiva;
    2. sottolinea l’importanza di responsabilizzare i giovani e di promuovere opportunità per le giovani generazioni albanesi; prende atto dell’elaborazione di un piano d’azione per l’attuazione della garanzia per i giovani nei Balcani occidentali; incoraggia maggiori investimenti nella ricerca e nell’innovazione, contribuendo al rientro di cervelli tra ricercatori e giovani;
    3. invita le autorità a ridurre il rischio di esclusione sociale e di povertà migliorando l’accesso ai servizi sociali, educativi e sanitari, in particolare per le persone delle comunità rom, egiziane e LGBTIQ+ e per altre minoranze e gruppi vulnerabili;
    4. sottolinea la natura trasformativa della sostanziale assistenza dell’UE fornita nell’ambito dell’IPA III e del quadro per gli investimenti nei Balcani occidentali; prende atto del ruolo svolto dal piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali e dai suoi programmi faro; ricorda che, in linea con la condizionalità dell’IPA III, i finanziamenti devono essere ridotti o sospesi in caso di regressi o ritardi ingiustificati nel processo di riforma, in particolare nei settori della democrazia, dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto;

 

Energia, ambiente, sviluppo sostenibile e connettività

  1. accoglie con favore le misure adottate dall’Albania per accelerare la transizione energetica e la diversificazione energetica verso l’energia eolica e solare e invita le autorità a garantire l’uso sostenibile dell’energia idroelettrica; plaude a tale riguardo alla rapida attuazione del pacchetto di sostegno energetico dell’UE per i Balcani occidentali per un importo di 1 miliardo di EUR, compreso un sostegno di bilancio immediato di 80 milioni di EUR destinati all’Albania; invita le autorità a sfruttare al meglio tale assistenza al fine di costruire un mercato dell’energia resiliente e rispettoso dell’ambiente, in linea con l’agenda verde per i Balcani occidentali;
  2. ricorda l’importanza degli investimenti dell’UE in progetti come la centrale a energia solare di Vau i Dejës, l’ammodernamento della centrale idroelettrica di Fierza, il rinnovamento del campus dell’Università di Tirana e la nuova ferrovia Tirana-Durazzo; esorta le autorità a intensificare gli sforzi volti a integrare l’azione ambientale e climatica nei settori dell’agricoltura, dell’energia, dei trasporti e dell’industria;
  3. esprime il proprio sostegno alla presidenza albanese in seno all’Ufficio della Comunità dell’energia per promuovere l’integrazione della regione nel mercato dell’energia dell’UE; accoglie con favore il suo piano di risparmio energetico, produzione di energia pulita e diversificazione dell’approvvigionamento energetico nell’ambito di REPowerEU e i suoi acquisti congiunti di energia nell’ambito della piattaforma dell’UE per l’energia;
  4. chiede ulteriori progressi nella riforma del settore dell’energia elettrica e nella garanzia di meccanismi di finanziamento sostenibili dell’efficienza energetica;
  5. chiede misure accuratamente pianificate in materia di biodiversità, acqua, aria, clima, gestione regionale dei rifiuti, riciclaggio e inquinamento industriale;
  6. sottolinea la necessità che l’Albania migliori le proprie infrastrutture di gestione dei rifiuti e intensifichi gli sforzi per rafforzare la resilienza del paese agli effetti dei cambiamenti climatici, anche aggiornando la strategia nazionale sui cambiamenti climatici e integrando i cambiamenti climatici nelle strategie e nei piani settoriali;
  7. esprime preoccupazione per l’inquinamento da rifiuti marini in Albania, che si ripercuote sui paesi vicini, e chiede un’azione urgente per porvi rimedio;
  8. esorta il governo albanese a intensificare gli sforzi volti a migliorare la qualità dell’aria e a ridurre l’inquinamento atmosferico letale, in particolare nelle aree urbane;
  9. accoglie con grande favore la creazione del parco nazionale fluviale selvaggio di Vjosa, il primo parco nazionale fluviale selvaggio in Europa, e plaude agli sforzi compiuti dalla società civile in vista della creazione del parco; invita le autorità a tenere conto delle preoccupazioni sollevate dalla società civile in merito alla delimitazione dei confini della rete di aree protette;
  10. esorta il governo albanese ad allinearsi rapidamente all’acquisdell’UE in materia di acque, a completare e adottare i piani di gestione dei bacini idrografici, a ridurre l’inquinamento delle acque reflue e ad adottare misure per garantire la protezione del lago di Ohrid ponendo fine al rilascio in esso dei residui minerari; invita il governo albanese a intensificare gli sforzi volti a proteggere l’ambiente marino e la biodiversità, anche designando e gestendo in modo efficace le aree marine protette;
  11. sottolinea la necessità di sviluppare un’agricoltura su piccola e media scala che sia moderna, ecologica e rispettosa del clima e garantisca la sussistenza degli agricoltori e la tutela delle risorse naturali e della biodiversità dell’Albania;
  12. chiede un miglioramento della trasparenza, dello svolgimento, dell’applicazione e del monitoraggio delle valutazioni d’impatto ambientale e delle valutazioni strategiche dell’impatto ambientale, in particolare per quanto riguarda i progetti con grandi ripercussioni ambientali e socioeconomiche come il progetto della centrale idroelettrica di Skavica; esprime preoccupazione per l’impatto economico e ambientale dei progetti di sviluppo non competitivi che ricevono finanziamenti esteri;
  13. invita le autorità ad agire con urgenza per combattere la criminalità ambientale, migliorare e accelerare l’applicazione delle politiche e della normativa in materia di protezione della natura e della biodiversità, in particolare per quanto riguarda le aree protette e le specie a grave rischio di estinzione, come la lince dei Balcani; invita il governo albanese a elaborare una legislazione sulla gestione sostenibile della fauna selvatica e ad applicare la moratoria sul disboscamento;
  14. esorta il governo albanese a sospendere i progetti che rischiano di violare le norme nazionali e internazionali in materia di protezione della biodiversità, come l’aeroporto internazionale di Vlorë, e a fermare lo sviluppo di energia idroelettrica nelle aree protette;
  15. accoglie con favore la piena adesione dell’Albania al meccanismo di protezione civile dell’UE e, di conseguenza, l’aumento dell’importante sostegno dell’UE alla preparazione civile alle emergenze e a una risposta coordinata alle crisi a seguito di terremoti, inondazioni e incendi; incoraggia il paese a modernizzare ulteriormente le proprie capacità di gestione delle crisi;
  16. chiede la rapida adozione della strategia nazionale in materia di trasporti, compreso il suo piano d’azione per il periodo 2021-2025; ribadisce che sono necessari sforzi significativi per una trasformazione strutturale della connettività digitale, energetica e dei trasporti;
  17. ribadisce la necessità di colmare le lacune in termini di connettività dei trasporti e di migliorare le infrastrutture pubbliche nei Balcani occidentali, con il sostegno degli Stati membri dell’UE e del piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali e in linea con l’accordo di Parigi e gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE; esorta, a tale proposito, le autorità di tutti i paesi europei a completare i progetti infrastrutturali fondamentali, compresi i corridoi paneuropei VIII e X;
  18. accoglie con favore l’eliminazione dei costi di roaming tra i paesi dei Balcani occidentali ed esprime il proprio sostegno alla graduale eliminazione delle tariffe di roaming tra l’UE e i Balcani occidentali, a seguito della loro riduzione a partire dal 1º ottobre 2023;
  1. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, nonché al Presidente, al governo e al parlamento della Repubblica d’Albania.

RELAZIONE sulla relazione 2021 della Commissione sulla Macedonia del Nord

27.4.2022 – (2021/2248(INI))

Il Parlamento europeo,

  • visto l’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Macedonia del Nord, dall’altra[1],
  • vista la domanda di adesione all’Unione europea presentata dalla Macedonia del Nord il 22 marzo 2004,
  • visto il regolamento (UE) 2021/1529 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 settembre 2021, che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA III)[2],
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 19 e 20 giugno 2003 e l’agenda di Salonicco per i Balcani occidentali,
  • vista la decisione del Consiglio europeo del 16 dicembre 2005 di concedere alla Macedonia del Nord lo status di paese candidato all’adesione all’Unione europea,
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno 2018,
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019,
  • visto il trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione tra la Bulgaria e la Macedonia del Nord, firmato il 1º agosto 2017 e ratificato nel gennaio 2018,
  • visto l’accordo finale sulla composizione delle controversie descritte nelle risoluzioni 817 (1993) e 845 (1993) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la risoluzione dell’Accordo interinale del 1995 e l’istituzione di un partenariato strategico tra la Grecia e la Macedonia del Nord, noto anche come accordo di Prespa, del 17 giugno 2018,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 5 giugno 2020 sul rafforzamento della cooperazione con i partner dei Balcani occidentali nel settore della migrazione e della sicurezza,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 18 giugno 2019, del 25 marzo 2020 e del 14 dicembre 2021 sull’allargamento e il processo di stabilizzazione e di associazione,
  • vista la comunicazione della Commissione del 5 febbraio 2020, dal titolo “Rafforzare il processo di adesione – Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali” (COM(2020)0057),
  • vista la comunicazione della Commissione del 29 aprile 2020, dal titolo “Aiutare i Balcani occidentali ad affrontare la COVID-19 e sostenerne la ripresa nel periodo post-pandemia” (COM(2020)0315),
  • vista la comunicazione della Commissione del 24 luglio 2020, dal titolo “Piano d’azione 2020-2025 dell’UE sul traffico di armi da fuoco” (COM(2020)0608),
  • vista la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2020, dal titolo “Un piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali” (COM(2020)0641),
  • vista la comunicazione della Commissione, del 14 aprile 2021, sulla strategia dell’UE per la lotta alla criminalità organizzata 2021-2025 (COM(2021)0170),
  • vista la comunicazione della Commissione del 19 ottobre 2021, dal titolo “Comunicazione 2021 sulla politica di allargamento dell’UE” (COM(2021)0644), accompagnata dal documento di lavoro dei servizi della Commissione intitolato “North Macedonia 2021 Report” (Relazione 2021 sulla Macedonia del Nord) (SWD(2019)0294),
  • vista la Convenzione del Consiglio d’Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato e sul finanziamento del terrorismo,
  • viste la relazione finale del 2 ottobre 2020 della missione di osservazione elettorale dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) sulle elezioni parlamentari anticipate in Macedonia del Nord del 15 luglio 2020 e la sua relazione finale del 25 marzo 2022 sulle elezioni locali del 17 e 31 ottobre 2021,
  • visti il parere della Commissione di Venezia del 18 ottobre 2021 sul progetto di legge relativo allo stato di emergenza e i suoi pareri precedenti,
  • visti i vertici UE-Balcani occidentali tenutisi a Sofia, Zagabria e Brdo pri Kranju nel 2018, 2020 e 2021 e le dichiarazioni che ne sono scaturite,
  • visto il vertice di Sofia del 10 novembre 2020, comprese la dichiarazione sul mercato regionale comune e la dichiarazione sull’agenda verde per i Balcani occidentali,
  • visti la dichiarazione di Sofia adottata in occasione del vertice UE-Balcani occidentali del 17 maggio 2018 e il programma delle priorità di Sofia ad essa allegato,
  • visto l’8° vertice del processo di Berlino del 5 luglio 2021,
  • vista la dichiarazione finale dell’8° forum della società civile dei Balcani occidentali in data 1° ottobre 2021,
  • vista la relazione speciale 01/2022 della Corte dei conti europea, del 10 gennaio 2022, dal titolo “Sostegno dell’UE allo Stato di diritto nei Balcani occidentali: nonostante gli sforzi, permangono problemi fondamentali”,
  • vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2019 sull’avvio di negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania[3],
  • vista la sua raccomandazione del 19 giugno 2020 al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza concernente i Balcani occidentali, a seguito del vertice del 2020[4],
  • vista la sua risoluzione del 25 novembre 2020 sul rafforzamento della libertà dei media: protezione dei giornalisti in Europa, incitamento all’odio, disinformazione e ruolo delle piattaforme[5],
  • vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2021 sulla cooperazione in materia di contrasto alla criminalità organizzata nei Balcani occidentali[6],
  • vista la sua risoluzione del 9 marzo 2022 sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione[7],
  • viste le sue precedenti risoluzioni sulla Macedonia del Nord,
  • visto l’articolo 54 del regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0133/2022),
  1. considerando che l’integrazione nell’UE rispecchia le aspirazioni dei cittadini della Macedonia del Nord in termini di democrazia e prosperità e funge da forte catalizzatore per l’attuazione di riforme volte a migliorare la qualità della vita e il funzionamento delle istituzioni statali, nonché a contribuire alla crescita economica e alla cooperazione regionale; che la prospettiva di un’adesione della Macedonia del Nord sulla base del merito è nell’interesse politico, economico e di sicurezza dell’Unione stessa;
  2. considerando che la Macedonia del Nord è un partner affidabile, dal momento che continua a compiere progressi costanti nel suo cammino verso l’adesione all’UE e ha soddisfatto e mantenuto le condizioni richieste per l’apertura dei negoziati di adesione, oltre a essersi completamente allineata alla politica estera e di sicurezza dell’UE, anche per quanto riguarda le sanzioni nei confronti della Russia;
  3. considerando che l’UE deve indicare un percorso chiaro ai paesi che vogliono entrare a far parte dell’Unione europea;
  4. considerando che la Macedonia del Nord è un paese candidato dal 2005; che, a partire dal 2009, la Commissione ha continuamente raccomandato di aprire i negoziati di adesione e che il paese ha dimostrato impegno e dedizione nel suo cammino verso l’adesione all’UE, il che ha portato alla decisione del Consiglio del 26 marzo 2020 di avviare i negoziati di adesione;
  5. E  considerando che l’accordo di Prespa e il trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione sono accordi storici che rappresentano un modello di stabilità e riconciliazione in tutti i Balcani occidentali e hanno migliorato lo spirito delle relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale;
  6. considerando che la Macedonia del Nord ha mantenuto un ritmo costante e determinato nel far avanzare le riforme relative all’UE, con un’attenzione particolare alle questioni fondamentali, e dovrebbe continuare a mantenere lo slancio delle riforme e a dimostrare i migliori risultati in termini di transizione democratica nell’intera regione dei Balcani occidentali;
  7. considerando che l’uso improprio del processo di adesione per risolvere controversie culturali e storiche costituisce un pericoloso precedente per i futuri processi di adesione e pregiudica la credibilità, l’impatto e il potere trasformativo dell’Unione;
  8. considerando che l’adesione alla NATO costituisce un chiaro passo verso una maggiore stabilità, interoperabilità e integrazione della difesa nella comunità euroatlantica;
  9. considerando che l’UE mantiene il suo pieno impegno a sostenere l’obiettivo strategico dell’integrazione nell’UE perseguito dalla Macedonia del Nord, sulla base dello Stato di diritto e di relazioni di buon vicinato, e continua a essere di gran lunga il principale partner commerciale e d’investimento della Macedonia del Nord e il maggiore fornitore di assistenza finanziaria, segnatamente attraverso l’IPA III, il piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali e l’assistenza macrofinanziaria, oltre ad aver fornito un notevole sostegno per affrontare la pandemia di COVID-19;
  10. considerando che l’integrazione europea è un efficace strumento di politica estera che contribuisce alla promozione della pace e alla diffusione di valori fondamentali dell’UE quali il rispetto della democrazia, dei diritti umani, dello Stato di diritto e della libertà di espressione;
  11. considerando che le ingerenze straniere dirette e indirette e la disinformazione hanno lo scopo di seminare discordia, provocare violenza e tensioni interetniche, e destabilizzare l’intera regione;
    1. ribadisce il suo chiaro sostegno all’impegno della Macedonia del Nord a favore della democrazia e dello Stato di diritto, sostenuto dal suo orientamento strategico proeuropeo, dall’impegno incrollabile a favore dei valori europei, dalle riforme relative all’UE e dal processo di integrazione nell’UE, nonché a favore di relazioni di buon vicinato e di una cooperazione regionale inclusiva;
    2. si rammarica del fatto che il Consiglio non abbia avviato ufficialmente i negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania, attesi da tempo; sottolinea la sua piena solidarietà ed empatia nei confronti dei cittadini di tali paesi e ritiene che tale incapacità, che mina la predisposizione del pubblico nei confronti dell’Unione e rappresenta un grave pericolo per la politica di allargamento nel suo complesso, sia nociva per la reputazione di partner affidabile e attore geopolitico serio di cui gode l’UE;
    3. ribadisce l’importanza geostrategica della Macedonia del Nord e dell’intera regione dei Balcani occidentali, come pure del loro futuro nell’UE; ricorda agli Stati membri che la politica di allargamento deve essere guidata da criteri oggettivi; ribadisce che la politica di allargamento dell’UE rappresenta lo strumento di politica estera più efficace dell’Unione e che la piena integrazione dei Balcani occidentali è nell’interesse politico, economico e di sicurezza dell’Unione in quanto investimento geostrategico in un’Unione stabile e prospera; sottolinea che l’avvio ufficiale dei negoziati di adesione sarà un investimento nella credibilità dell’UE nonché nella stabilità, nella prosperità e nei processi di riconciliazione in atto nella regione;
    4. invita l’UE a intraprendere misure concrete per l’integrazione dei Balcani occidentali in un più vasto contesto strategico e di sicurezza, tenendo conto delle conseguenze in termini di sicurezza dell’aggressione russa contro l’Ucraina, della possibile influenza russa nella regione e delle attività dolose che tentano di minare la stabilità politica e l’integrazione nell’UE dei paesi dei Balcani occidentali; rammenta la natura trasformativa dei negoziati di adesione che devono essere condotti nel quadro della metodologia di allargamento riveduta;
    5. ricorda che l’UE si fonda sul superamento delle controversie regionali e di un passato difficile al fine di lavorare a un futuro migliore, pacifico e prospero; invita la Bulgaria e la Macedonia del Nord a trovare tempestivamente un accordo per risolvere le questioni bilaterali, in modo da evitare ulteriori ritardi e ostacoli nel processo di adesione;
    6. esorta il Consiglio a dar prova di un pieno impegno politico a favore dell’allargamento e ad accelerare il ritmo e rafforzare la credibilità dell’integrazione nell’UE avviando ufficialmente i negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del Nord, segnatamente nel contesto geostrategico delle relazioni con la Russia e dell’aggressione di quest’ultima contro l’Ucraina, dal momento che entrambi i paesi hanno soddisfatto le condizioni necessarie e hanno ottenuto risultati costanti, ivi incluso nei diversi settori relativi alle questioni fondamentali;
    7. si congratula con la Macedonia del Nord per i progressi stabili nel suo cammino verso l’adesione all’UE, per il suo impegno a favore dell’attuazione dell’accordo quadro di Ohrid onde garantire il multiculturalismo e l’armonia interetnica, nonché per i suoi costanti sforzi positivi e coerenti a favore della risoluzione delle questioni bilaterali in sospeso; accoglie con favore l’approccio strategico nei confronti delle riforme inerenti all’UE, in particolare nel quadro dell’agenda “Europe at Home” e del programma nazionale per l’adozione dell’acquis;
    8. sottolinea che il ritmo dell’adesione all’UE dovrebbe essere determinato dai progressi relativi all’adeguato funzionamento delle istituzioni democratiche, basandosi sullo Stato di diritto, sul buon governo e sui diritti fondamentali; si complimenta con la Macedonia del Nord per i suoi sforzi costanti volti a rafforzare lo Stato di diritto, l’indipendenza della magistratura e i diritti delle minoranze, contrastare la corruzione e la criminalità organizzata, riformare la sua pubblica amministrazione e consolidare la libertà dei media; incoraggia il paese a portare avanti e intensificare tali sforzi;

 

Funzionamento delle istituzioni democratiche

  1. accoglie con favore il fatto che la Macedonia del Nord continui a dimostrare i migliori risultati in termini di transizione democratica nell’intera regione dei Balcani occidentali, con un marcato miglioramento della trasparenza, del dialogo politico e della competitività elettorale;
  2. plaude a tutti gli sforzi intesi a ridurre la polarizzazione e potenziare un dialogo politico costruttivo ed esorta i partiti politici a svolgere un ruolo più costruttivo al riguardo, in quanto ciò contribuirà a rafforzare le istituzioni democratiche migliorando ulteriormente la loro governance, integrità e rendicontabilità;
  3. ribadisce la necessità di mantenere un dialogo costruttivo tra il governo e l’opposizione e un ampio consenso interpartitico in merito alle riforme inerenti all’UE, potenziando ulteriormente la capacità legislativa, di controllo e di bilancio dell’Assemblea della Macedonia del Nord (Sobranie); si compiace del costante impegno politico interpartitico della Macedonia del Nord a favore del processo di dialogo Jean Monnet, che rafforza la capacità dei leader politici di sviluppare un dialogo reale tra i partiti e di sviluppare il consenso necessario a generare fiducia e costruire una cultura parlamentare democratica;esorta i legislatori a dare tempestivamente attuazione all’impegno assunto nell’ambito del dialogo Jean Monnet di procedere a una revisione del regolamento e a intensificare il dialogo con il Parlamento europeo e i parlamento nazionali;
  4. plaude alla crescente trasparenza e rendicontabilità della Sobranie e la esorta a migliorare la qualità legislativa, anche attraverso adeguate consultazioni e valutazioni d’impatto per gli atti legislativi cruciali, a limitare il ricorso alle procedure accelerate nella misura del minimo indispensabile e a ridurre la polarizzazione parlamentare; si compiace del sostegno interpartitico espresso a favore dell’adozione della legge sulla prevenzione delle discriminazioni e la protezione da queste ultime, della legge sulla violenza contro le donne e la violenza domestica, e degli emendamenti alla legge sui diritti dei minori;
  5. evidenzia che è necessario finalizzare le riforme elettorali in maniera tempestiva, trasparente e inclusiva, in linea con le raccomandazioni in sospeso dell’ODIHR dell’OSCE e della commissione di Venezia; accoglie con favore l’organizzazione regolare e competitiva delle elezioni locali del 17 e 31 ottobre 2021, che si sono svolte in modo libero ed equo;
  6. invita i partiti politici della Macedonia del Nord a rendere il finanziamento dei partiti più trasparente e a rafforzare la democrazia competitiva all’interno dei partiti e l’integrità;
  7. chiede la continuazione del processo di riforma verso una pubblica amministrazione responsabile e basata sul merito, che preveda un’indipendenza professionale e un’imputazione delle responsabilità migliori, un quadro istituzionale ottimizzato e un coordinamento intraservizi per quanto riguarda l’integrazione nell’UE e le relative riforme, procedure amministrative semplificate e una migliore governance locale; prende atto delle misure adottate per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi ed eliminare la corruzione attraverso la digitalizzazione;
  8. si compiace dell’organizzazione del censimento della popolazione nel 2021, in linea con le pertinenti norme delle Nazioni Unite e la normativa statistica dell’UE, che dovrebbe contribuire a un migliore processo decisionale basato su dati; accoglie con favore la pubblicazione dei relativi risultati e attende con interesse che siano attuati nel processo di definizione delle politiche;
  9. chiede ulteriori misure onde garantire la rendicontabilità sistemica delle istituzioni pubbliche attraverso consultazioni pubbliche significative delle parti interessate e si compiace dei progressi compiuti finora al riguardo;
  10. esorta il governo della Macedonia del Nord a garantire fondi adeguati e l’attuazione coerente delle decisioni e delle raccomandazioni degli organi e delle agenzie indipendenti, come il difensore civico;
  11. accoglie con favore l’istituzione e il lavoro in corso della commissione per la prevenzione delle discriminazioni e la protezione da queste ultime; esorta il governo a stanziare le risorse necessarie per consentire a tale commissione di diventare pienamente operativa;

 

 

 

Media e società civile

  1. ricorda la necessità di allineare ulteriormente, in maniera inclusiva e trasparente, il quadro giuridico nel settore dei media online e offline, conformemente all’acquis e alle norme dell’UE e in collaborazione con le associazioni di professionisti, la società civile ed esperti, in modo da rafforzare la loro indipendenza da ingerenze politiche, private ed esterne di altro tipo, garantendo la trasparenza della titolarità, la sostenibilità finanziaria e l’autoregolamentazione; invita il governo della Macedonia del Nord a stanziare risorse sufficienti per garantire la professionalizzazione e l’indipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo;
  2. ribadisce il suo invito a rinnovare le norme che disciplinano i finanziamenti di Stato e gli annunci pubblicitari dei partiti politici nei media, in modo da garantire una distribuzione competitiva ed equa dei fondi pubblici e salvaguardare la concorrenza leale e l’indipendenza editoriale;
  3. incoraggia misure rapide per potenziare l’indipendenza editoriale e finanziaria, l’imparzialità e la professionalità del servizio pubblico radiotelevisivo e dei regolatori dei media, e accoglie con favore la modernizzazione in corso di questi due enti;
  4. chiede l’attuazione di misure che accrescano la sicurezza dei professionisti dei media e contrastino i tentativi di intimidirli; sottolinea l’importanza di attuare un approccio di tolleranza zero nei confronti delle intimidazioni, delle minacce e degli atti di violenza contro i giornalisti; prende atto della necessità di avviare indagini e azioni penali in relazione a siffatti tentativi e di migliorare le condizioni di lavoro dei giornalisti al fine di garantire un giornalismo di qualità;
  5. rammenta la necessità di consolidare il giornalismo d’inchiesta indipendente, la verifica imparziale dei fatti e l’alfabetizzazione mediatica quali strumenti per affrontare i discorsi d’odio, la disinformazione e le campagne di ingerenza straniera, che si sono intensificati durante l’emergenza COVID-19 e la guerra russa in Ucraina; sottolinea l’importanza della cooperazione istituzionale ai fini dell’istituzione di un quadro efficace per la lotta contro la disinformazione manipolativa; invita a intensificare gli sforzi al fine di garantire il pluralismo e l’indipendenza dei media e promuovere un ambiente mediatico libero da ingerenze esterne e che contribuisca a una condotta professionale da parte dei media in Macedonia del Nord; è favorevole alla promozione del pluralismo mediatico e culturale al fine di incentivare la sensibilizzazione e gli scambi culturali e migliorare la comprensione reciproca;
  6. plaude agli sforzi profusi dal governo per migliorare il coinvolgimento della società civile e chiede un quadro che garantisca la sostenibilità finanziaria delle organizzazioni della società civile, comprese quelle che rappresentano e difendono i diritti delle diverse comunità etniche; ricorda che occorrono ulteriori sforzi per garantire un processo di consultazione della società civile tempestivo, significativo e trasparente a tale riguardo; accoglie con favore gli esempi positivi di sinergia tra la società civile e le istituzioni, come la creazione del gruppo parlamentare interpartitico sui diritti delle persone LGBTI+;

 

Diritti fondamentali

  1. prende atto dei progressi registrati nel garantire i diritti delle donne e politiche sensibili alla dimensione di genere; accoglie con favore l’adozione della legge volta a prevenire la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica ed esorta il paese a migliorare la realizzazione del piano d’azione nazionale per l’attuazione delle disposizioni della convenzione di Istanbul; invita la Macedonia del Nord a portare avanti tutti gli sforzi in materia di uguaglianza di genere e diritti delle donne, ivi incluso dando priorità all’integrazione della dimensione di genere e a una maggiore cooperazione con la società civile, in particolare con le organizzazioni femminili;
  2. invita la Macedonia del Nord ad adottare misure per garantire un’adeguata rappresentanza delle donne in tutte le posizioni decisionali e ad affrontare ulteriormente la mancanza di attuazione dei diritti delle lavoratrici, gli stereotipi di genere, lo squilibrio di genere e il divario retributivo di genere tra la forza lavoro; evidenzia le significative differenze di genere nella partecipazione e nella qualità del lavoro, l’azione insufficiente contro le molestie sessuali sul luogo di lavoro, la discriminazione nelle disposizioni legali relative al congedo di maternità e la mancanza di capacità nelle strutture per l’infanzia e per i bambini in età prescolare; prende atto delle modifiche apportate alla legge sui diritti dei minori e del completamento del processo di deistituzionalizzazione;
  3. incoraggia le azioni in corso per sviluppare ulteriormente la fiducia tra le comunità e nel funzionamento di una società multietnica e della democrazia, ricordando nel contempo l’importanza di difendere i diritti di tutte le comunità e di affrontare in maniera efficace tutti gli episodi di discriminazione; esorta il governo a garantire la pari tutela costituzionale dei diritti di tutte le comunità etniche, se del caso attraverso modifiche legislative, e a proteggere e promuovere il loro patrimonio culturale, il loro idioma e le loro tradizioni mediante un accesso paritario, inclusivo e non discriminatorio all’istruzione e ai media;
  4. invita le autorità a sviluppare una nuova strategia per affrontare i problemi della comunità rom, sostituendo la precedente strategia, giunta a scadenza nel 2020, e a riconsiderare la decisione di ridurre le risorse destinate all’inclusione dei rom, che anzi dovrebbero essere aumentate;
  5. plaude al successo del secondo pride tenutosi a Skopje nel 2021; invita il parlamento della Macedonia del Nord ad adottare con urgenza un piano d’azione nazionale sulle questioni LGBTI+ e a garantire lo stanziamento di risorse sufficienti per la sua attuazione; esorta tutti gli attori politici a modificare la legge sull’anagrafe e a garantire il riconoscimento giuridico rapido e senza ostacoli del genere sulla base dell’autodeterminazione;
  6. chiede ulteriori passi avanti nell’applicazione dei diritti delle persone appartenenti a minoranze, compresa l’autoidentificazione e l’istruzione interculturale inclusiva; sottolinea l’importanza di aggiornare e adottare leggi sull’istruzione che eliminino i contenuti discriminatori e stigmatizzanti e che siano armonizzate con la legge sulla prevenzione delle discriminazioni e la protezione da queste ultime;
  7. sottolinea che occorrono ulteriori progressi per garantire il rispetto dei diritti delle persone con disabilità; accoglie con favore i meccanismi di monitoraggio dell’attuazione della Convenzione per i diritti delle persone con disabilità istituiti in seno all’ufficio del Mediatore; evidenzia la necessità di combattere le discriminazioni, sia dirette che indirette, che le persone con disabilità subiscono a causa delle barriere architettoniche, della carenza di informazioni e servizi, degli atteggiamenti discriminatori e dell’esclusione sociale; esorta le autorità a completare tempestivamente il processo di deistituzionalizzazione; sottolinea la necessità di disporre di risorse e infrastrutture adeguate per garantire la dovuta protezione sociale e assicurare condizioni di vita dignitose alle persone con disabilità nella Macedonia del Nord;
  8. esorta gli organi competenti a prevenire in maniera proattiva e perseguire sistematicamente tutti i casi di incitamento all’odio, reati generati dall’odio e intimidazioni, a condurre indagini approfondite sugli attacchi che ne derivano e a garantire la sicurezza e la protezione delle persone prese di mira, come giornalisti, persone appartenenti a minoranze e altri gruppi vulnerabili; ribadisce il suo invito alle autorità competenti a migliorare le capacità istituzionali per prevenire e combattere l’incitamento all’odio, i reati generati dall’odio e la discriminazione per qualsiasi motivo, conformemente alle norme internazionali;
  9. esorta tutti gli attori politici a bloccare e condannare l’incitamento all’odio, le campagne denigratorie e le molestie nei confronti di organizzazioni indipendenti della società civile e chiede alle autorità competenti di applicare un approccio di tolleranza zero nei confronti delle intimidazioni, minacce e atti di violenza contro i giornalisti e i difensori dei diritti umani e di garantire che i responsabili siano assicurati alla giustizia;
  10. manifesta preoccupazione per il netto aumento della disinformazione e dei discorsi discriminatori contro le persone LGBTI+ e i difensori dei diritti umani nei media e nel discorso politico; condanna le molestie, l’incitamento all’odio, i reati generati dall’odio e le minacce di morte nei confronti delle persone LGBTI+ e dei difensori dei diritti umani e sollecita un’inchiesta completa e l’irrogazione di sanzioni per tali incidenti;
  11. ricorda la necessità di rafforzare il controllo indipendente della polizia, prevenire e garantire l’assunzione di responsabilità per l’impunità della polizia nei confronti delle comunità emarginate, come i rom, e migliorare il trattamento dei detenuti e le condizioni carcerarie attraverso la piena attuazione delle pertinenti raccomandazioni;
  12. accoglie con favore gli sforzi in corso delle autorità della Bulgaria e della Macedonia del Nord per costruire una relazione rispettosa basata sulla fiducia reciproca, il ravvicinamento e contatti interpersonali più stretti; condanna fermamente la retorica incendiaria ed esorta a intensificare gli sforzi reciproci per prevenire e perseguire tutti i casi di incitamento all’odio e i crimini d’odio basati sull’origine nazionale o etnica;
  13. si compiace dell’adesione della Macedonia del Nord all’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto;
  14. rammenta la necessità di rendere accessibili gli archivi dei servizi segreti jugoslavi (UDBA) e dei servizi segreti dell’esercito popolare jugoslavo (KOS) in tutta la regione al fine di indagare e trattare i crimini commessi durante il periodo comunista e le organizzazioni criminali; è del parere che una gestione trasparente dei crimini totalitari, compresa l’apertura di tali archivi, costituisca un passo in avanti verso l’ulteriore democratizzazione, responsabilità e solidità istituzionale;
  15. invita l’UE a potenziare il suo sostegno in termini di assistenza umanitaria e gestione delle frontiere nella regione, che deve essere prestata nel pieno rispetto dei diritti fondamentali; elogia gli sforzi della Macedonia del Nord volti ad accogliere i rifugiati e il continuo ruolo costruttivo svolto dal paese nella gestione della migrazione irregolare; invita nuovamente il paese a migliorare l’accesso alle condizioni di asilo e di accoglienza e a porre in essere un sistema adeguato di gestione e registrazione della migrazione; ricorda la necessità di adottare un approccio sistematico alla lotta contro il traffico di persone e alla migrazione irregolare, accoglie con favore la cooperazione internazionale a tale riguardo e osserva che l’accordo sullo status con l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) non è ancora stato firmato a causa di questioni bilaterali in sospeso;

 

Stato di diritto

  1. sottolinea, pur riconoscendo i progressi compiuti, la necessità di portare avanti la riforma dello Stato di diritto in quanto struttura portante di una trasformazione democratica, per garantire la certezza giuridica, la trasparenza, l’accesso alla giustizia e la non discriminazione;
  2. esorta la Commissione ad attuare le raccomandazioni della relazione speciale n. 01/2022 della Corte dei conti europea, onde garantire un impatto efficace sullo Stato di diritto dell’assistenza finanziaria nei Balcani occidentali, inclusa la Macedonia del Nord;
  3. accoglie positivamente ulteriori misure nel consolidamento dei risultati ottenuti nelle indagini, nel perseguimento e nei processi per i casi di corruzione e di criminalità organizzata, anche ad alto livello, nel rafforzamento delle istituzioni di vigilanza indipendenti e nel sistema giudiziario;
  4. ricorda che l’aggiornamento del codice penale dovrebbe includere, tra l’altro, le disposizioni in materia di violenza contro le donne, criminalità economica, riciclaggio, corruzione, confisca di beni e diffusione della disinformazione nonché l’intensificazione della lotta contro la criminalità organizzata, compreso il disboscamento illegale;
  5. evidenzia che occorre compiere ulteriori progressi per quanto concerne la riforma della giustizia, rafforzando l’indipendenza istituzionale, il finanziamento, la qualità, il coordinamento e la trasparenza della magistratura e il funzionamento dei suoi organi di autogoverno; esorta le forze politiche a raggiungere rapidamente un accordo sulla nomina dei giudici della Corte costituzionale al fine di garantirne l’adeguata operatività;
  6. accoglie con favore i significativi progressi registrati e sostiene le misure attuate per contrastare la corruzione e la criminalità organizzata, come nell’ambito del piano anticorruzione “Action21”, anche attraverso indagini proattive da parte della commissione statale per la prevenzione della corruzione e della procura per la criminalità organizzata e la corruzione, che hanno dato la priorità alle condanne e alla confisca dei beni dei criminali in casi di alto livello; invita gli Stati membri a rafforzare la cooperazione giudiziaria transfrontaliera con i paesi dei Balcani occidentali in materia penale, rispettando pienamente, al contempo, l’acquisdell’UE in materia di protezione dei dati;
  7. chiede la finalizzazione delle misure di riforma del settore della sicurezza e dell’intelligence, per garantirne l’indipendenza e una vigilanza parlamentare significativa; chiede un aggiornamento del meccanismo per la protezione degli informatori, mediante un migliore allineamento con la direttiva dell’UE sugli informatori[8]e la raccomandazione del Consiglio d’Europa CM/Rec(2014)7 sulla protezione degli informatori e la loro attuazione e garantendo un’attuazione efficace della legge in materia di lobbying recentemente modificata;
  8. sottolinea l’importanza di continuare ad accertare le responsabilità legali, anche in tutte le principali azioni legali relative ai casi di abuso di ufficio, impunità della polizia, corruzione, gli attacchi del 2017 nel parlamento della Macedonia del Nord, le intercettazioni illegali e le estorsioni;
  9. evidenzia l’importanza di portare avanti indagini coerenti e proattive, di perseguire l’azione penale e di giungere a condanne definitive nei casi di corruzione ad alto livello;
  10. chiede che sia perseguita un’azione risoluta contro il riciclaggio di denaro e la criminalità finanziaria attraverso un maggiore coordinamento, anche con Europol, nel pieno allineamento e nel pieno rispetto dell’acquisdell’UE in materia di dati; esorta a rafforzare la capacità delle autorità di contrasto di combattere la criminalità organizzata, il terrorismo e la radicalizzazione; invita le autorità ad adottare e attuare la necessaria legislazione per regolamentare l’attività dell’ufficio per il recupero dei beni e a potenziare l’efficacia del sistema nazionale di recupero dei beni;
  11. accoglie con favore i notevoli progressi realizzati finora, che dovrebbero condurre a miglioramenti sistemici nella lotta al traffico di esseri umani, stupefacenti, armi da fuoco e beni, nonché contro la criminalità informatica e la vigilanza, i crimini violenti, l’estremismo e le minacce terroristiche; plaude alle indagini e alla cooperazione bilaterale e internazionale in atto per smantellare le reti criminali transnazionali, anche con le agenzie internazionali e dell’UE nell’ambito della giustizia e degli affari interni, quali Eurojust, Europol e Frontex, che hanno intensificato l’azione contro la tratta degli esseri umani e il traffico di stupefacenti e armi illegali e il pericolo di una radicalizzazione; prende atto del sostegno politico, operativo e logistico offerto dalla Macedonia del Nord a Frontex e ai servizi della guardia di frontiera e costiera degli Stati membri; esorta la Macedonia del Nord a rafforzare la sua resilienza alle minacce ibride, alla disinformazione e alle notizie false; deplora gli attacchi informatici lanciati contro le istituzioni del paese;

 

 

 

Riforme socioeconomiche

  1. prende atto del grave impatto economico e sociale della crisi della COVID-19 ed esprime il suo sostegno alla serie di misure adottate dalle autorità per tutelare la salute pubblica e mitigare gli effetti socioeconomici della crisi, anche grazie al notevole sostegno fornito dall’UE sotto forma di assistenza finanziaria, attrezzature mediche e vaccini; accoglie con favore la ripresa della Macedonia del Nord nel 2021 più rapida di quanto previsto e la sua maggiore crescita economica;
  2. raccomanda alla Macedonia del Nord di continuare a intraprendere azioni volte a migliorare il contesto commerciale e le infrastrutture nel quadro del piano di finanziamento per l’accelerazione della crescita, combattere l’evasione fiscale, ammodernare il sistema dell’istruzione, ampliare la copertura della sicurezza sociale e portare avanti la trasformazione digitale nonché riformare i mercati dell’energia e dei trasporti, in aggiunta a misure a breve termine per mitigare gli effetti della pandemia e della crescita dei prezzi dell’energia e degli alimenti;
  3. si compiace delle misure adottate per istituire un sistema di tassazione diretta delle persone fisiche basato su aliquote progressive; rileva il ritorno a un modello di aliquota forfettaria; incoraggia il governo a modernizzare il codice in materia fiscale prestando maggiore attenzione alle aliquote progressive sul reddito, alla tassazione dei beni e ai fattori ambientali, al fine di produrre valore sufficiente per attuare riforme sociali e combattere la disuguaglianza;
  4. incoraggia le autorità a ridurre la povertà e l’esclusione sociale migliorando l’accesso universale ai servizi sociali di istruzione e di assistenza sanitaria, soprattutto a favore della popolazione svantaggiata e dei gruppi minoritari;
  5. incoraggia la Macedonia del Nord a continuare a compiere progressi nell’attuazione delle riforme relative ai giovani e all’istruzione; chiede la revisione della legge sull’istruzione secondaria attraverso un processo inclusivo che coinvolga esperti, operatori del settore e società civile, con un’attenzione particolare ai diritti degli studenti con disabilità;
  6. incita la Macedonia del Nord a continuare a sfruttare il potenziale offerto dalla digitalizzazione per modernizzare i processi amministrativi, elettorali, giudiziari, sociali, sanitari, fiscali ed economici, aumentando la trasparenza e la rendicontabilità e contrastando la corruzione e l’economia informale, in linea con l’acquisdell’UE; sottolinea che è necessario intensificare il sostegno dell’UE in ambiti quali lo Stato di diritto, la crescita verde sostenibile, la biodiversità, l’innovazione, la competitività, i diritti di proprietà e l’inversione del fenomeno della “fuga di cervelli” e del declino demografico; evidenzia che occorre potenziare gli investimenti a favore dell’emancipazione dei giovani e dell’inclusione, insieme a misure per ridurre gli alti livelli di disoccupazione giovanile;
  7. accoglie con favore l’attuazione della garanzia per i giovani nella Macedonia del Nord, in quanto si tratta di un programma per ridurre la disoccupazione giovanile, in particolare tenuto conto della precarietà economica e della riduzione delle opportunità lavorative per i giovani causate dalla pandemia di COVID-19; ribadisce l’importanza dei fondi messi a disposizione attraverso il piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali per progetti faro come la garanzia per i giovani nella Macedonia del Nord;
  8. ricorda che i finanziamenti dell’UE a titolo dell’IPA III e del piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali, strumenti che accoglie con favore, si basano su una rigorosa condizionalità; sottolinea che l’IPA III prevede che i finanziamenti debbano essere modulati o persino sospesi in caso di regressione significativa o di persistente mancanza di progressi nelle “questioni fondamentali”, in particolare in materia di Stato di diritto e diritti fondamentali, compresa la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, come pure di libertà dei media; sottolinea che è nell’interesse della sicurezza dell’UE e sua responsabilità garantire che i fondi dell’UE non contribuiscano alla corruzione; invita l’UE e i paesi dei Balcani occidentali, in tale contesto, a rafforzare le cooperazione giudiziaria transfrontaliera e istituire un quadro per una proficua cooperazione con la Procura europea (EPPO) in particolare nel settore dei fondi IPA III; sottolinea la necessità di migliorare la visibilità dei finanziamenti dell’UE e di garantire che qualsiasi investimento sia in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi e con gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE;
  9. accoglie con favore l’adozione del piano economico e di investimenti e dell’agenda verde per i Balcani occidentali al fine di stimolare la ripresa economica a lungo termine della regione, sostenere una transizione verde e digitale e promuovere la connettività e l’integrazione regionale e la convergenza con l’Unione europea; ricorda il potenziale della cooperazione europea in settori quali gestione delle acque, tecnologie per il trattamento delle acque reflue e dei rifiuti, energie rinnovabili, tecnologie agricole e per la trasformazione dei prodotti alimentari, TIC, farmaci e apparecchiature mediche; sottolinea l’importanza di un coordinamento rafforzato con organizzazioni internazionali come il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente per affrontare i cambiamenti climatici e conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile;

 

Ambiente, energia e trasporti

  1. esorta il governo a rafforzare considerevolmente le sue ambizioni e ad aumentare la volontà politica di attuare le raccomandazioni dell’anno scorso relative alla transizione verde, in particolare nel contesto dell’agenda verde per i Balcani occidentali, sfruttando il potenziale del piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali a tale riguardo;
  2. accoglie positivamente l’aggiornamento dell’impegno in materia di clima da parte della Macedonia del Nord di una riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra dell’82 % entro il 2030 e chiede, al contempo, l’attuazione dell’accordo di Parigi, anche tramite l’adozione di una strategia e di una legislazione globali sul clima coerenti con il quadro dell’UE per il clima e l’energia per il 2030; rammenta che sono necessari ulteriori sforzi per conseguire gli obiettivi in materia di efficienza energetica, energie rinnovabili, sicurezza dell’approvvigionamento e riduzione delle emissioni; esorta l’UE a rafforzare il proprio sostegno per contrastare l’inversione di una transizione sostenibile dal carbone e ad eliminare progressivamente le fonti energetiche fossili, dinanzi alla stretta energetica mondiale; sollecita le autorità ad armonizzare la legislazione sull’ambiente e i cambiamenti climatici con l’acquisdell’UE e a garantirne l’applicazione;
  3. sottolinea l’urgente necessità di migliorare la qualità dell’aria, in particolare nelle zone urbane; esorta con forza le autorità a potenziare le azioni in materia di protezione della biodiversità, dell’acqua, dell’aria e del clima, nonché in materia di gestione regionale dei rifiuti, anche attraverso valutazioni d’impatto globali, consultazioni pubbliche adeguate, un migliore coordinamento intersettoriale, maggiori risorse finanziarie e il perseguimento rigoroso della criminalità ambientale;
  4. esorta le autorità a migliorare in maniera significativa la qualità della loro valutazione ambientale strategica (VAS) e ad attuare e applicare la direttiva VAS[9]al fine di prevenire efficacemente un impatto ecologico negativo e di estirpare la corruzione presente in tale settore; invita le autorità a tenere pienamente conto della raccomandazione delle organizzazioni ambientaliste e degli esperti indipendenti sulle modifiche proposte alla legge sull’urbanizzazione;
  5. incoraggia la Commissione a offrire pieno sostegno alla Macedonia del Nord nella stesura e attuazione di un piano d’azione per ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche importate dalla Russia, al fine di aumentare la resilienza e la sicurezza energetica e di consentire al paese di conseguire gli obiettivi dell’UE nell’ambito della neutralità climatica; prende atto del crescente allineamento del paese al terzo pacchetto energetico dell’UE e lo esorta a completare la separazione della trasmissione del gas e ad attuare la normativa in materia di efficienza energetica;
  6. esorta il paese a intensificare gli sforzi volti a migliorare le infrastrutture dei trasporti e dell’energia nonché la connettività regionale; ribadisce l’importanza di un rapido completamento dei principali progetti infrastrutturali regionali, nel pieno rispetto delle procedure adeguate per le necessarie valutazioni di impatto complete, inclusi i corridoi ferroviario e autostradale VIII e X, gli interconnettori del gas con la Bulgaria, la Grecia, il Kosovo e la Serbia e l’interconnettore dell’energia elettrica con l’Albania;
  7. accoglie con favore l’avvio di un collegamento aereo tra Skopje e Sofia e incoraggia il miglioramento di altri collegamenti di trasporto e l’apertura di nuovi posti di frontiera con i paesi confinanti;
  8. accoglie con favore la rimozione delle tariffe di roaming tra Macedonia del Nord e altri cinque Stati dei Balcani occidentali a partire dal 1° luglio 2021; chiede, a tale riguardo, la creazione di una tabella di marcia accelerata per ridurre ed eliminare le tariffe di roaming in tutti gli Stati membri;

 

Cooperazione regionale e politica estera

  1. invita l’UE a valutare in modo critico le implicazioni per la sicurezza che sono importanti da un punto di vista storico per la stabilità e l’unità del continente europeo e nei Balcani occidentali nel contesto dell’aggressione russa contro l’Ucraina; esorta gli Stati membri a dimostrare l’unità europea avviando ufficialmente i negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania, considerando sia le implicazioni geopolitiche sia il fatto che i paesi soddisfano i criteri ufficiali, come un investimento nella fiducia, nella stabilità, nella prosperità e nei processi di riconciliazione in atto nella regione;
  2. si compiace dell’impegno della Macedonia del Nord a favore della solidarietà, del multilateralismo e di relazioni di buon vicinato; esprime il proprio sostegno all’integrazione nell’UE e al proseguimento di misure volte a promuovere al tempo stesso i contatti interpersonali in tutta l’Europa sudorientale e l’integrazione regionale inclusiva, avvicinando l’intera regione all’UE attraverso lo sviluppo del mercato comune regionale; esprime il suo sostegno a programmi di cooperazione economica regionale inclusiva che istituiscano una cooperazione su un piano di parità tra tutti e sei i paesi, rafforzino l’allineamento con le norme dell’UE e con l’acquisdell’UE e contribuiscano ai processi di integrazione nell’UE;
  3. attende con interesse la presidenza dell’OSCE da parte della Macedonia del Nord nel 2023 quale manifestazione della sua responsabilità internazionale e affidabilità in qualità di membro della NATO e futuro Stato membro dell’UE, e quale contributo alla promozione dei principi fondanti dell’OSCE nell’ambito della sicurezza, dei diritti umani e della democrazia; elogia l’integrazione esemplare e rapida della Macedonia del Nord nelle strutture della NATO, che mette in evidenza le sue scelte strategiche in materia di sicurezza e contribuisce in tal modo alla stabilità nei Balcani occidentali;
  4. accoglie con favore il costante impegno della Macedonia del Nord riguardo al quadro di sicurezza euro-atlantica; plaude al pieno allineamento del paese con la politica esterna, di sicurezza e di difesa dell’UE; accoglie positivamente il suo continuo contributo alle missioni di gestione delle crisi dell’UE e alle operazioni guidate dalla NATO; elogia il suo rapido allineamento alle sanzioni imposte nel contesto dell’aggressione russa volta a minare l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina, aumentando in tal modo il suo allineamento alla politica estera al cento per cento;
  5. prende atto del rischio di una sempre maggiore dipendenza economica ed energetica dalla Cina e dalla Russia in tutta la regione; esprime preoccupazione per la vulnerabilità e la dipendenza che derivano dai prestiti per gli investimenti finanziati dalla Cina; accoglie con favore l’impegno della Macedonia del Nord a garantire la sicurezza delle frontiere, insieme alla riservatezza e alla sicurezza dei dati nell’ambito dell’iniziativa “Clean Network”;
  6. accoglie con favore l’attuale processo di rafforzamento delle relazioni di buon vicinato con i paesi confinanti e di cooperazione regionale rafforzata, come l’accordo di Prespa con la Grecia e il trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione con la Bulgaria; invita tutte le parti a continuare a perseguire un dialogo costruttivo in modo da garantirne la piena e coerente attuazione in buona fede, astenendosi nel contempo da azioni che potrebbero compromettere l’integrazione nell’UE e gli interessi generali dell’UE di fronte alle ingerenze straniere; invita la Commissione a intensificare i suoi sforzi per facilitare il dialogo e spianare in tal modo la strada a un accordo praticabile e sostenibile;
  7. incoraggia la Bulgaria e la Macedonia del Nord a trovare una soluzione reciprocamente accettabile alle questioni bilaterali in sospeso; accoglie con favore lo slancio politico a favore di un impegno vasto e costruttivo da entrambe le parti, per cercare un nuovo terreno comune in vari ambiti di reciproco interesse, invece di tracciare ulteriori linee divisorie; incoraggia i partner ad accelerare tale impegno in buona fede e conformemente al trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione e ad avviare i negoziati di adesione, risolvendo nel contempo le questioni bilaterali in sospeso contenute nelle “misure 4 + 1” da attuare e affrontare in misura sufficiente durante il processo di integrazione nell’UE; esorta i partner ad adoperarsi sinceramente per raggiungere quanto prima soluzioni reciprocamente accettabili, equilibrate e sostenibili alle questioni bilaterali in sospeso; accoglie con favore la ripresa dei lavori della commissione congiunta multidisciplinare di esperti sulle questioni storiche ed educative della Bulgaria e della Macedonia del Nord, avvicinando in tal modo le società consentendo un futuro comune nell’UE, senza tuttavia incidere sul processo di adesione della Macedonia del Nord;
  8. ribadisce il suo pieno sostegno a un’attuazione reciproca coerente e accelerata dell’accordo di Prespa con la Grecia quale elemento importante delle relazioni bilaterali, compresa la ratifica in corso dei memorandum firmati tra i due paesi;
  9. si congratula con la Macedonia del Nord per l’inaugurazione del dialogo del forum di Prespa, in quanto piattaforma regionale per ispirare e promuovere il dialogo, la riconciliazione, relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale nello spirito dell’integrazione europea;
  10. invita ancora una volta tutti i leader politici regionali a istituire la commissione regionale incaricata di accertare i fatti relativi ai crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani commesse sul territorio dell’ex Jugoslavia (RECOM), sulla base del significativo lavoro svolto dalla coalizione RECOM;
  11. esorta con forza a riprendere il lavoro relativo ai libri di testo di storia in Bulgaria e nella Macedonia del Nord; sottolinea che i testi dovrebbero rispecchiare l’interpretazione di fatti e figure storici della storia comune di entrambi i popoli sulla base di documenti e fonti storici autentici; ritiene che questa sia la base su cui i due paesi dovrebbero costruire le loro relazioni e che le relazioni tra le generazioni future della Macedonia del Nord e della Bulgaria saranno un riflesso dei processi di istruzione nei due paesi;
  12. condanna qualsiasi tentativo di sostituire i monumenti e/o gli artefatti storici, compresa la distruzione del patrimonio culturale autentico o qualsiasi tentativo di riscrivere la storia; sottolinea che tali incidenti fanno sorgere gravi preoccupazioni, anche nel contesto della mancata attuazione del trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione del 2017;
  1. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, nonché al Presidente, al governo e all’Assemblea della Repubblica di Macedonia del Nord.

RELAZIONE sulle relazioni 2019 e 2020 della Commissione sulla Macedonia del Nord 

10.3.2021 – (2019/2174(INI))

Il Parlamento europeo,

  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno 2018, le conclusioni del Consiglio del 18 giugno 2019 e le conclusioni del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019, che hanno rinviato le decisioni relative all’avvio dei negoziati di adesione con la Repubblica di Macedonia del Nord e la Repubblica di Albania,
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 26 marzo 2020 sull’avvio dei negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania, con cui sono state approvate le conclusioni del Consiglio del 25 marzo 2020 sull’allargamento e sul processo di stabilizzazione e di associazione,
  • visto il trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione tra la Repubblica di Bulgaria e la Repubblica di Macedonia del Nord, firmato il 1º agosto 2017 e ratificato nel gennaio 2018,
  • visto l’accordo finale sulla composizione delle controversie descritte nelle risoluzioni 817 (1993) e 845 (1993) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la risoluzione dell’Accordo interinale del 1995 e l’istituzione di un partenariato strategico tra la Grecia e la Macedonia del Nord, noto anche come accordo di Prespa, del 17 giugno 2018,
  • visti la dichiarazione di Sofia adottata in occasione del vertice UE-Balcani occidentali del 17 maggio 2018 e il Programma delle priorità di Sofia ad essa allegato,
  • visto il vertice UE-Balcani occidentali nel quadro del Processo di Berlino del 10 novembre 2020,
  • vista l’adesione della Macedonia del Nord alla NATO, avvenuta il 27 marzo 2020,
  • vista la comunicazione della Commissione del 5 febbraio 2020 dal titolo “Rafforzare il processo di adesione – Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali” (COM(2020)0057),
  • visti la comunicazione della Commissione dal titolo “Un piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali” (COM(2020)0641), il suo allegato e il documento di lavoro dei servizi della Commissione, del 6 ottobre 2020, che presenta le linee guida per l’attuazione dell’agenda verde per i Balcani occidentali,
  • vista la comunicazione della Commissione del 29 maggio 2019 dal titolo “Comunicazione 2019 sulla politica di allargamento dell’UE” (COM(2019)0260), accompagnata dal documento di lavoro dei servizi della Commissione intitolato “North Macedonia 2019 Report” (Relazione 2019 sulla Macedonia del Nord) (SWD(2019)0218),
  • vista la dichiarazione di Zagabria concordata in occasione del vertice UE-Balcani occidentali tenutosi in videoconferenza il 6 maggio 2020,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 5 giugno 2020 sul rafforzamento della cooperazione con i partner dei Balcani occidentali nel settore della migrazione e della sicurezza,
  • viste la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, dell’8 aprile 2020, dal titolo “Comunicazione sulla risposta globale dell’UE alla pandemia di COVID-19” (JOIN(2020)0011), e la comunicazione della Commissione del 29 aprile 2020 dal titolo “Aiutare i Balcani occidentali ad affrontare la COVID-19 e sostenere la ripresa nel periodo post-pandemia”,
  • vista la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2020 dal titolo “Comunicazione 2020 sulla politica di allargamento dell’UE” (COM(2020)0660), accompagnata dal documento di lavoro dei servizi della Commissione intitolato “North Macedonia 2020 Report” (Relazione 2020 sulla Macedonia del Nord) (SWD(2020)0351),
  • viste le conclusioni della Presidenza in occasione della riunione del Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003,
  • visto il vertice di Sofia del processo di Berlino, tenutosi nel 2020 e copresieduto dalla Bulgaria e dalla Macedonia del Nord,
  • vista la decisione del Consiglio europeo del 16 dicembre 2005 di concedere alla Macedonia del Nord lo status di paese candidato all’adesione all’UE,
  • visti l’”Accordo di Pržino”, concluso a Skopje il 2 giugno e il 15 luglio 2015 tra i quattro partiti politici principali, e l’accordo quadrilaterale sulla sua attuazione del 20 luglio e del 31 agosto 2016,
  • vista la sua risoluzione del 25 novembre 2020 sul rafforzamento della libertà dei media: protezione dei giornalisti in Europa, incitamento all’odio, disinformazione e ruolo delle piattaforme[1],
  • vista la dichiarazione comune dei deputati al Parlamento europeo, dell’8 dicembre 2020, sui negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania,
  • vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2019 sull’avvio di negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania[2],
  • viste le sue precedenti risoluzioni sul paese,
  • visto l’articolo 54 del suo regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0040/2021),
    1. considerando che la Macedonia del Nord ha compiuto progressi coerenti e ha dimostrato un impegno dedicato nel suo percorso di avvicinamento all’UE, rafforzando il clima di fiducia reciproca, che ha portato alla decisione del Consiglio europeo del 26 marzo 2020 di avviare i negoziati di adesione con il paese;
    2. considerando che la Macedonia del Nord dovrebbe essere valutata individualmente in base ai propri meriti per quanto riguarda i progressi compiuti riguardo ai criteri stabiliti dal Consiglio europeo, e che la velocità e la qualità delle riforme determinano il calendario per l’adesione all’UE; che la prospettiva dell’adesione all’UE ha rappresentato un incentivo fondamentale per le riforme, mentre il processo di allargamento ha avuto un ruolo decisivo nella stabilizzazione dei Balcani occidentali;
    3. considerando che lo Stato di diritto è un parametro di riferimento fondamentale per valutare l’avanzamento della trasformazione democratica e i progressi verso l’adesione all’UE;
    4. considerando che la decisione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019 di rinviare l’avvio dei negoziati di adesione con la Macedonia del Nord ha portato all’instabilità politica nel paese e ad elezioni anticipate nel 2020;
    5. considerando che il 1º luglio 2020 la Commissione ha presentato un progetto di quadro negoziale;
    6. considerando che l’uso improprio del processo di adesione ai fini della risoluzione di controversie storico-culturali da parte degli Stati membri dell’UE costituirebbe un pericoloso precedente per i futuri processi di adesione dei restanti paesi dei Balcani occidentali, dato soprattutto il contesto storico della regione;
    7. considerando che il paese sta mantenendo un ritmo costante nell’adozione delle riforme dell’UE, in particolare in settori chiave quali lo Stato di diritto, la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, i servizi di intelligence, la riforma della pubblica amministrazione e il funzionamento delle istituzioni e delle procedure democratiche;
    8. considerando che sono necessari ulteriori sforzi coerenti a favore di riforme strategiche connesse all’UE, che richiedono l’impegno congiunto di tutti i leader e di tutti i portatori di interessi;
    9. considerando che l’UE continua a essere pienamente impegnata a favore del sostegno alla scelta strategica della Macedonia del Nord per l’integrazione europea e, in ultima analisi, per l’adesione all’UE, basata sullo Stato di diritto, l’armonia tra le etnie e le relazioni di buon vicinato, in linea con l’”Agenda di Salonicco per i Balcani occidentali” del 2003;
    10. considerando che l’impegno dell’UE nei confronti dei Balcani occidentali supera quello di qualsiasi altra regione e dimostra un impegno strategico reciproco;
    11. considerando che l’UE dovrebbe continuare a promuovere gli investimenti e sviluppare le relazioni commerciali con la Macedonia del Nord, giacché lo sviluppo economico del paese riveste un’importanza fondamentale;
    12. considerando che l’UE è di gran lunga il più grande partner commerciale della Macedonia del Nord, in quanto rappresenta il 75 % delle esportazioni del paese e il 62  % delle sue importazioni, e fornisce la maggior parte dell’assistenza finanziaria, e che la Macedonia del Nord beneficia, dal 2007, di oltre 1,25 miliardi di EUR in finanziamenti di preadesione dell’UE;
    13. considerando che l’economia della Macedonia del Nord è stata duramente colpita dalla pandemia di COVID-19 e che le misure atte a prevenire la diffusione del virus si stanno ripercuotendo negativamente sul bilancio nazionale;
    14. considerando che l’UE ha offerto alla Macedonia del Nord il massimo sostegno per attenuare l’impatto della pandemia di COVID-19, mobilitando 66 milioni di EUR per le necessità sanitarie urgenti e la ripresa economica e sociale post-pandemia; che l’UE ha messo a disposizione della Macedonia del Nord fino a 160 milioni di EUR in assistenza macrofinanziaria;
    15. considerando che l’UE ha mobilitato 3,3 miliardi di EUR per affrontare la pandemia di coronavirus nei Balcani occidentali, di cui 38 milioni di EUR per il sostegno immediato al settore sanitario, 467 milioni di EUR per costruire la resilienza dei sistemi sanitari e attutire l’impatto socioeconomico, 750 milioni di EUR per l’assistenza macrofinanziaria, 385 milioni di EUR per il sostegno e la ripartenza del settore privato e 1,7 miliardi di EUR in prestiti agevolati dalla Banca europea per gli investimenti;
    16. considerando che la Macedonia del Nord rimane una delle principali rotte di transito della migrazione irregolare;
    17. considerando che la cooperazione regionale tra i paesi dei Balcani occidentali è essenziale per mantenere e rafforzare la loro stabilità e migliorare la prosperità della regione; che relazioni di buon vicinato sono indispensabili per consentire alla Macedonia del Nord di compiere progressi in direzione dell’adesione all’UE;
    18. considerando che l’Accordo di Prespa e il trattato sulle relazioni di buon vicinato sono accordi storici che rappresentano un modello di stabilità e riconciliazione in tutta la regione dei Balcani occidentali e che hanno migliorato lo spirito delle relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale;
    19. considerando che tuttora il Consiglio europeo non ha approvato il quadro negoziale per la Macedonia del Nord, mettendo a repentaglio la credibilità dell’Unione e riducendo il potere di trasformazione dell’UE nei Balcani occidentali;
    20. considerando che, nel marzo 2020, a seguito dell’entrata in vigore dello storico Accordo di Prespa e del trattato di amicizia tra la Macedonia del Nord e la Bulgaria, il paese è diventato il 30° Stato membro della NATO e l’UE ha deciso di avviare i negoziati di adesione;
    21. considerando che l’adesione alla NATO nel 2020 costituisce un chiaro passo verso una maggiore stabilità, interoperabilità e integrazione della difesa nella comunità euroatlantica, migliorando il potenziale del paese in vista di una futura adesione all’UE;
    22. considerando che la Conferenza sul futuro dell’Europa può contribuire alle aspirazioni di adesione dei paesi dei Balcani occidentali all’UE;
    23. considerando che la piena adesione della Macedonia del Nord all’UE è nello stesso interesse politico, economico e di sicurezza dell’Unione;
    24. si compiace dell’orientamento strategico e dell’impegno chiaro della Macedonia del Nord a favore dell’integrazione nell’UE, quale dimostrato dalla continua attuazione di riforme connesse all’adesione e dal lavoro svolto per risolvere i problemi bilaterali con i paesi vicini;
    25. ribadisce il suo pieno sostegno all’impegno contratto dal Consiglio europeo di Salonicco del 2003, che il futuro dei paesi dei Balcani occidentali è nell’UE;
    26. invita gli Stati membri dell’UE a mantenere i loro impegni e a mostrare una chiara volontà politica, permettendo al Consiglio di approvare il quadro negoziale e di tenere la prima conferenza intergovernativa con la Macedonia del Nord il più presto possibile per evitare ulteriori ritardi, confermando la credibilità, l’obiettività e l’affidabilità del processo di adesione;
    27. ricorda agli Stati membri che la politica di allargamento deve essere guidata da criteri oggettivi e non essere ostacolata da interessi unilaterali; ribadisce che la politica di allargamento dell’UE è il più efficace strumento di politica estera dell’Unione e che il suo ulteriore smantellamento potrebbe portare a una situazione instabile nell’immediato vicinato dell’UE;
    28. esprime la sua solidarietà con il popolo della Macedonia del Nord, e considera importante assicurare la continuità di un sostegno impegnato e attivo al progresso macedone verso l’Unione europea;
    29. accoglie con favore il fatto che la Macedonia del Nord eserciterà la presidenza dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) nel 2023;
    30. ritiene che la Conferenza sul futuro dell’Europa debba coinvolgere attivamente e associare opportunamente i rappresentanti della Macedonia del Nord e degli altri paesi dei Balcani occidentali, a livello sia governativo sia della società civile, includendo i giovani;
    31. esorta le autorità e i partiti politici della Macedonia del Nord a sostenere gli sforzi concordati volti a consolidare la democrazia e il processo di trasformazione, continuare a contrastare la corruzione e rafforzare lo Stato di diritto, rafforzare le relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale, promuovendo al contempo un clima favorevole alla libertà di stampa e alla società civile;
    32. ricorda che i progressi ottenuti nei negoziati di adesione nell’ambito della metodologia di allargamento riveduta continuano a dipendere da riforme costanti, approfondite e irreversibili in tutti i settori fondamentali;

 

Stato di diritto

  1. sottolinea l’importanza fondamentale di sostenere lo Stato di diritto attraverso riforme giudiziarie e il perseguimento costante della corruzione ad alto livello e delle reti criminali;
  2. elogia i progressi compiuti nell’affrontare le “priorità di riforma urgenti” e nel dare seguito alle raccomandazioni della Commissione di Venezia e del gruppo di esperti ad alto livello sulle questioni sistemiche relative allo Stato di diritto;
  3. prende atto dell’adozione della legislazione sulla prevenzione della corruzione e dei conflitti di interesse, sulle attività di lobbying, sull’accesso alle informazioni, sulla protezione degli informatori e sulla procura, e ne chiede l’effettiva e costante attuazione;
  4. ricorda che occorrono risorse finanziarie e umane sufficienti per garantire meccanismi di dissuasione, prevenzione, individuazione, indagine proattiva sui titolari di cariche pubbliche e di applicazione di sanzioni nei loro confronti attraverso misure che includano i conflitti di interesse, le attività di lobbying, i codici etici e la protezione degli informatori;
  5. accoglie con favore la creazione della carica di vice primo ministro per la lotta alla corruzione e alla criminalità, lo sviluppo sostenibile e le risorse umane quale segnale di un chiaro impegno politico volto ad affrontare tali questioni in via prioritaria;
  6. esorta ad attuare efficacemente le misure volte ad assicurare la professionalità, l’indipendenza, l’integrità e la responsabilità dei giudici e dei procuratori, anche attraverso l’efficiente applicazione dei codici etici e della legge fondamentale sulla procura, garantendo soluzioni sostenibili nei casi trattati dalla procura speciale e l’accertamento delle responsabilità per i reati emergenti dal caso inerente alle intercettazioni illegali su larga scala; invita tutte le istituzioni giudiziarie a profondere ulteriori sforzi per contribuire a ristabilire la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario;
  7. accoglie con favore le misure volte a rafforzare l’imparzialità, la trasparenza e la responsabilità del sistema giudiziario attraverso l’azione proattiva del Consiglio giudiziario e chiede l’efficace attuazione della legge riveduta sul Consiglio dei pubblici ministeri; chiede di sfruttare appieno i meccanismi atti a consolidare la professionalità e l’integrità del sistema giudiziario attraverso verifiche, indagini finanziarie e confische dei beni; esprime preoccupazione per le restrizioni all’accesso alla giustizia durante la pandemia di COVID-19 e incoraggia le autorità ad accelerare la digitalizzazione della magistratura e della relativa amministrazione;
  8. incoraggia la conclusione di riforme istituzionali e l’attuazione delle riforme in corso nei settori della sicurezza e dell’intelligence, garantendo l’indipendenza finanziaria, operativa e funzionale della nuova Agenzia per la sicurezza nazionale e dell’Agenzia tecnica operativa, e un significativo controllo parlamentare sui servizi segreti;
  9. chiede di continuare a compiere sforzi proattivi per contrastare la criminalità organizzata e la corruzione in modo sistematico e attraverso misure sistematiche di prevenzione, indagini finanziarie, perseguimento dei reati finanziari, compreso il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, e per adottare sanzioni adeguate; chiede di proseguire gli sforzi per avviare operazioni volte a smantellare le reti criminali coinvolte in varie forme di tratta, quali armi da fuoco, esseri umani e sostanze stupefacenti; esorta il paese a continuare l’opera di allineamento all’acquis e a svolgere indagini finanziarie sistematiche, rafforzando le misure di identificazione, tracciamento, congelamento, confisca e gestione dei beni acquisiti illegalmente;
  10. incoraggia l’introduzione di misure volte a rafforzare l’Ufficio per il recupero dei beni di recente istituzione e a migliorare la lotta contro il riciclaggio di denaro e i crimini economici; chiede di intensificare gli sforzi congiunti per contrastare la criminalità organizzata, economica e informatica, anche attraverso un migliore coordinamento e un partenariato rafforzato con Europol;
  11. riconosce i progressi compiuti nell’affrontare la corruzione diffusa, anche attraverso migliori risultati in materia di indagini, azioni penali e procedimenti relativi a casi di corruzione ad alto livello, abusi di potere e arricchimento illecito; rileva l’importanza del ruolo guida rafforzato della commissione per la prevenzione della corruzione e della cooperazione con essa a tale riguardo;
  12. esorta la procura a trattare i casi gravi e a dare seguito in modo proattivo a quelli principali segnalati dalle agenzie anticorruzione e di audit nonché dagli informatori;
  13. esorta le autorità della Macedonia del Nord a proseguire e intensificare gli sforzi per contrastare la radicalizzazione e il terrorismo e ad affrontare la questione dei combattenti terroristi stranieri attraverso il continuo scambio transfrontaliero di informazioni e una maggiore cooperazione tra le agenzie di sicurezza e le organizzazioni della società civile, i leader religiosi, le comunità locali, gli istituti di istruzione, le istituzioni sanitarie e sociali, nonché attraverso adeguati sforzi di reintegrazione;

 

Funzionamento delle istituzioni democratiche

  1. ricorda che il ruolo costruttivo svolto dall’opposizione è essenziale per il funzionamento della Sobranie, l’Assemblea parlamentare della Macedonia del Nord, e per l’adozione di normative fondamentali, quali le riforme connesse all’UE e alla NATO;
  2. plaude all’impegno dei partiti al governo e all’opposizione nella Sobranie per quanto riguarda le decisioni chiave nell’interesse nazionale comune; osserva che un dialogo politico rafforzato tra tutti i partiti politici è un prerequisito della buona governance e della funzionalità legislativa; invita tutti i partiti in Parlamento a mantenere un atteggiamento costruttivo, ad astenersi dall’utilizzo di una retorica nazionalista e provocatoria e a instaurare un dialogo politico basato sulla buona volontà, in particolare per quanto riguarda i principali sforzi sanitari, economici, sociali e politici volti ad affrontare la crisi della COVID-19;
  3. ricorda l’importanza del processo del dialogo Jean Monnet per consolidare la fiducia, rafforzare la cultura democratica e accrescere le capacità parlamentari, agevolando il dialogo politico in seno alla Sobranie; si compiace del costruttivo impegno profuso da tutti i partiti nell’ambito del dialogo Jean Monnet e dell’impegno assunto ad attuarne le conclusioni e a convocare il quarto ciclo;
  4. esorta la Sobranie a migliorare il processo legislativo riducendo al minimo il ricorso alle procedure accelerate, migliorando la trasparenza, garantendo un accesso rapido e inclusivo alle informazioni sui processi legislativi e procedendo a consultazioni e valutazioni d’impatto adeguate; ricorda la necessità di aggiornare le norme parlamentari della procedura per consenso al fine di rafforzare la Sobranie e migliorare i meccanismi legislativi, di sorveglianza e di controllo del bilancio; ribadisce l’importanza della cooperazione con la società civile e del suo finanziamento sostenibile, al fine di garantire un controllo rigoroso delle istituzioni pubbliche;
  5. prende atto del regolare svolgimento delle elezioni parlamentari del 15 luglio 2020 e ricorda che la loro stabilità giuridica è stata tuttavia compromessa da frequenti revisioni del quadro giuridico e regolamentare; sottolinea la necessità di attuare pienamente le raccomandazioni in sospeso contenute nella relazione finale dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE (ODIHR), segnatamente quelle di svolgere una revisione tempestiva, inclusiva e completa del codice elettorale prima delle prossime elezioni e di compiere ulteriori sforzi per garantire che le liste elettorali siano aggiornate e accurate;
  6. chiede ulteriori misure per migliorare la trasparenza del finanziamento dei partiti politici e garantire meccanismi di funzionamento intrapartitici democratici, competitivi e rappresentativi, anche attraverso una vigilanza indipendente; ricorda la necessità di attuare efficacemente le raccomandazioni dell’organismo di controllo contabile dello Stato;
  7. esorta il nuovo governo ad attribuire priorità alla riforma della pubblica amministrazione integrando e applicando sistematicamente norme basate sul merito nelle nomine e nelle promozioni pubbliche, promuovendo la cultura della trasparenza, dell’indipendenza professionale, della responsabilità, dell’integrità e di un’equa rappresentanza di genere ed etnica in seno alla pubblica amministrazione e alle imprese statali, garantendo al contempo un’adeguata protezione degli informatori; chiede che sia dato seguito in maniera esauriente alle raccomandazioni formulate dalla commissione per la prevenzione della corruzione;
  8. esorta le autorità ad assicurare la piena trasparenza migliorando ulteriormente l’accesso alle informazioni, comprese quelle relative alla COVID-19, garantendo aggiornamenti periodici tra le agenzie attraverso un portale di dati aperto del governo e la piena operatività dell’Agenzia per la protezione del libero accesso alle informazioni pubbliche;
  9. incoraggia le autorità a recuperare e aprire i pertinenti archivi dei servizi segreti iugoslavi; è del parere che una gestione trasparente del passato totalitarista, compresa l’apertura degli archivi dei servizi segreti, costituisca un passo in avanti verso un’ulteriore democratizzazione, responsabilizzazione e rafforzamento istituzionale sia nel paese stesso che nella regione dei Balcani occidentali nel suo complesso;
  10. ribadisce la necessità di migliorare ulteriormente la trasparenza e la visibilità dei finanziamenti dell’UE, garantendo un controllo, un audit e un seguito efficienti;

 

Diritti fondamentali

  1. manifesta il proprio sostegno a favore degli sforzi volti a garantire politiche inclusive per la protezione delle libertà e dei diritti fondamentali di tutti i cittadini, prestando particolare attenzione alle donne, ai giovani, alle persone con disabilità, alle minoranze etniche, ai gruppi etnici non maggioritari, alle persone LGBTQI+ e ai disoccupati scarsamente qualificati; invita le autorità ad attenuare l’impatto sproporzionatamente negativo della pandemia di COVID-19 sulle comunità non maggioritarie e a intensificare la lotta contro le disuguaglianze;
  2. si compiace del fatto che la libertà di culto, pensiero e coscienza abbia continuato a essere garantita e che, in generale, la discriminazione basata sulla religione sia vietata;
  3. invita l’organismo nazionale di coordinamento incaricato dell’attuazione del piano d’azione nazionale sulla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità a impegnarsi sistematicamente con le organizzazioni di sostegno alla disabilità; evidenzia la necessità di deistituzionalizzare ulteriormente e abrogare le disposizioni che consentono la privazione involontaria della libertà; sottolinea la necessità di disporre di risorse e infrastrutture adeguate per garantire la dovuta protezione sociale e condizioni di vita dignitose alle persone con disabilità; si compiace del piano d’azione nazionale sulla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e del fatto che l’organismo nazionale di coordinamento per l’attuazione di tale convenzione si riunisca regolarmente;
  4. si compiace della maggiore attenzione accordata alle politiche per l’inclusione dei rom e dell’aumento dei finanziamenti ad esse destinati, ed esorta le autorità ad accelerare i tempi e a migliorare la capacità di esecuzione, coordinamento, monitoraggio e utilizzo dei fondi, in particolare per quanto riguarda le politiche di edilizia abitativa e le politiche attive del mercato del lavoro, in linea con la dichiarazione di Poznan del 2019 sull’integrazione dei rom nel processo di allargamento dell’UE; incoraggia le autorità a garantire l’attuazione senza ostacoli della legge sulle persone senza stato civile regolare e a risolvere la questione relativa alla mancanza di documenti personali dei rom;
  5. prende atto con preoccupazione del diffuso incitamento all’odio, anche sui social media, in particolare nei confronti dei rom, delle persone LGBTI+ e di altri gruppi vulnerabili, paesi e popoli; chiede un’attuazione efficace del quadro normativo pertinente, garantendo una chiara distinzione tra il dibattito pubblico libero e l’incitamento all’odio, la diffamazione o l’incitamento alla violenza, e rafforzando le capacità di azione penale a fini di protezione dai reati generati dall’odio, dall’incitamento all’odio e dalla violenza di genere; esprime preoccupazione per i casi di brutalità della polizia nei confronti di comunità vulnerabili;
  6. accoglie con favore i progressi compiuti in merito al sostegno istituzionale per la promozione dei diritti umani delle persone LGBTI+; rileva, tuttavia, che la discriminazione della comunità LGBTI+ rimane un problema diffuso e che l’attuazione del quadro normativo da parte delle istituzioni statali dovrebbe rappresentare una priorità; chiede un rafforzamento delle misure per combattere l’incitamento all’odio e i reati generati dall’odio contro le persone LGBTI+, incoraggiare la denuncia di tali reati e porre fine all’impunità;
  7. si compiace della rinnovata adozione della legislazione antidiscriminazione da parte di tutti i partiti politici ed esorta le autorità a proseguire con un processo inclusivo e trasparente che istituisca una commissione indipendente per la protezione dalla discriminazione, garantendo la protezione e l’inclusione di tutti i gruppi emarginati; incoraggia la Sobranie ad adottare una legislazione che consenta una procedura semplificata, trasparente e accessibile per il riconoscimento giuridico del genere sulla base dell’autodeterminazione e impedisca la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere; prende atto dell’organizzazione della prima Pride Parade tenutasi a Skopje nel giugno 2019;
  8. chiede che si continui a compiere sforzi costruttivi volti a rafforzare le relazioni interetniche, che sono generalmente distese, nonché a riconoscere, proteggere e sostenere in modo adeguato tutte le comunità e il loro patrimonio culturale; chiede che i diritti delle comunità non maggioritarie siano tutelati e che esse siano adeguatamente integrate e rappresentate nella vita pubblica e nei media, garantendo risorse umane e finanziarie sufficienti per le istituzioni responsabili delle politiche relative alle minoranze e utilizzando appieno il mandato rafforzato dell’Agenzia per l’attuazione dei diritti delle comunità al fine di monitorare e guidare le istituzioni pubbliche per quanto riguarda il rispetto dei loro obblighi giuridici nei confronti delle minoranze;
  9. invita la Macedonia del Nord a continuare ad attuare l’accordo quadro di Ohrid; appoggia il riesame della legge sull’uso delle lingue in linea con le raccomandazioni formulate dalla commissione di Venezia in consultazione con tutte le parti interessate; accoglie con favore la creazione di un’agenzia e di un ispettorato incaricati di vigilare sull’applicazione generale della legge sull’uso delle lingue e ricorda la necessità di offrire un’istruzione paritaria e non discriminatoria nelle lingue minoritarie;
  10. invita il ministero del Sistema politico e delle relazioni intercomunitarie a promuovere la coesione sociale attraverso l’attuazione della strategia “una società per tutti” ed esorta le autorità ad affrontare le rimanenti sfide relative alla discriminazione, all’esclusione e alla sottorappresentanza; sottolinea la necessità di garantire che tutte le minoranze che vivono nella Macedonia del Nord ricevano un sostegno adeguato e vivano libere da intimidazioni o qualsiasi tipo di discriminazione;
  11. si compiace del costante miglioramento delle consultazioni pubbliche e chiede che si compiano ulteriori progressi nel garantire un’inclusione significativa e tempestiva della società civile nei processi decisionali in diversi ambiti politici, nonché nel salvaguardare la sostenibilità finanziaria del settore non governativo; rileva che la ristrutturazione del bilancio dovrebbe essere oggetto di adeguati processi di consultazione e non dovrebbe andare a scapito della sostenibilità del settore della società civile;
  12. invita la Macedonia del Nord a garantire l’indipendenza operativa degli organismi per i diritti fondamentali, l’assegnazione di fondi sufficienti ad essi, nonché nomine completamente trasparenti, inclusive e basate sul merito dei loro membri, contribuendo in tal modo a migliorare la situazione dei diritti umani nel paese; accoglie con favore la nomina del nuovo difensore civico e chiede una maggiore cooperazione con la società civile; elogia il rafforzamento del ruolo del difensore civico ed esorta le autorità a migliorare l’attuazione delle sue raccomandazioni; accoglie con favore l’istituzione del meccanismo di controllo esterno della polizia presso l’ufficio del difensore civico e chiede che si continui a compiere sforzi per contrastare l’impunità della polizia attraverso l’attuazione sistematica di tutele contro i maltrattamenti da parte della polizia, il ricorso a investigatori realmente indipendenti e il rafforzamento dei meccanismi di controllo della polizia;
  13. si compiace del recente aggiornamento della legge sulla prevenzione e la protezione contro la violenza nei confronti delle donne e dei minori; esorta le autorità ad applicare in modo efficace tali leggi e a prevenire la violenza di genere e la violenza nei confronti dei minori, garantendo la protezione mediante l’istituzione di un meccanismo efficace per la raccolta di prove e il perseguimento dei colpevoli; sottolinea l’importanza delle misure di prevenzione, della protezione e del sostegno delle vittime della violenza di genere e degli abusi domestici, che si sono acuiti a causa della pandemia di COVID-19;
  14. esorta la Macedonia del Nord a intensificare gli sforzi a favore dell’uguaglianza di genere e dei diritti delle donne, anche dando priorità all’integrazione della dimensione di genere e a una più intensa cooperazione con la società civile, in particolare con le organizzazioni femminili;
  15. invita i legislatori e tutti i partiti politici della Macedonia del Nord ad adottare misure per migliorare la rappresentanza delle donne in tutte le cariche elettive e nelle nomine a posizioni decisionali, seguendo le tendenze positive nella rappresentanza delle donne in Parlamento che è facilitata dalle quote di genere obbligatorie; incoraggia le autorità a continuare ad affrontare la mancata attuazione dei diritti delle lavoratrici, lo squilibrio di genere e il divario retributivo di genere tra la forza lavoro, ad adottare misure in relazione agli stereotipi di genere, alla discriminazione nelle disposizioni giuridiche relative al congedo di maternità e alle molestie sul posto di lavoro, nonché a garantire strutture per l’infanzia adeguate;
  16. si compiace degli sforzi compiuti dal paese per migliorare la cooperazione in materia di gestione della migrazione irregolare e di protezione delle frontiere, nonché per rispondere ai bisogni primari dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti; chiede un ulteriore rafforzamento della protezione internazionale delle persone bisognose e la prevenzione delle violazioni del diritto internazionale, quali i presunti respingimenti; invita le autorità a mettere in atto un meccanismo di monitoraggio attivo e ad adottare le misure necessarie per prevenire queste violazioni del diritto internazionale; sottolinea che il contributo della Macedonia del Nord alla protezione delle frontiere esterne dell’UE è di fondamentale importanza e invita l’UE a intensificare il proprio sostegno alla protezione delle frontiere nella regione; prende atto dei progressi realizzati per quanto riguarda la tratta e il traffico di esseri umani e ricorda la necessità di istituire un meccanismo attuabile per gestire i flussi migratori irregolari e contrastare le reti di trafficanti di esseri umani, considerando che il paese rimane una delle principali rotte di transito dei migranti; prende atto della cooperazione in corso e sostiene la finalizzazione dell’accordo sullo status con l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) che agevolerebbe una migliore protezione delle frontiere e la lotta contro la criminalità transfrontaliera nel pieno rispetto dei diritti fondamentali; incoraggia il paese a portare avanti l’adozione di una strategia sull’integrazione dei migranti, anche per quanto riguarda la reintegrazione dei rimpatriati;

 

Media

  1. riconosce che il contesto generalmente favorevole alla libertà di espressione e all’indipendenza dei media deve essere ulteriormente rafforzato migliorando il quadro giuridico, l’autoregolamentazione, la trasparenza della proprietà e il mercato della pubblicità, rafforzando nel contempo la sostenibilità finanziaria e l’imparzialità dei media pubblici e privati, garantendo un finanziamento di bilancio dei media basato su regole, la trasparenza e la riduzione della pubblicità politica, salvaguardando in tal modo la concorrenza equa e politiche editoriali indipendenti;
  2. esorta le autorità a attuare in tempi rapidi riforme sistemiche dei media che rafforzino la concorrenza, aumentino l’indipendenza e la capacità dell’emittente di servizio pubblico e dell’autorità di regolamentazione dei media e sostengano il giornalismo investigativo;
  3. prende atto delle misure adottate per rafforzare l’autoregolamentazione dei media attraverso il registro dei media professionali online e il miglioramento delle norme professionali attraverso la Carta sulle condizioni di lavoro dei giornalisti e il progetto di contratto di lavoro equo per i media digitali;
  4. sollecita l’adozione di misure volte a salvaguardare l’indipendenza finanziaria e operativa dell’emittente di servizio pubblico e dell’agenzia per i servizi di media sonori e audiovisivi; elogia gli sforzi dell’agenzia volti a monitorare la trasparenza della proprietà dei media e affrontare i casi di incitamento all’odio, discriminazione e minacce contro i giornalisti;
  5. incoraggia tutti gli attori del panorama politico e mediatico a rimanere inclusivi, garantendo così un’equa rappresentazione di tutti i punti di vista politici pertinenti al fine di aiutare i cittadini a compiere scelte democratiche informate;
  6. incoraggia a continuare a migliorare il quadro giuridico, garantendo misure efficaci al fine di rafforzare la sicurezza dei giornalisti e di combattere l’impunità per i reati contro i giornalisti; chiede che si conducano indagini efficaci sulle minacce fisiche e sugli attacchi verbali contro i professionisti dei media;
  7. esprime preoccupazione per le campagne di disinformazione e le ingerenze straniere che sono mirate ad esacerbare le tensioni etniche, a danneggiare le relazioni internazionali e la reputazione del paese, nonché a distorcere l’opinione pubblica e i processi elettorali, e che presentano gravi rischi per la libertà dei media, le società e le istituzioni democratiche, i diritti e le libertà fondamentali e lo Stato di diritto;
  8. rileva l’importanza di garantire la libertà dei media e di promuovere il giornalismo di qualità e l’alfabetizzazione mediatica per affrontare la disinformazione diffusa, le notizie false, la retorica nazionalista e l’incitamento all’odio; sottolinea la necessità di investigare le origini delle campagne di disinformazione e le ingerenze straniere nei media; invita il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) e la Commissione a migliorare il coordinamento e ad affrontare in modo strategico la disinformazione e le minacce ibride che tentano di compromettere la prospettiva europea della regione; chiede la creazione di un centro di eccellenza sulla disinformazione focalizzato sui Balcani;

 

Riforme socioeconomiche

  1. prende atto dell’impatto negativo sul piano economico e sociale della pandemia di COVID-19 ed esprime il proprio sostegno a una serie di misure che sono state adottate per ridurre tale impatto; esorta le autorità a fare pieno uso del costante sostegno dell’UE relativo alla COVID-19 e dei meccanismi connessi, utilizzando le opportunità offerte dal piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali che è inteso ad avvicinare la regione al mercato unico dell’UE; accoglie con favore i 4 milioni di EUR di sostegno immediato per il settore sanitario e il 62 milioni di EUR a sostegno della ripresa economica e sociale che l’Unione europea ha fornito alla Macedonia del Nord all’inizio della pandemia, integrata da un pacchetto di assistenza macrofinanziaria di 160 milioni di EUR sotto forma di prestiti;
  2. accoglie con favore il pacchetto di sovvenzioni del valore di 70 milioni di EUR a titolo dello strumento di assistenza preadesione II per finanziare l’accesso dei partner dei Balcani occidentali ai vaccini contro la COVID-19; invita la Commissione e gli Stati membri ad assegnare una quantità sufficiente di vaccini contro la COVID-19 ai cittadini di tutti i paesi dei Balcani occidentali; incoraggia la cooperazione regionale in materia di salute, in particolare per quanto riguarda le malattie transfrontaliere, al fine di mitigare l’onere che grava sulla regione;
  3. incoraggia il governo ad assegnare la priorità a misure volte ad attenuare la contrazione economica e ad affrontare le esigenze strutturali, come le lacune nell’istruzione e nella formazione, la migrazione verso l’estero di lavoratori qualificati e la carenza di investimenti infrastrutturali, a stimolare la diversificazione, la concorrenza e la digitalizzazione nonché a far fronte all’economia informale; ribadisce l’importanza di rafforzare la competitività delle piccole e medie imprese (PMI);
  4. prende atto dell’impegno del governo a promulgare una legge sui salari minimi e a ampliare la copertura dell’assistenza sociale; esorta le autorità a modernizzare il codice fiscale, a migliorare la capacità, l’organico e le condizioni di lavoro dei sistemi pubblici di assistenza sanitaria e di assicurazione sanitaria nonché l’accesso a tali sistemi; sollecita l’adozione di misure mirate per affrontare la povertà infantile e la povertà energetica, aggravate dalla pandemia;
  5. chiede di intensificare le misure socioeconomiche per far fronte al declino demografico e alla fuga di cervelli attraverso politiche attive del mercato del lavoro che riducano la disoccupazione di lunga durata;
  6. sottolinea la necessità di portare avanti gli sforzi volti a garantire un accesso non discriminatorio al mercato del lavoro per i cittadini dell’UE, la libertà di prestare servizi, il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali e l’eliminazione delle barriere non tariffarie al commercio;
  7. rammenta l’importanza di garantire dati statistici intersettoriali tempestivi, completi e di elevata qualità ed esorta il paese a effettuare un censimento demografico atteso da tempo;

 

Energia, trasporti e ambiente

  1. rammenta che sono ancora necessari notevoli sforzi per conseguire gli obiettivi in materia di efficienza energetica, energie rinnovabili, sicurezza dell’approvvigionamento e riduzione delle emissioni;
  2. raccomanda di concentrare gli investimenti pubblici sulla crescita sostenibile e sulla creazione di posti di lavoro ed esorta il paese ad aumentare la sicurezza e la sostenibilità del suo approvvigionamento energetico, incrementando l’efficienza e la diversificazione attraverso l’uso sostenibile delle energie rinnovabili;
  3. elogia l’adozione della legge sull’efficienza energetica e incoraggia la Macedonia del Nord ad attuarla; si compiace dei progressi compiuti per garantire ulteriormente il rispetto degli obblighi sanciti dal terzo pacchetto energia e creare un mercato regionale integrato dell’energia attraverso i futuri interconnettori dell’elettricità e del gas con i paesi vicini; chiede l’adozione di misure volte a garantire la concorrenza nel mercato ferroviario, portare avanti la costruzione dei relativi corridoi ferroviari e assicurare la funzionalità dei valichi di frontiera pertinenti;
  4. invita la Commissione ad attuare rigorosamente il principio “più progressi, più aiuti”, in particolare in relazione alla Macedonia del Nord, per l’IPA III o il piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali, visti i significativi progressi realizzati dal paese nel periodo di riferimento e in segno di solidarietà da parte dell’Unione;
  5. accoglie con favore l’adozione del piano economico e di investimenti e dell’agenda verde per i Balcani occidentali a sostegno della transizione verde e digitale della regione e della promozione di una cooperazione regionale e transfrontaliera più ampia e della sicurezza energetica; ribadisce le potenzialità dei Balcani occidentali di rafforzare le infrastrutture pubbliche e la connettività regionale, in particolare tramite il corridoio ferroviario e autostradale VIII verso la Bulgaria, gli interconnettori del gas con il Kosovo, la Serbia e la Grecia nonché con il progetto di terminal per il gas naturale liquefatto di Alexandroupolis; ribadisce l’importanza di sviluppare collegamenti aerei all’interno dei paesi dei Balcani occidentali e con gli Stati membri dell’UE; sottolinea che gli investimenti del piano economico e di investimenti devono contribuire al conseguimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi e gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE e comprendere valutazioni di impatto ambientale ex ante; sottolinea il valore strategico di potenziare la connettività e l’integrazione economica tra la Macedonia del Nord e i suoi vicini;
  6. elogia la Macedonia del Nord per essere stata il primo paese dei Balcani occidentali a sviluppare un progetto di piano nazionale integrato in materia di energia e clima, che fornisce una solida base per un ambizioso piano finale, da sviluppare nel rispetto degli obblighi della Comunità energetica;
  7. chiede la volontà politica di attuare l’accordo di Parigi e ambiziosi piani di tutela dell’ambiente e di sviluppo sostenibile, anche attraverso restrizioni allo sviluppo di energia idroelettrica nelle aree protette, preservando la biodiversità e garantendo l’attribuzione della responsabilità ambientale;
  8. ribadisce il suo appello a far fronte ai livelli allarmanti di inquinamento atmosferico, in particolare nelle zone urbane, mediante una transizione verso un’energia, un riscaldamento e trasporti sostenibili e attraverso investimenti nelle energie rinnovabili, migliorando il coordinamento intersettoriale, aumentando i finanziamenti locali e nazionali, garantendo il rispetto dei limiti di emissione per i grandi impianti di combustione e sviluppando una strategia nazionale di eliminazione graduale del carbone;
  9. accoglie con favore i progressi compiuti nel miglioramento della qualità dell’acqua e ricorda la necessità di aumentare le capacità di trattamento delle acque reflue, ridurre gli alti tassi di dispersione di rifiuti di plastica nel mare, dare la priorità alla creazione di un sistema regionale integrato di gestione dei rifiuti e promuovere il riciclaggio;
  10. invita le autorità ad adottare i provvedimenti necessari a preservare il patrimonio naturale e culturale di Ohrid garantendo la piena attuazione della raccomandazione dell’UNESCO sulla regione dell’Ohrid,

 

Cooperazione regionale e politica estera

  1. rammenta l’approccio cooperativo e costruttivo adottato dalla Macedonia del Nord nel corso dei negoziati dell’accordo di Prespa con la Grecia e del trattato sulle relazioni di buon vicinato con la Bulgaria, che mostra l’impegno strategico del paese a favore dell’integrazione europea; rileva che gli Stati membri dell’UE dovrebbero facilitare l’organizzazione della conferenza intergovernativa (CIG) con la Macedonia del Nord il prima possibile, al fine di riconoscere gli sforzi del paese nel processo di adesione all’UE e anche di evitare che ulteriori ritardi danneggino i vantaggi della riconciliazione nella regione;
  2. ribadisce il suo pieno sostegno alla cooperazione regionale rafforzata e invita tutte le parti a garantire un’attuazione piena, costante e in buona fede dell’accordo di Prespa con la Grecia e del trattato sulle relazioni di buon vicinato con la Bulgaria, dato che entrambi rappresentano una parte importante delle relazioni bilaterali; esorta i partner a continuare a impegnarsi e a risolvere a livello bilaterale tutte le questioni bilaterali pendenti che non incidono sul processo di adesione, ad agire in modo costruttivo e ad astenersi dal compiere azioni che possano pregiudicare l’integrazione europea e gli interessi più ampi dell’UE;
  3. rileva che la cooperazione regionale deve essere basata su un futuro comune nell’UE, su un dialogo aperto per risolvere le controversie regionali e superare il difficile passato nonché sul rispetto dei valori europei fondamentali; chiede la creazione di nuove opportunità per un dialogo politico e strategico di alto livello con i paesi dei Balcani occidentali, attraverso vertici periodici tra l’UE e i Balcani occidentali e maggiori contatti a livello ministeriale, al fine di rafforzare la titolarità politica del processo di allargamento e di garantire una guida migliore e un impegno di alto livello, ai quali mira anche la metodologia di allargamento riveduta;
  4. si rammarica del fatto che il Consiglio non sia stato in grado di adottare il quadro negoziale; auspica una rapida adozione del quadro negoziale al fine di evitare ulteriori ritardi e di tenere la prima conferenza integovernativa per dare avvio ai negoziati di adesione quanto prima possibile; sostiene tutti gli sforzi volti a facilitare il dialogo e ad aprire così la strada a un accordo praticabile; sottolinea che l’Unione europea intende superare le controversie regionali e un passato difficile, al fine di collaborare per un futuro migliore di pace e per prosperare insieme;
  5. si rammarica che la Bulgaria e la Macedonia del Nord debbano ancora raggiungere un accordo sulle questioni bilaterali pendenti; rammenta l’importanza di un dialogo continuo per raggiungere risultati sostenibili nell’attuazione in buona fede degli accordi bilaterali, sfruttando appieno il quadro e gli obiettivi del trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione tra i due paesi; accoglie con favore la nomina del rappresentante speciale della Macedonia del Nord per la Bulgaria e sottolinea l’importanza di un dialogo costante al fine di raggiungere un accordo sostenibile sulle attuali questioni bilaterali; incoraggia la Bulgaria e la Macedonia del Nord a raggiungere un compromesso su un piano d’azione contenente misure concrete, la cui attuazione sarà valutata periodicamente conformemente al trattato di amicizia;
  6. elogia la Macedonia del Nord e la Bulgaria per il successo della presidenza congiunta nel processo di Berlino per i Balcani occidentali e per gli importanti risultati raggiunti;
  7. chiede che sia istituito e adeguatamente finanziato con fondi pubblici un dialogo istituzionalizzato con i giovani tra la Macedonia del Nord e la Grecia e tra la Macedonia del Nord e la Bulgaria, sulla base del modello dell’Ufficio franco-tedesco per la gioventù (FGYO);
  8. invita ancora una volta tutti i leader politici regionali ad adottare misure urgenti per istituire la commissione regionale (RECOM) incaricata di accertare i fatti relativi a tutte le vittime di crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani commessi sul territorio dell’ex Jugoslavia, sulla base del significativo lavoro svolto dalla coalizione RECOM;
  9. accoglie con favore l’adesione della Macedonia del Nord alla NATO, avvenuta il 27 marzo 2020, e il suo costante impegno a favore del quadro di sicurezza euroatlantico; accoglie con favore il contributo del paese alle missioni guidate dalla NATO e alla Forza per il Kosovo (KFOR), attraverso il centro di coordinamento della nazione ospitante, nonché la sua cooperazione formale con l’Agenzia europea per la difesa; invita la Macedonia del Nord a continuare ad allinearsi ulteriormente agli standard militari e operativi al fine di migliorare l’interoperabilità e la coerenza con gli Stati membri dell’UE e della NATO; accoglie con favore l’impegno della Macedonia del Nord a favore dell’iniziativa “Rete pulita”;
  10. sottolinea che è necessario che l’UE e gli Stati Uniti rafforzino il loro partenariato e il coordinamento nei Balcani occidentali per portare avanti riforme fondamentali, migliorare la governance e conseguire la riconciliazione;
  11. riconosce il miglioramento del livello di allineamento della Macedonia del Nord alla politica estera e di sicurezza comune e invita il paese a continuare ad aumentarlo, in particolare per quanto riguarda le misure restrittive nei confronti della Russia; elogia la Macedonia del Nord per i suoi costanti contributi alle missioni e alle operazioni dell’UE di gestione delle crisi e nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e sottolinea la necessità di mantenere tale impegno in futuro; esprime preoccupazione per la crescente dipendenza economica ed energetica da paesi terzi;
  12. si compiace dell’impegno continuo della Macedonia del Nord a favore di iniziative regionali e chiede il costante assolvimento degli obblighi stabiliti nell’ambito dei vari quadri regionali che promuovono il mercato regionale comune;
  1. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, nonché al Presidente, al governo e all’Assemblea della Repubblica di Macedonia del Nord.

Proposte di risoluzione

MOTION FOR A RESOLUTION on the case of Osman Kavala in Turkey 

3.5.2022 – (2022/2656(RSP))

The European Parliament,

  • having regard to the Statute of the Council of Europe, particularly Art. 3,
  • having regard to Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms,
  • having regard to the judgment of the European Court of Human Rights in Kavala v. Turkey of December 10, 2019 (Application no. 28749/18),
  • having regard to the relevant resolutions by the Committee of Ministers of the Council of Europe, including the interim resolution of 2 December 2021 on the execution of the judgment of the European Court of Human Rights in Kavala against Turkey, the interim resolution of 2 December 2021 on the execution of the judgment of the European Court of Human Rights in Selahattin Demirtaş v Turkey (No. 2), the interim resolution of 2 February 2022 on the execution of the judgment of the European Court of Human Rights in Kavala against Turkey,
  • having regard to its resolution of 8 July 2021 on the repression of the opposition in Turkey specifically the People’s Democratic Party (HDP) (2021/2788(RSP),
  • having regard to its resolution of 19 May 2021 on the 2019- 2020 Commission reports on Turkey (2019/2176(INI)),
  • having regard to Rule 144 of its Rules of Procedure,
    1. whereas an Istanbul Penal Court sentenced Turkish Philanthropist Osman Kavala to a life term in prison for the alleged crime of attempting to overthrow the government on April 25, 2022;
    2. whereas co-defendants Mücella Yapıcı, Çiğdem Mater, Hakan Altınay, Mine Özerden, Can Atalay, Tayfun Kahraman and Yiğit Ali Ekmekçi have been given 18 year sentences in prison;
    3. whereas Osman Kavala has already been imprisoned for more than four-and-a-half years;
    4. whereas in Turkey, including in the Kurdish regions of Northern Kurdistan, the disappearances of Kurds/Alevis/Yazidis, Armenians, Assyrians, Greeks and opponents of the regime in place have been commonplace for a century, e.g the recent case of the tragic disappearance of the Diril couple;
    5. whereas Turkey is a Member State of the Council of Europe; whereas, under Art. 3 of its Statute, every member of the CoE must accept the principles of the rule of law and of the enjoyment by all persons within its jurisdiction of human rights and fundamental freedoms;
    6. whereas Turkey, as a Council of Europe member state, is party to the European Convention on Human Rights;
    7. whereas the European Court of Human Rights (ECtHR), on the basis of the ECHR, ordered the immediate release of Osman Kavala on December 10, 2019, arguing that the Turkish authorities: “pursued an ulterior purpose, namely to silence [Kavala] as a human rights defender”;
    8. whereas Turkey, its government, authorities and courts collectively undermined and circumvented the order of the ECtHR in order to keep Osman Kabala in prison;
    9. whereas the Committee of Ministers of the Council of Europe decided to initiate an infringement procedure against Turkey due to its refusal to implement the decision of the ECtHR;
    10. whereas the unacceptable provocations by the Erdogan regime should not be rewarded by continuing endless and pointless accession negotiations with Turkey;
  1. Is convinced that Osman Kavala was convicted in violation of the standards to which all member states of the Council of Europe have subscribed; is appalled by the sentence and considers that Osman Kavala is being held unlawfully in prison ever since his detainment; believes that the purpose of his imprisonment is silencing and deterring critical voices in Turkey; calls on Turkey for Kavala’s immediate release;
  2. Highlights both the inability and unwillingness of the Turkish government and Turkish authorities to implement basic standards for the rule of law as laid down in the framework of the Council of Europe;
  3. Welcomes the decision of the Committee of Ministers of the Council of Europe to start an infringement procedure against Turkey due to its refusal to implement the decision of the ECtHR;
  4. Considers that Turkey is permanently violating its international obligations emanating from its membership in the Council of Europe, as evidenced particularly by its refusal to abide by the final judgment of the ECtHR in this case and in numerous similar cases;
  5. Recalls that the Council of Europe was founded in the spirit of reaffirming its members’ devotion to the spiritual and moral values which are the common heritage of their peoples and the true source of individual freedom, political liberty and the rule of law, principles which form the basis of all genuine democracy;
  6. Considers that all European countries share a common philosophical and historical understanding of the core of ideas such as individual freedom, political liberty and the rule of law, even though their practical implementation differs vastly across Europe;
  7. Acknowledges the Greek-Roman and Judeo-Christian heritage as the pillars of European civilisation; concludes that Turkey does not share the same heritage and thus has an identity separate from that of the European peoples and nations;
  8. Is concerned by the systematic imprisonment of human rights defenders, journalists, lawyers, academics, and many other voices opposing the Erdogan regime, and calls for their immediate release; is equally concerned by the persistent oppression of non-political opposition, as shown by the steady persecution of Christians in Turkey, and calls for their protection;
  9. Calls on the Council of Europe to follow through with the infringement proceedings against Turkey;
  10. Calls on the Commission and Council to terminate all funding to Turkey in terms of the pre-accession process (IPA III), the current and planned multiannual financial framework, the EU Facility for Refugees, and in terms of the EU-Turkey action plan on migration; calls on the EU, furthermore, to stop all European Investment Bank loans to Turkey; calls for the EU-Turkey Customs Union Agreement, which entered into force on 31 December 1995, to be suspended;
  11. Insists that all accession negotiations with Turkey are immediately and irrevocably terminated, considering that for geographic, cultural and historical reasons Turkey could never be part of the EU;
  12. Instructs its President to forward this resolution to the Council, the Commission, the Vice-President of the Commission / High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy, the EU Special Representative for Human Rights, the Presidency of the Committee of Ministers of the Council of Europe, and the President, Government and Parliament of Turkey, and requests that this resolution be translated into Turkish.

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

 

Dotare il meccanismo rescEU di più navi ospedale sul modello della nave ospedale italiana Vulcano

3.4.2024

La bussola strategica per la sicurezza e la difesa sottolinea come sia necessario ottimizzare, aggiornare e incrementare i costi comuni relativi alle missioni e alle operazioni militari, con l’obiettivo di aumentare la solidarietà e incoraggiare un ulteriore coinvolgimento in tali operazioni da parte degli Stati membri.

In quanto fornitore di sicurezza regionale e globale, l’Unione europea deve essere in grado di proiettare più strategicamente la propria influenza, utilizzando capacità e responsabilità condivise.

Questo anche in considerazione del fatto che l’ambiente geopolitico attuale è caratterizzato da un aumento di conflittualità e di autoritarismo, a cui corrisponde la necessità di saper fornire aiuti umanitari in quantità e scala senza precedenti nella storia delle relazioni internazionali.

Nel comparto marittimo e navale, la nave ospedale Vulcano è la prova che l’Italia ha meno lacune a livello di capacità e strategia rispetto ad altri Stati membri e di come l’industria cantieristica e navale italiana sia in grado di essere meno dipendente, tecnologicamente e industrialmente, da terzi.

Ciò premesso, intende la Commissione dotare il meccanismo rescEU di più navi ospedale sul modello della nave ospedale italiana Vulcano?

Dichiarazioni della Presidente della Commissione europea sulle elezioni politiche italiane

23.9.2022

Nel corso di un dibattito tenutosi il 22 settembre 2022 presso l’Università di Princeton, negli Stati Uniti, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, riferendosi alle imminenti elezioni italiane, ha dichiarato che qualora l’azione del futuro governo vada in una “direzione difficile”, la Commissione ha gli strumenti per intervenire, come nei recenti casi di Polonia e Ungheria.

  1. Può la Commissione chiarire cosa si intende per “direzione difficile” e sulla base di quali elementi è stata fatta questa valutazione preventiva?
  2. La Commissione non ritiene che questo intervento leda il principio di indipendenza della Commissione sancito dall’articolo 17, paragrafo 3, TUE e dal codice di condotta per i membri della Commissione, secondo cui questi “non agiscono né si esprimono, attraverso qualsiasi mezzo, in maniera tale da influire negativamente sulla percezione dell’opinione pubblica riguardo alla loro indipendenza”?

Incendi in Europa – Il caso di Roma

19.7.2022

“Inondazioni, incendi, ondate di calore, temporali, terremoti, smottamenti. Questi eventi stanno interessando tutti i nostri paesi europei: dalla Grecia al Belgio; dalla Svezia all’Italia”. È quanto ha dichiarato, il 28 giugno 2022, il commissario per la Gestione delle crisi Janez Lenarčič in occasione del discorso di apertura del 7° Forum europeo della protezione civile a Bruxelles. Parole quanto mai attuali di fronte ai devastanti incendi che hanno colpito Roma in questi giorni nuocendo alla vita dei suoi cittadini. Inoltre, le immagini dell’ultimo e più grave evento, anche questo forse doloso, hanno fatto il giro dei principali media internazionali. Cresce la preoccupazione per la salvaguardia ambientale di una delle principali capitali europee e del Mediterraneo.

Pertanto, può la Commissione indicare:

  1. se esiste un piano di sicurezza europeo per la prevenzione e il contrasto degli incendi negli Stati membri dell’area mediterranea provocati dalla criminalità organizzata;
  2. se la flotta antincendio rescEU, attiva per la stagione estiva 2022, è stata attivata dalle autorità locali di Roma o dalla Regione Lazio; e
  3. quale sia, a suo avviso, l’impatto di questo genere di eventi sulla salute dei cittadini?

Disparità di trattamento di ITA rispetto a Lufthansa e Air France-KLM

8.4.2021

La pandemia di COVID-19 ha duramente gravato sul trasporto aereo europeo, spingendo vari paesi a concedere aiuti alle compagnie nazionali, anche come ricapitalizzazioni. L’Italia ha deciso di costituire una nuova compagnia aerea, ITA, con un investimento pubblico iniziale sulla base della sostenibilità.

A tale riguardo, il commissario UE alla Concorrenza ha richiesto la cessione di circa metà degli slot della compagnia italiana nell’aeroporto di Linate che ITA acquisirebbe da Alitalia in conformità dell’articolo 8 bis, lettera b), punto iii), del regolamento (CEE) n. 95/93, con la giustificazione di prevenire distorsioni nel mercato.

Nonostante altre compagnie come Lufthansa e Air France-KLM abbiano richiesto di accedere ad aiuti statali, le condizioni sono diverse: Air France cederebbe 6,5 % degli slot a Orly, Lufthansa 3 % a Monaco e 1,5 % a Francoforte e KLM 3 % ad Amsterdam.

Ciò premesso, si chiede alla Commissione di rispondere alle seguenti domande:

  1. ritiene di chiarire i parametri tecnici-normativi, in riferimento agli slot, alla base della valutazione e ritiene di doverli integrare con ulteriori elementi?
  2. ritiene appropriato che le valutazioni siano svolte su bilanci e competitività prima della pandemia?
  3. è consapevole che le richieste formulate assesterebbero un colpo durissimo alla nuova compagnia, che già deve implementare la nuova strategia industriale in un contesto di mercato difficile a seguito della pandemia?

Incontro UE-Turchia ad Ankara

7.4.2021

In Turchia assistiamo a un continuo deterioramento dello Stato di diritto: proprio negli ultimi giorni il governo ha commesso l’ennesima azione forte. Le autorità turche, infatti, hanno arrestato 10 ex ammiragli della Marina con l’accusa di “attentato all’ordine costituzionale”. Questi arresti non sono casuali, bensì collegati ad una dichiarazione pubblica firmata da ben 104 ammiragli in pensione, in cui venivano denunciati i rischi di un eventuale ritiro della Turchia dalla Convenzione di Montreux, oltre a lanciare un appello affinché la Turchia rimanga uno Stato laico e democratico basato sullo Stato di diritto.

Sono stati utilizzati metodi autoritari ed antidemocratici per la repressione delle forze politiche di opposizione e delle organizzazioni civili e vi sono state violazioni dei diritti umani. Lo scorso 6 aprile, i Presidenti di Commissione e Consiglio Von der Leyen e Michel si sono recati ad Ankara per un vertice con il Presidente Erdogan sull’andamento delle relazioni tra UE e Turchia.

Alla luce di quanto sopra esposto, può la Commissione chiarire:

  1. se durante l’incontro del 6 aprile è stato affrontato l’episodio, oltre alle questioni dei diritti umani e dello Stato di diritto;
  2. in base a quali elementi e a quali condizioni ritiene opportuno aprire nei confronti di un paese che si è dimostrato antieuropeo nei fatti e lontano dai valori europei.

Ponte sullo Stretto di Messina – priorità e finanziamento

22.3.2021

Nella questione in oggetto occorre tenere conto delle seguenti premesse:

  • l’avanzamento degli attuali corridoi, come stabiliti dal regolamento (UE) n. 1315/2013 sulle TEN-T;
  • l’importanza dell’interezza del corridoio Scandinavo – Mediterraneo, che percorre tutta l’Italia e che necessita di soluzione di continuità per la Sicilia;
  • l’importanza di connettere la Sicilia al resto del continente, soprattutto alla luce delle difficoltà di connettività che riguardano tutte le modalità;
  • il Recovery and Resilience Facility e il recente accordo tra Parlamento e Consiglio sul CEF;
  • Inoltre è necessario tenere conto delle seguenti considerazioni:
  • il trasporto ferroviario rappresenterebbe una modalità importante di alternativa ad altre più inquinanti, dunque in linea con gli obiettivi del Green Deal;
  • la connettività produrrebbe notevoli effetti sugli scambi commerciali, il turismo e l’occupazione;
  • è in programma, per il terzo trimestre 2021, la pubblicazione da parte della CE della revisione dei corridoi;

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Ritiene importante e prioritaria la realizzazione del progetto “Ponte sullo Stretto di Messina” nell’ambito dell’interezza del corridoio?
  2. Ritiene di includere e rafforzare la priorità di tale progetto e di progetti simili per collegare le isole nell’ambito della prossima revisione delle TEN-T?
  3. Quali strumenti ritiene sia più opportuno utilizzare per finanziare l’opera, nell’ambito del QFP (CEF, FESR, InvestEU, ecc.) e del NGEU, nei limiti di tempo consentiti?

Accordi di associazione tra l’Unione europea e il Principato di Andorra, il Principato di Monaco e la Repubblica di San Marino

1.3.2021

Con una decisione adottata il 16 dicembre 2014[1], il Consiglio dell’Unione europea ha ufficialmente autorizzato la Commissione a iniziare le negoziazioni per giungere a uno o più accordi di associazione tra l’Unione europea e il Principato di Andorra, il Principato di Monaco e la Repubblica di San Marino.

Nella raccomandazione del 13 marzo 2019 al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza concernente l’accordo di associazione tra l’Unione europea e Monaco, Andorra e San Marino[2], il Parlamento europeo ha chiesto di far progredire i negoziati affinché potessero concludersi quanto prima e comunque entro i successivi due anni.

Ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Può la Commissione informare il Parlamento sulla situazione attuale dei negoziati, indicando se intende concluderli entro marzo del 2021, in linea con la raccomandazione approvata dal Parlamento europeo?
  2. In caso contrario, può comunicare al Parlamento quali sono i principali ostacoli alla conclusione dei negoziati e cosa intende fare per superarli?

Tutela dell’aceto balsamico italiano

26.2.2021

La Slovenia ha notificato alla Commissione europea una norma tecnica nazionale in materia di produzione e commercializzazione degli aceti.

Con tale misura, il governo di Lubiana ha reso possibile la denominazione “aceto balsamico” per qualsiasi miscela di aceto di vino con mosto concentrato, trasformandone quindi la peculiare denominazione in uno standard di prodotto. Un’operazione simile rischia di intaccare il sistema di tutela delle Dop e Igp, così come regolamentato dall’UE.

Una volta introdotti nel mercato, questi prodotti potrebbero indurre in errore i consumatori italiani ed europei, arrecando gravi danni a un intero comparto che rappresenta una delle numerose eccellenze del Made in Italy.

Per questi motivi, si chiede alla Commissione di rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Intende tutelare gli interessi dei produttori e dei consumatori italiani ed europei di aceto balsamico, reagendo a tale misura?
  2. Intende sorvegliare sulle norme vigenti per evitare che simili espedienti si ripetano in futuro, a maggior ragione se provenienti da un paese membro dell’UE?

Accesso della Repubblica di San Marino al meccanismo di aggiudicazione dei farmaci e vaccini

10.2.2021

La Repubblica di San Marino si trova all’interno dei confini dell’Unione Europea e per caratteristiche geografiche, storico-culturali, sociali e economiche ne è profondamente integrata. La situazione in via di definizione legata alle negoziazioni di un accordo di associazione iniziate nel 2014 e non ancora concluse sta creando seri problemi durante la pandemia, in particolare legati alla peculiarità geografica di San Marino, il cui territorio ricade interamente all’interno dell’UE. Tra questi, la questione dell’accesso ai vaccini e ai farmaci è la più importante e urgente.

Ai sensi della decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, il meccanismo di aggiudicazione congiunta è accessibile esclusivamente a Stati membri, Stati dell’EFTA e Paesi candidati all’adesione.

Al fine di garantire la sicurezza sanitaria all’interno dell’UE, può la Commissione rispondere al seguente quesito:

Intende intraprendere misure, nell’ambito della proposta di regolamento relativo alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, per estendere la possibilità di partecipare al meccanismo di aggiudicazione congiunta ai paesi i cui territori ricadono interamente all’interno dell’Unione?

Concessioni demaniali di spiagge e stabilimenti balneari, la Commissione ritiri la procedura d’infrazione all’Italia

8.12.2020

Il 3 dicembre 2020 la Commissione ha inviato una lettera di messa in mora all’Italia, riguardante l’estensione quindicennale delle concessioni marittimo-demaniali, istituita dalla legge 145/2018. Secondo le dichiarazioni ufficiali della Commissione, tale estensione risulterebbe in contrasto con la direttiva 123/2006 (CE).

Tuttavia, la legge 145/2018 associa all’estensione quindicennale l’avvio di una contestuale opera di riforma del demanio marittimo italiano, senza la quale è impossibile stabilire i termini di applicazione della direttiva 123/2006 (CE) alle concessioni marittimo-demaniali. Difatti, la sentenza PROMOIMPRESA (cause riunite C-458/14 e C-67/15) della CGUE ha individuato, tra gli altri criteri, l’accertamento della scarsità delle risorse quale condizione indispensabile all’applicazione dell’art. 12 della direttiva 123/2006 (CE).

Tutto ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Intende rivedere, anche in ragione della gravissima crisi economica che ha colpito il settore turistico a causa della pandemia, la scelta di inviare all’Italia la lettera di messa in mora?
  2. Intende sollecitare piuttosto il Governo Italiano in carica a procedere alla riforma del demanio marittimo contestualmente all’estensione quindicennale delle concessioni, che è un’inevitabile misura transitoria?

La detenzione di Nasibe Semsai e le politiche migratorie della Turchia nei confronti di regimi totalitari

19.11.2020

Le leggi del velo forzato sono obbligatorie in Iran sin dalla rivoluzione islamica del 1979. La polizia del “buoncostume” iraniana tiene sotto sorveglianza la popolazione femminile, punendo chi si mostra in pubblico senza il velo con l’arresto, pene detentive, fustigazioni o multe.

Durante le proteste del “mercoledì bianco” del 2018, le donne iraniane hanno sfidato il regime togliendo il velo o rimpiazzandolo con un velo bianco in luoghi pubblici. Le autorità iraniane hanno reagito con massicce repressioni: almeno 48 difensori dei diritti delle donne sono stati arrestati e condannati in processi profondamente iniqui[1].

Nasibe Semsai, principale figura dietro questo movimento, rischia la deportazione e 12 anni di reclusione in Iran dopo essere stata arrestata in Turchia.

Lo strumento dell’UE per i rifugiati in Turchia gestisce un totale di 6 miliardi di euro[2] insieme allo strumento di preadesione (IPA), che concede alla Turchia un sostegno supplementare di oltre 9 miliardi di euro (2007-2020)[3].

Alla luce di quanto precede, può il VP/AR rispondere ai seguenti quesiti:

Considerando le sistematiche violazioni dei diritti umani e la continua e violenta repressione attuata dal regime iraniano, intende l’UE contribuire all’istituzione di un processo di responsabilità internazionale e fare pressione per combattere casi come quello sopra menzionato?

Considerando che queste elargizioni non hanno avuto il minimo effetto sul deterioramento della democrazia turca, intende l’UE mantenere tali finanziamenti?

Inoltre, come intende evitare il sostegno della Turchia a tali regimi?

Supporto all’Italia per l’immediata liberazione degli equipaggi dei motopescherecci di Mazara del Vallo imprigionati a Bengasi

7.10.2020

Da quasi 10 anni la Libia è dilaniata dalla guerra. Il 21 agosto, grazie anche agli sforzi dell’UE e dei suoi Stati membri, tra cui l’Italia, è stato possibile negoziare un accordo di cessate il fuoco la cui attuazione si spera possa contribuire a risolvere il conflitto.

Mentre un barlume di speranza prendeva forma, il 2 settembre, 18 membri degli equipaggi dei motopescherecci “Antartide” e “Medinea” di Mazara del Vallo sono stati illegittimamente fermati in acque internazionali dalle forze militari del generale Haftar e si trovano ancora oggi prigionieri nel porto libico di Bengasi.

  1. Anche alla luce della solidarietà dimostrata dall’Italia nel ricovero, cura e rimpatrio di decine di soldati di Haftar rimasti feriti negli scontri di Bengasi contro le milizie jihadiste, può il VP/AR intervenire senza indugio presso il Parlamento di Tobruk e adoperarsi per la loro liberazione immediata?
  2. Può il VP/AR promuovere una conferenza internazionale allo scopo di negoziare, ridefinendola, la zona di pesca protetta unilateralmente, estesa dalla Libia (nel 2005) a 74 miglia dalla costa e dalla linea che chiude idealmente il Golfo della Sirte, così da evitare il ripetersi di tali episodi per chiunque svolga attività in quelle che il diritto riconosce come acque internazionali?

 

Tensioni etniche, politiche e religiose in Bosnia Erzegovina

9.6.2020

La Bosnia Erzegovina, negli anni ‘90 al centro di un sanguinoso conflitto etnico, si trova negli ultimi tempi a vivere nuove tensioni etniche e religiose.

A settembre del 2019 il maggior partito bosniaco-musulmano ha manifestato l’intenzione di modificare il fragile assetto istituzionale del giovane Stato, aggirando di fatto gli accordi di Dayton e Washington. Tale intenzione, presentata sotto forma di dichiarazione scritta, ha scatenato le reazioni delle altre minoranze etniche, che hanno denunciato il partito, accusandolo di voler violare la Costituzione e di mirare a un nuovo conflitto.

Accanto a questa situazione già incandescente, vi sono i flussi migratori che percorrono i corridoi balcanici per raggiungere l’Europa e che, inevitabilmente, creano altra tensione.

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Quale posizione ha assunto l’UE nei confronti della dichiarazione del partito bosniaco-musulmano e quali azioni ha eventualmente intrapreso per verificare se le affermazioni del partito siano propaganda o se lo stesso sia passato alle vie di fatto?
  2. Quali iniziative sono state poste in essere per capire se le tensioni si sono tradotte in violazione dei diritti umani per motivi razziali o religiosi?
  3. Che cosa intende fare affinché l’Europa intervenga preventivamente, per evitare di rivivere gli orrori della guerra dei Balcani?

Area portuale di Taranto e sicurezza

19.5.2020

L’interrogante desidera attirare l’attenzione della Commissione sul gradimento espresso dalle autorità di governo italiane alla realizzazione di un insediamento produttivo con il contributo di finanziamenti cinesi nell’area portuale di Taranto.

Su tale area già convivono zone delimitate dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, quali la Zona franca doganale, la Zona economica speciale e anche un programma congiunto con l’Agenzia industrie difesa finalizzato alla realizzazione di un hub specialistico dedicato al naviglio militare e civile, nazionale ed estero.

Tenendo conto che i porti, in generale, rivestono un ruolo fondamentale nella sicurezza della fornitura di energia e di merci, e che, in quanto infrastrutture strategiche consentono l’attuazione della sicurezza e sorveglianza marittima, generano big data (imprese marittime, utenti, autorità locali e centrali), e considerando che il porto di Taranto gode di una collocazione strategica unica per quanto riguarda la politica di vicinato verso i Paesi MENA (dai quali gli Stati membri subiscono da tempo minacce diversificate generate da grande instabilità), può la Commissione chiarire se considera coerente con la PESC e la cooperazione in ambito NATO la partecipazione di finanziamenti cinesi in attività produttive private che si espleteranno nell’area portuale?

Impegno europeo nei progetti di implementazione delle riserve idriche 

3.3.2020

Il problema della siccità sta interessando zone sempre più ampie del territorio dell’Unione, comprese quelle solitamente non coinvolte dal fenomeno, e ciò anche a causa dei cambiamenti climatici e di un incremento dei prelievi per scopi civili e industriali.

Per evitare fenomeni di carenza localizzata, in vari Stati dell’Unione sono stati avviati dei progetti di riuso delle cave dismesse, trasformate dopo appositi trattamenti di impermeabilizzazione in bacini di contenimento delle acque piovane e delle ondate di piena dei vicini fiumi. Le riserve così create nei periodi di intense precipitazioni si rendono disponibili durante le successive fasi siccitose.

La ricerca e gli investimenti in questa direzione vanno incentivati anche da parte delle istituzioni dell’Unione europea, in quanto tale sistema consente un notevole incremento dell’occupazione e agevola la bonifica e la riqualificazione di siti spesso abbandonati e inquinanti, che invece potrebbero essere riconvertiti a uso civile e produttivo.

Alla luce di quanto esposto, si chiede:

se l’Unione europea intenda riconoscere l’importanza della riqualificazione di quelle aree, a fini di stoccaggio delle risorse idriche, incentivando e rendendo prioritarie le misure sostenute da investimenti dei propri fondi strutturali relativi all’ambiente e all’agricoltura, che riguardano la costruzione e l’ammodernamento delle opere irrigue.

 

Impegno europeo per il ricordo del disastro del Vajont

19.2.2020

Il 9 ottobre 1963 tra le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto (Italia) si verificò il disastro del Vajont, con la morte di migliaia di persone e la devastazione territoriale, sociale ed economica di quattro comunità.

Sebbene siano trascorsi quasi sessant’anni da quei fatti, nessuna autorità istituzionale dell’Unione europea risulta essersi mai recata in visita ufficiale nei luoghi della tragedia.

Tale lacuna merita di essere rapidamente colmata, non fosse che per il profondo monito che la sciagura riveste a livello internazionale (in Italia il Vajont è ritenuto per legge un esempio dei danni provocati dalla negligenza e dall’ingordigia dell’uomo).

Alla luce di quanto esposto, può la Commissione rispondere al seguente quesito:

Intende essa organizzare una visita alle comunità toccate dagli eventi del 1963 per dimostrare la solidarietà e la vicinanza dell’Unione europea, nonché per evitare che quegli errori abbiano a ripetersi nelle generazioni future?

Catastrofica alluvione su Venezia: necessità di un intervento urgente della UE con la mobilitazione del Fondo europeo di solidarietà e di fondi straordinari

21.11.2019

Il 12 novembre 2019 una catastrofica ondata di maltempo si è abbattuta sulla città di Venezia, sulla sua laguna e sul litorale veneziano (Caorle, Jesolo, Bibione, Chioggia, Eraclea).

Fortissime mareggiate, precipitazioni e venti estremamente intensi hanno innalzato il livello dell’acqua con picchi di 187 centimetri sul livello del mare, causando l’allagamento dell’80% della città di Venezia.

Proprietà pubbliche e private, infrastrutture, attività, imprese ed esercizi commerciali, siti d’importanza storica e religiosa e luoghi simbolo, come la Basilica di San Marco, sono stati colpiti da danni ingentissimi superiori al miliardo di euro.

Il Comune di Venezia e la Regione Veneto si sono tempestivamente attivati per affrontare la situazione d’emergenza, definita dal Governatore Zaia “una devastazione apocalittica e totale”.

Preso atto dei danni e delle drammatiche conseguenze provocate dall’alluvione a Venezia e dei grandissimi disagi patiti dalla popolazione e considerando che la città di Venezia e la sua laguna rappresentano un patrimonio storico, culturale e architettonico unico al mondo, che è stato riconosciuto sito del Patrimonio mondiale dell’UNESCO, può la Commissione far sapere:

  1. se intende garantire il pieno sostegno a Venezia, alla Regione Veneto e al Governo italiano attraverso l’urgente mobilitazione del Fondo europeo di solidarietà;
  2. quali ulteriori strumenti e fondi straordinari intende predisporre per questa emergenza e per la salvaguardia del patrimonio storico di Venezia, nonché per la messa in sicurezza della città.

Attivazione rapida FSUE – danni causati dal maltempo in Italia

20.11.2019

Dal 9 al 12 novembre un’eccezionale ondata di maltempo si è abbattuta su molte regioni d’Italia, provocando diverse vittime e ingenti danni a infrastrutture pubbliche e private, al settore agricolo, nonché a imprese e abitazioni private.

Le regioni interessate chiederanno al governo italiano di attivare una richiesta di mobilitazione del Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE), nato per intervenire in aree geografiche profondamente colpite da grandi calamità naturali.

Va sottolineato che il suddetto Fondo è finanziato da fondi non inclusi nel normale bilancio dell’UE, e quindi con risorse aggiuntive provenienti dagli Stati membri.

Si chiede pertanto alla Commissione:

  1. Se intende trattare la domanda di intervento dell’Italia con celerità, utilizzando una procedura quanto più semplificata e rapida possibile;
  2. Se ritiene applicabile l’eccezione al disimpegno automatico delle risorse, in modo da consentire una proroga della spesa ai territori colpiti, così come previsto all’articolo 87, lettera b), del regolamento (UE) n. 1303/2013.

 

 

Licenziamento collettivo Opel Italia S.r.l. Fiumicino

28.10.2019

Nelle scorse settimane, la Opel Italia S.r.l. di Fiumicino (RM), senza concedere alternativa concreta e con pochissimo preavviso, ha comunicato ai suoi 62 lavoratori di voler procedere al licenziamento collettivo per riorganizzazione aziendale.

Questa decisione è stata presa in seguito alla recente acquisizione, avallata dalla Commissione europea, della casa automobilista tedesca da parte del gruppo francese PSA.

Se, da un lato, l’acquisizione ha creato un colosso nel settore, dall’altro ha spinto il gruppo francese ad avviare una generale riorganizzazione che dovrebbe portare a 4000 esuberi entro il 2020. Di questi, 62 sono lavoratori dello stabilimento di Fiumicino.

Si chiede pertanto alla Commissione:

  1. se è a conoscenza del piano di riorganizzazione avviato da PSA dopo l’acquisizione e se ritiene necessario approfondire quanto accaduto.
  2. se ritiene che in casi simili, dove il singolo stabilimento non arrivi alla quota necessaria di 500 esuberi ma il piano di riorganizzazione coinvolga migliaia di lavoratori in tutta Europa, sia attivabile il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione.
  3. se ritiene opportuno verificare che l’Italia abbia recepito correttamente la direttiva 2002/14/CE, in considerazione del continuo ripetersi di episodi in cui le buone pratiche in materia di anticipazione e gestione socialmente responsabile della ristrutturazione vengono ignorate.

Uso FSUE maltempo Piemonte

23.10.2019

Nella notte tra il 21 e il 22 ottobre, un’eccezionale ondata di maltempo si è abbattuta su Piemonte e Liguria, con particolare coinvolgimento delle province di Alessandria e del Verbano Cusio Ossola.

Numerose comunità sono rimaste isolate a causa delle frane che hanno provocato ingenti danni. Ci sono state evacuazioni e risultano vittime e dispersi. In particolare nei comuni di Novi Ligure, Serravalle Scrivia, Capriata D’Orba e Crodo.

La Regione Piemonte si è già attivata per avere lo stato di emergenza presso lo Stato italiano.

Si chiede quindi alla Commissione:

  1. Vista la celerità della Commissione nel chiedere la modifica del regolamento sull’uso del FSUE per eventuali danni da un’ipotetica Brexit, intende procedere con altrettanta rapidità per utilizzare questo fondo per ciò per cui è stato pensato?
  2. In caso affermativo, in quali tempi intende farlo?

Tre migranti sbarcati con la Sea Watch 3 arrestati: la Commissione approfondisca la vicenda e adotti delle azioni di controllo

10.10.2019

Notizie di stampa italiana del 26 settembre 2019 riportano l’arresto di tre immigrati approdati in Italia lo scorso giugno a bordo della Sea Watch 3, l’imbarcazione comandata da Carola Rackete.

Nella fattispecie alcuni immigrati, una volta sbarcati con la nave Mediterranea, avrebbero riconosciuto Mohammed Condè, Hameda Ahmed e Mahmoud Ashuia quali soggetti che, prima di giungere in Italia a bordo della nave di Carola Rackete, li avrebbero torturati nel campo libico di Zawya.

Le indagini hanno portato all’arresto di queste tre persone con varie accuse, tra cui violenza sessuale, tortura, omicidio, sequestro di persona a scopo di estorsione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il 3 ottobre 2019, nel corso di un’audizione presso il Parlamento europeo, Carola Rackete ha confermato la bontà della sua azione, ovvero aver speronato un’imbarcazione militare italiana e fatto sbarcare i migranti della Sea Watch, nel pieno rispetto delle vigenti disposizioni internazionali dei diritti umani e del mare.

Ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. La Commissione, stante il prioritario compito di salvaguardare la sicurezza dei propri cittadini, ritiene opportuno ed utile approfondire la vicenda sopra descritta?
  2. La Commissione, in ragione sempre della doverosa salvaguardia dei propri cittadini, quali azioni intende adottare per verificare l’esatta identità dei migranti che arrivano in Europa?

Proposte di risoluzione individuali

PROPOSTA DI RISOLUZIONE su un “piano Mattei” per la regione euromediterranea e africana in grado di garantire i progressi di cui tutti abbiamo bisogno

11.10.2023

B9‑0450/2023

 

Il Parlamento europeo,

– visto l’articolo 143 del suo regolamento,

  1. considerando che i destini dell’Africa, della regione mediterranea e dell’Europa dovrebbero considerarsi collegati e convergenti solo se alla base di qualsiasi forma di cooperazione vi è l’impegno reciproco per la pace, il diritto internazionale, lo Stato di diritto, la democrazia, il buon vicinato, la governance responsabile, i diritti umani e la dignità individuale;
  2. considerando che l’UE e i propri Stati membri devono dar prova di leadership nel fornire soluzioni e programmi a lungo termine che potrebbero aiutare i paesi meno sviluppati a generare entrate proprie e sufficienti risorse interne da stanziare per i propri cittadini, nonché aiutare le persone in Africa che dipendono dalla pastorizia ad accedere al cibo e all’acqua e a capire che esistono percorsi alternativi;
  3. invita il Consiglio a presentare un “piano Mattei” per la regione euromediterranea e africana in grado di garantire i progressi di cui tutti abbiamo bisogno;
  4. invita la Commissione a rilanciare il progetto GALSI, che ha ottenuto lo status di progetto di interesse comune nel 2013 e nel 2015 come previsto dal regolamento TEN-E, in quanto riconosciuto come contributo alla diversificazione delle forniture di gas e delle rotte verso il mercato europeo.

Eventi/Webinar

 

Serbia, i pro e i contro di un’adesione contrastata

04/08/2023

https://www.annabonfrisco.eu/2023/08/serbia-i-pro-e-i-contro-di-unadesione-contrastata/

Un aggiornato report sul contrastato percorso di adesione all’Unione europea. Con i problemi Kosovo e Russia sullo sfondo, ma anche un nuovo impegno della Serbia nelle iniziative di cooperazione regionale. L’importanza di un dialogo facilitato con l’Unione europea

Migliorare l’impegno con i Balcani occidentali per un futuro comune

31/05/2022

https://www.annabonfrisco.eu/2022/05/migliorare-limpegno-con-i-balcani-occidentali-per-un-futuro-comune/

Il processo di allargamento dell’Unione Europea ai Balcani occidentali: progressi, riforme, sfide e prospettive di Macedonia del Nord e Kosovo.

Il semestre sloveno e i Balcani occidentali

15/12/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/12/il-semestre-sloveno-e-i-balcani-occidentali/

L’allargamento della UE ai sei Paesi balcanici appare ancora lontano. “Siamo un’unica famiglia” come dice Ursula Von der Leyen, tuttavia non devono essere fatti sconti sul raggiungimento degli standard europei nei capitoli di adesione. La giovane Slovenia, nel suo semestre di presidenza UE, ha tentato di favorire il processo di allargamento

La politica di allargamento e il Partenariato orientale della UE

14/05/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/05/la-politica-di-allargamento-e-il-partenariato-orientale-della-ue/

Nel dettaglio della situazione economica e sociale dei Paesi candidati a entrare nella UE, prossimi e venturi. Con proposte di interventi di azione politica e legislativa per il gruppo Identità e Democrazia

Il futuro dei Paesi balcanici occidentali è palesemente nella UE

11/04/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/04/il-futuro-dei-paesi-balcanici-occidentali-e-palesemente-nella-ue/

Lo scorso 25 marzo l’assemblea plenaria del Parlamento europeo ha votato il report annuale per l’allargamento ai quattro Paesi balcanici Albania, Nord Macedonia, Serbia e Kosovo. I quali, però, devono continuare a concentrarsi sulle riforme fondamentali. Importante apertura per l’Albania dal gruppo Id e dalla Lega

Kosovo: opportunità o rischio per l’Unione Europea?

08/01/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/01/kosovo-opportunita-o-rischio-per-unione-europea/

In Kosovo la sicurezza è il precursore e la premessa per dialogo e riconciliazione. NATO KFOR mantiene un ambiente di sicurezza per poter facilitare il dialogo politico condotto dall’Unione Europea

25° Anniversario del Processo di Barcellona

16/12/2020

https://www.annabonfrisco.eu/2020/12/25-anniversario-del-processo-di-barcellona/

Dibattito con l’Alto Rappresentante Borrell in Plenaria sul 25° anniversario del Processo di Barcellona, sul Partenariato Mediterraneo – Union for the Mediterranean

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In questi giorni il Mediterraneo sprigiona tutti i suoi colori, profumi e calore. Eppure il Mediterraneo è anche le diverse sfide e minacce alla sicurezza, nonché i conflitti in corso nel Medio Oriente, in Libia e in Siria, che non possiamo ignorare.

La concorrenza globale di Cina, Russia e Iran dovrebbe essere sempre di più al centro dell’azione della politica estera europea. Ne va del nostro futuro, che affonda le radici sulla democrazia di cui Roma, Atene e Gerusalemme hanno posto la prima pietra nel Mondo.

Il partenariato mediterraneo rafforzato sarà un imperativo strategico per l’Unione europea solo se ne saprà tutelarne la cultura, lo stile di vita e la prosperità, rispetto ad interessi che poco hanno a che fare con le nostre tradizioni.

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La Turchia non sarebbe così pericolosa, prepotente e preoccupante se l’Unione Europea giocasse un ruolo primario negli scenari di crisi nel Mediterraneo.

Anche la più basilare difesa dei confini, Grecia e Cipro, è diventata materia di scontro e divisione tra gli Stati Membri impegnati a fare i conti con i propri, seppur legittimi, interessi interni.

Ma i regimi autoritari prosperano sull’assenza di visione delle grandi democrazie.

Quegli interessi interni che sul breve termine sembrano irrinunciabili, nel futuro rivelano sempre un costo eccessivo, dal punto di vista economico, democratico, strategico.

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Il vicinato meridionale per stabilire “Una nuova agenda per il Mediterraneo” è un elemento chiave della politica estera europea.

Per questo sono intervenuta con Carl Hallergard, vicedirettore esecutivo del SEAE per il Medio Oriente e l’Africa settentrionale.

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#CronacheEuropee 1/3

I resoconti giornalistici via social di Conte non raccontano la verità.

I dialoghi in corso a Bruxelles parlano di un premier che è andato senza una strategia, piuttosto che un governo cosciente della posizione geostrategica e geopolitica dell’Italia nel panorama europeo ovvero la nostra storia.

Questa è la storia di un Paese che deve certamente cambiare sotto tanti punti di vista ma che ha sempre avuto la forza di rialzarsi grazie al proprio ingegno ed essere un esempio per gli altri Stati membri.

È importante abbandonare la logica del fallimento per abbracciare l’idea di un’Italia guida del Mediterraneo, solo così faremo valere i nostri interessi nel Consiglio.

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Il presidente Draghi ha indicato i Balcani e il Mediterraneo allargato quali aree di naturale interesse prioritario dell’Italia, con una particolare attenzione alla Libia, al Mediterraneo orientale e all’Africa.

È importante che il nostro ruolo e la nostra vocazione mediterranea siano al centro dell’agenda del governo.

Draghi e Salvini faranno tornare Roma capitale d’Europa e del Mediterraneo, punto di riferimento imprescindibile per rilanciare l’atlantismo.

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Ieri al Parlamento europeo abbiamo audito l’ambasciatore Olivér Várhelyi, Commissario designato dell’Ungheria per l’allargamento e le politiche di vicinato. Le audizioni dei commissari europei sono un importante esercizio di democrazia e trasparenza interna all’Unione europea, ma è indispensabile resistere alla tentazione di politicizzare questo strumento. Io ho preso parte a questo importante momento e ho chiesto al Commissario designato come intende affrontare le sfide che stiamo fronteggiando nel sud Europa e in particolare nel Mediterraneo.

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L’Italia si appresta ad avere un nuovo e autorevole Governo.

Con Draghi e Salvini Roma torna capitale d’Europa e del Mediterraneo.

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Ieri in Turchia è stata condannata ingiustamente l’avvocatessa e co-presidente dell’Associazione per i diritti umani, Eren Keskin, a sei anni di carcere.

È un’altra dei tanti prigionieri di coscienza vittime dell’autoritarismo turco di Erdogan.

Questo avviene anche perché la postura Europea nel Mediterraneo è spesso contradittoria e troppo orientata dagli interessi dei singoli Stati membri.

Eppure il rispetto dei diritti e dei valori è l’unica garanzia di stabilità e di prosperità umana ed economica.

Erdogan ad oggi rappresenta un modello e un vincolo culturale e politico inaccettabili per tutti quei paesi del Mediterraneo che credono nel dialogo e nel rispetto reciproco.

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Nel discorso del ministro Di Maio al Rome MED- Mediterranean Dialogue mancano parole chiave importanti che l’agenda politica dell’Italia deve avere.

Penso a Balcani Occidentali, Ue e Nuova via della Seta.

Infatti, il ministro ha dimenticato del nostro prezioso contributo e del nostro ruolo privilegiato nei Balcani e come cambierà l’Europa con il processo di adesione.

Compresi le criticità e gli interrogativi ancora irrisolti.

Proprio un riferimento all’azione (o inazione) dell’Ue nel Mediterraneo è stato completamente tralasciato.

Senza è difficile immaginare come l’Italia possa agire in sintesi con la propria Storia e le prospettive della geopolitica attuale.

Concludo con la Nuova via della Seta: una minaccia e una sfida all’integrità democratica, politica e commerciale del Mediterraneo.

Con un governo così saremo solo una comparsa, lasciando libero il campo ai grandi paesi del nord Europa, o peggio ai regimi.

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Oggi è la giornata internazionale del Mar Mediterraneo. Roma, Atene e Gerusalemme hanno posto la prima pietra della Democrazia nel Mondo, proprio sulle sponde di quel Mediterraneo, come abbiamo discusso martedì con il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis in occasione della Plenaria di Strasburgo, su cui sono poste le fondamenta del nostro lavoro futuro.

Eppure sono diverse le minacce alla sicurezza: la Cina e la Russia e l’instabilità geopolitica del fronte sud, ma anche un ecosistema in crisi. Tutte sfide interconnesse tra di loro.

Il Mediterraneo, grazie alla sua grande resilienza e capacità di rigenerarsi, continua a lottare. Prendiamo esempio da questo straordinario modello di tenacia e prendiamocene cura. Affinché Nostrum non sia sinonimo di sopruso e sfruttamento. Ma sinonimo di pace, democrazia, prosperità, cultura e sintonia con la natura.

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Un’interrogazione alla Commissione europea sugli incendi che hanno colpito Roma durante queste settimane. È questa la mia iniziativa a seguito delle immagini della nostra città, una delle principali capitali europee e del Mediterraneo, e dei suoi cittadini avvolti nel fumo nocivo. La preoccupazione per la salute dei romani e per la salvaguardia ambientale è profonda.

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Non possiamo accogliere tutti. L’#Italia fa bene ad accordarsi con gli altri paesi del #Mediterraneo per garantire la sicurezza dei suoi confini, ma gli #sbarchi vanno fermati alla partenza.

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“Presentazione dello studio Arisk per il Gruppo ID”

Nell’ambito della visione olistica della sicurezza Europea, analisi della cultura della valutazione del rischio per lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo

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I Balcani sono il perno di questa nuova pagina di Storia del processo di allargamento, non possiamo deludere i loro cittadini. In particolar modo l’Italia ha il dovere di stare a fianco dell’Albania, con cui condivide un’antica amicizia.

Ritengo quindi positiva la proposta del presidente Draghi, per la quale se ci fossero ulteriori ostacoli sul futuro ingresso della Macedonia del Nord, allora il percorso dell’Albania deve andare avanti da solo.

Su questo si valuterà l’impegno e il sostegno dell’UE alla regione, che è due volte più urgente, per via della guerra in corso, le infiltrazioni cinesi nel Mediterraneo e le questioni fondamentali di sicurezza.

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Le parole del ministro francese Darmanin contro l’Italia sono quattro volte fuori luogo.

Primo, perché come chiarito dalla Commissione, «spetta ai Paesi scegliere il porto di sbarco dei migranti».

Secondo, perché l’immigrazione è una sfida epocale e comune, pertanto non si risolve con le polemiche strumentali utili solo a coprire il dissenso interno verso Macron.

Terzo, perché il nostro è un Governo eletto da un’ampia maggioranza di Italiani e non spetta alla Francia giudicarne l’operato.

Quarto, perché viola lo spirito del trattato del Quirinale, che anche sull’immigrazione misura la sua efficacia.

Il ministro francese Darmanin oggi crea i presupposti per indebolire l’Europa intera, per tradire la volontà dei cittadini europei a partire da quelli francesi e italiani, per destabilizzare il Mediterraneo.

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È stato approvato il miglior piano migranti possibile per l’Italia. Il Consiglio europeo, grazie alla paziente mediazione del ministro Piandetosi, ha un accordo che lascia meno solo il nostro Paese su un tema di sicurezza, una minaccia ibrida, che riguarda tutti gli europei.

Ora toccherà al Parlamento europeo dare forma al complesso pacchetto di norme sulla migrazione, con l’auspicio che non si ritorni ad una solidarietà a due velocità e si violi la volontà degli Stati membri espressa in Lussemburgo.

Per il Mediterraneo è stato un anno drammatico, le tratte di esseri umani sono molto dinamiche e sfruttano ogni crisi come un’opportunità per aumentare i loro profitti illegali.

Sarà pertanto necessario affrontare temi come quello del traffico digitale legato all’immigrazione, ovvero il ruolo svolto dai social media nella diffusione di informazioni illecite e nell’uso delle tecnologie digitali ai fini del traffico di migranti.

Già nel testo nel testo sulle interferenze straniere nell’Unione europea, il concetto è stato inserito tramite un emendamento presentato dalla Lega Matteo Salvini in un’aula di tribunale per aver difeso i confini dell’Europa. Oggi l’Europa finalmente comincia a capire e riconoscere il ruolo determinante dell’Italia nel garantire la giusta solidarietà ma anche una corretta gestione del fenomeno strutturale dell’immigrazione

#ForzaMatteo

Interrogazioni parlamentari

Un ambiente informativo europeo affidabile sulla Jihad islamica palestinese e sugli affiliati di Hamas nella guerra del terrore da essi condotta contro lo Stato ebraico di Israele 

16.11.2023

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta  P-003403/2023 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Nella mia interrogazione con richiesta di risposta scritta E-003257/2023 ho sottolineato che un numero elevato e indefinibile di cittadini arabo-palestinesi a Gaza ha utilizzato tunnel a scopo militare e terroristico.

Nella guerra asimmetrica immorale, jihadista e di lunga data condotta contro lo Stato ebraico di Israele e i suoi cittadini, questa vasta infrastruttura militare e terroristica sotterranea è stata costruita sotto moschee, scuole, ospedali e zone residenziali densamente popolate nell’intento di utilizzare gli edifici e gli esseri umani come scudi contro operazioni di difesa preventiva intraprese da parte delle forze di difesa israeliane.

Il 14 novembre la comunità dell’intelligence degli Stati Uniti ha declassificato informazioni sulle modalità operative del gruppo islamico palestinese Hamas, informazioni che confermano l’utilizzo di un complesso sotterraneo situato sotto gli ospedali di Gaza come scudo, centro operativo, deposito di armi e base logistica bellica.

  • Da quanto tempo il Centro di situazione e di intelligence dell’Unione europea (EU INTCEN) sta raccogliendo informazioni analoghe?
  • Nel loro compito di servire e proteggere l’ambiente europeo dell’informazione, in che modo il vicepresidente/alto rappresentante e il Servizio europeo per l’azione esterna valutano la propria comunicazione strategica, le dichiarazioni, la sensibilizzazione e le narrazioni riguardo alla costruzione militare e terroristica di tale vasta infrastruttura sotterranea a Gaza, utilizzata dall’enorme numero di cittadini arabo-palestinesi affiliati ad Hamas e alla Jihad islamica palestinese?

Azione dell’Occidente unito nella sconfitta di Hamas e ritardo delle sanzioni imposte dall’Unione europea

16.11.2023

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003401/2023 al Consiglio
Articolo 138 del regolamento

Gli Stati dell’Occidente sono uniti nel condannare, anche tramite azioni, il brutale e ingiustificato attacco di Hamas contro Israele del 7 settembre. Il 14 novembre 2023 Stati Uniti e Gran Bretagna hanno imposto sanzioni contro individui ed entità affiliati ad Hamas, cercando di colpire tutti meccanismi attraverso cui viene fornito sostegno ad Hamas e alla Jihad islamica palestinese, a cominciare dall’Iran che, attraverso il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche, ha trasferito centinaia di milioni di euro.

È il terzo pacchetto di sanzioni annunciato dagli Stati Uniti dall’attacco. Inoltre, questi provvedimenti si aggiungono alle sanzioni già esistenti nel Regno Unito contro Hamas, anche nei confronti dell’organizzazione stessa.

Italia, Francia e Germania sono in prima linea nel raggiungere l’obiettivo di isolare e sconfiggere Hamas.

Ciò premesso, può il Consiglio far sapere:

  • Per quale motivo non sono state imposte nuove sanzioni ad Hamas e a tutti i soggetti collegati ad Hamas e alla Jihad islamica palestinese?
  • Se ritiene ancora rinviabile l’inserimento del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche nella lista dei gruppi terroristici?

L’impegno dell’Unione europea nella promozione della pace, della stabilità regionale e della sicurezza nella regione del Medio Oriente allargato 

13.11.2023

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003342/2023/rev.1 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Il diritto internazionale presuppone che vi sia solidarietà tra tutti gli Stati nella lotta al terrorismo. L’attacco perpetrato dagli arabi palestinesi di Hamas contro i civili israeliani li rende responsabili di molteplici crimini che si distinguono per l’atrocità, la ferocia e l’odio inauditi nei confronti degli ebrei e dello Stato ebraico di Israele.

La spirale dell’odio deve essere spezzata; gli accordi di Abramo tracciano la strada verso la comprensione reciproca, la coesistenza, il rispetto della dignità umana e la libertà, compresa la libertà religiosa. Sono diventati il motore principale per un cambiamento positivo in Medio Oriente. È nell’interesse dell’Unione europea che siano adottati da quanti più paesi arabi e islamici possibili, poiché soltanto tali accordi possono fare la differenza tra uno scenario di pace e stabilità, da un lato, e tra uno di odio e vendetta, dall’altro.

In linea con il risveglio di un’Europa geopolitica, intende l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica / il vicepresidente della Commissione convocare una conferenza di pace internazionale per dimostrare l’impegno dell’UE nella promozione della pace, della stabilità regionale e della sicurezza nella regione del Medio Oriente allargato?

Indipendenza dei funzionari delle organizzazioni internazionali nell’ambito del brutale attacco di Hamas contro Israele e diffusione di disinformazione antisemita

10.11.2023

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003338/2023 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Il brutale e ingiustificato attacco di Hamas contro Israele ha causato il riemergere di attacchi antisemiti, propaganda antisemita e disinformazione in Europa e nel mondo. Le istituzioni internazionali dovrebbero agire per arginare questo fenomeno aberrante.

In Italia hanno fatto molto discutere le dichiarazioni pubbliche di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, come ad esempio “Israele occupa come una dittatura militare”. Diverse inchieste giornalistiche e UN Watch hanno messo in luce che Francesca Albanese “non è in grado di fungere da esperto neutrale e indipendente delle Nazioni Unite per qualsiasi cosa coinvolga i palestinesi, come richiedono le regole delle Nazioni Unite e come lei stessa ha riconosciuto prima di essere scelta per l’incarico”. Francesca Albanese non ha rivelato all’ONU di essere sposata con Massimiliano Calì, il quale è stato consigliere economico del ministero dell’Economia nazionale dello Stato di Palestina a Ramallah.

Ciò premesso, può la Commissione far sapere:

  • Se ritiene che i funzionari delle istituzioni internazionali debbano rispettare requisiti di onorabilità e indipendenza?
  • Come ritiene debba essere applicata la strategia europea per combattere l’antisemitismo nell’ambito delle organizzazioni internazionali?

Uso militare-terroristico del sottosuolo di Gaza da parte dei terroristi arabo-palestinesi di Hamas

5.11.2023

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003257/2023 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Un numero elevato e indefinibile di cittadini arabo-palestinesi residenti a Gaza si sono appropriati criminalmente negli anni di vari tipi di aiuti, tra cui anche umanitari, per costruire tipologie diverse di tunnel e altre infrastrutture terroristico-militari nel sottosuolo di Gaza.

Tale vasta infrastruttura terroristico-militare è stata realizzata dai terroristi arabo-palestinesi di Hamas sotto moschee, scuole, ospedali ed edifici civili ad alto tasso residenziale a Gaza, con la volontà di usare luoghi e persone come scudi contro operazioni di difesa preventiva da parte delle forze di difesa israeliane.

Tale vasta infrastruttura sotterranea non a uso civile, ha richiesto l’impiego di molta forza lavoro palestinese, soprattutto giovane, la copertura dei loro salari e di altri servizi sociali nonché l’impiego di quantità rilevanti di materiale, strumenti e mezzi di costruzione e di scavo, in particolare di molta energia elettrica, carburante e materiale elettrico.

Può la Commissione far sapere se è in grado di fornire un valore in euro di quanto della propria assistenza finanziaria alla Palestina, in ogni sua forma, diretta e indiretta, sia stata sottratta negli anni dai terroristi arabo-palestinesi di Hamas che l’hanno invece deviata, riutilizzata e incanalata nella realizzazione dell’infrastruttura sotterranea terroristico-militare da usare per far guerra allo Stato ebraico di Israele?

Indagine della Corte penale internazionale su crimini contro l’umanità e apartheid di genere da parte dei talebani in Afghanistan

19.9.2023

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta  P-002701/2023 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Il regime dei talebani ha attuato una politica di apartheid di genere. Le Nazioni Unite affermano che attraverso più di 50 editti, ordini e restrizioni sono stati lesi la dignità e ogni aspetto della vita di donne e ragazze.

Secondo l’Alto Commissario dell’ONU, Volker Türk: “Negare alle donne e alle ragazze il diritto di partecipare alla vita quotidiana e pubblica non solo nega loro i diritti umani, ma nega all’Afghanistan il beneficio dei contributi che hanno da offrire”.

Secondo Elizabeth Evenson, direttrice della giustizia internazionale presso Human Rights Watch, la negazione crudele e metodica da parte dei talebani dei diritti fondamentali delle donne e delle ragazze per rimuoverle dalla vita pubblica ha ricevuto l’attenzione globale.

L’Afghanistan ha aderito allo Statuto di Roma nel 2003 e la Corte penale internazionale può esercitare la propria giurisdizione.

Pertanto, l’interrogante chiede all’alto rappresentate/vicepresidente, Josep Borrell:

  • Con quali azioni ritiene di sostenere l’orientamento dell’ONU nell’ambito delle violazioni dei diritti umani in Afghanistan basate sulla segregazione di genere?
  • Si impegnerà affinché l’Unione europea sostenga un’indagine della Corte penale internazionale nei confronti dei talebani?

 

Presunta esecuzione sommaria di prigionieri di guerra armeni da parte delle forze armate azere

10.10.2022

 

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003329/2022/rev.1 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

 

Nei giorni scorsi alcuni media hanno rilasciato un video che mostrerebbe un gruppo di soldati armeni catturato, circondato dalle truppe azere e giustiziato.

Se l’autenticità del video diffuso in rete venisse confermata, si tratterebbe chiaramente di un crimine di guerra che necessiterebbe di tutte le indagini del caso.

Alla luce del recente conflitto iniziato nel 2020 tra Azerbaigian e Armenia nella regione del Nagorno-Karabakh, del rischio di una nuova escalation e di una guerra aperta dopo la nuova aggressione da parte delle forze armate azere, dell’importanza del rispetto dei diritti umani dei prigionieri di guerra e dell’adesione alle convenzioni di Ginevra, delle già numerose infrazioni azere nei confronti di prigionieri armeni, come già menzionato anche in una risoluzione del Parlamento europeo del maggio 2021, e del precedente episodio di una militare armena torturata, mutilata e uccisa dalle forze azere, può il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza rispondere ai seguenti quesiti:

  • È al corrente di questi potenziali crimini di guerra e delle evidenti violazioni dei diritti umani? Quali azioni può intraprendere per aiutare a rintracciare e perseguire gli eventuali colpevoli?
  • Può chiarire quali sono le eventuali azioni che la Commissione intende intraprendere per aumentare significativamente la partecipazione europea a una risoluzione pacifica del conflitto tra Azerbaigian e Armenia?

Perquisizioni persecutorie da parte dei talebani in Afghanistan

31.3.2022

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-001325/2022 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

A partire dal 27 febbraio 2022, come annunciato dallo stesso portavoce dei talebani Zabiullah Mujahid, a Kabul sono cominciate diverse perquisizioni casa per casa e così sarebbe avvenuto nelle province settentrionali.

Tali persecuzioni avverrebbero attraverso un sistema delatorio, ovvero solo in caso di specifica segnalazione di possibile attività criminale.

Poiché il linguaggio dei talebani è il linguaggio dei regimi, ovvero quello della violenza e della menzogna, questa operazione di perquisizione è stata finalizzata alla persecuzione e all’oppressione della popolazione civile, così come denunciato da molti osservatori internazionali, come ad esempio Ahmad Shuja.

Ciò premesso, può il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza rispondere ai seguenti quesiti:

  • Ritiene che quanto accaduto deluda le aspettative dell’UE a seguito dei dialoghi con i talebani a Oslo?
  • Intende esprimere una dura condanna a nome dell’UE contro i rastrellamenti casa per casa, i quali ricordano il regime nazista?
  • Ritiene che le perquisizioni e l’ulteriore oppressione nei confronti del popolo afghano siano una conseguenza dell’idea distorta di sicurezza e stabilità promossa dalla Cina in Afghanistan? Come interpreta in questo senso la recente visita in Afghanistan del ministro degli Esteri cinese Wang Yi?

 

Responsabilità morali del Pakistan nell’Afghanistan dei Talebani

24.8.2021

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta  P-003943/2021 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

L’Afghanistan è uno stato islamico e le innumerevoli sofferenze e ingiustizie patite dal popolo musulmano afghano devono terminare perchè contrarie alla fede islamica, una fede che accorda il primo valore alla sicurezza.

La Cina, pur affermando di essere tra i principali paesi del mondo ad assumersi importanti responsabilità per la pace, la stabilità e lo sviluppo del mondo intero, in realtà si basa su un sistema filosofico-politico a bassa influenza religiosa, autocratico, opaco e digitalmente coercitivo e intrusivo.

L’UE, invece, caratterizza le proprie politiche interne ed esterne sul rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani.

Gli interroganti chiedono al VP/HR se, pur in presenza di culture politico-filosofiche differenti, riterrebbe opportuno:

  • Avviare un dibattito sull’Afghanistan insieme all’Organizzazione per la Cooperazione Islamica con l’intento di sviluppare posizioni comuni;
  • Avviare un dialogo strategico con il Pakistan, primo contributore alla presa di potere da parte dei Talebani, proponendogli di assumersi la responsabilità principale di favorire la riconciliazione del popolo afghano, di condannare la violenza e l’estremismo e di favorire un dialogo nazionale basato sulla pace, la tolleranza, l’inclusione e la dignità umana, che allo stesso tempo eviti il fanatismo, il settarismo e il dogmatismo gretto.

 

Situazione in Afghanistan e minacce per l’Europa

20.8.2021

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003929/2021 alla Commissione

Articolo 138 del regolamento

La rapida avanzata dei talebani e la caduta di importanti città, compresa Kabul, apre un futuro incerto per la sicurezza europea e la tutela dei diritti, soprattutto delle donne, in Afghanistan.

Dalle posizioni espresse dai talebani – e dalle notizie che giungono dalle zone da loro occupate – se ne desume una notevole contrazione dei diritti delle popolazioni locali, oltre a rappresaglie e violenze contro chi ha “collaborato” con le forze occidentali.

Una sorte ancora più drammatica in questa crisi tocca alla popolazione femminile, particolarmente repressa anche nei diritti più basilari (istruzione, movimento, lavoro e diritti individuali) che almeno le forze occidentali cercavano di mantenere nelle loro zone di controllo.

Vista l’evoluzione della situazione, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • Come intende cooperare con il nuovo regime di Kabul, soprattutto per quanto riguarda i progetti di cooperazione in corso? O questi verranno interrotti?
  • Come intende coordinare una gestione selettiva ed efficace dell’accoglienza dei profughi, visto che diversi Stati membri hanno già negato la disponibilità ad accoglierli? Sono ipotizzabili specifici corridoi umanitari per donne e bambini, le categorie più vulnerabili?
  • Come valuta la vittoria talebana per la sicurezza dell’Unione Europea, considerato il rischio del terrorismo e soprattutto il possibile aumento dei flussi migratori verso l’UE?

Evoluzione della situazione in Libia dopo l’accordo di cessate-il-fuoco del 23 ottobre 2020

2.11.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-005953/2020/rev.1 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

A seguito dell’accordo di cessate-il-fuoco raggiunto il 23 ottobre a Ginevra dal Governo di accordo nazionale (GNA) e dall’Esercito nazionale libico (LNA), la Commissione militare congiunta si riunirà per la prima volta sul suolo libico il 2-4 novembre anche alla presenza del rappresentante speciale, Stephanie Williams, per discutere dell’implementazione del cessate il fuoco (meccanismo di monitoraggio e verifica). Tutti i mercenari hanno 3 mesi per lasciare il territorio libico.

Allo stesso tempo, la riunione del dialogo intra-libico (processo parallelo e complementare alla Commissione militare congiunta) è previsto per il 9 novembre a Tunisi: le tribù libiche hanno però già messo in guardia contro la trasformazione dei colloqui in una piattaforma per promuovere l’agenda politica egemonica dei Fratelli Musulmani.

L’interrogante chiede riguardo:

  • Alla parità di genere: quante donne libiche parteciperanno a entrambe le riunioni e con quali qualifiche?
  • Allo sviluppo delle capacità di sicurezza in Libia e precisamente la sicurezza e la sorveglianza marittima, garantita, tra l’altro, anche da un’efficiente ed efficace azione di monitoraggio, contrasto e prevenzione attuata dalla Guardia costiera libica: può indicare quali azioni sta dispiegando l’Unione europea, sostenuta dagli Stati membri, per aiutare le autorità libiche a stabilizzare la Libia?
  • Al disegno strategico: come pensa l’UE di contribuire al processo politico avviato con il cessate-il-fuoco?

Aggressione militare dell’Azerbaigian nei confronti dell’Armenia e finanziamenti dell’Unione Europea

30.9.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-005332/2020 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

L’Azerbaigian ha attaccato militarmente l’Armenia nel 2012, 2014, 2016 e due volte nel 2020.

Nonostante questi atti di guerra, l’UE ha ampliato la portata delle relazioni e nel 2018 ha stabilito nuove priorità per il partenariato.

Nel 2019, il Consiglio europeo ha “preso atto dell’intensificarsi delle relazioni UE-Azerbaigian” rilevando come l’UE fosse divenuta il principale investitore e il più grande donatore di sovvenzioni estere, sia al governo che alla società civile azeri.

Un altro aspetto inquietante, strategicamente pericoloso per l’Europa, è che, a differenza dei richiami alla mediazione internazionale attraverso il gruppo di Minsk espressi dal Premier armeno, il Premier turco abbia anticipato pieno appoggio e con ogni mezzo all’Azerbaigian, dichiarando che l’Armenia rappresenta la più grande minaccia alla pace regionale.

Può la Commissione fare sapere:

  • Se abbia allargato, rafforzato ed esteso le relazioni con l’Azerbaigian, senza tener conto delle aggressioni militari ai danni dell’Armenia, sorvolando sui valori europei di preservare la pace, rafforzare la sicurezza, consolidare la democrazia e lo Stato di diritto;
  • Quali meccanismi siano stati predisposti per evitare che le sovvenzioni non abbiano agevolato, anche indirettamente, l’acquisto di armi;
  • Come intenda rispondere l’UE all’appello del Presidente armeno che invoca l’aiuto della comunità internazionale?

 

Chiarimenti sulle misure adottate dall’UE per impedire finanziamenti a ONG palestinesi collegate a gruppi terroristici

6.7.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-003989/2020 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Nei mesi scorsi le autorità israeliane hanno segnalato all’UE il rischio concreto che alcune ONG palestinesi, potenzialmente collegate a gruppi terroristici di stampo islamico, avrebbero potuto beneficiare di alcuni fondi europei.

A tal proposito il Commissario Olivér Vàrhelyi, durante la riunione della commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo (AFET) dello scorso 19 maggio, ha dichiarato di aver incaricato personalmente i capi delle delegazioni dell’UE in Israele e in Cisgiordania/Gaza di esaminare a fondo le accuse di utilizzo illecito di fondi europei.

Considerando che:

  • Tali fondi dovrebbero essere utilizzati per scopi umanitari e non per finanziare ONG legate a pericolosi gruppi terroristici;
  • Il potenziale finanziamento di organizzazioni legate a gruppi terroristici, il cui principale obiettivo è la distruzione dello Stato di Israele, costituisce anche una minaccia alla stabilità e alla sicurezza della regione.

Può la Commissione chiarire come intende monitorare e agire al fine di evitare che fondi europei, tramite ONG palestinesi prestanome, vengano dirottati illecitamente a gruppi terroristici?

L’Unione europea chiarisca i legami tra il Qatar e alcuni gruppi terroristici

20.2.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-001018/2020 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Il Qatar è considerato da molti un paese controverso: è noto, infatti, come questo abbia finanziato, anche in Italia, centri islamici e organizzazioni religiose legate alla Fratellanza musulmana.

Questo atteggiamento sta creando una giusta e crescente preoccupazione, non solo in Europa, ma anche nei paesi del Golfo, dove, nel giugno del 2017, un gruppo di Stati e altri paesi arabi hanno preso la decisione di tagliare i legami diplomatici con lo Stato del Qatar.

Oltre a gruppi terroristici, è nota, da tempo, la vicinanza del Qatar con l’Iran, oltre che con la Turchia e i paesi che sostengono la Fratellanza musulmana.

Alla luce di quanto precede, può l’Alto rappresentante rispondere ai seguenti quesiti:

  • Conviene sul fatto che i centri islamici in Italia finanziati dal Qatar possano condurre alla radicalizzazione?
  • Può dettagliare il legame tra il Qatar e alcuni gruppi terroristici?
  • In caso affermativo, intende l’Alto rappresentante valutare la possibilità di imporre al Qatar misure restrittive al fine di limitare l’intervento finanziario in Europa?

 

L’Iran disattende l’accordo sull’uranio. La Commissione prenda posizione

26.11.2019

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-004039/2019 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

 

Notizie a mezzo stampa di questi giorni riferiscono di come l’Iran abbia sfidato ancora una volta la comunità internazionale, avviando la “quarta fase” del disimpegno al patto sul programma nucleare.

Nell’accordo definito nel 2015 con Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea, l’Iran si era impegnata a limitare drasticamente le sue attività nucleari fissando il limite di arricchimento dell’uranio al 3,67%, in cambio della revoca delle sanzioni internazionali.

Con questa nuova fase, l’Iran ha invece inaugurato nuove centrifughe e una produzione di uranio arricchito pari a 5 kg al giorno, una produzione quotidiana dieci volte superiore rispetto al passato.

Notizie della stampa più recente riportano altresì come l’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, avrebbe rivelato di aver trovato tracce di uranio non artificiale in un sito in Iran non dichiarato alla stessa Agenzia.

Alla luce di quanto precede, la Commissione:

  • Ritiene di dover assumere una posizione di condanna rispetto all’atteggiamento aggressivo e pericoloso dell’Iran?
  • Considera rischiosa l’iniziativa sopra descritta, soprattutto alla luce del fatto che l’Iran, come noto, è uno Stato che finanzia organizzazioni come Hezbollah?
  • Ritiene possibile adottare iniziative finalizzate a sanzionare l’atteggiamento dell’Iran, ovvero valutare i meccanismi previsti dall’accordo sul nucleare iraniano?

 

 

 

Crisi in Libano e corruzione

22.11.2019

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-003988/2019 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Le manifestazioni che da settimane paralizzano il Libano e hanno portato alle dimissioni del Primo ministro Saʿd Ḥarīrī rappresentano un evento straordinario.

La popolazione libanese denuncia la corruzione quale principale causa dell’attuale crisi politica, economica e sociale. Tale malcostume pervade da anni il sistema giudiziario e la pubblica amministrazione e rappresenta un ostacolo al benessere del popolo, con effetti disastrosi sulle condizioni ambientali e sanitarie nel Paese, che affronta, tra le altre, anche una grave crisi nella gestione dei rifiuti.

In questo settore l’UE non è stata in grado di monitorare l’utilizzo dei fondi stanziati e i progetti finanziati non hanno prodotto alcun beneficio pubblico, come denunciato da diverse indagini giornalistiche.

Considerato che l’accordo di partenariato con il Libano è finalizzato a favorire stabilità, democrazia, sviluppo, trasparenza e resistenza alla corruzione, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • Nell’ottica di un costante dialogo con i Paesi vicini e nel rispetto della loro sovranità, come intende assistere il Libano nell’elaborazione di politiche nazionali anti-corruzione?
  • Intende procedere con la dovuta urgenza a una verifica capillare dell’utilizzo dei fondi finora concessi? Questo per scongiurare il rischio che siano utilizzati per fini diversi da quelli preposti e prevenire frodi, valutando l’eventuale congelamento dei fondi nella fase di accertamento.

VP/HR — L’Unione europea verifichi e controlli le procedure per l’assegnazione dei finanziamenti a favore di chi agisce contro Israele

2.10.2019

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-003066-19 alla Commissione (Vicepresidente/Alto Rappresentante)
Articolo 138 del regolamento

Il ministero per gli Affari strategici e la diplomazia pubblica dello Stato di Israele ha pubblicato, nel gennaio 2019, una relazione ove si evidenziano finanziamenti diretti e indiretti dell’UE a favore di varie associazioni che svolgono anche azioni di delegittimazione e boicottaggio nei confronti dello Stato di Israele.

I dati si riferiscono a finanziamenti che riguardano enti di diversi paesi, dall’Italia alla Norvegia fino all’Irlanda, e in alcuni casi arrivano persino a sovvenzioni superiori al milione di euro.

Nel 2005, 171 organizzazioni non governative fondarono un movimento denominato BDS (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) e tra le diverse finalità del movimento figurano anche le campagne di boicottaggio contro prodotti, artisti e beni culturali israeliani.

Nei mesi scorsi, il parlamento tedesco ha approvato a larga maggioranza una mozione nella quale il discusso «Movimento di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele» viene classificato come antisemita e verrà dunque privato dagli incentivi e finanziamenti pubblici. La Germania è il primo paese europeo a condannare il movimento BDS e a classificarlo come «razzista e antisemita».

Può la Commissione indicare come intende agire per chiarire le procedure di controllo riguardo all’assegnazione dei finanziamenti a favore delle ONG che direttamente o indirettamente agiscono contro lo Stato di Israele?

 

La Commissione condanni gli attacchi terroristici in Arabia Saudita e assuma iniziative contro chi sostiene queste azioni

19.9.2019

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-002883-19 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Nei giorni scorsi, in Arabia Saudita, si sono verificati due attacchi terroristici, rivendicati poi dai ribelli yemeniti Houthi, a due stabilimenti della compagnia nazionale Saudi Aramco.

Gli attacchi, eseguiti con droni, hanno causato estrema preoccupazione sul mercato mondiale del petrolio, essendo l’Arabia Saudita uno dei principali paesi estrattori di petrolio, aumentando così le tensioni nel Golfo tra Teheran da un lato e Arabia Saudita e USA dall’altro.

Secondo organi di stampa internazionali, ci sono «probabilità molto alte» che l’attacco sia stato lanciato con missili cruise da una base iraniana in Iran, vicino al confine con l’Iraq.

Le stesse fonti escludono che le traiettorie dei missili siano compatibili con un lancio da sud, in particolare da postazioni così lontane come lo Yemen.

Alla luce di quanto precede, la Commissione ritiene di:

  • Condannare questi attacchi terroristici che mettono a repentaglio, oltre che le vite umane, la pace e la sicurezza?
  • Assumere iniziative nei confronti dei paesi che direttamente o indirettamente si rendono complici di attacchi finalizzati a destabilizzare l’equilibrio politico in aree come il Medio-Oriente?

Proposte di Risoluzione Individuali

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla concessione della cittadinanza di uno Stato membro dell’Unione europea agli ostaggi israeliani di Hamas

6.11.2023

presentata a norma dell’articolo 143 del regolamento

Il Parlamento europeo,

  • viste la direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI (“direttiva sui diritti delle vittime”)[1]e la strategia dell’UE sui diritti delle vittime (2020-2025) formulata dalla Commissione europea,
  • vista la direttiva (UE) 2017/541 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, sulla lotta contro il terrorismo e che sostituisce la decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio e che modifica la decisione 2005/671/GAI del Consiglio[2],
  • vista la strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica (2021-2030),
  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
  1. considerando il brutale e ingiustificato attacco di Hamas contro Israele;
  2. considerando che l’azione terroristica condotta da Hamas contro Israele ha avuto come conseguenza migliaia di vittime e più di 200 ostaggi, di cui molti cittadini europei o con doppia cittadinanza;
  3. considerando che non c’è differenza tra la difesa dell’Europa e quella di Israele;
  4. invita la Commissione a intraprendere azioni al fine di ottenere la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas e a sostenere le famiglie delle vittime e dei dispersi;
  5. invita il Consiglio a promuovere presso i governi dell’Unione europea la concessione della cittadinanza di uno Stato membro agli ostaggi israeliani in mano ad Hamas.

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE su un piano comprensivo congiunto d’azione per l’Afghanistan

20.8.2021

presentata a norma dell’articolo 143 del regolamento

Il Parlamento europeo,

  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
  1. considerando che il deterioramento della sicurezza in Afghanistan inizia a creare tensioni tra gli Stati membri, sia in tema di flussi migratori che in tema di rimpatri da e per l’Afghanistan;
  2. considerando che i Talebani rappresentano una minaccia alla sicurezza continuando a commettere atrocità contro il popolo afghano, applicando strettamente la Sharia, negando i principi democratici e liberali, permanendo intrisi di una cultura discriminatoria che non consente lo sviluppo di diritti civili, politici, del pluralismo religioso, della secolarizzazione, dell’inclusione e della diversità, e impedendo ai cittadini afghani di diventare parte della visione globale del XXI secolo;
  3. considerando che la Cina dichiara di possedere i valori comuni dell’umanità, pur smentendosi attraverso una gestione del potere politico opaca, esclusiva e non etica;
  4. invita il Consiglio a dichiarare una priorità di politica estera dell’Unione europea l’elaborazione di un piano comprensivo congiunto d’azione per l’Afghanistan che coinvolga gli Stati Uniti, l’India e coloro che riconoscono i principi della dignità umana, delle pari opportunità, dello Stato di diritto e delle libertà fondamentali;
  5. invita la Cina a finanziare e i Talebani a ricostruire le statue dei Buddha di Bamiyan come atto di rispetto, tolleranza e sviluppo condiviso dell’umanità.

 

 

 

 

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sul sostegno al piano di pace per Israele e la Palestina

7.2.2020

presentata a norma dell’articolo 143 del regolamento

Il Parlamento europeo,

  • vista la dichiarazione rilasciata il 28 gennaio 2020 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, a nome dell’Unione europea, sul processo di pace in Medio Oriente,
  • visto il piano di pace per Israele e la Palestina proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel gennaio 2020, dal titolo “Dalla pace alla prosperità: una visione per migliorare le vite dei popoli israeliano e palestinese”,
  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
  1. considerando che da tempo la posizione consolidata dell’Unione europea è volta al sostegno di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati, in quanto unico modo per porre fine al conflitto tra Israele e Palestina;
  2. considerando che il piano di pace per Israele e la Palestina annunciato dal presidente statunitense Donald Trump prevede un quadro politico ed economico per una pace duratura nella regione, che include una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati;
  3. invita l’Unione europea e i suoi Stati membri a sostenere il piano di pace del presidente Trump per Israele e la Palestina, al fine di trovare una soluzione pacifica a un conflitto in corso da troppo tempo.

Proposte di Risoluzione

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sull’attacco senza precedenti dell’Iran contro Israele, la necessità di una de-escalation e la risposta dell’UE

22.4.2024 – (2024/2704(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • vista la Carta delle Nazioni Unite, in particolare l’articolo 2, paragrafo 4, e l’articolo 51,
  • viste le sue precedenti risoluzioni sull’Iran,
  • visto l’articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
  1. considerando che Hamas ha lanciato un brutale attacco contro Israele nelle prime ore del mattino del 7 ottobre 2023;
  2. considerando che le conseguenze di questo attacco si sono riversate nella regione e hanno ulteriormente destabilizzato il Medio Oriente; che Israele ha ammonito altri paesi a evitare il coinvolgimento nel conflitto;
  3. considerando che il 13 aprile 2024 l’Iran ha lanciato un attacco senza precedenti contro Israele, adducendo come motivo alla base dell’attacco aereo il bombardamento del 1° aprile 2024 contro il consolato iraniano a Damasco, durante il quale sono stati uccisi diversi comandanti del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC); che sono stati lanciati missili e droni anche dall’Iraq, dalla Siria e dallo Yemen; che numerosi missili e droni sono stati intercettati da Israele, Stati Uniti, Regno Unito e Giordania; che anche la Francia ha contribuito al pattugliamento dello spazio aereo;
  4. considerando che funzionari statunitensi hanno confermato che Israele ha effettuato operazioni militari contro l’Iran il 19 aprile 2024;
  5. considerando che il Parlamento europeo ha ripetutamente chiesto che l’IRGC sia classificato come organizzazione terroristica;
  6. condanna con la massima fermezza l’attacco senza precedenti dell’Iran, durante il quale l’IRGC ha lanciato più di 300 droni e missili in un attacco aereo contro Israele; condanna inoltre la pratica storica e attuale dell’Iran di servirsi di attori per procura per realizzare i propri obiettivi politici e militari;
  7. ribadisce la condanna del brutale attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 contro Israele, che è stato il catalizzatore dell’attuale conflitto; ribadisce, inoltre, l’invito a Hamas a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutti gli ostaggi israeliani;
  8. ricorda che Israele è uno Stato sovrano e ribadisce il suo diritto di esistere; sottolinea che Israele ha il diritto di difendersi dagli attacchi da parte di attori statali e non statali;
  9. invita alla moderazione e alla de-escalation del conflitto per evitare un’ulteriore destabilizzazione della regione, che minerebbe ulteriormente i risultati raggiunti dagli accordi di Abramo, che hanno normalizzato le relazioni diplomatiche e portato a una nuova forma di cooperazione economica e politica regionale in Medio Oriente; invita tutte le parti a rispettare il diritto umanitario internazionale;
  10. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai parlamenti degli Stati membri, nonché ai governi di Israele e dell’Iran.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sugli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele, il diritto di Israele di difendersi in linea con il diritto umanitario e internazionale e la situazione umanitaria a Gaza

16.10.2023 – (2023/2899(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • vista la Carta delle Nazioni Unite, in particolare l’articolo 51,
  • viste le Convenzioni dell’Aia del 1899 e del 1907,
  • visti le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i relativi protocolli del 1977,
  • visto lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale del 2002,
  • viste tutte le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite su Israele e la Palestina,
  • vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) a seguito della videoconferenza informale dei ministri degli Affari esteri del 10 ottobre 2023,
  • viste la dichiarazione resa il 9 ottobre 2023 dal Commissario Várhelyi e le successive dichiarazioni contraddittorie da parte della Commissione,
  • vista la dichiarazione del presidente della delegazione per le relazioni con la Palestina del 10 ottobre 2023,
  • visto il regolamento di esecuzione (UE) 2023/1505 del Consiglio, del 20 luglio 2023, che attua l’articolo 2, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 2580/2001 relativo a misure restrittive specifiche, contro determinate persone e entità, destinate a combattere il terrorismo, e abroga il regolamento di esecuzione (UE) 2023/420[1],
  • viste le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione del 18 ottobre 2023 sugli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele,
  • viste le sue precedenti risoluzioni su Israele e la Palestina,
  • visto l’articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
  1. considerando che Hamas ha lanciato un attacco terroristico a sorpresa su vasta scala contro Israele la mattina presto del 7 ottobre 2023; che, finora, almeno 1 400 persone sono state uccise in Israele; che almeno 2 700 persone sono state ferite e un numero considerevole di persone rapite, compresi bambini;
  2. considerando che l’attacco perpetrato da Hamas è stato caratterizzato da una brutalità senza precedenti nei confronti dei comuni cittadini e famiglie e vi sono numerose denunce di stupri, uccisioni o rapimenti di donne e bambini; che si ritiene che oltre 100 persone siano tenute in ostaggio da Hamas;
  3. considerando che i corpi di oltre 260 civili sono stati rinvenuti nel sito di un festival; che sono emersi racconti terrificanti di intere famiglie massacrate nel kibbutz israeliano Kfar Aza;
  4. considerando che l’8 ottobre 2023 il governo israeliano ha rilasciato una dichiarazione formale di guerra e ha lanciato l’operazione “Spada di ferro” in risposta all’attacco;
  5. considerando che le conseguenze di tale attacco potrebbero ripercuotersi sulla regione e destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente; che Israele ha messo in guardia altri paesi dal non entrare nel conflitto;
  6. considerando che Hamas figura nell’elenco dell’UE delle organizzazioni terroristiche, che l’UE ha finanziato varie organizzazioni in Palestina, anche destinando 1,7 milioni di EUR a favore dell’Università di Gaza, nota anche come il “Campus di Hamas”; che, secondo quanto riferito, l’UE ha finanziato condotte idriche per i palestinesi sebbene Hamas fosse in grado di costruire razzi fatti in casa utilizzando le tubazioni; che da allora sono emersi video che dimostrano che Hamas ha effettivamente fabbricato armi rudimentali utilizzando tubazioni;
  7. considerando che il gruppo Hezbollah, sostenuto dall’Iran, ha rivendicato la responsabilità di aver preso di mira tre siti israeliani in un’area nota come “Shebaa Farms”;
  8. considerando che, nel luglio 2023, Sven Kuehn von Burgsdorff, ex ambasciatore dell’UE in Palestina, ha effettuato il primo volo in parapendio a Gaza per “richiamare l’attenzione sull’occupazione israeliana di Gaza”;
  9. considerando che l’11 ottobre 2023 il fondatore ed ex leader di Hamas, Khaled Mashal, ha pubblicato un video in cui chiedeva una jihad globale il 13 ottobre 2023, denominandola il “Venerdì dell’alluvione di Al-Aqsa”; che, in risposta a tale invito, alcuni Stati membri hanno adottato misure preventive come la chiusura delle scuole ebraiche per quel giorno; che lo stesso giorno un insegnante è stato brutalmente assassinato e altri due sono rimasti feriti in un attacco sferrato con un coltello da parte di un estremista islamico in Francia; che il 14 ottobre il Louvre e Versailles sono stati evacuati a seguito di una minaccia scritta; che da allora la Francia è posta sul massimo livello di allerta antiterrorismo;
  10. considerando che in diverse città dell’UE si sono svolte proteste a sostegno degli atti terroristici di Hamas; che alcuni Stati membri, come la Francia, hanno vietato tutte le proteste pro-palestinesi;
  11. considerando che la Presidente Metsola e la Presidente della Commissione von der Leyen si sono recate in visita in Israele il 13 ottobre 2023 per esprimere al paese la solidarietà dell’UE; che la visita della Presidente von der Leyen è stata oggetto di critiche; che il 15 ottobre 2023 il Consiglio europeo ha adottato una dichiarazione in cui ribadisce l’impegno dell’UE a favore di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati;
  12. considerando che il 15 ottobre 2023, più di una settimana dopo l’attacco terroristico contro Israele, il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha finalmente preso le distanze da Hamas, sottolineando che le azioni e le politiche di Hamas non rappresentano il popolo palestinese;
    1. esprime il suo sincero e profondo cordoglio a tutte le famiglie e agli amici delle vittime di questo attacco; esprime la sua sincera speranza che le persone ancora scomparse, in particolare i bambini, siano trovate vive e possano ricongiungersi alle loro famiglie;
    2. condanna con la massima fermezza il brutale attacco terroristico lanciato da Hamas contro Israele e in particolare il fatto di aver preso di mira civili; denuncia le torture, i rapimenti e le uccisioni di cittadini israeliani, compresi bambini; esprime profonda preoccupazione per le informazioni relative ai bambini, anche in tenera età e neonati, che sono stati giustiziati, mutilati e rapiti dai terroristi di Hamas; chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi; osserva con orrore che l’obiettivo di Hamas era quello di colpire la popolazione civile israeliana in palese violazione del diritto internazionale umanitario;
    3. esprime la sua solidarietà a Israele e al suo popolo; ricorda che Israele è uno Stato sovrano e ribadisce il suo diritto di esistere; sottolinea che Israele ha il diritto di difendersi dagli attacchi terroristici da parte di attori statali e non statali;
    4. invita Israele, nella sua risposta a tale malvagio attacco, a rispettare il diritto internazionale umanitario; osserva che il 13 ottobre 2023 le forze di difesa israeliane hanno emesso un ordine di evacuazione invitando i palestinesi ad evacuare la città di Gaza, indicando che Hamas si nasconde nelle gallerie sotterranee, utilizzando i palestinesi come scudi umani e impedendo ai civili di lasciare il territorio;
    5. esprime preoccupazione per il rischio di destabilizzazione del Medio Oriente, che potrebbe compromettere i risultati conseguiti dagli accordi di Abramo, che hanno normalizzato le relazioni diplomatiche e portato a una nuova forma di cooperazione economica e politica regionale;
    6. deplora lo squilibrio del testo del suo progetto di raccomandazione sulle relazioni con l’Autorità palestinese[2], adottato il 12 luglio 2023; respinge inequivocabilmente e prende le distanze dalla dichiarazione del presidente della delegazione per le relazioni con la Palestina, Manu Pineda, pubblicata il 10 ottobre 2023;
    7. apprezza l’annuncio del commissario Várhelyi secondo cui la Commissione starebbe riesaminando l’intero portafoglio degli aiuti allo sviluppo a favore dei palestinesi, pari a 691 milioni di EUR, e avrebbe sospeso immediatamente tutti i pagamenti; deplora il fatto che la Commissione, in un successivo comunicato stampa, abbia fatto marcia indietro rispetto a tale annuncio, affermando che i pagamenti non erano stati sospesi, ma che il finanziamento era in fase di revisione; osserva che il VP/AR ha dichiarato che gli aiuti umanitari continueranno a essere erogati ai palestinesi e che non vi sarà alcun ritardo strutturale nella cooperazione con l’Autorità palestinese o nei suoi finanziamenti e che nessun pagamento è stato sospeso o annullato;
    8. osserva con preoccupazione che la Commissione ha annunciato ulteriori 50 milioni di EUR di finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite di soccorso e lavori per i profughi della Palestina nel Vicino Oriente (UNRWA); insiste affinché l’erogazione di tutti i fondi dell’UE alle organizzazioni palestinesi, compresi quelli destinati all’Autorità palestinese e all’UNRWA, sia immediatamente sospesa e che gli impegni di finanziamento a favore della Palestina siano rivisti in tutte le linee di bilancio a seguito del brutale attacco di Hamas contro Israele; invita la Commissione a rendere trasparenti i suoi finanziamenti alla Palestina, alle organizzazioni palestinesi e alle ONG attive in Palestina creando una linea di bilancio distinta; invita la Commissione a condurre un audit per accertare se eventuali precedenti finanziamenti dell’Unione a favore dei palestinesi e delle loro organizzazioni abbiano potuto essere stati reindirizzati per finanziare Hamas o altre organizzazioni islamiste e terroristiche;
    9. ricorda con disgusto che l’Unione ha a lungo contribuito indirettamente a finanziare libri di testo antisemiti in Palestina; esprime profonda costernazione e vergogna per il fatto che i finanziamenti dell’UE (1,8 miliardi di EUR impegnati in totale tra il 2021 e il 2024) siano stati determinanti per alimentare e diffondere l’odio nei confronti di Israele e degli israeliani tra i palestinesi;
    10. condanna l’attacco terroristico contro una scuola in Francia, avvenuto il giorno della “jihad globale” proclamata dal fondatore di Hamas, in cui un insegnante è stato ucciso e altri due feriti; esprime il proprio sostegno ai sopravvissuti all’attacco e le sue più sentite condoglianze alla famiglia e agli amici della vittima; chiede l’espulsione immediata di tutti i cittadini stranieri che sostengono il terrorismo;
    11. prende atto con la più profonda preoccupazione e condanna le manifestazioni che si sono svolte a sostegno degli attentati terroristici in varie città di tutti gli Stati membri, compresi gli studenti nelle scuole e nelle università e nei campi di migranti; osserva con preoccupazione che l’UE, attraverso la sua “politica di benvenuto”, ha importato questi problemi e conflitti negli Stati membri; sottolinea che la capacità dei sostenitori di Hamas di diffondere liberamente il loro vile odio nei confronti di Israele e della comunità ebraica negli Stati membri è una prova della forza e dell’assertività delle crescenti società parallele in Europa; condanna i violenti episodi antisemiti verificatisi in alcuni Stati membri a seguito degli eventi del 7 ottobre 2023, come l’attacco contro persone ebree a Ieper, in Belgio, il 12 ottobre 2023; esprime preoccupazione per la riluttanza di varie autorità locali a battere la bandiera israeliana per timore di ritorsioni da parte dei sostenitori di Hamas che vivono negli Stati membri; ritiene che i simpatizzanti dei terroristi e i migranti che rappresentano un pericolo per la comunità ebraica in Europa non abbiano alcun posto nelle nostre società europee e dovrebbero, se giuridicamente possibile, vedersi revocare la cittadinanza, il permesso di soggiorno o il visto ed essere rimpatriati nei loro paesi di origine, come è avvenuto con i combattenti stranieri dell’ISIS; insiste su una politica di collocamento regionale dei rifugiati palestinesi;
    12. ribadisce che il terrorismo va combattuto con determinazione; osserva con rammarico che gli eventi in Israele sono un da campanello d’allarme e un forte promemoria della brutalità degli attacchi terroristici islamici;
    13. chiede la creazione di una sottocommissione permanente sulla lotta al terrorismo; ricorda che nel 2017 è stata creata una commissione speciale con competenze analoghe per un periodo di tempo limitato, a seguito degli attentati terroristici di Parigi e di Nizza rispettivamente del 2015 e del 2016;
    14. invita la Corte penale internazionale ad avviare un’indagine urgente sul coinvolgimento dell’Iran e di altri attori nel fornire sostegno e risorse a Hamas per l’organizzazione e l’esecuzione dell’attacco contro Israele; esorta le comunità di intelligence a condividere qualsiasi prova di cui possano disporre in merito all’attacco su chi ha dato sostegno a Hamas;
    15. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi degli Stati membri, al governo di Israele e all’Autorità palestinese.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla pena di morte in Iran

16.2.2022 – (2022/2541(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • viste le sue precedenti risoluzioni sull’Iran,
  • visti gli orientamenti dell’UE in materia di pena di morte,
  • visti gli orientamenti dell’UE sui difensori dei diritti umani,
  • visto il regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani (legge Magnitsky dell’UE),
  • vista la dichiarazione del portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna sulla condanna di Narges Mohammadi, del 30 gennaio 2022,
  • visto il “Corpus dei principi per la protezione di tutte le persone sottoposte a qualsiasi forma di detenzione o imprigionamento”, adottato dalle Nazioni Unite nel 1988,
  • viste le dichiarazioni rilasciate dall’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani il 18 marzo 2021, in cui si chiede il rilascio immediato del dott. Ahmadreza Djalali, e il 25 novembre 2020, in cui si chiede all’Iran di sospendere la sua esecuzione,
  • visto il parere del gruppo di lavoro del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, adottato durante la sessione tenutasi dal 20 al 24 novembre 2017, relativo ad Ahmadreza Djalali (Repubblica islamica dell’Iran),
  • visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966,
  • vista la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948,
  • vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 1989 sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza,
  • visti l’articolo 144, paragrafo 5, e l’articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,
  1. considerando che l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo è uno dei principali obiettivi della politica dell’Unione europea in materia di diritti umani;
  2. considerando che, secondo le Nazioni Unite, tra il 1° gennaio e il 1° dicembre 2021 in Iran sarebbero state giustiziate almeno 275 persone, di cui come minimo due minori autori di reato e 10 donne; che l’Iran è il paese al mondo con il maggior numero di esecuzioni per abitante; che le autorità iraniane hanno emesso condanne a morte per reati connessi alle proteste e hanno giustiziato persone nei confronti delle quali pendevano accuse in relazione a proteste diffuse, senza tuttavia condurre indagini trasparenti su violazioni gravi quali l’uso eccessivo e letale della forza nei confronti dei manifestanti da parte degli agenti di sicurezza; che i prigionieri in Iran sono spesso soggetti a torture, il che fa sorgere la preoccupazione che le condanne a morte siano inflitte ai prigionieri sulla base di confessioni false per reati che non hanno commesso;
  3. considerando che l’Iran impone e applica la pena di morte a minori, in violazione degli obblighi che gli incombono in virtù della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; che tra il 2009 e il settembre 2020 sono state segnalate almeno 67 esecuzioni di minori autori di reato; che a gennaio del 2022, in Iran, si trovavano nel braccio della morte 85 autori di reato minorenni;
  4. considerando che la pena di morte è applicata in modo sproporzionato alle minoranze etniche e religiose, in particolare a baluci, curdi, arabi e bahá’i; che il codice penale criminalizza l’omosessualità e che la pena di morte è usata per prendere di mira le persone appartenenti alla comunità LGBTIQ; che le donne sono soggette alla pena capitale in ragione della natura discriminatoria di diverse leggi che le riguardano direttamente;
  5. considerando che, secondo Reporter senza frontiere, l’esecuzione di Rouhollah Zam il 12 dicembre 2020 ha reso l’Iran il paese con il più alto numero di giornalisti giustiziati; che l’Iran continua a essere uno dei paesi più repressivi al mondo per i giornalisti e che le vessazioni contro i giornalisti e i mezzi di comunicazione sono inarrestabili;
  6. considerando che il dott. Ahmadreza Djalali, cittadino svedese-iraniano iscritto alla Vrije Universiteit Brussel e all’Università del Piemonte Orientale, è stato condannato a morte nell’ottobre 2017 con false accuse di spionaggio, a seguito di un processo fortemente iniquo basato su una confessione estorta sotto tortura; che è periodicamente detenuto in stato di isolamento nel carcere di Evin;
  7. considerando che sono stati segnalati numerosi casi di condizioni disumane e degradanti, in particolare nel carcere di Evin, nonché la mancanza di un accesso adeguato alle cure mediche durante la detenzione, in violazione delle regole minime standard delle Nazioni Unite per il trattamento dei detenuti;
  8. considerando che altri cittadini dell’UE sono detenuti arbitrariamente in Iran; che l’Iran non riconosce la doppia nazionalità, il che limita l’accesso delle ambasciate straniere ai propri cittadini con doppia nazionalità detenuti nel paese;
  9. considerando che il campione di box Mohammad Javad è stato condannato a morte nel gennaio 2022 con l’accusa di “diffusione della corruzione sulla Terra”; che il lottatore di wrestling Navid Afkari, che aveva dichiarato di essere stato costretto a rilasciare una confessione falsa sotto tortura, è stato giustiziato nel settembre 2020; che le loro condanne sono direttamente connesse all’esercizio pacifico del loro diritto alla libertà di espressione e di riunione;
  10. considerando che le condanne di Mohammad Javad e Navid Afkari si iscrivono nel quadro di un inasprimento della repressione attuata contro gli atleti in Iran;
  11. considerando che Narges Mohammadi, vincitrice del premio Per Anger e in prima linea nella campagna contro la pena di morte in Iran, è stata recentemente condannata ad altri otto anni di reclusione e 70 frustate;
  12. considerando che nel marzo 2019 Nasrin Sotoudeh, nota avvocatessa per i diritti umani che, tra l’altro, ha condotto campagne a favore di una graduale abolizione della pena di morte e ha lavorato a lungo con giovani detenuti condannati a morte per reati commessi prima della maggiore età, è stata condannata a 33 anni e sei mesi di reclusione; che Nasrin Sotoudeh è stata insignita del premio Sakharov 2012 del Parlamento europeo per la libertà di pensiero quale riconoscimento dell’eccezionale lavoro svolto in difesa dei diritti umani;
  13. considerando che, ad oggi, le sparizioni forzate e le esecuzioni sommarie su larga scala dei dissidenti politici commesse nel 1988 non sono oggetto di alcuna indagine e non è stata attribuita alcuna responsabilità per tali azioni;
  14. considerando che dal 2011 l’Unione europea adotta misure restrittive nei confronti dell’Iran in risposta alle violazioni dei diritti umani, tra cui il congelamento dei beni e il divieto di rilascio del visto per le persone e le entità responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, nonché il divieto di esportare verso l’Iran attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna o per monitorare le telecomunicazioni; che tali misure vengono regolarmente aggiornate e sono state prorogate al 13 aprile 2022;
  15. considerando che, da quando Ebrahim Raisi ha assunto la carica di Presidente nell’agosto 2021, si è registrato un aumento significativo del numero di esecuzioni, anche contro le donne;
    1. ribadisce la propria ferma opposizione alla pena di morte in qualsiasi circostanza; invita il governo dell’Iran a introdurre una moratoria immediata sull’uso della pena di morte, quale misura verso l’abolizione della stessa, e a commutare tutte le condanne a morte;
    2. esorta le autorità della Repubblica islamica dell’Iran a modificare urgentemente l’articolo 91 del codice penale islamico dell’Iran, vietando esplicitamente l’uso della pena di morte per i reati commessi da persone di età inferiore ai 18 anni in qualsiasi circostanza e senza lasciare ai giudici alcun margine discrezionale per imporre la pena di morte o l’ergastolo senza possibilità di rilascio;
    3. rivolge le più sentite condoglianze ai familiari, agli amici e ai colleghi di tutte le vittime innocenti;
    4. evidenzia la necessità di garantire un ambiente sicuro e favorevole in cui sia possibile difendere e promuovere i diritti umani senza temere rappresaglie, punizioni o intimidazioni; sostiene con forza le aspirazioni del popolo iraniano di vivere in un paese libero, stabile, inclusivo e democratico che rispetti i propri impegni nazionali e internazionali in materia di diritti umani e libertà fondamentali;
    5. esorta le autorità iraniane a ritirare immediatamente tutte le accuse a carico del dott. Ahmadreza Djalali, nonché a rilasciarlo e risarcirlo, e a porre fine alle minacce nei confronti della sua famiglia in Iran e in Svezia;
    6. ribadisce l’invito rivolto al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e agli Stati membri dell’UE a compiere ogni sforzo per impedire l’esecuzione del dott. Ahmadreza Djalali;
    7. esorta le autorità iraniane a cooperare senza ulteriori indugi con le ambasciate degli Stati membri dell’UE a Teheran per stilare un elenco completo delle persone con doppia cittadinanza dell’UE e iraniana attualmente detenute nelle carceri del paese;
    8. invita tutti gli Stati membri a formulare congiuntamente dichiarazioni pubbliche e a intraprendere iniziative diplomatiche per monitorare i processi iniqui e visitare le carceri in cui sono detenuti i difensori dei diritti umani e altri prigionieri di coscienza, compresi i cittadini dell’UE in Iran, conformemente agli orientamenti dell’UE sui difensori dei diritti umani; chiede che siano immediatamente ritirate tutte le accuse contro tutti i cittadini dell’UE detenuti in modo arbitrario;
    9. invita le autorità iraniane a liberare tutti i prigionieri politici, inclusi i difensori dei diritti umani, in particolare la nota attivista per i diritti umani Narges Mohammadi, il giornalista politico Mehdi Mahmoudian, recentemente condannato ad altri sette mesi di detenzione per la sua attività di opposizione alla pena di morte, e la vincitrice del premio Sakharov Nasrin Sotoudeh;
    10. deplora l’uso sistematico della tortura nelle prigioni iraniane e chiede l’immediata cessazione di ogni forma di tortura e maltrattamento ai danni di tutti i detenuti; condanna la pratica di negare ai detenuti l’accesso alle telefonate e alle visite dei familiari; esprime forte preoccupazione per l’incapacità dei detenuti di avere accesso alla rappresentanza legale durante gli interrogatori;
    11. condanna fermamente il continuo deteriorarsi della situazione dei diritti umani in Iran, in special modo nei confronti delle persone che appartengono a minoranze etniche e religiose, sulla base di discriminazioni sistemiche di natura politica, economica, sociale e culturale; deplora l’allarmante escalation del ricorso alla pena di morte nei confronti di manifestanti, dissidenti, difensori dei diritti umani e membri di gruppi minoritari;
    12. invita le autorità iraniane ad affrontare tutte le forme di discriminazione contro le persone appartenenti a minoranze etniche e religiose, compresi baluci, curdi, arabi, bahá’i, cristiani e persone LGBTIQ, e a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le persone incarcerate per aver esercitato il loro diritto alla libertà di religione o di credo o di orientamento sessuale;
    13. condanna con la massima fermezza l’applicazione della pena di morte alle relazioni tra persone dello stesso sesso, che in Iran sono ancora illegali;
    14. sottolinea che i cittadini dell’Iran, attraverso iniziative guidate dai cittadini, chiedono continuamente che la pena di morte sia abolita e non venga applicata ai difensori dei diritti umani né usata in modo sproporzionato contro le minoranze; sostiene la società civile iraniana e i suoi sforzi pacifici a favore del conseguimento dei diritti umani;
    15. invita l’Iran ad autorizzare le visite e a cooperare pienamente a tutte le procedure speciali del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, incluso il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell’Iran;
    16. esorta l’UE a sollevare la questione delle violazioni dei diritti umani nelle sue relazioni bilaterali con l’Iran; invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a garantire che il Servizio europeo per l’azione esterna continui a sollevare le questioni relative ai diritti umani nell’ambito del dialogo ad alto livello UE-Iran; ribadisce che il rispetto dei diritti umani è una componente fondamentale nello sviluppo delle relazioni UE-Iran;
    17. accoglie con favore l’adozione da parte del Consiglio del regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani (legge Magnitsky dell’UE) quale importante strumento dell’UE per sanzionare i trasgressori dei diritti umani; chiede che siano adottate misure mirate, ad esempio applicando l’attuale regime di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani contro l’Iran o il regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani (legge Magnitsky dell’UE) contro i funzionari iraniani responsabili di violazioni dei diritti umani, tra cui esecuzioni e detenzioni arbitrarie di cittadini stranieri e con doppia cittadinanza in Iran, ivi incluso contro i giudici che hanno condannato a morte giornalisti, difensori dei diritti umani, dissidenti politici e attivisti;
    18. ritiene che saranno necessarie ulteriori sanzioni mirate se le autorità iraniane non libereranno il dott. Ahmadreza Djalali, come richiesto dall’UE e dai suoi Stati membri;
    19. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Segretario generale delle Nazioni Unite, alla guida suprema della Repubblica islamica dell’Iran, nonché al Presidente della Repubblica islamica dell’Iran e ai membri del Majles iraniano.

MOTION FOR A RESOLUTION on the death penalty in Iran

15.2.2022 – (2022/2541(RSP))

The European Parliament,

  • having regard to its previous resolutions on Iran,
  • having regard to the Universal Declaration of Human Rights of 1948,
  • having regard to the International Covenant on Civil and Political Rights of 1966, to which Iran is a party,
  • having regard to the Convention against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment of 1985,
  • having regard to the International Convention on the Rights of the Child of 1989,
  • having regard to the statement of the UN human rights experts on the imminent execution of juvenile offender Hossein Shahbazi in Iran of 13 January 2022,
  • having regard to the Iranian Constitution and in particular the safeguards against torture and arbitrary detention,
  • having regard to the Open Doors “2022 World Watch List Report”,
  • having regard to Rule 144 of its Rules of Procedure,
  1. whereas there have been numerous reports of violations of the right to a fair trial and arbitrary imposition of the death penalty in Iran;
  2. whereas, following the last presidential election in June 2021, there has been a significant rise in the number of executions, with 271 people having been hanged, including 11 women, according to official figures; whereas human rights groups have reported 365 executions in Iran in 2021 and another 54 executions in the first six weeks of 2022 alone;
  3. whereas Iran continues to use the death penalty against people who were under the age of 18 at the time of the crime, in violation of its obligations under the International Covenant on Civil and Political Rights and the Convention on the Rights of the Child;
  4. whereas the Islamic Penal Code allows for the execution of juvenile offenders starting at age nine for girls and age 13 for boys, the legal age of maturity; whereas Article 91 of the Islamic Penal Code grants judges discretion to replace the death penalty with an alternative sentence if they find that there are doubts about the individual’s full “maturity” at the time of the crime;
  5. whereas in 2021, at least three young men arrested as children, Sajad Sanjari, Arman Abdolali and Ali Akbar Mohammadi, were executed in August, November and December, respectively and over 80 people remained on death row for offences that occurred when they were under the age of 18;
  6. whereas the enforced disappearance and suspicious death in custody of Shanin Naseri, the only witness to the torture of the protester and wrestler Navid Afkari, raises serious questions about the Iranian judicial system;
  7. whereas Iran does not recognise dual nationality and EU-Iranian dual nationals continue to be arrested and are often used to obtain leverage in state-to-state relations; whereas at least a dozen EU nationals are being arbitrarily detained in Iran, including French-Iranian academic Fariba Adelkhah, German-Iranian national Nahid Taghavi and Swedish-Iranian national Dr Ahmadreza Djalali;
  8. whereas Open Doors ranks Iran in ninth place in the top 50 countries where Christians face the most persecution; whereas converts from Islam to Christianity are particularly at risk to be persecuted; whereas concerns have been raised about amendments to the Penal Code whereby spreading the Christian message could lead to prosecution;
  9. Calls on the Iranian authorities to immediately halt the planned execution of all individuals who were below the age of 18 at the time of the crime of which they were convicted;
  10. Underlines that the absolute prohibition against the use of the death penalty against child offenders is also recognized as a peremptory norm of customary international law;
  11. Urges the Iranian authorities to consider amending Article 91 of the Islamic Penal Code to completely abolish the use of the death penalty for crimes committed by people below the age of 18 and without any discretion for judges, in line with international law;
  12. Reiterates its concern for the situation of political prisoners, detained in inadequate conditions, often as a result of unfair trials; expresses concern about the systematic use of prolonged solitary confinement, of arbitrary arrest or detention, the denial of access to medical treatments, of visitation and furlough in violation of Iran’s international obligations;
  13. Deplores that the statement of the General Directorate of Tehran Provincial prisons did not clarify the circumstances surrounding the death of Shanin Naseri, nor the main reason for sending him to the prison’s medical centre, where he subsequently passed away. Asks the authorities to follow up the case;
  14. Calls on Member States to increase their efforts to improve the situation of dual nationals of the EU Member States detained in Iran;
  15. Invites Member States to implement all necessary efforts in support of Christian minorities in Iran;
  16. Instructs its President to forward this resolution to the Council, the Commission, the Vice-President of the Commission / High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy, the UN Secretary-General, the Supreme Leader and the President of the Islamic Republic of Iran.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Libano

14.9.2021 – (2021/2878(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Libano e nel Medio Oriente,
  • viste le sue precedenti risoluzioni sul partenariato euromediterraneo,
  • visto l’accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica libanese, dall’altra[1],
  • visto l’accordo del Cairo tra il Libano e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina del 1969,
  • viste le osservazioni del presidente del Consiglio europeo Charles Michel del 4 agosto 2021 in occasione della conferenza internazionale a sostegno del popolo libanese,
  • vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 14 settembre 2021 sulla situazione in Libano,
  • visto l’articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
  1. considerando che l’esplosione che ha avuto luogo nel porto di Beirut il 4 agosto 2020 ha avuto conseguenze drammatiche sul morale del paese; che dopo l’esplosione nel porto di Beirut, i primi ministri designati Mustapha Adib, Hassan Diab e Saad Hariri non sono mai riusciti a formare un governo; che alcuni mesi dopo, il 10 settembre 2021, il primo ministro designato Najib Mikati ha annunciato la formazione di un nuovo governo;
  2. considerando che la svalutazione della sterlina libanese ha provocato una crisi economica e monetaria devastante, che a sua volta ha gravemente compromesso le condizioni sociali in Libano;
  3. considerando che la guerra in Siria dura da circa 10 anni, causando un’emigrazione di massa e determinando la presenza di quasi 1,5 milioni di rifugiati siriani sul territorio libanese, 879 000 dei quali sono registrati presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), in un paese che conta meno di 7 milioni di abitanti;
  4. considerando che l’Unione europea da sola ha distribuito al Libano oltre 2,3 miliardi di EUR dal 2011, compresi 722 milioni di EUR in finanziamenti umanitari per rispondere a necessità urgenti, di cui hanno beneficiato, per la maggior parte, i rifugiati siriani in Libano;
  5. considerando che vi sono ancora più di 170 000 rifugiati palestinesi in Libano, senza contare quelli arrivati recentemente dalla Siria; che l’accordo del Cairo ha contribuito a scatenare la guerra civile libanese;
  6. considerando che la proposta, sostenuta da Ban Ki-moon nel 2016, di naturalizzare i rifugiati che non hanno alcuna prospettiva di essere rimpatriati a breve termine è molto preoccupante;
  7. considerando che gli attacchi che hanno colpito la città di al-Qaa il 27 giugno 2016, durante i quali quattro attentatori suicidi hanno ucciso cinque persone, avrebbero potuto causare molte altre vittime senza l’azione eroica del sindaco della città, che ha neutralizzato gli aggressori più pericolosi; che gli attentati perpetrati da due attentatori suicidi il12 novembre 2015 a Burj alBarajnehhanno causato la morte di oltre 40 persone;
  8. considerando che le ripetute ingerenze straniere in Libano da parte di numerose potenze regionali e internazionali compromettono tutti i tentativi di raggiungere un equilibrio politico nel paese;
  9. considerando che l’8 agosto 2020 il ministro turco degli Affari esteri ha offerto la cittadinanza turca a numerosi cittadini libanesi;
  10. considerando che la comunità cristiana in Libano è rappresentata da vari partiti politici, alcuni critici verso il governo e altri suoi alleati; che i diritti politici della comunità cristiana non dovrebbero essere indeboliti;
  11. considerando che circolano diverse voci in merito a piani di rinvio delle elezioni legislative e comunali in Libano;
  12. considerando che l’Unione europea ha annunciato che si sforzerà di generare investimenti per un valore di 1,5 miliardi di EUR in Libano in tre anni a partire dal 6 aprile 2018;
  13. considerando che il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha annunciato un regime di sanzioni da parte dell’Unione europea nei confronti del Libano; che le sanzioni recentemente imposte agli Stati del Medio Oriente hanno spesso avuto conseguenze sociali e umanitarie per le popolazioni degli Stati cui erano destinate senza fare alcuna differenza sul piano politico;
    1. esprime la propria solidarietà al popolo libanese, in particolare alle vittime dell’esplosione del 4 agosto 2020 e alle vittime dei numerosi episodi di violenza verificatisi nell’estate del 2021 a causa della carenza di carburante;
    2. sottolinea che, nonostante la grande resilienza del paese, che è stata costantemente dimostrata durante e dopo la guerra civile in Libano, l’esodo del popolo libanese, e in particolare della sua classe media, porterà a una fuga di cervelli e comprometterà il futuro del paese;
    3. sottolinea gli effetti destabilizzanti che la guerra in Siria ha avuto in tutto il Medio Oriente, in particolare a causa della migrazione di siriani verso i paesi vicini; ritiene, a tale proposito, che l’obbligo imposto al Libano dalla comunità internazionale di continuare a ospitare più di un milione di rifugiati siriani sul suo territorio abbia accelerato la crisi economica, il deterioramento delle infrastrutture e le tensioni demografiche nel paese;
    4. ritiene che gli aiuti internazionali concessi ai rifugiati siriani debbano essere rivalutati alla luce degli sviluppi economici in Libano e dell’impoverimento delle famiglie libanesi; sottolinea che, sebbene tali aiuti siano distribuiti in dollari, la valuta libanese si sta costantemente deprezzando; osserva che tale situazione alimenta l’inflazione e porta a una situazione in cui le famiglie siriane ricevono più sussidi rispetto alle famiglie libanesi;
    5. deplora che, dopo i numerosi errori commessi nell’accoglienza dei profughi palestinesi in Libano, in particolare nel quadro dell’accordo del Cairo, e la creazione delle cosiddette zone extraterritoriali in Libano, la comunità internazionale stia cercando di violare la sovranità libanese, esercitando pressioni sul Libano affinché conceda la cittadinanza libanese a tali rifugiati o incoraggiando la creazione di nuove zone extraterritoriali;
    6. ricorda che i rifugiati siriani hanno già commesso attacchi islamisti in Libano, anche nel quadro di cellule provenienti dal campo profughi della città di Arsal, responsabili dell’uccisione di diverse persone nella città cristiana di al-Qaa, o di altre cellule che hanno orchestrato i terribili attacchi di Burj alBarajneh;
    7. esprime preoccupazione per il fatto che il deterioramento della situazione economica e i disordini causati dalla presenza di numerosi rifugiati siriani sono due fattori che creano un ambiente propizio a ogni sorta di ingerenza internazionale in Libano; richiama in particolare l’attenzione sulla crescente influenza turca nel nord del paese, che potrebbe avere gravi conseguenze per il Mediterraneo orientale, in particolare Cipro;
    8. ritiene che in tali condizioni sia importante formare un nuovo governo al servizio del popolo libanese e offrire chiarezza alla comunità internazionale in merito al futuro del paese; precisa che il nuovo governo dovrebbe riflettere la volontà del popolo libanese e non dovrebbe essere il risultato di ingerenze internazionali che ne comprometterebbero automaticamente la credibilità; si compiace della formazione di un governo atteso da tempo;
    9. ritiene che il mantenimento del ruolo, della rappresentanza e dell’influenza delle comunità cristiane non debba essere sacrificato in Libano, in particolare per quanto riguarda le posizioni politiche; si compiace, a tale proposito, del ruolo di primo piano svolto dal patriarca maronita nel dialogo democratico nel paese;
    10. teme che qualsiasi rinvio delle elezioni comunali e legislative in Libano comprometterebbe la credibilità internazionale del paese; sottolinea che, sebbene l’organizzazione delle elezioni sia di fatto una prerogativa sovrana del paese, il loro rinvio costituirebbe una catastrofe per l’immagine del Libano;
    11. ritiene che spetti alla Commissione fornire risposte trasparenti in merito alla distribuzione e alla gestione dei fondi dei contribuenti dell’UE che sono stati versati al Libano e ricorda che la lotta contro la corruzione nel paese è al centro delle numerose manifestazioni che hanno avuto luogo in Libano dall’ottobre 2019;
    12. ricorda che il Libano ha storicamente beneficiato di relazioni privilegiate con gli Stati membri dell’Unione europea; avverte che la destabilizzazione del paese rappresenta un pericolo per l’UE, in particolare negli ambiti della sicurezza e della migrazione;
    13. ritiene che qualsiasi regime di sanzioni nei confronti del Libano richiederebbe la massima prudenza date le conseguenze economiche, sociali e politiche che le sanzioni potrebbero causare nel paese;
    14. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, al Servizio europeo per l’azione esterna, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo eletto della Repubblica libanese.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Afghanistan

13.9.2021 – (2021/2877(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • visto il trattato del Nord Atlantico, del 1945,
  • viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’Afghanistan, segnatamente la risoluzione 2593(2021) del 30 agosto 2021,
  • vista la dichiarazione UE-Turchia del 7 marzo 2016,
  • viste le sue precedenti risoluzioni sull’Afghanistan,
  • vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) del 14 settembre 2021 sulla situazione in Afghanistan,
  • vista la dichiarazione del VP/AR del 12 agosto 2021 sulla situazione attuale in Afghanistan,
  • vista la dichiarazione alla stampa del VP/AR, Josep Borrell, sull’Afghanistan, resa in occasione della riunione informale dei ministri degli Affari esteri del 3 settembre 2021 e che definisce le condizioni per il dialogo con i talebani,
  • vista la dichiarazione in data 22 agosto 2021 del Primo ministro Janez Janša, presidente in carica del Consiglio dell’Unione europea,
  • visto “l’Accordo per portare la pace in Afghanistan tra l’Emirato islamico afghano, che non è riconosciuto dagli Stati Uniti come Stato ed è noto come i talebani, e gli Stati Uniti d’America” negoziato a Doha nel febbraio 2019, che ha definito i termini per il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan entro maggio 2021,
  • vista la dichiarazione del Consiglio “Giustizia e affari interni” del 31 agosto 2021 sulla situazione in Afghanistan,
  • visto l’articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
  1. considerando che un’alleanza NATO comprendente 38 paesi è impegnata nel conflitto afghano dal 2001, quando è stato invocato l’articolo 5 del trattato del Nord Atlantico;
  2. considerando che il conflitto in Afghanistan, durato due decenni, è costato la vita a 3 609 appartenenti alle forze alleate e statunitensi; che nel conflitto hanno inoltre perso la vita 66 000 appartenenti al personale militare e di polizia afghano, 47 245 civili afghani, 444 operatori umanitari e 72 giornalisti;
  3. considerando che il ritiro precipitoso, mal preparato e disordinato degli Stati Uniti dall’Afghanistan nell’agosto 2021, sotto la guida del presidente Biden, si è tradotto in operazioni di evacuazione caotiche e ha messo l’Europa sotto una notevole pressione per evacuare cittadini e personale prima che i talebani assumessero il pieno controllo dell’aeroporto di Kabul;
  4. considerando che il 26 agosto 2021 un membro dello Stato islamico della provincia del Khorasan (ISIS-K) ha fatto esplodere una bomba in un attentato suicida all’aeroporto di Kabul, provocando la morte di tredici soldati americani su un totale di 175 vittime; che il 27 agosto 2021 gli Stati Uniti hanno condotto un attacco aereo di rappresaglia, uccidendo presumibilmente due membri “di alto profilo” dell’ISIS-K, nonché, a quanto risulta, dieci civili, tra cui sette bambini, quali vittime collaterali;
  5. considerando che migliaia di afghani stanno tentando di abbandonare il paese dopo la presa del potere da parte dei talebani; che gli Stati Uniti hanno negoziato un accordo l’Albania e il Kosovo affinché tali paesi accolgano provvisoriamente circa 6 000 afghani prima del loro trasferimento negli Stati Uniti una volta esaminati i loro documenti; che il primo gruppo è nel frattempo arrivato in Albania;
  6. considerando che con le operazioni di evacuazione dall’Afghanistan condotte delle forze armate tedesche sono entrati nel territorio della Repubblica federale di Germania 20 afghani con precedenti penali in Germania e i cui nomi sono noti al Centro europeo antiterrorismo; che tra di essi vi è anche un condannato per stupro che era stato rimandato in Afghanistan dalla Germania;
  7. considerando che occorre distinguere tra gestione della migrazione illegale e blocco della migrazione illegale e che quest’ultimo è l’unico modo per proteggere i cittadini degli Stati membri;
  8. considerando che l’Afghanistan riveste un’importanza strategica per i suoi ricchi giacimenti di minerali e materie prime fondamentali (utilizzati, ad esempio, nei semiconduttori), e che ciò risveglierà interesse a livello geopolitico e potrebbe giocare un ruolo nel conflitto;
  9. considerando che la crisi afghana avrà conseguenze durature per l’Europa in termini di pace e sicurezza, in particolare per quanto riguarda l’immigrazione illegale e la minaccia del terrorismo;
    1. esprime le sue più sincere condoglianze alle famiglie e agli amici di tutti i militari e civili che hanno perso la vita in Afghanistan negli ultimi vent’anni;
    2. esprime profonda preoccupazione per la presa del potere da parte dei talebani in Afghanistan e per le conseguenze in termini di pace e sicurezza che essa avrà per l’Europa, ora e in futuro;
    3. osserva che la presa di Kabul da parte talebana era prevedibile e che sarebbe stato possibile prendere provvedimenti per garantire che le evacuazioni fossero condotte in modo più logico e ordinato; esprime profonda preoccupazione per le notizie di quantità significative di armi e veicoli militari lasciati in Afghanistan, dal momento che questo materiale tecnologico è caduto nelle mani dei talebani;
    4. si rammarica che gli Stati Uniti si siano consultati in maniera limitata con gli alleati europei in merito al loro ritiro dall’Afghanistan, il che ha causato un’affannosa corsa all’evacuazione in sicurezza degli europei dal paese;
    5. trova discutibile che un certo numero di afghani che avevano ottenuto lo status di rifugiati nei paesi europei fossero tornati in Afghanistan per le vacanze e abbiano successivamente dovuto essere evacuati dagli Stati membri; sottolinea che, una volta ottenuto lo status di rifugiato, le vacanze nel paese d’origine non dovrebbero essere possibili senza il rischio di perdere tale status;
    6. nota con preoccupazione che gli afghani con precedenti penali e quelli le cui domande di asilo erano state precedentemente respinte hanno sfruttato le disordinate operazioni di evacuazione all’aeroporto di Kabul per riuscire a raggiungere gli Stati membri; chiede che gli afghani con precedenti penali noti e quelli oggetto di decisioni negative quanto all’asilo siano prontamente rimpatriati nella regione; osserva a questo proposito che i talebani hanno dichiarato di guardare con favore al ritorno di qualsiasi afghano nel paese; segnala la possibilità di concedere aiuti a condizione che siano facilitati i rientri nel paese e nella regione;
    7. osserva che il ritiro precipitoso seguito alla presa del potere da parte dei talebani in Afghanistan ha dato nuovo impulso ai flussi migratori illegali verso l’Europa e causerà inevitabilmente un’altra crisi migratoria in Europa;
    8. ritiene che con la sua Willkommenspolitik, ossia la politica dell’accoglienza durante la precedente crisi migratoria del 2015, l’UE si sia resa vulnerabile all’uso della migrazione come arma; condanna fermamente il fatto che precedenti accordi con paesi terzi per accogliere i rifugiati, come l’accordo dell’UE con la Turchia, si siano rivelati controproducenti e abbiano portato a trasformare la migrazione in un’arma; condanna con la massima fermezza l’uso della migrazione come arma da parte di attori e governi stranieri;
    9. prende atto delle conclusioni sulla situazione in Afghanistan adottate durante l’ultima riunione del Consiglio “Giustizia e affari esteri” sotto la presidenza slovena; accoglie con favore l’uso di una terminologia precisa come “migrazione illegale” in luogo di termini vaghi come “irregolare”;
    10. insiste su una politica di collocamento regionale dei rifugiati, che consentirebbe loro di tornare alle proprie case e avviare la ricostruzione una volta che la situazione nel loro paese d’origine sarà migliorata; condanna la creazione di qualsiasi fattore di attrazione che possa innescare nuovi flussi migratori verso l’Europa; propone che la concessione di aiuti allo sviluppo ai paesi della regione sia subordinata alla cooperazione con l’UE in materia di migrazione e sicurezza;
    11. ritiene che l’unica soluzione per la possibile crisi migratoria sia che l’UE blocchi la migrazione illegale anziché tentare di gestirla; sottolinea che la creazione di nuovi canali per la migrazione legale non è una soluzione logica che limiterà la migrazione verso l’Europa, ma incoraggerà solamente le persone ad affrontare pericolosi viaggi verso l’Europa; ribadisce che l’Europa non è in grado di ospitare tutte le persone in cerca di un futuro migliore provenienti dal resto del mondo;
    12. invita la Commissione a rivedere la sua posizione secondo cui i finanziamenti dell’UE non dovrebbero essere utilizzati per costruire barriere fisiche alle frontiere esterne dell’UE volte a impedire l’ingresso di migranti illegali;
    13. esprime la sua preoccupazione per il fatto che l’accordo stipulato dal Kosovo e dall’Albania con gli Stati Uniti per ospitare temporaneamente i rifugiati afghani creerà un’ulteriore rotta migratoria per gli afghani verso l’Europa;
    14. avverte che un esodo di afghani crea l’ambiente ideale affinché cellule terroristiche, così come altri opportunisti, raggiungano l’Europa con la scusa di essere “rifugiati”; sottolinea il rischio aggiuntivo di opportunismo da parte di afghani non pashtun della cintura tribale pachistana, che è considerata la patria di vari gruppi jihadisti, compresa Al-Qaeda, ed è situata al confine orientale dell’Afghanistan;
    15. ricorda che, durante la crisi migratoria del 2015, diversi membri dello Stato islamico che in seguito hanno pianificato attacchi a Parigi hanno utilizzato l’afflusso di migranti per raggiungere l’Europa senza essere individuati; nota con preoccupazione che cinque afghani arrivati in Francia nell’agosto 2021 sono stati messi sotto sorveglianza per sospetti legami con i talebani; esprime ulteriore preoccupazione per le notizie provenienti dagli Stati Uniti secondo cui alcune giovani afghane evacuate sono state costrette a sposare uomini più anziani per poter abbandonare il paese;
    16. deplora l’elevato numero di crimini violenti commessi da migranti afghani arrivati in Europa durante la crisi migratoria del 2015, come il brutale stupro e l’omicidio di una tredicenne a Vienna nel luglio 2021 ad opera di delinquenti afghani che avevano tutti ricevuto decisioni negative in merito all’asilo;
    17. sottolinea che, secondo il regime talebano, la sharia deve essere applicata nella sua interpretazione più radicale, perpetrando violenze contro la popolazione e la società civile; ricorda l’importanza di proteggere i diritti delle donne e dei bambini, come hanno evidenziato le manifestazioni svoltesi a Kabul ed Herat il 4 settembre 2021;
    18. esprime preoccupazione per il governo provvisorio annunciato dai talebani, che è composto interamente da leader talebani o da loro affiliati, comprese figure controverse con legami con il terrorismo;
    19. osserva che il cieco affidamento sui talebani e la fiducia riposta in essi, così come le dichiarazioni affrettate che riconoscono i talebani, senza forme di rendicontazione e senza stabilire chiaramente le condizioni necessarie e i meccanismi di applicazione, potrebbero rivelarsi pericolosi; avverte che i talebani potrebbero essere rovesciati da gruppi terroristici ancora più radicali, come Daesh, Al Qaeda Tehrik-i-Taliban Pakistan e il Movimento islamico del Turkestan orientale; invita l’UE e tutti i suoi partner occidentali a tener conto di questa grave minaccia;
    20. ritiene che gli attori regionali – come il Pakistan e il Qatar – saranno interlocutori inevitabili per trovare soluzioni alla crisi; osserva che i talebani hanno chiesto alla Turchia e al Qatar assistenza tecnica per gestire l’aeroporto di Kabul;
    21. rileva che la più recente risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’Afghanistan non contiene alcuna menzione della proposta di creare una zona di sicurezza all’aeroporto di Kabul e che, secondo quanto riferito, la questione non sarebbe stata neppure discussa durante i negoziati sulla risoluzione;
    22. chiede che tutti gli aiuti allo sviluppo a favore dell’Afghanistan siano interrotti, poiché non esiste un governo riconosciuto che possa ricevere e distribuire questi fondi in modo trasparente;
    23. mette in guardia da una strumentalizzazione della crisi afghana per spingere verso un’ulteriore integrazione dell’UE, verso una serie di riforme relative alla politica estera o verso il controverso patto sulla migrazione; insiste in particolare sul fatto che l’unanimità debba rimanere la regola al Consiglio per le questioni di politica estera; si oppone, al riguardo, a qualsiasi passo verso il voto a maggioranza qualificata sulle questioni di politica estera in seno al Consiglio;
    24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Servizio europeo per l’azione esterna nonché ai parlamenti e ai governi degli Stati membri.

Contributi alle discussioni in Aula

 

  1. La guerra nella Striscia di Gaza e la necessità di giungere a un cessate il fuoco, inclusi i recenti sviluppi nella regione (discussione)

Martedì 27 febbraio 2024 – Strasburgo

Signor Presidente, signor Commissario Lenarčič, onorevoli colleghi, il coinvolgimento di dipendenti dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi nell’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre è un’orribile verità. Una verità che emerge sempre di più tra le macerie del conflitto, come ad esempio la base operativa installata sotto la sede dell’UNRWA a Gaza. Altro che i valori europei!

Mentre l’impegno dello Stato ebraico di Israele per lo Stato di diritto e la vita umana è indiscutibile: prova ne è che nella guerriglia urbana le forze di difesa israeliane hanno le forme più avanzate al mondo di protezione dei civili, nel pieno rispetto di tutte le convenzioni internazionali, dal diritto umanitario alla convenzione di Ginevra.

Signor Commissario, lei si preoccupa del Ramadan? Si è chiesto invece perché a Gaza non esista quella separazione strutturale tra civile e militare che le nazioni civili tutte applicano? Le do io forse la risposta: per creare morti e martiri di una causa. E se ai due Stati non si giungerà mai, non è senz’altro per l’incapacità di Israele ma per l’incapacità di Hamas e delle altre fazioni terroristiche arabo-palestinesi di usare altri strumenti al di là del terrorismo. Ma chi oggi li aiuta cade nella trappola dell’antisemitismo.

  1. Legami più stretti fra UE e Armenia e necessità di un accordo di pace fra Armenia e Azerbaigian (discussione)

Martedì 27 febbraio 2024 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, una nuova agenda di partenariato tra Unione europea e Armenia, che stabilisce priorità comuni più ambiziose per una cooperazione che abbracci tutte le dimensioni è il riconoscimento dello sforzo compiuto da Erevan nell’intraprendere la strada di una democrazia compiuta, dell’affermazione dello Stato di diritto e l’allontanamento dall’influenza della Russia di Putin.

Tuttavia, questo lenisce solo in parte le sofferenze armene di questi anni. Inoltre, le minacce militari dell’Azerbaigian, al confine con l’Armenia, e il tremendo squilibrio di potere tra i due Paesi mantengono alto il rischio di una possibile invasione.

In nome dell’indipendenza e dell’integrità territoriale, dobbiamo fornire ogni aiuto attraverso lo Strumento europeo per la pace: equipaggiamento militare e sostegno al processo di sicurezza di quel paese. Solo così garantiremo la pace e non commetteremmo lo stesso errore fatto nel Nagorno-Karabakh.

Dobbiamo avviare il processo di allargamento con serietà, trasparenza e celerità. Difendiamo un baluardo di democrazia tra la moltitudine delle autocrazie. Difendiamo le nostre radici, dove qualcuno le vorrebbe recidere. Difendiamo l’Armenia e affermeremo l’Europa.

  1. Gli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele, il diritto di Israele di difendersi in linea con il diritto umanitario e internazionale e la situazione umanitaria a Gaza (discussione)

Mercoledì 18 ottobre 2023 – Strasburgo

Signor Presidente, Alto rappresentante Borrell, onorevoli colleghi, non ricordiamo abbastanza che sono molte le vittime e gli ostaggi, tra i cittadini europei, causati dallo spregevole attacco di Hamas a Israele, tra cui italiani, francesi, tedeschi e spagnoli. E spero si faccia di tutto per liberare quegli ostaggi, e tutti gli ostaggi, da parte dell’Unione europea, Alto rappresentante.

Perché gli europei e il popolo ebraico condividono il peso della storia e in questi giorni, insieme, si fanno carico del dolore inflitto dal terrorismo islamico, ma, oltre alle sofferenze, condividiamo il contributo millenario all’umanità e alla civiltà, e combattiamo l’Islam politico che ci riporterebbe nel Medioevo, dove il popolo palestinese è la prima vittima sottratta all’Autorità nazionale palestinese.

La sinistra può ignorare, quindi, che quei rastrellamenti di Hamas in terra di Israele sono, dopo l’Olocausto, l’atto peggiore vissuto dagli ebrei sotto il nazismo? Può guardare negli occhi quei bambini rastrellati e rapiti dai nazislamici e non vergognarsi della sua incoerenza politica?

  1. Situazione dei diritti umani in Afghanistan, in particolare la persecuzione di ex funzionari governativi

Mercoledì 4 ottobre 2023 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, in Afghanistan, da quando abbiamo consentito ai talebani di rioccupare il paese, le donne e le ragazze vivono segregate dal regime. Significa vivere in condizioni che molti di noi in questa sala considererebbero disumane, ebbe a dire Kofi Annan, è la più grave gender apartheid della storia.

5 000 di queste donne sono state funzionarie di sicurezza e militari, lottavano per un futuro migliore e in alcuni casi si sono formate negli Stati europei. L’UNAMA ha documentato 800 episodi di esecuzioni extragiudiziali, arresti arbitrari, torture e sparizioni forzate.

A tutto questo però possiamo rispondere con la giustizia della Corte penale internazionale, poiché è valida l’adesione allo Statuto di Roma depositata dall’Afghanistan nel 2003. L’Unione europea, quindi, sostenga con forza un’indagine internazionale e restituisca la vita a donne e ragazze afghane. E viva la loro resistenza!

  1. Situazione in Libano (discussione)

Martedì 13 giugno 2023 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, il Libano sta vivendo una delle peggiori crisi economiche al mondo, con un elevato tasso di inflazione e una continua svalutazione della moneta. Ciò ha peggiorato le condizioni di vita dei cittadini libanesi e del milione mezzo di rifugiati siriani che il Libano ospita.

In sintesi, il consenso politico necessario affinché il paese possa funzionare non si materializza. Il settarismo politico lo impedisce. Il gruppo terrorista politico e militare Hezbollah, che opera nello Stato e che è supportato dall’Iran, lo impedisce. Le élite intercettano le entrate statali e usano i sussidi per cementare le alleanze.

Contribuiamo noi europei, ma non ci sostituiamo. Se la politica del Libano dimostrerà di aiutare i libanesi, l’Unione europea e gli Stati membri continueranno ad aiutare per garantire la sicurezza nel Mediterraneo.

  1. Deterioramento della democrazia in Israele e conseguenze sui territori occupati (discussione)

Martedì 14 marzo 2023 – Strasburgo

 

Signor Presidente, Alto rappresentante Borrell, onorevoli colleghi, i cittadini di Israele oggi sono orgogliosi del loro Paese, che quest’anno celebra 75 anni di indipendenza, e credono nella giustizia della sua causa, ma allo stesso tempo sono esausti dalle lotte intestine e dalle sue conseguenze sulla vita politica e sociale.

Queste sono parole del Presidente Herzog e lo ringraziamo per questo monito valido per tutte le democrazie liberali e anche per aver celebrato con noi la Giornata della Memoria. Israele conosce i pericoli derivanti dal virus della polarizzazione politica, un virus che può erodere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e arrivare a paralizzare la nazione.

Ma è importante ribadire che Israele è un faro di democrazia. È uno Stato speciale per come è costruito e per come opera. È uno Stato innovativo per natura e desideroso di contribuire allo sviluppo del genere umano, nonostante si trovi collocati nell’area più difficile del mondo. Intorno a sé ha nemici, intolleranza, disprezzo, terrorismo e Stati caratterizzati da una minore volontà di sviluppo e di democrazia. Ma Israele si sa difendere da tutto ciò.

I will now switch to English and, given the importance of our debate today, I would like to conclude with a quotation from Chaim Weizmann, the first President of Israel: ‘The future of the State of Israel rests on three foundations: fraternal love, an effort to build and peace to all, near and far.’

  1. Situazione in Georgia (discussione)

Martedì 14 marzo 2023 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, una Georgia membro della NATO renderà gli alleati dell’Unione europea più forti e sicuri. Questo perché le due istituzioni internazionali sono complementari attraverso un partenariato strategico indissolubile.

La partecipazione all’Alleanza si baserà sempre sull’impegno della Georgia verso i valori fondanti della NATO e quelli dell’Unione europea: Stato di diritto, democrazia, diritti umani, pluralismo, società civile, apertura, trasparenza e il rispetto del diritto internazionale.

Da quando ha riconquistato l’indipendenza, il popolo georgiano ha scelto chiaramente e coerentemente di far parte della comunità democratica euro-atlantica.

Partendo proprio dalla violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Georgia come dell’Ucraina, come possiamo noi realizzare un sistema più forte di sicurezza collettiva per noi e i nostri vicini, caro Commissario?

Oggi noi vediamo nei cittadini della Georgia fratelli europei e dobbiamo aiutarli in tutti i modi.

  1. Sospetta corruzione da parte del Qatar e, più in generale, necessità di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni europee (discussione)

Martedì 13 dicembre 2022 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Qatargate, che riguarda ONG, sindacati, individui, assistenti e deputati al Parlamento europeo, è il più grave attacco politico alla democrazia europea di paesi terzi autocratici da quando esistono le istituzioni dell’Unione europea.

Noi chiediamo innanzitutto una forte critica nei confronti del Qatar e dei nemici della democrazia che ci minacciano direttamente dall’esterno, come già abbiamo avuto modo di scrivere in un’interrogazione parlamentare presentata, già due anni fa, dalla nostra collega Ceccardi.

Noi però intendiamo stare uniti, quale processo fondamentale per la produzione degli anticorpi che difendono la nostra società, la cui libertà e la cui democrazia è così vitale per mantenere fermo il pieno rispetto della presunzione di innocenza. Nello Stato di diritto, al quale crediamo tutti.

Oggi noi potremmo speculare contro alcuni di noi e, invece, ci rammarichiamo anche per essere stati esclusi dal processo democratico di questo Parlamento e svolgere il prezioso ruolo di opposizione costruttiva che serve a qualunque maggioranza democratica.

Nell’autoreferenzialità che spesso distingue alcuni di voi ci avete chiamato col cordone sanitario, ma è stato un tragico errore. Nonostante ciò, di fronte a questo disastro, vi ribadisco, noi restiamo uniti per difendere le istituzioni europee e i cittadini europei.

  1. Prospettive della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati per Israele e Palestina (discussione)

Martedì 13 dicembre 2022 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, serve a tutti noi uno spirito e una mentalità di normalizzazione fatta di tanti piccoli passi tesi alla costruzione, alla costruzione della pace.

Servono quelle predisposizioni umane semplici che già si trovano espresse negli accordi di Abramo: rafforzare la pace, non distruggerla come fanno l’Iran o il Qatar armando il terrorismo; promuovere la coesistenza, la dignità umana, la libertà, la cooperazione, la tolleranza e il rispetto; sostenere la scienza, l’arte, la medicina, il commercio e porre finalmente fine alla radicalizzazione. Ecco cosa serve.

Io ho completa fiducia nella capacità di Israele di costruire la pace tra i popoli e non vedo più la cosiddetta “questione israelo-palestinese” come una sfida di politica internazionale.

E se l’Unione volesse giocare un ruolo importante di mediazione tra palestinesi e israeliani, forse occorrerebbe partire suggerendo al presidente Abbas di non fare disinformazione.

  1. Risposta dell’UE alla crescente repressione delle proteste in Iran (discussione)

Martedì 22 novembre 2022 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, grazie anche a Lei, Commissario Várhelyi, per essere qui con noi questa sera, abbiamo chiesto, con diversi colleghi, all’Alto rappresentante e all’ambasciatore Olof Skoog, di agire presso le Nazioni Unite per rimuovere l’Iran dalla commissione sulla condizione delle donne, una risposta obbligata dell’Unione europea alla crescente repressione delle proteste in Iran. Grazie per quello che potrà fare, Commissario.

Anche oggi questo Parlamento aiuta a far risuonare la voce della protesta del popolo iraniano, che si sente defraudato della possibilità di vivere una vita sicura e in pace con se stesso e con il mondo. Il popolo iraniano chiede una sola cosa al supremo leader, agli ayatollah, al Presidente Raisi e alle forze armate. Chiede una cosa semplice: quella di abbandonare un pretestuoso stato mentale di rivoluzione permanente, basato solo su repressione, corruzione, inimicizia verso i Fratelli musulmani del Golfo, l’odio verso Israele e un profondo disprezzo per le democrazie liberali dell’Occidente. L’Iran proposto dall’ayatollah è solo intriso di cinismo assassino ed è una blasfemia dell’islam stesso.

Continuiamo noi ad aiutare il popolo iraniano e a tenere accesa la luce della speranza per loro e per noi.

  1. Strategia dell’UE riguardo a Israele e alla Palestina (discussione)

Martedì 18 maggio 2021 – Bruxelles

 

Signora Presidente, signor ministro Santos Silva, onorevoli colleghi, Israele ha il diritto e il dovere di difendere sé stesso e il sionismo è una ricchezza del mondo. Questi i due messaggi chiave – uno di tipo politico e l’altro di tipo culturale – che mi aspetterei l’Europa comunicasse in modo non equivoco e a una sola voce.

Israele è un partner affine, un difensore dell’ordine internazionale basato sulle regole, è il principale partner nell’aria più strategica e importante per l’Europa: il Mediterraneo e il Mediterraneo allargato.

Israele sa costruire la comprensione reciproca e la coesistenza; sa rispettare la dignità umana e le libertà, inclusa la libertà religiosa; Israele ha una società inclusiva e pluralista; è un campione della scienza e della tecnologia.

Al contrario, l’Iran e Hamas sponsorizzano il terrorismo, l’odio e il rancore; sono nemici della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e della dignità umana.

L’Unione europea dovrebbe essere meno ambigua e più orientata in modo strategico a costruire la pace insieme a Israele, dando così impulso alla rinascita economica dell’intera regione e abbandonando per sempre ogni forma di antisemitismo.

  1. Il conflitto in Siria – 10 anni dopo la rivolta (seguito della discussione)

Martedì 9 marzo 2021 – Bruxelles

Signor Presidente, onorevoli colleghi, riguardo alla crisi siriana vorrei vedere un’Europa meno cinica e meno indifferente rispetto a Russia, Iran, Turchia.

La Siria rappresenta una minaccia alla sicurezza e alla pace sia del Medio Oriente che dell’Europa, per via del permanere di sacche terroristiche dell’Isis, del presidente Assad, che rimane un dittatore per formazione, dell’influenza dell’Iran che esporta la propria forma di terrorismo, dei dubbi sullo smantellamento del programma chimico siriano e della crisi migratoria e umanitaria che sta riducendo il popolo siriano alla fame.

Signor Alto rappresentante, in Siria è sempre stata in gioco la democrazia, la libertà religiosa, il pluralismo. La diplomazia europea, con tutti i suoi strumenti, non può giocare un ruolo di secondo piano nel forgiare una soluzione politica in Siria e lo deve fare ora.

  1. Piano degli Stati Uniti per il Medio Oriente: la risposta dell’UE in linea con il diritto internazionale (discussione)

Martedì 11 febbraio 2020 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, egregio Vicepresidente e anche Alto rappresentante, questa è una discussione particolarmente delicata. Come Unione europea abbiamo l’obbligo di chiarire la nostra posizione, soprattutto perché Belgio, Estonia e Germania, come membri non permanenti, stanno affiancando la Francia nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Essendo poi avvenuta la Brexit, siamo chiamati a esercitare un’azione di politica estera che sia allo stesso tempo nuova e prospettica, in una geopolitica da XXI secolo, che passa dalla tutela della sicurezza europea, dal grande tema dell’immigrazione, dall’energia, dal cambiamento climatico, dal 5G fino agli investimenti europei in quei paesi.

Il trattato di Lisbona le attribuisce la promozione della pace e della sicurezza nel mondo. E per questo, con riguardo al Medio Oriente, la invito a considerare principalmente tre elementi: la minaccia esistenziale allo Stato di Israele è viva più che mai, e questo è inaccettabile. Israele è primariamente uno Stato nazione ebraico. Noi europei, nella nostra radice più profonda, siamo ebrei. Non perda, signor Alto rappresentante, la sua più importante occasione di dimostrare da che parte sta l’Europa.

  1. Situazione in Iran e in Iraq in seguito alla recente escalation delle tensioni (discussione)

Martedì 14 gennaio 2020 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, egregio Alto rappresentante, un desiderio si agita nel cuore degli iraniani e degli iracheni, che prescinde dalle differenze di etnia e di religione e dai loro deprecabili governi autoritari:

prende il nome di sicurezza, di benessere, di pace, e a gridarlo sono le voci delle proteste come quelle iraniane che, già da novembre, spesso nell’indifferenza di tanti di noi e della comunità internazionale, hanno provocato centinaia e centinaia di morti.

È il più alto livello di scontro dal 1979, ed è questo lo Stato di diritto che noi intendiamo difendere? E quel miliardo e più di euro, direttamente provenienti dall’Europa, che hanno cercato di sostenere umanitariamente queste persone, dove sono finiti se non nelle mani di governi che sono marionette di Teheran?

Perché forse presto capiremo che l’eliminazione di Soleimani, il più grande leader del fondamentalismo islamico, servirà a liberare chi combatte per la libertà e noi dovremmo ringraziare, signor Alto rappresentante, chi ci ha liberato dal più grande terrorista del mondo, contro Israele e contro di noi, … (la Presidente toglie la parola all’oratrice)

  1. Situazione in Libia (discussione)

Martedì 14 gennaio 2020 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Vicepresidente Borrell, come è scritto all’ingresso di questo Parlamento, 51 milioni di europei hanno votato perché vogliono vedere il Parlamento agire sulla nostra sicurezza e difesa: la difesa dei confini, la difesa dell’Europa, la sicurezza dei cittadini europei.

Riconosce l’Unione europea di aver avallato un cambio di regime in Libia nel 2011 per ridurla, nel 2020, a uno Stato fallito? Chi giudicherà l’Unione europea per aver contribuito a tanta sofferenza umana? A ciò si aggiunge la beffa di oggi, che vede il nostro ruolo naturale svolto da Turchia e Russia, mentre sullo sfondo si affacciano persino Arabia Saudita e Cina.

È il triste risultato di settant’anni di convergenza politica sul mercato interno e nessuna convergenza in politica estera, ed è così che la sicurezza mediterranea è l’eterno banco di prova per noi.

Perché l’Europa è il Mediterraneo, o non è l’Europa.

Eventi e Webinar

  1. L’eredità dell’Afghanistan

04/06/2022

https://www.annabonfrisco.eu/2022/06/leredita-dellafghanistan/

Stati Uniti e UE hanno commesso molti errori in Afghanistan. Con il ritorno al potere dei talebani e il ritiro delle truppe americane e della NATO, si è instaurato un nuovo rapporto con l’Unione Europea. Tuttavia appare che il percorso verso la democrazia e la costruzione di uno stato di diritto in Afghanistan siano per il momento non negoziabili

  1. La pace tra i popoli nella cooperazione strategica dell’Europa con il Libano

09/10/2023

https://www.annabonfrisco.eu/2023/10/la-pace-tra-i-popoli-nella-cooperazione-strategica-delleuropa-con-il-libano/

L’Unione Europea sostiene il Libano, secondo le politiche di Vicinato, ma la situazione del Paese mediterraneo è critica, tanto da richiedere nuovi stanziamenti per aiuti umanitari

  1. Il sistema bancario iraniano e il suo sostegno al terrorismo

16/06/2023

https://www.annabonfrisco.eu/2023/06/il-sistema-bancario-iraniano-e-il-suo-sostegno-al-terrorismo/

Un dibattito promosso dall’europarlamentare del gruppo Identità e Democrazia, Anna Cinzia Bonfrisco, presso il parlamento europeo di Strasburgo che fa luce sulle attività di finanziamento al terrorismo di cui continua a macchiarsi l’Iran. Con il prezioso contributo dell’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, Christine Saddy, team leader della commissione sulla Finanza illecita del Counterterrorism group, e Ludovica Leccese.

  1. Ecco come aiutare il popolo iraniano

20/05/2023

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Lo studio di Costantino Pistilli “L’Iran degli ayatollah: fomite globale di terrorismo di sedizione e di brutale sopraffazione” analizza il ruolo distruttivo e destabilizzante nel mondo del regime di Teheran e ipotizza soluzioni per il “regime change”.

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L’Iran vuole lo sterminio di Israele e dell’Occidente. Non è uno slogan allarmistico ma un verità sempre più evidente dopo l’attacco del Regime degli Ayatollah di queste ore.

Già il massacro del 7 ottobre avrebbe dovuto bastare ad aprirci gli occhi, mentre la sinistra sfilava per le strade in nome di Hamas e la Jihad islamica alleati dell’Iran.

Sosteniamo Israele, lo scudo della nostra civiltà in Medio Oriente. L’Europa scelga tra un Mondo sempre più islamizzato e intollerante, anche nella proposta di guerra a tutti i costi, e un Mondo che crede nella stabilità assieme al Popolo ebraico.

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Nel giorno dell’anniversario della rivoluzione islamica il Regime ha fatto bruciare i simboli di Israele e chiesto che Israele venga espulso dall’ #ONU.

L’ #Iran fa finta di dimenticare che solo un anno fa è stato buttato fuori dalla Commissione delle #NazioniUnite sulla condizione delle #donne.

Il Regime islamico in Iran è il principale sponsor mondiale del terrorismo.

Inoltre, prosegue nel condannare a morte senza giusto processo una media di due persone al giorno. Sono 882 esecuzioni le esecuzioni del Regime nel 2023, 86 solo nell’ultimo mese, tra questi anche donne e persone inferme di mente.

Ogni società che crede nella pace, nella sicurezza e nella libertà è un nemico Ayatollah e su questo si fonda il nostro dovere ad agire per isolarli dalla comunità internazionale e denunciare le loro aberrazioni.

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“L’Iran allarga il conflitto al Pakistan, alla Siria e All’Iraq. Ha armato Hamas contro Israele e gli Houthi in Yemen contro le navi che battono bandiera europea e statunitense. Il Regime iraniano è una minaccia per l’Italia e l’Europa. Espandere la guerra a tutto il Medio Oriente crea una grave e reale minaccia in termini di sicurezza ma anche economici. Le conseguenze di un’escalation avranno effetti devastanti. Sorpresa che l’Unione Europea non abbia ancora un piano per affrontare un conflitto che pare oramai imminente. Difendere i nostri cittadini è una prerogativa irrinunciabile. È da un anno che chiediamo che il Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche vengo inserito nella lista europea delle organizzazioni terroristiche, poiché è il principale strumento con cui l’Iran finanzia il terrorismo nel mondo”. Così in una nota Anna Cinzia Bonfrisco, europarlamentare della Lega – Gruppo Identità e Democrazia, componente della Commissione per gli Affari esteri, della Sottocommissione per la Sicurezza e la Difesa.

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BRUX, 8 OTT – A. BONFRISCO: “Hamas, Hezbollah e Iran responsabili di un atto di guerra. L’Unione Europea inserisca Hezbollah e le Guardie Iraniane della Rivoluzione nella lista dei terroristi.”

“L’asse formata da Hamas, Hezbollah e Iran è responsabile di un atto di guerra senza precedenti nei confronti di Israele e il suo popolo. Le centinaia di vittime, i rapimenti e le migliaia di feriti sono la dimostrazione di un’alleanza formata in nome di una soluzione finale fondata sull’odio, la menzogna e il terrorismo.

Il Mediterraneo rischia di diventare il fronte di un duraturo conflitto, instabilità e insicurezza; per questo motivo l’Unione Europea si impegni a rafforzare il ruolo della Nato nell’area, la quale ha riconosciuto il diritto alla difesa di Israele.

Da tempo i parlamentari europei chiedono che le Guardie Iraniane della Rivoluzione e gli Hezbollah vengano inseriti nella lista dei terroristi dell’Unione Europea. E’ un primo passo per tagliare completamente ogni possibile finanziamento al terrorismo.

Le capitali europee, a cominciare da Roma e molte città italiane, illuminate con la bandiera di Israele sono un segnale inequivocabile che l’Europa e l’Italia sono in prima fila nel sostegno di Israele.”

europarlamentare componente della Commissione per gli Affari Esteri, sottocommissione della Sicurezza e la Difesa, della Delegazioni per le relazioni UE-Nato e per le relazioni con Israele.

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La nomina dell’Iran a presiedere il Social Forum 2023 del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC) è una vergogna senza precedenti. La comunità internazionale diserti qualsiasi iniziativa proposta dal Regime.

Altrettanto grave è che il Social Forum 2023 dell’UNHRC, del 2 e 3 novembre 2023, riguarderà il contributo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione alla promozione dei diritti umani, anche nel contesto della ripresa post-pandemia.

Infatti, il regime degli Ayatollah spegne internet per reprimere nel silenzio i protestanti, diffonde campagne di disinformazione per negare i massacri di cui è responsabile, tortura e uccide chi chiede libertà per il proprio popolo.

Il Consiglio dei Diritti Umani, al posto di integrare il Regime, conduca un’indagine indipendente sugli avvelenamenti di migliaia e migliaia di bambine e ragazze nelle scuole in Iran, su cui il Regime non fornisce alcuna risposta chiara.

L’Unione europea, come chiesto dal suo Parlamento, agisca per promuovere l’indagine e si esprima inoltra in maniera netta contro questa nomina e agisca affinché venga sostituito l’Iran dal presiedere il Social Forum.

https://fb.watch/sbjhnazVre/

Continuano ad essere violati i diritti umani in Iran con efferati crimini contro gli oppositori del regime.

https://www.ansa.it/…/iran-bonfrisco-sanzioni…

Iran: Bonfrisco, sanzioni confermano che siamo da parte giusta

Eurodeputata Lega:’Se a arrivano a questo a Teheran hanno paura’

https://fb.watch/sbjo35CGxx/

Il regime iraniano non fornisce alcun contribuito all’umanità, solo morte e terrore.

Per questo di fronte all’Alto Rappresentante, oggi in occasione della seduta Plenaria di Strasburgo, ho espresso il mio sostegno alle donne che manifestano in Iran e ho chiesto un’azione chiara da parte dell’Unione europea.

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L’Iran, il più aberrante dei regimi autoritari della recente storia dell’umanità, avrebbe l’intenzione di fornire droni armati alla Russia.

Questo non è solo un allargamento del fronte della guerra in Ucraina ma è l’intervento di un regime che da sempre ha l’obbiettivo di annientare le nostre democrazie, il nostro stile di vita, la nostra stessa essenza dell’essere liberi e occidentali.

L’Unione europea stia molto attenta nei suoi dialoghi con l’Iran, perché oggi in discussione c’è innanzitutto il sistema dei valori europei.

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L’atteggiamento intimidatorio di Azeri e Turchi a tutte le istituzioni, a tutti i comuni e consiglieri comunali che in questi giorni stanno ricevendo lettere di minacce, per aver sostenuto la Repubblica di Artsakh, sono deplorevoli, inaccettabili in Italia.

Ringrazio il Consiglio per la comunità armena di #Roma per aver condannato questi episodi.

In questi tempi oscuri dobbiamo essere uniti contro chi utilizza deliberatamente i nuovi media per impedire le libertà altrui.

https://fb.watch/sbjuiivjFl/

Oggi in commissione Affari Esteri (Afet) abbiamo discusso sul futuro del Libano.

È importante che l’UE eserciti un controllo maggiore sulle tante risorse impiegate in quell’aerea e che si lavori per un ritorno alla normalità del Libano attraverso le riforme, specialmente di fronte alla minaccia di una sempre maggiore influenza da parte dell’Iran attraverso il potere gestito dagli Hezbollah.

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Il regime Iraniano è la più atroce forma di persecuzione che un popolo possa subire. E badate bene: anche la recente minaccia espressa dagli Ayatollah di una risoluzione finale contro Israele è una minaccia nei nostri confronti e delle nostre libertà.

Per questo ho partecipato alla riunione bipartisan di parlamentari convocata dall’Associazione Nessuno tocchi Caino. Credo che “i giorni dell’indifferenza” dell’Ue debbano finire, come il 13 aprile di quest’anno quando ha scelto, a differenza degli Stati Uniti, di non aggiornare la lista dei soggetti a misure restrittive per gravi violazioni dei diritti umani in Iran, ad esempio il giovanissimo ministro delle tecnologie iraniano che ha avuto un ruolo determinante nella censura di internet su vasta scala e nelle repressioni delle proteste del 2019 in Iran.

L’Ue ha mancato il suo appuntamento con la storia, dimenticando che quando si rimane indifferenti regna il terrore. Come disse Einstein “Il mondo non è minacciato dalle persone che fanno il male, ma da quelle che lo tollerano”.

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L’ Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha dichiarato che L’#unioneeuropea condanna le osservazioni minacciose del leader supremo dell’#iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, che mette in discussione la legittimità di #israele.

Tali dichiarazioni sono totalmente inaccettabili e rappresentano una fonte profonda di preoccupazione.

L’Unione europea ribadisce il suo impegno fondamentale per la sicurezza di Israele.

Auspico che le parole di Borrell mettano fine ad una lunga stagione di #politicaestera europea accondiscendente verso i nemici di Israele.

https://fb.watch/sbjyPW1jRg/

Il mio intervento di oggi al Parlamento europeo sui report annuali sull’attuazione della politica estera, di sicurezza e difesa comune.

Le crisi in Nord Africa e Medio Oriente sono maturate senza che gli sforzi dell’Unione europea abbiano prodotto alcun risultato.

Dopo cinque disastrosi anni di gestione Juncker la Libia scivola tra le mani di Turchia, Russia e Cina, mentre il tanto decantato accordo nucleare in Iran, si sbriciola alla prima difficoltà.

E allora la domanda è semplice: gli strumenti politici e le risorse che destiniamo alla politica industriale della difesa europea, avranno un reale effetto sulla sicurezza dei cittadini europei?

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Mi chiedo i Talebani quale senso della Storia, della letteratura, dell’arte ma anche della scienza e della tecnologia, pensano di dare all’Afghanistan emettendo il nuovo divieto di istituzione universitaria per donne e ragazze.

È questa una continua oppressione e discriminazione di metà della popolazione afghana. È anche il segno che i Talebani al Mondo non hanno proprio nulla da offrire.

L’Unione europea non dimentichi una delle più gravi violazioni dei diritti umani in corso in questi anni. Venga invece onorato l’amaro sacrificio dei nostri soldati in Afghanistan e il dolore delle loro famiglie.

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I Talebani hanno usato le armi per reprimere una manifestazione di donne afghane che, ad un anno dalla caduta di Kabul, chiedono con i loro slogan ‘cibo, lavoro e libertà’.

Un anno di Talebani in Afghanistan è equivalso ad un anno senza diritti. Soprusi, sopraffazione e violenze hanno segnato la vita di molti che si sono visti privati di ogni diritto. E’ pertanto nostro dovere ricordare le vittime e denunciare il regime talebano.

Eppure in Afghanistan c’è chi rifiuta di fare marcia indietro sui proprio diritti e lotta ancora per un futuro migliore. E queste azioni sono compiute proprio da chi è più indifeso, donne e ragazze, minoranze etniche come gli Hazara.

L’Unione europea sembra aver smesso di parlare di Afghanistan e ciò è inaccettabile. Si mantenga alta l’attenzione e si attuino azioni concrete.

Lo dobbiamo alle donne afghane, lo dobbiamo al sacrificio delle nostre forze armate!

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La denuncia delle ONG sulla mancata effettiva apertura dei corridoi umanitari dall’Afghanistan è allarmante. Sono 1.200 esseri umani a cui abbiamo fatto una promessa di salvezza e speranza e che oggi lasciamo nelle mani di uno dei regimi più efferati al Mondo.

È nostro dovere civile e politico mettere nelle condizioni di fuggire coloro che in molti casi hanno collaborato con le forze occidentali di pace della Nato e sono oggetto di persecuzione, violenza e ritorsione per la semplice colpa di aver sognato un Afghanistan prospero e libero.

Il Governo Draghi, assieme alla Commissione europea e il Consiglio, collaborino per trovare soluzioni, tempi e procedure rapide, ma anche sicure e controllate.

https://fb.watch/sbjGnRv5Jy/

In occasione del dibattito alla Plenaria di Strasburgo sulla situazione dei diritti delle donne in Afghanistan, alla presenza dell’Alto Rappresentante e della Commissione, ho ribadito la necessità di un forum che rappresenti le donne Afghane fuggite dalla furia dei talebani.

Lo dobbiamo alle donne afghane, lo dobbiamo al sacrificio delle nostre forze armate!

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L’Italia ha l’obbligo politico e morale di risultare tra i firmatari della Dichiarazione congiunta sulle denunce di uccisioni sommarie e sparizioni forzate in Afghanistan, sottoscritta da Stati Uniti, Unione Europea e altri Stati membri, tra cui Francia, Germania e Spagna.

I Talebani sono responsabili di aver instaurato un regime sanguinario e aberrante, le loro parole corrispondono solo menzogne, come la promessa mai mantenuta dell’amnistia per gli ex membri delle forze di sicurezza afgane e gli ex funzionari del governo.

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Chi ha teorizzato che i Talebani di oggi non sono quelli di ieri si scontra con la realtà della popolazione afghana, a cui è negato il significato più profondo e intimo della vita, si scontra con il desolante assassinio e decapitazione di una ragazza afghana perché non voleva abbandonare lo sport che amava e di cui era una campionessa, con i morti, il terrore e le violenze ad ogni angolo della strada. C’è solo una definizione per i Talebani: sono un’aberrazione gretta e meschina!

Per questo l’Unione europea, al posto di quale dialogo possibile con il regime talebano, oggi si interroghi sul valore dei propri principi e valori, su come può aiutare le donne, le ragazze e il popolo dell’Afghanistan.

Ieri Sakina Hosseini, membro del Consiglio provinciale di Herat, ha incontrato il sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli, la quale le ha rivolto il seguente messaggio: “Il prezioso lavoro che lei, Signora Sakinah, ha svolto in Afghanistan attraverso i numerosi progetti che ha portato avanti a favore delle donne di quel Paese – dalla loro istruzione alle iniziative per affermare il riconoscimento dei loro diritti – è assolutamente meritorio e non deve andare perduto.”

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Oggi ho incontrato Khaled Ahmad Zekriya, ambasciatore dell’Afghanistan a Roma, per parlare del tragico mese di agosto che ha stretto il suo Paese e il suo Popolo nella morsa crudele dei talebani.

L’Ambasciatore esorta a richiamare sempre il rispetto della Costituzione, dei diritti delle donne e delle minoranze. Questo è l’Afghanistan per cui dobbiamo lottare tutti assieme! l’Unione europea non può, non deve, fermarsi alle dichiarazioni di facciata.

L’Italia del presidente Draghi darà il suo contributo al G20. Tutti noi abbiamo l’obbligo di promuovere e proteggere i diritti umani, in quanto diritti umani, Stato di diritto e democrazia sono indissolubilmente connessi.

Le nostre azioni oggi verso gli afgani determineranno il futuro e la storia dell’Europa come promotrice di Pace, Sicurezza, Giustizia e Istituzioni forti.

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La strage compiuta dall’Isis all’aeroporto di Kabul è un atto vile, codardo e disumano. L’impegno a sconfiggere il terrorismo islamista deve continuare in Afghanistan e in tutto il Mondo. Profondo cordoglio per le vittime e ai loro familiari.

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I Talebani incarnano il terrore nel Mondo e le peggiori atrocità contro il popolo afghano in nome dell’islamismo radicale. Oggi come ieri i nostri valori di pace e libertà sono ancora l’unica alternativa alla morte e alla disperazione.

Per questo motivo già a gennaio mi preoccupavo della vita a rischio dei collaboratori delle forze di pace e delle molte donne che venivano uccise perché sognavano un Afghanistan inclusivo, plurale e democratico come la giornalista Malala Maiwand.

Le parole dei Talebani di queste ore sono cartastraccia. L’Europa non cada nella trappola. Non perdiamo altro tempo. Uniamo le forze con tutti gli Stati che condividono i principi della dignità umana, delle pari opportunità, dello stato di diritto e delle libertà fondamentali.

https://fb.watch/sbjSG_uXjz/

Oggi durante commissione Affari Esteri del Parlamento europeo, riunita in seduta straordinaria, ho ricordato l’impegno dell’Italia in Afghanistan oltre alle conseguenze per l’Europa in termini di flussi migratori incontrollabili e dei pericoli del terrorismo internazionale.

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Ogni ora dell’invasione dell’Azerbaijan nel Nagorno-Karabakh è un’ora di sangue e violenza.

Il regime Azero aggredisce l’#Armenia facendosi forza dell’appoggio diretto della #Turchia che ha inviato centinaia e centinaia di mercenari islamisti radicali siriani.

Ho trovato particolarmente toccanti le parole del calciatore armeno della Roma Henrikh Mkhitaryan nell’appello che ha lanciato ai leader mondiali: “Siamo lasciati soli nella nostra battaglia contro il terrorismo internazionale”.

“Come storici alleati dell’Armenia il vostro intervento per fermare questa guerra devastante è di vitale importanza.

I nostri giovani muoiono al fronte o rimangono irrimediabilmente menomati, invece di avere la possibilità di partecipare alla costruzione del futuro del Paese”.

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A due giorni dall’anniversario dell’ attacco di Nassiriya assistiamo ad un altro vile attentato ai danni dei nostri soldati in Iraq. Ai militari coinvolti va tutta la mia solidarietà; quello che è successo ci ricorda quanti nostri uomini e donne appartenenti alle forze armate rischiano la vita ogni giorno per combattere il terrorismo e difendere gli ideali in cui crediamo. L’ Unione Europea, se ha qualche ambizione nel settore della Difesa, prenda spunto dalla loro professionalità e dal loro coraggio. I miei pensieri sono con voi ragazzi!

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Adottare la cultura del dialogo come codice di condotta tra le nazioni, ecco cosa credo significhi il viaggio di Papa Francesco. E il fattore unificante e’ finirla con la cultura della morte.

Il viaggio in Iraq e’ la rappresentazione della dignità umana che si fa avanti in un ambiente globale caratterizzato da una rivalità geopolitica aumentata, guerre, conflitti etnici, impunità e violenze.

In Medio Oriente e nel Mediterraneo, non è facile trovarsi insieme a percorrere la strada della verità, del bene comune, della libertà e fraternità, dopo anni di brutale terrorismo e conflitti.

Così come non è facile per le forze NATO in Iraq aiutare a costruire una nuova sicurezza della società irachena (che e’ anche la nostra) con l’obiettivo di non rivedere mai più l’ISIS.

Non dimentichiamo anche che, le grandi sfide globali che viviamo (ambiente, salute e nuove tecnologie) ci impongono sforzi comuni, a prescindere dalle credenze religiose e dalle filosofie politiche.

Le tre grandi religioni monoteiste, sono sicura, saranno in grado di aiutare l’umanita’ ad essere meno cinica e piu’ rispettosa del prossimo (uomo e natura).

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La sospensione della democrazia in Tunisia può solo appesantire la situazione economica, sociale e sanitaria in cui versa il Paese, allo stesso tempo minacciare una intollerabile e prevedibile grande ondata migratoria che colpirà inevitabilmente l’Italia.

Questo è un problema europeo che le istituzioni dell’Unione europea non posso ignorare ancora a lungo. Non ci possiamo permettere ulteriore instabilità in quell’area considerando che anche la Libia deve affrontare le sue fragilità.

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Ieri all’incontro Libia-Italia, il primo paese europeo ricevuto, era presente la ministra libica agli Affari esteri Najla Al-Mangoush. Parte del nuovo governo che assegna alle donne cinque incarichi, inclusi i principali portafogli della giustizia e degli esteri.

A tutte loro faccio i miei migliori auguri di buon lavoro certa che, dopo anni difficili, la piena, equa e significativa partecipazione delle donne sia un passo significativo verso la risoluzione dei conflitti, nel processo decisionale e nella promozione dei diritti delle donne.

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È 55 giorni che i pescatori italiani sono ostaggio in #Libia delle truppe di Haftar.

Come italiana oggi ho chiesto in commissione Affari Esteri a Sabadell, nuovo capo delegazione a Tripoli, un’azione per la liberazione immediata da parte dell’Unione Europea e degli Stati Membri.

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In Libia le dimissioni improvvise di Al-Sarraj sono l’ulteriore dimostrazione che, in una zona fragile e strategica del Mediterraneo, l’Europa è assente.

Anche l’Italia avrebbe dovuto svolgere il suo ruolo naturale di piattaforma nel Mediterraneo per un dialogo allargato tra gli attori in gioco.

All’Italia serve più visione e all’Europa meno divisione. Specialmente quando la nostra sicurezza è a rischio.

https://fb.watch/sbk9JMvqQd/

“Intervento dell’On. Bonfrisco e scambio di opinioni con il commissario per il parternariato Orientale”

Il ricatto continuo della Turchia sui migranti e il suo intervento militare in #Libia rende evidente la debolezza dell’Europa in materia di sicurezza.

La #Turchia beneficia dei soldi dei cittadini europei e noi non riusciamo a condizionarla in alcun modo.

Sarebbe questa l’autonomia strategica sbandierata dalla Presidente Von der Leyen?

https://fb.watch/sbkcSe3D1I/

Ieri sera sono intervenuta al Parlamento europeo di Strasburgo nel corso del dibattito sulla crisi libica.

Ho ricordato che nel 2011 l’Unione europea ha avallato un cambio di regime in Libia che ha ridotto il Paese ad essere oggi uno Stato fallito, dove il nostro ruolo viene ormai svolto da Russia e Turchia e persino Cina e Arabia Saudita si affacciano sullo sfondo.

È il triste risultato di 70 anni di convergenza politica sul mercato interno e nessuna convergenza in politica estera nell’Unione europea.

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In questi giorni il Mediterraneo sprigiona tutti i suoi colori, profumi e calore. Eppure il Mediterraneo è anche le diverse sfide e minacce alla sicurezza, nonché i conflitti in corso nel Medio Oriente, in Libia e in Siria, che non possiamo ignorare.

La concorrenza globale di Cina, Russia e Iran dovrebbe essere sempre di più al centro dell’azione della politica estera europea. Ne va del nostro futuro, che affonda le radici sulla democrazia di cui Roma, Atene e Gerusalemme hanno posto la prima pietra nel Mondo.

Il partenariato mediterraneo rafforzato sarà un imperativo strategico per l’Unione europea solo se ne saprà tutelarne la cultura, lo stile di vita e la prosperità, rispetto ad interessi che poco hanno a che fare con le nostre tradizioni.

Contributi alle discussioni in Aula

Attività della polizia cinese in Europa (discussione)

Mercoledì 10 aprile 2024 – Bruxelles

Signor Presidente, onorevoli colleghi, cari rappresentanti del Consiglio e della Commissione, la vastità della rete di stazioni di polizia cinese in Europa è segnalata da questo Parlamento almeno dal 2022. Risulta pertanto allarmante che solo adesso veniate a riferire su una minaccia che rappresenta una seria preoccupazione per i cittadini europei.

L’Italia ha fatto la sua parte per smantellare gli accordi della sinistra e ancora lotta per combattere le conseguenze dannose di quegli accordi, ad esempio le connessioni tra associazioni cinesi, criminalità organizzata e i funzionari pubblici del Partito comunista.

Infatti, è il Partito comunista cinese che usa l’Europa come terreno per lo spionaggio, le interferenze e la violazione dei diritti umani, perché per sua natura intende disporre di ogni aspetto della vita degli individui e della libertà di pensare, della libertà di agire e di decidere, che la Cina prova a eliminare.

Agite subito, quindi, e sanzionate i funzionari cinesi che hanno un legame con le stazioni di polizia. Sospendete qualsiasi trattato di estradizione con Hong Kong e con la Cina. Mettete gli Stati europei in condizioni di difendersi. Opponete i valori liberali e la libertà all’ingerenza corruttrice cinese.

Relazioni UE-Cina (discussione)

Martedì 22 novembre 2022 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Alto rappresentante Borrell, diversi fatti ormai ci dicono che la Cina non cerca pace e tranquillità e mi domando: dov’è l’esempio di equilibrio e la reciprocità commerciale che la Commissione europea cerca di stabilire con la Cina sia a livello bilaterale che presso il WTO? Tutto ciò non si materializza ed ecco quindi che il nostro dibattito indica la chiara volontà politica di salvaguardare un ordine internazionale libero, multipolare, basato sulle regole.

Lei ha citato il tema cruciale dei semiconduttori. Ecco perché dobbiamo trovare il modo di consentire a Taiwan di continuare a esistere nello status quo attuale, espandendo le relazioni commerciali e politiche e rifiutando categoricamente la falsa narrativa della riunificazione proposta dalla Cina.

Così come dobbiamo opporci all’egemonia che il Partito comunista cinese tenta di estendere nel Mar Cinese orientale e meridionale sfidando la libertà di navigazione, sfidando quindi il mondo occidentale.

Relazioni politiche e cooperazione tra l’UE e Taiwan (discussione)

Martedì 19 ottobre 2021 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Repubblica di Cina, Taiwan, è un partner affidabile e i taiwanesi sono forgiati dalla democrazia, dalle libertà e da una mentalità aperta che abbraccia l’innovazione.

Con il nostro voto oggi riconosciamo che negli ultimi vent’anni Taiwan ha rafforzato le istituzioni democratiche, i diritti sociali e politici e le libertà individuali e siamo al fianco di Taiwan, che vuole rimanere libero, sovrano e indipendente, coltivando una diplomazia di pace proattiva, soprattutto verso la Cina, anche quando questo Stato militarista e autoritario mostra solo di voler intimidire.

Taiwan rinnega ogni forma di coercizione ed è un modello esemplare per altri paesi dell’Asia e dell’Indo-Pacifico. Pertanto, ogni forma di collaborazione, dalla cultura ai semiconduttori, dalla sicurezza all’economia, dalla salute alle catene di valore e di approvvigionamento è un chiaro interesse strategico reciproco: collaborare per il progresso umano.

Siamo uniti nella difesa del progresso umano e della sua libertà e dobbiamo difendere Taiwan, perché Taiwan possa continuare a vivere in questo modo. La Commissione, gli Stati membri dell’Unione europea avvertano la Cina: noi difenderemo Taiwan.

 

Nuova strategia UE-Cina (discussione)

Martedì 14 settembre 2021 – Strasburgo

 

(inizio dell’intervento fuori microfono) … esercitare la concorrenza sleale, lo spionaggio della proprietà intellettuale, umiliare le libertà, degradare la dignità umana, disseminare disinformazione, epurare i dissensi e le diversità politiche, filosofiche e religiose? No, non è accettabile!

Usare le tecnologie emergenti per espandere la coercizione e consolidare l’intrusione, svuotando la privacy individuale non è etico e nemmeno umanocentrico.

Questi aspetti rendono la Cina una calamità e questo lo ricordiamo specialmente alla Russia.

Pertanto invitiamo gli Stati membri e il Servizio esterno a investire in una più stretta cooperazione con partner democratici con i quali condividiamo i valori, i valori dell’umanità.

 

Lavoro forzato e situazione degli uiguri nella regione autonoma uigura dello Xinjiang

Giovedì 17 dicembre 2020 – Bruxelles

 

Signora Presidente, onorevoli colleghi, la Cina ha aggiornato al 21° secolo gli strumenti per compiere un genocidio, usa la tecnologia biometrica e di sorveglianza per la pulizia etnica di milioni di uiguri alla velocità e con la precisione di un computer.

Il Partito comunista cinese agisce attraverso le macchine e pensa come le macchine. Nelle fabbriche sfrutta fino alla morte le minoranze, al motto di lavare i cervelli, pulire i cuori, sostenere il diritto, rimuovere ciò che è sbagliato.

Colleghi, la schedatura del DNA, la scannerizzazione del viso, la registrazione di impronte e voci, le sterilizzazioni, il lavaggio del cervello – e c’è di peggio – di 82 aziende globali coinvolte nel silenzio generale, molte sono europee. Il 20 % del cotone mondiale arriva dal lavoro forzato degli uiguri. Gli Stati Uniti hanno sanzionato 24 aziende cinesi specializzate nell’intelligenza artificiale e nel controllo facciale e noi invece cosa abbiamo fatto?

 

Modifica della Legge sulla cittadinanza indiana del 2019 (discussione)

Mercoledì 29 gennaio 2020 – Bruxelles

Signora Presidente, onorevoli colleghi, egregio Alto rappresentante, l’Unione europea ha da sempre intensi rapporti commerciali con l’India, ma deve anche riconoscere il suo tentativo di costruire e difendere uno Stato di diritto, pur tra le molte, molte contraddizioni.

Noi dobbiamo rispetto all’India. L’India non ha nulla a che fare con i paesi che la circondano, a partire dal Pakistan, ideologicamente e religiosamente contrario al progresso, alla Cina, che impone il suo autoritarismo su più di un miliardo di persone, o al Myanmar, con la sua pulizia etnica contro i Rohingya.

Al netto di eventuali profili di costituzionalità, che non spetta a noi valutare, l’interesse dell’Unione europea deve essere quello di evitare ogni conflitto con un paese come l’India, proiettato nel futuro e all’avanguardia nel mondo per un sistema di educazione, quello dello STEM, fonte di benessere per i suoi cittadini. L’India è un paese ben cosciente delle minacce interne ed esterne alla sua sicurezza e cerca solo di attuare le misure che ritiene necessarie.

 

Situazione degli uiguri in Cina (“China-cables”) (discussione)

Mercoledì 18 dicembre 2019 – Strasburgo

Signora Presidente, egregio Alto rappresentante, onorevoli colleghi, lungo la nuova via della seta, volta a connettere il 63 % della popolazione mondiale in futuro, la Cina sta scrivendo e applicando cinicamente le sue regole. Al riguardo poi della terra degli uiguri, che è uno dei principali snodi infrastrutturali dell’ambizioso progetto cinese da mille miliardi di dollari, essa è divenuta l’alibi perfetto per reprimere ogni desiderio di autodeterminazione della popolazione. La nuova via della seta, quindi, può essere percorribile dalle merci ma è interdetta ai diritti, alla libertà, alla democrazia.

Ritengo, inoltre, signor Alto rappresentante, che la politica del vicinato debba essere concepita secondo parametri geopolitici globali e non semplicemente geografici. La storia di repressione degli uiguri racconta la voracità di un paese che ha creato un sistema basato sul controllo globale e capillare della popolazione, che si nutre come un mostro delle esperienze degli uomini, in nome dell’espansione e della rincorsa forsennata al predominio globale nel settore dell’intelligenza artificiale. Meccanismi di credito sociale, riconoscimento facciale e persino controllo delle emozioni consentono la sorveglianza di massa di un miliardo e mezzo di persone.

Con la Big Data Analytics, il governo di Pechino, da un lato, controlla il territorio a discapito dei diritti umani, dall’altro, alimenta gigantesche banche dati, in cui confluiscono i dati personali dei cittadini, secondo un sistema centralizzato in cui non si distingue tra la dimensione pubblica e quella privata.

Ci troviamo quindi di fronte a una situazione inaccettabile, di cui l’Europa, in virtù dei valori fondativi, non può più semplicemente limitarsi a prendere atto, prima che gli uiguri diventiamo tutti noi.

Situazione a Hong Kong (discussione)

Lunedì 16 settembre 2019 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, i trattati dell’Unione europea ci uniscono tutti nel principio inviolabile della democrazia e dello Stato di diritto.

Registriamo, al contrario, come la Cina tenti invece in ogni sede, comprese le Nazioni Unite, di sminuire i diritti individuali delle persone, anteponendo il primato dello Stato su ogni tipo di libertà individuale, col pretesto della difesa della sovranità nazionale.

Affermare, come ha fatto Carrie Lam, che i suoi concittadini siano una piccola minoranza di violenti, senza appoggio sociale, senza interessi economici, portatori di caos e di minacce, peggio della SARS o delle crisi finanziarie, è falso e profondamente antidemocratico. Le azioni della polizia e delle autorità di Hong Kong da lei guidate sotto lo stretto controllo delle autorità cinesi sono a dir poco inumane.

A tutto ciò noi dovremmo rispondere senza timidezze, con una ferma dichiarazione politica dell’UE, che riconosca la specialità dello status di Hong Kong e guidi il perimetro delle nostre future relazioni con la Cina, nel nome del rispetto dei diritti dell’uomo.

Relazioni in quanto relatore ombra

RELAZIONE sull’UE e le sfide in materia di sicurezza nella regione indo-pacifica

4.4.2022 – (2021/2232(INI))

Il Parlamento europeo,

  • vista la sua risoluzione del 16 settembre 2021 su una nuova strategia UE-Cina[1],
  • vista la sua risoluzione del 1° marzo 2022 sull’aggressione russa contro l’Ucraina[2],
  • vista la risoluzione ES-11/1 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2 marzo 2022, che deplora l’aggressione della Russia contro l’Ucraina,
  • vista la dichiarazione congiunta della Federazione russa e della Repubblica popolare cinese del 4 febbraio 2022 sull’inizio di una nuova era delle relazioni internazionali e sullo sviluppo sostenibile globale,
  • visto il forum ministeriale per la cooperazione nella regione indo-pacifica del 22 febbraio 2022,
  • vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2021 sul controllo multilaterale delle armi e delle armi di distruzione di massa, e i regimi di disarmo: sfide e prospettive[3],
  • vista la sua raccomandazione del 21 ottobre 2021 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) concernente le relazioni politiche e la cooperazione tra l’Unione europea e Taiwan[4],
  • vista la sua raccomandazione, del 21 ottobre 2020, al Consiglio e al VP/AR concernente la preparazione del 10° processo di revisione del trattato di non proliferazione nucleare (TNP) del 2020, il controllo degli armamenti nucleari e le opzioni di disarmo nucleare[5],
  • vista la sua risoluzione, del 21 gennaio 2021, sulla connettività e le relazioni UE-Asia[6],
  • vista la sua risoluzione, del 18 aprile 2018, sul progetto di decisione del Consiglio sulla conclusione, a nome dell’Unione, dell’accordo quadro tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l’Australia, dall’altra[7],
  • vista la sua risoluzione, del 3 ottobre 2017, sulle relazioni politiche dell’UE con l’Associazione dei paesi del Sud Est Asiatico (ASEAN)[8],
  • vista la sua raccomandazione, del 29 aprile 2021, al Consiglio, alla Commissione e al VP/AR sulle relazioni UE-India[9],
  • vista la sua posizione, del 12 dicembre 2018, sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell’Unione europea, dell’accordo di partenariato strategico tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Giappone, dall’altra[10],
  • vista la sua risoluzione, del 7 ottobre 2021, sullo stato delle capacità di ciberdifesa dell’UE[11],
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre 2021,
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione europea e del VP/AR, del 16 settembre 2021, relativa alla strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica (JOIN(2021)0024),
  • visto l’aggiornamento del luglio 2021 della strategia della Francia per la regione indo-pacifica dal titolo “The Indo-Pacific region: a priority for France” (La regione indo-pacifica: una priorità per la Francia),
  • viste le consultazioni ad alto livello UE-USA sulla regione indo-pacifica, tenutesi il 3 dicembre 2021,
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione europea e del VP/AR, del 1° dicembre 2021, dal titolo “Il Global Gateway” (JOIN(2021)0030),
  • visto il 13° vertice Asia-Europa (ASEM) del 25 e 26 novembre 2021,
  • visto il concetto per un approccio integrato ai cambiamenti climatici e alla sicurezza del 5 ottobre 2021,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 16 aprile 2021 su una strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica,
  • visto il patto di sicurezza AUKUS del 15 settembre 2021,
  • visto il comunicato rilasciato in occasione del vertice NATO tenutosi a Bruxelles il 14 giugno 2021,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 17 giugno 2020 e del 10 maggio 2021 sulla sicurezza e la difesa,
  • visto il partenariato per la connettività tra l’UE e l’India concordato l’8 maggio 2021,
  • vista la decisione (PESC) 2020/2188 del Consiglio, del 22 dicembre 2020, che modifica l’azione comune 2008/851/PESC relativa all’operazione militare dell’Unione europea volta a contribuire alla dissuasione, alla prevenzione e alla repressione degli atti di pirateria e delle rapine a mano armata al largo della Somalia[12],
  • vista la dichiarazione ministeriale congiunta UE-ASEAN sulla connettività del 1° dicembre 2020,
  • vista la strategia dei Paesi Bassi per la regione indo-pacifica del 13 novembre 2020 dal titolo “Indo-Pacific: Guidelines for strengthening Dutch and EU cooperation with partners in Asia” (Indo-Pacifico: orientamenti per il rafforzamento della cooperazione dei Paesi Bassi e dell’UE con i partner asiatici),
  • vista la tabella di marcia sui cambiamenti climatici e la difesa del 9 novembre 2020,
  • visti gli orientamenti politici del governo federale tedesco per la regione indo-pacifica del settembre 2020,
  • visto il partenariato per la connettività sostenibile e le infrastrutture di qualità concordato tra l’UE e il Giappone del 27 settembre 2019,
  • visto il contributo della Commissione e del VP/AR al Consiglio europeo del 12 marzo 2019 dal titolo “UE-Cina – Una prospettiva strategica”,
  • visto il piano d’azione dell’UE contro la disinformazione del 5 dicembre 2018,
  • vista la decisione adottata in occasione della riunione ministeriale UE-ASEAN del 21 gennaio 2019 riguardante l’istituzione di un partenariato strategico UE-ASEAN,
  • visto l’accordo di partenariato e cooperazione UE-Singapore, firmato a Bruxelles il 19 ottobre 2018,
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e del VP/AR del 19 settembre 2018 dal titolo “Connessione Europa-Asia – Elementi essenziali per una strategia dell’UE” (JOIN(2018)0031),
  • viste le conclusioni del Consiglio su una cooperazione rafforzata dell’UE in materia di sicurezza in Asia e con l’Asia, del 28 maggio 2018,
  • visto il piano d’azione ASEAN-UE per il periodo 2018-2022,
  • visto l’accordo di partenariato sulle relazioni e la cooperazione tra l’Unione europea e la Nuova Zelanda del 5 ottobre 2016,
  • vista la proposta congiunta di decisione del Consiglio del 14 aprile 2016 relativa alla firma, a nome dell’Unione europea, e all’applicazione provvisoria dell’accordo quadro tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l’Australia, dall’altra (JOIN(2016)0008),
  • vista la strategia per la sicurezza marittima dell’Unione europea del 24 giugno 2014,
  • visto l’accordo quadro del 23 gennaio 2013 tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall’altra,
  • visto il comunicato rilasciato dai capi di Stato e di governo che hanno partecipato alla riunione del Consiglio del Nord Atlantico a Bruxelles il 14 giugno 2021,
  • vista la sentenza della Corte permanente di arbitrato del 12 luglio 2016 riguardante l’arbitrato sul Mar cinese meridionale (Repubblica delle Filippine / Repubblica popolare cinese),
  • visto il primo vertice mai organizzato dei leader del Dialogo quadrilaterale di sicurezza (QUAD) del 24 settembre 2021, che ha riunito i leader politici di Stati Uniti, Australia, Giappone e India,
  • vista la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS),
  • visto l’articolo 54 del suo regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0085/2022),
  1. considerando che l’UE definisce la regione indo-pacifica come l’area che si estende dalla costa orientale dell’Africa agli Stati insulari del Pacifico; che la regione indo-pacifica è una regione eterogenea, nella quale vive il 60 % della popolazione mondiale e in cui si trovano sette membri del G20, è un attore fondamentale nella definizione dell’ordine globale internazionale ed è il contesto in cui si trovano partner sempre più importanti per l’UE sotto il profilo politico, commerciale e per la sicurezza;
  2. considerando che circa il 90 % del commercio estero dell’Unione avviene via mare; che la regione indo-pacifica dispone di importanti vie navigabili di vitale importanza per l’attività commerciale dell’Unione, come lo stretto di Malacca, il Mar cinese meridionale e lo stretto di Bab el Mandeb;
  3. considerando che i paesi dell’UE e della regione indo-pacifica devono far fronte a sfide sempre più simili in materia di sicurezza, nonché a sfide non tradizionali; che la prospettiva dell’UE sulla regione riflette il riconoscimento politico della necessità di assumersi maggiori responsabilità nel far fronte alle sfide mondiali in materia di sicurezza;
  4. considerando che il 4 febbraio 2022, su invito del presidente Xi Jinping, è stato firmato un testo congiunto dei presidenti di Cina e Russia prima della cerimonia di apertura dei Giochi olimpici invernali di Pechino; che la dichiarazione congiunta affermava, tra l’altro, che l’amicizia tra i due Stati non ha limiti e che, mediante tale dichiarazione, la Cina aderiva ufficialmente per la prima volta alla richiesta russa di porre fine all’espansione della NATO;
  5. considerando che, secondo i media, in occasione del vertice del 4 febbraio alcuni funzionari cinesi hanno chiesto ad alti funzionari russi di non invadere l’Ucraina prima della fine dei Giochi olimpici invernali di Pechino; che ciò significherebbe che i funzionari cinesi di alto livello avevano, in una certa misura, conoscenza diretta delle intenzioni o dei piani bellici della Russia prima dell’inizio dell’aggressione il 24 febbraio;
  6. considerando che, in risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina, iniziata con un’invasione militare il 24 febbraio 2022, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato, il 2 marzo 2022, la risoluzione ES-11/1, in cui deplora l’aggressione della Russia contro l’Ucraina, con 141 voti favorevoli, 5 contrari, 35 astenuti e 12 paesi non votanti; che nessun paese della regione indo-pacifica ha votato contro la risoluzione e solo Cina, India, Madagascar, Mozambico, Laos, Sud Africa, Sri Lanka, Tanzania e Vietnam si sono astenuti sul testo finale;
  7. considerando che la comunicazione congiunta relativa a una strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica, adottata di recente e fondata su un impegno di principio con una prospettiva a lungo termine, riflette una profonda e necessaria evoluzione della percezione dell’UE dei propri interessi, opportunità e sfide nella regione indo-pacifica, nonché la sua ambizione di svolgere un ruolo maggiore nel sostenere i propri valori e interessi in questa area di crescente importanza geopolitica ed economica; che la promozione di un’architettura di sicurezza regionale aperta, stabile e basata su regole e la creazione di relazioni forti, legami commerciali sostenibili e la cooperazione in materia di sicurezza con le organizzazioni regionali e i paesi della regione indo-pacifica sono elementi chiave della strategia; che il forum ministeriale per la cooperazione nella regione indo-pacifica del 22 febbraio 2022 ha riunito i ministri degli esteri degli Stati membri dell’UE e di circa 30 paesi della regione indo-pacifica e che l’UE e i suoi Stati membri hanno sottolineato, durante la riunione, il loro sostegno a un impegno maggiore e a lungo termine in tale area, mediante azioni concrete e rafforzando il dialogo sulla sicurezza e la difesa e le relazioni bilaterali con i partner della regione;
  8. considerando che la comunicazione congiunta “Il Global Gateway” mira a mobilitare fino a 300 miliardi di EUR di investimenti per promuovere collegamenti intelligenti, puliti e sicuri nei settori digitale, dell’energia e dei trasporti e per rafforzare i sistemi sanitari, di istruzione e di ricerca in tutto il mondo;
  9. considerando che in anni recenti le dinamiche della regione, e in particolare quelle derivanti dalla Repubblica popolare cinese, hanno condotto a forti tensioni e competizione geopolitiche, che si rispecchiano nell’aumento delle spese militari, delle capacità militari e in una retorica più aggressiva e che minaccia pertanto l’ordine internazionale basato su regole; che nella regione indo-pacifica si è quindi venuto a creare un nuovo centro di concorrenza mondiale e regionale; che non esiste né un sistema regionale di sicurezza sovraordinato, né un meccanismo volto a rafforzare la fiducia, che possa attenuare le minacce e le tensioni associate; che tali dinamiche costituiscono una grave minaccia per la stabilità e la sicurezza nella regione e nella comunità globale, con un impatto diretto sugli interessi strategici dell’UE quale importante partner economico e politico dei paesi della regione; che la lotta ideologica fra autoritarismo e democrazia nella regione ha il potenziale per influenzare i risultati di lotte equivalenti a livello mondiale, anche in prossimità dell’Unione europea; che una regione indo-pacifica stabile e pacifica basata sul rispetto del diritto internazionale è fondamentale per salvaguardare la sicurezza e gli interessi dell’UE; che affrontare le cause profonde dell’instabilità, come la povertà, l’ingiustizia sociale e le violazioni dei diritti umani, è una condizione preliminare per garantire la pace e la sicurezza nella regione indo-pacifica; che l’UE sostiene la sicurezza umana, la pace, il diritto internazionale e i diritti umani;
  10. considerando che l’UE è il principale investitore estero e fornitore di assistenza allo sviluppo nella regione indo-pacifica; che l’UE è un importante partner commerciale e ha già siglato, e sta negoziando, accordi di libero scambio con paesi della regione; che l’UE può già contare su un’ampia rete di partenariati e accordi con numerosi paesi, quali Giappone, Repubblica di Corea, Australia, India, Nuova Zelanda, Vietnam e Singapore, e organizzazioni regionali come l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) e l’Organizzazione degli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (OSACP); che l’UE è presente nella regione attraverso la Francia, suo Stato membro, in particolare attraverso i dipartimenti francesi d’oltremare della Riunione e Mayotte e le terre australi e antartiche francesi nell’Oceano Indiano e la Nuova Caledonia nell’Oceano Pacifico, nonché attraverso le collettività territoriali francesi d’oltremare della Polinesia francese e le isole Wallis e Futuna; che tali regioni francesi ospitano circa 1,6 milioni di cittadini dell’UE, compresi 7 000 membri del personale militare; che, di conseguenza, l’UE è un attore permanente nella regione indo-pacifica;
  11. considerando che più della metà dei pescherecci mondiali opera nel Mar cinese meridionale e che da solo rappresenta circa il 12 % della pesca mondiale; che l’Unione ha concluso vari accordi di partenariato per una pesca sostenibile con paesi della regione indo-pacifica (Stati federati di Micronesia, Isole Cook, Isole Salomone, Kiribati, Madagascar, Mauritius, Mozambico e Seychelles) e che la flotta peschereccia dell’Unione è presente sia nell’Oceano Indiano che nell’Oceano Pacifico; che l’UE è membro attivo di diverse organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP) nella regione indo-pacifica (la Commissione per il tonno dell’Oceano Indiano, le parti dell’accordo di pesca per l’Oceano Indiano meridionale, la Commissione per la pesca nel Pacifico centro-occidentale e ORGP del Pacifico meridionale); che la domanda di adesione dell’Unione alla Commissione per la pesca nel Pacifico settentrionale è stata accettata il 25 febbraio 2021 e svolge dialoghi ad alto livello sulle questioni relative agli oceani e alla pesca con Australia, Indonesia, Giappone e Nuova Zelanda; che l’UE ha firmato un accordo di partenariato oceanico con la Cina; che svolge inoltre dialoghi e gruppi di lavoro sulla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata con Corea, Thailandia e Taiwan;
  12. considerando che garantire la stabilità e la libertà di navigazione nelle acque indo-pacifiche è fondamentale per la sostenibilità e la pace globali e regionali e al fine di garantire gli interessi strategici dell’UE; che l’UE è coinvolta nel sostegno alla sicurezza marittima regionale attraverso l’operazione EUNAVFOR Atalanta della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC); che i partner della regione indo-pacifica hanno accolto con favore l’operazione Atalanta e l’accento da essa posto alla prevenzione della pirateria e delle rapine a mano armata, nonché al controllo del traffico di armi e droga; che l’UE e i suoi Stati membri si sono impegnati ad aumentare la loro presenza navale permanente nella regione, fra l’altro attraverso il concetto delle presenze marittime coordinate;
  13. considerando che la Francia dispone di capacità militari di stanza permanente nella zona dell’Asia-Pacifico; che potrebbe rivelarsi utile condurre una riflessione sulle modalità che potrebbero consentire, ove necessario, di utilizzare questi posizionamenti francesi permanenti, in particolare attraverso le Forze armate della Polinesia francese (FAPF) e le Forze armate della Nuova Caledonia (FANC), nel contesto di potenziali schieramenti europei;
  14. considerando che il rapido potenziamento militare della Cina, il suo comportamento sempre più assertivo ed espansionista nella regione indo-pacifica, le sue attività militari nello stretto di Taiwan e nel Mar cinese orientale e meridionale, comprese le azioni per ostacolare la libertà di navigazione attuate dalla guardia costiera cinese e la milizia marittima, stanno aumentando le tensioni nella regione indo-pacifica, così come le deliberate e ripetute violazioni della zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan, le azioni per porre fine all’indipendenza e all’autonomia di Hong Kong, le capacità militari al confine sino-indiano, la retorica sempre più aggressiva, la disinformazione manipolativa e le campagne mediatiche; invita l’UE a preparare una strategia basata sulla realtà sul campo che le consenta di reagire in caso di necessità; avverte del pericolo di un’accelerazione della corsa agli armamenti nella regione;
  15. considerando che l’assertività della Cina nella regione non si limita all’ambito militare, ma si è concretizzata anche mediante pratiche commerciali aggressive basate sulla coercizione diplomatica e politiche bellicose della diplomazia del debito; che l’espansione economica e finanziaria della Cina nella regione indo-pacifica e in Europa comporta investimenti in infrastrutture critiche; che la Cina sta cercando di ottenere un’influenza politica attraverso i suoi interessi economici; che la crisi della COVID-19 ha dimostrato l’importanza di catene di approvvigionamento affidabili e legami economici più equilibrati con la Cina;
  16. considerando che il 12 luglio 2016, in una sentenza storica, la Corte permanente di arbitrato ha stabilito che non c’erano prove a testimonianza del fatto che la Cina abbia esercitato storicamente un controllo esclusivo sui territori che rivendica nel Mar cinese meridionale; che la Cina ha ignorato tale sentenza e, fra l’altro, ha creato basi militari su isole artificiali;
  17. considerando che la Cina si è mostrata poco trasparente e riluttante ad avviare negoziati in merito alla sua potenziale partecipazione a strumenti multilaterali di controllo degli armamenti, il che le ha permesso di accumulare senza ostacoli un grande arsenale di missili balistici a raggio intermedio tecnologicamente avanzati, come i Dong-Feng 26;
  18. considerando che la trasformazione digitale sta avendo un impatto crescente sulla struttura del sistema internazionale; che la definizione di norme internazionali e le innovazioni rivoluzionarie nelle tecnologie di frontiera come l’intelligenza artificiale, il calcolo quantistico, il 5G e il 6G sono di importanza strategica per l’UE e il suo futuro digitale e che vi è una crescente competizione globale per la supremazia tecnologica, che coinvolge la Cina in modo significativo;
  19. considerando che la crisi climatica sta avendo un impatto sul sistema internazionale, in cui ha il potenziale per esacerbare le tensioni geopolitiche; che l’azione esterna dell’UE deve integrare sempre più i cambiamenti climatici e il degrado ambientale quali moltiplicatori di rischio per la sicurezza e deve adattare di conseguenza le proprie strategie e procedure e i propri concetti, anche nella regione indo-pacifica;
  20. considerando che il 15 dicembre 1995 gli Stati membri dell’ASEAN hanno firmato il Trattato per la denuclearizzazione del Sud-est asiatico, come impegno a preservare la regione del Sud-est asiatico come una regione priva di armi nucleari e altre armi di distruzione di massa;

 

La risposta dell’UE alle sfide in materia di sicurezza nella regione indo-pacifica

  1. accoglie con favore la comunicazione congiunta su una strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica recentemente adottata; riconosce il valore aggiunto della strategia quale base dell’approccio unitario dell’UE nei confronti della regione ed elogia la natura inclusiva e multidimensionale della strategia e l’inclusione della sicurezza e della difesa nei sette ambiti prioritari d’intervento; invita l’UE a utilizzare la strategia come strumento per incrementare in modo efficace la propria presenza e influenza nella regione, rafforzando i legami strategici e intensificando il dialogo inclusivo e la cooperazione sulle questioni di sicurezza e difesa con i paesi e le organizzazioni della regione che condividono i nostri stessi principi; è dell’avviso che un maggiore impegno basato sui valori da parte dell’UE nella regione contribuirebbe alla sicurezza e alla prosperità regionali e aiuterebbe a superare le tensioni regionali e a creare relazioni più equilibrate tra gli attori della regione; rammenta che la strategia è un progetto di Team Europa e che gli accordi bilaterali dovrebbero promuovere l’approccio dell’UE, nonché la capacità dell’UE di proporre risposte comuni alle sfide in materia di sicurezza; sottolinea che il mantenimento della pace, della stabilità e della libertà di navigazione nella regione indo-pacifica continua a rivestire un’importanza cruciale per l’UE e i suoi Stati membri;
  2. sottolinea che la regione indo-pacifica è molto diversificata e che non è possibile applicare un approccio unico per tutti i paesi; apprezza l’approccio olistico e l’agenda positiva presentati nella strategia dell’UE e sottolinea la necessità che la strategia si adatti costantemente all’equilibrio di poteri in rapida evoluzione, pur rimanendo saldamente ancorata ai valori, ai principi e alle norme europei, in particolare l’articolo 21 del trattato sull’Unione europea, che dovrebbe fungere da quadro normativo per l’impegno dell’UE nella regione indo-pacifica; sottolinea l’importanza del nesso tra sicurezza, sviluppo e azione umanitaria;
  3. sottolinea che l’aggressione russa illegale e non provocata contro l’Ucraina, iniziata il 24 febbraio, avrà un impatto profondo e duraturo sulle relazioni internazionali; sottolinea che l’UE deve pertanto consolidare ulteriormente i suoi impegni internazionali, compreso, in particolare, quello nell’area strategica fondamentale della regione indo-pacifica; esprime forte preoccupazione, pur riconoscendo il rapporto più stretto tra Russia e Cina, come dimostrato, tra l’altro, dalla dichiarazione congiunta del 4 febbraio, per la mancanza di una chiara condanna da parte del governo cinese di questa guerra illegale, che viola tutte le norme e le leggi internazionali e che ha già portato alla morte di migliaia di militari e migliaia di civili innocenti; invita fermamente il governo cinese ad assumersi le proprie responsabilità come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e non solo a condannare questa palese violazione da parte della Federazione russa, ma anche a utilizzare i suoi stretti contatti con il presidente russo per esortarlo a cessare immediatamente questa violenta aggressione, ritirare tutte le truppe dal territorio ucraino e rispettare pienamente l’indipendenza dell’Ucraina e la volontà del suo popolo di vivere in pace e libertà;
  4. accoglie con favore il forte sostegno espresso dai paesi della regione indo-pacifica in occasione del voto del 2 marzo dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla risoluzione ES-11/1 che deplora l’aggressione della Russia contro l’Ucraina; ricorda che nessun paese della regione ha votato contro la risoluzione; ritiene che ciò costituisca un messaggio molto forte del sostegno generale al diritto internazionale, alla pace e alla cooperazione internazionale nella regione; si rammarica tuttavia che, insieme alla Cina, India, Madagascar, Mozambico, Laos, Sud Africa, Sri Lanka, Tanzania e Vietnam abbiano deciso di astenersi dal voto sul testo finale; incoraggia tali paesi a non chiudere gli occhi di fronte alla realtà in Ucraina, alla palese violazione del diritto internazionale e alle terribili sofferenze e uccisioni di civili innocenti, e a rivedere pertanto le loro posizioni e unirsi alla stragrande maggioranza della comunità internazionale nel condannare chiaramente l’aggressione e unire gli sforzi internazionali per lavorare per la pace in Ucraina e proteggere civili innocenti;
  5. sottolinea la necessità di garantire l’unità dell’UE come prerequisito per realizzare l’ambizione dell’UE di una sovranità strategica aperta in un contesto caratterizzato dalla recente aggressione russa contro l’Ucraina, dall’aumento delle minacce multiformi e della concorrenza tra le potenze, in particolare Stati Uniti, Russia e Cina; esorta a una maggiore unità in seno al Consiglio dell’Unione europea sull’adozione di misure per affrontare la politica antidemocratica e il comportamento aggressivo della Cina, che mette in pericolo la sovranità dei suoi vicini e la stabilità della regione indo-pacifica; ricorda che l’approccio unificato dell’UE deve essere sostenuto da una politica estera e di sicurezza pragmatica, basata su principi e sui valori, che cerchi di cooperare con i partner, se possibile, e di agire da sola, se necessario, al fine di perseguire la solidarietà strategica e la sovranità dell’Unione e accompagnata da strumenti credibili di politica estera, nonché mediante una riforma del suo processo decisionale, in particolare attraverso il passaggio al voto a maggioranza qualificata, che faciliterebbe una risposta rapida a gravi sfide in materia di sicurezza e realizzerebbe pace, sicurezza umana, sviluppo sostenibile e democrazia; sottolinea che il crescente impegno degli Stati Uniti nella regione indo-pacifica ha implicazioni per la sicurezza europea e ribadisce pertanto la necessità di un’Unione europea della difesa adeguata; sottolinea che, al fine di collaborare con i partner della regione indo-pacifica, e tenendo conto dell’aggressione russa contro l’Ucraina, l’UE deve rafforzare la propria autonomia strategica per essere un partner globale efficace; sostiene, pertanto, l’ambizione di creare una capacità di dispiegamento rapido;
  6. sottolinea la determinazione dell’UE a promuovere un’architettura di sicurezza regionale aperta, stabile e basata su regole, che si basi sul rispetto della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e del diritto internazionale e includa vie di comunicazione marittime sicure, il rafforzamento delle capacità e una maggiore presenza navale, conformemente al quadro istituito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS); invita l’UE a portare avanti proficue relazioni bilaterali con i partner della regione, compresi i paesi dell’Africa indo-pacifica, e a lavorare anche a stretto contatto con altre democrazie liberali e alleati storici, come la NATO, gli Stati Uniti e il Regno Unito, soprattutto nel contesto dell’aggressione russa contro l’Ucraina e una Cina sempre più assertiva e aggressiva, al fine di affrontare meglio le sfide comuni alla sicurezza regionale e globale; sottolinea la necessità di promuovere l’obiettivo comune di sostenibilità e prosperità e di rafforzare il multilateralismo tramite le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali; rammenta che il mancato rispetto o la violazione esplicita di tali valori e principi avrebbero ripercussioni negative sugli interessi vitali economici e di sicurezza dell’UE, nonché sulla sua partecipazione ai partenariati bilaterali e regionali, comportando eventualmente sanzioni;
  7. esorta l’UE a sfruttare pienamente la propria posizione e la propria reputazione in quanto attore globale credibile, affidabile e autonomo per la pace nel contesto di una crescente competizione geopolitica tra le potenze globali e regionali nella regione indo-pacifica; rammenta che il valore aggiunto dell’impegno dell’UE nella regione indo-pacifica è dato dall’ampio ventaglio di misure di assistenza in ambito civile e militare, compresi contributi non militari ben strutturati; ricorda che l’UE ha una vasta rete di sedi diplomatiche che facilitano il dialogo, la mediazione, la prevenzione e la risoluzione dei conflitti, il controllo degli armamenti, il disarmo, la non proliferazione e la denuclearizzazione, nonché l’offerta di soluzioni e competenze giuridiche nel campo del multilateralismo e nella creazione di misure di rafforzamento della fiducia e misure volte a combattere la corruzione, che possono essere condivise anche con i partner che agiscono in buona fede; ritiene necessario rafforzare la rete diplomatica e consolare degli Stati membri nella regione e difendere i valori e gli interessi dell’UE e dei suoi Stati membri; invita l’UE a vincolare maggiormente i propri contributi ai paesi della regione e unire più saldamente gli sforzi diplomatici ai propri valori e interessi; invita l’UE a intensificare gli sforzi di comunicazione sulla strategia indo-pacifica e a coinvolgere i paesi partner nel processo di attuazione al fine di rafforzare le relazioni di sicurezza e contribuire al conseguimento degli obiettivi inclusi nella strategia;
  8. incoraggia l’UE a rafforzare il suo impegno con i suoi partner nella regione indo-pacifica per l’attuazione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su donne, pace e sicurezza, nonché delle risoluzioni 2250, 2419 e 2535 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su giovani, pace e sicurezza, con stanziamenti di bilancio adeguati per un’attuazione efficace; sottolinea l’importanza e il positivo valore aggiunto della partecipazione delle donne al mantenimento e alla costruzione della pace, compresi i negoziati e le missioni;

 

Sovranità strategica fondata sul multilateralismo e l’ordine internazionale basato su regole

  1. sottolinea la propria preoccupazione, in particolare nel contesto della palese recente violazione del diritto internazionale e dell’aggressione contro l’Ucraina da parte della Russia, in merito al fatto che, se non correttamente mediate e gestite, le attuali tensioni e controversie nella regione costituiscono una minaccia per la sicurezza, la pace e la stabilità globali, nonché per la comunicazione libera e aperta in ambito marittimo, aereo, spaziale e informatico, essenziale per la pace e per mantenere le rotte commerciali regionali e globali; incoraggia i servizi competenti del servizio europeo per l’azione esterna ad analizzare l’impatto dell’aggressione russa contro l’Ucraina sulla politica indo-pacifica dell’UE, nonché le possibili conseguenze di un conflitto regionale sugli interessi economici e di sicurezza dell’UE, valutando nel contempo il modo in cui l’UE potrebbe rispondere al deterioramento della situazione della sicurezza nella regione indo-pacifica; ribadisce il ruolo stabilizzatore che l’UE potrebbe svolgere nella regione;
  2. esprime profonda preoccupazione per il rapido sviluppo delle capacità militari della Cina, compreso il lancio di prova di un missile ipersonico, scoperto di recente, e per il suo atteggiamento sempre più assertivo volto, fra l’altro, a rafforzare le rivendicazioni territoriali nel Mar cinese orientale e meridionale; osserva che i punti caldi per la sicurezza e le questioni irrisolte, come il programma nucleare della Repubblica popolare democratica di Corea, il recente stallo tra Cina e India in relazione a questioni di confine, la repressione della democrazia a Hong Kong e Macao, il mancato rispetto da parte della Cina degli obblighi previsti dal diritto nazionale e internazionale del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle minoranze in Xinjiang, Tibet e Mongolia interna, e le minacce poste dalla Cina all’integrità territoriale di Taiwan, concretizzate attraverso azioni militari, indeboliscono ulteriormente la sicurezza e stabilità regionale; condanna la diplomazia cinese delle intimidazioni e delle campagne di disinformazione manipolativa; esprime inoltre preoccupazione per la maggiore presenza della Cina in altre arene strategiche, come l’Oceano Indiano, la regione del Pacifico meridionale e dell’Oceania e il Mar Arabico;
  3. ricorda che le frammentazioni passate hanno indebolito la capacità dell’UE di assumere una posizione comune nei confronti della Cina; sottolinea che l’approccio dell’UE nei confronti della Cina deve essere unificato, pragmatico, diversificato e basato sui principi, compresa la cooperazione su questioni di interesse comune con un impatto globale come la lotta ai cambiamenti climatici, sulla base dei diritti umani e del diritto internazionale, competendo con la Cina quando si tratta di fornire alternative economiche, politiche e strategiche ai paesi terzi e affrontando ed eventualmente sanzionando la Cina su questioni in cui le nostre rispettive opinioni divergono sostanzialmente, ad esempio nel proteggere i valori dell’UE come il rispetto della democrazia e dei diritti umani e nel denunciare le aggressioni violente contro i paesi indipendenti e condannando gli autori di tali violazioni, compresi i responsabili dell’uccisione di civili innocenti mediante atti di guerra, come la comunità internazionale può attualmente testimoniare nelle azioni della Russia in Ucraina;
  4. plaude al nuovo e tempestivo dialogo UE-USA sulla Cina e all’avvio delle consultazioni UE-USA sulla regione indo-pacifica e invita ad adottare un approccio coordinato per approfondire la cooperazione in materia di sicurezza, anche mediante un dialogo parlamentare transatlantico, per il rafforzamento delle istituzioni multilaterali e organizzazioni regionali, la promozione della democrazia e il miglioramento della resilienza democratica nella regione indo-pacifica e oltre; accoglie con favore l’intenzione degli Stati Uniti di rafforzare la stabilità, la resilienza e la sicurezza della regione; accoglie con grande favore la forte unità della comunità transatlantica nel rispondere all’aggressione della Russia contro l’Ucraina, considerandolo un segnale molto forte per il mondo intero del nostro impegno a rispettare i nostri valori e della nostra volontà di difenderli se messi alla prova;
  5. prende atto della recente conclusione del patto trilaterale sulla sicurezza AUKUS; deplora la mancanza di consultazioni preliminari in tale processo e ribadisce la sua solidarietà con la Francia; è fermamente convinto che relazioni forti tra l’UE e l’Australia, basate su una fiducia e una consultazione reciproche, siano importanti per la stabilità della regione e che queste dovrebbero essere ulteriormente rafforzate e non indebolite dalla conclusione del patto AUKUS; considera l’AUKUS e il QUAD elementi importanti dell’architettura di sicurezza regionale e sottolinea che una sicurezza regionale efficace richiede un dialogo aperto e inclusivo che coinvolga gli attori regionali, extraregionali e internazionali interessati; invita pertanto il VP/AR a esaminare con i partner interessati le possibilità di avviare un dialogo permanente con l’AUKUS e una rappresentanza alle riunioni dei membri del QUAD anche in settori non militari come i cambiamenti climatici, la tecnologia, la salute e il commercio, al fine di allineare gli sforzi e rafforzare le sinergie tra le nostre rispettive strategie sulla regione indo-pacifica; sottolinea la necessità di sviluppare e rafforzare ulteriormente il quadro di cooperazione UE-Regno Unito, compresa la politica estera e di sicurezza; prende atto della mancanza di interesse finora espressa dal Regno Unito in tal senso;
  6. sottolinea il ruolo fondamentale che la connettività svolge nelle relazioni geopolitiche dell’UE e dei suoi Stati membri e accoglie con favore la comunicazione congiunta della Commissione e del VP/AR sulla strategia Global Gateway presentata nel dicembre 2021, volta ad aumentare la cooperazione sostenibile con Stati che condividono i nostri stessi principi e utilizzare il potere di persuasione per promuovere i valori europei e garantire partenariati solidi e durevoli; ritiene che tale iniziativa potrebbe essere un’alternativa interessante alla strategia cinese in materia di connettività per i partner dell’UE nella regione indo-pacifica e oltre; sottolinea l’importanza della cooperazione in materia di connettività affinché l’UE e la regione indo-pacifica affrontino con successo le nuove sfide in materia di sicurezza, tra cui la sicurezza informatica, la connettività digitale e le infrastrutture critiche, e ritiene che ciò dovrebbe includere anche sforzi per garantire la sicurezza delle infrastrutture Internet globali, compresi i cavi sottomarini; sottolinea l’importanza del rafforzamento della sicurezza climatica e dello sviluppo sostenibile attraverso gli investimenti in materia di connettività; chiede una rapida attuazione di tale strategia nella regione indo-pacifica, anche attraverso la realizzazione di progetti concreti e visibili;
  7. ritiene che la bussola strategica dell’UE dovrebbe considerare la regione indo-pacifica come una regione di interesse strategico fondamentale per l’UE, individuando nel contempo anche una serie di obiettivi concreti da conseguire nella regione e le capacità necessarie per conseguirli, basati sulla valutazione congiunta delle minacce; evidenzia che per essere un attore credibile per la sicurezza nella regione e a livello internazionale, l’UE ha bisogno di aumentare ulteriormente gli sforzi congiunti nello sviluppo delle capacità, soprattutto in campo marittimo, concentrandosi nel contempo su progetti di rilevanza strategica; raccomanda che la cooperazione UE-NATO sulle sfide di sicurezza relative alla regione indo-pacifica sia tenuta sufficientemente in conto durante lo sviluppo della bussola strategica dell’UE;

 

Rafforzamento dei partenariati con le organizzazioni regionali e i paesi democratici della regione

  1. ribadisce che il rafforzamento dei partenariati esistenti con gli attori regionali e la creazione di nuovi costituiscono elementi fondamentali della strategia; sottolinea che l’azione unificata tra l’UE e i suoi alleati tradizionali nella regione è fondamentale per raggiungere la stabilità; accoglie con favore il fatto che l’UE intenda intensificare i dialoghi con i partner in materia di sicurezza e difesa, anche per quanto riguarda lotta al terrorismo, sicurezza informatica, non proliferazione e disarmo, rafforzamento delle capacità, minacce ibride, sicurezza marittima e lotta all’interferenza e alla disinformazione, in particolare mediante la condivisione delle migliori pratiche, miglioramento della comunicazione strategica e raccolta di prove al fine di migliorare l’attribuzione collettiva e le sanzioni, rafforzare la sicurezza climatica e la risposta alle crisi e garantire un’efficace risposta multilaterale alla crisi della COVID-19 e alle future crisi sanitarie globali, oltre ai dialoghi in materia di sicurezza spaziale e marittima; accoglie inoltre con favore il fatto che l’UE dispieghi consulenti militari presso le delegazioni dell’UE nella regione, come ha fatto in Cina e Indonesia;
  2. pone l’accento sulla duratura cooperazione tra l’UE e l’ASEAN in materia di sicurezza e difesa e accoglie con favore la recente trasformazione delle relazioni bilaterali in partenariato strategico; ribadisce il forte impegno a sostegno della centralità e dell’architettura multilaterale inclusiva dell’ASEAN; invita l’UE a consolidare e ampliare la propria presenza nella regione rafforzando la cooperazione con l’ASEAN e i suoi membri; invita l’UE e l’ASEAN a coinvolgere l’UE nella riunione dei ministri della difesa dell’ASEAN Plus e nel vertice dell’Asia orientale; sottolinea il ruolo fondamentale della diplomazia parlamentare nel rafforzamento della democrazia e nella promozione dei diritti umani nella regione e incoraggia pertanto l’istituzione di un’Assemblea parlamentare UE-ASEAN e scambi parlamentari più numerosi e regolari con la regione, anche in occasione del vertice del 45° anniversario a Bruxelles nel 2022; sottolinea che l’UE dovrebbe valutare la possibilità di impegnarsi in misure di rafforzamento delle capacità con l’ASEAN in settori quali la prevenzione dei conflitti civili, la mediazione, il consolidamento della pace e la riconciliazione, anche cooperando con altri partner regionali su tali misure;
  3. accoglie con favore lo stretto coordinamento con Australia, Giappone, Repubblica di Corea e Nuova Zelanda in risposta alla guerra russa contro l’Ucraina e accoglie con favore lo stretto allineamento tra l’UE e questi quattro paesi quando si tratta di sanzionare Russia e Bielorussia per le loro azioni illegali e disumane; accoglie con favore il rafforzamento del dialogo tra la NATO e i quattro partner dell’Asia-Pacifico, ossia Australia, Giappone, Repubblica di Corea e Nuova Zelanda, al fine di affrontare questioni di sicurezza trasversali e sfide globali e migliorare la conoscenza reciproca degli sviluppi nell’ambito della sicurezza nelle regioni euro-atlantica e indo-pacifica, in particolare le riunioni di ambasciatori tra il Consiglio del Nord Atlantico (NAC) della NATO e questi quattro paesi dell’Asia-Pacifico, comunemente chiamato il formato “NAC+4”; chiede che l’UE sviluppi un dialogo simile con i quattro partner dell’Asia-Pacifico; sottolinea che le aree prioritarie di cooperazione con i partner dovrebbero concentrarsi sul rafforzamento delle capacità, sulle minacce ibride, sulla non proliferazione e sulla risposta alle crisi, sulla difesa informatica, sulla preparazione civile e sull’agenda delle Nazioni Unite su donne, pace e sicurezza; esorta la NATO a sfruttare il processo di riflessione 2030 per rafforzare la cooperazione con i suoi partner al fine di difendere i valori condivisi, consolidare la democrazia nella regione, rafforzare la resilienza e sostenere l’ordine internazionale basato su regole, garantendo nel contempo maggiore coerenza tra le politiche sulla Cina, nel pieno rispetto dell’autonomia di decisione e azione dell’Unione europea;
  4. accoglie con favore il progetto per una cooperazione rafforzata dell’UE in materia di sicurezza in Asia e con l’Asia e, per sostenerne l’attuazione, incoraggia scambi regolari e viaggi di studio per ufficiali militari al fine di facilitare la comprensione reciproca e promuovere un approccio strategico comune;
  5. ribadisce l’importanza del partenariato strategico ben consolidato tra l’UE e il Giappone e sottolinea il nostro partenariato nei settori della sicurezza, della difesa e della connettività; accoglie con grande favore la partecipazione del Giappone agli sforzi internazionali contro la pirateria nel Golfo di Aden, conducendo esercitazioni congiunte con l’operazione EUNAVFOR Atalanta; invita entrambi i partner a intensificare la cooperazione nel settore della sicurezza marittima e a sviluppare ulteriormente la PSDC in settori quali l’intelligence, lo sviluppo di capacità e la sicurezza informatica; accoglie con favore la stretta cooperazione e l’allineamento del Giappone con l’UE e gli Stati Uniti nella risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina e l’imposizione di sanzioni in risposta a tale palese violazione del diritto internazionale;
  6. invita l’UE a rafforzare ulteriormente il suo partenariato strategico con l’India; accoglie pertanto con favore gli impegni assunti dall’UE e dall’India nel settore della sicurezza e della difesa e il recente avvio del dialogo sulla sicurezza marittima; invita entrambe le parti a rafforzare ulteriormente la cooperazione operativa in mare, anche attraverso esercitazioni navali congiunte e scali portuali e azioni tese a proteggere e promuovere le linee di comunicazione marittime, anche come parte del partenariato in materia di connettività UE-India istituito recentemente; invita inoltre l’UE e l’India a migliorare il coordinamento e gli scambi reciproci per approfondire la conoscenza del dominio marittimo nella regione indo-pacifica; ribadisce che la stabilizzazione dell’Asia centrale e meridionale dovrebbe essere un obiettivo primario della cooperazione UE-India; deplora la mancanza di una chiara condanna da parte del governo indiano della guerra illegale della Russia contro l’Ucraina e invita il governo indiano a rivedere la sua posizione alla luce delle violazioni chiaramente dimostrate del diritto internazionale da parte della Russia; invita l’India, in quanto più grande democrazia del mondo, a non restare inerte mentre l’Ucraina, una delle più grandi democrazie europee, viene brutalmente attaccata e invita il governo indiano a esprimersi contro l’uccisione di civili innocenti e le azioni revisioniste e brutali perpetrate da Vladimir Putin;
  7. sottolinea che il rapporto tra l’Unione europea e l’Australia ha profonde radici storiche e legami umani e si basa su valori e principi comuni, quali la pace, la sicurezza e il rispetto della democrazia, dei diritti umani, dell’uguaglianza di genere e dello Stato di diritto, incluso il diritto internazionale; plaude agli sviluppi positivi della cooperazione UE-Australia in materia di sicurezza e difesa nel corso degli ultimi dieci anni e alla partecipazione dell’Australia alle operazioni di gestione delle crisi dell’UE; esorta entrambi i partner a migliorare ulteriormente il coordinamento e le sinergie al fine di promuovere la sicurezza e la stabilità nella regione indo-pacifica, anche in relazione alla libertà di navigazione, e a impegnarsi in discussioni tese a individuare aree di interesse comune per la futura cooperazione in materia di sicurezza e difesa; osserva, tuttavia, che la fiducia reciproca è stata inficiata dalla mancanza di consultazioni e informazioni sull’accordo AUKUS; esprime l’auspicio, in futuro, di una buona cooperazione reciproca in materia di difesa; accoglie con favore la stretta cooperazione e l’allineamento dell’Australia con l’UE e gli Stati Uniti nella risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina e l’imposizione di sanzioni in risposta a tale palese violazione del diritto internazionale;
  8. accoglie con favore la buona cooperazione tra l’UE e la Repubblica di Corea, anche nel settore della sicurezza e della difesa, e avverte che le attività nucleari della Repubblica popolare democratica di Corea rappresentano una grave minaccia per la pace e la sicurezza internazionali e per gli sforzi di disarmo e non proliferazione; sottolinea il ruolo cruciale svolto dalla Repubblica di Corea a sostegno degli sforzi per lo smantellamento completo, verificabile e irreversibile dei programmi nucleari e di missili balistici della Repubblica popolare democratica di Corea; invita il VP/AR e gli Stati membri a sfruttare la loro credibilità e le loro conoscenze per contribuire efficacemente a tali sforzi, anche sostenendo una dichiarazione di fine guerra in stretto coordinamento con i nostri partner internazionali; esorta la Repubblica popolare democratica di Corea a firmare e ratificare rapidamente il trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT) e a tornare a rispettare il trattato di non proliferazione nucleare; sottolinea che la cooperazione tra l’UE e la Repubblica di Corea in materia di sicurezza informatica si è rivelata uno strumento efficace per contrastare gli attacchi informatici originati dalla Repubblica popolare democratica di Corea e da altri paesi della regione; invita l’UE e la Repubblica di Corea a intensificare gli sforzi per combattere la criminalità informatica e creare infrastrutture resilienti; invita l’UE e la Repubblica di Corea ad approfondire la loro cooperazione in materia di politica e tecnologia spaziali; accoglie con favore la stretta cooperazione e l’allineamento della Repubblica di Corea con l’UE e gli Stati Uniti nella reazione alla guerra della Russia contro l’Ucraina e l’imposizione di sanzioni in risposta a questa palese violazione del diritto internazionale;
  9. ritiene che Taiwan sia un partner fondamentale e un alleato democratico nella regione indo-pacifica e sostiene fermamente il suo percorso democratico; sottolinea lo stretto sostegno e amicizia dell’UE con Taiwan e, anche alla luce della guerra russa contro l’Ucraina, confuta fermamente qualsiasi tentativo della propaganda cinese di tracciare somiglianze tra la guerra russa in Ucraina e la situazione generale della sicurezza di Taiwan, poiché tali situazioni differiscono in modo significativo, sia storicamente che relativamente al ruolo di Taiwan nel contesto regionale e globale; accoglie con favore il ruolo positivo svolto da Taiwan per la promozione della pace e della sicurezza nella regione indo-pacifica e in particolare nello stretto di Taiwan; sottolinea la necessità di un coordinamento più stretto con i partner che condividono i nostri stessi principi per mantenere la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan; ribadisce che le relazioni tra Cina e Taiwan dovrebbero essere sviluppate in modo costruttivo attraverso dialoghi, senza coercizione o tattiche destabilizzanti da entrambe le parti; sottolinea la sua opposizione a qualsiasi azione unilaterale che possa minare lo status quo dello stretto di Taiwan e ribadisce che qualsiasi modifica alle relazioni tra le due sponde dello stretto non deve essere imposta contro la volontà dei cittadini di Taiwan; invita l’UE a rafforzare il partenariato esistente con Taiwan in modo da promuovere valori comuni come la democrazia, i diritti umani, lo Stato di diritto e il buon governo nella regione indo-pacifica, lavorare insieme su temi quali linee di comunicazione marittime sicure e spazio aereo aperto e sicuro e impegnarsi in sforzi congiunti per affrontare i cambiamenti climatici; sostiene una più stretta cooperazione tra le agenzie europee e taiwanesi pertinenti, le ONG e i gruppi di riflessione e ribadisce il sostegno alla partecipazione di Taiwan come membro osservatore nelle organizzazioni internazionali, compresa l’Organizzazione mondiale della sanità; accoglie con favore la stretta cooperazione e l’allineamento di Taiwan con l’UE e gli Stati Uniti nella risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina e l’imposizione di sanzioni in risposta a tale palese violazione del diritto internazionale;
  10. accoglie con favore il ruolo positivo che la Nuova Zelanda svolge in materia di pace e sicurezza regionali; plaude alla forte focalizzazione dell’accordo di partenariato UE-Nuova Zelanda sulle relazioni e la cooperazione in materia di lotta alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro, anche nell’affrontare l’indebolimento della resilienza economica, il che rappresenta un fattore di rischio fondamentale per la sicurezza; elogia il contributo della Nuova Zelanda alle missioni dell’UE come l’operazione EUNAVFOR Atalanta; accoglie con favore la decisione presa di recente dal comitato congiunto di valutare ulteriori opportunità per rafforzare la cooperazione nella regione indo-pacifica, in particolare nei settori della sicurezza marittima, e di intensificare gli scambi in materia di lotta al terrorismo, all’estremismo violento e ai contenuti terroristici online, nonché alle ingerenze straniere e alla disinformazione; attende con interesse di lavorare insieme per difendere il diritto internazionale nella regione; accoglie con favore la stretta cooperazione e l’allineamento della Nuova Zelanda con l’UE e gli Stati Uniti nella risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina e l’imposizione di sanzioni in risposta a tale palese violazione del diritto internazionale;
  11. chiede all’UE di rafforzare la cooperazione con gli Stati del Pacifico sia attraverso il Forum delle isole del Pacifico che con il nuovo accordo concluso tra l’UE e l’OSACP; suggerisce di includere la nuova assemblea parlamentare UE-OSACP e in particolare la relativa assemblea parlamentare regionale UE-Pacifico nella strategia dell’UE sulla regione indo-pacifica;
  12. pone in evidenza l’importante contributo dei partner della regione indo-pacifica alle missioni e operazioni PSDC dell’UE, e il loro possibile potenziamento, attraverso accordi quadro di partecipazione con Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea e Vietnam e invita a concludere ulteriori accordi analoghi con i paesi partner democratici; sostiene gli sforzi dei partner della regione indo-pacifica per sviluppare la propria capacità di mantenimento della pace;
  13. esorta l’UE a invitare i partner indo-pacifici che condividono i nostri stessi principi a partecipare a progetti selezionati di cooperazione strutturata permanente, a condizione che la partecipazione di paesi terzi sia eccezionale e decisa caso per caso sulla base di una serie concordata di condizioni politiche, sostanziali e giuridiche; sottolinea che tale cooperazione potrebbe essere nell’interesse strategico dell’UE, tra l’altro quando si tratta di fornire competenze tecniche o capacità aggiuntive, e potrebbe migliorare l’interoperabilità e la coerenza, in particolare nel caso di partner strategici come le democrazie della regione indo-pacifica;

 

Libertà dei beni collettivi globali: la base fondamentale per le relazioni UE-Indo-Pacifico

La dimensione della sicurezza marittima

  1. sottolinea che la sicurezza marittima e la libertà di navigazione, che devono essere garantite conformemente al diritto internazionale e, in particolare, alla UNCLOS, rientrano tra le principali sfide nella regione indo-pacifica; richiede una maggiore azione esterna dell’UE, in particolare gli sforzi diplomatici, per rafforzare la cooperazione marittima con i paesi della regione indo-pacifica; invita tutti gli Stati che non l’hanno fatto a ratificare rapidamente l’UNCLOS; accoglierebbe con favore anche l’introduzione di quadri sistematici e coordinati, compresi esercitazioni navali congiunte, scali portuali e sforzi contro la pirateria, che consentirebbero di migliorare la diplomazia navale e contribuirebbero alla sicurezza marittima regionale;
  2. invita l’UE e gli Stati membri a rafforzare le proprie capacità marittime nella regione in maniera coordinata e autonoma, anche valutando modi per garantire una presenza navale europea permanente e credibile nell’Oceano Indiano; sottolinea l’esigenza di rafforzare la capacità dell’UE in qualità di garante di una sicurezza marittima effettiva e sottolinea la necessità di discutere e individuare le sfide più rilevanti e urgenti che possono essere realisticamente affrontate con l’aiuto dell’UE in stretta cooperazione con i partner della regione, compresa la protezione delle sue navi e dei suoi equipaggi; evidenzia che la Francia è l’unico Stato membro con una presenza militare permanente nell’Oceano Indiano; accoglie con favore il fatto che Paesi Bassi e Germania abbiano inviato fregate nella regione; sottolinea che in futuro potrebbero essere eseguite e saranno necessarie più missioni navali, comprese le missioni a livello dell’UE, inserite in un approccio coordinato e globale volto alla sicurezza regionale; plaude alle esercitazioni navali congiunte che EUNAVFOR Atalanta ha finora condotto insieme a Giappone, Repubblica di Corea, India, Vietnam, Oman e Gibuti e incoraggia il rafforzamento di tali esercitazioni congiunte; sottolinea che EUNAVFOR Atalanta ha un importante ruolo di diplomazia navale da svolgere; accoglie con favore il suo forte contributo alla sicurezza regionale nell’Oceano Indiano, in particolare proteggendo con successo le navi del Programma alimentare mondiale e arginando la pirateria, e plaude alle sinergie create con EUCAP Somalia ed EUTM Somalia; elogia inoltre la cooperazione con la Nuova Zelanda e la marina militare statunitense e il lavoro svolto congiuntamente con l’operazione Ocean Shield della NATO e con l’operazione AGENOR, la componente militare dell’iniziativa di sensibilizzazione alla situazione marittima nello stretto di Hormuz (EMASOH) a guida europea; invita gli Stati membri costieri a potenziare le proprie capacità militari navali al fine di rafforzare la presenza e la visibilità dell’UE nel settore marittimo mondiale e invita l’UE ad ampliare l’ambito geografico dell’EUNAVFOR Atalanta nell’Oceano Indiano; invita gli Stati membri che hanno già aumentato la loro presenza navale nella regione indo-pacifica a coordinare il loro approccio nei forum dell’UE; plaude a tale riguardo alla recente decisione del Consiglio “Affari esteri” di avviare l’attuazione del concetto di presenze marittime coordinate nell’Oceano Indiano nord-occidentale istituendo una zona marittima di interesse che copra la zona marittima dallo stretto di Hormuz al tropico meridionale e dal Mar Rosso settentrionale verso l’Oceano Indiano centrale, basandosi sul patrimonio individuale degli Stati membri; richiede forti sinergie con EUNAVFOR Atalanta; accoglie con favore il rapido lancio di EUTM Mozambico;
  3. ricorda che un’efficace sicurezza marittima richiede una visione più ampia della stabilità marittima, che tenga conto dei problemi a terra della corruzione, dello Stato di diritto, delle cause profonde della pesca illegale, delle droghe illegali, del traffico di armi e di esseri umani, della pirateria, nonché dell’impatto ambientale delle attività marittime commerciali e industriali, compresa l’estrazione di risorse di combustibili fossili; invita l’UE ad affrontare tali problemi parallelamente alle misure di sicurezza marittima più tradizionali;
  4. accoglie con favore le attività navali congiunte e invita l’UE e i partner della regione indo-pacifica a rafforzare ulteriormente i quadri di cooperazione marittima esistenti; invita l’UE a valutare con i suoi partner la necessità di istituire un sistema di monitoraggio delle violazioni del diritto marittimo internazionale nella regione indo-pacifica; sottolinea il valore aggiunto per l’UE derivante dalla partecipazione ai forum di cooperazione regionale, quali il dialogo ad alto livello UE-ASEAN sulla cooperazione in materia di sicurezza marittima, il Meeting Asia-Europa e il Forum regionale dell’ASEAN;
  5. invita l’UE a integrare la propria presenza marittima con programmi di rafforzamento delle capacità destinati a partner che condividono i nostri stessi principi, anche attraverso la continua attuazione dei progetti CRIMARIO I e II nel quadro del programma UE per le rotte marittime a rischio ed estendendo la cooperazione ad azioni di promozione della conoscenza e condivisione delle informazioni riguardanti il settore marittimo; esorta l’UE a valutare l’opportunità di estendere la dimensione geografica del progetto CRIMARIO al Pacifico meridionale;
  6. sottolinea il fatto che la gestione della pesca è un aspetto rilevante dell’ambiente marittimo; esorta l’Unione a continuare a promuovere la governance degli oceani nella regione e la gestione sostenibile delle risorse marine attraverso l’attuazione di accordi di collaborazione nel settore della pesca sostenibile e la sua partecipazione alle organizzazioni regionali di gestione della pesca; invita l’UE a rafforzare la sua cooperazione con partner internazionali che condividono i nostri stessi principi per combattere lo sfruttamento eccessivo della pesca, l’eccesso di capacità e la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata nella regione indo-pacifica e a inserire sistematicamente la gestione della pesca nell’agenda dei dialoghi sulla sicurezza marittima con i suoi partner indo-pacifici; esorta l’Unione a continuare a promuovere il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei pescatori nella regione indo-pacifica, conformemente alle convenzioni e ad altre normative dell’Organizzazione internazionale del lavoro; chiede altresì alla Commissione di prestare particolare attenzione agli aspetti di sicurezza e di difesa nel prossimo aggiornamento della sua comunicazione sulla governance internazionale degli oceani, previsto per il 2022;

 

La dimensione tecnologica, informatica, aerea e spaziale

  1. sottolinea l’importanza delle informazioni e della sicurezza informatica quali elementi dell’infrastruttura critica dell’economia globale e per la protezione delle democrazie dalla disinformazione e dagli attacchi malevoli; accoglie con favore gli sforzi dell’UE volti a rafforzare ulteriormente la cooperazione sulla criminalità informatica e il rafforzamento delle capacità di resilienza informatica per i partner nella regione; invita l’UE e i partner indo-pacifici a rafforzare la cooperazione nella lotta contro le minacce ibride, comprese le campagne di disinformazione; sottolinea la necessità che l’UE si coordini con partner indo-pacifici che condividono i nostri stessi principi sull’attribuzione collettiva e sui meccanismi volti a condividere prove e informazioni che servano da base per l’imposizione di sanzioni informatiche; invita l’UE e la NATO ad allineare le rispettive strategie volte a fornire risposte adeguate agli attacchi informatici provenienti dalla regione; invita il Consiglio e la Commissione ad affrontare la sfida della disinformazione in modo simile alla disinformazione proveniente dall’area orientale dell’UE; propone di istituire un polo indipendente di comunicazione strategica dell’UE per la regione indo-pacifica con personale e risorse dedicati inserito in una delegazione dell’UE nella regione;
  2. accoglie con favore la cooperazione avviata tra l’UE e numerosi partner della regione indo-pacifica nel settore della sicurezza informatica e della difesa; chiede all’UE di accelerare la creazione di una rete per la diplomazia informatica tesa a promuovere le norme e i quadri giuridici in materia di sicurezza informatica nella regione; invita l’UE e i paesi della regione indo-pacifica che condividono i nostri stessi principi a promuovere uno spazio informatico basato su regole, libero, aperto e sicuro e a rafforzare la regolamentazione internazionale della sfera cibernetica, anche attraverso la convenzione di Budapest, e a promuovere iniziative nel quadro delle Nazioni Unite;
  3. esorta l’UE a sviluppare partenariati regionali e globali con i produttori democratici regionali di tecnologie critiche con l’ambizione di lavorare verso un’alleanza globale di democrazie tecnologiche per l’istituzione di norme e standard equi, aperti e orientati ai valori relativi a un uso delle tecnologie basato su regole, etico e antropocentrico, che rispetti la vita privata dei singoli utenti, in particolare per quanto riguarda l’intelligenza artificiale e la governance di Internet; chiede una stretta cooperazione e coordinamento tra l’UE e i paesi indo-pacifici nella risposta e nella mitigazione delle possibili tensioni sulle catene di approvvigionamento globali a seguito delle sanzioni internazionali contro le imprese e i settori economici russi; chiede una cooperazione rafforzata con i partner democratici della regione indo-pacifica nell’elaborazione di norme globali sull’uso militare dell’intelligenza artificiale e un divieto globale di sistemi di armi completamente autonomi; chiede un approccio strategico coordinato a livello europeo nei confronti della regione, al fine di garantire le forniture di tecnologie e materiali critici e rafforzare la capacità di produzione dei partner democratici; chiede requisiti rigorosi, sia politici che tecnici, per l’acquisto di tali tecnologie da Stati non democratici della regione come la Cina;
  4. chiede un accesso paritario e libero allo spazio aereo sulla base del pieno rispetto del diritto internazionale; sostiene l’impegno a favore della circolazione aperta e libera attraverso iniziative quali l’accordo globale sul trasporto aereo tra l’UE e l’ASEAN;
  5. sottolinea la crescente importanza della dimensione spaziale della cooperazione e della sicurezza internazionale; esprime preoccupazione per l’aumento dello sviluppo e della proliferazione delle armi spaziali, incrementando il pericolo di una corsa agli armamenti; sottolinea la necessità di rafforzare la cooperazione e il dialogo regionali e globali sulle questioni spaziali, anche attraverso l’Ufficio delle Nazioni Unite per le questioni spaziali, come mezzo per allentare le tensioni e prevenire l’utilizzo dello spazio a scopo bellico; invita l’UE ad approfondire il successo della cooperazione in materia di politica e tecnologia spaziali con la Repubblica di Corea e il Giappone e ad avviare la cooperazione in materia di competenze e tecnologia spaziali con altri partner regionali;

 

Sfide non tradizionali in materia di sicurezza

  1. pone in evidenza che la lotta contro l’estremismo violento e la propaganda è nell’interesse comune dell’UE e dei paesi della regione indo-pacifica, nonché della comunità internazionale; invita l’UE a sviluppare un progetto di prevenzione dell’estremismo violento e lotta allo stesso, comprese le azioni volte a rafforzare la resilienza all’estremismo violento, come una piattaforma unificata per contrastare l’estremismo nella regione indo-pacifica; invita l’UE e i partner indo-pacifici che condividono i nostri stessi principi a rafforzare la cooperazione tra i servizi di intelligence antiterrorismo, anche intensificando gli scambi accademici; sottolinea la necessità di promuovere ulteriormente la cooperazione tra Europol e Aseanopol, nonché tra Europol e le autorità nazionali di contrasto, al fine di agevolare lo scambio di buone prassi e competenze in diversi settori di particolare interesse, quali la lotta al terrorismo, la lotta alla criminalità transnazionale, la tratta di esseri umani e il traffico di armi illegali e migranti; ricorda che la tratta di esseri umani rimane una sfida nell’intera regione indo-pacifica; invita l’UE a sostenere i partner regionali nella lotta contro la tratta di esseri umani e a sostenerli nell’attuazione del protocollo delle Nazioni Unite contro la tratta di esseri umani e delle iniziative regionali come la Convenzione dell’ASEAN contro la tratta di esseri umani, in particolare di donne e bambini;
  2. chiede un maggiore impegno con i paesi indo-pacifici nell’affrontare le sfide alla sicurezza provenienti dall’Afghanistan dopo l’acquisizione del potere dei talebani, compresi il terrorismo e il traffico di droga e di esseri umani, affrontando nel contempo la crisi umanitaria e le minacce alla sicurezza umana;
  3. evidenzia che il rischio di proliferazione di armi nucleari e la rapida crescita e diffusione di nuove capacità nucleari tecnologicamente avanzate e tecnologie missilistiche nella regione indo-pacifica rimangono motivo di grave preoccupazione per la sicurezza regionale e globale; esprime profonda preoccupazione per i continui ostacoli al disarmo e all’architettura di controllo degli armamenti; esorta l’UE e i paesi partner che condividono i nostri stessi principi ad approfondire la cooperazione in materia di nucleare, sicurezza e non proliferazione delle armi nucleari, chimiche e biologiche e a sostenere l’attuazione e l’universalizzazione del trattato sul commercio degli armamenti nella regione indo-pacifica; invita l’UE a coordinarsi con partner che condividono i nostri stessi principi per impegnarsi in un’intensa diplomazia con la Cina, tenendo conto della modernizzazione in corso del suo arsenale nucleare, compresi i missili ipersonici a capacità nucleare, al fine di raggiungere un nuovo regime universale di controllo degli armamenti, e un’efficace architettura di disarmo e non proliferazione, in particolare per quanto riguarda un possibile successore del trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio e del nuovo trattato di riduzione degli armamenti strategici, in scadenza nel 2026, al fine di tutelare l’UE e gli interessi di sicurezza internazionale; chiede che siano mantenuti e preservati i trattati e gli strumenti internazionali vigenti in materia di disarmo e non proliferazione; invita gli Stati al di fuori del quadro del trattato di non proliferazione delle armi nucleari in possesso di armi nucleari ad astenersi dalla proliferazione di qualsiasi tecnologia nucleare di tipo militare e ad aderire al trattato; elogia l’iniziativa dei centri di eccellenza dell’UE per la mitigazione del rischio chimico, biologico, radiologico e nucleare, finanziata nell’ambito dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale, e invita il servizio europeo per l’azione esterna a continuare ad approfondire la formazione e il rafforzamento delle capacità dei nostri partner indo-pacifici; sostiene il Trattato per la denuclearizzazione del Sud-est asiatico, in quanto regione libera da armi nucleari e altre armi di distruzione di massa, e in particolare l’obiettivo di promuovere il disarmo nucleare;
  4. ricorda che la regione indo-pacifica è altamente esposta ai cambiamenti climatici, comportando gravi rischi per la sicurezza nella regione; incoraggia i partner dell’UE nella regione indo-pacifica a intensificare le azioni per la lotta ai cambiamenti climatici in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi ed esorta l’UE a sostenere detti partner nella riduzione delle emissioni e nell’attuazione delle misure di mitigazione dei cambiamenti climatici e ad aumentare le loro capacità di valutazione, anticipazione e gestione dei rischi per la sicurezza climatica; invita l’UE a inserire i rischi per la sicurezza legati al clima in cima all’agenda della cooperazione strategica UE-regione indo-pacifica e ad attuare pienamente la tabella di marcia dell’UE in materia di difesa e clima nel suo impegno nella regione;
  5. accoglie con favore il piano dell’UE di rafforzare il suo impegno con la regione indo-pacifica in materia di assistenza umanitaria e capacità di soccorso in caso di catastrofe; invita l’UE e i suoi partner della regione indo-pacifica a rendere prioritarie la prevenzione delle catastrofi e la resilienza e ad accelerare l’attuazione del quadro di Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi 2015-2030;
  1. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al servizio europeo per l’azione esterna e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Proposte di risoluzione

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulle violazioni delle libertà fondamentali a Hong Kong

19.1.2022 – (2022/2503(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • viste tutte le sue precedenti risoluzioni su Hong Kong, in particolare quelle dell’8 luglio 2021 su Hong Kong, in particolare il caso di Apple Daily[1], del 21 gennaio 2021 sulla repressione dell’opposizione democratica a Hong Kong[2], del 19 giugno 2020 sulla legge della RPC sulla sicurezza nazionale per Hong Kong e la necessità che l’UE difenda l’elevato grado di autonomia di Hong Kong[3], del 18 luglio 2019 sulla situazione a Hong Kong[4], nonché del 24 novembre 2016 sul caso di Gui Minhai, editore incarcerato in Cina[5],
  • viste le sue precedenti risoluzioni sulla Cina, in particolare quelle del 16 settembre 2021 su una nuova strategia UE-Cina[6], del 20 maggio 2021 sulle controsanzioni cinesi nei confronti di entità dell’UE, di deputati al Parlamento europeo e di deputati nazionali[7], del 12 settembre 2018 sullo stato delle relazioni UE-Cina[8] e del 16 dicembre 2015 sulle relazioni UE-Cina[9],
  • viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) Josep Borrell del 20 dicembre 2021 sulle elezioni del Consiglio legislativo svoltesi il 19 dicembre 2021 e del 9 giugno 2021 sulle modifiche del sistema elettorale di Hong Kong, nonché la sua dichiarazione, a nome dell’UE, dell’11 marzo 2021 sul sistema elettorale di Hong Kong e tutte le sue altre dichiarazioni e affermazioni sulla situazione a Hong Kong,
  • vista la dichiarazione resa il 23 giugno 2021 dal portavoce del servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) sulla chiusura delle operazioni di Apple Daily a Hong Kong,
  • vista la dichiarazione resa il 21 ottobre 2021 dal portavoce del SEAE sull’espulsione di consiglieri distrettuali democraticamente eletti e la riduzione degli spazi per la società civile,
  • visto l’11° dialogo strategico UE-Cina del 28 settembre 2021 tra il VP/AR Josep Borrell e il consigliere di Stato e ministro degli Affari esteri cinese Wang Yi,
  • viste le osservazioni formulate dal Presidente del Consiglio europeo Charles Michel a seguito della riunione dei leader UE-Cina del 14 settembre 2020,
  • vista la dichiarazione congiunta del Presidente Michel e della Presidente von der Leyen sulla difesa degli interessi e dei valori dell’UE in un partenariato complesso e vitale, resa a seguito del 22º vertice UE-Cina tenutosi il 22 giugno 2020,
  • vista la legge fondamentale della regione amministrativa speciale (RAS) di Hong Kong, adottata il 4 aprile 1990 ed entrata in vigore il 1° luglio 1997,
  • vista la dichiarazione congiunta del governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e del governo della Repubblica popolare cinese (RPC) del 19 dicembre 1984 sulla questione di Hong Kong, anche nota come dichiarazione congiunta sino-britannica, registrata dai governi cinese e britannico presso le Nazioni Unite il 12 giugno 1985,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 28 luglio 2020 su Hong Kong,
  • visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 16 dicembre 1966 e le preoccupazioni espresse dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti umani nel suo elenco di questioni del 26 agosto 2020 in relazione alla quarta relazione periodica di Hong Kong, Cina,
  • vista la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948,
  • visti l’articolo 144, paragrafo 5, e l’articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,
  1. considerando che la promozione e il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto dovrebbero restare al centro delle relazioni di lunga data tra l’UE e la Cina, coerentemente con l’impegno dell’UE per la difesa di tali valori nelle sue azioni esterne e con l’interesse manifestato dalla Cina ad aderire a essi nell’ambito della sua cooperazione allo sviluppo e internazionale;
  2. considerando che Hong Kong è vincolata dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e ha l’obbligo giuridico di rispettare il diritto alla libertà di informazione, di espressione e di associazione nonché di garantire un giusto processo; che l’adempimento, da parte di Hong Kong, dei suoi obblighi derivanti dal Patto sarà presto oggetto di un riesame;
  3. considerando che tra il 1° luglio 2020 e la fine del 2021 la polizia di Hong Kong ha arrestato o disposto l’arresto di almeno 139 persone sulla base della legge sulla sicurezza nazionale; che alla fine del 2021 erano stati formalizzati capi di accusa nei confronti di 94 persone, 60 delle quali si trovavano in custodia cautelare; che l’espressione politica pacifica è stata limitata in modo sproporzionato e persino criminalizzata nell’ambito della legge sulla sicurezza nazionale; che attivisti di spicco come Chow Hang-tung sono stati accusati di aver incoraggiato i cittadini ad accendere candele per commemorare le vittime di piazza Tienanmen e che l’Alleanza di Hong Kong a sostegno dei movimenti democratici patriottici della Cina si è sciolta dopo che le autorità hanno utilizzato la veglia annuale a lume di candela, che il gruppo organizzava da 30 anni in memoria degli eventi di piazza Tienanmen, come prova del fatto che “stesse mettendo in pericolo la sicurezza nazionale”; che la legge sulla sicurezza nazionale viola in modo flagrante il principio “un paese, due sistemi” e la dichiarazione congiunta sino-britannica;
  4. considerando che l’opposizione politica a Hong Kong è stata effettivamente annientata a seguito degli arresti di 55 persone, la maggior parte delle quali erano legislatori e attivisti a favore della democrazia, avvenuti il 6 e 7 gennaio 2021 sulla base della legge sulla sicurezza nazionale;
  5. considerando che il 17 giugno 2021 500 funzionari di polizia hanno fatto irruzione negli uffici di Apple Daily, confiscando computer e documenti, tra cui alcuni contenenti materiale giornalistico, e arrestando cinque dirigenti del giornale; che tutti sono stati accusati di “collusione con un paese straniero o elementi esterni al fine di mettere in pericolo la sicurezza nazionale” sulla base della legge sulla sicurezza nazionale; che il 23 giugno 2021 Apple Daily ha annunciato la sua chiusura dopo 26 anni di attività; che le accuse di “cospirazione finalizzata alla pubblicazione di materiale sedizioso” nei confronti di Jimmy Lai, attivista per la democrazia ed ex proprietario di Apple Daily, nonché di altri sei ex giornalisti del quotidiano rappresentano un ulteriore attacco alla libertà di stampa a Hong Kong;
  6. considerando che il 29 dicembre 2021 200 funzionari di polizia hanno fatto irruzione negli uffici di Apple Daily, confiscando computer e documenti e arrestando sette persone, tutti ex membri o membri attuali della direzione della società, per cospirazione finalizzata alla pubblicazione di materiale sedizioso; che Stand News è stato chiuso immediatamente; che DB Channel, organo di informazione online di Hong Kong, ha cessato le sue attività in città, in quanto il suo cofondatore Frankie Fung è stato arrestato ed è in attesa di giudizio a norma della legge sulla sicurezza nazionale; che Citizen News, un altro organo di informazione online filodemocratico, ha recentemente annunciato la sua chiusura, adducendo come motivazione il “deterioramento del panorama mediatico”;
  7. considerando che Amnesty International ha chiuso i suoi due uffici a Hong Kong alla fine del 2021 a causa della legge sulla sicurezza nazionale, che ha precluso alle organizzazioni per i diritti umani la possibilità di operare liberamente e senza timore di gravi rappresaglie da parte del governo; che tra il 1° gennaio 2021 e il 4 gennaio 2022 più di 60 organizzazioni della società civile hanno cessato le loro attività a causa della repressione attuata, compresi 12 sindacati, otto organizzazioni mediatiche, otto gruppi di quartiere, sette gruppi professionali, cinque organizzazioni studentesche e quattro gruppi religiosi;
  8. considerando che decine di attivisti per la democrazia di Hong Kong, tra cui Ma Chun-man, Tony Chung Hon-lam e Chow Hang-tung, sono stati incarcerati per incitamento alla secessione e alla sovversione ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale;
  9. considerando che l’Unione europea continua a nutrire forti preoccupazioni riguardo alla legge sulla sicurezza nazionale della RPC per Hong Kong; che si tratta di una questione delicata, con conseguenze di vasta portata per Hong Kong e la sua popolazione, per i cittadini dell’UE e di paesi terzi, per le organizzazioni della società civile dell’UE e internazionali, nonché per la fiducia delle imprese nei confronti di Hong Kong; che l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale ha aumentato i rischi per i cittadini dell’UE a Hong Kong;
  10. considerando che l’Unione europea ha un forte interesse in termini di stabilità e prosperità costanti di Hong Kong, nell’ambito del principio “un paese, due sistemi”, e attribuisce grande importanza al mantenimento dell’elevato livello di autonomia di Hong Kong, in linea con la legge fondamentale e con gli impegni internazionali; che, nel contesto attuale, tali principi sono sul punto di essere compromessi in modo irreversibile;
  11. considerando che le elezioni del Consiglio legislativo, con voto “riservato ai soli patrioti”, si sono tenute il 19 dicembre 2021 conformemente alla nuova normativa imposta da Pechino, in base alla quale i partiti filodemocratici sono stati di fatto esclusi dalla candidatura, gli appelli al boicottaggio o al voto in bianco rivolti agli elettori sono stati criminalizzati, la RAS di Hong Kong ha minacciato gli organi di informazione internazionali che si occupavano delle elezioni, il diritto di voto è stato esteso agli abitanti di Hong Kong che risiedono nella Cina continentale e solo il 30 % degli elettori registrati si è recano alle urne; che le recenti modifiche del sistema elettorale sono contrarie agli impegni a favore di una maggiore rappresentanza democratica sanciti dalla legge fondamentale; che Hong Kong è rimasta priva di alcuna opposizione filodemocratica, dal momento che i suoi rappresentanti sono stati interdetti dalla partecipazione alle elezioni o sono stati incarcerati;
  12. considerando che nel luglio 2021 21 candidati pro-democrazia sono stati esclusi dalla candidatura alle elezioni legislative di Macao; che il 12 settembre 2021 le elezioni della settima Assemblea legislativa di Macao si sono svolte in assenza di una vera opposizione politica, il che potrebbe determinare un’instabilità sociale a lungo termine, e hanno registrato un record negativo in termini di affluenza, la quale si è attestata al 42,38 %; che ai giornalisti dell’emittente pubblica di Macao è stato ordinato di promuovere “il patriottismo, il rispetto e l’amore” per la Cina e almeno sei giornalisti si sono dimessi dopo l’introduzione di nuove regole redazionali, il che dimostra che le preoccupazioni relative alla legge sulla sicurezza nazionale riguardano anche altre regioni; che anche la legge fondamentale di Macao tutela la libertà di stampa e sarà in vigore fino al 2049;
  13. considerando che le pressioni sulla società civile di Hong Kong si sono intensificate, come dimostrano lo scioglimento della Confederazione dei sindacati di Hong Kong, dell’Alleanza di Hong Kong a sostegno dei movimenti democratici patriottici della Cina, del Gruppo degli avvocati cinesi per i diritti umani, dell’Unione degli insegnanti professionisti di Hong Kong e del Fronte per i diritti umani e civili, nonché la chiusura dell’ufficio di Amnesty International;
  14. considerando che la governatrice di Hong Kong Carrie Lam ha affermato che nella RAS entrerà in vigore l’articolo 23 della legge sulla sicurezza nazionale, il quale criminalizza le organizzazioni politiche straniere e le dissuade dallo svolgere attività a Hong Kong;
  15. considerando che l’indipendenza del potere giudiziario deve essere garantita, dato il suo ruolo fondamentale nella tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali a Hong Kong;
  16. considerando che, nella sua risoluzione dell’8 luglio 2021, il Parlamento ha invitato “la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a declinare gli inviti per rappresentanti governativi e diplomatici a partecipare alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, a meno che il governo cinese non dimostri un miglioramento verificabile della situazione dei diritti umani a Hong Kong”;
  17. considerando che la Cina ha adottato una retorica aggressiva e, senza rendere spiegazioni o dichiarazioni, ha introdotto un divieto di fatto che impedisce l’accesso nel mercato cinese ai prodotti fabbricati in Lituania; che tali misure e pratiche non contemplate dalla legislazione violano non solo tutte le norme commerciali internazionali e dell’Organizzazione mondiale del commercio, bensì incidono anche direttamente sui principi alla base del mercato unico dell’UE;
  18. condanna con la massima fermezza il fatto che le libertà di espressione, di associazione e di stampa siano tanto fortemente limitate a Hong Kong quanto in Cina, e ribadisce la sua solidarietà con la popolazione di Hong Kong nella sua lotta per la libertà e la democrazia; deplora la persecuzione politica a cui sono stati sottoposti molti giornalisti, che ora si trovano in esilio o in carcere; invita la Cina a garantire che tutti i giornalisti possano svolgere il proprio lavoro liberamente, senza impedimenti né timori di ritorsioni; sottolinea che la libertà di stampa e dei mezzi di comunicazione dovrebbe essere garantita;
  19. chiede al governo di Hong Kong di rilasciare tutti i prigionieri politici a Hong Kong; chiede il rilascio immediato e incondizionato e il ritiro di tutte le accuse a carico di tutti i manifestanti pacifici di Hong Kong arrestati negli ultimi anni semplicemente per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione o altri diritti umani, come Joshua Wong, Koo Sze-yiu, Martin Lee, Albert Ho, Margaret Ng e Kok Tsz-lun, cittadino con doppia cittadinanza cinese e portoghese e pertanto cittadino dell’UE, che nel 2020 a Shenzhen è stato condannato a una pena detentiva di sette mesi per il suo presunto tentativo di fuggire da Hong Kong in barca ed si trova attualmente in custodia cautelare in attesa di giudizio a Hong Kong; condanna i procedimenti in corso, compresi quelli nei confronti dei difensori dei diritti umani Chow Hang-tung, Lee Cheuk-yan e Albert Ho; chiede il rilascio immediato e incondizionato del libraio svedese Gui Minhai, che è detenuto nella RPC;
  20. sottolinea che la Legge sulla sicurezza nazionale impedisce un rapporto di fiducia tra la Cina e l’UE, che sta compromettendo la futura cooperazione e sta portando ad un’ulteriore erosione della credibilità di Pechino sulla scena internazionale, danneggiando al contempo, in modo significativo, lo status e la reputazione internazionali di Hong Kong e Macao; esorta le autorità cinesi ad abrogare la Legge sulla sicurezza nazionale, che costituisce una violazione degli impegni e degli obblighi della RPC nel quadro del diritto internazionale, in particolare rispettivamente la dichiarazione congiunta sino-britannica e la dichiarazione congiunta sino-portoghese, ed esorta le autorità di Hong Kong e Macao a rispettare pienamente lo Stato di diritto, i diritti umani, i principi democratici e l’elevato livello di autonomia conformemente al principio “un paese, due sistemi” sancito dalla Legge fondamentale di Hong Kong e Macao e in linea con i loro obblighi nazionali e internazionali; prende atto con preoccupazione dei crescenti tentativi da parte del governo cinese di legittimare il suo sistema autoritario all’interno e all’esterno attraverso la cooptazione, la ridefinizione e la distorsione di una serie di idee politiche, tra cui i principi della democrazia, attraverso concetti quali “democrazia con caratteristiche di Hong Kong” o “democrazia popolare nell’integralità del processo”, e considera tali tentativi come una farsa politica;
  21. deplora profondamente le recenti modifiche alla legge elettorale di Hong Kong e gli arresti e le vessazioni nei confronti di rappresentanti dell’opposizione filodemocratica, che di diritto e di fatto impediscono lo svolgimento di elezioni libere ed eque a tutti i livelli e hanno portato allo smantellamento di tutte le forme di opposizione politica; sottolinea che ciò è contrario agli impegni a favore di una maggiore rappresentanza democratica sanciti dalla legge fondamentale di Hong Kong;
  22. deplora la decisione delle autorità di Hong Kong di vietare, negli ultimi due anni, la veglia annuale che si tiene il 4 giugno a piazza Tiananmen e la marcia annuale del 1º luglio, nonché la decisione della Corte d’appello di ultima istanza di Macao di vietare la veglia di piazza Tiananmen che si tiene annualmente in città; deplora profondamente la rimozione di un monumento alle vittime di piazza Tienanmen, il Pilastro della vergogna, da parte dell’Università di Hong Kong dalla sua struttura e ritiene che ciò sia parte di un costante attacco alla libertà accademica a Hong Kong e un tentativo di cancellare la storia e la memoria collettiva;
  23. invita il capo dell’esecutivo di Hong Kong a ritirare i piani per introdurre l’articolo 23 della Legge sulla sicurezza nazionale e a rinnovare l’impegno a rispettare la legge fondamentale, che garantisce la libertà di associazione, la libertà di riunione, la libertà di espressione e la libertà di religione e di credo;
  24. sottolinea che l’indipendenza della magistratura deve essere salvaguardata e che la politicizzazione dei tribunali deve essere evitata quale priorità fondamentale; ribadisce il suo invito al SEAE ad elaborare una relazione pubblica dettagliata sullo Stato di diritto e sull’indipendenza della magistratura, in aggiunta alla relazione annuale su Hong Kong; invita il SEAE a includere discussioni sul deterioramento della situazione dello Stato di diritto a Hong Kong e sulla sicurezza dei cittadini dell’UE nelle riunioni annuali di dialogo strutturato tra il governo della RAS di Hong Kong e l’UE;
  25. esprime preoccupazione per la nomina del capo di stato maggiore delle forze di polizia armate nello Xinjiang, Peng Jingtang, al posto di comandante di guarnigione dell’Esercito popolare di liberazione a Hong Kong e per i commenti che indicano l’intenzione di concentrarsi su presunte attività terroristiche a Hong Kong;
  26. invita la Commissione e gli Stati membri ad affrontare l’applicazione della Legge sulla sicurezza nazionale quale priorità assoluta all’ordine del giorno di tutte le riunioni UE-Cina, anche nelle consultazioni diplomatiche in preparazione di tali riunioni; ricorda che è importante, in occasione di ogni dialogo in materia di politica e diritti umani con le autorità cinesi e in linea con l’impegno dell’UE di esprimersi con una voce forte, chiara e univoca nel suo approccio alla Cina, che l’UE continui a sollevare la questione delle violazioni dei diritti umani in Cina, segnatamente il caso delle minoranze dello Xinjiang e del Tibet; ricorda che la Cina ha sottoscritto un’ampia gamma di trattati e convenzioni internazionali in materia di diritti umani e sottolinea pertanto l’importanza di proseguire il dialogo con la Cina per garantire che essa rispetti il suo impegno ad ottemperare al quadro internazionale in materia di diritti umani;
  27. è estremamente preoccupato per i tentativi delle autorità cinesi di colpire le comunità della diaspora di Hong Kong, compresi i difensori dei diritti umani, negli Stati membri dell’UE; ribadisce il suo invito agli Stati membri dell’UE a sospendere i trattati di estradizione in vigore con la RPC e Hong Kong;
  28. invita la Commissione e gli Stati membri a rivedere l’accordo di cooperazione e di assistenza amministrativa reciproca in materia doganale tra la Comunità europea e Hong Kong (Cina)[10] e il sostegno dell’UE a favore di un seggio di Hong Kong presso l’Organizzazione mondiale del commercio, alla luce della distruzione dell’autonomia che il territorio aveva nel quadro del modello “un paese, due sistemi” precedentemente istituito;
  29. ribadisce la sua profonda preoccupazione per le varie violazioni dei diritti umani in Cina e ricorda che è essenziale il pieno rispetto dei valori universali;
  30. invita il Consiglio a introdurre sanzioni mirate nel quadro del regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani (sanzioni di tipo Magnitsky dell’UE) nei confronti dei funzionari di Hong Kong e della RPC responsabili della repressione dei diritti umani in corso, tra cui Carrie Lam, Teresa Cheng Yeuk-wah, Xia Baolong, Zhang Xiaoming, Luo Huining, Zheng Yanxiong, Chris Tang Ping-keung e John Lee Ka-chiu; invita il Consiglio e la Commissione ad approvare l’elaborazione di un elenco di imprese che dovrebbero essere soggette a sanzioni e a divieti di investimento per la loro complicità nella repressione dei diritti umani in corso a Hong Kong;
  31. ribadisce la sua precedente posizione secondo cui qualsiasi ratifica dell’accordo globale UE-Cina sugli investimenti debba tenere conto dell’attuale situazione dei diritti umani a Hong Kong e dell’impegno della Cina nel quadro della dichiarazione congiunta sino-britannica;
  32. esprime preoccupazione per il fatto che la chiusura di Stand News e Citizen News comporterà una maggiore pressione da parte delle autorità cinesi sulle restanti pubblicazioni locali di notizie;
  33. sostiene pienamente le proposte di organizzare una sessione speciale o un dibattito urgente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite sul deterioramento della situazione dei diritti umani in Cina, anche per quanto riguarda l’attuazione della Legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong e Macao e l’adozione di una risoluzione volta a creare un meccanismo di monitoraggio e informazione in linea con un invito globale da parte di centinaia di organizzazioni della società civile di tutte le regioni e un invito ad agire da parte di un numero senza precedenti di procedure speciali delle Nazioni Unite;
  34. invita il VP/AR a cooperare strettamente con paesi e partner che condividono gli stessi principi per fermare l’erosione delle libertà di Hong Kong; accoglie con favore il recente dialogo bilaterale UE-USA sulla Cina e insiste sul fatto che un maggiore coordinamento in materia di diritti umani, anche concentrandosi sulla situazione a Hong Kong, dovrebbe essere un obiettivo fondamentale;
  35. ribadisce il suo invito agli Stati membri dell’UE ad attuare le conclusioni del Consiglio dell’UE del 28 luglio 2020 e a introdurre programmi di salvataggio per gli attivisti e i giornalisti filodemocratici di Hong Kong che rimangono a rischio di detenzione nell’ambito della repressione dei diritti umani in corso; ribadisce la necessità di fissare un calendario chiaro per l’attuazione del pacchetto di misure del luglio 2020 e invita il SEAE a continuare a mantenerne l’attuazione all’ordine del giorno e a preparare risposte concrete ai possibili effetti extraterritoriali della Legge sulla sicurezza nazionale;
  36. condanna la coercizione e l’intimidazione della Cina nei confronti della Lituania; accoglie con favore le recenti dichiarazioni di solidarietà con la Lituania volte a contrastare le azioni coercitive della Cina; esorta l’UE a difendere i principi fondamentali del mercato unico contro le intimidazioni cinesi;
  37. invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a declinare gli inviti per rappresentanti governativi e diplomatici a partecipare alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, dal momento che il governo cinese non ha dimostrato un miglioramento tangibile delle situazioni dei diritti umani a Hong Kong, a Macao, nella regione uigura dello Xinjiang, in Tibet e altrove in Cina;
  38. invita il SEAE a indagare sullo status dei principali attivisti filodemocratici di Hong Kong che non sono attualmente in carcere, ma che non sono in grado di lasciare il territorio a causa del fatto che le autorità continuano a confiscare i loro documenti di viaggio e a sottoporli a divieti di viaggio; invita il SEAE e gli Stati membri ad applicare pienamente gli orientamenti dell’UE sui difensori dei diritti umani, anche chiedendo visite nelle carceri, osservando i processi, rilasciando dichiarazioni pubbliche e sollevando casi presso le autorità a tutti i livelli; invita il SEAE a garantire risorse adeguate all’Ufficio dell’Unione europea a Hong Kong e Macao per consentirgli di continuare a svolgere e intensificare adeguatamente l’osservazione dei processi e il monitoraggio dei diritti umani;
  39. sottolinea, in particolare, l’importanza di rafforzare il sostegno al mondo accademico ampliando le borse di studio e altri tipi di strumenti di sostegno per gli accademici e gli studenti di Hong Kong, affinché possano essere iscritti a programmi di scambio e cooperare con le università dell’UE; invita il SEAE e la Commissione a sviluppare e coordinare misure volte a proteggere la libertà accademica degli studenti e degli scienziati di Hong Kong presso le università dell’UE dalle pressioni delle autorità cinesi;
  40. invita la Commissione e il SEAE ad avanzare in merito all’applicazione e ad adoperarsi nell’ambito di meccanismi adeguati di controllo delle esportazioni, per negare alla Cina e a Hong Kong l’accesso a tecnologie utilizzate per la violazione dei diritti umani; esorta la Commissione a finalizzare la preparazione di una efficace legislazione dell’UE in materia di dovere di diligenza delle imprese che imponga obblighi di dovuta diligenza alle imprese dell’UE e alle imprese che operano nel mercato unico dell’UE;
  41. invita l’UE e gli Stati membri a contribuire a salvare la memoria democratica di Hong Kong fornendo assistenza nell’archiviazione, nella divulgazione e nella documentazione delle violazioni dei diritti umani, e a contrastare le azioni della RPC rendendo ampiamente disponibili online i libri vietati a Hong Kong; esprime il proprio sostegno agli sforzi compiuti dai canali televisivi internazionali, quali Deutsche Welle e France 24, per riferire regolarmente in merito agli sviluppi a Hong Kong;
  42. invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a cooperare con i partner internazionali per contribuire a garantire la democrazia a Taiwan, in particolare alla luce dei recenti sviluppi nelle relazioni tra Lituania e Taiwan orchestrate dal governo cinese e dell’erosione delle libertà di Hong Kong nel quadro della politica cinese di abbandonare l’approccio “un paese, due sistemi”;
  43. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo e al parlamento della Repubblica popolare cinese, nonché al capo dell’esecutivo e all’Assemblea della Regione amministrativa speciale di Hong Kong.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla repressione dell’opposizione democratica a Hong Kong

20.1.2021 – (2021/2505(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • viste le sue risoluzioni del 19 giugno 2020 sulla legge della Repubblica popolare cinese (RPC) sulla sicurezza nazionale per Hong Kong e la necessità che l’UE difenda l’elevato grado di autonomia di Hong Kong[1]e del 18 luglio 2019 sulla situazione a Hong Kong[2], le sue risoluzioni del 24 novembre 2016 sul caso di Gui Minhai, editore incarcerato in Cina[3] e del 4 febbraio 2016 sul caso della sparizione di editori a Hong Kong[4], nonché la sua risoluzione del 17 dicembre 2020[5], con particolare riferimento all’importanza di elaborare una legislazione europea efficace in materia di dovere di diligenza delle imprese,
  • viste le sue precedenti risoluzioni sulla Cina, in particolare quelle del 12 settembre 2018 sullo stato delle relazioni UE-Cina[6]e del 16 dicembre 2015 sulle relazioni UE-Cina[7],
  • viste le sue precedenti raccomandazioni relative a Hong Kong, in particolare quella del 13 dicembre 2017 indirizzata al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) su Hong Kong a vent’anni dalla cessione alla Cina[8],
  • viste la dichiarazione dell’alto rappresentante a nome dell’UE del 7 gennaio 2021 sugli arresti di massa delle persone coinvolte nelle elezioni primarie pro-democrazia del luglio 2020, la dichiarazione del portavoce del 29 dicembre 2020 sul processo a dieci cittadini di Hong Kong, la dichiarazione dell’alto rappresentante a nome dell’UE del 12 novembre 2020 sull’espulsione di membri del Consiglio legislativo di Hong Kong, la dichiarazione del portavoce del 2 novembre 2020 sull’arresto di diversi legislatori ed ex legislatori favorevoli alla democrazia a Hong Kong, la dichiarazione del portavoce del 24 settembre 2020 sull’arresto di Joshua Wong e di altri attivisti a favore della democrazia, la dichiarazione del portavoce del 10 agosto 2020 sui recenti arresti e le recenti incursioni nel quadro della legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong, la dichiarazione dell’alto rappresentante a nome dell’UE del 3 agosto 2020 sul rinvio delle elezioni del Consiglio legislativo a Hong Kong e la dichiarazione dell’alto rappresentante a nome dell’UE del 1° luglio 2020 sull’adozione da parte dell’Assemblea nazionale del popolo cinese di una legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong,
  • vista la dichiarazione rilasciata alla stampa dalla sua Conferenza dei presidenti il 6 luglio 2020,
  • vista l’adozione della legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong da parte della commissione permanente dell’Assemblea nazionale del popolo cinese il 30 giugno 2020,
  • vista la dichiarazione rilasciata il 17 giugno 2020 dai ministri degli Esteri del G7 in merito a Hong Kong,
  • vista la Legge fondamentale della Regione amministrativa speciale (RAS) di Hong Kong, adottata il 4 aprile 1990 ed entrata in vigore il 1° luglio 1997,
  • vista la dichiarazione congiunta rilasciata il 19 dicembre 1984 dal governo del Regno Unito e dal governo della Repubblica popolare cinese sulla questione di Hong Kong, nota anche come dichiarazione congiunta sino-britannica,
  • visto il 13º dialogo strutturato annuale tenutosi a Hong Kong il 28 novembre 2019,
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e del VP/AR del 12 marzo 2019, dal titolo “UE-Cina – Una prospettiva strategica” (JOIN(2019)0005),
  • vista la politica di “un’unica Cina” perseguita dall’UE,
  • visti l’articolo 144, paragrafo 5, e l’articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,
  1. considerando che il 5 gennaio 2021 la polizia di Hong Kong ha arrestato 53 rappresentanti dell’opposizione democratica e attivisti con l’accusa di sovversione a norma della legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong; che tra gli arrestati vi erano gli organizzatori e i candidati delle primarie democratiche dello scorso luglio in vista delle elezioni del Consiglio legislativo della Regione amministrativa speciale di Hong Kong, ex membri del Consiglio legislativo, consiglieri distrettuali e un avvocato americano coinvolto nel movimento a favore della democrazia; che, dietro istruzioni della polizia di Hong Kong, le banche hanno inoltre congelato 1,6 milioni di dollari di Hong Kong in relazione alle 53 persone arrestate; che, nel frattempo, tutte le persone arrestate, tranne tre, sono state rilasciate su cauzione in attesa di ulteriori indagini;
  2. considerando che l’episodio è stato l’ultimo di una lunga serie di arresti di rappresentanti e attivisti dell’opposizione democratica, nonché di altre azioni volte a minare le istituzioni democratiche di Hong Kong dopo l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong, avvenuta il 1° luglio 2020; che 93 figure di spicco dell’opposizione sono state arrestate a norma di tale legge, da quando è stata introdotta; che il 1° settembre 2020 gli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno affermato che la legge “non solo solleva gravi preoccupazioni inerenti alla legalità, ma comporta anche limitazioni indebite della libertà di opinione, di espressione e di riunione pacifica”;
  3. considerando che il ministro della Sicurezza di Hong Kong ha dichiarato che le persone arrestate sono sospettate di aver tentato di paralizzare il governo, mettendo in atto un piano per ottenere la maggioranza dei seggi della legislatura avvalendosi dei loro diritti democratici;
  4. considerando che numerosi esponenti del movimento a favore della democrazia sono stati oggetto di interdizione dalle cariche elettive per motivi politici, sulla base di una risoluzione dell’Assemblea nazionale del popolo cinese del 10 novembre 2020 volta a fare del patriottismo un requisito giuridico per i legislatori, che ha portato alle dimissioni di quasi tutti i membri dell’opposizione dal Consiglio legislativo; che il sistema giudiziario di Hong Kong, in precedenza indipendente, è ora sempre più sotto attacco da parte del Partito comunista cinese e della stampa controllata dallo Stato;
  5. considerando che il 15 gennaio 2021, su richiesta delle autorità di Hong Kong, la rete a banda larga di Hong Kong ha bloccato un sito web a favore della democrazia, a norma della legge sulla sicurezza nazionale; che questo primo caso di censura di Internet a norma della legge sulla sicurezza nazionale suscita timori riguardo alla possibilità che le autorità di Hong Kong prevedano di utilizzare tale legislazione per limitare ulteriormente la libertà di espressione e di informazione online; che tale sviluppo avrebbe conseguenze deleterie sia per le libertà civili che per la democrazia;
  6. considerando che il governo di Hong Kong ha deciso di rinviare di un anno le elezioni del Consiglio legislativo, originariamente previste per il 6 settembre 2020, in un chiaro tentativo di ostacolare l’opposizione, che per la prima volta aveva una reale possibilità di ottenere la maggioranza; che, subito dopo l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale, la governatrice di Hong Kong Carrie Lam ha dichiarato che le primarie erano illegali e probabilmente violavano la legge sulla sicurezza nazionale;
  7. considerando che il 23 agosto 2020 le autorità cinesi hanno arrestato 12 attivisti di Hong Kong i quali, in base a quanto riferito, tentavano di fuggire da Hong Kong in barca; che 10 dei 12 attivisti sono stati condannati a pene detentive dai 7 mesi ai 3 anni, con l’accusa di aver attraversato illegalmente la frontiera, in un processo in cui non è stato rispettato il diritto degli imputati a un giusto processo; che uno dei suddetti attivisti, Kok Tsz-Lun, è uno studente di 19 anni che ha la doppia cittadinanza cinese e portoghese, ed è quindi cittadino dell’UE; che gli imputati sono stati detenuti, tenuti in isolamento e processati a Shenzhen; che è stata loro negata anche la possibilità di scegliersi un avvocato;
  8. considerando che essi sono stati arrestati e che il loro processo, tenutosi a Shenzhen, ha violato il principio di un processo equo e giusto; che, il 15 gennaio 2021, all’avvocato cinese per i diritti umani Lu Siwei è stata ritirata la licenza per l’esercizio della sua professione dal dipartimento di giustizia provinciale di Sichuan per avere rappresentato uno dei 12 attivisti; che l’avvocato per i diritti umani Ren Quanniu ha dovuto affrontare un’udienza dinanzi al dipartimento di giustizia provinciale di Henan il 19 gennaio 2021 per contestare la decisione di quest’ultimo di avviare un procedimento per la revoca della sua licenza per lo stesso motivo; che entrambi gli avvocati rischiano di perdere la licenza dopo aver cercato di rappresentare gli attivisti di Hong Kong che erano stati intercettati dalle autorità cinesi mentre tentavano di fuggire a Taiwan su una barca; che a 10 diplomatici, alcuni dei quali rappresentavano gli Stati membri dell’UE, è stato impedito di assistere all’udienza di Lu Siwei a Chengdu il 13 gennaio 2021;
  9. considerando che il 10 agosto 2020 Jimmy Lay, magnate dei media e fondatore del giornale filodemocratico Apple Dailyè stato arrestato per aver violato la legge sulla sicurezza nazionale;
  10. considerando che la legge sulla sicurezza nazionale costituisce una palese violazione della dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984 e della Legge fondamentale della Regione amministrativa speciale di Hong Kong del 1990, che garantisce l’autonomia e l’indipendenza del potere esecutivo, legislativo e giudiziario nonché i diritti e le libertà fondamentali, tra cui la libertà di espressione, di riunione, di associazione e di stampa, per 50 anni dopo il trasferimento della sovranità; che la legge sulla sicurezza nazionale impedisce inoltre a Hong Kong di rispettare i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani, incluso il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR), la cui attuazione da parte di Hong Kong sarà presto riveduta;
  11. considerando che nella relazione annuale di Human Rights Watch si afferma che la Cina si trova nel mezzo del suo periodo più buio per quanto riguarda i diritti umani dal massacro di Piazza Tienanmen;
  12. considerando che l’Unione europea continua a nutrire forti preoccupazioni riguardo alla legge sulla sicurezza nazionale della Repubblica popolare cinese per Hong Kong; che si tratta di una questione delicata, con conseguenze di vasta portata per Hong Kong e la sua popolazione, per i cittadini dell’UE e di paesi terzi, per le organizzazioni della società civile dell’UE e internazionali, nonché per la fiducia delle imprese nei confronti di Hong Kong; che la legge sulla sicurezza nazionale aumenta i rischi per i cittadini dell’UE a Hong Kong;
  13. considerando che l’UE ha sempre sostenuto fermamente il principio “un paese, due sistemi” e la tutela dell’elevato grado di autonomia di Hong Kong in linea con la legge fondamentale e gli impegni internazionali; che, nelle circostanze attuali, tali principi sono sul punto di essere compromessi in modo irreversibile;
  14. considerando che nel dicembre 2020 l’UE e la Cina hanno concordato in linea di principio un accordo globale UE-Cina in materia di investimenti;
  15. chiede la liberazione immediata e incondizionata di coloro che sono stati arrestati a Hong Kong nelle prime due settimane del 2021 e di tutti coloro che sono stati arrestati in precedenza sulla base di accuse in relazione alla legge sulla sicurezza nazionale, e il ritiro di tutti i capi d’accusa a loro carico; esorta le autorità a rispettare lo Stato di diritto, i diritti umani, i principi democratici e l’elevato grado di autonomia di Hong Kong conformemente al principio “un paese, due sistemi” sancito dalla Legge fondamentale di Hong Kong, in linea con gli obblighi nazionali e internazionali;
  16. chiede la liberazione immediata e incondizionata degli attivisti di Hong Kong arrestati il 23 agosto 2020 mentre avrebbero tentato di fuggire su una barca, e il ritiro di tutti i capi d’accusa a loro carico; invita il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), attraverso la delegazione dell’UE in Cina, a continuare a fornire assistenza a Kok Tsz-Lun, cittadino con doppia cittadinanza cinese e portoghese e pertanto cittadino dell’UE, che faceva parte anch’egli dei 10 attivisti condannati a Shenzhen; chiede alle autorità cinesi di ripristinare immediatamente le licenze dei loro difensori, gli avvocati per i diritti umani Lu Siwei e Ren Quanniu;
  17. chiede la liberazione immediata e incondizionata di tutti i manifestanti pacifici di Hong Kong arrestati negli ultimi anni, inclusi Joshua Wong, Ivan Lam e Agnes Chow, e il ritiro di tutti i capi d’accusa a loro carico; chiede indagini indipendenti, imparziali, efficaci e tempestive sull’uso della forza da parte della polizia di Hong Kong nei confronti dei manifestanti;
  18. chiede alle autorità di Hong Kong di astenersi immediatamente dal fare uso della legge sulla sicurezza nazionale per sopprimere i diritti alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione; sottolinea l’importanza di impedire, in una fase successiva, la destituzione dei consiglieri distrettuali nonché qualsiasi modifica alla legge elettorale che limiterebbe ulteriormente lo spazio del campo filodemocratico e sarebbe contraria alle garanzie giuridiche della Legge fondamentale di Hong Kong e agli obblighi e alle norme internazionali;
  19. chiede la revoca totale della legge sulla decisione del Congresso nazionale del popolo relativa all’istituzione e al completamento del sistema giuridico e dei meccanismi di attuazione della Regione amministrativa speciale di Hong Kong per la salvaguardia della sicurezza nazionale, che danneggia lo status internazionale di Hong Kong erodendo la sua autonomia e democrazia, l’indipendenza del sistema giudiziario e il rispetto dei diritti umani; sottolinea che la popolazione di Hong Kong dovrebbe godere delle libertà e dell’alto grado di autonomia garantiti sia dalla Legge fondamentale sia dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici di cui Hong Kong è parte;
  20. sottolinea che l’introduzione della legge sulla sicurezza nazionale costituisce una violazione degli impegni e degli obblighi assunti dalla Repubblica popolare cinese nell’ambito del diritto internazionale, in particolare la dichiarazione congiunta sino-britannica, impedisce di istituire un rapporto di fiducia tra la Cina e l’UE e mina la futura cooperazione;
  21. esprime preoccupazione per l’aumento degli attacchi contro il sistema giudiziario di Hong Kong da parte del Partito comunista cinese e della stampa controllata dallo Stato, volti a rimettere direttamente in questione l’indipendenza del potere giudiziario; esprime preoccupazione per il fatto che la legge sulla sicurezza nazionale potrebbe essere ulteriormente invocata, in una fase successiva, per minare l’indipendenza del sistema giudiziario di Hong Kong, dato che al capo dell’esecutivo è stato conferito il potere di nominare i giudici incaricati di occuparsi dei casi di sicurezza nazionale e che gli imputati potrebbero essere estradati nella Cina continentale e processati in tribunali cinesi;
  22. accoglie con grande favore la decisione del governo britannico di offrire una via di accesso alla cittadinanza ad oltre un milione di residenti di Hong Kong titolari di un passaporto di cittadino britannico d’oltremare; condanna le minacce della Cina di revocare il suo riconoscimento di tali passaporti come documenti di viaggio validi ed è preoccupato per le recenti informazioni secondo cui la Cina starebbe valutando la possibilità di escludere i titolari di un passaporto di cittadino britannico d’oltremare dalle cariche pubbliche di Hong Kong o addirittura di negare loro il diritto di voto alle elezioni di Hong Kong; invita il Consiglio, il SEAE e la Commissione a migliorare il coordinamento al fine di conseguire un’attuazione efficace e positiva del pacchetto di misure per Hong Kong adottato nel luglio 2020; invita il SEAE a fornire una valutazione più trasparente di tali misure, inclusa la creazione urgente di un sistema di “scialuppa di salvataggio” per i cittadini di Hong Kong, in caso di un ulteriore deterioramento della situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
  23. invita tutto il personale diplomatico dell’UE ed europeo a fare tutto il possibile per fornire protezione e sostegno agli attivisti pacifici a Hong Kong, anche presenziando ai processi, chiedendo visite in carcere e rivolgendosi in modo costante e deciso alle autorità locali, applicando appieno gli orientamenti dell’UE sui difensori dei diritti umani e altre politiche pertinenti dell’UE, incluso il nuovo piano d’azione per i diritti umani e la democrazia;
  24. esprime profondo turbamento per le notizie secondo cui le autorità di Hong Kong stanno considerando di citare in giudizio i deputati al parlamento danese Uffe Elbæk e Katarina Ammitzbøll per aver aiutato l’attivista di Hong Kong Ted Hui a rifugiarsi in esilio nel Regno Unito; ritiene che le i capi d’accusa proposti contro i parlamentari danesi siano illegittimi e falsi ed esprime forte preoccupazione per la determinazione del Partito comunista cinese a reprimere le voci dissenzienti di Hong Kong nel mondo democratico mediante l’applicazione extraterritoriale della legge sulla sicurezza nazionale; esorta la Cina a rilasciare i cittadini dell’UE ingiustamente trattenuti, come il cittadino irlandese Richard O’Halloran; invita inoltre la Commissione a condurre una valutazione del rischio su come la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong potrebbe influire sui cittadini europei;
  25. rimane particolarmente indignato per il perdurare della detenzione di Gui Minhai, editore svedese, e sollecita un intervento forte e costante da parte dell’UE e degli Stati membri al più alto livello per garantirne il rilascio; chiede il rilascio di Kok Tze-Lun, cittadino di Hong Kong e portoghese, e chiede che gli sia consentito l’accesso al personale consolare portoghese e a un avvocato di sua scelta;
  26. accoglie con favore le decisioni degli Stati membri dell’UE e di altri partner internazionali di sospendere i trattati di estradizione con Hong Kong; sottolinea l’importanza di proseguire il monitoraggio di processi e di continuare a valutare le possibili implicazioni della legge sulla sicurezza nazionale al di fuori di Hong Kong e a preparare risposte in merito; ribadisce l’invito agli Stati membri a sospendere i trattati di estradizione con la Repubblica popolare cinese, onde impedire l’estradizione di, ad esempio, uiguri, cittadini di Hong Kong, tibetani o dissidenti cinesi in Europa finalizzata a sottoporli a un processo politico nella Repubblica popolare cinese;
  27. condanna il ruolo svolto dalle banche con sede in Europa nell’aiutare le autorità cinesi a utilizzare la legge sulla sicurezza nazionale mediante il congelamento dei beni e dei conti bancari appartenenti a ex parlamentari e leader religiosi pro-democratici;
  28. ricorda che Hong Kong ha goduto di un accesso aperto a internet, ma teme che la legge sulla sicurezza nazionale dia alla polizia il potere di intimare ai fornitori di internet di bloccare i siti web; esprime forte preoccupazione per quanto dichiarato di recente dal fornitore di servizi internet Hong Kong Broadband Network, ossia che intende rimuovere qualsiasi sito che possa incitare ad “atti illeciti” secondo la legge sulla sicurezza nazionale, e di conseguenza per il rischio tangibile che Hong Kong possa essere integrata nel firewall cinese; esorta le autorità di Hong Kong a ritirare immediatamente tutti gli ordini di rimozione già emessi e a ripristinare la piena accessibilità di internet;
  29. esorta il Consiglio a intensificare le discussioni e la valutazione del pacchetto di misure su Hong Kong e a prendere prontamente in considerazione l’introduzione di sanzioni mirate contro singoli individui a Hong Kong e in Cina, tra cui  Carrie Lam, Teresa Yeuk-wah Cheng, Xia Baolong, Xiaoming Zhang, Luo Huining, Zheng Yanxiong, Ping-kien Tang, Wai-Chung Lo e Ka-chiu Lee, nel quadro del regime di sanzioni globali dell’UE in materia di diritti umani, tenendo conto, durante il 2021, dell’imperativo di ripristinare i diritti civili e politici e del rispetto della condizione che i rappresentanti dell’opposizione democratica siano liberati e autorizzati a partecipare alle prossime elezioni, in piena conformità con la Legge fondamentale della Regione amministrativa speciale di Hong Kong;
  30. deplora che la decisione sulla conclusione politica dell’accordo globale in materia di investimenti non abbia rispecchiato le richieste espresse dal Parlamento nelle precedenti risoluzioni su Hong Kong di utilizzare i negoziati sugli investimenti come strumento di leva per preservare l’elevato grado di autonomia di Hong Kong, nonché i suoi diritti e le sue libertà fondamentali; lamenta che, affrettandosi a raggiungere questo accordo senza al contempo intraprendere azioni concrete contro le gravi violazioni dei diritti umani in corso, ad esempio a Hong Kong, nella provincia dello Xinjiang e in Tibet, l’UE rischia di compromettere la sua credibilità come attore globale in materia di diritti umani; sottolinea che il Parlamento esaminerà attentamente l’accordo, comprese le disposizioni sui diritti dei lavoratori, e ricorda alla Commissione che terrà conto della situazione dei diritti umani in Cina, compresa Hong Kong, quando gli verrà chiesto di approvare l’accordo sugli investimenti o futuri accordi commerciali con la Repubblica popolare cinese;
  31. esorta l’UE e tutti i suoi Stati membri ad agire in modo unito e risoluto per l’istituzione di un organismo di monitoraggio indipendente dell’ONU sulla Cina, espandendo in modo proattivo le coalizioni di paesi che condividono la stessa visione, organizzando una riunione sulla Cina con la formula “Arria” presso il Consiglio di sicurezza dell’ONU, esortando l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ad avviare un’indagine del Consiglio per i diritti umani sugli abusi e sollecitando il Segretario generale dell’ONU a nominare un inviato speciale sulla Cina; esorta il Servizio europeo per l’azione esterna e gli Stati membri facenti parte del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a intensificare gli sforzi per sollevare pubblicamente le preoccupazioni sulle violazioni dei diritti compiute dalla Cina, ad esempio prendendo l’iniziativa di convocare una sessione speciale sulla situazione dei diritti umani in Cina, compresa Hong Kong, durante il ciclo del Consiglio del 2021, e sottolinea che l’adesione della Cina al Consiglio richiede che essa si attenga a un livello più elevato di sicurezza dei diritti umani;
  32. chiede che l’UE eserciti pressione affinché il Segretario generale delle Nazioni Unite o l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani designi un inviato speciale o un relatore speciale dell’ONU sulla situazione a Hong Kong, aderendo all’iniziativa dei presidenti delle commissioni per gli Affari esteri britannica, canadese, australiana e neozelandese; invita il Consiglio e il VP/AR a collaborare con la comunità internazionale per istituire un gruppo di contatto internazionale per Hong Kong;
  33. invita la comunità internazionale a onorare le promesse fatte alla popolazione di Hong Kong e a prendere provvedimenti urgenti e senza precedenti per chiedere alla Cina di rendere conto di queste violazioni del diritto internazionale; ribadisce il suo invito all’Unione europea e agli Stati membri a prendere in considerazione la possibilità di adire la Corte internazionale di giustizia in quanto la decisione della Cina di imporre la legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong e la sua successiva applicazione violano la dichiarazione congiunta sino-britannica e il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici;
  34. accoglie con favore il nuovo dialogo bilaterale UE-USA sulla Cina, avviato il 23 ottobre 2020; chiede un maggiore coordinamento con i partner internazionali, compresa l’amministrazione statunitense entrante, riguardo a tutti gli aspetti delle relazioni con la Repubblica popolare cinese e Hong Kong; insiste affinché i diritti umani, con particolare attenzione alla situazione di Hong Kong, figurino in primo piano nell’agenda del prossimo dialogo UE-USA;
  35. osserva che la politica della Repubblica popolare cinese di abbandonare l’approccio basato sul principio “un paese, due sistemi” ha fortemente alienato la popolazione taiwanese e sottolinea la propria volontà di cooperare con partner internazionali per contribuire a garantire la democrazia a Taiwan;
  36. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo e al parlamento della Repubblica popolare cinese, nonché al capo dell’esecutivo e all’Assemblea della Regione amministrativa speciale di Hong Kong.

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta 

 

Dichiarazioni del prossimo ambasciatore dell’UE in Cina

21.7.2022

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-002702/2022 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Secondo quanto dichiarato dal prossimo ambasciatore UE in Cina, Jorge Toledo Albiñana, al giornale “La Vanguardia”, l’UE supporta una riunificazione pacifica di Taiwan con la Cina. Tali dichiarazioni non trovano riscontro nelle posizioni europee, anzi sembrano contraddirle.

Considerando:

  • le mire espansionistiche cinesi nei confronti dell’isola che potrebbero portare a un’escalation militare;
  • che Taiwan è un Paese pacifico, democratico e che condivide gli stessi valori europei;
  • quanto succede ad Hong Kong, col fallimento del cosiddetto principio “un paese, due sistemi”, dovrebbe spingere l’UE a diffidare delle intenzioni cinesi;
  • che il recente Strategic Compass della NATO etichetta la Cina come “sfida sistemica”; può il vice presidente/alto rappresentante rispondere ai seguenti quesiti:
  1. Come giudica le dichiarazioni dell’ambasciatore Toledo, che tra l’altro non è ancora in carica?
  1. Non ritiene che questo tipo di compiacenza diplomatica possa mettere a rischio gli interessi dell’UE e dei suoi Stati membri, risultando in una posizione negoziale debole?
  2. Come pensa si dovrebbe preservare lo statuto di Taiwan, anche alla luce dell’esperienza con l’invasione russa dell’Ucraina?

Riconoscimento della Repubblica di Cina-Taiwan e incremento della politica navale e dimensione marittima per un’Asia e Indo-Pacifico liberi e multi-polari

11.10.2021

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta  P-004592/2021 al Consiglio
Articolo 138 del regolamento

Il dibattito inerente a un’Europa più assertiva, geopolitica e che rafforzi la propria influenza strategica in un mondo multi-polare, include un nuovo assetto delle relazioni UE-Cina.

L’equilibrio tra sfide e opportunità presentate dalla Cina è cambiato passando dalla cooperazione alla competizione, dalle differenze alle contrapposizioni.

Gli Stati dell’area Indo-Pacifica notano un’assertività cinese che esibisce il potere militare con la volontà di violare la pace e la stabilità.

Nel caso di Taiwan questa tattica si manifesta in incursioni della ADIZ da parte di aerei militari cinesi e in cyber attacchi.

La Repubblica di Cina – Taiwan è uno Stato indipendente, sovrano, che mantiene una propria difesa nazionale, conduce le proprie relazioni estere e ha una Costituzione e un governo democratici.

Alla luce di quanto precede, può il Consiglio rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Date le dinamiche globali, caratterizzate da sfide ambientali, rivoluzione digitale, tecnologie emergenti dirompenti, nuova configurazione delle catene di approvvigionamento e problemi della salute, ritiene di dover adottare un nuovo assetto delle relazioni UE-Cina che porti al riconoscimento internazionale della Repubblica di Cina – Taiwan?
  2. A garanzia di un’Asia e un Indo-Pacifico liberi e multi-polari, ritiene sufficientemente adeguata l’attuale politica navale, dimensione marittima e definizione di aree marittime di interesse europee rispetto alle intenzioni cinesi in quelle aree?

La raccolta di dati da parte della Cina è una minaccia globale

13.7.2021

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003550/2021/rev.1 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Secondo un’inchiesta condotta da Reuters[1], la società cinese di genomica BGI Group vende test prenatali in tutto il mondo in collaborazione con le forze armate del paese. Secondo tale inchiesta, il governo cinese li sta utilizzando per raccogliere dati genetici da milioni di donne per effettuare ricerche approfondite sui tratti delle popolazioni. Poiché la scienza individua nuovi legami tra geni e tratti umani, l’accesso all’insieme più ampio e diversificato di genomi umani darà ai paesi un vantaggio strategico.

  1. È la Commissione a conoscenza del fatto che tale tecnologia potrebbe consentire alla Cina di dominare i farmaci a livello globale con la possibilità di sviluppare soldati geneticamente potenziati o patogeni creati in laboratorio destinati alla popolazione occidentale o all’approvvigionamento alimentare?
  2. È la Commissione a conoscenza del fatto che la raccolta di dati sanitari a livello mondiale da parte della Cina comporta gravi rischi non solo per la vita privata, ma anche per la sicurezza economica e interna europea?

Tentativo della Cina di annettere con la forza Taiwan e preparativi per un possibile conflitto

30.6.2021

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003358/2021 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Le ambizioni espansionistiche della Cina si sono estese fino al Mar cinese meridionale e alla regione indo-pacifica. L’espansione aggressiva e assertiva della sfera di influenza cinese al Mar cinese orientale e al Mar cinese meridionale nonché oltre la prima catena di isole verso il Pacifico aperto non costituisce un problema soltanto per Taiwan.

Numerosi ambiti che destano preoccupazione, dalla coercizione economica e militare agli attacchi contro i valori fondamentali, continuano a costituire un modello distintivo di destabilizzazione che pregiudica l’ordine fondato su regole.

Le continue intimidazioni della Cina nei confronti della popolazione taiwanese, per mezzo di una guerra informatica e cognitiva, campagne di disinformazione e intimidazioni militari, non dovrebbero essere sottovalutate né tollerate.

  1. In quale modo intende il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) mobilitare la comunità internazionale per contribuire a mantenere la stabilità regionale e un sostegno continuo a Taiwan?
  2. Conviene che le azioni della Cina nei confronti di Taiwan minaccino l’ordine fondato su regole che è alla base della stabilità globale?
  3. Si sente tenuto a sollevare urgentemente tali questioni con gli Stati membri?

Violazione dei diritti dell’infanzia per quattro bambini uiguri respinti dalle autorità italiane in Cina

13.4.2021

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-001975/2021 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Nel 2016, Ablikim Mamtinin e la moglie Mihriban Kader, di origine uiguri, hanno dichiarato di essere fuggiti dallo Xinjiang dopo che la donna era rimasta incinta del sesto figlio, per via dei divieti imposti dalle politiche cinesi di pianificazione familiare.

Dall’arrivo in Italia, solo nel 2020 sono riusciti a ritracciare i figli rimasti nello Xinjiang.

I documenti di autorizzazione del visto dei quattro bambini erano stati approvati dal governo italiano nel 2019 ma, quando si sono recati al consolato italiano a Shanghai per ritirare i visti, sarebbero stati bloccati da una guardia di sicurezza cinese dell’edificio.

I funzionari del consolato hanno quindi indirizzato i bambini a un altro ufficio, che ha respinto la domanda di visto dicendo di non riconoscere i documenti e che i minori dovevano essere accompagnati da adulti, e aggiungendo di fare domanda a Pechino, all’epoca in lockdown.

Ora i bambini sono stati catturati e messi in un orfanotrofio sponsorizzato dallo Stato.

Ciò premesso, può la Commissione far sapere se intende chiedere conto alle autorità cinesi e italiane di un inaccettabile comportamento in violazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia?

 

 

Sfruttamento di lavoratori uiguri in Cina per la produzione di dispositivi di protezione venduti nell’Unione europea

23.12.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-007043/2020 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Recenti inchieste giornalistiche hanno portato alla luce lo stretto legame che sussiste tra industrie di distribuzione farmaceutica operanti nel territorio dell’Unione europea e l’azienda cinese Hubei Haixin Protective Products, operante nel settore della produzione di dispositivi di protezione individuale.

Secondo un’indagine dell’Australian Strategic Policy Institute (ASPI) sono oltre ottantamila gli uiguri che tra il 2017 e il 2019 sono stati costretti ad abbandonare la propria regione per andare in fabbriche che funzionano come campi di lavoro forzato, tra cui lo stabilimento di Hubei Haixin.

La rete di distribuzione coinvolge numerosi Stati dell’Unione europea, tra cui Italia, Norvegia, Belgio, Olanda, Svezia, Danimarca ed Estonia.

Si chiede alla Commissione:

  1. Se è al corrente della condizione dei lavoratori uiguri negli stabilimenti di Hubei Haixin; e
  2. Se ritiene opportuno richiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta internazionale per verificare le condizioni di vita e di lavoro degli uiguri nello Xinjiang.

Osservazioni sulla legge sulla sicurezza per Hong Kong presentata dal Partito comunista cinese

28.5.2020

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta P-003242/2020 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Come dichiarato dal VP/AR Josep Borrell, l’UE “attribuisce grande importanza al mantenimento dell’alto grado di autonomia di Hong Kong, in linea con la Legge fondamentale e con gli impegni internazionali, nonché al rispetto di questo principio”. Eppure la Cina, in un’ottica di egemonia volta alla supremazia sui popoli e alla soppressione dello Stato di diritto, ha imposto a Hong Kong la nuova legge sulla “sicurezza nazionale”, perseguendo l’azione di omogeneizzazione dei sistemi giuridico-istituzionali dei due paesi. È il primo passo di quello che avverrà anche con gli altri Stati nella sfera d’influenza cinese, Africa compresa.

Alla luce di quanto sopra, può il VP/AR far sapere:

  1. Sse ritiene che l’applicazione della nuova legge sulla “sicurezza nazionale” segni una nuova e diversa stagione dei rapporti tra l’UE e la Cina;
  2. Se ritiene necessario adottare un nuovo approccio volto al contrasto dell’azione cinese, e con quali strumenti pensa di consolidare tale approccio;
  3. Se concorda con l’intenzione statunitense di agire in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite?

Ridefinire il quadro delle relazioni UE-Cina

8.4.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-002188/2020 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Le perturbazioni sociali causate dal nuovo coronavirus consentono di ridefinire alcuni elementi dell’ordine regionale e globale Uno dei principali strumenti per trattare adeguatamente il coronavirus è un dispositivo di protezione individuale (DPI). I DPI sono diventati una nuova strategia dell’UE: il commissario Breton ha dichiarato che, fra poche settimane, l’UE sarà autosufficiente. Ciò è prova del fatto che gli Stati membri e l’UE hanno fallito nella pianificazione e nella protezione dei loro cittadini e li hanno invece resi vulnerabili e dipendenti dalla produzione straniera. A febbraio, quando la Cina aveva urgente bisogno di aiuto, l’UE ha inviato tonnellate di merci/attrezzature, spendendo milioni di euro. Germania, Francia e Italia sono stati i paesi che più hanno contribuito. Ora gli Stati membri dell’UE ricevono aiuto dalla Cina, ma il fatto che la Cina abbia venduto, non donato, DPI all’Italia e si faccia pagare per DPI in precedenza donati dall’Italia, è scoraggiante e allarmante. La Spagna ha dovuto restituire kit di test difettosi alla Cina e i Paesi Bassi hanno dovuto ritirare 600 000 maschere protettive, importate dalla Cina.

  1. Dal momento che l’accordo in materia di investimenti fra l’UE e la Cina dovrebbe essere firmato quest’anno, intende la Commissione ridefinire il quadro delle relazioni fra le due parti?
  2. Intende avviare una consultazione pubblica sul futuro delle relazioni fra l’UE e la Cina?

Unione Europea e trasparenza delle informazioni cinesi 

27.3.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-001921/2020 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

L’inizio dell’epidemia della Covid-19 ha avuto come epicentro la città cinese di Wuhan, dove il virus ha iniziato a diffondersi già alla fine del 2019. I primi passaggi nella gestione di questa crisi sono stati lacunosi, opachi e mirati a impedire la diffusione di informazioni riguardo al virus e ai contagiati, almeno finché gli effetti non sono diventati di pubblico dominio.

Il comportamento delle autorità della Repubblica popolare cinese (RPC) dimostra come sia mancata trasparenza e apertura riguardo all’epidemia, cosa che non ha agevolato una risposta coordinata anche a livello sovranazionale; un atteggiamento opposto a quello mantenuto dagli Stati membri dell’UE.

Permangono ancora molti interrogativi sull’atteggiamento e l’attendibilità dei dati forniti dalla RPC sul rischio di contagi effettivi del Coronavirus.

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Ritiene che la RPC abbia un atteggiamento trasparente, cooperativo e aperto nel corso dell’attuale pandemia?
  2. In che modo questo rilevante precedente influenza le future relazioni con la RPC e le sue imprese, soprattutto quando soggetti cinesi dovranno gestire informazioni sensibili di cittadini europei come dati personali o asset strategici quali le telecomunicazioni?
  3. Come è possibile tutelare i diritti dei cittadini europei di fronte a questi e futuri atteggiamenti poco trasparenti della RPC ?

Focus sulla Cina

28.1.2020

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta P-000485/2020 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Col pretesto di introdurre politiche di de-radicalizzazione e anti-terrorismo, la Cina viola norme e standard internazionali, creando grandi sofferenze a componenti etniche e religiose della propria popolazione. Rastrellamenti, deportazioni di massa e sparizioni forzate sono contrarie ai diritti fondamentali e alle libertà, e non contribuiscono alla stabilità e alla sicurezza.

Anche il sistema di credito sociale che consente di distribuire punti positivi e negativi alla popolazione e alle imprese altro non è che sorveglianza di massa intrusiva, lesiva della libertà di opinione e psicologicamente coercitiva.

Alla luce di quanto precede, può l’AR/VP rispondere al seguente quesito:

Intende sollevare tali argomenti con la Cina o intende proporre al Consiglio l’introduzione di sanzioni?

Censura cinese nei confronti degli editori a Hong Kong

28.10.2019

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003484/2019 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Visti il rispetto per l’autonomia e le libertà di Hong Kong in virtù della dichiarazione congiunta sino-britannica e della Legge costitutiva di Hong Kong, la Convenzione internazionale dei diritti civili e politici sulla libertà di diffondere informazioni e idee di ogni genere, il valore attribuito dalla Commissione alla libertà di espressione e la strategia per supportare tale libertà, le azioni previste dagli orientamenti dell’UE in materia di diritti umani per la libertà di espressione online e offline “negli stati partner dell’UE nel mondo”, nonché il fatto che le librerie e le case editrici di Hong Kong sono controllate dal Liason office, collegato al governo di Pechino, che dal 2015 sono almeno 5 i casi di scomparsa di gestori di librerie o editori soggetti a censura e che nel 2018 ha chiuso la People’s Bookshop, l’ultima libreria dov’era possibile comprare libri vietati dal Partito comunista cinese, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. intende la Commissione adottare strumenti economici e/o azioni mirate alla riapertura delle librerie e delle case editrici chiuse a Hong Kong?
  2. Ritiene la Commissione di estendere a Hong Kong l’attività del Fondo europeo per la democrazia, come successo per alcuni Stati dell’Asia e dell’Africa?
  3. Intende la Commissione sviluppare, tramite l’ufficio di rappresentanza dell’Unione europea a Hong Kong o tramite istituti europei e autorità locali, progetti mirati alla diffusione dei valori della libertà di espressione?

VP/HR — Recenti avvenimenti a Hong Kong

18.9.2019

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-002842-19 alla Commissione (Vicepresidente/Alto Rappresentante)
Articolo 138 del regolamento

Destano preoccupazione le recenti prese di posizione del governo centrale cinese nei confronti delle manifestazioni a Hong Kong, così come le recenti parole usate dall’ ambasciatore cinese in Italia con le quali accusa gli Stati Uniti di perseguire una politica estera di ingerenza.

Il capo esecutivo della regione, Carrie Lam, ha definito i manifestanti destabilizzatori, nemici del benessere di Hong Kong, una minaccia più seria delle crisi finanziarie e della SARS.

Come italiani ed europei, la nostra posizione deve essere inequivocabile: il rispetto dei diritti umani, dei diritti civili e politici in Cina è la base sulla quale possiamo intensificare e migliorare i reciproci interessi economici.

Pertanto, tenuto conto dell’urgenza della situazione, quali iniziative ha in corso e intende intraprendere l’Alto Rappresentante affinché siano salvaguardati i diritti di chi manifesta pacificamente in Cina?

Proposte di risoluzione individuali

PROPOSTA DI RISOLUZIONE su una nuova agenda europea per garantire la sopravvivenza di Taiwan e porre fine a ogni ambiguità nei confronti del paese

17.11.2022

presentata a norma dell’articolo 143 del regolamento

B9‑0494/2022

 

Il Parlamento europeo,

  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
  1. considerando che la Cina sta conducendo una guerra asimmetrica contro Taiwan;
  2. considerando che la Cina sta cercando di espandere il suo potere autoritario nella regione indo-pacifica, di cambiare la mentalità dei cittadini taiwanesi attraverso la manipolazione e di imporre il proprio sistema di credo;
  3. considerando che le navi e gli aerei cinesi stanno pattugliando le zone contese nel Mar cinese orientale e meridionale;
  4. considerando che la Cina rivendica l’intero bacino d’acqua;
  5. considerando che Taiwan non è mai stata governata dalla Cina ed è da molto tempo uno Stato democratico;
  6. considerando che, da un punto di vista sociologico, Taiwan è fermamente contraria a qualsiasi soppressione del proprio modello democratico da parte della Repubblica popolare cinese;
  7. considerando che la democrazia di Taiwan è in pericolo;
  8. sottolinea la necessità che gli Stati membri dell’UE instaurino legami più stretti con Taiwan, ampliando e approfondendo la cooperazione;
  9. invita il Consiglio europeo a sviluppare una nuova agenda dell’UE per garantire la sopravvivenza di Taiwan e porre fine a ogni ambiguità nei confronti del paese.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE su un nuovo assetto delle relazioni UE-Cina che porti al riconoscimento internazionale della Repubblica di Cina – Taiwan, anche attraverso l’incremento della politica navale e della dimensione marittima, a garanzia di un’Asia e un Indo-Pacifico liberi e multi-polari

11.10.2021

presentata a norma dell’articolo 143 del regolamento

B9‑0516/2021

 

Il Parlamento europeo,

  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
  1. considerando che un’Europa più geopolitica e che rafforzi la propria influenza strategica in un mondo multi-polare implica un nuovo assetto delle relazioni UE-Cina;
  2. considerando che l’equilibrio tra sfide e opportunità presentate dalla Cina è passato dalla cooperazione alla competizione, dalle differenze alle contrapposizioni;
    1. sottolinea che alcuni Stati dell’area Indo-Pacifica notano un’assertività cinese che esibisce il potere militare con la volontà di violare la pace e la stabilità, e che nel caso di Taiwan ciò si manifesta in continue incursioni della ADIZ da parte di aerei militari cinesi e in cyber attacchi;
    2. sottolinea che la Repubblica di Cina – Taiwan è uno Stato indipendente, sovrano, che mantiene una propria difesa nazionale, conduce le proprie relazioni estere e che ha una Costituzione e un governo democratici;
    3. chiede al Consiglio di adottare un nuovo assetto delle relazioni UE-Cina che porti al riconoscimento internazionale della Repubblica di Cina – Taiwan;
    4. chiede al Consiglio di incrementare la politica navale e la dimensione marittima a garanzia di un’Asia e un Indo-Pacifico liberi e multi-polari;
    5. chiede alla commissione competente del Parlamento di prendere posizione sulla questione in una proposta di risoluzione.

Eventi e Webinar

“One-China policy” on Taiwan: the differences between the USA and Europe

02/06/2022

https://www.annabonfrisco.eu/2022/06/one-china-policy-on-taiwan-the-differences-between-the-usa-and-europe/

The United States is closely engaged with Taiwan through treaties and assurances. While the EU member states do have bilateral relations, but still no type of treaty

La geografia ci indica la rotta: il futuro dell’Unione europea e dell’Indo-Pacifico sono inseparabili

05/10/2023

https://www.annabonfrisco.eu/2023/10/la-geografia-ci-indica-la-rotta-il-futuro-dellunione-europea-e-dellindo-pacifico-sono-inseparabili/

Un importante seminario che delinea il quadro geopolitico dell’area e descrive la volontà egemonica della Cina. La “road map” che l’Unione europea dovrebbe seguire per assumere rilievo, contribuire alla pace, alla stabilità e alla prosperità dell’area. Le relazioni con Taiwan sono determinanti.

La strategia di cooperazione UE per l’Indo-Pacifico

14/05/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/05/la-strategia-di-cooperazione-ue-per-lindo-pacifico/

Con l’ambizione di diventare un attore sulla scena globale, la UE elaborerà entro il settembre del 2021 una strategia di collaborazione a lungo termine per un impegno nell’Indo-Pacifico. Il punto della situazione nella regione sempre più strategica per l’economia mondiale, sottoposta a forte pressione cinese.

Prove di dialogo

28/03/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/03/prove-di-dialogo/

La Cina chiede agli USA di abbandonare la mentalità da Guerra Fredda e di costruire insieme un nuovo tipo di relazioni internazionali garantendo equità, giustizia e rispetto reciproco.

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Indo-Pacifico: è questo il teatro di confronto geopolitico globale dove gli Stati Uniti hanno chiara l’idea di creare un’alleanza infrastrutturale di sicurezza e di influenza strategica per contenere il Drago Cinese.

Il piano americano ha molti obiettivi tra cui quello di costruire un consenso internazionale per bloccare le politiche industriali e le pratiche commerciali sleali della Cina.

Velocizzare l’ascesa dell’India ed impedire a Pechino di stabilire sfere di influenza illiberale dovranno essere alla base di questo grande progetto americano.

L’Europa al posto di stringere accordi commerciali con la Cina dovrebbe schierarsi a favore di questo progetto, perché la difese dell’ordine mondiale liberale è anche nostro interesse.

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Con un’interrogazione prioritaria e una proposta di risoluzione chiedo all’Unione europea il riconoscimento di Taiwan, uno Stato indipendente, sovrano, con una propria difesa nazionale, che conduce le proprie relazioni estere e ha una Costituzione e un governo democratici.

La recente celebrazione della Festa Nazionale delle Repubblica di Cina (Taiwan) è stata preziosa occasione di incontro con l’ambasciatore Andrea S.Y. Lee e per rafforzare l’idea di Indo-Pacifico libero, prospero e sicuro.

La Cina minaccia Taiwan e l’Indo-Pacifico attraverso l’esercizio del potere militare, violando la pace e la stabilità. Cyber attacchi e incursioni aeree sono quotidiani. Per questo motivo l’Unione europea non può rimanere silente.

https://fb.watch/smIZVEWLiO/

Ieri sono intervenuta allo Scambio di opinioni sulle relazioni UE-Giappone. Un’occasione per il mantenimento e il rafforzamento di un Indo-Pacifico libero e aperto.

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La profonda preoccupazione espressa sul colpo di stato in Birmania e la richiesta di porre fine alle violenze consegna all’Indonesia un ruolo chiave per la centralità dell’ASEAN nell’Indo-Pacifico e per proteggere e preservare un Mar Cinese Meridionale libero e aperto.

Va applaudito il suo modello positivo di leadership nella sicurezza per i settori delle frontiere, della contro proliferazione, della cyber security, dell’antiterrorismo, della sicurezza marittima, del mantenimento della pace, e assistenza umanitaria e risposta alle catastrofi.

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L’attentato all’ex premier giapponese Shinzo Abe, durante un comizio elettorale, è una notizia che getta tutti noi nello sconforto. Le sue condizioni appaiono molto gravi. Rivolgo al presidente Shinzo Abe, la sua famiglia e al popolo giapponese i miei pensieri e le mie speranze.

Il Giappone è un Paese alleato. Grazie al lavoro di Shinzo Abe ha rafforzato la leadership globale democratica attraverso scienze e tecnologia, l’impegno verso le sfide ai nostri valori e la promozione di un Indo-Pacifico libero e aperto.

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Due mesi esatti fa, il 23 agosto, 12 giovani attivisti pro-democrazia di Hong Kong venivano arrestati dalla Guardia costiera Cinese mentre cercavano di fuggire a Taiwan per ottenere l’asilo politico.

Di loro si sa solo che sono detenuti in Cina.

Da quel giorno le autorità Cinesi non permettono ai ragazzi dai 16 ai 33 anni di parlare con la famiglia e i loro avvocati.

Alcuni dei difensori sono stati minacciati e hanno abbandonato l’incarico. Il governo di Hong Kong non si è opposto alla decisione.

Il Partito Comunista Cinese viola ancora una volta i diritti basilari della popolazione di Hong Kong, calpesta gli individui e brutalizza la Libertà.

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Domani ad Hong Kong, per la prima volta dopo 31 anni, rimarranno spente le candele di Victoria Park per commemorare le vittime di piazza Tienanmen.

La governatrice Carrie Lam, nominata dal governo cinese, ha vietato la veglia notturna usando il Coronavirus come scusa.

Per questo, domani sera, accendiamo Noi una candela per testimoniare che il popolo italiano è a fianco dei cittadini di Hong Kong!

Mentre dall’UE arriva solo qualche timida condanna, vittima della politica estera dell’equidistanza della Germania, guarda caso il principale partner commerciale europeo della Cina.

E il governo italiano fa di peggio: tace in nome degli affari con Pechino.

Hong Kong, assieme a Taiwan, è il luogo dove centinaia di studenti e manifestanti di piazza Tienanmen trovarono rifugio dalla repressione cinese.

E sempre domani il Consiglio Legislativo di Hong Kong metterà un ulteriore bavaglio al fronte pro-democrazia votando la legge che infligge dai 6.500 dollari di multa ai 3 anni di carcere chiunque “attenti alla solennità dell’inno nazionale cinese”.

Le nostre candele sono un piccolo gesto di supporto, ma servono a ricordare alle istituzioni che la democrazia riguarda tutta l’umanità.

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Il 2024 si è aperto con la minaccia mortale della Cina a Taiwan. Non a caso, tra pochi giorni Taiwan andrà a libere elezioni, dimostrando ancora un volta di essere uno Stato indipendente che ha scelto la libertà e ha rifiutato il regime comunista cinese.

Quello di Taiwan è il primo e simbolico passo dentro un anno caratterizzato da sfide elettorali e democratiche che segneranno l’andamento della Storia mondiale: 76 Stati andranno al voto, coinvolgendo il 51% della popolazione globale. In molti di questi Paesi, i cittadini non potranno esercitare nelle pienezza le loro libertà democratiche.

La Cina sarà un grande argomento per tutti, non solo per Taiwan, poiché una minaccia che riguarda di vicino le nostre economie, le nostre libertà e valori. E’ anche il principale alleato degli autoritarismi armati contro l’Occidente, come l’Iran.

L’Unione Europea anche verrà soggetta all’opinione dei cittadini degli Stati membri. Spesso le abbiamo chiesto di scegliere la distanza dalla Cina.

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid036qoe5PM9v7Cbwa3qmwifmeyaDmNy4cz4HL7h4AWEFk5XgZJKDZizraan1Xrj3ji7l

Le forze armate cinesi promettono “tolleranza zero” verso Taiwan. E’ una dichiarazione bellica di soppressione ad ogni costo della libertà, dell’esistenza, della sovranità e della democrazia.

Il Partito Comunista Cinese a Taiwan, ad Hong Kong, ovunque nel Mondo dove esercita la sua influenza, propone un’agenda basata sul sangue e la repressione.

Per questo le recenti parole del commissario Valdis Dombrovskis, in occasione 9º dialogo economico e commerciale ad alto livello UE-Cina, suonano come una marcia funebre di quelli che dovrebbero essere i principi più autentici dell’Europa.

Taiwan è un diamante delle democrazie, con un punteggio di 94 su 100 nell’indice stilato da Freedom House. Al posto che un tabù nel linguaggio della politica estera europea, sia una delle massime espressioni della sfida alla Cina e sinonimo di libertà dei popoli.

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid09FNsg5LZ5Z1vuCRAXWd1VqaJpD7Vfn39HmEErUMjJtrM7JJftDtpWKU59rme26ual

Taiwan è la prima Democrazia dell’Asia, pluralista, indipendente, uno Stato che garantisce ai suoi cittadini pieni diritti e libertà. Per questo motivo, la Cina nega l’esistenza e assedia militarmente questo baluardo democratico.

Non possiamo stare in silenzio sulle azioni di queste ore da parte della Cina e la connivenza di alcune cancellerie europee. Non tradiamo gli ideali su cui sono fondate l’dea della società contemporanea, l’Europa e le costituzioni liberali degli Stati!

Il Parlamento europeo ha già chiarito che l’Unione europea sostiene Taiwan come partner strategico, politico e commerciale, a partire dal digitale, connettività, innovazione ed economia circolare e crescita sostenibile.

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid02y7PUHEQY2sn1N2sNKxnhkAn6eWmCbeykqcmeQ1fxRGsc2JuWjpPTrR3DCmVTBAugl

La visita a Taiwan del vicepresidente del Senato della Repubblica Italiana, Gian Marco Centinaio, è motivo di particolare orgoglio e ribadisce la vicinanza dell’Italia alla prima democrazia dell’Asia, un partner strategico commerciale e valoriale.

Quella della Lega di Matteo Salvini è la prima delegazione parlamentare italiana in visita dell’insediamento del governo presieduto da Giorgia Meloni.

Italia, Unione Europea e Taiwan sono unite nelle condivisione di valori, come democrazia, Stato di diritto e diritti umani. Il sostegno dell’ordine internazionale basato su regole è uno degli obbiettivi comuni assieme alle promozione di stabilità, sicurezza e prosperità comune.

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid031jQgaadvAUnbdY4ZD2fPEGhntm2U8FvSNLjMZAChEh2awcvsqGYykCDm46cJyxSfl

L’allarme lanciato sulla Cina congiuntamente dai capi dei servizi di sicurezza del Regno Unito e degli Stati Uniti deve preoccupare l’Europa.

Infatti le interferenze del Partito Comunista Cinese nel Mondo rendono Pechino la più grande minaccia a lungo termine alla nostra sicurezza. In particolar modo, dopo due anni dalla stretta mortale su Hong Kong, la politica mortifera di espansione della Cina guarda a Taiwan.

E’ stato denunciato inoltre il ripetuto tentativo di furti di tecnologie. La Cina imbroglia e ruba su vasta scala e lo fa anche attraverso programmi di hackeraggio oramai tra i più sofisticati al Mondo.

L’Unione europea invece si sta preparando per tutto questo?

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid0FxiFNay6iPnt9xtvgaNJskA9EVwBj5uRG72sU9RdsBh7KxnoX6y16K1EZcBwxGNrl

Taiwan: Cina impone sanzioni a deputato Usa McCaul = (AGI) – Pechino, 13 apr. – La Cina ha annunciato l’imposizione di sanzioni nei confronti del direttore della Commissione Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, il repubblicano Michael McCaul, che settimana scorsa ha incontrato a Taipei la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, poche ore dopo il rientro della stessa Tsai dalla California, dove aveva incontrato lo speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Kevin McCarthy, provocando la rabbia di Pechino.

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid0wPMR6oy95SEKzGYESdLhn4m38SE1ZQpCQoa8FRqbs4oBg1VZTtKBxwbMcaoW6xg2l

Pe: Bonfrisco (Lega), bene dibattito su parole sciagurate Macron = (AGI) – Bruxelles, 13 apr. – “Ben venga la richiesta di un dibattito in Aula, che il nostro gruppo ha avanzato fin da subito, in occasione della prossima seduta Plenaria, sulle sciagurate parole di Macron su Cina e Taiwan. Sara’ un’occasione importante per dimostrare ai nostri partner strategici che siamo uniti nel sostenere con un’unica voce principi fondamentali per la democrazia e lo Stato di Diritto, a partire dall’inviolabilita’ della sovranita’ degli Stati”. Lo dichiara in una nota Anna Cinzia Bonfrisco, europarlamentare della Lega, componente della commissione per gli Affari esteri e della delegazione per le relazioni con la Nato. “Per citare testualmente l’Alto rappresentante Borrell, che a nome dell’Ue aveva risposto a un’interrogazione presentata a marzo, ‘L’Ue difende i propri valori e interessi. Allo stesso tempo, la lunga storia comune e i valori condivisi con gli Stati Uniti rendono l’Ue piu’ vicina a Washington che a Pechino’. Le dichiarazioni di Macron su Cina e Taiwan non sono solo una sgrammaticatura istituzionale, ma un danno per tutti coloro che affrontano gli intenti malevoli delle autocrazie. Vorremmo anche ricordare le vittime di gravi violazioni di diritti umani in Tibet e nello Xinjiang e l’erosione dei diritti della popolazione di Hong Kong”, conclude Bonfrisco.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=630070622272843&set=a.365083102104931

Taiwan è la prima Democrazia dell’Asia, pluralista, indipendente, uno Stato che garantisce ai suoi cittadini pieni diritti e libertà. Per questo motivo, la Cina nega l’esistenza e assedia militarmente questo baluardo democratico.

Non possiamo stare in silenzio sulle azioni di queste ore da parte della Cina e la connivenza di alcune cancellerie europee. Non tradiamo gli ideali su cui sono fondate l’dea della società contemporanea, l’Europa e le costituzioni liberali degli Stati!

Il Parlamento europeo ha già chiarito che l’Unione europea sostiene Taiwan come partner strategico, politico e commerciale, a partire dal digitale, connettività, innovazione ed economia circolare e crescita sostenibile.

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La Commissione Esteri del Parlamento Europeo ha sviluppato un importante dibattito sul multilateralismo

Contributi alle discussioni in Aula

Attività della polizia cinese in Europa

Mercoledì 10 aprile 2024 – Bruxelles

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, cari rappresentanti del Consiglio e della Commissione, la vastità della rete di stazioni di polizia cinese in Europa è segnalata da questo Parlamento almeno dal 2022. Risulta pertanto allarmante che solo adesso veniate a riferire su una minaccia che rappresenta una seria preoccupazione per i cittadini europei.

L’Italia ha fatto la sua parte per smantellare gli accordi della sinistra e ancora lotta per combattere le conseguenze dannose di quegli accordi, ad esempio le connessioni tra associazioni cinesi, criminalità organizzata e i funzionari pubblici del Partito comunista.

Infatti, è il Partito comunista cinese che usa l’Europa come terreno per lo spionaggio, le interferenze e la violazione dei diritti umani, perché per sua natura intende disporre di ogni aspetto della vita degli individui e della libertà di pensare, della libertà di agire e di decidere, che la Cina prova a eliminare.

Agite subito, quindi, e sanzionate i funzionari cinesi che hanno un legame con le stazioni di polizia. Sospendete qualsiasi trattato di estradizione con Hong Kong e con la Cina. Mettete gli Stati europei in condizioni di difendersi. Opponete i valori liberali e la libertà all’ingerenza corruttrice cinese.

Legami più stretti fra UE e Armenia e necessità di un accordo di pace fra Armenia e Azerbaigian

Martedì 27 febbraio 2024 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, una nuova agenda di partenariato tra Unione europea e Armenia, che stabilisce priorità comuni più ambiziose per una cooperazione che abbracci tutte le dimensioni è il riconoscimento dello sforzo compiuto da Erevan nell’intraprendere la strada di una democrazia compiuta, dell’affermazione dello Stato di diritto e l’allontanamento dall’influenza della Russia di Putin.

Tuttavia, questo lenisce solo in parte le sofferenze armene di questi anni. Inoltre, le minacce militari dell’Azerbaigian, al confine con l’Armenia, e il tremendo squilibrio di potere tra i due Paesi mantengono alto il rischio di una possibile invasione.

In nome dell’indipendenza e dell’integrità territoriale, dobbiamo fornire ogni aiuto attraverso lo Strumento europeo per la pace: equipaggiamento militare e sostegno al processo di sicurezza di quel paese. Solo così garantiremo la pace e non commetteremmo lo stesso errore fatto nel Nagorno-Karabakh.

Dobbiamo avviare il processo di allargamento con serietà, trasparenza e celerità. Difendiamo un baluardo di democrazia tra la moltitudine delle autocrazie. Difendiamo le nostre radici, dove qualcuno le vorrebbe recidere. Difendiamo l’Armenia e affermeremo l’Europa.

Recenti sviluppi alla frontiera esterna dell’UE tra Finlandia e Russia e necessità di rispettare il diritto dell’UE

Martedì 21 novembre 2023 – Strasburgo

Signora Presidente, signor rappresentante del Consiglio, signora Commissaria, onorevoli colleghi, quello che avviene ai confini tra Russia e Finlandia è una palese violazione della sovranità di uno Stato membro e quindi una violazione dell’intera sovranità dell’Europa. Parliamo di quella sovranità territoriale giuridica su cui fondiamo la difesa dei nostri valori, delle nostre identità, delle nostre culture e sulla base della quale garantiamo la sicurezza ai cittadini europei.

La migrazione senza controllo è una minaccia ibrida da cui gli Stati membri hanno legittimità a difendersi. Da una parte, l’utilizzo delle vite umane dei migranti, soprattutto quelli più fragili, è frutto di un piano a tavolino che sfrutta, da parte di alcuni governi o con mezzi digitali o attraverso le organizzazioni criminali, ogni mezzo per attuare il grande ricatto all’Europa. Ma, dall’altra, l’immigrazione senza controllo è anche frutto dell’incapacità di governare un fenomeno ormai, appunto, codificato come una minaccia ibrida utilizzata contro di noi.

Pertanto, il primo passo per liberarci dal ricatto consiste nel rispondere a questa domanda: sono tutte le crisi migratorie una minaccia ibrida ai confini dell’Europa? Vale anche, per esempio, per il Mediterraneo? Perché su questo fondiamo un principio comune. È quindi arrivato il momento di scegliere e guardare al futuro senza voltare le spalle alle sfide del presente, oggi in Finlandia, domani altrove, in Europa.

Ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione – Integrità elettorale e resilienza in vista delle elezioni europee del 2024

Giovedì 1 giugno 2023 – Bruxelles

Signora Presidente, onorevoli colleghi, grazie alla relatrice Sandra Kalniete. Lo spirito di unità sul testo della collega dimostra che è interesse di tutti difendere le voci libere dei popoli europei da ogni forma di interferenza straniera, compresa la disinformazione.

È un impegno che comincia dalla lotta all’antisemitismo, ad esempio, la madre di tutte le sfide nella battaglia globale delle narrative dannose per la nostra democrazia. È così, infatti, che gli autoritarismi di questo mondo saranno più isolati. È così che gli Stati membri potranno coltivare radici culturali giudaico-cristiane più robuste. È così che i cittadini potranno attestare forti valori costituzionali, liberali, democratici e occidentali.

Da qui nasce il dovere dell’Unione europea di impegnarsi di più, signora Commissaria, con il resto del mondo, a partire, ad esempio, dal Mediterraneo allargato. Infatti, il grave ferimento dei soldati in Kosovo, di cui 14 italiani, è anche figlio delle interferenze straniere in quell’area. Ed è con lo stesso spirito che siamo impegnati a rendere il mondo un luogo di pace e di dialogo e dove affrontiamo tutte le minacce ibride ai nostri confini e quelle che entrano dentro di noi, a condizione che lo facciamo però nella ricerca della verità e non della strumentalizzazione politica.

Capacità di dispiegamento rapido dell’UE, gruppi tattici dell’UE e articolo 44 TUE: la via da seguire

Martedì 18 aprile 2023 – Strasburgo

Signora Presidente, grazie al relatore López per il lavoro che oggi affrontiamo in questa discussione. Discutiamo della capacità di dispiegamento rapido dell’Unione, dei gruppi tattici dell’Unione e dell’articolo 44 del trattato sull’Unione europea.

Si tratta di una capacità di difesa che gli Stati membri hanno deciso di pianificare, come sancito dalla nuova dottrina della difesa europea, la bussola strategica, e sono richiesti la sostenibilità, la continua disponibilità delle forze e adeguati livelli di prontezza. È richiesto anche il completamento dei gruppi tattici dell’Unione attraverso i cosiddetti “strategic enablers“, che il livello di ambizione della bussola sia riflesso in un rafforzamento dell’architettura di comando e di controllo e nell’industria europea e di cercare sinergie con la NATO, perché rafforzare l’autonomia strategica dell’Unione rimane un obiettivo condiviso con la NATO.

Inoltre, gli Stati sanno di poter sfruttare le opportunità per la cooperazione prevista dall’articolo 44 del trattato, e devono farlo. Del resto, l’obiettivo europeo e atlantico è uno: fare di più e meglio insieme per fermare le continue atrocità di massa che creano instabilità nella comunità internazionale e che impediscono la pianificazione di uno sviluppo migliore per tutti, come ci insegnano le recenti vicende, che trattiamo sempre con grande rispetto nei confronti del popolo ucraino, e come ci ha insegnato l’amara lezione dell’Afghanistan.

Tempo delle interrogazioni (VP/AR): rafforzamento dei legami transatlantici in un mondo multilaterale sempre più problematico

Martedì 14 marzo 2023 – Strasburgo

Signor Presidente, Alto rappresentante, onorevoli colleghi, in questo secolo sappiamo che poco può fare una singola strategia di sicurezza nazionale, che non basta una strategia di sicurezza europea: serve una strategia di sicurezza transatlantica sempre più forte.

E nell’ambito del dialogo transatlantico, sappiamo, che per il nostro più grande alleato e il più importante, gli Stati Uniti, è diventato materia di sicurezza nazionale il concetto secondo il quale, chi sarà alla guida delle tecnologie abilitanti e di quelle emergenti, dall’energia alle scienze biomediche, dall’intelligenza artificiale al quantum computing, emergerà come leader mondiale e sarà in grado di esercitare il soft power e l’hard power meglio di altri.

Le chiedo, quindi: c’è perfetta sintonia tra Europa e Stati Uniti in questa valutazione dottrinale? Riscontra debolezze, vulnerabilità nell’implementare tale dottrina?

Difesa della democrazia dalle ingerenze straniere

Mercoledì 14 dicembre 2022 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie per i contributi che ho potuto ascoltare con attenzione, ma le domande di questa sessione di interrogazioni orali di oggi potrebbero essere poste da tutti i cittadini europei dopo i fatti del Qatargate.

Essi sono una dura sentenza della storia, della democrazia e della nostra libertà. Abbiamo scoperto, quindi, che non solo la Cina, per esempio attraverso le stazioni di polizia cinese infiltrate sul nostro territorio, non solo la Russia, attraverso la disinformazione, mirano a indebolire la nostra libertà e a violare la nostra sovranità.

Per questo motivo aveva senz’altro ragione l’Alto rappresentante Borrell, caro Commissario, nella sua metafora sulla giungla e il giardino; il giardino, quello che noi dobbiamo difendere.

Pertanto un nostro approccio diverso rispetto a quell’ambiente difficile e turbolento nel quale viviamo oggi è necessario. È questo il messaggio lapidario che l’Unione europea e i suoi Stati membri devono diffondere ai cittadini europei per dare loro sicurezza sulla tenuta della nostra democrazia, perché la realtà è che questa nostra democrazia viene messa in discussione dalle azioni malevole di Stati terzi che mirano a indebolire le fondamenta dell’Unione europea.

E siamo coscienti del pericolo che corre lo svolgimento corretto e libero delle prossime elezioni europee, ad esempio, ma è semplice quello che ci resta da fare.

Dobbiamo fare passi avanti significativi rispetto ai nostri avversari in ogni campo della conoscenza e del sapere e cercare di mantenere un ampio vantaggio competitivo, il più a lungo possibile; dobbiamo proteggere i nostri talenti scientifici e le nostre società; dobbiamo affermare con forza che non c’è alternativa all’ordine internazionale e alle regole europee.

Sospetta corruzione da parte del Qatar e, più in generale, necessità di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni europee

Martedì 13 dicembre 2022 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Qatargate, che riguarda ONG, sindacati, individui, assistenti e deputati al Parlamento europeo, è il più grave attacco politico alla democrazia europea di paesi terzi autocratici da quando esistono le istituzioni dell’Unione europea.

Noi chiediamo innanzitutto una forte critica nei confronti del Qatar e dei nemici della democrazia che ci minacciano direttamente dall’esterno, come già abbiamo avuto modo di scrivere in un’interrogazione parlamentare presentata, già due anni fa, dalla nostra collega Ceccardi.

Noi però intendiamo stare uniti, quale processo fondamentale per la produzione degli anticorpi che difendono la nostra società, la cui libertà e la cui democrazia è così vitale per mantenere fermo il pieno rispetto della presunzione di innocenza. Nello Stato di diritto, al quale crediamo tutti.

Oggi noi potremmo speculare contro alcuni di noi e, invece, ci rammarichiamo anche per essere stati esclusi dal processo democratico di questo Parlamento e svolgere il prezioso ruolo di opposizione costruttiva che serve a qualunque maggioranza democratica.

Nell’autoreferenzialità che spesso distingue alcuni di voi ci avete chiamato col cordone sanitario, ma è stato un tragico errore. Nonostante ciò, di fronte a questo disastro, vi ribadisco, noi restiamo uniti per difendere le istituzioni europee e i cittadini europei.

Tempo delle interrogazioni (VP/AR) – Impatto sui paesi terzi della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina in relazione all’accordo sull’iniziativa sui cereali del Mar Nero

Martedì 22 novembre 2022 – Strasburgo

Signor Alto rappresentante, grazie per le Sue parole chiarificatrici.

Volgendo lo sguardo al futuro, possiamo dire che la crisi alimentare potrebbe far morire più persone di quelle colpite dalla pandemia. L’insicurezza alimentare e la fame nel mondo hanno numeri scioccanti: in Afghanistan 20 milioni, nello Yemen 19 milioni, nel Sahel 18 milioni, nel Corno d’Africa 37 milioni.

Quello che l’Ucraina immetteva nel mercato globale prima della guerra erano milioni di tonnellate al mese, quindi stiamo solo intravedendo oggi i segni precursori del disastro che sta per avvenire.

Le chiedo quindi: nello sforzo di mettere insieme l’assistenza alimentare di emergenza, ci può dire quali modifiche del sistema di aiuti l’Unione si appresta ad apportare per migliorarlo, visto che era non sostenibile ancora prima della guerra?

Tempo delle interrogazioni (VP/AR) – Impatto sui paesi terzi della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina in relazione all’accordo sull’iniziativa sui cereali del Mar Nero

Martedì 22 novembre 2022 – Strasburgo

Signor Alto rappresentante, grazie della Sua risposta.

Per risolvere velocemente gli ostacoli della “Black Sea Grain Initiative”, che ha delle peculiarità, ad esempio non contiene una disposizione per la risoluzione delle controversie, e che accorda al Segretario generale e alla Turchia un alto grado di indipendenza come mediatori, e mi pare questo il punto pratico più importante dell’accordo, l’Unione europea vorrebbe introdurre disposizioni o regole in tal senso?

Tempo delle interrogazioni (Commissione) – Proteggere le infrastrutture critiche nell’UE dagli attacchi e contrastare gli attacchi ibridi

Martedì 18 ottobre 2022 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie Vicepresidente, è stato davvero molto interessante ascoltare le Sue parole e io mi auguro che Lei abbia ragione nel costruire rapidamente questo scudo per i paesi europei, composto dalla direttiva CER, dalla NIS 2, dal Cyber Resilience Act, che sia davvero efficace, altrimenti avrà ragione il collega Glucksmann, che ha messo già in evidenza i nostri ritardi.

Allora Le domando: questo impianto normativo riuscirà a essere rapido tanto quanto rapidi sono gli attacchi? E la seconda domanda è: il peso amministrativo sulle nostre aziende, sulle imprese, per poter allinearsi alla riduzione del rischio, ridurrà anche la loro competitività rispetto ad altre imprese nel mondo? E quindi cosa può fare l’Unione europea per sostenere lo sforzo di queste imprese?

Sì con le linee guida, ma anche con risorse.

Tempo delle interrogazioni (Commissione) – Proteggere le infrastrutture critiche nell’UE dagli attacchi e contrastare gli attacchi ibridi

Martedì 18 ottobre 2022 – Strasburgo

Signor Vicepresidente, Lei sa che l’Italia è il settimo paese al mondo per cyber attacchi? Il primo paese in Europa. C’è bisogno quindi di sostenere un processo importante perché l’Italia è un paese strategico rispetto ad alcune grandi infrastrutture; all’inizio del dibattito venivano citate quelle sottomarine, ma ce ne sono anche molte altre. Cosa intendete fare?

Preparazione dell’UE contro gli attacchi informatici a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina

Martedì 3 maggio 2022 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, Vicepresidente Schinas, il tema della preparazione dell’Unione europea contro gli attacchi informatici a seguito dell’invasione russa in Ucraina è influenzato principalmente dal diverso livello e grado di preparazione degli Stati membri.

Stati membri forti fanno un’Unione forte, ma questo vale in tutti i campi, in tutti i settori e in tutti i domini. Anche l’attuale governo italiano ha aumentato la propria capacità, dando avvio all’Agenzia per la cibersicurezza nazionale, unificando tutte le attività di protezione dalle minacce informatiche, contribuendo così alla sicurezza dell’Unione europea. La cibersicurezza garantisce la difesa nazionale, la difesa dell’Unione europea, la stabilità socioeconomica, l’ordine democratico degli Stati, la coesione della società, il fatto che i cittadini possano contare su informazioni affidabili e rimanere psicologicamente integri, ovvero non perdano fiducia nella leadership dei loro paesi. Non solo, i cittadini europei devono contare su servizi vitali critici e devono essere difesi da spionaggio e disinformazione.

Nella guerra ibrida che si sta consumando in Ucraina abbiamo le prove degli attacchi letali della Federazione Russa. È nostro dovere aiutare il popolo e le organizzazioni ucraine a proteggersi. È nostro dovere estendere questo ombrello protettivo e capacitivo a tutti coloro che sono a noi affini e continuare nell’approfondimento con la NATO delle esercitazioni.

Ecco perché il mio appello permane perché si ponga fine alla disinformazione che affligge l’Unione europea perché forse troppo dimenticata da tutti noi.

Tempo delle interrogazioni al Vicepresidente della Commissione / Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza – Sicurezza e bussola strategica dell’UE

Martedì 5 aprile 2022 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio l’Alto rappresentante per essere qui oggi.

Vorrei tornare sul tema della NATO. Molto sinteticamente, le chiederei quali sono gli ostacoli principali che lei vede nell’implementazione della bussola strategica e il suo calendario di marcia, con riferimento alla complementarietà tra l’Unione europea e la NATO e soprattutto come il concetto strategico, che lei ha già citato prima, della NATO, debba riflettere il nuovo ruolo di attore di sicurezza e di difesa che l’Unione europea sta cercando di assumere nella crisi ucraina, ad esempio.

Detto in un altro modo, Alto rappresentante: come allineiamo le posture dei Paesi dell’Unione europea a quelle della NATO? Le due organizzazioni, nei prossimi cinque anni, quali passi avanti potranno fare?

Tempo delle interrogazioni al Vicepresidente della Commissione / Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza – Sicurezza e bussola strategica dell’UE

Martedì 5 aprile 2022 – Strasburgo

Quindi le chiedo, Alto rappresentante, cos’altro può mettere in campo l’Unione europea nella sua organizzazione politica per sostenere i suoi Stati membri che aderiscono alla NATO nello sforzo di difesa comune europea?

Attuazione della politica estera e di sicurezza comune –relazione annuale 2021 – Attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune – relazione annuale 2021

Martedì 15 febbraio 2022 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il presidente McAllister per la sua relazione.

Nelle nostre relazioni, così come ha sottolineato anche la presidente Loiseau, sono presenti argomenti fondamentali per il benessere economico e la sicurezza dei cittadini europei, soprattutto per le lezioni apprese dalla pandemia.

Signor Borrell, ieri la Presidente Lagarde ha fatto chiaro riferimento a fattori negativi sul benessere dei nostri cittadini, quali i colli di bottiglia nella logistica e i costi dell’energia, evidenziando come le tensioni geopolitiche siano aumentate e i costi dell’energia elevati potrebbero esercitare un freno più forte del previsto sui consumi e sugli investitori.

In altre parole, il benessere degli europei è continuamente eroso e ci stiamo impoverendo. Questo dato pesa sulla politica estera europea, sulle nostre capacità, sull’influenza e sulle ambizioni, come abbiamo dimostrato per esempio in Afghanistan. Ci stiamo muovendo verso un nuovo ordine globale, che sarà definito dalla competizione tra le maggiori potenze. Il tipo di relazioni da intrattenere con la Cina, diventata più autoritaria all’interno e più aggressiva all’esterno, è chiaramente l’argomento trainante.

Però abbiamo finalmente raggiunto, anche grazie alla mia parte politica, la consapevolezza che dobbiamo continuare, possiamo continuare, a negoziare con la Cina solo da una posizione di superiorità valoriale, economica, tecnologica e militare. E non lo faremo da soli, lo faremo in modo sistemico, con gli Stati Uniti e con le altre democrazie sviluppate a noi affini: Giappone, Corea, India, Regno Unito e altri ancora. E non saremo soli in questo cammino. Molti Stati dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia dovranno fare chiare scelte di campo.

Sulla Russia raccomando di porre maggiore attenzione a come Putin esercita il suo potere. Sulla Turchia mi compiaccio che le nostre due relazioni, in linea con la mia parte politica, chiaramente prendano atto che la Turchia è una minaccia per la pace e che deve essere oramai interrotto quel processo. A questo proposito, propongo un panel di giuristi internazionali per interromperlo.

Stato delle capacità di ciberdifesa dell’UE

Martedì 5 ottobre 2021 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissaria, proteggere le reti digitali militari e le reti delle nostre comunità di intelligence garantisce la piena sovranità degli Stati membri, la non interferenza nelle nostre politiche, nelle libertà dei cittadini europei e anche nei nostri interessi nel mondo.

I nostri avversari vogliono corrompere, degradare, sostituire il nostro modello di democrazie liberali occidentali con il loro modello autoritario. Chi vincerà quindi questa guerra cyber nei prossimi anni? Senza dubbio, se divisi perderemo e verremo spogliati dei nostri vantaggi competitivi e delle nostre certezze. Pertanto è necessaria la creazione di un gruppo di lavoro per la cyber intelligence, condiviso tra l’Unione e gli Stati membri, che consenta una risposta diplomatica comune. L’Europa sarà all’altezza della sfida cyber sino-russa? Non certo attraverso un semplice documento. L’Europa ha bisogno di leadership, di visione e di azione nel contesto del cyber.

Relazione annuale sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune – Relazione annuale sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune

Martedì 14 gennaio 2020 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio gli onorevoli McAllister e Danjean per l’ottimo lavoro svolto e per le loro relazioni, che ci aiutano a capire meglio come, per esempio, a pochi chilometri dai nostri confini le crisi in Nord Africa e Medio Oriente siano maturate senza che gli sforzi dell’Unione europea producessero alcun risultato.

Dopo cinque fallimentari anni di gestione Juncker, oggi la Libia scivola tra le mani di Russia, Turchia e Cina, mentre il tanto decantato accordo nucleare iraniano si sbriciola alla prima difficoltà.

Ma la domanda è semplice, signor Vicepresidente Borrell: gli strumenti politici e le risorse che destiniamo alla politica industriale e alla difesa europea, e la sua pretesa di autonomia strategica, avranno un reale impatto di sicurezza per chi ha eletto questo Parlamento, cioè i cittadini europei?

Relazioni in quanto relatore ombra

RELAZIONE sul ruolo del Parlamento europeo e della sua diplomazia parlamentare nella politica estera e di sicurezza dell’UE

6.12.2023 – (2023/2105(INI))

Il Parlamento europeo,

  • visti l’articolo 14, paragrafo 1, e gli articoli 21 e 36 del trattato sull’Unione europea (TUE),
  • vista la dichiarazione in data 20 luglio 2010 del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sulla responsabilità politica,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 28 giugno 2016 che adottano la relazione dal titolo “Shared Vision, Common Action: A Stronger Europe – A Global Strategy for the European Union’s Foreign and Security Policy” (Visione condivisa, azione comune: Un’Europa più forte – Una strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea),
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 25 marzo 2020, dal titolo “Piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024” (JOIN(2020)0005),
  • vista la “Bussola strategica per la sicurezza e la difesa – Per un’Unione europea che protegge i suoi cittadini, i suoi valori e i suoi interessi e contribuisce alla pace e alla sicurezza internazionali”, adottata il 21 marzo 2022,
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 25 novembre 2020, dal titolo “Piano d’azione dell’Unione europea sulla parità di genere III – Un’agenda ambiziosa per la parità di genere e l’emancipazione femminile nell’azione esterna dell’UE” (JOIN(2020)0017),
  • vista la decisione del Consiglio 2010/427/UE, del 26 luglio 2010, che fissa l’organizzazione e il funzionamento del Servizio europeo per l’azione esterna[1],
  • visto il paragrafo 34 della dichiarazione del vertice del 2023 tra l’UE e la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici, del 18 luglio 2023, che riconosce la diplomazia parlamentare come una dimensione importante della relazione,
  • vista la sua raccomandazione del 15 marzo 2023 al Consiglio e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza contenente un bilancio del funzionamento del SEAE e a favore di un’UE più forte a livello mondiale[2],
  • vista la sua risoluzione del 18 gennaio 2023 sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune – relazione annuale 2022[3],
  • vista la sua risoluzione del 18 gennaio 2023 sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune – relazione annuale 2022[4],
  • vista la sua risoluzione del 12 marzo 2019 sul tema “Costruire una capacità dell’Unione in materia di prevenzione dei conflitti e di mediazione”[5],
  • vista la sua decisione del 13 settembre 2023 sulle modifiche al regolamento del Parlamento al fine di rafforzare l’integrità, l’indipendenza e la responsabilità[6],
  • visto l’articolo 54 del suo regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0405/2023),
  1. considerando che il ruolo del Parlamento di colegislatore e co-autorità di bilancio non riguarda soltanto le politiche interne dell’UE ma anche, in larga parte, l’azione esterna dell’Unione;
  2. considerando che l’articolo 36 TUE impone al VP/AR di consultare regolarmente il Parlamento europeo sui principali aspetti e sulle scelte adottate nel quadro della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e di informarlo in merito all’evoluzione di tali politiche;
  3. considerando che è necessaria l’approvazione del Parlamento ai fini dell’entrata in vigore della maggior parte degli accordi internazionali; che l’articolo 218, paragrafo 10, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea prevede che il Parlamento europeo sia “immediatamente e pienamente informato in tutte le fasi della procedura” in relazione alla negoziazione di tali accordi;
  4. considerando che il Parlamento controlla e discute la conduzione degli affari esterni dell’UE, in particolare attraverso i lavori della sua commissione per gli affari esteri e delle sue due sottocommissioni per i diritti dell’uomo e per la sicurezza e la difesa, nonché tramite la commissione per il commercio internazionale e la commissione per lo sviluppo; che suddetta funzione di controllo comprende le questioni relative all’adozione, all’attuazione e alla revisione delle strategie tematiche, regionali e nazionali dell’UE e di altri documenti politici, come il piano d’azione dell’Unione europea sulla parità di genere, nonché l’assistenza finanziaria e le nomine ad alte cariche all’interno della rappresentanza esterna dell’UE;
  5. considerando che il Parlamento, quale unica istituzione dell’UE direttamente eletta dai cittadini, tiene discussioni pubbliche in seduta plenaria e nelle commissioni e che adotta relazioni e risoluzioni legate alla politica estera e di sicurezza comune e alla situazione nei paesi terzi, soprattutto per quanto concerne i diritti umani, e pertanto contribuisce a sensibilizzare l’opinione pubblica e a stimolare il dibattito, sia all’interno dell’UE che nei paesi interessati; che tali relazioni e risoluzioni contribuiscono agli sviluppi normativi in tutto il mondo e sono oggetto di un attento controllo da parte di attori di paesi terzi, compresi i governi, i parlamenti e i rappresentanti della società civile e dei media, e possono generare reazioni e ripercussioni in tali paesi;
  6. considerando che il Parlamento dispone di una rete unica di 45 delegazioni permanenti che mantengono e approfondiscono le relazioni con altri parlamenti di paesi, regioni e organizzazioni non appartenenti all’UE; che tali organismi costituiscono spesso la dimensione parlamentare degli accordi bilaterali dell’UE con tali paesi;
  7. considerando che il ruolo del Parlamento di stabilire il bilancio annuale dell’Unione è fondamentale per il sostegno alle nazioni per le quali è più necessario superare le sfide di sviluppo a lungo termine mediante lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale – Europa globale e per la risposta in caso di disastro ed emergenza, in particolare tramite il rafforzamento degli aiuti umanitari;
  8. considerando che la promozione della parità di genere è un obiettivo della politica esterna dell’UE; che tutti gli Stati membri dell’UE e il Parlamento europeo si sono impegnati ad attuare la risoluzione 1325 (2000) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza;
  9. considerando che il Parlamento europeo è diventato uno dei parlamenti più attivi in termini di attività diplomatica parlamentare e di risorse ad essa dedicate; che la diplomazia parlamentare contribuisce al conseguimento degli obiettivi dell’UE e alla promozione dei valori, degli interessi e delle politiche dell’UE, anche a livello multilaterale, e che, in tal modo, apporta un valore aggiunto incentivando un’azione esterna dell’UE più coerente e coesa; che la diplomazia parlamentare può migliorare la comunicazione strategica, la visibilità e l’efficacia delle decisioni e ad adottare misure nell’ambito della PESC e della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) dell’UE;
  10. considerando che, tramite la diplomazia parlamentare, il Parlamento dialoga con leader mondiali, funzionari eletti, rappresentanti dei governi e diplomatici, istituzioni pubbliche, organizzazioni e rappresentanti della società civile, anche di popolazioni vulnerabili e a rischio, e altre parti interessate di paesi terzi e istituzioni multilaterali su base continuativa, in particolare attraverso il lavoro delle sue delegazioni e commissioni, anche attraverso l’organizzazione di audizioni l’adozione di relazioni e risoluzioni e lo svolgimento di visite nei paesi;
  11. considerando che l’articolo 36 TUE incarica il vicepresidente/alto rappresentante di comparire dinanzi al Parlamento almeno due volte all’anno per riferire sulla situazione attuale in merito alla PESC/PSDC e per rispondere alle domande; che è necessario aggiornare l’accordo interistituzionale del 20 novembre 2002 tra il Parlamento europeo e il Consiglio relativo all’accesso da parte del Parlamento europeo alle informazioni sensibili del Consiglio nel settore della politica di sicurezza e di difesa[7];
  12. considerando che il gruppo per il sostegno alla democrazia e il coordinamento elettorale del Parlamento, presieduto dal presidente della commissione per gli affari esteri e dal presidente della commissione per lo sviluppo, e che include deputati al Parlamento di ogni orientamento politico, supervisiona l’impegno del Parlamento a supporto della democrazia oltre i confini dell’UE, anche in termini di osservazione elettorale, mediazione e dialogo; che, attraverso il dialogo Jean Monnet per la pace e la democrazia, il Parlamento riunisce i leader politici non europei nell’intento di promuovere la comunicazione tra le parti e il raggiungimento di un consenso; che i membri del Parlamento possono agire in qualità di rappresentanti speciali e mediatori per la prevenzione dei conflitti in talune situazioni di forte tensione in tutto il mondo;
  13. considerando che il Parlamento europeo assiste i parlamenti nazionali e le assemblee regionali internazionali al di là dei confini dell’UE al fine di migliorare la loro capacità istituzionale; che ha instaurato un dialogo costante con tali legislatori e scambia regolarmente le migliori pratiche;
  14. considerando che il Parlamento è un osservatore elettorale riconosciuto a livello internazionale; che le delegazioni del Parlamento che si occupano di osservazione elettorale sono impegnate in missioni per l’osservazione elettorale nell’UE o in missioni per l’osservazione elettorale internazionale;
  15. considerando che i gruppi politici e i singoli membri del Parlamento godono di una densa e variegata rete di contatti con i partiti politici, i parlamentari, i funzionari governativi e parti interessate del settore privato e della società civile dei paesi terzi, soprattutto quelli in fase di adesione all’UE e i paesi confinanti;
  16. considerando che, oltre agli Uffici di collegamento del Parlamento europeo al di fuori dell’UE a Londra e a Washington, il Parlamento dispone di uffici antenna presso le Nazioni Unite a New York, presso l’Unione africana ad Addis Abeba e presso l’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico a Giacarta, che hanno l’obiettivo di rafforzare la cooperazione parlamentare con tali organizzazioni multilaterali;
  17. considerando che l’articolo 5, paragrafo 7 della decisione del Consiglio 2010/427/UE afferma che “Le delegazioni dell’Unione hanno la capacità di rispondere alle esigenze di altre istituzioni dell’Unione, in particolare il Parlamento europeo, nei loro contatti con le organizzazioni internazionali o i paesi terzi presso cui le delegazioni sono accreditate”;

 

Rafforzare la diplomazia parlamentare

  1. si compiace del crescente ruolo del Parlamento nell’azione esterna dell’UE, che si è evoluto gradualmente in un ruolo sostanziale, combinando i suoi poteri legislativi, di bilancio e di controllo con molteplici forme di dialogo pubblico e silente con organizzazioni internazionali, paesi, società e individui esterni all’UE;
  2. sottolinea il ruolo e il valore particolari della diplomazia parlamentare dell’UE per quanto concerne l’integrazione e il rafforzamento della visibilità e dell’impatto della politica estera e di sicurezza dell’UE, congiuntamente al Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), alla Commissione e ai servizi e ai parlamenti diplomatici degli Stati membri, preservando al contempo l’autonomia del Parlamento;
  3. sottolinea l’importanza della diplomazia parlamentare come strumento per raggiungere portatori di interessi diversificati nei paesi partner e nei paesi terzi, allo scopo di aumentare la consapevolezza sulla legislazione e le posizioni dell’Unione, per comprendere meglio le percezioni, gli effetti e le conseguenze di tali legislazione e posizioni su tali paesi e stringere alleanze tra pari e collaborazioni solide in un contesto internazionale sempre più complesso e multipolare;
  4. deplora il fatto che, nonostante contribuisca chiaramente al conseguimento degli obiettivi di politica estera e di sicurezza dell’UE, nonché il valore aggiunto e la complementarietà della diplomazia parlamentare, il Parlamento non sia ancora pienamente riconosciuto dalla Commissione, dal Consiglio e dal SEAE quale attore a pieno titolo dell’approccio “Team Europa”;
  5. ritiene che il Parlamento disponga di un grande potenziale non ancora sfruttato per sviluppare ulteriormente il suo ruolo diplomatico e il suo contributo al conseguimento degli obiettivi di politica estera e di sicurezza dell’UE;

 

Strumenti, mezzi e valori della diplomazia parlamentare

  1. sottolinea il contributo specifico, dinamico e pubblico che il Parlamento apporta alla politica estera e di sicurezza dell’UE alla lotta contro le sfide globali attraverso il lavoro delle sue commissioni che si occupano di affari esterni, incluse le sottocommissioni per i diritti dell’uomo e per la sicurezza e la difesa, e che contribuiscono alle relazioni con i paesi terzi, le organizzazioni internazionali e la società civile a livello mondiale;
  2. sottolinea che le delegazioni permanenti svolgono un lavoro importante e complementare rispetto a quello delle commissioni in quanto costituiscono un consesso regolare e continuativo per il dialogo politico con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali, anche tramite organi parlamentari misti e assemblee multilaterali;
  3. sottolinea che le delegazioni permanenti svolgono un ruolo chiave di collegamento tra il Parlamento e i suoi partner in tutto il mondo, facilitando l’interazione, fornendo informazioni in modo continuativo alle commissioni e agli altri organi del Parlamento, discutendo posizioni e politiche di interesse comune, nonché ascoltando i diversi partner e altre parti interessati e comunicando le loro opinioni agli organi competenti in seno al Parlamento;
  4. ritiene che le missioni ufficiali del Parlamento al di fuori dell’UE costituiscano parte integrante della politica esterna dell’UE e devono essere pertanto pienamente sostenute dalle delegazioni dell’UE, nonché il più elevato livello di informazioni e sicurezza del SEAE a tal proposito; chiede che il Centro di risposta alle crisi del SEAE sia dotato di tutte le risorse necessarie; ritiene che un miglioramento del coordinamento, della pianificazione e della definizione delle priorità per le missioni tra i diversi organi del Parlamento aumenterebbero la coerenza, la credibilità e l’impatto del ruolo diplomatico del Parlamento;
  5. suggerisce che gli organi competenti del Parlamento istituiscano un coordinamento interno, ad esempio redigendo periodicamente un elenco di paesi prioritari da coinvolgere, in base ai fascicoli legislativi e alle priorità geopolitiche o strategiche, partecipando a scambi di opinioni con tali paesi sui rapporti dell’UE o su questioni geopolitiche o relative a conflitti orizzontali, e favorendo sinergie tra le missioni del Parlamento all’estero, per evitare duplicazioni non necessarie, razionalizzare le risorse e migliorare la coerenza dei messaggi del Parlamento;
  6. sottolinea che i parlamentari dovrebbero vantare una approfondita preparazione in materia di dimensioni dei rapporti culturali e internazionali dei paesi terzi nei quali si recano in missione internazionale, affinché possano promuovere una cultura del dialogo nel contesto di un dialogo tra le culture; invita, a tal proposito, il SEAE, in particolare la sua divisione per la comunicazione strategica e le previsioni, a sostenere pienamente le missioni ufficiali del Parlamento nei paesi terzi;
  7. ritiene che il dialogo politico condotto dal Parlamento e i suoi singoli deputati con gli attori governativi, parlamentari e della società civile in tutto il mondo contribuisca a promuovere le priorità, le opinioni e i valori dell’UE sulle norme globali in settori quali i diritti umani universali e la democrazia, i diritti delle persone LGBTI, i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere, la diplomazia climatica ed energetica, la connettività, l’intelligenza artificiale e le politiche digitali e tecnologiche;
  8. sottolinea l’impegno costante del Parlamento per garantire che i diritti umani, lo Stato di diritto e la democrazia siano posti al centro dell’azione esterna dell’UE e per fornire un forum essenziale in cui la voce della società civile e degli attori democratici di tutto il mondo possa essere ascoltata e amplificata; sottolinea, a tale proposito, le sue azioni a sostegno dei difensori dei diritti umani, dei parlamentari a rischio e dei giovani leader politici, nonché a sostegno della partecipazione delle donne alla vita politica e della lotta contro la disinformazione; chiede che le azioni del Parlamento siano ulteriormente sviluppate e che si dia voce a coloro i cui diritti sono a rischio nella prossima legislatura;
  9. sottolinea l’importanza fondamentale delle discussioni e delle risoluzioni del Parlamento relative alle violazioni dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto, che rappresentano uno dei suoi strumenti dal maggiore impatto all’estero per affrontare le problematiche relative ai diritti umani nei paesi terzi; invita, pertanto, a conferire una maggiore visibilità a tali discussioni e risoluzioni, anche nell’agenda delle sessioni plenarie, in linea con il lavoro delle commissioni e altri organi parlamentari permanenti;
  10. sottolinea l’importanza e la natura unica del ruolo del Parlamento nelle missioni di osservazione elettorale e, più in generale, nei programmi di sostegno alla democrazia, come il rafforzamento della democrazia parlamentare nei paesi terzi e nelle iniziative che prevedono la mediazione, la facilitazione dello sviluppo delle capacità, la prevenzione dei conflitti, la promozione di una cultura parlamentare consensuale e democratica e la promozione dei diritti umani; invita a integrare meglio i risultati delle attività del gruppo per il sostegno alla democrazia e il coordinamento elettorale su determinati paesi e i risultati derivanti dalle missioni di osservazione elettorale dell’UE nel lavoro di commissioni e delegazioni, come pure nelle sessioni plenarie che si occupano degli stessi paesi;
  11. chiede un coordinamento rafforzato con la Commissione, comprese la direzione generale della Politica europea di vicinato e dei negoziati di allargamento e la direzione generale per i Partenariati internazionali, per sostenere la democrazia parlamentare in tutto il mondo e rafforzare il sostegno istituzionale ai parlamenti; suggerisce che la rete dei parlamenti nazionali sul sostegno alla democrazia, stabilita dal Parlamento, potrebbe trasformarsi in un regolare punto di incontro istituzionale volto a coordinare le attività e a sfruttare le competenze;
  12. sottolinea la necessità di pervenire a un equilibrio di genere in tutte le attività e missioni, anche a livello di rappresentanze del Parlamento, nei viaggi al di fuori dell’UE, e di ampliare le competenze in materia di uguaglianza di genere, affidandosi a esperti del settore come parte delle azioni e dei programmi di supporto del Parlamento;

 

Contributo del Parlamento alla politica estera e di sicurezza dell’UE

  1. ritiene che la prossima legislatura e l’istituzione della futura Commissione dovrebbero rappresentare un’opportunità per rafforzare il quadro delle relazioni interistituzionali tra il Parlamento, il SEAE e la Commissione, comprese le delegazioni dell’UE, al fine di potenziare la diplomazia parlamentare e rafforzare il pacchetto di strumenti dell’UE per l’azione esterna;
  2. chiede, in particolare, che il controllo del Parlamento sul lavoro svolto nell’ambito delle attività della politica estera e di sicurezza dell’UE sia rafforzato, migliorando il livello di responsabilità e la trasparenza del SEAE e dei servizi esterni della Commissione; sottolinea, in tale contesto, la necessità di aggiornare la dichiarazione del 2010 sulla responsabilità politica di ridefinire le relazioni tra il SEAE e il Parlamento;
  3. invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a coinvolgere realmente il Parlamento nell’attuazione e nel controllo delle questioni di rilevanza strategica negli affari esteri dell’UE, compresa l’applicazione di misure restrittive, nonché nel controllo degli strumenti di finanziamento esterno;
  4. insiste sul diritto del Parlamento all’informazione in materia di PESC a norma dell’articolo 36 TUE, compreso l’accesso tempestivo a relazioni e strategie nazionali e ad altre informazioni riservate che orientano la PESC dell’UE; sottolinea, a tal proposito, l’importanza di finalizzare quanto prima l’aggiornamento dell’accordo interistituzionale del 20 novembre 2022 tra il Parlamento europeo e il Consiglio in merito all’accesso del Parlamento europeo a informazioni sensibili del Consiglio nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa;
  5. sottolinea che la funzione di controllo e il potere del Parlamento di monitorare la negoziazione e l’attuazione degli accordi internazionali dovrebbero conferirgli un ruolo fondamentale nella definizione dell’impegno dell’Unione nei confronti dei paesi terzi e delle organizzazioni internazionali e della sua azione globale sulla scena internazionale, il che consentirebbe anche all’UE di promuovere il principio dell’integrazione di genere e la diplomazia climatica nelle relazioni internazionali; deplora a tal proposito gli accordi cosiddetti informali o ad hoc che non richiedono il consenso del Parlamento e pertanto compromettono l’autorità dello stesso come colegislatore, nonché la sua funzione di sorveglianza;
  6. ritiene che gli ambasciatori dell’UE in paesi strategici e i rappresentanti speciali dell’UE dovrebbero essere confermati solo a seguito di una valutazione positiva da parte della Commissione per gli affari esteri del Parlamento;
  7. invita a una partecipazione più sistematica dei presidenti delle commissioni esterne del Parlamento agli incontri e agli eventi di alto livello sulla politica estera e di sicurezza comune, compreso il Consiglio “Affari esteri”; invita alla creazione di delegazioni congiunte del SEAE, della Commissione e del Parlamento per i principali incontri multilaterali e regionali;
  8. insiste sul fatto che tutti i principali documenti politici strategici adottati dalla Commissione e dal Consiglio in relazione alla conduzione della politica esterna dell’UE dovrebbero essere redatti in consultazione con il Parlamento e dovrebbero integrarvi il ruolo e il contributo del Parlamento;
  9. chiede un ulteriore rafforzamento delle relazioni del Parlamento con i parlamenti nazionali degli Stati membri, che sono organismi che si trovano nella posizione ideale per fungere da collegamento con i rami esecutivi degli Stati membri; sottolinea, pertanto, che la conferenza interparlamentare per la PESC/PSDC e le conferenze interparlamentari tenute annualmente dalla sottocommissione per i diritti dell’uomo, rappresentano un consesso importante per lo scambio di informazioni e migliori prassi tra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo nei settori di interesse e dovrebbero essere rafforzate;
  10. ritiene che il Parlamento possa svolgere un ruolo unico nell’avvicinare la politica estera dell’UE ai cittadini europei e nel rafforzare la sua legittimità democratica, in particolare dialogando con enti substatali quali i governi e i parlamenti regionali, consentendo così alla diplomazia multilevello nei rispettivi quadri giuridici e istituzionali per la politica estera dell’UE e degli Stati membri di alimentare e incrementare l’azione esterna a livello dell’UE;
  11. ribadisce l’invito a sviluppare una diplomazia autonoma dell’UE fondata su una cultura diplomatica comune da una prospettiva europea e sottolinea il ruolo del Parlamento a questo proposito; ritiene che l’applicazione del progetto pilota del Parlamento sulla creazione di un’Accademia diplomatica europea, e soprattutto sulla sua struttura futura e permanente, rappresenti un concreto passo avanti a tal proposito; chiede garanzie in merito alla partecipazione permanente del Parlamento e al suo attivo coinvolgimento negli organi gestionali e di governo dell’Accademia diplomatica europea, nonché nei suoi programmi e attività di formazione;
  12. è del parere che, nel contesto della regressione in materia di diritti umani e democrazia in tutto il mondo, il Parlamento abbia un ruolo specifico da svolgere nella difesa del multilateralismo basato su regole, della democrazia e dello Stato di diritto, nella promozione dei diritti umani e del pluralismo politico, nel contrastare la disinformazione e le ingerenze straniere nei paesi terzi e nell’aiutare i parlamenti democraticamente eletti a livello globale a consolidare i loro ruoli istituzionali e i loro metodi di lavoro interni attraverso programmi mirati; osserva che i deputati al Parlamento possono occuparsi di questioni più sensibili, come le violazioni dei diritti umani, rilasciare dichiarazioni pubbliche, cercare strade pubbliche o private per la comunicazione o collaborare con i partner locali quando lo spazio della diplomazia tradizionale si fa più limitato;
  13. sottolinea il ruolo specifico degli organi parlamentari nell’aiutare i paesi partner e, in particolare, i paesi dell’allargamento e i potenziali paesi candidati nei Balcani occidentali e nel vicinato orientale; chiede di rafforzare il loro ruolo nel processo di adesione all’UE, considerato il ruolo fondamentale e specifico dei parlamenti nel necessario processo di riforma, tramite, tra le altre cose, il ravvicinamento normativo, il controllo e la sensibilizzazione dei cittadini; ricorda la necessità che le delegazioni dell’UE sostengano attivamente tale cooperazione interparlamentare nei paesi candidati e nei paesi candidati potenziali;
  14. accoglie con favore approcci innovativi come la cooperazione tra commissione e commissione, recentemente lanciata tra il Parlamento europeo e la Verkhovna Rada ucraina, e incoraggia lo sviluppo di ulteriori iniziative in questo ambito, data l’importanza politica del processo di allargamento;
  15. ribadisce il suo invito a rafforzare le capacità istituzionali dell’UE in materia di diplomazia preventiva, prevenzione dei conflitti e mediazione e ritiene che il Parlamento possa fornire competenze e un contributo sostanziale attraverso i suoi organi e le sue azioni in questo settore, anche attraverso meccanismi di allerta precoce e visite in loco;
  16. sottolinea che l’ampia rete interparlamentare che il Parlamento ha sviluppato attraverso le sue delegazioni permanenti e le assemblee multilaterali rappresenta uno strumento ideale per discutere e coordinare le posizioni con i partner internazionali nei consessi multilaterali, ad esempio in relazione alle risoluzioni delle Nazioni Unite, all’integrazione della dimensione di genere, alla diplomazia climatica o alle posizioni in seno al G20, nonché per chiarire le intenzioni dell’UE nei confronti dei partner e promuovere le sue azioni; sottolinea il contributo significativo del Parlamento al lavoro dei consessi multilaterali mediante il suo coinvolgimento, tra gli altri, nel G7 e nei vertici parlamentari del G7 e nelle riunioni dell’Unione interparlamentare;
  17. sottolinea il ruolo del Parlamento europeo nel promuovere a livello globale la parità di genere, compresa la lotta contro il femminicidio e la violenza di genere, e i diritti delle persone LGBTI nell’azione esterna dell’UE; sottolinea l’importanza dei parlamentari nel promuovere la sensibilità alle questioni di genere in tutti i rapporti esterni dell’UE, mediante azioni di sensibilizzazione, creazione di capacità e condivisione di buone prassi, anche, a titolo esemplificativo e non esaustivo, del valore aggiunto di garantire parlamenti equilibrati in termini di genere e una prospettiva di genere nel funzionamento degli organi parlamentari; invita il Parlamento a rafforzare ulteriormente tale dimensione della diplomazia parlamentare nelle sue interazioni con i paesi partner;
  18. ritiene che, alla luce del quinto obiettivo di sviluppo sostenibile (raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze), il Parlamento deve svolgere un ruolo significativo nel conseguimento degli obiettivi strategici di parità di genere;
  19. sottolinea il lavoro di sensibilizzazione del Parlamento per la ratifica e l’attuazione delle pertinenti convenzioni delle Nazioni Unite e di altre convenzioni internazionali e protocolli opzionali, quali l’accordo di Parigi e la convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica;

 

Team Europa: il Parlamento come partner di politica estera

  1. ritiene che, sebbene il Parlamento dovrebbe mantenere la sua piena autonomia nell’attuazione del suo programma di politica esterna, le visite congiunte ad hoc e le dichiarazioni del Parlamento, insieme ai rappresentanti della Commissione e del Consiglio, in relazione ai principali sviluppi nei paesi terzi, rappresentino un settore promettente per l’attuazione dell’approccio “Team Europa”; chiede, a tale proposito, l’avvio di un programma pilota interistituzionale Team Europa in un numero selezionato di paesi terzi; chiede che tale programma pilota garantisca che gli strumenti del Parlamento siano pienamente integrati in un approccio interistituzionale congiunto nei confronti dei paesi interessati;
  2. denuncia la decisione di alcuni paesi, compresi quelli che hanno concluso accordi con l’UE, di vietare alle delegazioni del Parlamento e ai singoli deputati di entrare in alcuni o tutti i loro territori; denuncia le minacce e le sanzioni nei confronti dei deputati al Parlamento europeo da parte di paesi terzi; insiste affinché il Consiglio e gli Stati membri intraprendano un’azione immediata e incisiva, comprese sanzioni se ritenuto necessario, laddove gli organi del Parlamento o singoli deputati del Parlamento siano oggetto di misure restrittive di paesi terzi;
  3. sottolinea che l’osservazione elettorale è il settore in cui la cooperazione tra il Parlamento e il SEAE è meglio strutturata e in cui entrambe le istituzioni conducono attività di osservazione elettorale ben integrate tra loro in vari modi;
  4. ribadisce la sua richiesta di un maggiore coordinamento strategico tra le istituzioni dell’UE in relazione a singoli casi urgenti che coinvolgono difensori dei diritti umani, giornalisti, o membri di gruppi particolarmente vulnerabili; è convinto che la diplomazia parlamentare possa rivelarsi un meccanismo efficace e complementare per dialogare con i paesi terzi su tali casi; invita alla creazione di una task force interistituzionale sui difensori dei diritti umani volta a coordinare l’impegno europeo sui casi prioritari in questo ambito;
  5. ribadisce la propria richiesta al VP/AR, in collaborazione con gli Stati membri e il Parlamento, di adottare un elenco annuale per concentrarsi sui paesi che rappresentano una grave preoccupazione rispetto al ginepraio di difensori dei diritti umani e attivisti per la democrazia il che, tra l’altro, aiuterebbe a coordinare la risposta pratica del Team Europa sul campo; ritiene che il Parlamento potrebbe svolgere un ruolo decisivo impiegando i propri mezzi istituzionali e di altro genere a sostegno di tale approccio mirato e congiunto;
  6. esorta ciascuna delegazione dell’UE a far conoscere meglio i lavori del Parlamento che presentano un interesse per il paese ospitante, anche nella lingua locale sul suo sito web, e a mantenere un dialogo con le autorità e i gruppi della società civile locali;
  1. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

MOTIVAZIONE

La diplomazia parlamentare viene progressivamente riconosciuta, in un mondo sempre più complesso e polarizzato, quale efficace strumento di politica estera per interagire a livello politico con diversi attori nei paesi terzi, vale a dire i parlamentari, ma anche i governi, la società civile e le organizzazioni internazionali. Il Parlamento europeo, oltre al suo ruolo di controllo sul lavoro dell’esecutivo dell’UE, è un esempio di primo piano a livello internazionale della crescente realtà della diplomazia parlamentare nell’integrare e plasmare la politica estera, ma ha ancora molte sfide per ottenere prestazioni e risultati migliori.

La presente relazione, suddivisa in quattro capitoli, fornisce una valutazione degli strumenti e degli organismi esistenti di cui il Parlamento europeo dispone per influenzare l’azione esterna dell’UE e presenta una serie di proposte per migliorare il coordinamento tra le pertinenti istituzioni dell’UE. Sottolinea l’importanza del ruolo del Parlamento nel promuovere i diritti umani e la democrazia quali elementi essenziali dell’agenda esterna dell’UE, in particolare attraverso i dibattiti, le risoluzioni e l’impegno multilivello, formale e informale con gli attori esterni. Nonostante il ruolo crescente del Parlamento nel settore della politica estera dell’UE, deve ancora essere pienamente riconosciuto come attore integrante dell’approccio “Team Europa”. Per questo motivo, la relazione propone, tra le altre cose, la creazione di un programma pilota interistituzionale da avviare in un numero selezionato di paesi terzi, in cui gli strumenti del Parlamento siano pienamente integrati con quelli del SEAE, della Commissione e degli Stati membri in relazione a tali paesi.

Dal punto di vista interno del Parlamento, la relazione sottolinea la necessità di un maggiore coordinamento, proponendo di promuovere sinergie tra le molteplici missioni del Parlamento all’estero per rafforzare la coerenza dei messaggi e dell’impegno esterno. Analogamente, la relazione chiede una maggiore sincronizzazione con la Commissione nel sostenere la democrazia parlamentare in tutto il mondo.

L’attività diplomatica multilivello del Parlamento europeo dovrebbe essere vista come un’opportunità per le istituzioni dell’UE, in quanto ha la capacità unica, ad esempio, di instaurare un dialogo con diversi attori quando il ramo esecutivo dell’UE è politicamente limitato o di esprimersi su questioni sensibili ma essenziali dei diritti umani e della democrazia.

Inoltre, affinché il Parlamento europeo possa dispiegare appieno il suo potenziale di attore diplomatico internazionale, è fondamentale completare l’aggiornamento dell’accordo interistituzionale del 20 novembre 2002 tra il Parlamento europeo e il Consiglio. Lo stesso vale per il mandato di controllo del Parlamento, in cui, al fine di migliorare il livello di responsabilità e trasparenza del SEAE e dei servizi esterni della Commissione, è necessario aggiornare la dichiarazione del 2010 sulla responsabilità politica.

RELAZIONE sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione

15.5.2023 – (2022/2075(INI))

  • vista la sua risoluzione del 9 marzo 2022 sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione[1](in appresso, la “relazione INGE 1”),
  • visto il seguito dato dalla Commissione alle raccomandazioni formulate dal Parlamento europeo nella sua risoluzione del 9 marzo 2022,
  • vista la “Bussola strategica per la sicurezza e la difesa – Per un’Unione europea che protegge i suoi cittadini, i suoi valori e i suoi interessi e contribuisce alla pace e alla sicurezza internazionali”, approvata dal Consiglio il 21 marzo 2022 e dal Consiglio europeo il 24 marzo 2022,
  • vista la sua raccomandazione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 23 novembre 2022, concernente la nuova strategia dell’UE in materia di allargamento[2],
  • vista la comunicazione della Commissione, del 13 luglio 2022, dal titolo “Relazione sullo Stato di diritto 2022 – La situazione dello Stato di diritto nell’Unione europea” (COM(2022)0500),
  • vista la sua risoluzione dell’8 marzo 2022 sulla riduzione degli spazi per la società civile in Europa[3],
  • vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2022 sulla sospetta corruzione da parte del Qatar e, più in generale, sulla necessità di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni europee[4],
  • vista la sua risoluzione del 23 novembre 2016 sulla comunicazione strategica dell’UE per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi[5],
  • vista la sua raccomandazione, del 13 marzo 2019, al Consiglio e al vice‑presidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sul bilancio del seguito dato dal SEAE a due anni dalla relazione del Parlamento europeo sulla comunicazione strategica dell’UE per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi[6],
  • vista la sua risoluzione del 20 ottobre 2021 sui media europei nel decennio digitale: un piano d’azione per sostenere la ripresa e la trasformazione[7],  visti gli articoli sulla responsabilità degli Stati per atti illeciti internazionali,
  • vista la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,
  • visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, in particolare l’articolo 20,
  • visto il regolamento (UE) 2021/692 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 aprile 2021, che istituisce il programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori e abroga il regolamento (UE) n. 1381/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (UE) n. 390/2014 del Consiglio[8],
  • vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle persone attive nella partecipazione pubblica da procedimenti giudiziari manifestamente infondati o abusivi (“azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica”), presentata dalla Commissione il 27 aprile 2022 (COM(2022)0177),
  • vista la comunicazione della Commissione, del 3 dicembre 2020, sul piano d’azione per la democrazia europea (COM(2020)0790),
  • vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2022, che istituisce un quadro comune per i servizi di media nell’ambito del mercato interno (legge europea per la libertà dei media) e modifica la direttiva 2010/13/UE (COM(2022)0457),
  • viste la relazione finale della Conferenza sul futuro dell’Europa e in particolare le proposte 27 e 37 ivi contenute,
  • visto il codice rafforzato di buone pratiche sulla disinformazione del 2022,
  • visto il regolamento (UE) 2022/2065 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 ottobre 2022, relativo a un mercato unico dei servizi digitali e che modifica la direttiva 2000/31/CE (regolamento sui servizi digitali)[9],
  • vista la direttiva (UE) 2022/2557 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 dicembre 2022, del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla resilienza dei soggetti critici e che abroga la direttiva 2008/114/CE del Consiglio[10](la direttiva CER),
  • la proposta di raccomandazione del Consiglio su un approccio coordinato dell’Unione per rafforzare la resilienza delle infrastrutture critiche, presentata dalla Commissione il 18 ottobre 2022 (COM(2022)0551),
  • vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla trasparenza e al targeting della pubblicità politica, presentata dalla Commissione il 25 novembre 2021 (COM(2021)0731) e i relativi emendamenti, adottata dal Parlamento il 2 febbraio 2023[11],
  • vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo allo statuto e al finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee, presentata dalla Commissione il 25 novembre 2021 (COM(2021)0734),
  • vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, presentata dalla Commissione il 16 dicembre 2020, relativa a misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nell’Unione, che abroga la direttiva (UE) 2016/1148 (COM(2020)0823) (direttiva NIS2),
  • vista la relazione speciale n. 05/2022 della Corte dei conti europea, del 29 marzo 2022, dal titolo “Cibersicurezza delle istituzioni, degli organi e delle agenzie dell’UE– il livello complessivo di preparazione non è commisurato alle minacce”,
  • vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, presentata dalla Commissione il 22 marzo 2022, che stabilisce misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nelle istituzioni, negli organi e negli organismi dell’Unione (COM(2022)0122),
  • visto l’accordo interistituzionale del 20 maggio 2021 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione europea su un registro per la trasparenza obbligatorio[12],
  • vista la dichiarazione congiunta UE-USA del Consiglio per il commercio e la tecnologia, del 5 dicembre 2022,
  • vista la relazione annuale della Corte dei conti europea sulle agenzie dell’UE per l’esercizio finanziario 2021,
  • visto il codice europeo di norme per le organizzazioni indipendenti di controllo dei fatti, pubblicato dall’European Fact-Checking Network nell’agosto 2022,
  • visto l’articolo 54 del suo regolamento,
  • vista la relazione (intermedia) della commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione, e sul rafforzamento dell’integrità, della trasparenza e della responsabilità al Parlamento europeo (ING2) (A9-0187/2023),
  1. considerando che il 9 marzo 2022 il Parlamento ha adottato una risoluzione in cui formula le proprie raccomandazioni sulla base della relazione della prima commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione; che, tra le sue raccomandazioni, tale relazione ha chiesto, tra l’altro, di adottare una strategia coordinata contro le ingerenze straniere; che la Commissione ha redatto un documento volto a dare seguito a tali raccomandazioni, suggerendo tra le altre cose che detta strategia di fatto esiste già sotto forma di vari tipi di coordinamento interistituzionale;
  2. considerando che il Parlamento europeo è l’unico organo eletto direttamente tra le istituzioni dell’UE ed è in prima linea nelle discussioni politiche dell’UE sulla lotta contro le ingerenze straniere, la manipolazione delle informazioni e le minacce ibride nelle nostre democrazie, comprese le istituzioni dell’UE; che i recenti avvenimenti hanno evidenziato che il Parlamento è oggetto di campagne di ingerenza straniera diversificate e aggressive;
  3. considerando che, nel suo discorso sullo stato dell’Unione del settembre 2022, la presidente della Commissione ha annunciato che quest’ultima presenterà un pacchetto per la difesa della democrazia, la cui adozione è prevista per il secondo trimestre del 2023; che tale pacchetto dovrebbe comprendere una proposta legislativa per proteggere le democrazie da soggetti di paesi terzi che esercitano attività nell’UE che possono incidere sull’opinione pubblica e sulla sfera democratica, un riesame delle azioni nell’ambito del piano d’azione europeo per la democrazia (EDAP) e misure atte a garantire elezioni sicure e resilienti, comprensive, tra l’altro, di misure di cibersicurezza nei processi elettorali;
  4. considerando che il Consiglio dell’Unione europea, la Commissione e il Servizio europeo per l’azione esterna hanno guidato congiuntamente un’esercitazione denominata “EU Integrated Resolve 2022” volta a verificare la capacità di risposta dell’UE alle campagne ibride;
  5. considerando che la guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina è iniziata sotto forma di guerra dell’informazione, attentamente pianificata ed eseguita in modo aggressivo, cui è seguita un’invasione militare su larga scala il 24 febbraio 2022; che la Russia si avvale di una serie di diverse metodologie di ingerenza, integrate in una strategia più ampia volta a danneggiare, confondere, spaventare, indebolire e dividere gli Stati membri dell’UE e il suo vicinato; che gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno condotto efficaci campagne di comunicazione volte a prevenire la disinformazione prima dell’invasione russa su larga scala dell’Ucraina, che hanno comportato un uso senza precedenti di intelligence affidabile per contrastare la narrativa del Cremlino e far luce sulle menzogne del governo russo e degli attori collegati; che la Russia svolge da anni campagne di disinformazione, attacchi informatici, “élite capture” e attacchi volti a riscrivere la storia nel tentativo di preparare il terreno per la sua invasione dell’Ucraina;
  6. considerando che si prevede che i servizi del Parlamento si impegneranno a fondo per dare seguito alle raccomandazioni adottate il 9 marzo 2022, in particolare per la preparazione delle elezioni europee del 2024; che la task force del Parlamento sulla disinformazione è stata incaricata di coordinare i lavori di diverse direzioni generali del Parlamento e cooperare con altre istituzioni dell’UE in merito a diverse azioni intraprese, in particolare nei seguenti ambiti: conoscenza della situazione, rafforzamento delle capacità di resilienza, prevenzione della disinformazione e contributo a uno spazio dell’informazione sano e mitigazione dei rischi;
  7. considerando che il Parlamento sostiene in modo proattivo la democrazia parlamentare in una serie di paesi terzi, anche attraverso le azioni del gruppo per la democrazia e il sostegno elettorale (DEG); che in tal senso i paesi dell’immediato vicinato dell’UE rivestono una particolare importanza;
  8. considerando che i paesi candidati all’adesione all’UE si confrontano con le sfide derivanti da ingerenze straniere ostili e campagne di disinformazione; che gli sviluppi passati hanno dimostrato che il mancato allargamento comporta ingenti costi a livello strategico; che i Balcani occidentali sono una regione di competizione strategica e geopolitica e che alcuni paesi della regione sono esposti alla destabilizzazione, il che minaccia la sicurezza e la stabilità del nostro continente; che alcuni paesi terzi stanno sfruttando queste vulnerabilità, in particolare tramite investimenti strategici e campagne di disinformazione; che la stabilità, la sicurezza e la resilienza democratica dei paesi candidati all’adesione sono indissolubilmente legate alla sicurezza, alla stabilità e alla resilienza democratica dell’Unione;
  9. considerando che l’obiettivo di queste campagne di ingerenza nei Balcani occidentali è quello di influenzare negativamente il crescente orientamento euro-atlantico e la stabilità dei singoli paesi, modificando in tal modo l’orientamento della regione nel suo complesso; che la Russia sta sfruttando la propria influenza in Serbia nel tentativo di destabilizzare e interferire con gli Stati sovrani limitrofi: in Bosnia attraverso la Republika Srpska; in Montenegro, attraverso i sentimenti filoserbi del paese e la Chiesa ortodossa serba; e in Kosovo sfruttando e alimentando le controversie esistenti nel Kosovo settentrionale; che pertanto la Russia continua a esercitare una notevole influenza nei Balcani occidentali e ha il potere di interferire nei tentativi regionali di riconciliazione, integrazione e riforma verso la democratizzazione;
  10. considerando che le iniziative quali il progetto RADAR, finanziato dall’UE, della Trans European Policy Studies Association (TEPSA, un consorzio paneuropeo di istituti di ricerca e università di punta) sono tese a sensibilizzare i cittadini in merito alla disinformazione e a fornire una piattaforma pubblica per il dibattito e che il progetto è rivolto in modo ai giovani, al fine di dare loro voce, rafforzarne la partecipazione alla società civile e migliorare le loro capacità di pensiero critico e l’alfabetizzazione mediatica;
  11. considerando che è necessario un approccio olistico, che comprenda l’insieme delle nostre società, per istruire e formare i cittadini europei a individuare e resistere alle potenziali operazioni di disinformazione, compresa una formazione specifica per le persone in età lavorativa e nelle scuole; che è opportuno definire una strategia per mostrare preventivamente agli utenti di Internet video e contenuti sulle tattiche alla base della disinformazione, allo scopo di sensibilizzarli e renderli più resilienti alla cattiva informazione e alla disinformazione e accrescere la resilienza dei gruppi vulnerabili della popolazione; che a tale proposito l’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e il dialogo costante con i media sono fondamentali; che l’aspetto centrale del successo della comunicazione contro la disinformazione è la fiducia nelle istituzioni che comunicano;
  12. considerando che l’antisemitismo contemporaneo assume molte forme, come l’incitamento all’odio online e il riemergere di nuove teorie complottiste; che l’UE ha stabilito, nel quadro della strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica (2021-2030), il suo impegno per un futuro libero dall’antisemitismo nell’UE e oltre i suoi confini;
  13. considerando che le organizzazioni della società civile svolgono un ruolo essenziale quale organo di controllo, sono fondamentali per costruire la resilienza democratica dall’interno, proteggere la democrazia e sostenere la lotta alle violazioni dello Stato di diritto, contribuendo attivamente alla promozione del medesimo, della democrazia e dei diritti fondamentali sul campo; che, nello specifico, le organizzazioni della società civile svolgono un ruolo importante nell’individuare e contrastare le ingerenze straniere nei processi democratici; che le organizzazioni della società civile svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’autoregolamentazione, consentendo la creazione di norme di settore per combattere la disinformazione, in particolare nei campi in cui un intervento statale può creare sfiducia; che l’ulteriore rafforzamento della partecipazione dei cittadini e della società civile ai processi democratici fa sì che anche la democrazia nel suo complesso sia meglio protetta dal rischio di ingerenze straniere;
  14. considerando che le organizzazioni della società civile, i gruppi di riflessione, le agenzie di consulenza, le fondazioni e le imprese stesse non sono immuni da tali ingerenze e, in alcuni casi, possono fungere da veicolo, strumento o vettore di influenza da parte di soggetti malintenzionati, compresi attori di paesi terzi, sponsorizzando direttamente o istigando ingerenze straniere e influenzando i responsabili politici; che la trasparenza è fondamentale per garantire che tali attori non diventino e non siano utilizzati come vettori per ingerenze straniere e che pertanto devono essere rispettate e controllate norme chiare per la loro influenza; che alcuni Stati membri dell’UE hanno tentato di attuare meccanismi per controllare i finanziamenti governativi esteri destinati alle organizzazioni della società civile, in particolare provenienti dalla Russia e dalla Cina;
  15. considerando che il sostegno offerto dall’UE alle organizzazioni della società civile mediante il programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori (CERV) ha rafforzato l’impegno volto a sostenere tali organizzazioni, in particolare quelle più piccole e attive a livello locale che devono affrontare ostacoli specifici; che taluni Stati membri, tramite i piani nazionali di ripresa e resilienza, hanno fornito finanziamenti per lo sviluppo delle capacità di verifica dei fatti e di lotta alla disinformazione;
  16. considerando che, nonostante una certa disponibilità di risorse finanziarie, tra cui taluni progetti di successo finanziati mediante fondi e programmi UE, i finanziamenti alle organizzazioni della società civile e ai media sono complessivamente frammentati, basati su progetti e spesso provenienti da paesi terzi; che la procedura di richiesta dei finanziamenti dovrebbe essere trasparente e accessibile; che la Corte dei conti europea ha concluso che l’assenza di una strategia coerente dell’Unione in materia di alfabetizzazione mediatica che preveda la lotta alla disinformazione e la frammentazione delle azioni dell’UE attenuano l’impatto dei progetti di alfabetizzazione mediatica e che molti di questi progetti non hanno raggiunto una scala e una portata sufficientemente ampie;
  17. considerando che il giornalismo basato sui fatti svolge un ruolo fondamentale in una società democratica, sostenendo i principi di veridicità, accuratezza, imparzialità, onestà e indipendenza; che la libertà di espressione e di informazione sono diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici; osserva che il sensazionalismo dei media ha un effetto negativo sull’affidabilità delle informazioni pubblicamente accessibili e sul panorama mediatico;
  18. considerando che gli informatori, i giornalisti, le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani sono sempre più spesso oggetto di intimidazioni, sorveglianza invasiva, attacchi hacker, vessazioni e minacce, incluse le minacce di natura legale e i contenziosi ingiustificati; che tali soggetti dovrebbero essere sostenuti dall’UE e dalle sue istituzioni; che le azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica, comprese quelle avviate da autorità di paesi terzi nei confronti di cittadini dell’Unione o di entità con sede nell’UE, costituiscono una seria minaccia per la democrazia e i diritti fondamentali, quali la libertà di espressione e di informazione, in quanto sono un mezzo per impedire ai giornalisti e agli attivisti, nonché agli attori della società civile in senso lato, di parlare di tematiche di interesse pubblico e per punirli per tali prese di posizione, esercitando un effetto dissuasivo su tutte le voci critiche reali o potenziali;
  19. considerando che nell’Unione europea si registrano casi di giornalisti che rischiano la vita per le loro inchieste su temi di interesse pubblico; che alcune potenze straniere sono sospettate di ingerenze nell’Unione e hanno esteso le loro misure repressive ai territori dell’Unione, allo scopo di mettere a tacere i giornalisti che intendono segnalare e denunciare attività criminali; che un esempio in tal senso è la strategia di accanimento giudiziario attuata dal Regno del Marocco nei confronti del giornalista spagnolo Ignacio Cembrero; che taluni giornalisti e difensori dei diritti umani ai quali è stato riconosciuto il diritto di asilo nell’UE continuano a essere vittime di persecuzioni, molestie, violenze e tentativi di omicidio; che gli Stati membri dovrebbero garantire la loro sicurezza e la possibilità di continuare il loro lavoro;
  20. considerando che è una questione di interesse pubblico ridurre l’efficacia della manipolazione dolosa dell’informazione e in particolare i suoi effetti sul funzionamento dei processi democratici; che la disinformazione riduce la capacità dei cittadini di prendere decisioni informate e di partecipare liberamente ai processi democratici; che questa situazione si intensifica con il rapido sviluppo di nuovi tipi di media; che, secondo l’Osservatorio del pluralismo dei media 2022, nessun paese è a basso rischio per quanto concerne l’indicatore della “sostenibilità dei media”, il che riflette le attuali minacce economiche al pluralismo dei media; che i nuovi media operanti nei mercati di minori dimensioni, tra cui i media locali, regionali e di nicchia, devono affrontare ulteriori sfide in quanto dispongono di entrate limitate, stanno diventando meno redditizi avvalendosi degli attuali modelli imprenditoriali commerciali e non sono in grado di adottare modelli nuovi allo stesso modo dei media operanti nei mercati di maggiori dimensioni; che, inoltre, alcuni Stati membri, che la Russia considera nella propria sfera di influenza, sono più esposti ai rischi geopolitici derivanti dalle ingerenze del Cremlino nel loro spazio dell’informazione;
  21. considerando che la promozione dell’indipendenza e del pluralismo dei media e dell’alfabetizzazione mediatica nella lotta alla disinformazione è una delle proposte dei cittadini contenute nella relazione finale della Conferenza sul futuro dell’Europa, pubblicata il 9 maggio 2022, con la quale i cittadini hanno esortato esplicitamente l’UE ad affrontare le minacce all’indipendenza dei media con l’introduzione di norme minime europee e a difendere e sostenere mezzi di comunicazione liberi, pluralisti e indipendenti, a intensificare la lotta contro la disinformazione e le ingerenze straniere e a garantire la protezione dei giornalisti; che la relazione finale della Conferenza sul futuro dell’Europa conteneva anche la richiesta di istituire un organismo dell’UE incaricato di affrontare e combattere la disinformazione mirata e le ingerenze, di rafforzare il coordinamento delle autorità nazionali per la cibersicurezza e di elaborare normative e orientamenti per le piattaforme online e le imprese dei social media per far fronte alle vulnerabilità in materia di disinformazione;
  22. considerando che l’integrità del mercato interno dei servizi di media può essere compromessa e la polarizzazione della società può essere incoraggiata da fornitori di mezzi di comunicazione sistematicamente dediti alla disinformazione, incluse la manipolazione delle informazioni e le ingerenze di fornitori di mezzi di comunicazione finanziati da taluni paesi terzi, quali Cina, Russia e Turchia; che un ambiente mediatico altamente concentrato e controllato dal governo può condurre a un’autocrazia informativa, in cui lo Stato o i suoi alleati esteri ostili possono agevolmente esercitare la propria influenza tramite la manipolazione delle informazioni;
  23. considerando che negli ultimi 10 anni la Cina ha investito quasi 3 miliardi di EUR in imprese mediatiche europee, senza una risposta adeguata da parte dell’UE e dei suoi Stati membri; che l’esempio della Cina potrebbe essere seguito da altri Stati con analoghe ideologie politiche autoritarie, il che comporta notevoli rischi per l’integrità delle democrazie europee e l’ingerenza di altri paesi negli affari interni dell’UE; che diversi Istituti Confucius cinesi, gestiti dallo Stato, che diffondono propaganda e interferiscono nelle istituzioni accademiche, continuano a funzionare nell’UE; che le emittenti radiotelevisive cinesi rappresentano e diffondono l’ideologia del Partito comunista cinese; che gli account automatizzati cinesi sono sempre più attivi su social media e social network, al servizio delle esigenze delle autorità cinesi;
  24. considerando che l’EU DisinfoLab ha recentemente scoperto una massiccia operazione che ha preso di mira le istituzioni internazionali, in particolare a Bruxelles e Ginevra, al servizio degli interessi dell’India, che coinvolge centinaia di falsi canali mediatici e decine di organizzazioni non governative organizzate dal governo;
  25. considerando che soltanto alcuni Stati membri dell’UE prevedono meccanismi di vaglio per gli investimenti stranieri nel settore dei media; che è nell’interesse pubblico conoscere l’assetto della titolarità effettiva degli organi d’informazione;
  26. considerando che permangono importanti carenze strutturali che facilitano la manipolazione delle informazioni mediante le piattaforme online; che il modello aziendale delle piattaforme online si basa sui dati personali, su algoritmi che promuovono contenuti estremi e divisivi e sulla pubblicità, per cui un maggiore engagement equivale a maggiori entrate pubblicitarie e la spinta all’engagement premia le opinioni divisive ed estreme, a scapito delle informazioni fondate sui fatti; che le piattaforme online sono pertanto concepite in modo da contribuire ad amplificare le teorie complottiste e la disinformazione; che queste piattaforme online globali hanno inoltre avuto un ampio impatto destabilizzante sulla redditività economica del settore europeo dei media, in quanto dominano il mercato pubblicitario, incidendo in tal modo sui modelli economici dei media;
  27. considerando che nonostante il rafforzamento del codice di buone pratiche sulla disinformazione, permangono molti problemi strutturali, come la mancanza di norme vincolanti e la possibilità per le aziende di scegliere i propri impegni, che in definitiva impediscono il buon esito del codice di buone pratiche come strumento;
  28. considerando che le tecnologie di intelligenza artificiale generative in rapida evoluzione potrebbero avere conseguenze potenzialmente gravi tali da consentire a soggetti malintenzionati di produrre e diffondere maggiori contenuti di disinformazione a un costo inferiore e più velocemente; che i paesi di tutto il mondo che non dispongono delle risorse per affrontare tale sfida potrebbero subire effetti particolarmente devastanti;
  29. che la proposta della Commissione sulla trasparenza e il targeting della pubblicità politica si prefigge di far fronte a tali problemi strutturali nell’ambito della pubblicità politica;
  30. considerando che le piattaforme hanno intrapreso diverse iniziative per contrastare la disinformazione online, progettando campagne di prevenzione della disinformazione volte a informare gli utenti in merito ai suoi pericoli, mettendoli in guardia e smentendo preventivamente le affermazioni false diffuse attraverso campagne di disinformazione e cattiva informazione ad opera di soggetti malintenzionati; che l’impatto di tali iniziative non può essere pienamente valutato a causa dell’assenza di analisi indipendenti o istituzionalizzate da parte di ricercatori dotati del pieno accesso ai dati;
  31. considerando che i contenuti non in lingua inglese rimangono sostanzialmente privi di controllo, poiché le piattaforme continuano a non disporre di un adeguato numero di revisori e verificatori dei fatti in grado di svolgere i propri compiti in altre lingue, soprattutto nelle lingue minoritarie dei paesi gravemente esposti alla disinformazione; che le piattaforme online dovrebbero garantire ai cittadini diritti fondamentali quali la libertà di espressione e di informazione;
  32. considerando che, dall’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk, la società ha adottato una politica tesa a contrastare la disinformazione in caso di crisi, in base alla quale l’azienda avrebbe agito nei confronti di tweet contenenti affermazioni false e fuorvianti riguardo all’uso della forza e delle armi e avrebbe risposto dando priorità ai tweet di profili di media statali e pubblicando un’avvertenza per i tweet che violavano la politica aziendale contro la disinformazione in caso di crisi, ma che tale approccio è stato parzialmente cancellato il 23 novembre 2022; che la società ha licenziato il personale di tutti i dipartimenti responsabili dell’individuazione, della classificazione o della risposta alla disinformazione, compresa la maggior parte dei moderatori di contenuti e delle équipe specifiche per paese, e ha ripristinato oltre 60 000 account che in precedenza avevano violato le norme della piattaforma condividendo disinformazione, commettendo molestie o abusi od organizzando truffe; che dopo l’acquisizione si è registrato un aumento dei contenuti abusivi di circa il 40 %; che, senza una concreta giustificazione, si sono verificate ripetute e intollerabili sospensioni di account di giornalisti e organi di informazione, che costituiscono una minaccia alla libertà dei media nell’ambiente online;
  33. considerando che alcuni reportage pubblicati nei mezzi d’informazione su documenti interni hanno sollevato interrogativi circa la neutralità politica degli sforzi della società tesi ad attuare le sue politiche contro le ingerenze straniere e la disinformazione nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2020 e sul fatto che tali sforzi costituiscano anche una forma di ingerenza nel dibattito politico e sociale più ampio attorno alle elezioni, dal momento che decine di e-mail interne hanno rivelato che i principali partiti negli Stati Uniti hanno utilizzato metodi volti a contrastare la disinformazione e l’incitamento all’odio per controllare l’elettorato; che non è ancora chiaro in quale direzione si svilupperà Twitter nel prossimo futuro, a causa delle allarmanti dichiarazioni e decisioni da parte dei nuovi vertici aziendali;
  34. considerando che la disinformazione e la cattiva informazione in ambito sanitario rappresentano una seria minaccia per la salute pubblica, in quanto erodono la fiducia nella scienza, nelle istituzioni pubbliche, nelle autorità e nel personale medico e generano inoltre ostilità nei loro confronti e promuovono teorie complottiste; che tale disinformazione può essere potenzialmente letale quando dissuade le persone dal sottoporsi alle terapie raccomandate dai medici, tra cui le vaccinazioni, o promuove cure sbagliate; che durante la pandemia di COVID-19, il volume dei contenuti attinenti alla COVID-19 pubblicati senza verifica e ritenuti costituire cattiva informazione o disinformazione dopo un controllo dei fatti era pari al 20 % per i contenuti in tedesco e in spagnolo, al 47 % per i contenuti in francese e all’84 % per i contenuti in italiano; che le lingue minori hanno subito un impatto ancora maggiore;
  35. considerando che le reti di bot e account falsi sulle piattaforme dei social media sono utilizzate da soggetti malintenzionati per minare i processi democratici; che Meta ha rimosso due reti provenienti da Cina e Russia per aver violato la sua politica contro i comportamenti non autentici coordinati; che la rete originaria della Russia e composta da oltre 60 siti Internet si è spacciata per siti legittimi di organizzazioni giornalistiche europee e ha pubblicato articoli originali che criticavano l’Ucraina, sostenevano la Russia e affermavano che le sanzioni dell’Occidente contro la Russia si sarebbero ritorte contro di esso; che EU DisinfoLab è giunta a conclusioni simili con la sua indagine Doppelgänger; che questa è soltanto la punta dell’iceberg e che le piattaforme online devono vigilare costantemente e migliorare la loro strategia di moderazione dei contenuti;
  36. considerando che si registra una mancanza di vigilanza su piattaforme come Reddit e Telegram, dove generalmente la disinformazione si diffonde senza alcun controllo; che Spotify ospita podcast contenenti disinformazione e cattiva informazione, con particolare riferimento alla disinformazione sui vaccini; che alcuni di essi hanno fino a 11 milioni di ascoltatori per episodio; che l’azienda si è rifiutata di intraprendere qualsiasi azione nei confronti degli account che pubblicano questi podcast in quanto priva di una strategia in materia di disinformazione; che l’UE ha avviato diverse indagini su TikTok concernenti il trasferimento di dati di cittadini dell’UE alla Cina e la pubblicità mirata destinata ai minori;
  37. considerando che il regolamento sui servizi digitali[13]è entrato in vigore il 16 novembre 2022 e sarà applicato a partire dal 17 febbraio 2024; che esso uniforma appieno le norme applicabili ai servizi di intermediazione nel mercato interno e contiene disposizioni specifiche applicabili alle piattaforme online di dimensioni molto grandi e ai motori di ricerca online di dimensioni molto grandi quando si tratta di rischi sistemici come la disinformazione e la manipolazione;
  38. considerando che il regolamento sui servizi digitali prevede che le piattaforme online di dimensioni molto grandi o i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi abbiano l’obbligo di eseguire valutazioni annuali dei rischi e adottare misure volte ad attenuare i rischi derivanti dalla progettazione e dall’uso dei loro servizi; che sarebbe opportuno estendere alcune disposizioni del regolamento sui servizi digitali alle piattaforme di minori dimensioni, sulle quali la disinformazione continua a diffondersi senza ostacoli;
  39. considerando che il regolamento sui servizi digitali classifica la disinformazione o la manipolazione elettorale come rischi sistemici;
  40. considerando che gli algoritmi progettati per ottimizzare il modello economico delle piattaforme svolgono un ruolo cruciale nell’amplificare le narrazioni false e fuorvianti, creando bolle di filtraggio che limitano o alterano le informazioni a disposizione dei singoli utenti; che le piattaforme non hanno ancora fatto abbastanza per contrastare tale situazione; che lo sviluppo, la sperimentazione e il funzionamento degli algoritmi difettano ancora di trasparenza;
  41. considerando che le piattaforme dei social media sono utilizzate come strumenti, ad esempio, per diffondere la propaganda russa volta a giustificare l’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin e per promuovere movimenti politici antidemocratici nei Balcani; che l’intelligenza artificiale, attraverso l’uso malevolo di grandi modelli linguistici, come Chat GPT, sta assumendo un’importanza sempre maggiore quale strumento di diffusione della propaganda e della disinformazione, ma sarà anche fondamentale per scoprire e contrastare più efficacemente le narrazioni manipolate; che è necessario sviluppare le tecnologie digitali nel rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto;
  42. considerando che la Commissione ha istituito un Centro europeo per la trasparenza algoritmica nell’ambito del JRC, composto per lo più da ingegneri e analisti dei dati dediti allo studio degli algoritmi;
  43. considerando che i coordinatori dei servizi digitali, che rappresentano autorità indipendenti nominate da ciascuno Stato membro, svolgono un ruolo e una funzione importante e sono responsabili della supervisione e dell’applicazione del regolamento sui servizi digitali negli Stati membri;
  44. considerando che esiste un rischio di dipendenza economica, nonché di spionaggio e sabotaggio, se le imprese straniere acquisiscono influenza sulle infrastrutture critiche dell’UE; che le compagnie di navigazione cinesi hanno acquisito partecipazioni di maggioranza o rilevanti in oltre 20 porti europei, come ad esempio il gruppo la China Merchants in Francia o la COSCO nel porto del Pireo, di Anversa, Bilbao, Genova, Amburgo, Rotterdam, Valencia e Zeebrugge; che la relazione INGE 1 ha evidenziato la necessità di adottare un quadro normativo e di applicazione più rigoroso al fine di garantire che gli investimenti esteri diretti con effetti dannosi per la sicurezza dell’UE siano bloccati;
  45. considerando che attori stranieri, prevalentemente Cina e Russia, ma anche l’Iran, stanno attivamente cercando di infiltrarsi nelle infrastrutture critiche e nelle catene di approvvigionamento europee per carpire informazioni e/o know-how attraverso lo spionaggio, per ottenere un vantaggio competitivo o per sabotare parti di tali infrastrutture al fine di impedirne il corretto funzionamento; che la stessa condotta ostile è associata a progetti economici e infrastrutturali nei paesi candidati e potenziali candidati all’UE; che una minaccia sempre più concreta per i cittadini europei è rappresentata dalla possibilità di spionaggio e di raccolta di informazioni attraverso gli elettrodomestici di uso quotidiano;
  46. considerando che la dipendenza energetica dell’UE dalla Russia ha creato enormi difficoltà per la sua sicurezza energetica dopo che la Russia ha iniziato la sua guerra di aggressione nei confronti dell’Ucraina; che progetti di “capitale corrosivo” da parte di attori stranieri negli Stati membri, come la centrale nucleare di Paks in Ungheria, rischiano di influenzare le decisioni politiche; che, nonostante l’occupazione illegale e l’annessione di parti dell’Ucraina da parte della Russia nel 2014, molti paesi dell’UE hanno aumentato la loro dipendenza dal gas dalla Russia; che alcuni di questi paesi hanno recentemente ridotto la loro dipendenza a quasi lo zero percento;
  47. considerando che i programmi di investimento per la diffusione del 5G, quali CEF2 Digital, e il programma 6G dell’impresa comune “Reti e servizi intelligenti”, potrebbero sostenere la sovranità tecnologica e ridurre la dipendenza da fornitori stranieri in tale ambito, creando infrastrutture 5G sicure e capacità tecnologiche per il 6G; che lo sviluppo di infrastrutture tecnologiche critiche per l’economia europea dovrebbe essere riservato ai produttori e agli sviluppatori europei o a quelli di paesi che condividono gli stessi valori;
  48. considerando che le autorità nazionali di alcuni Stati membri hanno rafforzato il proprio approccio contro le minacce straniere alle infrastrutture critiche, come lo spionaggio e il sabotaggio;
  49. considerando che la disinformazione e altre manipolazioni delle informazioni alterano il dibattito pubblico sulle elezioni e altri processi democratici e possono impedire ai cittadini di prendere decisioni consapevoli o scoraggiarli del tutto dalla partecipazione politica; che la disinformazione nell’ambito delle campagne elettorali rappresenta una minaccia diretta a un’equa competizione politica democratica; che tali questioni rappresentano una sfida per le elezioni europee del 2024;
  50. considerando che, alla vigilia delle elezioni europee del 2024, si prevede un aumento delle ingerenze e delle attività di manipolazione delle informazioni; che le elezioni europee offrono un contributo fondamentale al funzionamento dei processi democratici dell’Unione europea e ne rafforzano la stabilità e la legittimità; che l’integrità democratica dell’Unione deve pertanto essere difesa, anche prevenendo la diffusione della disinformazione e le influenze straniere indebite nelle elezioni europee; che la proposta sulla trasparenza e il targeting della pubblicità politica potrebbe offrire un contributo introducendo un divieto per i soggetti di paesi terzi di promuovere pubblicità politica;
  51. considerando che le elezioni libere e regolari sono una pietra miliare dei paesi democratici e che processi elettorali indipendenti e trasparenti sono necessari per promuovere un ambiente elettorale competitivo e la fiducia dei cittadini nell’integrità delle elezioni; che l’integrità sistemica dei processi elettorali sono inoltre radicate nel quadro giuridico e istituzionale che disciplina lo svolgimento delle elezioni, compresi gli organi di gestione delle elezioni; che la qualità e la forza di tali quadri e delle istituzioni democratiche sono essenziali per l’integrità del processo elettorale di qualsiasi paese; che le piattaforme sociali online sono strumenti sempre più importanti nell’ambito del processo decisionale elettorale;
  52. considerando che le ingerenze nei processi elettorali possono manifestarsi in diversi modi, diretti o indiretti, quali, tra gli altri, la frode elettorale, l’ostruzione dell’accesso ai seggi o la coercizione fisica al voto, la diffusione di informazioni distorte sui candidati, la manipolazioni o la modifica delle date delle consultazioni elettorali e campagne di disinformazione sui social media;
  53. considerando che i regimi autoritari sono divenuti più efficaci nel cooptare o eludere le norme e le istituzioni che sostengono le libertà fondamentali e nel fornire aiuto ad altri che intendano procedere in tal senso; che tali regimi hanno alimentato e sfruttato la polarizzazione, tramite mandatari nei paesi terzi e nell’UE, e hanno tentato di creare distorsioni nell’ambito delle politiche nazionali per promuovere l’odio, la violenza e il potere illimitato; che le ingerenze straniere nei processi elettorali non sono finalizzate esclusivamente a influenzare specifici risultati elettorali, ma a minare e distruggere la fiducia a lungo termine dei cittadini nella legittimità delle loro istituzioni democratiche e dei loro processi democratici;
  54. considerando che l’Autorità per i partiti politici europei e le fondazioni politiche europee contribuisce alla protezione dell’integrità delle elezioni europee;
  55. considerando che la rete europea di cooperazione in materia elettorale svolge un ruolo fondamentale nel garantire l’integrità delle elezioni nell’Unione europea; che tale rete è stata istituita dai servizi della Commissione con i pertinenti servizi degli Stati membri;
  56. considerando che giornalisti ed esperti continuano a evidenziare l’esistenza di finanziamenti di provenienza extra-UE a favore di attività politiche ed esponenti politici nell’Unione europea prima e dopo il 24 febbraio 2022, in particolare provenienti dalla Russia, che mettono a repentaglio l’integrità del funzionamento democratico degli Stati membri dell’UE e impongono un’indagine approfondita affinché i responsabili siano chiamati a rispondere del loro operato; che El Paísha rivelato il coinvolgimento del Consiglio nazionale della resistenza dell’Iran nel finanziamento di movimenti politici di estrema destra nell’UE; che la Russia e l’Iran, insieme ad altri paesi come il Venezuela, condividono l’obiettivo comune di indebolire gli Stati democratici;
  57. considerando che i legislatori stanno attualmente negoziando la proposta sulla pubblicità politica che mira a integrare la legge sui servizi digitali, affrontare la dannosa frammentazione che attualmente esiste in questo settore e contribuire a rafforzare le nostre democrazie in Europa e i nostri processi democratici, consentire ai cittadini di prendere una decisione informata durante un’elezione o un referendum attraverso un processo aperto e proteggere i cittadini dell’UE dalla disinformazione, dalle notizie false, dalle tecniche di pubblicità politica opache e dalle ingerenze straniere in generale; che i legislatori dovrebbero raggiungere al più presto un accordo sulla proposta, al fine di garantire che le nuove norme siano in vigore prima delle elezioni europee del 2024;
  58. considerando che soltanto nel primo semestre del 2021 è stato registrato un numero di attacchi informatici contro le istituzioni dell’UE equivalente a quello relativo a tutto il 2020[14]; che i casi di attacchi contro le istituzioni dell’UE e nazionali sono aumentati a seguito dell’aggressione russa in Ucraina, come dimostra un attacco informatico che ha colpito il Parlamento europeo durante la tornata di novembre 2022, chiudendo il sito web dopo una votazione su una risoluzione che denunciava la Russia come Stato sponsor del terrorismo;
  59. considerando che l’UE ha intensificato notevolmente i propri sforzi e investimenti nello sviluppo delle capacità di sicurezza informatica, anche mediante i programmi Orizzonte Europa ed Europa digitale; che permane la necessità di una maggiore efficienza della cibersicurezza, con il sostegno dei relativi finanziamenti; che una solida infrastruttura di cibersicurezza potrebbe ridurre i costi degli incidenti informatici; che la valutazione d’impatto del proposto atto legislativo sulla ciberresilienza stima che l’iniziativa potrebbe determinare una riduzione dei costi degli incidenti che interessano le imprese di un importo compreso tra 180 e 290 miliardi di EUR[15]; che la Commissione è stata lenta nel prendere provvedimenti in risposta agli attacchi informatici ad opera di paesi terzi tramite spyware a danno di cittadini europei nell’UE, di cui sono state vittima figure di spicco come capi di Stato o commissari; che attualmente non esiste un piano d’azione per prevenire gli attacchi informatici nei confronti di cittadini dell’UE all’interno dell’Unione da parte persone che operano in paesi terzi;
  60. considerando che il Consiglio ha di recente adottato la direttiva NIS2 per garantire un livello elevato comune di sicurezza informatica in tutta l’Unione; che la direttiva NIS2 ha istituito la rete europea delle organizzazioni di collegamento per le crisi informatiche (EU CyCLONe), che rafforzerà la resilienza dei sistemi informatici; che un adeguato livello di cibersicurezza può essere raggiunto soltanto attraverso la cooperazione di molteplici attori del settore pubblico e privato; che l’UE continua a confrontarsi con importanti dipendenze nell’ambito della cibersicurezza;
  61. considerando che la ciberdifesa dell’Ucraina impone l’azione e la cooperazione di tutti i partner; che le società informatiche occidentali hanno fornito assistenza all’Ucraina per individuare le vulnerabilità delle sue infrastrutture; che mancano capacità tecniche all’interno dell’UE per individuare le vulnerabilità nelle sue infrastrutture critiche; che la cooperazione e lo scambio di informazioni con partner mirati, quali gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’Ucraina e Taiwan, sono fondamentali per migliorare la capacità dell’UE di attribuire gli attacchi;
  62. considerando che l’impresa comune “Reti e servizi intelligenti” è stata creata nel 2021 per consentire agli attori europei di definire norme globali per il 6G; che è in corso una collaborazione tra la Commissione e le autorità degli Stati membri sull’attuazione del pacchetto di strumenti informatici 5G nel quadro del gruppo di cooperazione per le reti e i sistemi informativi (NIS); che la Corte dei conti europea è giunta alla conclusione che dall’adozione del pacchetto 5G sono stati compiuti progressi nel rafforzare la sicurezza delle reti 5G, visto che la maggioranza degli Stati membri applica o è sul punto di applicare restrizioni nei confronti di fornitori ad alto rischio e che tuttavia nessuna delle misure proposte è giuridicamente vincolante, il che significa che la Commissione non ha il potere di farle rispettare;
  63. considerando che si sono verificati casi di paesi terzi che trasportano migranti e richiedenti asilo alla frontiera esterna dell’UE nell’ambito delle loro strategie ibride di ingerenza straniera per sfidare l’UE e i suoi Stati membri, ad esempio nell’autunno del 2021 da parte della Bielorussia contro la Polonia, la Lituania e la Lettonia; che tali tentativi di ingerenza ibrida assumono anche la forma della diffusione di disinformazione polarizzando le società dell’UE e minando i valori e i diritti fondamentali europei;
  64. considerando che i migranti, le minoranze e le diaspore sono spesso usati da attori stranieri che orchestrano campagne di disinformazione per sfruttare e amplificare i preconcetti negativi sulla migrazione ed esacerbare le tensioni all’interno delle società europee, come è avvenuto con la diaspora ucraina, vittima delle campagne di disinformazione russe mirate; che le piattaforme svolgono un ruolo essenziale nella diffusione di tali informazioni;
  65. considerando che in Europa si registra un crescente numero di movimenti anti-gender, che prendono di mira in particolare la salute sessuale e riproduttiva, i diritti delle donne e le persone LGBTIQ+; che tali movimenti diffondono disinformazione nell’intento di invertire i progressi compiuti per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere; che, secondo quanto riferito, questi movimenti hanno ricevuto milioni di euro di finanziamenti stranieri, pubblici o privati, anche dalla Russia e dagli Stati Uniti;
  66. considerando che questa strumentalizzazione dei migranti e delle minoranze alle frontiere esterne dell’UE evidenzia l’importanza di disporre di un sistema di gestione delle frontiere efficace e integrato e di applicare misure operative, finanziarie e diplomatiche per garantire la resilienza;
  67. considerando che il Parlamento europeo sostiene la proposta della Commissione di includere nel codice frontiere Schengen disposizioni sulla strumentalizzazione dei migranti, che consentiranno agli Stati membri di agire in modo più efficace e coordinato;
  68. considerando che le campagne propagandistiche e di disinformazione della Russia incidono anche sulla formazione indiretta delle opinioni in Europa, concentrandosi sulla diaspora russofona in Europa e nei paesi limitrofi; che gli Stati membri dovrebbero svolgere un ruolo chiave nel rendere disponibili fonti di informazione basate sui fatti per i gruppi di popolazione di lingua russa, al fine di contrastare la narrazione filo-russa; che le campagne di disinformazione e propaganda russe sono diffuse anche in numerosi paesi post-sovietici, tra cui l’Asia centrale;
  69. considerando che l’Ufficio della procura federale belga ha avviato un’indagine per sospetto riciclaggio di denaro, corruzione e partecipazione a un’organizzazione criminale proveniente da un paese terzo; che dal 9 dicembre 2022 sono stati effettuati diversi arresti e perquisizioni che hanno interessato sia deputati che ex deputati al Parlamento europeo, nonché membri del personale; che a tali accuse devono far seguito misure efficaci da parte del Parlamento e delle altre istituzioni dell’UE per colmare le eventuali scappatoie per le ingerenze straniere e accrescere la trasparenza e la responsabilità, al fine di proteggere l’integrità delle istituzioni;
  70. considerando che la fiducia nell’integrità del Parlamento e nello Stato di diritto è fondamentale per il funzionamento della democrazia europea; che è essenziale provvedere affinché i processi democratici non siano subordinati a interessi privati ed esterni e i diritti dei cittadini siano pienamente rispettati; che la possibilità dei rappresentanti dei gruppi di interesse di influenzare il processo decisionale in seno al Parlamento attraverso argomentazioni è un elemento essenziale della democrazia europea;
  71. considerando che la relazione della commissione INGE 1 ha già evidenziato gravi lacune per quanto riguarda le norme giuridicamente vincolanti e l’applicazione del registro sulle attività di lobbying nell’UE e che ex politici e dipendenti pubblici europei di alto livello sono spesso assunti o cooptati da imprese controllate da Stati autoritari o società private straniere; che ciò rende praticamente impossibile individuare le attività di lobbying provenienti da paesi terzi;
  72. considerando che l’”élite capture” da parte di attori stranieri, agevolata dall’assenza di restrizioni in relazione al fenomeno delle “porte girevoli” tra le istituzioni e i paesi autocratici con un elevato rischio di ingerenze dannose contro gli interessi democratici dell’Unione, continua a rappresentare una forma significativa di ingerenza straniera nel funzionamento democratico dell’Unione europea e può essere considerata un problema legato alla corruzione;
  73. considerando che la Cina e la Russia hanno imposto sanzioni a ricercatori e istituti di ricerca europei a causa dei loro scritti o delle loro opinioni;
  74. considerando che è necessaria maggiore chiarezza in merito all’ingerenza straniera per mezzo di rappresentanti di interessi a livello dell’UE, soprattutto in collaborazione con organizzazioni non governative (ONG), società di consulenza, fondazioni, gruppi di riflessione e imprese private; che ciò non dovrebbe impedire le normali attività di sensibilizzazione delle ambasciate; che il numero dei membri del personale delle ambasciate russe è in calo in Europa, mentre continua ad aumentare a Budapest, il che dimostra che l’Ungheria è esposta alle attività dei servizi segreti russi;
  75. considerando che le attività di lobbying per conto di interessi stranieri, in particolare quando riguardano imprese in settori strategici e i loro governi, possono aprire la strada a ingerenze straniere nelle nostre istituzioni; che il registro per la trasparenza è stato notevolmente rafforzato a seguito di un accordo interistituzionale; che il rafforzamento degli obblighi di trasparenza per le organizzazioni della società civile, le società di consulenza, le fondazioni, i gruppi di riflessione e le imprese private potrebbe servire a individuare le ingerenze straniere;
  76. considerando che vi sono stati diversi casi di intimidazione ostile e campagne vessatorie nei confronti dei deputati al Parlamento europeo, orchestrati e coordinati da paesi stranieri; che paesi come la Russia, la Cina e l’Iran hanno imposto divieti d’ingresso e sanzioni a singoli deputati e organi del Parlamento europeo e dei parlamenti degli Stati membri, a causa delle loro critiche alle politiche dei rispettivi governi in materia di diritti umani;
  77. considerando che alcuni Stati autoritari accusano ingiustamente cittadini europei di reati o illeciti e li trattengono in carcere per influenzare le decisioni degli Stati membri dell’UE; che attualmente in Iran sono detenuti e condannati senza alcun fondamento cittadini come il belga Olivier Vandecasteele, lo svedese Ahmadreza Djalalie e altri sette cittadini francesi;
  78. considerando che nel marzo 2022 l’UE ha imposto sanzioni contro i canali propagandistici russi Russia Today (RT) e Sputnik, sospendendone temporaneamente l’attività di radiodiffusione e ordinando ai fornitori di accesso a Internet di bloccarne l’accesso e ai motori di ricerca di deindicizzarne i contenuti; che, dopo l’adozione del nono pacchetto di sanzioni, operatori satellitari, quali il francese Eutelsat e il lussemburghese SES, hanno smesso di fornire servizi di radiodiffusione nell’UE a RT e Sputnik; che Eutelsat 36B continua a trasmettere programmi da parte delle emittenti russe Trikolor e di NTV plus nei territori ucraini occupati dalla Russia; che SES continua a trasmettere RT News in India, Messico e Sudafrica; che altri operatori satellitari nazionali, come Hellas Sat e Hispasat, nonché canali nazionali ungheresi, continuano a trasmettere canali televisivi sanzionati; che RT France e RT News sono ancora disponibili online; che la propaganda russa è spesso amplificata da vari media internazionali che hanno una notevole diffusione in alcune regioni del mondo;
  79. considerando che, in palese contraddizione con le sanzioni imposte dall’UE, la Serbia, paese candidato all’adesione all’UE, è diventata un rifugio sicuro per alcune imprese russe che cercano di eludere o evitare le sanzioni imposte dall’UE, dal momento che dal luglio 2022 Belgrado ospita numerosi uffici di RT (ex Russia Today), che ha lanciato il suo servizio di informazione online in serbo;
  80. considerando che la criminalizzazione delle ingerenze straniere colpirebbe e stigmatizzerebbe questo comportamento ostile; che attualmente non vige nell’UE un divieto generale di ingerenza straniera, il che significa che i responsabili possono procedere in tal senso senza timore di sanzioni, a meno che la loro condotta non si configuri come un reato esistente; che, a norma dell’articolo 83, paragrafo 1, terzo comma, TFUE, sulla base dell’evoluzione della criminalità, il Consiglio può adottare una decisione che individua altre sfere di criminalità particolarmente grave che presentano una dimensione transfrontaliera; che è necessario imporre sanzioni e restrizioni ai responsabili di ingerenze straniere per impedire loro di intraprendere future azioni;
  81. considerando che la Commissione ha proposto di armonizzare i reati e le sanzioni penali per la violazione delle sanzioni imposte dall’UE; che diversi Stati membri hanno valutato la possibilità di ampliare le competenze della Procura europea al fine di includere dette violazioni;
  82. considerando che l’UE ha già elaborato diversi importanti atti legislativi per contrastare la manipolazione malevola delle informazioni e le ingerenze straniere; che sussiste il pericolo che i quadri normativi dell’UE volti a contrastare la disinformazione possano essere copiati e utilizzati selettivamente da altri paesi (autoritari) per limitare la libertà dei mezzi di comunicazione e la libertà di espressione; che a livello dell’Unione non è stata effettuata un’adeguata valutazione dell’efficacia e dell’impatto degli strumenti esistenti sul rafforzamento della resilienza della società; che una tale valutazione potrebbe migliorare ulteriormente l’orientamento delle politiche e degli strumenti futuri per far fronte all’ingerenza straniera e alle minacce ibride;
  83. considerando che, dopo la crescita economica e l’espansione politica del paese sulla scena internazionale, la Cina sta cercando di massimizzare la diffusione della sua propaganda all’estero, diffondendo narrazioni positive su sé stessa e tentando contemporaneamente di mettere a tacere le voci critiche; considerando che la Cina sta assumendo il controllo di tutti i canali di informazione dei media tradizionali in Africa, che sono ancora gli strumenti più utilizzati nel continente per ottenere informazioni; che anche la Russia mette a punto le proprie operazioni di disinformazione in Africa; che il gruppo Wagner è direttamente coinvolto in tali operazioni; che tali operazioni possono mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini europei e l’attuazione della cooperazione con i paesi partner africani;
  84. considerando che l’UE sta assumendo un ruolo guida in relazione ai lavori svolti dal comitato ad hoc delle Nazioni Unite sulla criminalità informatica nel quadro del Terzo comitato, con l’obiettivo di salvaguardare i diritti fondamentali e procedurali degli indagati;
  85. considerando che la consapevolezza generale in merito ai rischi legati alla manipolazione delle informazioni e alle ingerenze in altri paesi del mondo è aumentata con la pandemia di COVID-19; che le Nazioni Unite hanno proposto numerose iniziative tese a migliorare la governance in ambito digitale e a garantire una maggiore coerenza tra i propri Stati membri, quali il codice di condotta globale per promuovere l’integrità dell’informazione pubblica e il Patto digitale globale;
  86. considerando che, nelle discussioni con la commissione speciale ING2, i rappresentanti di alcune piattaforme e altri pertinenti portatori di interessi hanno reagito positivamente all’introduzione di norme globali e in particolare di norme europee e, ove possibile, transatlantiche, volte a combattere la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri;
  87. considerando che le missioni e operazioni riuscite della politica estera e di sicurezza comune (PESC)/politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e le delegazioni dell’UE all’estero figurano tra le campagne di comunicazione strategica più efficaci condotte dall’UE nei paesi terzi;
  88. considerando che il Consiglio ha approvato la bussola strategica a marzo 2022; che la bussola strategica prevede che entro il 2024 tutte le missioni e operazioni PESC/PSDC dispongano di risorse e strumenti di comunicazione strategica adeguati per contrastare la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; che è necessario un processo di modernizzazione e professionalizzazione della comunicazione nelle missioni, anche sostenendo iniziative per combattere le vulnerabilità alla disinformazione; che la task force di comunicazione strategica (StratCom) del servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) ha intensificato la cooperazione con le missioni e le operazioni PSDC per aiutarle a individuare, analizzare e comprendere le campagne di manipolazione delle informazioni e di ingerenza da parte di attori stranieri;

 

Strategia coordinata dell’UE contro le ingerenze straniere

  1. sottolinea che la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha evidenziato i legami tra i tentativi di manipolare le informazioni da parte di attori stranieri e le minacce all’UE e ai paesi limitrofi, ai Balcani occidentali e al partenariato orientale, nonché alla sicurezza e alla stabilità mondiali; osserva che la guerra su vasta scala della Russia in Ucraina ha reso ancora più evidenti gli effetti dell’ingerenza russa nei processi democratici, iniziata molto prima dell’invasione e basata sul revisionismo storico;
  2. pone l’accento sulla necessità di sviluppare l’autonomia strategica aperta dell’Unione, al fine di limitare le possibilità di ingerenza a causa della dipendenza dell’UE in settori strategici come quelli dell’energia, del digitale e della sanità; sostiene gli sforzi della Commissione, del Consiglio e delle altre istituzioni in tal senso, in particolare nel quadro del piano REPowerEU e dell’Agenda digitale dell’Unione;
  3. prende atto del seguito dato dalla Commissione alle prime raccomandazioni adottate dal Parlamento il 9 marzo 2022; ribadisce, tuttavia, il suo appello a favore di una strategia coordinata dell’Unione contro le ingerenze straniere, che tenga conto della complessità e della natura multidimensionale delle minacce, sulla base di un’analisi geopolitica articolata e multipolare; ritiene che tale strategia per l’intera società dovrebbe comprendere misure volte a migliorare l’applicazione delle disposizioni esistenti in materia di ingerenze straniere, creare un punto focale per le indagini e le risposte strategiche per contrastare le ingerenze straniere e garantire finanziamenti per le attività di sviluppo delle capacità volte a contrastare la disinformazione e a sostenere i processi democratici; è persuaso che tale strategia dovrebbe riunire e creare sinergie tra gli sforzi, le strategie, i piani d’azione, le tabelle di marcia e i sottostanti progetti e flussi di finanziamento isolati; ritiene che la strategia dovrebbe stabilire gli obiettivi strategici, i mandati necessari e le capacità operative, quali la condivisione delle informazioni sulle minacce e l’attribuzione tecnica, gli strumenti legislativi e diplomatici, quali ad esempio la nuova legislazione, le norme, i pacchetti, l’attribuzione politica, le sanzioni e altre contromisure, nonché i requisiti per lo sviluppo delle capacità, come i finanziamenti aggiuntivi alle agenzie dell’UE e alle organizzazioni della società civile che contribuiscono a tali sforzi, con indicatori chiave di prestazione per garantire che si ottengano risultati di adeguata scala e portata;
  4. accoglie con favore, a tale riguardo, l’annuncio da parte della Presidente della Commissione di un pacchetto per la difesa della democrazia; ricorda che la Commissione ha dichiarato di tenere attentamente conto delle raccomandazioni della commissione INGE e della commissione ING2 di elaborare un solido pacchetto per la difesa della democrazia insieme alla legislazione volta a contrastare le minacce ibride nell’UE;
  5. invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che tutti i provvedimenti adottati per proteggere l’UE dalle ingerenze straniere e dalla manipolazione delle informazioni includano forti e risolute garanzie a favore dei diritti fondamentali, compresa la libertà di espressione e di opinione;
  6. è dell’avviso che si dovrebbe prendere attentamente in considerazione l’opportunità di passare da un approccio neutrale in termini di paese, che riserva lo stesso trattamento a tutti i tentativi di ingerenza straniera, a prescindere dal paese di origine, a un approccio basato sul rischio e su criteri oggettivi, in modo analogo a quanto previsto dalla direttiva 2015/8499[16], e sugli insegnamenti tratti da altri paesi; ritiene che l’approccio basato sul rischio possa rappresentare uno degli elementi costitutivi di un approccio graduale che dia forma a strategie e contromisure per combattere le ingerenze straniere, elimini l’inutile complessità giuridica e utilizzi in modo più efficiente le limitate capacità e risorse, dal livello operativo a quello politico, tenendo conto proprio del fattore che conta di più nel valutare e rispondere alle ingerenze straniere, ossia il paese d’origine; rileva inoltre che tale approccio potrebbe comprendere un insieme chiaro di potenziali sanzioni e pertanto fungere da deterrente nei confronti dei trasgressori e come fattore di pressione nei confronti di attori malevoli emergenti che potrebbero aggiungersi all’elenco; ritiene che tra i potenziali criteri potrebbero figurare: a) la partecipazione ad attività di ingerenza straniera, b) un programma riguardante il furto della proprietà intellettuale a danno dell’Unione e dei suoi Stati membri, c) una legislazione che obbliga gli attori nazionali non statali a partecipare alle attività di intelligence, d) continue violazioni dei diritti umani, e) una politica revisionista nei confronti dell’ordine giuridico internazionale esistente, f) l’applicazione di un’ideologia autoritaria a livello extraterritoriale; invita la Commissione e il SEAE a presentare raccomandazioni specifiche per l’introduzione di tale approccio e a trasmetterle al Consiglio per approvazione;
  7. ritiene che l’UE, nella sua collaborazione con gli Stati membri, dovrebbe migliorare la propria comunicazione strategica per contrastare e smascherare la manipolazione delle informazioni, fornendo ampi resoconti delle operazioni in corso (demistificazione), in particolare nel Sud del mondo; invita a rafforzare le capacità di prevenzione della disinformazione dell’UE e a prevedere maggiori investimenti in tale ambito; ricorda gli esempi dell’Ucraina e di Taiwan quando si è trattato di prevenire e smascherare le manipolazioni delle informazioni, nonché la necessità di basarsi sugli insegnamenti tratti dalle loro esperienze; ricorda inoltre che, allo scopo di prevenire o smascherare rapidamente la manipolazione delle informazioni, è necessario un quadro di riferimento che consenta la rapida condivisione delle informazioni fornite dalla società civile e dalle imprese private;
  8. sostiene l’appello pubblico lanciato dalla vicepresidente Věra Jourová a Tallinn nel gennaio 2023[17]affinché sia previsto un ampliamento dei canali di comunicazione indipendenti per i russofoni; invita la Commissione e il SEAE a dare seguito con proposte e misure concrete;
  9. condanna il pericoloso fenomeno della disinformazione a pagamento, in cui i fornitori offrono servizi di disinformazione ad attori governativi e non governativi, ad esempio nel dark web, presentando elenchi dei servizi e un listino dei prezzi; deplora che questo genere di servizio, accanto ad altri svariati utilizzi, sia stato usato per compromettere i processi elettorali;
  10. invita a istituire una struttura dell’UE incaricata dell’analisi dei dati statistici, del coordinamento dei progetti di ricerca e della pubblicazione di relazioni, al fine di migliorare la consapevolezza situazionale e la condivisione di informazioni sulle minacce, l’attribuzione e le contromisure relative alla manipolazione delle informazioni e alle ingerenze da parte di attori stranieri, e che funga da punto di riferimento e da polo di conoscenze specializzate per agevolare e promuovere lo scambio tra le autorità degli Stati membri, le istituzioni dell’UE e le agenzie dell’Unione; ritiene che tale struttura dovrebbe essere finanziata dal bilancio dell’UE e assumere la forma di un centro per l’integrità delle informazioni che collabora con tutte le istituzioni dell’Unione utilizzando tutti gli strumenti disponibili per evitare duplicazioni;
  11. invita gli Stati membri a riconoscere che le ingerenze straniere, compresa la disinformazione, costituiscono una minaccia per la sicurezza nazionale e transfrontaliera; afferma la necessità di solidarietà tra gli Stati membri per poter combattere efficacemente questo genere di attività; chiede di modificare l’articolo 222 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea al fine di includervi le ingerenze straniere;
  12. invita i parlamenti nazionali degli Stati membri dell’UE a considerare l’istituzione di organi parlamentari propri, responsabili della vigilanza delle azioni relative alla protezione della democrazia dalla manipolazione delle informazioni e dalle ingerenze da parte di attori stranieri, e a prevedere scambi periodici su tali aspetti;13.  prende atto con interesse della conclusione dell’esercitazione congiunta “EU Integrated Resolve 2022”, che mirava a stimolare la capacità di risposta dell’UE a una crisi ibrida e complessa, con una dimensione interna ed esterna; deplora tuttavia che il Parlamento non sia stato coinvolto in detta esercitazione e invita le altre istituzioni europee a includere il Parlamento nella struttura di tutte le esercitazioni di questo tipo;
  13. incoraggia ogni genere di cooperazione tra i servizi delle diverse istituzioni europee responsabili di attività operative per il monitoraggio e la lotta alla disinformazione, come la cooperazione esistente tra la task force sulla disinformazione del Parlamento, i servizi della Commissione e la divisione StratCom del SEAE con il suo sistema di allerta rapido; accoglie con favore l’impegno preso dal SEAE e dalla Commissione nei confronti del Parlamento nell’aggiornare regolarmente quest’ultimo sugli sviluppi significativi nel panorama delle minacce della manipolazione delle informazioni e delle ingerenze da parte di attori stranieri, in particolare per quanto riguarda le elezioni dell’UE; suggerisce di istituire un sistema di allerta rapido per i deputati al Parlamento europeo e per i deputati dei parlamenti nazionali al fine di contrastare la disinformazione sulle piattaforme online e prevenire la condivisione della disinformazione;
  14. accoglie con favore la creazione, da parte del SEAE, di un Centro di condivisione e analisi delle informazioni (ISAC) nell’intento di sviluppare una metodologia e un quadro comuni per la raccolta e la condivisione sistematica di informazioni ed elementi di prova sulle minacce e, in ultima analisi, di fornire una migliore consapevolezza situazionale; sottolinea i progressi compiuti dal SEAE per quanto riguarda un quadro analitico e una metodologia comuni in materia di manipolazione delle informazioni e ingerenze da parte di attori stranieri, come descritto nell’EDAP, e sottolinea come, nell’ambito dell’ISAC, tale protocollo open source, collaborativo e interoperabile a sostegno della consapevolezza situazionale possa contribuire a una più stretta collaborazione tra le istituzioni, gli organi e gli organismi dell’UE, gli Stati membri, le piattaforme dei social media, le agenzie di stampa e gli attori della società civile; chiede che siano destinati finanziamenti sufficienti allo sviluppo continuo, al coinvolgimento della società e allo sviluppo delle capacità che contribuiscono all’ampia adozione di tale modello con una diffusione e una portata significative in tutta l’Unione;
  15. chiede l’istituzione di un organo permanente in seno al Parlamento europeo che garantisca un approccio trasversale per monitorare e combattere efficacemente le ingerenze straniere;

 

Resilienza

  1. invita a compiere uno sforzo collettivo, che coinvolga in particolare le istituzioni dell’Unione europea, gli Stati membri, i paesi partner, la società civile, il mondo imprenditoriale e i media indipendenti, al fine di sensibilizzare a livello sociale e istituzionale su disinformazione, manipolazione dell’informazione e ingerenze straniere e su come combatterle in modo globale;
  2. sottolinea che l’UE deve trarre insegnamento dall’esperienza dell’Ucraina, di Taiwan e di altri Stati e dalle loro competenze in materia di contrasto delle ingerenze e delle aggressioni da parte di attori stranieri e continuare a cooperare strettamente con questi paesi in tale ambito; prende atto, tuttavia, del diverso contesto in cui opera Taiwan;
  3. accoglie con favore il fatto che l’Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO), una rete indipendente di verificatori dei fatti, ricercatori accademici e altri portatori di interessi, avrà presto dei centri in tutti gli Stati membri, che rafforzeranno la sua capacità di individuare e studiare le campagne di disinformazione, cattiva informazione e altri contenuti creati da paesi terzi con chiaro intento propagandistico, e di organizzare attività di alfabetizzazione mediatica e altre attività a sostegno della lotta contro la disinformazione; pone l’accento sulla potenziale necessità di un quadro giuridico nell’UE o negli Stati membri inteso a garantire una verifica dei fatti di qualità;
  4. ribadisce l’invito agli Stati membri a includere l’alfabetizzazione mediatica e digitale, l’educazione civica, la storia comune europea, il rispetto dei diritti fondamentali, il pensiero critico e la promozione della partecipazione pubblica nei programmi di studio scolastici e universitari, parallelamente alle attività generali di sensibilizzazione tra gli adulti, compresi gli anziani, e agli sforzi volti a colmare i divari digitali basati sull’età, il genere e lo status socioeconomico; chiede una strategia concertata dell’UE in materia di alfabetizzazione mediatica con progetti che creino risultati tangibili di portata significativa che raggiungano l’intera Unione; esorta a condividere con i paesi candidati all’adesione gli orientamenti dell’UE in materia di alfabetizzazione mediatica, tradotti nelle lingue nazionali, per far fronte alla disinformazione e promuovere l’alfabetizzazione digitale attraverso l’istruzione e la formazione; chiede agli Stati membri, in tal senso, di prendere in considerazione l’elaborazione e la distribuzione all’interno degli istituti scolastici di materiali didattici rivolti a diverse fasce d’età, grazie ai quali bambini e ragazzi possano apprendere come informarsi correttamente e come verificare l’esattezza delle informazioni; chiede di istituire un osservatorio delle ingerenze straniere e del loro impatto sull’istruzione superiore e sulla ricerca;
  5. sottolinea l’importanza della memoria storica e della ricerca sui regimi totalitari, come il regime sovietico, e di un dibattito pubblico trasparente e basato sui fatti relativo ai reati di tali regimi, al fine di rafforzare la resilienza delle nostre società nei confronti delle distorsioni e delle manipolazioni della storia; ribadisce l’importanza delle organizzazioni della società civile, come Memorial, che operano nel settore della memoria storica, in particolare per quanto concerne la storia europea recente, oggetto di disinformazione e revisionismo sistematici da parte della Russia, nei suoi tentativi di giustificare la sua continua ingerenza e aggressione;
  6. chiede alla Commissione di sviluppare un efficace pacchetto per la difesa della democrazia, che tenga conto dell’esperienza unica della Conferenza sul futuro dell’Europa e delle proposte finali, comprese le iniziative volte a rafforzare la nostra democrazia dall’interno, alimentando continuamente una cultura civica di impegno democratico e la partecipazione attiva dei cittadini, anche in periodi non elettorali;
  7. sottolinea la necessità che le amministrazioni pubbliche, a tutti i livelli, ricevano una formazione specifica per l’individuazione e la lotta alla manipolazione delle informazioni e alle ingerenze, e sottolinea che tale formazione dovrebbe essere attenta alla dimensione di genere; ribadisce l’invito alle istituzioni, agli organi e organismi dell’UE e alle autorità nazionali a continuare a fornire e rafforzare azioni analoghe di formazione e di consapevolezza della situazione attuale, poiché le minacce ibride sono persistenti e diffuse e sempre più volte a influenzare le politiche e l’attività legislativa dell’UE; invita le istituzioni, gli organi e le agenzie dell’UE a introdurre una formazione interistituzionale al fine di promuovere la loro resilienza complessiva;
  8. invita le istituzioni, gli organi e gli organismi dell’UE e le autorità nazionali ad adottare un quadro dedicato per la comunicazione che contenga misure atte a rilevare rapidamente possibili ingerenze da parte di attori stranieri e tentativi di manipolare la sfera dell’informazione, al fine di prevenire e contrastare tali tentativi; accoglie con favore il ruolo del SEAE e dei centri di eccellenza NATO per le comunicazioni strategiche e per le minacce ibride, quali importanti partner per lo sviluppo di una maggiore consapevolezza situazionale e di ulteriori misure in risposta alla manipolazione delle informazioni e alle ingerenze da parte di attori stranieri;
  9. ribadisce l’invito al SEAE a sviluppare le proprie competenze in materia di comunicazione strategica e diplomazia pubblica, il che richiede un mandato rafforzato e l’assegnazione di maggiori risorse, in particolare alla divisione per la comunicazione strategica e alle sue task force, seguendo un approccio basato sul rischio e tenendo conto della guerra di aggressione russa in corso contro l’Ucraina come pure della guerra ibrida e della propaganda manovrata dallo Stato russo e da attori non statali, nonché dell’impatto di tale guerra ibrida sui paesi candidati all’adesione all’UE nei Balcani occidentali, sulla Moldavia e su altri paesi del partenariato orientale; sottolinea che il dialogo con i cittadini è indispensabile per sensibilizzare in merito alle priorità della politica estera e di sicurezza dell’UE; riconosce ed elogia il lavoro svolto sul sito web e sulla banca dati EUvsDisinfo e chiede un’ulteriore espansione di tale piattaforma tramite finanziamenti adeguati;
  10. rileva l’urgente necessità di intensificare gli sforzi per contrastare le campagne malevoli di manipolazione delle informazioni e ingerenze da parte di attori stranieri volte a limitare le capacità dei paesi candidati e dei potenziali candidati all’adesione all’UE di allinearsi progressivamente alla politica estera e di sicurezza comune (PESC) dell’Unione; accoglie con favore il contributo del SEAE al sostegno della capacità istituzionale e della trasparenza della proprietà dei media, in particolare nei Balcani occidentali, tenendo conto della fragile situazione della sicurezza e del rischio relativo a effetti di ricaduta; sottolinea la necessità di contrastare in modo proattivo la propaganda degli attori malevoli nella regione, che mira a minare gli interessi e i valori dell’UE;
  11. chiede all’Unione e agli Stati membri di incrementare il sostegno rivolto agli sforzi delle organizzazioni della società civile intesi a contrastare la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri, poiché si sono dimostrate efficaci nell’opera di sensibilizzazione in merito ai rischi associati alle informazioni e alla disinformazione trasmesse tramite i social media, in particolare, e anche tramite i media tradizionali e, poiché molte organizzazioni operano a livello locale, sono più vicine ai destinatari della disinformazione e sanno come comunicare con maggiore efficacia con questi ultimi; ritiene che le imprese che operano nel settore delle tecnologie e dei media dovrebbero dialogare con le organizzazioni della società civile, che sono in grado di fornire competenze in contesti politici e culturali, al fine di elaborare strategie volte a mitigare i rischi di ingerenza nei processi elettorali;
  12. chiede di erogare, in modo chiaro e trasparente, a favore dei giornalisti d’inchiesta e delle organizzazioni della società civile, finanziamenti sufficienti e sostenibili, commisurati ai loro sforzi di sensibilizzazione e di denuncia dei tentativi di interferire nei processi democratici e di neutralizzazione dei loro effetti;
  13. chiede che siano stanziate, potenziate e sfruttate le fonti di finanziamento pubbliche per le organizzazioni della società civile pertinenti, nonché che ci si adoperi al fine di aumentare i finanziamenti privati, ad esempio facilitando una conferenza dei donatori; chiede che sia avviata un’iniziativa congiunta che riunisca i fondi e i programmi dell’UE, tra cui il futuro pacchetto per la difesa della democrazia, con gli organismi finanziari, i donatori bilaterali e i beneficiari, in modo da migliorare l’armonizzazione e la cooperazione negli investimenti per la resilienza democratica e contrastare la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; chiede che tale quadro di investimenti preveda sovvenzioni personalizzate, sulla base di criteri oggettivi, trasparenti e monitorati, per verificatori dei fatti indipendenti, giornalisti investigativi, accademici, gruppi di riflessione e organizzazioni della società civile impegnati a migliorare la consapevolezza situazionale (ad esempio, con attività di ricerca, indagine e individuazione dell’origine della manipolazione delle informazioni e delle ingerenze, mediante lo sviluppo della cooperazione sul campo come pure l’elaborazione e la messa in opera di metodologie ISAC e di strumenti open source per affrontare la sfida della manipolazione delle informazioni e delle ingerenze da parte di attori stranieri) e includa provvedimenti tesi a promuovere l’alfabetizzazione mediatica e digitale e la cultura dell’informazione, nonché altre attività di rafforzamento della resilienza e il sostegno dei difensori dei diritti umani attraverso inviti annuali o semestrali a presentare proposte che sarebbero legati a finanziamenti pluriennali a lungo termine;
  14. sottolinea che è essenziale garantire che gli informatori, i giornalisti e altri professionisti del settore dei media godano delle condizioni necessarie per contribuire a un dibattito pubblico aperto, libero, imparziale ed equo, quale fattore fondamentale per la democrazia e quale aspetto determinante per aiutare la società a contrastare la disinformazione, la manipolazione delle informazioni e le ingerenze; evidenzia la necessità di apparecchiature sicure e di una crittografia forte, open source ed end-to-end per proteggere la riservatezza e l’integrità delle comunicazioni tra i giornalisti e le loro fonti;
  15. accoglie con favore la proposta in merito alle azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica[18], costituita da una proposta di direttiva e una raccomandazione, volta a migliorare la protezione dei giornalisti, dei difensori dei diritti umani e delle organizzazioni della società civile contro procedimenti giudiziari abusivi; accoglie altresì con favore l’analisi, condotta dalla Commissione nella relazione sullo Stato di diritto 2022, in merito alle minacce esistenti contro la sicurezza dei giornalisti nell’UE, alle minacce di natura giudiziaria e ai procedimenti giudiziari abusivi volti a scoraggiare la partecipazione pubblica; sottolinea l’aumento della sorveglianza tramite spyware nei confronti di giornalisti e organizzazioni della società civile nell’UE come mezzo di intimidazione e molestia; sottolinea la necessità di includere questa dimensione nella valutazione della Commissione sullo Stato di diritto;
  16. rammenta che servizi di media indipendenti, pluralistici e di qualità sono un potente antidoto contro la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; ricorda, a tale proposito, l’iniziativa “Journalism Trust Initiative”, istituita da Reporter senza frontiere, che mira a stabilire norme di settore; ribadisce la sua richiesta di creare un programma permanente dell’UE per i mezzi e le riviste di informazione; ritiene che la libertà e il pluralismo dei media debbano essere tutelati e promossi anche nell’ambiente online, in particolare per quanto concerne la disponibilità di contenuti giornalistici sulle piattaforme online;
  17. osserva la necessità di garantire che la lotta alla disinformazione coinvolga anche i quotidiani e i canali di informazione tradizionali; invita, in particolare, i canali di informazione a essere più trasparenti sul profilo degli esperti che invitano sui loro set;
  18. accoglie con favore la proposta di legge europea per la libertà dei media (EMFA)[19], presentata dalla Commissione, che mira a istituire un quadro comune a livello dell’UE per garantire il pluralismo e l’indipendenza dei servizi di media nell’ambito del mercato interno stabilendo disposizioni specifiche contro le ingerenze politiche nelle decisioni editoriali e contro la sorveglianza, nonché a garantire un adeguato finanziamento dei mezzi di informazione del servizio pubblico e la trasparenza della proprietà dei media, nonché a proteggere i contenuti multimediali online; sollecita anche l’adozione di provvedimenti per proteggere i media e i loro collaboratori, in particolare quando sono presi di mira da potenze straniere che tentano di compromettere il diritto all’informazione; sottolinea che in particolare le disposizioni in materia di sorveglianza richiedono ancora miglioramenti sostanziali per garantire che non legittimino l’uso di spyware nei confronti di individui, in particolare giornalisti, e quindi pregiudichino i diritti fondamentali anziché rafforzarli;
  19. si compiace della proposta di creazione, nel quadro della proposta di legge europea per la libertà dei media, di un nuovo comitato europeo per i servizi di media che riunisca le autorità nazionali per i media, che dovrebbe svolgere un ruolo significativo nella lotta alla disinformazione, comprese la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; osserva, in particolare, che uno dei compiti previsti per il comitato è il coordinamento delle misure nazionali relative all’offerta di servizi di media da parte di fornitori stabiliti in paesi terzi rivolti al pubblico dell’UE e che possono presentare un rischio per la sicurezza pubblica; raccomanda a tale riguardo di includere nell’ambito di competenza del comitato i paesi dei Balcani occidentali e del partenariato orientale; insiste affinché il comitato europeo per i servizi di media sia indipendente dalla Commissione e dai governi degli Stati membri, sia in termini di organizzazione che di finanziamento, per consentirgli di operare in modo obiettivo e politicamente indipendente;
  20. accoglie con favore, in connessione con la legge europea per la libertà dei media, le proposte di introduzione di un monitoraggio indipendente del mercato interno dei servizi di media che includerebbe dati dettagliati e un’analisi qualitativa della resilienza dei mercati dei media degli Stati membri, in particolare per quanto riguarda i rischi di manipolazione delle informazioni e di ingerenze da parte di attori stranieri; accoglie con favore la proposta di organizzare un dialogo strutturato tra le piattaforme online e il settore dei media al fine di monitorare la conformità delle piattaforme alle iniziative di autoregolamentazione; sottolinea l’importanza di garantire che la legge europea per la libertà dei media o qualsiasi altra normativa attuale o futura in materia di media o di tecnologia non preveda esenzioni speciali dalle norme orizzontali relative alla moderazione dei contenuti perché ciò equivarrebbe a dare un assegno in bianco a coloro che diffondono disinformazione;
  21. chiede l’introduzione di “clausole speculari” in base alle quali l’apertura dello spazio europeo dell’informazione ai paesi terzi sarebbe proporzionata all’accesso degli organi di informazione europei in tali paesi; incoraggia la Commissione a elaborare un sistema normativo a livello dell’UE che impedisca alle imprese del settore dei media sotto il controllo editoriale di governi stranieri o di proprietà di paesi stranieri ad alto rischio di acquisire le imprese del settore dei media europee; osserva che ciò si dovrebbe applicare principalmente ai paesi non democratici o ad alto rischio in cui le organizzazioni dei media europee non possono operare liberamente o sono costrette a garantire una copertura favorevole ai governi nazionali; ritiene che tali sforzi dovrebbero basarsi su una banca dati comune che faciliti la prevenzione e/o un’azione di contrasto armonizzata in tutta l’Unione europea; propone che tale sistema normativo si basi sui meccanismi di vaglio degli investimenti esteri diretti esistenti al fine di evitare duplicazioni; incoraggia a includere nella proposta di legge europea per la libertà dei media le disposizioni in materia di trasparenza della proprietà dei media, che figurano attualmente nelle raccomandazioni;
  22. sottolinea che la diffusione del negazionismo riguardo ai cambiamenti climatici possa essere collegata all’accoglimento più ampio nel discorso pubblico di teorie complottiste che si basano sulla creazione deliberata di una contro-realtà e sul rifiuto della scienza e che comprendono idee false su qualunque tematica, dalla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina ai vaccini per la COVID-19; sottolinea il ruolo degli attori stranieri nella diffusione della disinformazione sui cambiamenti climatici e sulla politica dell’UE in materia di clima, il che sta minando il sostegno pubblico ed è utilizzato anche nelle narrazioni degli attori nazionali, che sfruttano questa disinformazione sul clima per le proprie finalità politiche;
  23. sostiene l’invito che importanti climatologi hanno rivolto alle imprese tecnologiche in occasione della 27º conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27), affinché affrontino il crescente problema della disinformazione e, in particolare, accettino una definizione universale di cattiva informazione e di disinformazione in materia di clima che comprenda la rappresentazione fuorviante delle evidenze scientifiche e la promozione di false soluzioni, si impegnino rispetto all’obiettivo di non pubblicare pubblicità che includano cattiva informazione e disinformazione sul clima e greenwashing e che condividano le ricerche nazionali sulla diffusione di cattiva informazione e disinformazione sul clima e greenwashing sulle proprie piattaforme;
  24. invita le piattaforme ad adottare misure tese a migliorare la trasparenza e a prevenire e vietare la pubblicazione di annunci pubblicitari che promuovono il negazionismo riguardo ai cambiamenti climatici e ad applicare tali misure nei confronti delle teorie complottiste e della disinformazione; riconosce l’urgente necessità di demonetizzare la diffusione dell’economia della disinformazione sui cambiamenti climatici;
  25. osserva con preoccupazione che molti degli amplificatori più potenti del negazionismo in materia di cambiamenti climatici e degli attacchi all’azione per il clima hanno uno status “verificato” su varie piattaforme di social media, tra cui Twitter, il che consente loro di diffondere cattiva informazione e disinformazione con tale status privilegiato a milioni di follower, e che tali amplificatori hanno spesso sede al di fuori dell’Unione europea; invita Twitter ad attuare controlli più severi in fase di vendita delle sue “spunte blu”;

 

Ingerenze per mezzo delle piattaforme online

  1. rammenta che il modello aziendale delle piattaforme online si basa ancora sulla pubblicità basata sui dati personali e su algoritmi poco trasparenti in base ai quali un maggiore engagement si traduce in maggiori entrate pubblicitarie, mentre tale engagement è generato attraverso algoritmi che premiano le opinioni polarizzate ed estreme a scapito delle informazioni basate sui fatti e, quindi, pongono rischi significativi di manipolazione dei dati; sottolinea che il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR)[20], la legge sui servizi digitali, il codice di buone pratiche sulla disinformazione e il futuro regolamento relativo alla trasparenza e al targeting della pubblicità politica creano ulteriori salvaguardie contro tali pratiche abusive e manipolatorie; ricorda il sostegno a tutte le misure volte a vietare il microtargeting per la pubblicità politica, in particolare, ma non solo, la pubblicità basata su dati personali sensibili;
  2. invita la Commissione, gli Stati membri e le imprese tecnologiche a collaborare e a investire maggiori risorse nello sviluppo di rimedi normativi e tecnologici alla disinformazione basata sull’IA;
  3. deplora che le piattaforme più grandi, come Meta, Google, YouTube, TikTok e Twitter, non facciano abbastanza per contrastare attivamente la disinformazione e stiano persino licenziando personale, nonostante i ripetuti appelli degli organismi di regolamentazione, della società civile e persino del personale responsabile dell’integrità all’interno di dette aziende; ricorda che tali piattaforme devono disporre di personale sufficiente per garantire aggiornamenti periodici degli strumenti di moderazione al fine di impedire che contenuti dannosi eludano la loro politica di moderazione; ricorda che le campagne di disinformazione e di ingerenza si basano fortemente sul coordinamento multipiattaforma della disinformazione e sul microtargeting; deplora che l’UE dipenda dal contributo di imprese di paesi terzi per preservare l’integrità delle elezioni europee; esorta pertanto tutte le piattaforme, comprese quelle più piccole, a intensificare il loro coordinamento per individuare meglio le campagne e prevenirne la diffusione, dal momento che l’approccio di autoregolamentazione del codice di buone pratiche è risultato insufficiente;
  4. si rammarica del fatto che le imprese nel settore dei social media non stiano onorando le loro responsabilità, si stiano rivelando inefficienti nell’individuare la cattiva informazione e la disinformazione sulle loro piattaforme e che, quando lo fanno, siano lenti a rimuovere tali contenuti; deplora che questa inattività delle piattaforme online sia espressione della mancanza di norme vincolanti nel quadro normativo europeo; ricorda che il modello aziendale delle piattaforme implica che esse abbiano accesso ai dati pertinenti; deplora che esse agiscano spesso solo quando i cittadini, i ricercatori o i media segnalano contenuti specifici; invita le piattaforme a dare priorità alle informazioni basate sui fatti provenienti da fonti affidabili;
  5. invita le piattaforme ad assegnare personale, risorse e capacità più qualificati per monitorare e moderare i contenuti e i comportamenti dannosi in tutte le lingue ufficiali dell’UE, le lingue locali e i dialetti, e incoraggia le piattaforme ad aumentare i finanziamenti e a migliorare l’integrazione dei verificatori di fatti da parte di terzi accreditati in tutte le lingue dell’UE; sottolinea l’urgente necessità di contrastare i contenuti dannosi;
  6. osserva che è estremamente deplorevole che le grandi piattaforme tecnologiche non offrano un servizio clienti che prevede il contatto interpersonale nella maggior parte degli Stati membri;
  7. denuncia i passi indietro compiuti da Twitter nella lotta contro la disinformazione dopo il cambio di proprietà; deplora in particolare il fatto che Twitter abbia ridotto notevolmente il personale responsabile della lotta alla disinformazione, compresi i responsabili della moderazione globale dei contenuti, dell’incitamento all’odio e delle molestie online; deplora il recente ripristino, senza una valutazione adeguata, degli account sospesi e in particolare il ripristino di account di destra violenti e apertamente fascisti, compresi quelli che negano l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi del 2020; condanna fermamente la decisione di Twitter di non attuare più la propria politica di lotta alla disinformazione in relazione alla COVID-19;
  8. osserva che la guerra di aggressione della Russia in Ucraina ha evidenziato la mancanza di punti di contatto presso i quali le autorità possano segnalare disinformazione e contenuti illegali; deplora che la dirigenza di Meta abbia trasferito spesso la responsabilità della moderazione dei contenuti al team di sicurezza con sede negli Stati Uniti; esprime preoccupazione per il fatto che nei paesi baltici vi siano solo due rappresentanti di Meta, il che significa che non vi sono risorse sufficienti per moderare i contenuti, il che comporta errori come il blocco di account legittimi;
  9. reputa preoccupante che i gruppi di disinformazione in ambito sanitario, gli estremisti politici e fondamentalisti religiosi come i talebani siano stati in grado di ottenere lo status di account “verificato” con relativa spunta, aderendo al servizio in abbonamento “Twitter Blue”; invita Twitter a modificare la propria politica al fine di prevenire l’imitazione, la falsificazione o le dichiarazioni ingannevoli in merito alle competenze;
  10. rammenta che Twitter è firmatario del codice rafforzato di buone pratiche sulla disinformazione e che un passaggio di proprietà non dovrebbe pregiudicare gli impegni assunti dalla piattaforma nel quadro di detto codice; ricorda a Twitter che deve rispettare tutte le pertinenti normative dell’Unione europea, compresa la legge sui servizi digitali; esorta la Commissione e le autorità nazionali competenti a garantire che Twitter rispetti le norme e le regole dell’UE e ad applicare sanzioni adeguate qualora le imprese tecnologiche non rispettino le norme dell’UE;
  11. invita le piattaforme a facilitare il pieno accesso, in particolare per i ricercatori, ai dati alla base delle risultanze e a tenere un archivio delle rimozioni in modo da aiutare i ricercatori nelle future indagini nonché aiutare altre imprese tecnologiche, governi democratici e autorità di contrasto ad adottare misure adeguate; invita la Commissione a garantire che ciò avvenga nel quadro della legge sui servizi digitali e del codice di buone pratiche sulla disinformazione e a esigere dalle piattaforme una spiegazione del motivo per cui ritengono che fornire l’accesso ai dati non sia tecnicamente fattibile;
  12. accoglie con favore le disposizioni della legge sui servizi digitali che prevedono che le piattaforme online di dimensioni molto grandi e i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi forniscano informazioni sugli algoritmi, esigendo che ne spieghino il funzionamento, in modo da poterne valutare l’impatto sulle elezioni e su altri processi democratici ed elettorali e adottare le necessarie misure di attenuazione dei rischi; invita i firmatari del codice di buone pratiche sulla disinformazione a onorare pienamente i loro impegni; deplora la mancanza di impegni vincolanti per i firmatari del codice di buone pratiche sulla disinformazione; chiede la rapida adozione del codice di buone pratiche come codice di condotta a norma della legge sui servizi digitali, comprese le revisioni che valuterebbero la conformità come stabilito all’articolo 28, e chiede alla Commissione di esaminare quali nuove proposte legislative o aggiornamenti siano necessari per colmare il divario di conformità, nonché di prevedere la possibilità di una sospensione temporanea o permanente delle piattaforme che, sistematicamente, non rispettano gli impegni assunti nell’ambito del codice di buone pratiche;
  13. è preoccupato del fatto che taluni attori, i cui servizi contribuiscono significativamente alla diffusione della disinformazione, non siano firmatari del codice di buone pratiche, ad esempio Apple, Amazon, Odysee, Patreon, GoFundMe e Telegram; invita la Commissione a incoraggiare i restanti portatori di interessi a firmare e a rispettare appieno il codice di buone pratiche e a partecipare alla sua task force; chiede che sia istituito un quadro giuridico volto a garantire un livello minimo di impegni per contrastare la disinformazione su tali servizi; manifesta preoccupazione per il fatto che Telegram non collabori affatto con i decisori politici nei paesi democratici e che la società sia stata riluttante a collaborare con le organizzazioni della società civile;
  14. accoglie con favore il fatto che tutti gli attori dell’ecosistema della pubblicità online si impegnino a controllare e limitare il collocamento di messaggi pubblicitari su account e siti web che diffondono la disinformazione o che collocano pubblicità accanto a contenuti di disinformazione, nonché a limitare la diffusione di pubblicità contenente disinformazione, e che tale impegno si estende anche alla pubblicità politica; sottolinea, tuttavia, che non vi sono ancora dati sufficienti per confermare se le misure adottate stiano producendo risultati; si rammarica del fatto che tale modello aziendale e gli algoritmi di raccomandazione che lo sostengono continuino a essere determinanti per la diffusione della disinformazione e dei contenuti falsi, fuorvianti e provocatori; esprime preoccupazione per la volontà delle piattaforme di utilizzare il pretesto di “responsabilizzare” gli utenti come modo per trasferire a questi ultimi la responsabilità di limitare l’inserimento di pubblicità su account e siti web che diffondono disinformazione; osserva che tale responsabilità dovrebbe ricadere sulle piattaforme, in quanto dispongono dei dati e delle competenze pertinenti, purché le loro azioni rimangano trasparenti e i dati siano messi a disposizione dei ricercatori; manifesta preoccupazione per la mancanza di trasparenza sul mercato degli strumenti di tutela del marchio dai rischi legati alla sua immagine, poiché spesso tali strumenti si basano su algoritmi che – è stato documentato – hanno etichettato erroneamente testate giornalistiche legittime e affidabili;
  15. manifesta preoccupazione per l’utilizzo di filmati creati utilizzando videogiochi per diffondere disinformazione sull’invasione russa dell’Ucraina e su altri conflitti armati; invita i media a essere più vigili per quanto riguarda tali contenuti e a sviluppare mezzi efficaci per rimuoverli dalle loro piattaforme; manifesta preoccupazione per il fatto che le società di videogiochi e di giochi online con sede in Russia, comprese quelle che producono giochi per dispositivi mobili, operino ancora liberamente sui mercati europei e potrebbero essere utilizzate per diffondere disinformazione e propaganda;
  16. chiede la rapida adozione del codice di buone pratiche sulla disinformazione quale codice di condotta nell’ambito del meccanismo di coregolamentazione della legge sui servizi digitali, tenendo presente che la sua efficacia dipenderà dalla sua rigorosa applicazione nei confronti dei firmatari non sufficientemente conformi mediante revisioni obbligatorie ai sensi dell’articolo 28 della legge sui servizi digitali; invita ad armonizzare i diversi meccanismi di ricorso degli utenti e gli impegni sulla moderazione eccessiva e sulla moderazione insufficiente;
  17. ricorda che le autorità statali dispongono di account sulle piattaforme dei social media, compresi gli account utilizzati a fini di polizia e per monitorare le tendenze della disinformazione; osserva che, fintanto che tali account non interagiscono con altri utenti, dovrebbero essere identificati come sicuri e non dovrebbero essere rimossi dalle piattaforme;
  18. chiede che le persone fisiche o giuridiche possano citare in giudizio le piattaforme per inerzia nel caso in cui la cattiva informazione o la disinformazione non vengano rimosse, in particolare nel caso in cui siano prese di mira da queste ultime;
  19. sostiene l’istituzione di agenzie di rating indipendenti delle piattaforme per informare il pubblico in merito alle pratiche delle piattaforme, in modo che le persone possano compiere una scelta informata quando si registrano per utilizzarle;

 

Infrastrutture critiche e settori strategici

  1. accoglie con favore la direttiva sulla resilienza dei soggetti critici (CER), approvata di recente, la raccomandazione del Consiglio di rafforzare le infrastrutture critiche e la direttiva NIS2; accoglie con favore la sua estensione alle infrastrutture critiche nel settore della produzione, trasformazione e distribuzione di prodotti alimentari; è dell’avviso che i recenti attacchi, quali il sabotaggio delle infrastrutture critiche e l’aumento degli attacchi informatici, evidenziano la necessità di esaminare la legislazione esistente dopo la sua attuazione negli Stati membri e invita la Commissione a presentare ulteriori proposte rafforzate, se necessario, che dovrebbero includere lo sviluppo della resilienza delle organizzazioni della società civile che si adoperano per contrastare le ingerenze straniere e la disinformazione; invita altresì tutti gli Stati membri ad aggiornare rapidamente le proprie strategie nazionali in materia di sicurezza e a eseguire test di resistenza delle proprie infrastrutture critiche, al fine di individuarne i punti deboli; ribadisce la raccomandazione di estendere l’elenco dei soggetti critici in modo da includere le infrastrutture di voto elettronico e i sistemi di istruzione;
  2. esprime preoccupazione per la dipendenza dell’UE da attori stranieri e da tecnologie straniere per quanto riguarda le infrastrutture critiche e le catene di approvvigionamento; evidenzia le vulnerabilità create dall’uso degli investimenti esteri diretti quale strumento geopolitico; ribadisce l’invito alla Commissione a elaborare un’ambiziosa legislazione vincolante in materia di sicurezza della catena di approvvigionamento delle TIC che includa i fattori di rischio non tecnici, dando seguito alla proposta del Consiglio, e un quadro normativo più solido per il regolamento sul controllo degli investimenti esteri diretti[21]; ritiene che un quadro normativo più solido con orientamenti per un’ulteriore armonizzazione delle pratiche nazionali di controllo degli investimenti esteri diretti dovrebbe includere la prevenzione dell’acquisizione di imprese critiche in settori vitali o di imprese nel settore dei media da parte di soggetti stranieri sotto il controllo diretto o indiretto di paesi ad alto rischio e che si dovrebbe valutare di includere gli investimenti in uscita nell’ambito di applicazione dello strumento; invita gli Stati membri a istituire registri per la trasparenza della proprietà; ritiene che la Commissione europea, sotto la supervisione del Consiglio, dovrebbe poter bloccare gli investimenti esteri diretti che possono danneggiare i progetti e i programmi dell’Unione o altri interessi dell’UE o essere in contrasto con essi; sottolinea che investimenti di questo tipo nei Balcani occidentali potrebbero spingere i paesi in trappole del debito, destabilizzando ulteriormente la regione;
  3. osserva che, nonostante questi meccanismi di controllo degli investimenti esteri diretti, imprese cinesi come Nuctech hanno ottenuto contratti in infrastrutture critiche europee, il che comporta rischi per la sicurezza; invita pertanto il Consiglio e la Commissione a escludere l’uso di attrezzature e di software di fabbricanti con sede in paesi ad alto rischio, in particolare in Cina e in Russia, quali TikTok, ByteDance, Huawei, ZTE, Kaspersky, NtechLab o Nuctech; esorta i settori vitali e altri settori sensibili a escludere l’utilizzo di hardware e software di paesi ad alto rischio che possono essere utilizzati per minacciare la riservatezza, l’integrità e la disponibilità di dati e servizi; ricorda che qualsiasi software che opera a circuito chiuso rimane vulnerabile quando vengono effettuati controlli di routine o in fase di aggiornamento; ritiene che l’app TikTok, di proprietà del conglomerato cinese ByteDance, violi il quadro europeo sulla protezione dei dati, il che fa di questa applicazione un potenziale rischio per la sicurezza e una fonte di disinformazione sostenuta dalla Cina; accoglie con favore la decisione delle istituzioni dell’UE di limitare l’uso di TikTok sui dispositivi aziendali; raccomanda di vietare l’uso di TikTok a tutti i livelli dei governi nazionali e nelle istituzioni europee;
  4. sottolinea la necessità di istituire e sviluppare alleanze tecnologiche con partner democratici per stimolare l’autonomia strategica e ridurre la dipendenza dell’UE da attori stranieri ad alto rischio e dalle loro tecnologie nonché per rafforzare le capacità industriali dell’UE in settori tecnologici chiave, quali l’intelligenza artificiale, i semiconduttori, il cloud e altre tecnologie all’avanguardia;
  5. esprime preoccupazione per le vulnerabilità e l’aumento degli attacchi ai danni di cavi o condotte sottomarini, con particolare riferimento al sabotaggio del gasdotto Nord Stream nel settembre 2022; ritiene che gli investimenti esteri diretti in cavi o condotte sottomarini rappresentino un ulteriore rischio per la sicurezza; accoglie con favore la strategia per la sicurezza marittima dell’UE e chiede alla Commissione di aggiornare il Parlamento sui progressi compiuti per migliorare la comprensione e la resilienza della protezione delle infrastrutture sottomarine, migliorare il coordinamento e la condivisione delle informazioni, promuovere insieme all’industria le capacità di monitoraggio, rafforzare i meccanismi di risposta e integrare tale questione in tutti gli aspetti dell’azione esterna;
  6. esprime preoccupazione per le rivelazioni in merito a come le élite politiche degli Stati membri dell’UE, ad esempio in Germania, abbiano sostenuto l’agenda di Gazprom ed espresso un sostegno costante alle forniture di gas dalla Russia; osserva con preoccupazione l’impatto degli sforzi lobbystici sui processi decisionali da parte di Stati stranieri e di attori aziendali che hanno interesse che si continuino a produrre e a utilizzare combustibili fossili nell’Unione europea; ricorda, al riguardo, quanto emerso dalla relazione INGE 1; accoglie con favore la proposta REPowerEU della Commissione di trasformare il sistema energetico dell’UE, ponendo fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi; esorta gli Stati membri dell’UE e la Commissione ad arrestare tutte le importazioni di combustibili fossili nell’UE da regimi autocratici e a progredire verso una sovranità energetica sostenibile;
  7. manifesta preoccupazione per gli stretti legami tra l’Ungheria e la Russia, in cui la Russia esercita la propria influenza facendo leva sul settore dell’energia; deplora che l’Ungheria non abbia adottato misure significative per ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia; è dell’avviso che si debba fare di più per garantire un’autonomia aperta e strategica nel settore energetico; chiede di accelerare la diffusione delle energie rinnovabili e al contempo di ridurre al minimo la dipendenza dalla Cina;
  8. accoglie con favore la normativa, proposta di recente, sulle materie prime critiche[22]; ritiene che tale proposta legislativa sia essenziale per garantire le catene di approvvigionamento europee necessarie per il successo della proposta di regolamento sui chip[23]; evidenzia la necessità di continuare a ricercare accordi di scambio con democrazie che condividono gli stessi principi per garantire l’approvvigionamento di risorse strategiche;

 

Ingerenze durante i processi elettorali

  1. accoglie con favore il lavoro svolto in tal senso dall’Autorità per i partiti politici europei e le fondazioni politiche europee (APPF), in particolare per la prevenzione e la lotta contro le transazioni finanziarie proibite da paesi terzi nel sistema politico dell’UE; invita la Commissione e i colegislatori a potenziare il pacchetto di strumenti dell’APPF e a consentire l’effettiva tracciabilità delle donazioni fino al pagatore finale, evitando così l’elusione del divieto attraverso il ricorso a intermediari, in particolare affidando all’APPF il compito di ottenere informazioni direttamente dagli istituti bancari dei donatori, nonché fornendo all’APPF, da parte delle unità di informazione finanziaria degli Stati membri, un sistema di notifiche push per le operazioni sospette; invita, inoltre, gli Stati membri a rafforzare le garanzie giuridiche impedendo che i partiti nazionali aderenti ai partiti politici europei ricevano a livello nazionale pagamenti provenienti da paesi terzi che vengono poi utilizzati come contributi per fondazioni e partiti politici europei; accoglie inoltre con favore i contatti operativi che l’APPF ha già instaurato con le istituzioni e le agenzie competenti dell’UE nonché con gli Stati membri per contrastare efficacemente i tentativi di utilizzo dei dati personali a fini elettorali; invita gli Stati membri a rafforzare ulteriormente la cooperazione con l’APPF rendendo disponibili e operativi punti di contatto specializzati presso le autorità competenti per la protezione dei dati e per la cibersicurezza elettorale;
  2. plaude alle iniziative intraprese in seno alla rete europea di cooperazione in materia elettorale, compresi i piani di resilienza comuni; invita la Commissione a coinvolgere appieno il Parlamento nelle attività della rete e dell’APPF; ritiene auspicabile l’istituzione di reti simili con i parlamenti nazionali degli Stati membri; ritiene inoltre che i parlamenti degli Stati membri e le autorità elettorali dovrebbero informare meglio il pubblico sui rischi di ingerenza nei processi elettorali nazionali; invita la Commissione a elaborare un codice di buone pratiche sui social media applicabile ai rappresentanti pubblici e alle autorità, volto a stabilire norme di condotta comuni, tenendo conto del fatto che i politici e i governi talvolta ricorrono alla disinformazione per fomentare un’ostilità ideologica;
  3. osserva che il Parlamento europeo ha elaborato una strategia per le elezioni europee del 2024 che include un approfondimento sulla prevenzione e sul contrasto della manipolazione delle informazioni prima delle elezioni, senza interferire nel dibattito politico o in unpiù ampio confronto sociale e nel pieno rispetto dell’indipendenza del mandato dei membri; sottolinea che tale strategia dovrebbe puntare sul potenziamento delle azioni già intraprese da parte del Parlamento, comprese quelle che coinvolgono la task force sulla disinformazione, e invita pertanto a stanziare le risorse necessarie per l’attuazione delle diverse misure;
  4. sottolinea l’estrema importanza di proteggere la sicurezza, la resilienza e l’affidabilità delle infrastrutture elettorali, tra cui i sistemi informatici, le macchine e le apparecchiature di voto, le reti e le procedure degli uffici elettorali, le banche dati di registrazione degli elettori e le strutture di archiviazione; sottolinea che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono sempre più diffuse nella gestione delle elezioni e nei processi democratici; prende atto che per rispondere efficacemente alle sfide elettorali emergenti gli organi di gestione delle elezioni devono adottare nuove modalità di lavoro che rafforzino la loro capacità di prevenire i rischi e dimostrare resilienza anche in un ambiente digitale complesso; chiede che gli Stati membri dell’UE e i governi locali dispongano di un insieme di servizi e strumenti per combattere la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; rileva che, quando si svolgono le elezioni, le schede elettorali cartacee dovrebbero avere una traccia cartacea verificabile ed essere soggette ad audit indipendenti che garantiscano l’accuratezza dei risultati; sottolinea il ruolo fondamentale dell’osservazione elettorale e degli osservatori elettorali indipendenti;

 

Finanziamento occulto di attività politiche da parte di attori e donatori stranieri

  1. ribadisce la propria preoccupazione in merito alle periodiche rivelazioni riguardanti gli ingenti finanziamenti stanziati dalla Russia a favore di partiti politici, esponenti politici ed ex politici e funzionari in diversi paesi democratici nel tentativo di interferire con i processi nazionali e acquisire influenza sugli stessi; esprime preoccupazione per i legami della Russia con diversi partiti politici ed esponenti politici nell’UE e per la sua ampia ingerenza nei movimenti secessionisti nei territori europei e nell’UE, come in Catalogna, dove le autorità competenti sono esortate a condurre un’indagine globale, e invita il Centro europeo di eccellenza per la lotta alle minacce ibride (Hybrid CoE) di Helsinki a condurre uno studio su questo caso specifico;
  2. osserva che la rete europea di cooperazione in materia elettorale sta procedendo alla mappatura dei finanziamenti stranieri negli Stati membri dell’UE e auspica di essere informato in merito a tali sforzi; chiede il divieto di finanziamenti esteri da parte di paesi al di fuori dell’UE; invita la rete a individuare norme comuni dell’UE per quanto riguarda l’organizzazione di campagne politiche e il finanziamento dei partiti politici, anche da parte di paesi terzi, in particolare norme che consentano di colmare le lacune evidenziate nella relazione della commissione speciale INGE 1 approvata il 9 marzo 2022 e che si applicherebbero alle legislazioni nazionali in materia elettorale in tutti gli Stati membri, compresi i meccanismi di applicazione; invita gli Stati membri ad affrontare con urgenza la questione delle donazioni di paesi terzi destinate ai partiti politici nazionali, al fine di colmare le lacune esistenti nelle rispettive legislazioni;
  3. prende atto dei negoziati legislativi in corso sullo statuto e il finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee; auspica che tali negoziati consolideranno il mandato dell’APPF, in particolare per garantire che le transazioni finanziarie in provenienza da paesi terzi e destinate al sistema politico dell’UE siano limitate, trasparenti e soggette a controlli più rigorosi e si traducano in un quadro aggiornato, che dovrebbe rafforzare il ruolo dei partiti politici dell’UE nel contesto democratico europeo e limitare l’ingerenza di potenze straniere; ribadisce la necessità di un approccio equilibrato e proporzionato per consentire ai partiti politici di paesi terzi affini, compresi i paesi membri del Consiglio d’Europa, purché siano dotati di pieni diritti di rappresentanza in seno a quest’ultimo, di partecipare attraverso l’adesione e contributi, rafforzando ulteriormente nel contempo la trasparenza dei finanziamenti e del processo decisionale e limitando al tempo stesso il rischio di ingerenze da parte di entità straniere non democratiche o Stati ad alto rischio;
  4. rammenta che l’APPF dovrebbe disporre delle risorse necessarie, in particolare dal punto di vista umano e informatico, per consentirle di svolgere i propri compiti attuali ed eventuali compiti futuri previsti dalla normativa, che potranno essere eseguiti efficacemente soltanto con sufficiente personale aggiuntivo;
  5. prende atto dell’attività legislativa in corso in materia di trasparenza e targeting della pubblicità politica; sottolinea l’importanza di questa proposta di regolamento, che porrà un freno alle tecniche poco trasparenti di pubblicità politica, e sottolinea la necessità che i colegislatori adottino tale proposta in tempo utile prima delle elezioni europee del 2024; ribadisce, a tale proposito, l’auspicio che sia vietato l’acquisto di annunci pubblicitari da parte di attori esterni all’UE e allo spazio economico europeo (SEE) e che siano garantite la trasparenza e la non discriminazione, mediante un’adeguata etichettatura, per quanto riguarda l’acquisto di messaggi di pubblicità politica online da parte di attori interni all’UE; pone in evidenza la necessità che i partiti politici europei possano condurre campagne online e in tutta l’UE in vista delle elezioni europee, limitando nel contempo il rischio di ingerenze straniere;

 

Cibersicurezza e resilienza nei confronti degli attacchi informatici connessi ai processi democratici

  1. è preoccupato per il grave aumento degli attacchi informatici, in particolare per il recente attacco distribuito di negazione del servizio (distributed denial-of-service, DDoS) contro il sito web del Parlamento europeo il 23 novembre 2022, rivendicato da un gruppo di hacker pro-Cremlino, e per il possibile hackeraggio di tre deputati al Parlamento europeo e di oltre 50 funzionari della Commissione attraverso il software Pegasus; chiede pertanto di rafforzare le capacità di resilienza e protezione delle istituzioni dell’UE nel settore digitale, in particolare in vista delle elezioni del Parlamento europeo;
  2. accoglie con favore l’accordo in merito alla direttiva NIS2 e ritiene che essa affronti la questione del coordinamento tra gli Stati membri; invita gli Stati membri a garantire una cooperazione rafforzata e a condividere le migliori pratiche in seno al gruppo di cooperazione NIS, in particolare per quanto concerne la sicurezza informatica durante le elezioni; chiede che le infrastrutture elettorali siano considerate infrastrutture critiche; reputa necessario adottare ulteriori misure legislative per proteggere efficacemente la sicurezza della catena di approvvigionamento europea delle TIC da fornitori rischiosi e per proteggerla dal furto di proprietà intellettuale per via informatica;
  3. accoglie con favore la proposta della Commissione di nuove norme per una cibersicurezza e una sicurezza delle informazioni comuni in seno alle istituzioni, agli organi e agenzie dell’UE; plaude, in linea con la relazione speciale della Corte dei conti europea del marzo 2022, alla creazione di un nuovo comitato per la cibersicurezza interistituzionale, al rafforzamento delle capacità di cibersicurezza e alla promozione di valutazioni periodiche della maturità e di una migliore “igiene informatica”; sottolinea l’esigenza di un coordinamento efficiente, puntuale e rigoroso tra le istituzioni, gli organi e le agenzie dell’UE attraverso le strutture esistenti, quali la squadra di pronto intervento informatico delle istituzioni, degli organi e delle agenzie europee (CERT-EU) e l’Agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza (ENISA); ritiene che tali strutture dovrebbero essere rafforzate e che debba essere garantito un migliore coordinamento; invita tali organi e agenzie e la Commissione a informare regolarmente il Parlamento in merito alle conclusioni e ai risultati futuri concernenti la sicurezza informatica e la sicurezza delle informazioni nell’UE; chiede che, nel momento in cui il presente regolamento entrerà in vigore e successivamente ogni anno, sia realizzato un audit completo sulla sicurezza informatica volto a determinare se le istituzioni, gli organi e le agenzie dell’UE hanno un controllo sufficiente sulla sicurezza dei propri sistemi e dispositivi TIC, compresa una valutazione dei rischi, delle vulnerabilità e delle minacce, sulla scorta di test di penetrazione, affidata a una terza parte esterna leader e verificata, tenendo conto dei requisiti delle istituzioni in materia di sicurezza delle informazioni; ritiene che i rischi e le vulnerabilità segnalati debbano essere mitigati nell’ambito degli aggiornamenti di cibersicurezza e che le raccomandazioni della valutazione dovrebbero essere attuate attraverso le rispettive politiche in materia di cibersicurezza;
  4. invita la Commissione e l’ENISA a procedere a una mappatura degli organismi, delle agenzie e delle altre organizzazioni europee esistenti e previsti che si occupano di sicurezza informatica e a proporre soluzioni per colmare potenziali lacune;
  5. si rivolge al Consiglio, alla Commissione e al SEAE affinché rafforzino i controlli informatici dei canali di comunicazione strategica (ad esempio i canali militari in tempo di guerra e le missioni PSDC);
  6. riconosce che, quando si parla di attacchi informatici, la prevenzione è necessaria ma non sufficiente; ritiene che una risposta accuratamente mirata sia fondamentale per contrastare gli attacchi informatici; è dell’avviso che l’UE dovrebbe affrontare gli attacchi informatici considerando i seguenti aspetti:
    1. la necessità di una migliore capacità di risposta e resilienza agli attacchi informatici;
    2. la necessità di flessibilità nelle situazioni critiche, rispettando lo Stato di diritto e i diritti fondamentali;
    3. la necessità di norme comuni per garantire il coordinamento efficiente; esorta pertanto gli Stati membri ad accelerare l’attuazione delle direttive CER e NIS2;
    4. la necessità di condividere le informazioni tra gli Stati membri e al loro interno, in particolare per quanto concerne le vulnerabilità di sicurezza, tenendo conto dell’esigenza di impedire la diffusione pubblica del livello di protezione critica;
    5. la necessità di effettuare ricerca e investimenti nelle nuove tecnologie suscettibili di accrescere la ciberresilienza;
    6. la necessità di coinvolgere attori quali le organizzazioni della società civile, il settore privato e altri partner in modo sicuro e sostenibile;
    7. invita pertanto gli Stati membri ad adottare un atteggiamento più proattivo e ad ampliare le loro capacità nel ciberspazio sulla base dei principi di “impegno persistente” e “difesa anticipata”, in stretto coordinamento con gli Stati membri e in consultazione con le pertinenti controparti dell’UE;

 

L’impatto delle ingerenze sui diritti delle minoranze e di altri gruppi vulnerabili

  1. ricorda che le ingerenze straniere sono spesso collegate a obiettivi politici contrari all’UE e ai suoi valori democratici, in quanto celano palesi violazioni dei diritti umani, limitano i diritti delle donne e delle comunità LGBTIQ+ e fomentano l’odio nei confronti delle minoranze, dei migranti e delle persone più vulnerabili;
  2. deplora la strumentalizzazione politica della questione migratoria e del suo uso nelle ingerenze e nelle campagne di disinformazione; chiede che sia garantita la gestione efficiente delle frontiere esterne dell’UE nel pieno rispetto dei diritti fondamentali;
  3. manifesta preoccupazione per il fatto che la comunità LGBTIQ+ continui a essere un bersaglio di ingerenze straniere e campagne di disinformazione; esprime altresì preoccupazione per la situazione della comunità LGBTIQ+ in diversi Stati membri, come la Slovacchia, l’Ungheria e la Polonia, e per la relativa disinformazione diffusa dai media di proprietà statale e dalle organizzazioni di estrema destra; deplora il fatto che la disinformazione e l’incitamento all’odio nei confronti delle persone LGBTIQ+ siano stati il motivo principale che ha portato all’omicidio di due giovani in Slovacchia nell’ottobre 2022; invita a sviluppare programmi a lungo termine a sostegno delle organizzazioni locali di base e delle iniziative dei cittadini per contribuire a sviluppare la resistenza della popolazione all’estremismo di destra;
  4. esprime preoccupazione per i tentativi della disinformazione russa di minare il sostegno della società europea ai rifugiati ucraini; invita le istituzioni, gli organi e le agenzie dell’UE e le autorità nazionali a monitorare e a smascherare la disinformazione russa sui rifugiati ucraini e sulla guerra in Ucraina;
  5. invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare i partenariati con le ONG e le organizzazioni internazionali che operano sul campo per monitorare il lavoro minorile e rallentare la diffusione della disinformazione in materia (ad esempio per quanto riguarda il coinvolgimento di minori nei conflitti armati);
  6. chiede nuovamente un sistema che faciliti la condivisione di materiale nelle lingue regionali e minoritarie; accoglie in tal senso con favore il sostegno della Commissione all’azione pilota denominata “Uguaglianza linguistica europea (ELE)”; reputa necessario adottare ulteriori provvedimenti per garantire una risposta efficace alle ingerenze ai danni delle minoranze; invita inoltre l’UE e gli Stati membri a predisporre una verifica dei fatti accessibile al fine di lottare contro la disinformazione e fornire accesso alle informazioni in tutti i formati possibili alle persone con disabilità;
  7. ribadisce la necessità di un’azione mirata, attraverso un quadro giuridico armonizzato dell’UE, contro la diffusione della disinformazione e dell’incitamento all’odio in relazione a questioni concernenti il genere, le persone LGBTIQ+, i rom, altre minoranze, gli immigrati, i rifugiati e le persone con disabilità, nonché le comunità religiose; ribadisce l’invito alla Commissione a elaborare e attuare strategie volte a ostacolare il finanziamento di gruppi, movimenti e individui anti-gender che diffondono attivamente la disinformazione o che prendono parte ad attività di manipolazione delle informazioni ai danni delle persone LGBTIQ+, dei diritti delle donne, delle minoranze, dei rifugiati, delle persone con disabilità e delle questioni che li riguardano, al fine di dividere la società;
  8. manifesta preoccupazione per il fatto che i diritti delle donne siano presi particolarmente di mira dalla disinformazione, in particolare dalla disinformazione in ambito sanitario, e dalle ingerenze straniere; chiede un’indagine completa sulle fonti di finanziamento delle campagne di disinformazione di genere; ribadisce il suo appello a creare sistemi di allarme rapido attraverso i quali sia possibile segnalare e individuare le campagne di disinformazione di genere;
  9. invita la Commissione e gli Stati membri a elaborare misure per rafforzare i media indipendenti in lingua russa facilmente accessibili alle comunità russofone; si appella inoltre alla Commissione e agli Stati membri affinché sostengano gli opinionisti indipendenti al fine di contrastare l’influenza della propaganda dei paesi terzi sulle minoranze in Europa;

 

Ingerenze attraverso attori globali tramite l’elite capture, le diaspore nazionali, le università e gli eventi culturali

  1. denuncia con la massima fermezza i presunti tentativi di paesi stranieri, tra cui il Qatar e il Marocco, di influenzare deputati, ex deputati e membri del personale del Parlamento europeo attraverso atti di corruzione, che costituiscono una grave ingerenza straniera nei processi democratici dell’UE; sottolinea la necessità di intensificare gli sforzi per migliorare la trasparenza e l’integrità delle istituzioni dell’UE e per combattere la corruzione, la manipolazione, l’influenza e le campagne di ingerenza; ribadisce l’invito ad aggiornare le norme in materia di trasparenza ed etica, mappando i finanziamenti stranieri destinati alle attività di lobbying associate all’UE, compreso il finanziamento delle organizzazioni senza scopo di lucro, e a regolamentare e monitorare adeguatamente i gruppi di amicizia; ribadisce la necessità di sospendere immediatamente tutti i lavori sui fascicoli legislativi relativi al Qatar e al Marocco, nonché di sospendere i titoli di accesso dei rappresentanti di interessi di entrambi i paesi, fino a quando le indagini giudiziarie non avranno fornito informazioni e chiarimenti pertinenti e non avranno stabilito quali fascicoli potrebbero essere stati compromessi in ragione di tale ingerenza straniera;
  2. accoglie con favore la proroga del mandato e il mandato aggiornato della commissione speciale ING2 e si attende che quest’ultima elabori una relazione incisiva che individui le carenze delle norme del Parlamento europeo in materia di trasparenza, etica, integrità e corruzione e presenti proposte di riforma per combattere efficacemente la corruzione e altri mezzi utilizzati da attori stranieri per influenzare i processi decisionali europei, tenendo presente che qualsiasi potenziale obbligo di divulgazione rafforzato dovrebbe essere ponderato con la necessità di proteggere determinati individui e gruppi vulnerabili;
  3. si rammarica del fatto che le raccomandazioni della relazione ING1 relative alla necessità di introdurre norme più rigorose in materia di trasparenza, mappare i finanziamenti stranieri destinati alle attività di lobbying associate all’UE e garantire che tali finanziamenti siano registrati in modo da consentire di identificare i finanziamenti provenienti da governi stranieri non siano ancora state attuate;
  4. rammenta gli impegni assunti dalla presidente della Commissione durante il discorso sullo stato dell’Unione in relazione alla necessità di aggiornare il quadro normativo dell’UE per la lotta alla corruzione; ritiene che tale aggiornamento dovrebbe riguardare in particolare l’elite capture da parte di soggetti stranieri, il fenomeno delle porte girevoli e il traffico d’influenza, in modo da impedire agli attori stranieri di interferire con il sistema politico dell’UE; invita altresì la Commissione a inasprire le sue norme per prevenire l’elite capture da parte di governi autocratici o ad alto rischio o di entità sotto il loro controllo, e ad affrontare la questione dell’elite capture nelle relazioni annuali sullo Stato di diritto; rammenta i suoi ripetuti appelli a istituire un nuovo regime di sanzioni permanente volto a colpire individui ed entità responsabili di corruzione su larga scala;
  5. prende atto della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 22 novembre 2022 nella causa C-37/2013[24], che invalida una disposizione della quinta direttiva antiriciclaggio[25], in base alla quale gli Stati membri dovevano garantire che le informazioni sulla proprietà effettiva delle imprese fossero sempre accessibili a qualsiasi membro del pubblico; sottolinea che i registri delle informazioni sulla titolarità effettiva sono uno strumento essenziale per le organizzazioni della società civile, i ricercatori, gli inquirenti e i giornalisti per individuare presunti casi di corruzione e interessi commerciali illeciti, e che la restrizione dell’accesso a tali registri limita fortemente il futuro monitoraggio da parte del pubblico della titolarità reale; ritiene che tale invalidamento limiti l’operato di un’ampia gamma di professionisti che lottano contro la corruzione e il riciclaggio di denaro; invita la Commissione a trovare modalità adeguate per garantire che le informazioni sulla titolarità effettiva delle imprese siano accessibili al pubblico; sollecita la Commissione a proporre misure nel quadro della direttiva antiriciclaggio al fine di limitare l’uso del denaro contante in modo da scoraggiare l’uso di denaro illegittimo e prevenire in tal modo la corruzione; si rammarica del fatto che alcuni Stati membri abbiano utilizzato tale sentenza come un pretesto per sospendere del tutto l’accesso ai registri;
  6. è dell’avviso che i dati sull’ingerenza straniera attraverso rappresentanti di interessi a livello dell’UE dovrebbero essere ampiamente disponibili e presentati in modo chiaro; accoglie con favore le modifiche introdotte in merito dall’accordo interistituzionale del 20 maggio 2021 su un registro per la trasparenza obbligatorio[26]; raccomanda, tuttavia, di inserire una sezione specifica sulle ingerenze straniere nel registro per la trasparenza dell’UE o di istituire un registro delle ingerenze straniere; ritiene che il registro per la trasparenza dell’UE debba includere un elenco di paesi ad alto rischio; raccomanda requisiti e incentivi più rigorosi per la registrazione delle potenze straniere; ritiene che siano necessari requisiti rafforzati in materia di registrazione e comunicazione per le organizzazioni della società civile, le società di consulenza, le agenzie, le fondazioni, i gruppi di riflessione e le società private che ricevono finanziamenti esteri;
  7. invita il segretariato del registro per la trasparenza dell’UE a bandire i soggetti aventi relazioni dirette o indirette con il governo russo, ai sensi della decisione del Consiglio del 3 giugno 2022 concernente misure restrittive in considerazione delle azioni della Russia che destabilizzano la situazione in Ucraina[27]; chiede che le stesse misure siano applicate alla Bielorussia;
  8. ribadisce la propria preoccupazione per i partenariati tra le università e soggetti cinesi, compresi gli Istituti Confucio, ma soprattutto le strutture di ricerca legate al complesso militare cinese, e per il rischio che tali partenariati possono comportare per la libertà accademica e la protezione della proprietà intellettuale; è preoccupato per le recenti conclusioni[28]in base alle quali un numero considerevole di ricercatori europei che si occupano di intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche, circuiti integrati, ricerca spaziale, ricerca sui nuovi materiali, neuroscienza e biotecnologia è direttamente finanziato dalla Repubblica popolare cinese; ribadisce l’invito alle autorità e agli istituti di ricerca degli Stati membri a rivedere tali partenariati e, laddove le presunte attività di spionaggio o ingerenza siano confermate, ad adottare misure volte a far rispettare e a salvaguardare la sovranità economica e politica dell’Europa, anche negando finanziamenti o revocando licenze agli istituti associati; ribadisce che la libertà accademica è un valore fondamentale di ogni società democratica; esorta gli Stati membri a utilizzare meglio i meccanismi esistenti al fine di proteggere le conoscenze scientifiche, industriali e tecniche e ad estenderli alle scienze umane e sociali; chiede maggiore trasparenza nel finanziamento delle attività di ricerca e nel sostegno finanziario che ricevono, in particolare attraverso l’istituzione di procedure di dovuta diligenza per valutare se il finanziamento estero dei progetti rappresenti una minaccia per la sicurezza;
  9. evidenzia che la Cina sta cercando di combinare la ricerca scientifica civile e quella militare nel quadro del programma di integrazione civile-militare; chiede l’immediata cessazione dell’attuale cooperazione con gli istituti di ricerca direttamente finanziati dalle forze armate cinesi o che hanno rapporti con esse, e che sia fatto il punto sulle conoscenze scientifiche di cui la Cina potrebbe essere venuta in possesso; accoglie con favore la pubblicazione, da parte della Commissione europea, degli orientamenti per contrastare le ingerenze straniere nel campo della ricerca e dell’innovazione, ma suggerisce che siano applicate misure proporzionate agli istituti accademici e di ricerca e che sia garantita una maggiore trasparenza nell’ambito dei partenariati con l’estero; esprime preoccupazione per la legge cinese sull’intelligence nazionale, che impone ai ricercatori cinesi presso le università occidentali di condividere le loro conoscenze con lo Stato, e per il ricorso della Cina allo spionaggio quale strumento per ottenere conoscenze al fine di portare avanti i suoi obiettivi economici e militari; chiede impegni obbligatori ai fini di una maggiore diligenza e conformità nella cooperazione accademica con le università e i ricercatori cinesi e che qualsiasi cooperazione con le università cinesi sia sottoposta a una valutazione completa dei rischi per la sicurezza;
  10. esprime preoccupazione per le attività in corso degli uffici di Russkiy Dom (Casa russa), finanziate dall’agenzia federale russa Rossotrudnichestvo, sanzionata dall’UE, i cui progetti fuorvianti diffondono disinformazione, propaganda e l’agenda del Cremlino tra la società civile dell’UE;
  11. accoglie con favore la pubblicazione, da parte della Commissione, di un pacchetto di strumenti dedicato alle modalità per attenuare le ingerenze straniere nel campo della ricerca e dell’innovazione, al fine di aiutare le università e le organizzazioni di ricerca europee a rilevare e prevenire le ingerenze straniere, rimanendo nel contempo aperte ai partenariati; invita la Commissione a includere gli istituti accademici e di ricerca nel pacchetto sulla difesa della democrazia; sollecita la Commissione e gli Stati membri a coordinare ulteriormente le azioni in questo settore, in particolare per rafforzare il ruolo dei responsabili delle questioni etiche e di sicurezza negli istituti di istruzione superiore; invita la Commissione a continuare a sviluppare orientamenti per una sicurezza della ricerca e delle conoscenze affidabile, al fine di sostenere l’integrità della collaborazione internazionale nel settore della ricerca con le organizzazioni europee; evidenzia il potenziale di un registro o di una banca dati di possibili agenti dormienti o stranieri di Stati ad alto rischio presenti presso università e organizzazioni di ricerca europee;
  12. esprime preoccupazione per le recenti segnalazioni riguardanti l’istituzione di stazioni di polizia cinesi nell’UE; invita gli Stati membri e le autorità dell’UE a indagare sulla presunta esistenza di tali stazioni di polizia e a intraprendere azioni coordinate nei confronti di qualsiasi attività illegale associata al dipartimento del lavoro del Fronte unito cinese in Europa; ribadisce che tali stazioni costituiscono una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati membri interessati e dell’Unione in generale e dovrebbero pertanto essere vietate; invita gli Stati membri a chiuderle immediatamente; condanna la pratica di minacciare le persone che vivono nell’Unione europea, in particolare la diaspora cinese e i gruppi politici dissidenti, nonché la detenzione dei loro familiari in Cina, al fine di costringere le persone che vivono all’estero a fare ritorno in Cina;
  13. esprime preoccupazione per le accuse di operazioni illegali di polizia sul suolo estero, che sfuggono alla cooperazione bilaterale ufficiale giudiziaria e di polizia; invita la Commissione a indagare sulle cosiddette stazioni di servizio della polizia cinese all’estero presenti nell’UE, che avrebbero convinto migliaia di sospetti latitanti a rientrare in Cina, e ad adottare gli opportuni provvedimenti al riguardo; chiede alle autorità cinesi e alle ambasciate cinesi negli Stati membri dell’UE di aderire alle procedure internazionali standard;
  14. denuncia i segnali di ingerenza e di persecuzione da parte della Turchia nei confronti di attivisti politici, leader dell’opposizione e minoranze all’interno dell’UE; condanna la nuova proposta di legge sulla disinformazione della Turchia, che rappresenta una minaccia per la libertà di parola nel paese;
  15. deplora la diffusione della disinformazione e l’uso oppressivo di Internet da parte del regime iraniano per nascondere le gravi violazioni dei diritti umani, la violenza contro i manifestanti e gli abusi di potere; è preoccupato per le ingerenze da parte di organizzazioni islamiche, con il sostegno di Stati stranieri;
  16. esprime preoccupazione per le sempre più frequenti attività di ingerenza da parte delle agenzie di intelligence di Stati stranieri autoritari nell’UE, in particolare a Bruxelles; ribadisce l’invito alle autorità nazionali a rivedere e aggiornare i propri quadri antispionaggio; accoglie con favore, a tale riguardo, l’annunciata modernizzazione del quadro antispionaggio da parte del governo belga e chiede un rafforzamento della capacità del Centro UE di situazione e di intelligence (INTCEN) in modo che possa svolgere il suo mandato di controspionaggio e approfondire la cooperazione con le autorità nazionali; invita le autorità competenti per l’immigrazione a essere più attente nel controllare il personale di imprese straniere, quali TASS e COSCO, provenienti da paesi ad alto rischio, al momento della richiesta del visto di lavoro; invita altresì le autorità competenti in materia di immigrazione a coordinarsi maggiormente tra loro in modo da rendere più difficili gli spostamenti dei funzionari di intelligence stranieri sotto falsa identità;
  17. esprime preoccupazione riguardo a una recente inchiesta del New York Times che accusa il Movimento imperiale russo, un gruppo suprematista, di aver organizzato una campagna d’invio di lettere-bomba a cittadini spagnoli di spicco alla fine del 2022, con l’aiuto del GRU, il servizio di intelligence militare russo; mette in guardia contro il rischio di spionaggio negli aeroporti francesi, come quelli di Strasburgo, Bordeaux, Brest, Quimper e Tolosa, che si affidano alla società cinese produttrice di apparecchiature Nuctech, legata al regime cinese e al suo complesso militare-industriale, per il controllo dei bagagli; sottolinea che Nuctech è presente in 26 dei 27 Stati membri dell’UE e ricorda che la Lituania, gli Stati Uniti e il Canada hanno bandito l’azienda dai loro appalti pubblici;
  18. invita i partiti politici dell’UE a elaborare una forte risposta alle campagne d’odio e vessatorie nei confronti dei deputati al Parlamento europeo; invita l’amministrazione del Parlamento a elaborare una procedura interistituzionale da attuare laddove vengano rilevate siffatte campagne nei confronti di rappresentanti eletti dell’UE;

 

Deterrenza, attribuzione delle responsabilità e contromisure collettive, comprese le sanzioni

  1. accoglie con favore le sanzioni a livello dell’UE e la capacità dei responsabili decisionali dell’UE di agire tempestivamente per limitare temporaneamente la diffusione di determinati canali di propaganda in seguito alla guerra di aggressione ingiustificata e illegale della Russia nei confronti dell’Ucraina e sottolinea la necessità di garantire un’attuazione coerente di dette sanzioni ed evitare che siano eluse; accoglie con favore l’allineamento di taluni paesi candidati e potenziali candidati all’adesione all’UE a tali misure; invita la Commissione a cooperare più strettamente con gli Stati membri per l’imposizione e l’attuazione di sanzioni; accoglie con favore la sentenza del Tribunale del 27 luglio 2022 nella causa T-125/22 RT France[29], con cui è stata respinta l’istanza di RT secondo cui il divieto di radiodiffusione sarebbe illegale, mantenendo pertanto il divieto di diffondere contenuti imposto a RT France; invita la Commissione e il Consiglio a includere le trasmissioni satellitari nel pacchetto di sanzioni contro la Russia, tra cui l’”agenzia di stampa” InfoRos affiliata al GRU, come affermato nella sua risoluzione del maggio 2022[30], e a includere tutti i propagandisti di spicco del Cremlino negli elenchi di persone oggetto di sanzioni dell’UE; si rammarica che tali canali siano ancora in grado di diffondere le loro narrazioni sotto falsi pseudonimi o attraverso altri canali nell’Unione europea; condanna in particolare con forza l’apertura di un ufficio di RT (precedentemente Russia Today) a Belgrado e il lancio del suo servizio di informazione online in serbo, il che permette a questo attore malintenzionato di diffondere la sua disinformazione in tutta la regione; esorta a tal proposito le autorità serbe ad allinearsi alla decisione del Consiglio sulla sospensione delle attività di radiodiffusione di Sputnik e RT;
  2. accoglie con favore la proposta di direttiva della Commissione relativa alla definizione dei reati e delle sanzioni per la violazione delle misure restrittive dell’Unione (COM(2022)0684) e invita la Commissione a valutare la possibilità di incaricare la Procura europea di garantire indagini e azioni penali coerenti e uniformi in relazione a tali reati in tutta l’UE; chiede che l’INTCEN dell’UE sia dotato di maggiori risorse per contribuire all’informazione sulle sanzioni dell’UE e all’applicazione di queste ultime, nonché per migliorare lo scambio di informazioni forensi e coordinare in modo più efficace la politica di attribuzione;
  3. esprime preoccupazione per le crescenti manipolazioni dei sistemi di identificazione automatica (AIS) effettuate allo scopo di compromettere i dati GPS e manipolare la posizione delle navi, consentendo ad alcuni attori di eludere le sanzioni; invita la Commissione a imporre protocolli di sicurezza AIS più severi e chiede di includere la tecnologia di spoofing degli AIS nel regime UE di controllo delle esportazioni a duplice uso;
  4. ribadisce l’invito a imporre costi a carico dei responsabili di ingerenze straniere sulla base di una solida capacità di attribuzione delle responsabilità; prende atto della riflessione in corso basata sulle conclusioni del Consiglio del giugno 2022 relative all’elaborazione di un insieme di strumenti per integrare il pacchetto di strumenti dell’UE contro le minacce ibride e il pacchetto di strumenti in ambito informatico, affrontando in particolare le attività che riguardano la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; osserva che il pacchetto di strumenti per la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri avrebbe dovuto essere introdotto nell’autunno 2022; è fermamente convinto che tale pacchetto dovrebbe includere un regime specifico di sanzioni per la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri e misure per rafforzare la capacità di attribuzione delle istituzioni europee e dei governi nazionali; osserva che tali misure dovrebbero includere orientamenti per le sanzioni nazionali contro la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri ed essere applicate dagli Stati membri in modo coordinato; invita gli Stati membri a discutere la possibilità di ricorrere alla votazione a maggioranza qualificata in sede di irrogazione di sanzioni nei confronti di Stati ad alto rischio; osserva che il valore aggiunto del pacchetto di strumenti contro le minacce ibride e della proposta di pacchetto di strumenti contro la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri, rispetto al pacchetto di strumenti in ambito informatico, risiederà nel raggiungimento di un accordo su norme di comportamento responsabile degli attori statali che offrono una migliore interpretazione di ciò che costituisce una violazione dei principi del diritto internazionale, quali la sovranità e la non ingerenza negli affari interni di uno Stato membro;
  5. ribadisce l’importanza della capacità dell’UE di difendersi dagli attacchi di disinformazione e di contrastare le ingerenze straniere; chiede, a tale proposito, che siano forniti finanziamenti sufficienti e siano colmate eventuali carenze sul piano degli investimenti e su quello normativo; invita gli Stati membri ad aggiornare, se necessario, i loro quadri giuridici per introdurre una base giuridica che sanzioni le ingerenze straniere da parte di paesi ad alto rischio; accoglie con favore l’introduzione di tale base giuridica nel progetto di codice penale belga, che consentirà una migliore protezione delle istituzioni europee sul suo territorio;
  6. invita gli Stati membri e la Commissione a valutare in che modo contrastare la disinformazione da parte di singoli attori all’interno dell’UE, come gli influencer sui social media o i politici che promuovono la disinformazione per conto di Stati ad alto rischio, ecc.; pone in evidenza la potenziale necessità di mettere a punto un regime di sanzioni nei confronti dei responsabili di manipolazione delle informazioni e ingerenze da parte di attori stranieri all’interno dell’UE;

 

 

Vicinato, cooperazione globale, multilateralismo

  1. manifesta preoccupazione per i tentativi della Russia di manipolare la narrazione riguardo alla sicurezza alimentare ed energetica globale, tentativi che sono stati ripresi da altri canali di comunicazione, tra cui perlopiù organi di informazione cinesi e, in alcuni casi, Al Jazeera, incolpando l’Occidente per l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari a causa delle sanzioni contro la Russia; sottolinea che tali narrazioni distorte hanno ottenuto una vasta eco, soprattutto nel Sud globale e in alcuni paesi candidati e potenziali candidati; rammenta che la Russia è l’unica responsabile della devastazione della produzione agricola e del commercio in Ucraina a causa della guerra di aggressione contro il paese; invita pertanto il SEAE ad adottare ulteriori misure per contrastare la diffusione di narrazioni distorte nel Sud globale promossa da Russia e Cina, anche rafforzando gli strumenti e le risorse a disposizione della divisione StratCom e delle missioni e operazioni PESC/PSDC e attraverso una maggiore cooperazione e un migliore coordinamento con gli Stati Uniti e con i partner che condividono i nostri stessi principi; ritiene che l’UE dovrebbe collaborare strettamente con l’Ucraina per contrastare le narrazioni distorte provenienti dalla Russia; invita pertanto le istituzioni dell’UE a fornire sostegno alle attività diplomatiche dell’Ucraina nel Sud globale; chiede una più stretta cooperazione con le organizzazioni regionali del Sud del mondo, come l’Unione africana e l’ASEAN, al fine di procedere allo scambio delle migliori pratiche per contrastare la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri;
  2. ricorda che molte campagne di manipolazione delle informazioni e buona parte della propaganda sponsorizzata dallo Stato hanno come bersaglio paesi che compiono scelte strategiche riguardo ai propri processi di riforma democratica e al proprio orientamento filoeuropeo; sottolinea l’importanza di una comunicazione proattiva, efficace e trasparente e chiede una collaborazione più stretta in materia di comunicazione strategica con le organizzazioni e i paesi partner per contrastare la manipolazione d