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Anna Cinzia BonfriscoRoma capitale d'Europa e del Mediterraneo

Al Parlamento europeo

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Europarlamentare LEGA, gruppo Identità e Democrazia, membro commissione Affari esteri (AFET), Bilanci (BUDG) e sottocommissione per la Sicurezza e la Difesa (SEDE);  membro Delegazione per le relazioni con Israele e con l’Assemblea parlamentare della NATO.

Al Senato della Repubblica italiana per quattro mandati, è stata eletta europarlamentare della IX legislatura nel 2019 nella circoscrizione  Italia centrale. Ha ottenuto 39.336 preferenze risultando terza degli eletti (Matteo Salvini escluso). A seguito di ciò, si è dimessa dal Senato.

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Con Matteo Salvini

Attività al Parlamento europeo

  • Mediterraneo
  • Medio Oriente
  • Indo-Pacifico
  • Difesa europea e terrorismo
  • Digitale
  • Solidarietà femminile
  • Benessere animale

Contributi alle discussioni in Aula

Relazione 2022 sull’Albania (discussione)

Martedì 11 luglio 2023 – Strasburgo

 

Signora Presidente, onorevoli colleghi, l’Unione europea e l’Albania hanno un destino comune e oggi riaffermiamo la volontà di integrazione di uno Stato amico e alleato, ma voglio cogliere questa occasione per sottolineare il contributo dell’Albania alla pace e alla stabilità internazionale, alla salvaguardia dello Stato di diritto tra le nazioni, alla salvaguardia del multilateralismo.

Attraverso il suo abile ambasciatore alle Nazioni Unite, in questi due anni di presenza nel Consiglio di Sicurezza ha affrontato nel più alto consesso del mondo del multilateralismo rivalità geopolitiche sempre più accentuate e instabili.

L’Albania ha dimostrato come un piccolo paese possa influenzare molto al di sopra del suo peso ed essere in prima linea sulle questioni che contano, contribuendo efficacemente a mantenere la bussola morale che la Russia ha perso ormai da tempo. Il suo contributo alla NATO è per noi sempre più prezioso.

L’importanza di questo volto più moderno dell’Albania è utile prima di tutto agli amici albanesi per costruire partenariati più forti e nuovi meccanismi di cooperazione nella regione dei Balcani, in Europa e nel mondo.

L’Europa ha bisogno dei Balcani e i Balcani hanno bisogno dell’Europa.

L’Italia ha nella sua fratellanza storica con l’Albania il compito di sostenere sempre di più il processo virtuoso di due paesi che condividono un mare.

Grazie a Lei, Commissario Várhelyi, e grazie alla relatrice Santos per il lavoro che fate e che farete.

Conseguenze umanitarie e ambientali della distruzione della diga di Nova Kakhovka – Ricostruzione sostenibile e integrazione dell’Ucraina nella comunità euroatlantica (discussione)

Martedì 13 giugno 2023 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, signor Commissario, questo è un momento senza precedenti per la sicurezza euroatlantica, una sicurezza che non ci può essere senza un Artico sicuro, un Mar Baltico sicuro, un Mar Nero sicuro, l’intero Mediterraneo allargato sicuro e un’Africa sicura. Ma la Russia ha invaso uno Stato sovrano euroatlantico, sconvolgendo molti aspetti della nostra sicurezza.

Nell’infliggere questa devastazione, la Russia ha un complice compiacente e molto potente: la Cina. In questo ambiente geopolitico rimaniamo impegnati a sostenere i bisogni urgenti dell’Ucraina e aumentare le sue capacità di combattimento a lungo termine.

Cari amici ucraini, non potendo vincere sul campo di battaglia, i russi hanno cercato di far morire di freddo nell’inverno la popolazione civile, di portare morte e distruzione ovunque con piogge di missili e ora cercano di affossarci economicamente, danneggiando immensamente le capacità produttive agricole. Ma la vostra resilienza, il coraggio e la determinazione nel difenderci tutti, ancora una volta ci impressiona, ci commuove e ci dà il coraggio e la convinzione di stare al vostro fianco fino alla fine, per mettere fine a ogni forma di violenza e di crimini contro l’umanità. E quella diga non versa solo acqua, ma tutte le lacrime del mondo civile.

Le relazioni UE-Balcani occidentali alla luce del nuovo pacchetto sull’allargamento (discussione)

Mercoledì 19 ottobre 2022 – Strasburgo

 

Signora Presidente, signor Commissario Várhelyi, onorevoli colleghi, sin dalla firma del trattato di Roma, l’Unione europea si è dimostrata una comunità di intenti e di valori condivisi, un faro di democrazia e di Stato di diritto. Promuovendo la pace, i nostri Stati sono diventati più forti insieme.

L’allargamento è oggi un obiettivo essenziale per rafforzare l’Unione e promuovere più pace e più stabilità, prosperità e sicurezza. Sebbene allinearsi alla politica estera e di sicurezza comune non sia un criterio formale per i negoziati di allargamento, oggi però ne comprendiamo la vitale importanza e l’impatto nel presente contesto geopolitico in ordine alle relazioni internazionali, a partire dal grande valore aggiunto costituito dalla nostra partecipazione alla NATO.

Coscienti dei continui tentativi della Russia di attirare nella sua zona di influenza i paesi dell’area, ribadiamo come i Balcani occidentali rimangano la priorità strategica dell’Unione europea e dei suoi Stati membri. Intensifichiamo i nostri sforzi per offrire ai Balcani occidentali la piena partecipazione ai nostri piani economici, energetici e di salute e cerchiamo anche di migliorare da un punto di vista infrastrutturale le connessioni possibili.

L’attuale situazione globale è riflessa nel pacchetto allargamento di quest’anno, che vede sostanzialmente ampliata l’analisi sul posizionamento internazionale dei diversi paesi coinvolti.

Grazie a Lei, Commissario Várhelyi, per il lavoro che sta svolgendo insieme alla Commissione, all’Alto rappresentante, al rappresentante speciale per il dialogo facilitato Belgrado-Pristina, continui con la determinazione che La caratterizza, con il Suo lavoro rafforzi l’Europa e la prospettiva di libertà e democrazia per quei paesi che devono poter diventare sempre più affini.

Relazione 2021 della Commissione sulla Macedonia del Nord (discussione)

Mercoledì 18 maggio 2022 – Bruxelles

Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie al relatore per il suo lavoro. La Macedonia del Nord conferma di porsi nella tradizione liberale e democratica dell’Unione europea e della NATO, di cui è membro dal 2020, un membro attivo. Inoltre, si allinea alla linea politica estera e di sicurezza e di difesa europea anche contro l’aggressione ingiustificata e illegale russa, avendo deciso di inviare equipaggiamento militare per sostenere l’esercito ucraino nella lotta in favore della libertà e dello Stato di diritto.

Auspichiamo fortemente la continuazione del dialogo bilaterale con la Bulgaria, così da favorire finalmente il processo di riforme nazionali necessarie per una piena collaborazione nella cornice europea, soprattutto per la questione delle minoranze. È questo il momento storico per dimostrare la comune volontà di convergenza verso un’unica, grande e forte famiglia europea, portatrice di valori di libertà e democrazia.

La Macedonia del Nord rappresenta un investimento geostrategico a favore della pace, della stabilità e della crescita dell’intero continente europeo; l’Europa sia all’altezza di questa missione.

Relazione 2021 della Commissione sull’Albania (discussione)

Mercoledì 18 maggio 2022 – Bruxelles

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, io sono d’accordo con la Presidente Roberta Metsola sul fatto che l’Unione europea debba pensare a modi per accelerare il processo di allargamento nei Balcani occidentali, perché la stabilità nell’immediato vicinato significa la stabilità nell’Unione. E di fronte a questo nuovo contesto geopolitico dobbiamo chiaramente trovare un modo per pensare alla nostra Europa e alla sua unità, senza indebolirla da dentro.

Come parlamentare europea italiana ribadisco il forte sostegno al cammino europeo dell’Albania, che è già tracciato e non può essere rallentato, e insieme a questo Parlamento riconosco lo sforzo di riforma e di convergenza dell’Albania per diventare una democrazia compiuta, pluralista e giusta, capace di rafforzare il proprio ruolo regionale, internazionale, all’interno della NATO e nell’allineamento alla politica estera e di sicurezza e di difesa europea, che nella reazione contro l’aggressione russa abbiamo potuto constatare.

Lo Stato di diritto, uno dei valori fondamentali dell’Unione e conditio sine qua non per la tutela di tutti gli altri valori fondamentali dell’Unione, deve realizzarsi nella sua pienezza in Albania, così da voltar pagina per sempre col passato. Il popolo albanese vuole l’Europa nel suo futuro, l’Europa faccia la sua parte.

25° anniversario del processo di Barcellona e del vicinato meridionale (discussione)

Martedì 15 dicembre 2020 – Bruxelles

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie Alto rappresentante presentante per la sua dichiarazione introduttiva, oggi celebriamo un’altra tappa storica dell’Europa per il Mediterraneo, fatta di luci e di ombre, signor Borrell.

Come Lei pensa a Barcellona, sede dell’Unione per il Mediterraneo, io penso ai trattati di Roma del 1957, considerati l’atto di nascita della famiglia europea e penso quindi a quel filo rosso che unisce Roma e Barcellona come capitali d’Europa e del Mediterraneo.

Insieme quindi vogliamo pianificare un futuro più sostenibile e giusto, lungo le strade del rispetto dell’ambiente, dello sviluppo, della cultura, della modernità e tutto ciò dobbiamo poterlo fare lavorando sul rafforzamento della governanceeconomica e capace di attrarre importanti investimenti privati, ma ci sono anche le ombre, signor Borrell.

Chiediamo che in modo sincrono, azioni comuni contro la tratta di esseri umani si possano sviluppare contro la criminalità organizzata, il terrorismo e l’immigrazione irregolare, sia dalle aree di origine che di transito, perché il perdurare di queste tendenze impedirà sempre alla regione di progredire e costringerà i cittadini europei a pagare un prezzo troppo alto. E prima ancora viene la dignità umana che noi troviamo all’inizio e alla fine di ogni vita di ogni singolo individuo.

E tuttavia molti paesi di quest’area non sono così inclini a rispettare in nome della ragione di Stato la dignità umana. Questo è l’appello più importante che noi possiamo fare oggi mentre celebriamo Barcellona, rinviando a un futuro dove insieme saremo protagonisti del rispetto, delle libertà e della dignità umana.

Valutazione della proposta della Commissione sulla revisione della metodologia di allargamento (discussione)

Lunedì 10 febbraio 2020 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, egregio Commissario, è lodevole l’offerta politica della Commissione ai Balcani occidentali, ma converrà anche una dichiarazione di fallimento delle azioni pregresse, cioè l’assenza di riforme di questi Stati nell’ambito dello Stato di diritto, unica salvaguardia della democrazia.

Infatti, disoccupazione, deficit economico, squilibri interni ed esterni espongono la regione a shock economici avversi. Ma lo Stato di diritto è solo un parametro o è piuttosto un enunciato garante della stabilità dell’inclusione e della convivenza in un sistema allargato tra di noi? È sufficiente per le particolarità dell’Albania? In guerra con sé stessa, tra corruzione, laicità e cultura democratica inesistenti, organizzazioni criminali sofisticate, divari oggi incolmabili.

Colleghi ed egregio Commissario, la Commissione si ostina a proporre un metodo ma non riesce ad affrontare il merito delle questioni. Proprio il metodo era il motivo apparente per cui le trattative con Albania e Nord Macedonia sono state interrotte pochi mesi fa, ma sappiamo tutti che a preoccupare erano le prospettive future dell’ingresso di questi Stati. In tutto questo, nella proposta della Commissione, la problematica della sicurezza infatti è solo accennata, a fronte di un mandato chiaro che i cittadini europei ci hanno dato a proteggere e difendere quest’Europa.

Per concludere, ritengo insufficiente, signor Commissario, sostenere la mera promozione delle riforme, perché l’Unione europea non potrà trovarsi ad affrontare in corso d’opera le molte incertezze dei Balcani occidentali. Piuttosto deve essere garantita con certezza l’irreversibilità dello Stato di diritto come cardine del processo di allargamento.

Attività di trivellazione della Turchia nelle acque dell’Unione nel Mediterraneo orientale (discussione)

Mercoledì 13 novembre 2019 – Bruxelles

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, proprio oggi abbiamo celebrato i trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, principalmente grazie alla forte volontà della Germania di allora. Ciò dimostra che quando si vuole nessun muro è troppo alto per essere abbattuto.

Purtroppo, invece, da oltre trent’anni il muro che divide Cipro dentro l’Unione europea dimostra che l’Unione europea è ostaggio della Turchia. La Turchia sa bene che l’Unione europea è geopoliticamente debole, divisa al suo interno e che il soft power europeo non convince più nessuno e, soprattutto, non fa proprio paura a nessuno.

La sproporzione che emerge tra le azioni turche, siano esse le trivellazioni illegali o l’invasione del nord della Siria, e le risposte europee, fatte per paragrafi di condanna nei quali il Consiglio europeo, lo ha ricordato benissimo la presidente Loiseau prima, si rammarica, si lamenta, invita, auspica, dimostra che il progetto europeo è strategicamente inadeguato, sia su scala regionale che globale e che la nostra risposta è troppo debole.

Occorre, quindi, che qualcuno faccia qualcosa. Donne e uomini coraggiosi guardino in faccia la realtà.

Apertura dei negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania (discussione)

Mercoledì 23 ottobre 2019 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, certamente è forte l’interesse dell’Unione europea a espandere le relazioni con i paesi dei Balcani occidentali, ma siamo tutti consapevoli delle profonde cicatrici che segnano quest’area e che minacciano l’Unione europea: un’influenza cinese e russa; la presenza di grandi organizzazioni criminali e di potenziale terrorismo; politiche di stampo oligarchico; cittadini con doppio passaporto turco; più del 50 % di mussulmani in Albania e Bosnia, 28% in Nord Macedonia e il 95% in Kosovo.

Tutto questo rende evidente che lo strumento dell’allargamento e dell’adesione, come accaduto per la Turchia, versa in una profonda crisi. Forse, commissario Hahn, una buona politica commerciale europea ci eviterebbe l’impasse e il disaccordo fra Stati membri, per l’ennesima volta ognuno con una propria politica estera.

Un’Europa che ambisca a una propria autonomia strategica ha nella relazione con i Balcani occidentali il suo banco di prova. Cerchiamo questa volta di non deludere i cittadini europei e pensiamo soprattutto a loro.

Relazioni in quanto relatore ombra

RELAZIONE sulla relazione 2022 della Commissione sull’Albania

31.5.2023 – (2022/2199(INI))

Il Parlamento europeo,

  • visto l’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Albania, dall’altra[1],
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 19 e 20 giugno 2003 e l’agenda di Salonicco per i Balcani occidentali,
  • vista la domanda di adesione all’Unione europea presentata dall’Albania il 28 aprile 2009,
  • vista la comunicazione della Commissione, del 9 novembre 2010, dal titolo “Parere della Commissione sulla domanda di adesione dell’Albania all’Unione europea” (COM(2010)0680),
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno 2014, compresa la decisione di concedere all’Albania lo status di paese candidato all’adesione all’UE,
  • vista la decisione di avviare i negoziati di adesione con l’Albania, adottata dal Consiglio il 25 marzo 2020,
  • visti gli esiti della prima conferenza intergovernativa con l’Albania del 19 luglio 2022, in particolare l’apertura dei negoziati di adesione con l’Albania,
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno 2018 e del 17 e 18 ottobre 2019,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 18 giugno 2019, del 25 marzo 2020, del 14 dicembre 2021 e del 13 dicembre 2022 sull’allargamento e sul processo di stabilizzazione e di associazione,
  • visti gli esiti del processo di Berlino, avviato il 28 agosto 2014,
  • vista la comunicazione della Commissione del 5 febbraio 2020, dal titolo “Rafforzare il processo di adesione – Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali” (COM(2020)0057),
  • vista la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2020, dal titolo “Un piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali” (COM(2020)0641),
  • viste la dichiarazione sul mercato regionale comune del 9 novembre 2020 e la dichiarazione sull’agenda verde per i Balcani occidentali del vertice di Sofia del 10 novembre 2020,
  • visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione, del 6 ottobre 2020, dal titolo “Guidelines for the Implementation of the Green Agenda for the Western Balkans” (Orientamenti per l’attuazione dell’agenda verde per i Balcani occidentali) (SWD(2020)0223),
  • viste le dichiarazioni dei vertici UE-Balcani occidentali, che si sono svolti a Sofia il 17 maggio 2018, a Zagabria il 6 maggio 2020, a Brdo pri Kranju il 6 ottobre 2021 e a Tirana il 6 dicembre 2022,
  • visto il regolamento (UE) 2021/1529 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 settembre 2021, che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA III)[2],
  • vista la comunicazione della Commissione del 12 ottobre 2022 dal titolo “Comunicazione 2022 sulla politica di allargamento dell’UE” (COM(2022)0528),
  • visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione, del 12 ottobre 2022, intitolato “Albania 2022 Report” (Relazione 2022 sull’Albania) (SWD(2022)0332),
  • visto lo studio del Consiglio d’Europa del novembre 2021 dal titolo “Beyond Definitions: a call for action against hate speech in Albania — a comprehensive study” (Al di là delle definizioni: un invito ad agire contro i discorsi d’odio in Albania – uno studio completo),
  • visto il parere della Commissione di Venezia del 14 dicembre 2021 sull’estensione della durata del mandato degli organismi di transizione competenti per la rivalutazione di giudici e procuratori,
  • vista la relazione finale dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell’OSCE, del 26 luglio 2021, dal titolo “Republic of Albania – Parliamentary Elections, 25 April 2021 – ODIHR Limited Election Observation Mission Final Report” (Repubblica d’Albania – Elezioni parlamentari, 25 aprile 2021 – Relazione finale della missione di osservazione elettorale limitata dell’ODIHR),
  • visto il parere congiunto della Commissione di Venezia e dell’OSCE/ODIHR dell’11 dicembre 2020 sugli emendamenti alla Costituzione albanese del 30 luglio 2020 e alla legge elettorale del 5 ottobre 2020,
  • visti tutti gli altri pareri della Commissione di Venezia sull’Albania,
  • visti la dichiarazione sulla sicurezza energetica e la transizione verde nei Balcani occidentali e gli accordi sulla libera circolazione e il riconoscimento delle qualifiche professionali e di istruzione superiore del nono vertice del processo di Berlino per i Balcani occidentali del 3 novembre 2022,
  • viste la relazione speciale 01/2022 della Corte dei conti europea, del 10 gennaio 2022, dal titolo “Sostegno dell’UE allo Stato di diritto nei Balcani occidentali: nonostante gli sforzi, permangono problemi fondamentali”,
  • visto l’accordo di lavoro del 4 luglio 2022 sulla cooperazione tra la Procura europea (EPPO) e l’ufficio del Procuratore generale dell’Albania,
  • vista la comunicazione della Commissione, del 14 aprile 2021, dal titolo “Strategia dell’UE per la lotta alla criminalità organizzata 2021-2025” (COM(2021)0170),
  • vista la comunicazione della Commissione del 24 luglio 2020 dal titolo “Piano d’azione 2020-2025 dell’UE sul traffico di armi da fuoco” (COM(2020)0608),
  • visto l’indice di percezione della corruzione (CPI) di Transparency International del 2022 che colloca l’Albania al 101° posto su 180 paesi,
  • visto l’indice sulla libertà di stampa nel mondo di Reporter senza frontiere relativo al 2022, che colloca l’Albania al 103° posto su 180 paesi,
  • vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2019 sull’avvio di negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania[3],
  • vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2021 sulla cooperazione in materia di contrasto alla criminalità organizzata nei Balcani occidentali[4],
  • vista la sua risoluzione del 9 marzo 2022 sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione[5],
  • vista la sua raccomandazione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 23 novembre 2022, concernente la nuova strategia dell’UE in materia di allargamento[6],
  • viste le sue precedenti risoluzioni sull’Albania,
  • vista la dichiarazione comune del secondo vertice Parlamento europeo-presidenti dei parlamenti dei Balcani occidentali del 28 giugno 2021,
  • visto l’articolo 54 del regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0204/2023),
  1. considerando che un allargamento basato su norme e valori è storicamente lo strumento più efficace della politica estera dell’UE e un investimento geostrategico nella pace, nella democrazia, nella stabilità e nella sicurezza a lungo termine in tutto il continente;
  2. considerando che l’integrazione europea contribuisce alla promozione dei valori fondamentali di rispetto della democrazia, dei diritti umani, dello Stato di diritto e della libertà di espressione; che incoraggia riforme fondamentali e stimola la crescita economica e la cooperazione regionale;
  3. considerando che i ripetuti ritardi nel processo di adesione rischiano di compromettere il sostegno dei cittadini all’adesione all’UE;
  4. considerando che ogni paese dovrebbe essere valutato in base ai propri meriti e che il processo di adesione basato sulle condizionalità non dovrebbe essere utilizzato impropriamente per risolvere controversie bilaterali;
  5. considerando che l’UE è una comunità caratterizzata dalla diversità culturale e linguistica, basata sulla solidarietà e sul rispetto reciproco tra i suoi popoli;
  6. considerando che le ingerenze straniere ostili dirette e indirette e la disinformazione hanno lo scopo di seminare discordia, provocare tensioni e violenza e destabilizzare l’intera regione;
  7. considerando che il futuro dell’Albania e dei suoi cittadini è nell’Unione europea;
  8. considerando che la prospettiva che l’Albania diventi uno Stato membro sulla base del merito è nello stesso interesse politico, economico e di sicurezza dell’UE;
  9. considerando che l’UE rimane pienamente impegnata a sostenere la scelta strategica dell’Albania verso l’adesione all’UE, che rappresenta le aspirazioni dei cittadini albanesi alla democrazia e alla prosperità;
  10. considerando che l’Albania è un partner di politica estera affidabile, anche grazie al suo impegno attivo in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e alla NATO; che il paese rimane un importante alleato geopolitico e un partner affidabile, grazie ai suoi sforzi volti a far progredire la cooperazione regionale e le relazioni di buon vicinato;
  11. considerando che la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina ha messo in evidenza l’importanza cruciale dell’allargamento dell’UE per garantire la sicurezza e la stabilità nel nostro continente; che ha messo in luce la necessità di aumentare la resilienza alla guerra ibrida e alle ingerenze straniere ostili con i processi democratici, parallelamente alla necessità di rafforzare le capacità di cibersicurezza e ciberdifesa e di contrastare lo spionaggio e la disinformazione;
  12. considerando che il mutevole contesto geopolitico ha dato un nuovo impulso all’allargamento;
  13. considerando che l’Albania dovrebbe continuare a concentrarsi sul programma di riforme dell’UE;
  14. considerando che la trasformazione democratica, lo Stato di diritto, i diritti fondamentali e l’adesione alle norme, ai valori e agli standard dell’UE svolgono un ruolo centrale nel processo di adesione all’UE e costituiscono un parametro di riferimento fondamentale per valutare i progressi verso l’adesione all’UE; che ciascun paese in via di adesione dovrebbe dimostrare risultati solidi e irreversibili per quanto riguarda la resilienza democratica e la trasformazione socioeconomica;
  15. considerando che la protezione e l’inclusione delle persone appartenenti a minoranze e gruppi vulnerabili è fondamentale per gli aspiranti Stati membri dell’UE;
  16. considerando che l’Albania deve ancora allineare pienamente il proprio quadro elettorale alle raccomandazioni dell’OSCE/ODIHR e della Commissione di Venezia;
  17. considerando che relazioni di buon vicinato e una cooperazione regionale inclusiva sono indispensabili per il successo dell’integrazione nell’UE;
  18. considerando che la lotta contro la corruzione ad alto livello, le ingerenze straniere ostili, il riciclaggio di denaro e la criminalità organizzata è una questione di sicurezza europea; che affrontare tali questioni è fondamentale per l’Albania e gli altri paesi dell’allargamento per progredire verso l’adesione all’UE, in quanto sottolinea il nesso tra sicurezza interna ed esterna;
  19. considerando che l’UE rimane di gran lunga il principale partner politico, commerciale e di investimento dell’Albania e di tutti i Balcani occidentali; che l’UE rimane il principale fornitore di assistenza finanziaria alla regione; che ha mobilitato un sostegno aggiuntivo trasversale senza precedenti a seguito della pandemia e della brutale aggressione della Russia contro l’Ucraina;
  20. considerando che l’Albania è stata pesantemente colpita dalla disinformazione russa e da altri attacchi ibridi; che dovrebbe rafforzare la protezione delle sue infrastrutture critiche, la sicurezza informatica, le sue misure per contrastare la disinformazione e la transizione energetica;
  21. considerando che le campagne di disinformazione e di diffusione di notizie false organizzate da terzi mirano a sminuire l’UE e a presentarla come un partner inaffidabile;
  22. considerando che dal 2010 i cittadini albanesi sono esenti dall’obbligo del visto per i viaggi nell’area Schengen e dal 2015 possono partecipare agli scambi studenteschi, accademici e giovanili nell’ambito del programma Erasmus+;
  23. considerando che l’avvio dei negoziati di adesione è un chiaro riconoscimento dei progressi dell’Albania; che segna una nuova fase nelle relazioni UE-Albania e richiede un impegno unitario per prepararsi all’adesione all’UE;

 

Impegno a favore dell’adesione all’UE

  1. accoglie con favore il fermo, costante e strategico impegno dell’Albania a favore dell’integrazione nell’UE, che riflette il consenso tra i partiti politici e il sostegno schiacciante dei cittadini;
  2. elogia la sua solidarietà, la sua dedizione a buone relazioni di vicinato e alla cooperazione regionale, il suo allineamento pieno e coerente alla politica estera e di sicurezza dell’UE e la promozione dell’ordine internazionale basato su regole, compresa la sua risposta inequivocabile alla guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, dimostrata dall’adozione delle misure restrittive dell’UE contro la Russia e la Bielorussia; elogia l’impegno dell’Albania a sostegno del multilateralismo nel suo ruolo di membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
  3. accoglie con favore l’avvio dei negoziati di adesione con l’Albania; ribadisce che ciascun paese dell’allargamento dovrebbe essere valutato in base ai suoi meriti e che il ritmo dell’adesione dovrebbe essere determinato dai progressi compiuti nel buon funzionamento delle istituzioni democratiche e basarsi sullo Stato di diritto, sulla buona governance e sui diritti fondamentali;
  4. accoglie con favore il fatto che il governo albanese abbia continuato a concentrarsi sulle riforme connesse all’UE e abbia rafforzato la sua struttura di coordinamento per l’integrazione europea e il ruolo del suo parlamento nel processo di integrazione nell’UE modificando la legislazione pertinente; sottolinea che il governo deve portare avanti ulteriormente il programma di riforme dell’UE in cooperazione con l’opposizione e tutti i segmenti della società, anche attraverso il Consiglio nazionale per l’integrazione europea e il Consiglio nazionale per la società civile;
  5. sottolinea la necessità che il governo albanese e l’UE rafforzino la trasparenza, la responsabilità e l’inclusività del processo di adesione, compresa la sua dimensione parlamentare, garantendo la partecipazione inclusiva e la fiducia dei cittadini e integrando la società civile e i media nella governance democratica e nel dialogo politico; sottolinea l’importanza del loro effettivo coinvolgimento nel processo di integrazione dell’UE e in altri meccanismi consultivi, in qualità di partner legittimi nel processo;
  6. esorta il governo albanese a intensificare gli sforzi per migliorare il funzionamento dello Stato di diritto e del sistema giudiziario, contrastare la corruzione e la criminalità organizzata, garantire la libertà dei media, responsabilizzare la società civile, garantire i diritti fondamentali e i diritti delle minoranze, compresa la comunità LGBTIQ+, e rafforzare la sua cooperazione con le istituzioni dell’UE;
  7. incoraggia i responsabili politici albanesi ad accelerare le riforme che hanno consentito la prima conferenza intergovernativa attesa da tempo e un inizio positivo del processo di screening e a dimostrare progressi costanti e visibili nel garantire la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali, assicurando nel contempo un allineamento coerente alle politiche dell’UE;
  8. esorta i decisori a lavorare insieme per soddisfare i criteri di adesione entro e non oltre il 2030; ricorda che, durante i negoziati di adesione, i paesi candidati devono sottoporsi a trasformazioni significative per soddisfare i criteri di adesione;
  9. esprime preoccupazione per i ritardi ingiustificati da parte dell’UE nel processo di adesione, che compromettono la credibilità dell’UE, l’impegno dei paesi dei Balcani occidentali e il sostegno pubblico all’adesione all’UE;
  10. incoraggia la Commissione ad accelerare il sostegno trasversale fornito per allineare i paesi dell’allargamento alle politiche economiche e sociali dell’UE e in materia di mercato unico, energia e trasporti, istruzione, digitalizzazione, ricerca e innovazione, agricoltura e sviluppo rurale, giustizia e affari interni, protezione civile, affari esteri, sicurezza e difesa, compresa la sicurezza informatica;

 

Democrazia e Stato di diritto

  1. ricorda che lo Stato di diritto e l’integrità istituzionale sono la colonna portante della trasformazione democratica, della resilienza sociale e della coesione socioeconomica;
  2. elogia i progressi e l’impegno dell’Albania nel completare la messa in atto della sua riforma globale della giustizia, che rafforzerà l’indipendenza, la trasparenza, l’efficienza e la responsabilità del sistema giudiziario albanese, e la fiducia che i cittadini ripongono in esso;
  3. incoraggia il paese a intensificare le iniziative volte a completare il processo di rivalutazione (vetting) di giudici e procuratori, e a mitigarne gli effetti collaterali, in particolare coprendo i posti vacanti, riducendo l’arretrato giudiziario e migliorando l’efficienza dei tribunali nell’ambito della nuova mappa giudiziaria, garantendo nel contempo l’accesso universale alla giustizia attraverso misure trasversali e prendendo in considerazione le condizioni socioeconomiche dei gruppi vulnerabili;
  4. invita il governo albanese a migliorare la capacità operativa del sistema giudiziario, compresi l’Alta corte, l’Alto ispettore della giustizia e la Scuola dei magistrati, al fine di soddisfare la domanda di giudici qualificati per far fronte al notevole arretrato giudiziario; ricorda la necessità di meccanismi efficaci che consentano di prevenire e di perseguire la corruzione e qualsiasi condotta criminale nel settore giudiziario attraverso istituzioni giudiziarie e di governance responsabili, indipendenti e pienamente operative;
  5. deplora il perdurante confronto politico, le azioni destabilizzanti e la retorica incendiaria di politici e funzionari di alto livello, come anche le violazioni del regolamento parlamentare; esprime preoccupazione dinanzi alla riduzione dello spazio riservato al ruolo di controllo parlamentare dell’opposizione, compreso il rifiuto delle commissioni parlamentari d’inchiesta; sottolinea una responsabilità politica e sociale comune per le riforme; esorta gli attori politici a intensificare il loro impegno a favore del dialogo e a rafforzare le istituzioni e le procedure democratiche attraverso un impegno interpartitico e intrapartitico costruttivo, il rispetto reciproco, consultazioni inclusive con la società civile e un processo decisionale trasparente; sottolinea l’importanza di edificare una cultura parlamentare costruttiva promuovendo il consenso fra tutti gli attori politici e sostenendo i diritti e le responsabilità dell’opposizione;
  6. ricorda la necessità di rafforzare le capacità di controllo parlamentare e di migliorare la governance e il pluralismo, anche attraverso una maggiore digitalizzazione e trasparenza;
  7. si rammarica del fatto che i principali partiti politici non siano riusciti a raggiungere un accordo sulla riforma elettorale; invita le autorità albanesi ad affrontare con urgenza le modifiche in sospeso al quadro elettorale e di finanziamento dei partiti ben prima delle elezioni parlamentari del 2025, in linea con le raccomandazioni dell’OSCE/ODIHR e della Commissione di Venezia; invita le autorità a garantire la libertà di associazione, anche nei partiti politici, e la libertà di candidarsi alle elezioni senza indebite ingerenze statali o di altra natura, migliorando ulteriormente l’accessibilità e l’integrità elettorali e impedendo il voto di scambio e l’uso improprio delle risorse amministrative, anche attraverso la digitalizzazione, la protezione dei dati e la parità di accesso ai media, al fine di garantire un processo elettorale equo, aperto e trasparente;
  8. insiste sul finanziamento adeguato e sul funzionamento efficace e imparziale di organi e organismi indipendenti, nonché sull’attuazione coerente delle loro decisioni e raccomandazioni;
  9. prende atto dei progressi in corso e attende con impazienza miglioramenti sistematici e risultati concreti nella prevenzione, nelle indagini proattive, nell’azione penale e nelle condanne definitive non selettive per i casi di corruzione e criminalità organizzata, compresi i reati ambientali, informatici e legati al traffico;
  10. accoglie con favore i risultati conseguiti attraverso il rafforzamento della Struttura specializzata per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata (SPAK); esorta le autorità albanesi a migliorare la cooperazione con l’Ufficio investigativo nazionale e la collaborazione con le agenzie dell’UE e degli Stati membri nella lotta alla criminalità organizzata e l’eliminazione dell’impunità;
  11. sottolinea che sono necessari sforzi più strutturati e coerenti, tra cui risorse, strumenti e competenze adeguati, per combattere la corruzione, anche ad alto livello; sottolinea altresì la necessità di contrastare la cultura dell’impunità;
  12. chiede ulteriori progressi nella creazione di una pubblica amministrazione globale, efficiente, saldamente coordinata e responsabile; chiede un migliore monitoraggio dei beni dei funzionari al fine di contribuire all’eliminazione della corruzione da tutti i settori della vita pubblica;
  13. sottolinea la necessità di stabilire una solida casistica nei casi di corruzione e di continuare a sequestrare, confiscare e recuperare i proventi di reato derivanti dalla corruzione e dai reati di criminalità organizzata, anche attraverso una legislazione che colpisca le ricchezze ingiustificate, la digitalizzazione delle transazioni e l’estensione del congelamento e della confisca dei beni illeciti;
  14. incoraggia un’ulteriore riforma della polizia per garantire l’integrità, la professionalità e il pieno rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani;
  15. riconosce il contributo della società civile e dei media nella lotta alla corruzione; sottolinea l’importanza di un loro effettivo coinvolgimento nei meccanismi consultivi in qualità di partner legittimi nel processo;
  16. sostiene l’eliminazione delle disposizioni del progetto di legge sull’amnistia fiscale e penale e della proposta di programma di cittadinanza per investitori (“passaporto d’oro”), che sono incompatibili con le norme dell’UE e la sua politica in materia di visti e che possono comportare rischi per quanto riguarda la sicurezza, il riciclaggio di denaro, l’evasione fiscale, la corruzione e la criminalità organizzata; prende atto, a tale proposito, dell’annunciata sospensione del programma di cittadinanza per investitori e dell’intenzione del governo albanese di avvalersi delle competenze dell’UE per la revisione del progetto di legge sull’amnistia fiscale e penale;
  17. invita le autorità albanesi a concentrarsi sulla modernizzazione del sistema fiscale e dell’amministrazione fiscale, compresi la dichiarazione della situazione patrimoniale e la conformità, il rafforzamento dei controlli antiriciclaggio e l’istituzione di un ufficio per il recupero dei beni; invita le autorità a perseguire eventuali casi di reati contro il bilancio dell’UE nell’ambito dell’accordo di lavoro sulla cooperazione tra l’EPPO e la Procura generale dell’Albania; invita i paesi dei Balcani occidentali a rafforzare la cooperazione giudiziaria con l’UE in materia penale nell’ambito degli accordi di lavoro con l’EPPO, al fine di facilitare indagini e azioni penali efficaci contro l’uso improprio dei fondi dell’UE, anche mediante il distacco di funzionari nazionali di collegamento presso l’EPPO;
  18. sottolinea l’obbligo delle autorità di garantire la trasparenza e la concorrenza negli appalti pubblici, nei contratti di appalto, nelle privatizzazioni, negli aiuti di Stato e nelle procedure di concessione; sottolinea la necessità di rafforzare le garanzie, la trasparenza e la condizionalità nell’ambito di un processo di controllo strategico degli investimenti esteri e di perseguire i casi di corruzione, frode, abuso d’ufficio e riciclaggio di denaro, contrastando nel contempo l’evasione fiscale, l’edilizia abusiva e l’elusione delle sanzioni; ricorda che le procedure di aggiudicazione dei contratti per i progetti infrastrutturali, compresi quelli all’interno del porto di Durazzo e nelle sue vicinanze, devono essere conformi alle norme dell’UE in materia di appalti pubblici nel quadro dell’accordo di stabilizzazione e di associazione;
  19. incoraggia ed elogia la cooperazione internazionale e chiede di proseguire l’azione di smantellamento delle reti criminali transnazionali nell’ambito di una cooperazione rafforzata con le agenzie dell’UE che operano nel settore della giustizia e degli affari interni, quali Europol, Eurojust e Frontex, che comprenda un’azione intensificata contro la produzione e il traffico organizzato di stupefacenti e armi illegali ed esseri umani; esorta le autorità albanesi a rafforzare le capacità nazionali operative e di recupero dei beni; sottolinea che la lotta alla criminalità informatica, alla tratta di esseri umani e al riciclaggio di denaro rimangono ambiti in cui sono necessari ulteriori risultati;
  20. sottolinea il contributo fondamentale dell’Albania alla protezione delle frontiere esterne dell’UE e alla prevenzione della criminalità transfrontaliera; si compiace dell’efficacia delle indagini internazionali e delle operazioni europee di polizia volte a combattere il traffico di esseri umani, stupefacenti e armi da fuoco, nonché le frodi online e le minacce terroristiche;
  21. sottolinea la necessità di contrastare il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro, dal momento che l’Albania rimane un paese sia di destinazione che di transito;
  22. incoraggia l’Albania a intensificare gli sforzi per ridurre le domande di asilo infondate dei suoi cittadini e ad allineare ulteriormente la propria politica in materia di visti all’elenco dell’UE dei paesi terzi soggetti all’obbligo di visto;
  23. condanna le ingerenze straniere malevole e gli attacchi ibridi, tra cui le campagne di manipolazione e disinformazione, l’incitamento a tutte le forme di radicalizzazione e gli attacchi informatici contro i cittadini albanesi e le infrastrutture critiche, volti a destabilizzare il paese e a screditare l’UE; invita la Commissione e il Servizio europeo per l’azione esterna a migliorare il coordinamento e ad assistere ulteriormente le autorità albanesi nel rafforzare sensibilmente la resilienza del paese contro tali minacce potenziando la sicurezza digitale, la protezione dei dati e le capacità di ciberdifesa, in stretta cooperazione con la NATO; sottolinea la necessità di un’efficace attuazione e applicazione della strategia nazionale per la cibersicurezza;
  24. condanna l’uso non autorizzato dei dati privati dei cittadini, anche da parte dei partiti politici, e invita le autorità ad adottare misure urgenti per prevenire le fughe di dati e accelerare l’allineamento all’acquisdell’UE in materia di protezione dei dati personali;

 

Libertà fondamentali e diritti umani

  1. prende atto delle misure giuridiche adottate per eliminare la discriminazione nei confronti delle minoranze e chiede misure concrete per garantire la loro inclusione, segnatamente l’inclusione delle minoranze LGBTIQ+, rom ed egiziana, e di altre minoranze etniche e culturali; esorta le autorità ad affrontare la discriminazione intersezionale che questi gruppi subiscono attraverso un approccio istituzionale sistemico in tutte le sfere della vita sociale, economica e politica, e a garantire una rapida indagine sugli abusi dei loro diritti;
  2. invita le autorità a continuare a cooperare con le organizzazioni che rappresentano le comunità rom ed egiziana al fine di garantirne il benessere e l’integrazione nella società;
  3. invita le autorità ad avviare un dialogo con le organizzazioni della società civile che operano a favore dei diritti della comunità LGBTIQ+ e ad assicurare il quadro giuridico e l’attuazione della legislazione che garantiscono l’inclusione e la tutela dei membri della comunità;
  4. sollecita le autorità ad adoperarsi maggiormente per combattere la violenza di genere, rafforzare la protezione dei minori, adottare e attuare la legislazione sui diritti delle minoranze, in particolare i regolamenti ancora in sospeso sull’autoidentificazione delle minoranze nazionali e sull’uso delle lingue minoritarie, e a condurre un censimento della popolazione nel pieno rispetto degli standard dell’UE; sottolinea la necessità di consolidare i diritti di proprietà e di registrazione fondiaria, e di completare la restituzione e il risarcimento dei beni espropriati;
  5. esorta le autorità a garantire un’istruzione inclusiva adottando misure immediate per porre fine alla segregazione dei bambini rom ed egiziani e per prevenirla, in linea con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo; invita le autorità a intensificare la lotta contro lo sfruttamento sessuale dei minori online;
  6. esorta le autorità albanesi a intensificare ulteriormente gli sforzi a favore dell’uguaglianza di genere e dei diritti delle donne, anche accordando la priorità all’integrazione della dimensione di genere, approfondendo la cooperazione con le organizzazioni delle donne e migliorando l’equilibrio di genere nella forza lavoro;
  7. invita i legislatori albanesi a prendere iniziative per assicurare un’adeguata rappresentanza delle donne in tutte le posizioni decisionali; accoglie con favore, in tale contesto, il primo Gabinetto a maggioranza femminile dell’attuale governo; invita le autorità ad affrontare ulteriormente la mancata attuazione dei diritti delle lavoratrici, nonché gli stereotipi di genere, lo squilibrio di genere e il divario retributivo di genere nella forza lavoro; sottolinea le notevoli differenze di genere, come la minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro; evidenzia la necessità di porre fine alla discriminazione nelle disposizioni giuridiche relative al congedo di maternità e di migliorare la capacità di assistenza all’infanzia e prescolare;
  8. riconosce i progressi conseguiti nell’attuazione della Convenzione di Istanbul; accoglie con favore il primo rapporto dell’Albania in materia e invita le autorità a intensificare la prevenzione e le risposte alla violenza sessuale e di genere e al femminicidio, nonché a migliorare il sostegno alle vittime; ricorda che è urgente incrementare le risorse che consentono di attuare le disposizioni della Convenzione di Istanbul, aumentare la consapevolezza delle donne in merito ai loro diritti, intensificare la prevenzione e fornire servizi alle vittime degli abusi domestici e online;
  9. plaude al piano d’azione 2021-2027 per le persone LGBTI in Albania e ne chiede l’attuazione; si compiace del successo dell’11aPride parade svoltasi a Tirana nel 2022; invita le autorità ad adottare una legislazione sul riconoscimento dell’identità di genere e delle unioni e/o dei matrimoni omosessuali; esprime profonda preoccupazione dinanzi alla discriminazione nei confronti delle persone LGBTIQ+ per quanto riguarda l’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, alla giustizia, all’occupazione e agli alloggi; deplora i casi di aggressione fisica e di incitamento all’odio nei confronti della comunità LGBTIQ+;
  10. si rammarica della mancanza di progressi in relazione ai diritti delle persone con disabilità; chiede il pieno allineamento giuridico alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità attraverso la ratifica del suo protocollo facoltativo; chiede finanziamenti adeguati per il piano d’azione nazionale 2021-2025 a favore delle persone con disabilità;
  11. sottolinea l’importanza di affrontare la discriminazione e la violenza, rimuovere gli ostacoli all’inclusione socioeconomica, promuovere l’occupazione e garantire alle persone con disabilità l’accessibilità al voto;
  12. ricorda la necessità di garantire in modo efficace e non selettivo il diritto alla libertà di riunione pacifica; rileva l’importanza di far fronte alle accuse di violazioni da parte della polizia e di uso sproporzionato della forza, al fine di assicurare alla giustizia i responsabili;
  13. osserva che sono necessari ulteriori progressi per migliorare le condizioni di detenzione, in linea con la raccomandazione del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti;
  14. deplora la mancanza di progressi nel conseguimento della trasparenza istituzionale e il deterioramento della situazione della libertà di espressione e della libertà dei media; sottolinea il ruolo del governo e dei leader politici albanesi nella creazione di un contesto favorevole all’esercizio di tali libertà;
  15. condanna i tentativi di screditare i giornalisti e di non divulgare arbitrariamente informazioni pubbliche, come le decisioni di vietare ai giornalisti di partecipare alle conferenze stampa del governo, e l’incapacità di garantire la sicurezza dei giornalisti e dei mezzi di comunicazione; condanna ogni forma di violenza nei loro confronti;
  16. incoraggia il governo albanese a migliorare l’accesso alla comunicazione in merito al suo lavoro e al controllo dello stesso attraverso canali formali, quali conferenze stampa e interviste, e a garantire ai giornalisti un accesso equo, diretto e trasparente alle fonti ufficiali;
  17. esorta le autorità ad agire immediatamente contro le ingerenze politiche ed economiche nei media e a porre fine agli attacchi verbali, alle campagne diffamatorie e alle intimidazioni nei confronti dei giornalisti, in particolare quelli che si occupano delle questioni legate allo Stato di diritto, dal momento che ciò compromette la qualità del giornalismo, l’indipendenza dei media e la capacità dei giornalisti di coprire questioni di interesse pubblico;
  18. invita le autorità ad adottare un quadro giuridico che tuteli i giornalisti, i difensori dei diritti umani e le altre parti interessate dalle azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica (SLAPP);
  19. esprime preoccupazione per la persistente retorica incendiaria, anche da parte di politici di alto livello, funzionari pubblici e altre personalità pubbliche; chiede che siano condotte indagini su tutti gli attacchi contro i media critici e che le autorità consegnino alla giustizia i responsabili degli attacchi contro i giornalisti;
  20. condanna qualsiasi tentativo normativo volto ad aumentare il controllo politico sulle istituzioni mediatiche; accoglie con favore, in tale contesto, il ritiro del progetto di legge antidiffamazione in linea con le raccomandazioni della Commissione di Venezia;
  21. esorta il governo albanese a garantire l’indipendenza dell’emittente pubblica e dell’autorità di regolamentazione dei media e la trasparenza della proprietà, del finanziamento e della pubblicità pubblica dei media;deplora il fatto che la maggior parte dei media albanesi non disponga di modelli imprenditoriali sostenibili e di finanziamenti trasparenti;
  22. esorta le autorità e la società civile a collaborare per contrastare la disinformazione e le narrazioni manipolative promuovendo l’alfabetizzazione mediatica, creando un ambiente favorevole per i media indipendenti e migliorando i diritti del lavoro e sociali dei giornalisti;
  23. invita l’UE a contribuire al coordinamento degli sforzi regionali volti a contrastare la disinformazione mobilitando le parti interessate pertinenti e a rafforzare il dialogo, la ricerca e l’analisi per fornire risposte basate su elementi oggettivi alle minacce in materia di disinformazione; invita il Servizio europeo per l’azione esterna a rafforzare in modo proattivo la credibilità dell’UE nella regione e ad ampliare il monitoraggio StratCom per incentrare l’attenzione sulle minacce in materia di disinformazione transfrontaliera da parte di paesi dei Balcani occidentali e dei paesi vicini;
  24. accoglie con favore il lavoro svolto dall’Alleanza per i media etici in Albania in merito all’attuazione del codice etico dei giornalisti; invita i membri dell’associazione dei giornalisti professionisti dell’Albania a seguire i più elevati standard del settore, in particolare adottando la Journalism Trust Initiative istituita da Reporter senza frontiere;
  25. sottolinea l’importanza di un quadro inclusivo per un coinvolgimento significativo della società civile nei processi decisionali e nel processo di integrazione nell’UE a livello di governo nazionale e locale, anche attraverso il Consiglio nazionale per la società civile e il partenariato per un governo aperto, e invita il governo albanese a migliorare l’efficacia di tali piattaforme; esorta tutti gli attori politici e le autorità a smettere di utilizzare e a condannare l’incitamento all’odio, le campagne diffamatorie e le vessazioni nei confronti delle organizzazioni indipendenti della società civile e dei difensori dei diritti umani e a garantire che i responsabili siano assicurati alla giustizia;
  26. chiede la revisione delle disposizioni della legge sulla registrazione delle organizzazioni non profit, che compromettono la libertà di espressione e di associazione; è particolarmente preoccupato per le sanzioni altamente sproporzionate applicate alle violazioni amministrative da parte delle organizzazioni non profit; accoglie con favore il codice di norme di autoregolamentazione per le organizzazioni non profit e suggerisce di semplificare la registrazione elettronica delle organizzazioni della società civile;

 

Cooperazione regionale e relazioni di buon vicinato

  1. si compiace che l’Albania abbia portato avanti il dialogo per garantire relazioni di buon vicinato e cooperazione regionale, che sono elementi fondamentali del processo di allargamento e del processo di stabilizzazione e di associazione; elogia l’impegno costruttivo dell’Albania a favore di iniziative inclusive di cooperazione regionale e transfrontaliera; accoglie con favore gli accordi tangibili raggiunti in materia di libera circolazione e riconoscimento reciproco delle qualifiche nell’ambito del processo di Berlino e ne chiede la rapida attuazione; plaude ai progressi compiuti nell’ambito del vertice UE-Balcani occidentali di Tirana, il primo evento di questo tipo tenuto nella regione;
  2. sottolinea l’importanza di sfruttare appieno le iniziative regionali e intergovernative esistenti, in particolare l’iniziativa adriatico-ionica, l’iniziativa centroeuropea, la strategia dell’UE per la regione adriatico-ionica e il processo di Berlino, e di creare sinergie tra di esse;
  3. elogia l’Albania per aver svolto un ruolo chiave nella promozione della stabilità e della cooperazione nei Balcani occidentali, compresa la sua partecipazione a missioni e operazioni a guida UE e NATO;
  4. accoglie con favore la misura di sostegno a favore della task force medica dei Balcani pari a 6 milioni di EUR nell’ambito dello strumento europeo per la pace, che fornisce le attrezzature e forniture necessarie per le unità mediche delle forze armate di Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia;
  5. ricorda la necessità di completare il processo di declassificazione dei fascicoli dell’era comunista e di renderli accessibili ai ricercatori e al grande pubblico al fine di promuovere la giustizia e la riconciliazione, rendere giustizia alle vittime e fornire risarcimenti ai sopravvissuti e alle loro famiglie;
  1. Riforme socioeconomiche
    1. esorta le autorità a proseguire le riforme strutturali in linea con il programma di riforma economica 2023-2025 e a consentire una ripresa sostenibile e una crescita inclusiva attraverso il miglioramento della gestione delle finanze pubbliche e della governance, lo Stato di diritto, la digitalizzazione e l’accessibilità, la riduzione dell’esclusione sociale, la formalizzazione dell’economia e il miglioramento dell’ istruzione e dei servizi sanitari; chiede ulteriori sforzi in termini di miglioramento del livello delle competenze, miglioramento delle condizioni di lavoro e dialogo sociale attraverso un dialogo costruttivo e la contrattazione collettiva;
    2. sottolinea l’importanza di responsabilizzare i giovani e di promuovere opportunità per le giovani generazioni albanesi; prende atto dell’elaborazione di un piano d’azione per l’attuazione della garanzia per i giovani nei Balcani occidentali; incoraggia maggiori investimenti nella ricerca e nell’innovazione, contribuendo al rientro di cervelli tra ricercatori e giovani;
    3. invita le autorità a ridurre il rischio di esclusione sociale e di povertà migliorando l’accesso ai servizi sociali, educativi e sanitari, in particolare per le persone delle comunità rom, egiziane e LGBTIQ+ e per altre minoranze e gruppi vulnerabili;
    4. sottolinea la natura trasformativa della sostanziale assistenza dell’UE fornita nell’ambito dell’IPA III e del quadro per gli investimenti nei Balcani occidentali; prende atto del ruolo svolto dal piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali e dai suoi programmi faro; ricorda che, in linea con la condizionalità dell’IPA III, i finanziamenti devono essere ridotti o sospesi in caso di regressi o ritardi ingiustificati nel processo di riforma, in particolare nei settori della democrazia, dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto;

 

Energia, ambiente, sviluppo sostenibile e connettività

  1. accoglie con favore le misure adottate dall’Albania per accelerare la transizione energetica e la diversificazione energetica verso l’energia eolica e solare e invita le autorità a garantire l’uso sostenibile dell’energia idroelettrica; plaude a tale riguardo alla rapida attuazione del pacchetto di sostegno energetico dell’UE per i Balcani occidentali per un importo di 1 miliardo di EUR, compreso un sostegno di bilancio immediato di 80 milioni di EUR destinati all’Albania; invita le autorità a sfruttare al meglio tale assistenza al fine di costruire un mercato dell’energia resiliente e rispettoso dell’ambiente, in linea con l’agenda verde per i Balcani occidentali;
  2. ricorda l’importanza degli investimenti dell’UE in progetti come la centrale a energia solare di Vau i Dejës, l’ammodernamento della centrale idroelettrica di Fierza, il rinnovamento del campus dell’Università di Tirana e la nuova ferrovia Tirana-Durazzo; esorta le autorità a intensificare gli sforzi volti a integrare l’azione ambientale e climatica nei settori dell’agricoltura, dell’energia, dei trasporti e dell’industria;
  3. esprime il proprio sostegno alla presidenza albanese in seno all’Ufficio della Comunità dell’energia per promuovere l’integrazione della regione nel mercato dell’energia dell’UE; accoglie con favore il suo piano di risparmio energetico, produzione di energia pulita e diversificazione dell’approvvigionamento energetico nell’ambito di REPowerEU e i suoi acquisti congiunti di energia nell’ambito della piattaforma dell’UE per l’energia;
  4. chiede ulteriori progressi nella riforma del settore dell’energia elettrica e nella garanzia di meccanismi di finanziamento sostenibili dell’efficienza energetica;
  5. chiede misure accuratamente pianificate in materia di biodiversità, acqua, aria, clima, gestione regionale dei rifiuti, riciclaggio e inquinamento industriale;
  6. sottolinea la necessità che l’Albania migliori le proprie infrastrutture di gestione dei rifiuti e intensifichi gli sforzi per rafforzare la resilienza del paese agli effetti dei cambiamenti climatici, anche aggiornando la strategia nazionale sui cambiamenti climatici e integrando i cambiamenti climatici nelle strategie e nei piani settoriali;
  7. esprime preoccupazione per l’inquinamento da rifiuti marini in Albania, che si ripercuote sui paesi vicini, e chiede un’azione urgente per porvi rimedio;
  8. esorta il governo albanese a intensificare gli sforzi volti a migliorare la qualità dell’aria e a ridurre l’inquinamento atmosferico letale, in particolare nelle aree urbane;
  9. accoglie con grande favore la creazione del parco nazionale fluviale selvaggio di Vjosa, il primo parco nazionale fluviale selvaggio in Europa, e plaude agli sforzi compiuti dalla società civile in vista della creazione del parco; invita le autorità a tenere conto delle preoccupazioni sollevate dalla società civile in merito alla delimitazione dei confini della rete di aree protette;
  10. esorta il governo albanese ad allinearsi rapidamente all’acquisdell’UE in materia di acque, a completare e adottare i piani di gestione dei bacini idrografici, a ridurre l’inquinamento delle acque reflue e ad adottare misure per garantire la protezione del lago di Ohrid ponendo fine al rilascio in esso dei residui minerari; invita il governo albanese a intensificare gli sforzi volti a proteggere l’ambiente marino e la biodiversità, anche designando e gestendo in modo efficace le aree marine protette;
  11. sottolinea la necessità di sviluppare un’agricoltura su piccola e media scala che sia moderna, ecologica e rispettosa del clima e garantisca la sussistenza degli agricoltori e la tutela delle risorse naturali e della biodiversità dell’Albania;
  12. chiede un miglioramento della trasparenza, dello svolgimento, dell’applicazione e del monitoraggio delle valutazioni d’impatto ambientale e delle valutazioni strategiche dell’impatto ambientale, in particolare per quanto riguarda i progetti con grandi ripercussioni ambientali e socioeconomiche come il progetto della centrale idroelettrica di Skavica; esprime preoccupazione per l’impatto economico e ambientale dei progetti di sviluppo non competitivi che ricevono finanziamenti esteri;
  13. invita le autorità ad agire con urgenza per combattere la criminalità ambientale, migliorare e accelerare l’applicazione delle politiche e della normativa in materia di protezione della natura e della biodiversità, in particolare per quanto riguarda le aree protette e le specie a grave rischio di estinzione, come la lince dei Balcani; invita il governo albanese a elaborare una legislazione sulla gestione sostenibile della fauna selvatica e ad applicare la moratoria sul disboscamento;
  14. esorta il governo albanese a sospendere i progetti che rischiano di violare le norme nazionali e internazionali in materia di protezione della biodiversità, come l’aeroporto internazionale di Vlorë, e a fermare lo sviluppo di energia idroelettrica nelle aree protette;
  15. accoglie con favore la piena adesione dell’Albania al meccanismo di protezione civile dell’UE e, di conseguenza, l’aumento dell’importante sostegno dell’UE alla preparazione civile alle emergenze e a una risposta coordinata alle crisi a seguito di terremoti, inondazioni e incendi; incoraggia il paese a modernizzare ulteriormente le proprie capacità di gestione delle crisi;
  16. chiede la rapida adozione della strategia nazionale in materia di trasporti, compreso il suo piano d’azione per il periodo 2021-2025; ribadisce che sono necessari sforzi significativi per una trasformazione strutturale della connettività digitale, energetica e dei trasporti;
  17. ribadisce la necessità di colmare le lacune in termini di connettività dei trasporti e di migliorare le infrastrutture pubbliche nei Balcani occidentali, con il sostegno degli Stati membri dell’UE e del piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali e in linea con l’accordo di Parigi e gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE; esorta, a tale proposito, le autorità di tutti i paesi europei a completare i progetti infrastrutturali fondamentali, compresi i corridoi paneuropei VIII e X;
  18. accoglie con favore l’eliminazione dei costi di roaming tra i paesi dei Balcani occidentali ed esprime il proprio sostegno alla graduale eliminazione delle tariffe di roaming tra l’UE e i Balcani occidentali, a seguito della loro riduzione a partire dal 1º ottobre 2023;
  1. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, nonché al Presidente, al governo e al parlamento della Repubblica d’Albania.

RELAZIONE sulla relazione 2021 della Commissione sulla Macedonia del Nord

27.4.2022 – (2021/2248(INI))

Il Parlamento europeo,

  • visto l’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Macedonia del Nord, dall’altra[1],
  • vista la domanda di adesione all’Unione europea presentata dalla Macedonia del Nord il 22 marzo 2004,
  • visto il regolamento (UE) 2021/1529 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 settembre 2021, che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA III)[2],
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 19 e 20 giugno 2003 e l’agenda di Salonicco per i Balcani occidentali,
  • vista la decisione del Consiglio europeo del 16 dicembre 2005 di concedere alla Macedonia del Nord lo status di paese candidato all’adesione all’Unione europea,
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno 2018,
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019,
  • visto il trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione tra la Bulgaria e la Macedonia del Nord, firmato il 1º agosto 2017 e ratificato nel gennaio 2018,
  • visto l’accordo finale sulla composizione delle controversie descritte nelle risoluzioni 817 (1993) e 845 (1993) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la risoluzione dell’Accordo interinale del 1995 e l’istituzione di un partenariato strategico tra la Grecia e la Macedonia del Nord, noto anche come accordo di Prespa, del 17 giugno 2018,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 5 giugno 2020 sul rafforzamento della cooperazione con i partner dei Balcani occidentali nel settore della migrazione e della sicurezza,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 18 giugno 2019, del 25 marzo 2020 e del 14 dicembre 2021 sull’allargamento e il processo di stabilizzazione e di associazione,
  • vista la comunicazione della Commissione del 5 febbraio 2020, dal titolo “Rafforzare il processo di adesione – Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali” (COM(2020)0057),
  • vista la comunicazione della Commissione del 29 aprile 2020, dal titolo “Aiutare i Balcani occidentali ad affrontare la COVID-19 e sostenerne la ripresa nel periodo post-pandemia” (COM(2020)0315),
  • vista la comunicazione della Commissione del 24 luglio 2020, dal titolo “Piano d’azione 2020-2025 dell’UE sul traffico di armi da fuoco” (COM(2020)0608),
  • vista la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2020, dal titolo “Un piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali” (COM(2020)0641),
  • vista la comunicazione della Commissione, del 14 aprile 2021, sulla strategia dell’UE per la lotta alla criminalità organizzata 2021-2025 (COM(2021)0170),
  • vista la comunicazione della Commissione del 19 ottobre 2021, dal titolo “Comunicazione 2021 sulla politica di allargamento dell’UE” (COM(2021)0644), accompagnata dal documento di lavoro dei servizi della Commissione intitolato “North Macedonia 2021 Report” (Relazione 2021 sulla Macedonia del Nord) (SWD(2019)0294),
  • vista la Convenzione del Consiglio d’Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato e sul finanziamento del terrorismo,
  • viste la relazione finale del 2 ottobre 2020 della missione di osservazione elettorale dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) sulle elezioni parlamentari anticipate in Macedonia del Nord del 15 luglio 2020 e la sua relazione finale del 25 marzo 2022 sulle elezioni locali del 17 e 31 ottobre 2021,
  • visti il parere della Commissione di Venezia del 18 ottobre 2021 sul progetto di legge relativo allo stato di emergenza e i suoi pareri precedenti,
  • visti i vertici UE-Balcani occidentali tenutisi a Sofia, Zagabria e Brdo pri Kranju nel 2018, 2020 e 2021 e le dichiarazioni che ne sono scaturite,
  • visto il vertice di Sofia del 10 novembre 2020, comprese la dichiarazione sul mercato regionale comune e la dichiarazione sull’agenda verde per i Balcani occidentali,
  • visti la dichiarazione di Sofia adottata in occasione del vertice UE-Balcani occidentali del 17 maggio 2018 e il programma delle priorità di Sofia ad essa allegato,
  • visto l’8° vertice del processo di Berlino del 5 luglio 2021,
  • vista la dichiarazione finale dell’8° forum della società civile dei Balcani occidentali in data 1° ottobre 2021,
  • vista la relazione speciale 01/2022 della Corte dei conti europea, del 10 gennaio 2022, dal titolo “Sostegno dell’UE allo Stato di diritto nei Balcani occidentali: nonostante gli sforzi, permangono problemi fondamentali”,
  • vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2019 sull’avvio di negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania[3],
  • vista la sua raccomandazione del 19 giugno 2020 al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza concernente i Balcani occidentali, a seguito del vertice del 2020[4],
  • vista la sua risoluzione del 25 novembre 2020 sul rafforzamento della libertà dei media: protezione dei giornalisti in Europa, incitamento all’odio, disinformazione e ruolo delle piattaforme[5],
  • vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2021 sulla cooperazione in materia di contrasto alla criminalità organizzata nei Balcani occidentali[6],
  • vista la sua risoluzione del 9 marzo 2022 sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione[7],
  • viste le sue precedenti risoluzioni sulla Macedonia del Nord,
  • visto l’articolo 54 del regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0133/2022),
  1. considerando che l’integrazione nell’UE rispecchia le aspirazioni dei cittadini della Macedonia del Nord in termini di democrazia e prosperità e funge da forte catalizzatore per l’attuazione di riforme volte a migliorare la qualità della vita e il funzionamento delle istituzioni statali, nonché a contribuire alla crescita economica e alla cooperazione regionale; che la prospettiva di un’adesione della Macedonia del Nord sulla base del merito è nell’interesse politico, economico e di sicurezza dell’Unione stessa;
  2. considerando che la Macedonia del Nord è un partner affidabile, dal momento che continua a compiere progressi costanti nel suo cammino verso l’adesione all’UE e ha soddisfatto e mantenuto le condizioni richieste per l’apertura dei negoziati di adesione, oltre a essersi completamente allineata alla politica estera e di sicurezza dell’UE, anche per quanto riguarda le sanzioni nei confronti della Russia;
  3. considerando che l’UE deve indicare un percorso chiaro ai paesi che vogliono entrare a far parte dell’Unione europea;
  4. considerando che la Macedonia del Nord è un paese candidato dal 2005; che, a partire dal 2009, la Commissione ha continuamente raccomandato di aprire i negoziati di adesione e che il paese ha dimostrato impegno e dedizione nel suo cammino verso l’adesione all’UE, il che ha portato alla decisione del Consiglio del 26 marzo 2020 di avviare i negoziati di adesione;
  5. E  considerando che l’accordo di Prespa e il trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione sono accordi storici che rappresentano un modello di stabilità e riconciliazione in tutti i Balcani occidentali e hanno migliorato lo spirito delle relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale;
  6. considerando che la Macedonia del Nord ha mantenuto un ritmo costante e determinato nel far avanzare le riforme relative all’UE, con un’attenzione particolare alle questioni fondamentali, e dovrebbe continuare a mantenere lo slancio delle riforme e a dimostrare i migliori risultati in termini di transizione democratica nell’intera regione dei Balcani occidentali;
  7. considerando che l’uso improprio del processo di adesione per risolvere controversie culturali e storiche costituisce un pericoloso precedente per i futuri processi di adesione e pregiudica la credibilità, l’impatto e il potere trasformativo dell’Unione;
  8. considerando che l’adesione alla NATO costituisce un chiaro passo verso una maggiore stabilità, interoperabilità e integrazione della difesa nella comunità euroatlantica;
  9. considerando che l’UE mantiene il suo pieno impegno a sostenere l’obiettivo strategico dell’integrazione nell’UE perseguito dalla Macedonia del Nord, sulla base dello Stato di diritto e di relazioni di buon vicinato, e continua a essere di gran lunga il principale partner commerciale e d’investimento della Macedonia del Nord e il maggiore fornitore di assistenza finanziaria, segnatamente attraverso l’IPA III, il piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali e l’assistenza macrofinanziaria, oltre ad aver fornito un notevole sostegno per affrontare la pandemia di COVID-19;
  10. considerando che l’integrazione europea è un efficace strumento di politica estera che contribuisce alla promozione della pace e alla diffusione di valori fondamentali dell’UE quali il rispetto della democrazia, dei diritti umani, dello Stato di diritto e della libertà di espressione;
  11. considerando che le ingerenze straniere dirette e indirette e la disinformazione hanno lo scopo di seminare discordia, provocare violenza e tensioni interetniche, e destabilizzare l’intera regione;
    1. ribadisce il suo chiaro sostegno all’impegno della Macedonia del Nord a favore della democrazia e dello Stato di diritto, sostenuto dal suo orientamento strategico proeuropeo, dall’impegno incrollabile a favore dei valori europei, dalle riforme relative all’UE e dal processo di integrazione nell’UE, nonché a favore di relazioni di buon vicinato e di una cooperazione regionale inclusiva;
    2. si rammarica del fatto che il Consiglio non abbia avviato ufficialmente i negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania, attesi da tempo; sottolinea la sua piena solidarietà ed empatia nei confronti dei cittadini di tali paesi e ritiene che tale incapacità, che mina la predisposizione del pubblico nei confronti dell’Unione e rappresenta un grave pericolo per la politica di allargamento nel suo complesso, sia nociva per la reputazione di partner affidabile e attore geopolitico serio di cui gode l’UE;
    3. ribadisce l’importanza geostrategica della Macedonia del Nord e dell’intera regione dei Balcani occidentali, come pure del loro futuro nell’UE; ricorda agli Stati membri che la politica di allargamento deve essere guidata da criteri oggettivi; ribadisce che la politica di allargamento dell’UE rappresenta lo strumento di politica estera più efficace dell’Unione e che la piena integrazione dei Balcani occidentali è nell’interesse politico, economico e di sicurezza dell’Unione in quanto investimento geostrategico in un’Unione stabile e prospera; sottolinea che l’avvio ufficiale dei negoziati di adesione sarà un investimento nella credibilità dell’UE nonché nella stabilità, nella prosperità e nei processi di riconciliazione in atto nella regione;
    4. invita l’UE a intraprendere misure concrete per l’integrazione dei Balcani occidentali in un più vasto contesto strategico e di sicurezza, tenendo conto delle conseguenze in termini di sicurezza dell’aggressione russa contro l’Ucraina, della possibile influenza russa nella regione e delle attività dolose che tentano di minare la stabilità politica e l’integrazione nell’UE dei paesi dei Balcani occidentali; rammenta la natura trasformativa dei negoziati di adesione che devono essere condotti nel quadro della metodologia di allargamento riveduta;
    5. ricorda che l’UE si fonda sul superamento delle controversie regionali e di un passato difficile al fine di lavorare a un futuro migliore, pacifico e prospero; invita la Bulgaria e la Macedonia del Nord a trovare tempestivamente un accordo per risolvere le questioni bilaterali, in modo da evitare ulteriori ritardi e ostacoli nel processo di adesione;
    6. esorta il Consiglio a dar prova di un pieno impegno politico a favore dell’allargamento e ad accelerare il ritmo e rafforzare la credibilità dell’integrazione nell’UE avviando ufficialmente i negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del Nord, segnatamente nel contesto geostrategico delle relazioni con la Russia e dell’aggressione di quest’ultima contro l’Ucraina, dal momento che entrambi i paesi hanno soddisfatto le condizioni necessarie e hanno ottenuto risultati costanti, ivi incluso nei diversi settori relativi alle questioni fondamentali;
    7. si congratula con la Macedonia del Nord per i progressi stabili nel suo cammino verso l’adesione all’UE, per il suo impegno a favore dell’attuazione dell’accordo quadro di Ohrid onde garantire il multiculturalismo e l’armonia interetnica, nonché per i suoi costanti sforzi positivi e coerenti a favore della risoluzione delle questioni bilaterali in sospeso; accoglie con favore l’approccio strategico nei confronti delle riforme inerenti all’UE, in particolare nel quadro dell’agenda “Europe at Home” e del programma nazionale per l’adozione dell’acquis;
    8. sottolinea che il ritmo dell’adesione all’UE dovrebbe essere determinato dai progressi relativi all’adeguato funzionamento delle istituzioni democratiche, basandosi sullo Stato di diritto, sul buon governo e sui diritti fondamentali; si complimenta con la Macedonia del Nord per i suoi sforzi costanti volti a rafforzare lo Stato di diritto, l’indipendenza della magistratura e i diritti delle minoranze, contrastare la corruzione e la criminalità organizzata, riformare la sua pubblica amministrazione e consolidare la libertà dei media; incoraggia il paese a portare avanti e intensificare tali sforzi;

 

Funzionamento delle istituzioni democratiche

  1. accoglie con favore il fatto che la Macedonia del Nord continui a dimostrare i migliori risultati in termini di transizione democratica nell’intera regione dei Balcani occidentali, con un marcato miglioramento della trasparenza, del dialogo politico e della competitività elettorale;
  2. plaude a tutti gli sforzi intesi a ridurre la polarizzazione e potenziare un dialogo politico costruttivo ed esorta i partiti politici a svolgere un ruolo più costruttivo al riguardo, in quanto ciò contribuirà a rafforzare le istituzioni democratiche migliorando ulteriormente la loro governance, integrità e rendicontabilità;
  3. ribadisce la necessità di mantenere un dialogo costruttivo tra il governo e l’opposizione e un ampio consenso interpartitico in merito alle riforme inerenti all’UE, potenziando ulteriormente la capacità legislativa, di controllo e di bilancio dell’Assemblea della Macedonia del Nord (Sobranie); si compiace del costante impegno politico interpartitico della Macedonia del Nord a favore del processo di dialogo Jean Monnet, che rafforza la capacità dei leader politici di sviluppare un dialogo reale tra i partiti e di sviluppare il consenso necessario a generare fiducia e costruire una cultura parlamentare democratica;esorta i legislatori a dare tempestivamente attuazione all’impegno assunto nell’ambito del dialogo Jean Monnet di procedere a una revisione del regolamento e a intensificare il dialogo con il Parlamento europeo e i parlamento nazionali;
  4. plaude alla crescente trasparenza e rendicontabilità della Sobranie e la esorta a migliorare la qualità legislativa, anche attraverso adeguate consultazioni e valutazioni d’impatto per gli atti legislativi cruciali, a limitare il ricorso alle procedure accelerate nella misura del minimo indispensabile e a ridurre la polarizzazione parlamentare; si compiace del sostegno interpartitico espresso a favore dell’adozione della legge sulla prevenzione delle discriminazioni e la protezione da queste ultime, della legge sulla violenza contro le donne e la violenza domestica, e degli emendamenti alla legge sui diritti dei minori;
  5. evidenzia che è necessario finalizzare le riforme elettorali in maniera tempestiva, trasparente e inclusiva, in linea con le raccomandazioni in sospeso dell’ODIHR dell’OSCE e della commissione di Venezia; accoglie con favore l’organizzazione regolare e competitiva delle elezioni locali del 17 e 31 ottobre 2021, che si sono svolte in modo libero ed equo;
  6. invita i partiti politici della Macedonia del Nord a rendere il finanziamento dei partiti più trasparente e a rafforzare la democrazia competitiva all’interno dei partiti e l’integrità;
  7. chiede la continuazione del processo di riforma verso una pubblica amministrazione responsabile e basata sul merito, che preveda un’indipendenza professionale e un’imputazione delle responsabilità migliori, un quadro istituzionale ottimizzato e un coordinamento intraservizi per quanto riguarda l’integrazione nell’UE e le relative riforme, procedure amministrative semplificate e una migliore governance locale; prende atto delle misure adottate per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi ed eliminare la corruzione attraverso la digitalizzazione;
  8. si compiace dell’organizzazione del censimento della popolazione nel 2021, in linea con le pertinenti norme delle Nazioni Unite e la normativa statistica dell’UE, che dovrebbe contribuire a un migliore processo decisionale basato su dati; accoglie con favore la pubblicazione dei relativi risultati e attende con interesse che siano attuati nel processo di definizione delle politiche;
  9. chiede ulteriori misure onde garantire la rendicontabilità sistemica delle istituzioni pubbliche attraverso consultazioni pubbliche significative delle parti interessate e si compiace dei progressi compiuti finora al riguardo;
  10. esorta il governo della Macedonia del Nord a garantire fondi adeguati e l’attuazione coerente delle decisioni e delle raccomandazioni degli organi e delle agenzie indipendenti, come il difensore civico;
  11. accoglie con favore l’istituzione e il lavoro in corso della commissione per la prevenzione delle discriminazioni e la protezione da queste ultime; esorta il governo a stanziare le risorse necessarie per consentire a tale commissione di diventare pienamente operativa;

 

 

 

Media e società civile

  1. ricorda la necessità di allineare ulteriormente, in maniera inclusiva e trasparente, il quadro giuridico nel settore dei media online e offline, conformemente all’acquis e alle norme dell’UE e in collaborazione con le associazioni di professionisti, la società civile ed esperti, in modo da rafforzare la loro indipendenza da ingerenze politiche, private ed esterne di altro tipo, garantendo la trasparenza della titolarità, la sostenibilità finanziaria e l’autoregolamentazione; invita il governo della Macedonia del Nord a stanziare risorse sufficienti per garantire la professionalizzazione e l’indipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo;
  2. ribadisce il suo invito a rinnovare le norme che disciplinano i finanziamenti di Stato e gli annunci pubblicitari dei partiti politici nei media, in modo da garantire una distribuzione competitiva ed equa dei fondi pubblici e salvaguardare la concorrenza leale e l’indipendenza editoriale;
  3. incoraggia misure rapide per potenziare l’indipendenza editoriale e finanziaria, l’imparzialità e la professionalità del servizio pubblico radiotelevisivo e dei regolatori dei media, e accoglie con favore la modernizzazione in corso di questi due enti;
  4. chiede l’attuazione di misure che accrescano la sicurezza dei professionisti dei media e contrastino i tentativi di intimidirli; sottolinea l’importanza di attuare un approccio di tolleranza zero nei confronti delle intimidazioni, delle minacce e degli atti di violenza contro i giornalisti; prende atto della necessità di avviare indagini e azioni penali in relazione a siffatti tentativi e di migliorare le condizioni di lavoro dei giornalisti al fine di garantire un giornalismo di qualità;
  5. rammenta la necessità di consolidare il giornalismo d’inchiesta indipendente, la verifica imparziale dei fatti e l’alfabetizzazione mediatica quali strumenti per affrontare i discorsi d’odio, la disinformazione e le campagne di ingerenza straniera, che si sono intensificati durante l’emergenza COVID-19 e la guerra russa in Ucraina; sottolinea l’importanza della cooperazione istituzionale ai fini dell’istituzione di un quadro efficace per la lotta contro la disinformazione manipolativa; invita a intensificare gli sforzi al fine di garantire il pluralismo e l’indipendenza dei media e promuovere un ambiente mediatico libero da ingerenze esterne e che contribuisca a una condotta professionale da parte dei media in Macedonia del Nord; è favorevole alla promozione del pluralismo mediatico e culturale al fine di incentivare la sensibilizzazione e gli scambi culturali e migliorare la comprensione reciproca;
  6. plaude agli sforzi profusi dal governo per migliorare il coinvolgimento della società civile e chiede un quadro che garantisca la sostenibilità finanziaria delle organizzazioni della società civile, comprese quelle che rappresentano e difendono i diritti delle diverse comunità etniche; ricorda che occorrono ulteriori sforzi per garantire un processo di consultazione della società civile tempestivo, significativo e trasparente a tale riguardo; accoglie con favore gli esempi positivi di sinergia tra la società civile e le istituzioni, come la creazione del gruppo parlamentare interpartitico sui diritti delle persone LGBTI+;

 

Diritti fondamentali

  1. prende atto dei progressi registrati nel garantire i diritti delle donne e politiche sensibili alla dimensione di genere; accoglie con favore l’adozione della legge volta a prevenire la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica ed esorta il paese a migliorare la realizzazione del piano d’azione nazionale per l’attuazione delle disposizioni della convenzione di Istanbul; invita la Macedonia del Nord a portare avanti tutti gli sforzi in materia di uguaglianza di genere e diritti delle donne, ivi incluso dando priorità all’integrazione della dimensione di genere e a una maggiore cooperazione con la società civile, in particolare con le organizzazioni femminili;
  2. invita la Macedonia del Nord ad adottare misure per garantire un’adeguata rappresentanza delle donne in tutte le posizioni decisionali e ad affrontare ulteriormente la mancanza di attuazione dei diritti delle lavoratrici, gli stereotipi di genere, lo squilibrio di genere e il divario retributivo di genere tra la forza lavoro; evidenzia le significative differenze di genere nella partecipazione e nella qualità del lavoro, l’azione insufficiente contro le molestie sessuali sul luogo di lavoro, la discriminazione nelle disposizioni legali relative al congedo di maternità e la mancanza di capacità nelle strutture per l’infanzia e per i bambini in età prescolare; prende atto delle modifiche apportate alla legge sui diritti dei minori e del completamento del processo di deistituzionalizzazione;
  3. incoraggia le azioni in corso per sviluppare ulteriormente la fiducia tra le comunità e nel funzionamento di una società multietnica e della democrazia, ricordando nel contempo l’importanza di difendere i diritti di tutte le comunità e di affrontare in maniera efficace tutti gli episodi di discriminazione; esorta il governo a garantire la pari tutela costituzionale dei diritti di tutte le comunità etniche, se del caso attraverso modifiche legislative, e a proteggere e promuovere il loro patrimonio culturale, il loro idioma e le loro tradizioni mediante un accesso paritario, inclusivo e non discriminatorio all’istruzione e ai media;
  4. invita le autorità a sviluppare una nuova strategia per affrontare i problemi della comunità rom, sostituendo la precedente strategia, giunta a scadenza nel 2020, e a riconsiderare la decisione di ridurre le risorse destinate all’inclusione dei rom, che anzi dovrebbero essere aumentate;
  5. plaude al successo del secondo pride tenutosi a Skopje nel 2021; invita il parlamento della Macedonia del Nord ad adottare con urgenza un piano d’azione nazionale sulle questioni LGBTI+ e a garantire lo stanziamento di risorse sufficienti per la sua attuazione; esorta tutti gli attori politici a modificare la legge sull’anagrafe e a garantire il riconoscimento giuridico rapido e senza ostacoli del genere sulla base dell’autodeterminazione;
  6. chiede ulteriori passi avanti nell’applicazione dei diritti delle persone appartenenti a minoranze, compresa l’autoidentificazione e l’istruzione interculturale inclusiva; sottolinea l’importanza di aggiornare e adottare leggi sull’istruzione che eliminino i contenuti discriminatori e stigmatizzanti e che siano armonizzate con la legge sulla prevenzione delle discriminazioni e la protezione da queste ultime;
  7. sottolinea che occorrono ulteriori progressi per garantire il rispetto dei diritti delle persone con disabilità; accoglie con favore i meccanismi di monitoraggio dell’attuazione della Convenzione per i diritti delle persone con disabilità istituiti in seno all’ufficio del Mediatore; evidenzia la necessità di combattere le discriminazioni, sia dirette che indirette, che le persone con disabilità subiscono a causa delle barriere architettoniche, della carenza di informazioni e servizi, degli atteggiamenti discriminatori e dell’esclusione sociale; esorta le autorità a completare tempestivamente il processo di deistituzionalizzazione; sottolinea la necessità di disporre di risorse e infrastrutture adeguate per garantire la dovuta protezione sociale e assicurare condizioni di vita dignitose alle persone con disabilità nella Macedonia del Nord;
  8. esorta gli organi competenti a prevenire in maniera proattiva e perseguire sistematicamente tutti i casi di incitamento all’odio, reati generati dall’odio e intimidazioni, a condurre indagini approfondite sugli attacchi che ne derivano e a garantire la sicurezza e la protezione delle persone prese di mira, come giornalisti, persone appartenenti a minoranze e altri gruppi vulnerabili; ribadisce il suo invito alle autorità competenti a migliorare le capacità istituzionali per prevenire e combattere l’incitamento all’odio, i reati generati dall’odio e la discriminazione per qualsiasi motivo, conformemente alle norme internazionali;
  9. esorta tutti gli attori politici a bloccare e condannare l’incitamento all’odio, le campagne denigratorie e le molestie nei confronti di organizzazioni indipendenti della società civile e chiede alle autorità competenti di applicare un approccio di tolleranza zero nei confronti delle intimidazioni, minacce e atti di violenza contro i giornalisti e i difensori dei diritti umani e di garantire che i responsabili siano assicurati alla giustizia;
  10. manifesta preoccupazione per il netto aumento della disinformazione e dei discorsi discriminatori contro le persone LGBTI+ e i difensori dei diritti umani nei media e nel discorso politico; condanna le molestie, l’incitamento all’odio, i reati generati dall’odio e le minacce di morte nei confronti delle persone LGBTI+ e dei difensori dei diritti umani e sollecita un’inchiesta completa e l’irrogazione di sanzioni per tali incidenti;
  11. ricorda la necessità di rafforzare il controllo indipendente della polizia, prevenire e garantire l’assunzione di responsabilità per l’impunità della polizia nei confronti delle comunità emarginate, come i rom, e migliorare il trattamento dei detenuti e le condizioni carcerarie attraverso la piena attuazione delle pertinenti raccomandazioni;
  12. accoglie con favore gli sforzi in corso delle autorità della Bulgaria e della Macedonia del Nord per costruire una relazione rispettosa basata sulla fiducia reciproca, il ravvicinamento e contatti interpersonali più stretti; condanna fermamente la retorica incendiaria ed esorta a intensificare gli sforzi reciproci per prevenire e perseguire tutti i casi di incitamento all’odio e i crimini d’odio basati sull’origine nazionale o etnica;
  13. si compiace dell’adesione della Macedonia del Nord all’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto;
  14. rammenta la necessità di rendere accessibili gli archivi dei servizi segreti jugoslavi (UDBA) e dei servizi segreti dell’esercito popolare jugoslavo (KOS) in tutta la regione al fine di indagare e trattare i crimini commessi durante il periodo comunista e le organizzazioni criminali; è del parere che una gestione trasparente dei crimini totalitari, compresa l’apertura di tali archivi, costituisca un passo in avanti verso l’ulteriore democratizzazione, responsabilità e solidità istituzionale;
  15. invita l’UE a potenziare il suo sostegno in termini di assistenza umanitaria e gestione delle frontiere nella regione, che deve essere prestata nel pieno rispetto dei diritti fondamentali; elogia gli sforzi della Macedonia del Nord volti ad accogliere i rifugiati e il continuo ruolo costruttivo svolto dal paese nella gestione della migrazione irregolare; invita nuovamente il paese a migliorare l’accesso alle condizioni di asilo e di accoglienza e a porre in essere un sistema adeguato di gestione e registrazione della migrazione; ricorda la necessità di adottare un approccio sistematico alla lotta contro il traffico di persone e alla migrazione irregolare, accoglie con favore la cooperazione internazionale a tale riguardo e osserva che l’accordo sullo status con l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) non è ancora stato firmato a causa di questioni bilaterali in sospeso;

 

Stato di diritto

  1. sottolinea, pur riconoscendo i progressi compiuti, la necessità di portare avanti la riforma dello Stato di diritto in quanto struttura portante di una trasformazione democratica, per garantire la certezza giuridica, la trasparenza, l’accesso alla giustizia e la non discriminazione;
  2. esorta la Commissione ad attuare le raccomandazioni della relazione speciale n. 01/2022 della Corte dei conti europea, onde garantire un impatto efficace sullo Stato di diritto dell’assistenza finanziaria nei Balcani occidentali, inclusa la Macedonia del Nord;
  3. accoglie positivamente ulteriori misure nel consolidamento dei risultati ottenuti nelle indagini, nel perseguimento e nei processi per i casi di corruzione e di criminalità organizzata, anche ad alto livello, nel rafforzamento delle istituzioni di vigilanza indipendenti e nel sistema giudiziario;
  4. ricorda che l’aggiornamento del codice penale dovrebbe includere, tra l’altro, le disposizioni in materia di violenza contro le donne, criminalità economica, riciclaggio, corruzione, confisca di beni e diffusione della disinformazione nonché l’intensificazione della lotta contro la criminalità organizzata, compreso il disboscamento illegale;
  5. evidenzia che occorre compiere ulteriori progressi per quanto concerne la riforma della giustizia, rafforzando l’indipendenza istituzionale, il finanziamento, la qualità, il coordinamento e la trasparenza della magistratura e il funzionamento dei suoi organi di autogoverno; esorta le forze politiche a raggiungere rapidamente un accordo sulla nomina dei giudici della Corte costituzionale al fine di garantirne l’adeguata operatività;
  6. accoglie con favore i significativi progressi registrati e sostiene le misure attuate per contrastare la corruzione e la criminalità organizzata, come nell’ambito del piano anticorruzione “Action21”, anche attraverso indagini proattive da parte della commissione statale per la prevenzione della corruzione e della procura per la criminalità organizzata e la corruzione, che hanno dato la priorità alle condanne e alla confisca dei beni dei criminali in casi di alto livello; invita gli Stati membri a rafforzare la cooperazione giudiziaria transfrontaliera con i paesi dei Balcani occidentali in materia penale, rispettando pienamente, al contempo, l’acquisdell’UE in materia di protezione dei dati;
  7. chiede la finalizzazione delle misure di riforma del settore della sicurezza e dell’intelligence, per garantirne l’indipendenza e una vigilanza parlamentare significativa; chiede un aggiornamento del meccanismo per la protezione degli informatori, mediante un migliore allineamento con la direttiva dell’UE sugli informatori[8]e la raccomandazione del Consiglio d’Europa CM/Rec(2014)7 sulla protezione degli informatori e la loro attuazione e garantendo un’attuazione efficace della legge in materia di lobbying recentemente modificata;
  8. sottolinea l’importanza di continuare ad accertare le responsabilità legali, anche in tutte le principali azioni legali relative ai casi di abuso di ufficio, impunità della polizia, corruzione, gli attacchi del 2017 nel parlamento della Macedonia del Nord, le intercettazioni illegali e le estorsioni;
  9. evidenzia l’importanza di portare avanti indagini coerenti e proattive, di perseguire l’azione penale e di giungere a condanne definitive nei casi di corruzione ad alto livello;
  10. chiede che sia perseguita un’azione risoluta contro il riciclaggio di denaro e la criminalità finanziaria attraverso un maggiore coordinamento, anche con Europol, nel pieno allineamento e nel pieno rispetto dell’acquisdell’UE in materia di dati; esorta a rafforzare la capacità delle autorità di contrasto di combattere la criminalità organizzata, il terrorismo e la radicalizzazione; invita le autorità ad adottare e attuare la necessaria legislazione per regolamentare l’attività dell’ufficio per il recupero dei beni e a potenziare l’efficacia del sistema nazionale di recupero dei beni;
  11. accoglie con favore i notevoli progressi realizzati finora, che dovrebbero condurre a miglioramenti sistemici nella lotta al traffico di esseri umani, stupefacenti, armi da fuoco e beni, nonché contro la criminalità informatica e la vigilanza, i crimini violenti, l’estremismo e le minacce terroristiche; plaude alle indagini e alla cooperazione bilaterale e internazionale in atto per smantellare le reti criminali transnazionali, anche con le agenzie internazionali e dell’UE nell’ambito della giustizia e degli affari interni, quali Eurojust, Europol e Frontex, che hanno intensificato l’azione contro la tratta degli esseri umani e il traffico di stupefacenti e armi illegali e il pericolo di una radicalizzazione; prende atto del sostegno politico, operativo e logistico offerto dalla Macedonia del Nord a Frontex e ai servizi della guardia di frontiera e costiera degli Stati membri; esorta la Macedonia del Nord a rafforzare la sua resilienza alle minacce ibride, alla disinformazione e alle notizie false; deplora gli attacchi informatici lanciati contro le istituzioni del paese;

 

 

 

Riforme socioeconomiche

  1. prende atto del grave impatto economico e sociale della crisi della COVID-19 ed esprime il suo sostegno alla serie di misure adottate dalle autorità per tutelare la salute pubblica e mitigare gli effetti socioeconomici della crisi, anche grazie al notevole sostegno fornito dall’UE sotto forma di assistenza finanziaria, attrezzature mediche e vaccini; accoglie con favore la ripresa della Macedonia del Nord nel 2021 più rapida di quanto previsto e la sua maggiore crescita economica;
  2. raccomanda alla Macedonia del Nord di continuare a intraprendere azioni volte a migliorare il contesto commerciale e le infrastrutture nel quadro del piano di finanziamento per l’accelerazione della crescita, combattere l’evasione fiscale, ammodernare il sistema dell’istruzione, ampliare la copertura della sicurezza sociale e portare avanti la trasformazione digitale nonché riformare i mercati dell’energia e dei trasporti, in aggiunta a misure a breve termine per mitigare gli effetti della pandemia e della crescita dei prezzi dell’energia e degli alimenti;
  3. si compiace delle misure adottate per istituire un sistema di tassazione diretta delle persone fisiche basato su aliquote progressive; rileva il ritorno a un modello di aliquota forfettaria; incoraggia il governo a modernizzare il codice in materia fiscale prestando maggiore attenzione alle aliquote progressive sul reddito, alla tassazione dei beni e ai fattori ambientali, al fine di produrre valore sufficiente per attuare riforme sociali e combattere la disuguaglianza;
  4. incoraggia le autorità a ridurre la povertà e l’esclusione sociale migliorando l’accesso universale ai servizi sociali di istruzione e di assistenza sanitaria, soprattutto a favore della popolazione svantaggiata e dei gruppi minoritari;
  5. incoraggia la Macedonia del Nord a continuare a compiere progressi nell’attuazione delle riforme relative ai giovani e all’istruzione; chiede la revisione della legge sull’istruzione secondaria attraverso un processo inclusivo che coinvolga esperti, operatori del settore e società civile, con un’attenzione particolare ai diritti degli studenti con disabilità;
  6. incita la Macedonia del Nord a continuare a sfruttare il potenziale offerto dalla digitalizzazione per modernizzare i processi amministrativi, elettorali, giudiziari, sociali, sanitari, fiscali ed economici, aumentando la trasparenza e la rendicontabilità e contrastando la corruzione e l’economia informale, in linea con l’acquisdell’UE; sottolinea che è necessario intensificare il sostegno dell’UE in ambiti quali lo Stato di diritto, la crescita verde sostenibile, la biodiversità, l’innovazione, la competitività, i diritti di proprietà e l’inversione del fenomeno della “fuga di cervelli” e del declino demografico; evidenzia che occorre potenziare gli investimenti a favore dell’emancipazione dei giovani e dell’inclusione, insieme a misure per ridurre gli alti livelli di disoccupazione giovanile;
  7. accoglie con favore l’attuazione della garanzia per i giovani nella Macedonia del Nord, in quanto si tratta di un programma per ridurre la disoccupazione giovanile, in particolare tenuto conto della precarietà economica e della riduzione delle opportunità lavorative per i giovani causate dalla pandemia di COVID-19; ribadisce l’importanza dei fondi messi a disposizione attraverso il piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali per progetti faro come la garanzia per i giovani nella Macedonia del Nord;
  8. ricorda che i finanziamenti dell’UE a titolo dell’IPA III e del piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali, strumenti che accoglie con favore, si basano su una rigorosa condizionalità; sottolinea che l’IPA III prevede che i finanziamenti debbano essere modulati o persino sospesi in caso di regressione significativa o di persistente mancanza di progressi nelle “questioni fondamentali”, in particolare in materia di Stato di diritto e diritti fondamentali, compresa la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, come pure di libertà dei media; sottolinea che è nell’interesse della sicurezza dell’UE e sua responsabilità garantire che i fondi dell’UE non contribuiscano alla corruzione; invita l’UE e i paesi dei Balcani occidentali, in tale contesto, a rafforzare le cooperazione giudiziaria transfrontaliera e istituire un quadro per una proficua cooperazione con la Procura europea (EPPO) in particolare nel settore dei fondi IPA III; sottolinea la necessità di migliorare la visibilità dei finanziamenti dell’UE e di garantire che qualsiasi investimento sia in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi e con gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE;
  9. accoglie con favore l’adozione del piano economico e di investimenti e dell’agenda verde per i Balcani occidentali al fine di stimolare la ripresa economica a lungo termine della regione, sostenere una transizione verde e digitale e promuovere la connettività e l’integrazione regionale e la convergenza con l’Unione europea; ricorda il potenziale della cooperazione europea in settori quali gestione delle acque, tecnologie per il trattamento delle acque reflue e dei rifiuti, energie rinnovabili, tecnologie agricole e per la trasformazione dei prodotti alimentari, TIC, farmaci e apparecchiature mediche; sottolinea l’importanza di un coordinamento rafforzato con organizzazioni internazionali come il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente per affrontare i cambiamenti climatici e conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile;

 

Ambiente, energia e trasporti

  1. esorta il governo a rafforzare considerevolmente le sue ambizioni e ad aumentare la volontà politica di attuare le raccomandazioni dell’anno scorso relative alla transizione verde, in particolare nel contesto dell’agenda verde per i Balcani occidentali, sfruttando il potenziale del piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali a tale riguardo;
  2. accoglie positivamente l’aggiornamento dell’impegno in materia di clima da parte della Macedonia del Nord di una riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra dell’82 % entro il 2030 e chiede, al contempo, l’attuazione dell’accordo di Parigi, anche tramite l’adozione di una strategia e di una legislazione globali sul clima coerenti con il quadro dell’UE per il clima e l’energia per il 2030; rammenta che sono necessari ulteriori sforzi per conseguire gli obiettivi in materia di efficienza energetica, energie rinnovabili, sicurezza dell’approvvigionamento e riduzione delle emissioni; esorta l’UE a rafforzare il proprio sostegno per contrastare l’inversione di una transizione sostenibile dal carbone e ad eliminare progressivamente le fonti energetiche fossili, dinanzi alla stretta energetica mondiale; sollecita le autorità ad armonizzare la legislazione sull’ambiente e i cambiamenti climatici con l’acquisdell’UE e a garantirne l’applicazione;
  3. sottolinea l’urgente necessità di migliorare la qualità dell’aria, in particolare nelle zone urbane; esorta con forza le autorità a potenziare le azioni in materia di protezione della biodiversità, dell’acqua, dell’aria e del clima, nonché in materia di gestione regionale dei rifiuti, anche attraverso valutazioni d’impatto globali, consultazioni pubbliche adeguate, un migliore coordinamento intersettoriale, maggiori risorse finanziarie e il perseguimento rigoroso della criminalità ambientale;
  4. esorta le autorità a migliorare in maniera significativa la qualità della loro valutazione ambientale strategica (VAS) e ad attuare e applicare la direttiva VAS[9]al fine di prevenire efficacemente un impatto ecologico negativo e di estirpare la corruzione presente in tale settore; invita le autorità a tenere pienamente conto della raccomandazione delle organizzazioni ambientaliste e degli esperti indipendenti sulle modifiche proposte alla legge sull’urbanizzazione;
  5. incoraggia la Commissione a offrire pieno sostegno alla Macedonia del Nord nella stesura e attuazione di un piano d’azione per ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche importate dalla Russia, al fine di aumentare la resilienza e la sicurezza energetica e di consentire al paese di conseguire gli obiettivi dell’UE nell’ambito della neutralità climatica; prende atto del crescente allineamento del paese al terzo pacchetto energetico dell’UE e lo esorta a completare la separazione della trasmissione del gas e ad attuare la normativa in materia di efficienza energetica;
  6. esorta il paese a intensificare gli sforzi volti a migliorare le infrastrutture dei trasporti e dell’energia nonché la connettività regionale; ribadisce l’importanza di un rapido completamento dei principali progetti infrastrutturali regionali, nel pieno rispetto delle procedure adeguate per le necessarie valutazioni di impatto complete, inclusi i corridoi ferroviario e autostradale VIII e X, gli interconnettori del gas con la Bulgaria, la Grecia, il Kosovo e la Serbia e l’interconnettore dell’energia elettrica con l’Albania;
  7. accoglie con favore l’avvio di un collegamento aereo tra Skopje e Sofia e incoraggia il miglioramento di altri collegamenti di trasporto e l’apertura di nuovi posti di frontiera con i paesi confinanti;
  8. accoglie con favore la rimozione delle tariffe di roaming tra Macedonia del Nord e altri cinque Stati dei Balcani occidentali a partire dal 1° luglio 2021; chiede, a tale riguardo, la creazione di una tabella di marcia accelerata per ridurre ed eliminare le tariffe di roaming in tutti gli Stati membri;

 

Cooperazione regionale e politica estera

  1. invita l’UE a valutare in modo critico le implicazioni per la sicurezza che sono importanti da un punto di vista storico per la stabilità e l’unità del continente europeo e nei Balcani occidentali nel contesto dell’aggressione russa contro l’Ucraina; esorta gli Stati membri a dimostrare l’unità europea avviando ufficialmente i negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania, considerando sia le implicazioni geopolitiche sia il fatto che i paesi soddisfano i criteri ufficiali, come un investimento nella fiducia, nella stabilità, nella prosperità e nei processi di riconciliazione in atto nella regione;
  2. si compiace dell’impegno della Macedonia del Nord a favore della solidarietà, del multilateralismo e di relazioni di buon vicinato; esprime il proprio sostegno all’integrazione nell’UE e al proseguimento di misure volte a promuovere al tempo stesso i contatti interpersonali in tutta l’Europa sudorientale e l’integrazione regionale inclusiva, avvicinando l’intera regione all’UE attraverso lo sviluppo del mercato comune regionale; esprime il suo sostegno a programmi di cooperazione economica regionale inclusiva che istituiscano una cooperazione su un piano di parità tra tutti e sei i paesi, rafforzino l’allineamento con le norme dell’UE e con l’acquisdell’UE e contribuiscano ai processi di integrazione nell’UE;
  3. attende con interesse la presidenza dell’OSCE da parte della Macedonia del Nord nel 2023 quale manifestazione della sua responsabilità internazionale e affidabilità in qualità di membro della NATO e futuro Stato membro dell’UE, e quale contributo alla promozione dei principi fondanti dell’OSCE nell’ambito della sicurezza, dei diritti umani e della democrazia; elogia l’integrazione esemplare e rapida della Macedonia del Nord nelle strutture della NATO, che mette in evidenza le sue scelte strategiche in materia di sicurezza e contribuisce in tal modo alla stabilità nei Balcani occidentali;
  4. accoglie con favore il costante impegno della Macedonia del Nord riguardo al quadro di sicurezza euro-atlantica; plaude al pieno allineamento del paese con la politica esterna, di sicurezza e di difesa dell’UE; accoglie positivamente il suo continuo contributo alle missioni di gestione delle crisi dell’UE e alle operazioni guidate dalla NATO; elogia il suo rapido allineamento alle sanzioni imposte nel contesto dell’aggressione russa volta a minare l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina, aumentando in tal modo il suo allineamento alla politica estera al cento per cento;
  5. prende atto del rischio di una sempre maggiore dipendenza economica ed energetica dalla Cina e dalla Russia in tutta la regione; esprime preoccupazione per la vulnerabilità e la dipendenza che derivano dai prestiti per gli investimenti finanziati dalla Cina; accoglie con favore l’impegno della Macedonia del Nord a garantire la sicurezza delle frontiere, insieme alla riservatezza e alla sicurezza dei dati nell’ambito dell’iniziativa “Clean Network”;
  6. accoglie con favore l’attuale processo di rafforzamento delle relazioni di buon vicinato con i paesi confinanti e di cooperazione regionale rafforzata, come l’accordo di Prespa con la Grecia e il trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione con la Bulgaria; invita tutte le parti a continuare a perseguire un dialogo costruttivo in modo da garantirne la piena e coerente attuazione in buona fede, astenendosi nel contempo da azioni che potrebbero compromettere l’integrazione nell’UE e gli interessi generali dell’UE di fronte alle ingerenze straniere; invita la Commissione a intensificare i suoi sforzi per facilitare il dialogo e spianare in tal modo la strada a un accordo praticabile e sostenibile;
  7. incoraggia la Bulgaria e la Macedonia del Nord a trovare una soluzione reciprocamente accettabile alle questioni bilaterali in sospeso; accoglie con favore lo slancio politico a favore di un impegno vasto e costruttivo da entrambe le parti, per cercare un nuovo terreno comune in vari ambiti di reciproco interesse, invece di tracciare ulteriori linee divisorie; incoraggia i partner ad accelerare tale impegno in buona fede e conformemente al trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione e ad avviare i negoziati di adesione, risolvendo nel contempo le questioni bilaterali in sospeso contenute nelle “misure 4 + 1” da attuare e affrontare in misura sufficiente durante il processo di integrazione nell’UE; esorta i partner ad adoperarsi sinceramente per raggiungere quanto prima soluzioni reciprocamente accettabili, equilibrate e sostenibili alle questioni bilaterali in sospeso; accoglie con favore la ripresa dei lavori della commissione congiunta multidisciplinare di esperti sulle questioni storiche ed educative della Bulgaria e della Macedonia del Nord, avvicinando in tal modo le società consentendo un futuro comune nell’UE, senza tuttavia incidere sul processo di adesione della Macedonia del Nord;
  8. ribadisce il suo pieno sostegno a un’attuazione reciproca coerente e accelerata dell’accordo di Prespa con la Grecia quale elemento importante delle relazioni bilaterali, compresa la ratifica in corso dei memorandum firmati tra i due paesi;
  9. si congratula con la Macedonia del Nord per l’inaugurazione del dialogo del forum di Prespa, in quanto piattaforma regionale per ispirare e promuovere il dialogo, la riconciliazione, relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale nello spirito dell’integrazione europea;
  10. invita ancora una volta tutti i leader politici regionali a istituire la commissione regionale incaricata di accertare i fatti relativi ai crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani commesse sul territorio dell’ex Jugoslavia (RECOM), sulla base del significativo lavoro svolto dalla coalizione RECOM;
  11. esorta con forza a riprendere il lavoro relativo ai libri di testo di storia in Bulgaria e nella Macedonia del Nord; sottolinea che i testi dovrebbero rispecchiare l’interpretazione di fatti e figure storici della storia comune di entrambi i popoli sulla base di documenti e fonti storici autentici; ritiene che questa sia la base su cui i due paesi dovrebbero costruire le loro relazioni e che le relazioni tra le generazioni future della Macedonia del Nord e della Bulgaria saranno un riflesso dei processi di istruzione nei due paesi;
  12. condanna qualsiasi tentativo di sostituire i monumenti e/o gli artefatti storici, compresa la distruzione del patrimonio culturale autentico o qualsiasi tentativo di riscrivere la storia; sottolinea che tali incidenti fanno sorgere gravi preoccupazioni, anche nel contesto della mancata attuazione del trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione del 2017;
  1. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, nonché al Presidente, al governo e all’Assemblea della Repubblica di Macedonia del Nord.

RELAZIONE sulle relazioni 2019 e 2020 della Commissione sulla Macedonia del Nord 

10.3.2021 – (2019/2174(INI))

Il Parlamento europeo,

  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno 2018, le conclusioni del Consiglio del 18 giugno 2019 e le conclusioni del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019, che hanno rinviato le decisioni relative all’avvio dei negoziati di adesione con la Repubblica di Macedonia del Nord e la Repubblica di Albania,
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 26 marzo 2020 sull’avvio dei negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania, con cui sono state approvate le conclusioni del Consiglio del 25 marzo 2020 sull’allargamento e sul processo di stabilizzazione e di associazione,
  • visto il trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione tra la Repubblica di Bulgaria e la Repubblica di Macedonia del Nord, firmato il 1º agosto 2017 e ratificato nel gennaio 2018,
  • visto l’accordo finale sulla composizione delle controversie descritte nelle risoluzioni 817 (1993) e 845 (1993) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la risoluzione dell’Accordo interinale del 1995 e l’istituzione di un partenariato strategico tra la Grecia e la Macedonia del Nord, noto anche come accordo di Prespa, del 17 giugno 2018,
  • visti la dichiarazione di Sofia adottata in occasione del vertice UE-Balcani occidentali del 17 maggio 2018 e il Programma delle priorità di Sofia ad essa allegato,
  • visto il vertice UE-Balcani occidentali nel quadro del Processo di Berlino del 10 novembre 2020,
  • vista l’adesione della Macedonia del Nord alla NATO, avvenuta il 27 marzo 2020,
  • vista la comunicazione della Commissione del 5 febbraio 2020 dal titolo “Rafforzare il processo di adesione – Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali” (COM(2020)0057),
  • visti la comunicazione della Commissione dal titolo “Un piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali” (COM(2020)0641), il suo allegato e il documento di lavoro dei servizi della Commissione, del 6 ottobre 2020, che presenta le linee guida per l’attuazione dell’agenda verde per i Balcani occidentali,
  • vista la comunicazione della Commissione del 29 maggio 2019 dal titolo “Comunicazione 2019 sulla politica di allargamento dell’UE” (COM(2019)0260), accompagnata dal documento di lavoro dei servizi della Commissione intitolato “North Macedonia 2019 Report” (Relazione 2019 sulla Macedonia del Nord) (SWD(2019)0218),
  • vista la dichiarazione di Zagabria concordata in occasione del vertice UE-Balcani occidentali tenutosi in videoconferenza il 6 maggio 2020,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 5 giugno 2020 sul rafforzamento della cooperazione con i partner dei Balcani occidentali nel settore della migrazione e della sicurezza,
  • viste la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, dell’8 aprile 2020, dal titolo “Comunicazione sulla risposta globale dell’UE alla pandemia di COVID-19” (JOIN(2020)0011), e la comunicazione della Commissione del 29 aprile 2020 dal titolo “Aiutare i Balcani occidentali ad affrontare la COVID-19 e sostenere la ripresa nel periodo post-pandemia”,
  • vista la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2020 dal titolo “Comunicazione 2020 sulla politica di allargamento dell’UE” (COM(2020)0660), accompagnata dal documento di lavoro dei servizi della Commissione intitolato “North Macedonia 2020 Report” (Relazione 2020 sulla Macedonia del Nord) (SWD(2020)0351),
  • viste le conclusioni della Presidenza in occasione della riunione del Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003,
  • visto il vertice di Sofia del processo di Berlino, tenutosi nel 2020 e copresieduto dalla Bulgaria e dalla Macedonia del Nord,
  • vista la decisione del Consiglio europeo del 16 dicembre 2005 di concedere alla Macedonia del Nord lo status di paese candidato all’adesione all’UE,
  • visti l’”Accordo di Pržino”, concluso a Skopje il 2 giugno e il 15 luglio 2015 tra i quattro partiti politici principali, e l’accordo quadrilaterale sulla sua attuazione del 20 luglio e del 31 agosto 2016,
  • vista la sua risoluzione del 25 novembre 2020 sul rafforzamento della libertà dei media: protezione dei giornalisti in Europa, incitamento all’odio, disinformazione e ruolo delle piattaforme[1],
  • vista la dichiarazione comune dei deputati al Parlamento europeo, dell’8 dicembre 2020, sui negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania,
  • vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2019 sull’avvio di negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania[2],
  • viste le sue precedenti risoluzioni sul paese,
  • visto l’articolo 54 del suo regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0040/2021),
    1. considerando che la Macedonia del Nord ha compiuto progressi coerenti e ha dimostrato un impegno dedicato nel suo percorso di avvicinamento all’UE, rafforzando il clima di fiducia reciproca, che ha portato alla decisione del Consiglio europeo del 26 marzo 2020 di avviare i negoziati di adesione con il paese;
    2. considerando che la Macedonia del Nord dovrebbe essere valutata individualmente in base ai propri meriti per quanto riguarda i progressi compiuti riguardo ai criteri stabiliti dal Consiglio europeo, e che la velocità e la qualità delle riforme determinano il calendario per l’adesione all’UE; che la prospettiva dell’adesione all’UE ha rappresentato un incentivo fondamentale per le riforme, mentre il processo di allargamento ha avuto un ruolo decisivo nella stabilizzazione dei Balcani occidentali;
    3. considerando che lo Stato di diritto è un parametro di riferimento fondamentale per valutare l’avanzamento della trasformazione democratica e i progressi verso l’adesione all’UE;
    4. considerando che la decisione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019 di rinviare l’avvio dei negoziati di adesione con la Macedonia del Nord ha portato all’instabilità politica nel paese e ad elezioni anticipate nel 2020;
    5. considerando che il 1º luglio 2020 la Commissione ha presentato un progetto di quadro negoziale;
    6. considerando che l’uso improprio del processo di adesione ai fini della risoluzione di controversie storico-culturali da parte degli Stati membri dell’UE costituirebbe un pericoloso precedente per i futuri processi di adesione dei restanti paesi dei Balcani occidentali, dato soprattutto il contesto storico della regione;
    7. considerando che il paese sta mantenendo un ritmo costante nell’adozione delle riforme dell’UE, in particolare in settori chiave quali lo Stato di diritto, la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, i servizi di intelligence, la riforma della pubblica amministrazione e il funzionamento delle istituzioni e delle procedure democratiche;
    8. considerando che sono necessari ulteriori sforzi coerenti a favore di riforme strategiche connesse all’UE, che richiedono l’impegno congiunto di tutti i leader e di tutti i portatori di interessi;
    9. considerando che l’UE continua a essere pienamente impegnata a favore del sostegno alla scelta strategica della Macedonia del Nord per l’integrazione europea e, in ultima analisi, per l’adesione all’UE, basata sullo Stato di diritto, l’armonia tra le etnie e le relazioni di buon vicinato, in linea con l’”Agenda di Salonicco per i Balcani occidentali” del 2003;
    10. considerando che l’impegno dell’UE nei confronti dei Balcani occidentali supera quello di qualsiasi altra regione e dimostra un impegno strategico reciproco;
    11. considerando che l’UE dovrebbe continuare a promuovere gli investimenti e sviluppare le relazioni commerciali con la Macedonia del Nord, giacché lo sviluppo economico del paese riveste un’importanza fondamentale;
    12. considerando che l’UE è di gran lunga il più grande partner commerciale della Macedonia del Nord, in quanto rappresenta il 75 % delle esportazioni del paese e il 62  % delle sue importazioni, e fornisce la maggior parte dell’assistenza finanziaria, e che la Macedonia del Nord beneficia, dal 2007, di oltre 1,25 miliardi di EUR in finanziamenti di preadesione dell’UE;
    13. considerando che l’economia della Macedonia del Nord è stata duramente colpita dalla pandemia di COVID-19 e che le misure atte a prevenire la diffusione del virus si stanno ripercuotendo negativamente sul bilancio nazionale;
    14. considerando che l’UE ha offerto alla Macedonia del Nord il massimo sostegno per attenuare l’impatto della pandemia di COVID-19, mobilitando 66 milioni di EUR per le necessità sanitarie urgenti e la ripresa economica e sociale post-pandemia; che l’UE ha messo a disposizione della Macedonia del Nord fino a 160 milioni di EUR in assistenza macrofinanziaria;
    15. considerando che l’UE ha mobilitato 3,3 miliardi di EUR per affrontare la pandemia di coronavirus nei Balcani occidentali, di cui 38 milioni di EUR per il sostegno immediato al settore sanitario, 467 milioni di EUR per costruire la resilienza dei sistemi sanitari e attutire l’impatto socioeconomico, 750 milioni di EUR per l’assistenza macrofinanziaria, 385 milioni di EUR per il sostegno e la ripartenza del settore privato e 1,7 miliardi di EUR in prestiti agevolati dalla Banca europea per gli investimenti;
    16. considerando che la Macedonia del Nord rimane una delle principali rotte di transito della migrazione irregolare;
    17. considerando che la cooperazione regionale tra i paesi dei Balcani occidentali è essenziale per mantenere e rafforzare la loro stabilità e migliorare la prosperità della regione; che relazioni di buon vicinato sono indispensabili per consentire alla Macedonia del Nord di compiere progressi in direzione dell’adesione all’UE;
    18. considerando che l’Accordo di Prespa e il trattato sulle relazioni di buon vicinato sono accordi storici che rappresentano un modello di stabilità e riconciliazione in tutta la regione dei Balcani occidentali e che hanno migliorato lo spirito delle relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale;
    19. considerando che tuttora il Consiglio europeo non ha approvato il quadro negoziale per la Macedonia del Nord, mettendo a repentaglio la credibilità dell’Unione e riducendo il potere di trasformazione dell’UE nei Balcani occidentali;
    20. considerando che, nel marzo 2020, a seguito dell’entrata in vigore dello storico Accordo di Prespa e del trattato di amicizia tra la Macedonia del Nord e la Bulgaria, il paese è diventato il 30° Stato membro della NATO e l’UE ha deciso di avviare i negoziati di adesione;
    21. considerando che l’adesione alla NATO nel 2020 costituisce un chiaro passo verso una maggiore stabilità, interoperabilità e integrazione della difesa nella comunità euroatlantica, migliorando il potenziale del paese in vista di una futura adesione all’UE;
    22. considerando che la Conferenza sul futuro dell’Europa può contribuire alle aspirazioni di adesione dei paesi dei Balcani occidentali all’UE;
    23. considerando che la piena adesione della Macedonia del Nord all’UE è nello stesso interesse politico, economico e di sicurezza dell’Unione;
    24. si compiace dell’orientamento strategico e dell’impegno chiaro della Macedonia del Nord a favore dell’integrazione nell’UE, quale dimostrato dalla continua attuazione di riforme connesse all’adesione e dal lavoro svolto per risolvere i problemi bilaterali con i paesi vicini;
    25. ribadisce il suo pieno sostegno all’impegno contratto dal Consiglio europeo di Salonicco del 2003, che il futuro dei paesi dei Balcani occidentali è nell’UE;
    26. invita gli Stati membri dell’UE a mantenere i loro impegni e a mostrare una chiara volontà politica, permettendo al Consiglio di approvare il quadro negoziale e di tenere la prima conferenza intergovernativa con la Macedonia del Nord il più presto possibile per evitare ulteriori ritardi, confermando la credibilità, l’obiettività e l’affidabilità del processo di adesione;
    27. ricorda agli Stati membri che la politica di allargamento deve essere guidata da criteri oggettivi e non essere ostacolata da interessi unilaterali; ribadisce che la politica di allargamento dell’UE è il più efficace strumento di politica estera dell’Unione e che il suo ulteriore smantellamento potrebbe portare a una situazione instabile nell’immediato vicinato dell’UE;
    28. esprime la sua solidarietà con il popolo della Macedonia del Nord, e considera importante assicurare la continuità di un sostegno impegnato e attivo al progresso macedone verso l’Unione europea;
    29. accoglie con favore il fatto che la Macedonia del Nord eserciterà la presidenza dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) nel 2023;
    30. ritiene che la Conferenza sul futuro dell’Europa debba coinvolgere attivamente e associare opportunamente i rappresentanti della Macedonia del Nord e degli altri paesi dei Balcani occidentali, a livello sia governativo sia della società civile, includendo i giovani;
    31. esorta le autorità e i partiti politici della Macedonia del Nord a sostenere gli sforzi concordati volti a consolidare la democrazia e il processo di trasformazione, continuare a contrastare la corruzione e rafforzare lo Stato di diritto, rafforzare le relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale, promuovendo al contempo un clima favorevole alla libertà di stampa e alla società civile;
    32. ricorda che i progressi ottenuti nei negoziati di adesione nell’ambito della metodologia di allargamento riveduta continuano a dipendere da riforme costanti, approfondite e irreversibili in tutti i settori fondamentali;

 

Stato di diritto

  1. sottolinea l’importanza fondamentale di sostenere lo Stato di diritto attraverso riforme giudiziarie e il perseguimento costante della corruzione ad alto livello e delle reti criminali;
  2. elogia i progressi compiuti nell’affrontare le “priorità di riforma urgenti” e nel dare seguito alle raccomandazioni della Commissione di Venezia e del gruppo di esperti ad alto livello sulle questioni sistemiche relative allo Stato di diritto;
  3. prende atto dell’adozione della legislazione sulla prevenzione della corruzione e dei conflitti di interesse, sulle attività di lobbying, sull’accesso alle informazioni, sulla protezione degli informatori e sulla procura, e ne chiede l’effettiva e costante attuazione;
  4. ricorda che occorrono risorse finanziarie e umane sufficienti per garantire meccanismi di dissuasione, prevenzione, individuazione, indagine proattiva sui titolari di cariche pubbliche e di applicazione di sanzioni nei loro confronti attraverso misure che includano i conflitti di interesse, le attività di lobbying, i codici etici e la protezione degli informatori;
  5. accoglie con favore la creazione della carica di vice primo ministro per la lotta alla corruzione e alla criminalità, lo sviluppo sostenibile e le risorse umane quale segnale di un chiaro impegno politico volto ad affrontare tali questioni in via prioritaria;
  6. esorta ad attuare efficacemente le misure volte ad assicurare la professionalità, l’indipendenza, l’integrità e la responsabilità dei giudici e dei procuratori, anche attraverso l’efficiente applicazione dei codici etici e della legge fondamentale sulla procura, garantendo soluzioni sostenibili nei casi trattati dalla procura speciale e l’accertamento delle responsabilità per i reati emergenti dal caso inerente alle intercettazioni illegali su larga scala; invita tutte le istituzioni giudiziarie a profondere ulteriori sforzi per contribuire a ristabilire la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario;
  7. accoglie con favore le misure volte a rafforzare l’imparzialità, la trasparenza e la responsabilità del sistema giudiziario attraverso l’azione proattiva del Consiglio giudiziario e chiede l’efficace attuazione della legge riveduta sul Consiglio dei pubblici ministeri; chiede di sfruttare appieno i meccanismi atti a consolidare la professionalità e l’integrità del sistema giudiziario attraverso verifiche, indagini finanziarie e confische dei beni; esprime preoccupazione per le restrizioni all’accesso alla giustizia durante la pandemia di COVID-19 e incoraggia le autorità ad accelerare la digitalizzazione della magistratura e della relativa amministrazione;
  8. incoraggia la conclusione di riforme istituzionali e l’attuazione delle riforme in corso nei settori della sicurezza e dell’intelligence, garantendo l’indipendenza finanziaria, operativa e funzionale della nuova Agenzia per la sicurezza nazionale e dell’Agenzia tecnica operativa, e un significativo controllo parlamentare sui servizi segreti;
  9. chiede di continuare a compiere sforzi proattivi per contrastare la criminalità organizzata e la corruzione in modo sistematico e attraverso misure sistematiche di prevenzione, indagini finanziarie, perseguimento dei reati finanziari, compreso il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, e per adottare sanzioni adeguate; chiede di proseguire gli sforzi per avviare operazioni volte a smantellare le reti criminali coinvolte in varie forme di tratta, quali armi da fuoco, esseri umani e sostanze stupefacenti; esorta il paese a continuare l’opera di allineamento all’acquis e a svolgere indagini finanziarie sistematiche, rafforzando le misure di identificazione, tracciamento, congelamento, confisca e gestione dei beni acquisiti illegalmente;
  10. incoraggia l’introduzione di misure volte a rafforzare l’Ufficio per il recupero dei beni di recente istituzione e a migliorare la lotta contro il riciclaggio di denaro e i crimini economici; chiede di intensificare gli sforzi congiunti per contrastare la criminalità organizzata, economica e informatica, anche attraverso un migliore coordinamento e un partenariato rafforzato con Europol;
  11. riconosce i progressi compiuti nell’affrontare la corruzione diffusa, anche attraverso migliori risultati in materia di indagini, azioni penali e procedimenti relativi a casi di corruzione ad alto livello, abusi di potere e arricchimento illecito; rileva l’importanza del ruolo guida rafforzato della commissione per la prevenzione della corruzione e della cooperazione con essa a tale riguardo;
  12. esorta la procura a trattare i casi gravi e a dare seguito in modo proattivo a quelli principali segnalati dalle agenzie anticorruzione e di audit nonché dagli informatori;
  13. esorta le autorità della Macedonia del Nord a proseguire e intensificare gli sforzi per contrastare la radicalizzazione e il terrorismo e ad affrontare la questione dei combattenti terroristi stranieri attraverso il continuo scambio transfrontaliero di informazioni e una maggiore cooperazione tra le agenzie di sicurezza e le organizzazioni della società civile, i leader religiosi, le comunità locali, gli istituti di istruzione, le istituzioni sanitarie e sociali, nonché attraverso adeguati sforzi di reintegrazione;

 

Funzionamento delle istituzioni democratiche

  1. ricorda che il ruolo costruttivo svolto dall’opposizione è essenziale per il funzionamento della Sobranie, l’Assemblea parlamentare della Macedonia del Nord, e per l’adozione di normative fondamentali, quali le riforme connesse all’UE e alla NATO;
  2. plaude all’impegno dei partiti al governo e all’opposizione nella Sobranie per quanto riguarda le decisioni chiave nell’interesse nazionale comune; osserva che un dialogo politico rafforzato tra tutti i partiti politici è un prerequisito della buona governance e della funzionalità legislativa; invita tutti i partiti in Parlamento a mantenere un atteggiamento costruttivo, ad astenersi dall’utilizzo di una retorica nazionalista e provocatoria e a instaurare un dialogo politico basato sulla buona volontà, in particolare per quanto riguarda i principali sforzi sanitari, economici, sociali e politici volti ad affrontare la crisi della COVID-19;
  3. ricorda l’importanza del processo del dialogo Jean Monnet per consolidare la fiducia, rafforzare la cultura democratica e accrescere le capacità parlamentari, agevolando il dialogo politico in seno alla Sobranie; si compiace del costruttivo impegno profuso da tutti i partiti nell’ambito del dialogo Jean Monnet e dell’impegno assunto ad attuarne le conclusioni e a convocare il quarto ciclo;
  4. esorta la Sobranie a migliorare il processo legislativo riducendo al minimo il ricorso alle procedure accelerate, migliorando la trasparenza, garantendo un accesso rapido e inclusivo alle informazioni sui processi legislativi e procedendo a consultazioni e valutazioni d’impatto adeguate; ricorda la necessità di aggiornare le norme parlamentari della procedura per consenso al fine di rafforzare la Sobranie e migliorare i meccanismi legislativi, di sorveglianza e di controllo del bilancio; ribadisce l’importanza della cooperazione con la società civile e del suo finanziamento sostenibile, al fine di garantire un controllo rigoroso delle istituzioni pubbliche;
  5. prende atto del regolare svolgimento delle elezioni parlamentari del 15 luglio 2020 e ricorda che la loro stabilità giuridica è stata tuttavia compromessa da frequenti revisioni del quadro giuridico e regolamentare; sottolinea la necessità di attuare pienamente le raccomandazioni in sospeso contenute nella relazione finale dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE (ODIHR), segnatamente quelle di svolgere una revisione tempestiva, inclusiva e completa del codice elettorale prima delle prossime elezioni e di compiere ulteriori sforzi per garantire che le liste elettorali siano aggiornate e accurate;
  6. chiede ulteriori misure per migliorare la trasparenza del finanziamento dei partiti politici e garantire meccanismi di funzionamento intrapartitici democratici, competitivi e rappresentativi, anche attraverso una vigilanza indipendente; ricorda la necessità di attuare efficacemente le raccomandazioni dell’organismo di controllo contabile dello Stato;
  7. esorta il nuovo governo ad attribuire priorità alla riforma della pubblica amministrazione integrando e applicando sistematicamente norme basate sul merito nelle nomine e nelle promozioni pubbliche, promuovendo la cultura della trasparenza, dell’indipendenza professionale, della responsabilità, dell’integrità e di un’equa rappresentanza di genere ed etnica in seno alla pubblica amministrazione e alle imprese statali, garantendo al contempo un’adeguata protezione degli informatori; chiede che sia dato seguito in maniera esauriente alle raccomandazioni formulate dalla commissione per la prevenzione della corruzione;
  8. esorta le autorità ad assicurare la piena trasparenza migliorando ulteriormente l’accesso alle informazioni, comprese quelle relative alla COVID-19, garantendo aggiornamenti periodici tra le agenzie attraverso un portale di dati aperto del governo e la piena operatività dell’Agenzia per la protezione del libero accesso alle informazioni pubbliche;
  9. incoraggia le autorità a recuperare e aprire i pertinenti archivi dei servizi segreti iugoslavi; è del parere che una gestione trasparente del passato totalitarista, compresa l’apertura degli archivi dei servizi segreti, costituisca un passo in avanti verso un’ulteriore democratizzazione, responsabilizzazione e rafforzamento istituzionale sia nel paese stesso che nella regione dei Balcani occidentali nel suo complesso;
  10. ribadisce la necessità di migliorare ulteriormente la trasparenza e la visibilità dei finanziamenti dell’UE, garantendo un controllo, un audit e un seguito efficienti;

 

Diritti fondamentali

  1. manifesta il proprio sostegno a favore degli sforzi volti a garantire politiche inclusive per la protezione delle libertà e dei diritti fondamentali di tutti i cittadini, prestando particolare attenzione alle donne, ai giovani, alle persone con disabilità, alle minoranze etniche, ai gruppi etnici non maggioritari, alle persone LGBTQI+ e ai disoccupati scarsamente qualificati; invita le autorità ad attenuare l’impatto sproporzionatamente negativo della pandemia di COVID-19 sulle comunità non maggioritarie e a intensificare la lotta contro le disuguaglianze;
  2. si compiace del fatto che la libertà di culto, pensiero e coscienza abbia continuato a essere garantita e che, in generale, la discriminazione basata sulla religione sia vietata;
  3. invita l’organismo nazionale di coordinamento incaricato dell’attuazione del piano d’azione nazionale sulla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità a impegnarsi sistematicamente con le organizzazioni di sostegno alla disabilità; evidenzia la necessità di deistituzionalizzare ulteriormente e abrogare le disposizioni che consentono la privazione involontaria della libertà; sottolinea la necessità di disporre di risorse e infrastrutture adeguate per garantire la dovuta protezione sociale e condizioni di vita dignitose alle persone con disabilità; si compiace del piano d’azione nazionale sulla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e del fatto che l’organismo nazionale di coordinamento per l’attuazione di tale convenzione si riunisca regolarmente;
  4. si compiace della maggiore attenzione accordata alle politiche per l’inclusione dei rom e dell’aumento dei finanziamenti ad esse destinati, ed esorta le autorità ad accelerare i tempi e a migliorare la capacità di esecuzione, coordinamento, monitoraggio e utilizzo dei fondi, in particolare per quanto riguarda le politiche di edilizia abitativa e le politiche attive del mercato del lavoro, in linea con la dichiarazione di Poznan del 2019 sull’integrazione dei rom nel processo di allargamento dell’UE; incoraggia le autorità a garantire l’attuazione senza ostacoli della legge sulle persone senza stato civile regolare e a risolvere la questione relativa alla mancanza di documenti personali dei rom;
  5. prende atto con preoccupazione del diffuso incitamento all’odio, anche sui social media, in particolare nei confronti dei rom, delle persone LGBTI+ e di altri gruppi vulnerabili, paesi e popoli; chiede un’attuazione efficace del quadro normativo pertinente, garantendo una chiara distinzione tra il dibattito pubblico libero e l’incitamento all’odio, la diffamazione o l’incitamento alla violenza, e rafforzando le capacità di azione penale a fini di protezione dai reati generati dall’odio, dall’incitamento all’odio e dalla violenza di genere; esprime preoccupazione per i casi di brutalità della polizia nei confronti di comunità vulnerabili;
  6. accoglie con favore i progressi compiuti in merito al sostegno istituzionale per la promozione dei diritti umani delle persone LGBTI+; rileva, tuttavia, che la discriminazione della comunità LGBTI+ rimane un problema diffuso e che l’attuazione del quadro normativo da parte delle istituzioni statali dovrebbe rappresentare una priorità; chiede un rafforzamento delle misure per combattere l’incitamento all’odio e i reati generati dall’odio contro le persone LGBTI+, incoraggiare la denuncia di tali reati e porre fine all’impunità;
  7. si compiace della rinnovata adozione della legislazione antidiscriminazione da parte di tutti i partiti politici ed esorta le autorità a proseguire con un processo inclusivo e trasparente che istituisca una commissione indipendente per la protezione dalla discriminazione, garantendo la protezione e l’inclusione di tutti i gruppi emarginati; incoraggia la Sobranie ad adottare una legislazione che consenta una procedura semplificata, trasparente e accessibile per il riconoscimento giuridico del genere sulla base dell’autodeterminazione e impedisca la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere; prende atto dell’organizzazione della prima Pride Parade tenutasi a Skopje nel giugno 2019;
  8. chiede che si continui a compiere sforzi costruttivi volti a rafforzare le relazioni interetniche, che sono generalmente distese, nonché a riconoscere, proteggere e sostenere in modo adeguato tutte le comunità e il loro patrimonio culturale; chiede che i diritti delle comunità non maggioritarie siano tutelati e che esse siano adeguatamente integrate e rappresentate nella vita pubblica e nei media, garantendo risorse umane e finanziarie sufficienti per le istituzioni responsabili delle politiche relative alle minoranze e utilizzando appieno il mandato rafforzato dell’Agenzia per l’attuazione dei diritti delle comunità al fine di monitorare e guidare le istituzioni pubbliche per quanto riguarda il rispetto dei loro obblighi giuridici nei confronti delle minoranze;
  9. invita la Macedonia del Nord a continuare ad attuare l’accordo quadro di Ohrid; appoggia il riesame della legge sull’uso delle lingue in linea con le raccomandazioni formulate dalla commissione di Venezia in consultazione con tutte le parti interessate; accoglie con favore la creazione di un’agenzia e di un ispettorato incaricati di vigilare sull’applicazione generale della legge sull’uso delle lingue e ricorda la necessità di offrire un’istruzione paritaria e non discriminatoria nelle lingue minoritarie;
  10. invita il ministero del Sistema politico e delle relazioni intercomunitarie a promuovere la coesione sociale attraverso l’attuazione della strategia “una società per tutti” ed esorta le autorità ad affrontare le rimanenti sfide relative alla discriminazione, all’esclusione e alla sottorappresentanza; sottolinea la necessità di garantire che tutte le minoranze che vivono nella Macedonia del Nord ricevano un sostegno adeguato e vivano libere da intimidazioni o qualsiasi tipo di discriminazione;
  11. si compiace del costante miglioramento delle consultazioni pubbliche e chiede che si compiano ulteriori progressi nel garantire un’inclusione significativa e tempestiva della società civile nei processi decisionali in diversi ambiti politici, nonché nel salvaguardare la sostenibilità finanziaria del settore non governativo; rileva che la ristrutturazione del bilancio dovrebbe essere oggetto di adeguati processi di consultazione e non dovrebbe andare a scapito della sostenibilità del settore della società civile;
  12. invita la Macedonia del Nord a garantire l’indipendenza operativa degli organismi per i diritti fondamentali, l’assegnazione di fondi sufficienti ad essi, nonché nomine completamente trasparenti, inclusive e basate sul merito dei loro membri, contribuendo in tal modo a migliorare la situazione dei diritti umani nel paese; accoglie con favore la nomina del nuovo difensore civico e chiede una maggiore cooperazione con la società civile; elogia il rafforzamento del ruolo del difensore civico ed esorta le autorità a migliorare l’attuazione delle sue raccomandazioni; accoglie con favore l’istituzione del meccanismo di controllo esterno della polizia presso l’ufficio del difensore civico e chiede che si continui a compiere sforzi per contrastare l’impunità della polizia attraverso l’attuazione sistematica di tutele contro i maltrattamenti da parte della polizia, il ricorso a investigatori realmente indipendenti e il rafforzamento dei meccanismi di controllo della polizia;
  13. si compiace del recente aggiornamento della legge sulla prevenzione e la protezione contro la violenza nei confronti delle donne e dei minori; esorta le autorità ad applicare in modo efficace tali leggi e a prevenire la violenza di genere e la violenza nei confronti dei minori, garantendo la protezione mediante l’istituzione di un meccanismo efficace per la raccolta di prove e il perseguimento dei colpevoli; sottolinea l’importanza delle misure di prevenzione, della protezione e del sostegno delle vittime della violenza di genere e degli abusi domestici, che si sono acuiti a causa della pandemia di COVID-19;
  14. esorta la Macedonia del Nord a intensificare gli sforzi a favore dell’uguaglianza di genere e dei diritti delle donne, anche dando priorità all’integrazione della dimensione di genere e a una più intensa cooperazione con la società civile, in particolare con le organizzazioni femminili;
  15. invita i legislatori e tutti i partiti politici della Macedonia del Nord ad adottare misure per migliorare la rappresentanza delle donne in tutte le cariche elettive e nelle nomine a posizioni decisionali, seguendo le tendenze positive nella rappresentanza delle donne in Parlamento che è facilitata dalle quote di genere obbligatorie; incoraggia le autorità a continuare ad affrontare la mancata attuazione dei diritti delle lavoratrici, lo squilibrio di genere e il divario retributivo di genere tra la forza lavoro, ad adottare misure in relazione agli stereotipi di genere, alla discriminazione nelle disposizioni giuridiche relative al congedo di maternità e alle molestie sul posto di lavoro, nonché a garantire strutture per l’infanzia adeguate;
  16. si compiace degli sforzi compiuti dal paese per migliorare la cooperazione in materia di gestione della migrazione irregolare e di protezione delle frontiere, nonché per rispondere ai bisogni primari dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti; chiede un ulteriore rafforzamento della protezione internazionale delle persone bisognose e la prevenzione delle violazioni del diritto internazionale, quali i presunti respingimenti; invita le autorità a mettere in atto un meccanismo di monitoraggio attivo e ad adottare le misure necessarie per prevenire queste violazioni del diritto internazionale; sottolinea che il contributo della Macedonia del Nord alla protezione delle frontiere esterne dell’UE è di fondamentale importanza e invita l’UE a intensificare il proprio sostegno alla protezione delle frontiere nella regione; prende atto dei progressi realizzati per quanto riguarda la tratta e il traffico di esseri umani e ricorda la necessità di istituire un meccanismo attuabile per gestire i flussi migratori irregolari e contrastare le reti di trafficanti di esseri umani, considerando che il paese rimane una delle principali rotte di transito dei migranti; prende atto della cooperazione in corso e sostiene la finalizzazione dell’accordo sullo status con l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) che agevolerebbe una migliore protezione delle frontiere e la lotta contro la criminalità transfrontaliera nel pieno rispetto dei diritti fondamentali; incoraggia il paese a portare avanti l’adozione di una strategia sull’integrazione dei migranti, anche per quanto riguarda la reintegrazione dei rimpatriati;

 

Media

  1. riconosce che il contesto generalmente favorevole alla libertà di espressione e all’indipendenza dei media deve essere ulteriormente rafforzato migliorando il quadro giuridico, l’autoregolamentazione, la trasparenza della proprietà e il mercato della pubblicità, rafforzando nel contempo la sostenibilità finanziaria e l’imparzialità dei media pubblici e privati, garantendo un finanziamento di bilancio dei media basato su regole, la trasparenza e la riduzione della pubblicità politica, salvaguardando in tal modo la concorrenza equa e politiche editoriali indipendenti;
  2. esorta le autorità a attuare in tempi rapidi riforme sistemiche dei media che rafforzino la concorrenza, aumentino l’indipendenza e la capacità dell’emittente di servizio pubblico e dell’autorità di regolamentazione dei media e sostengano il giornalismo investigativo;
  3. prende atto delle misure adottate per rafforzare l’autoregolamentazione dei media attraverso il registro dei media professionali online e il miglioramento delle norme professionali attraverso la Carta sulle condizioni di lavoro dei giornalisti e il progetto di contratto di lavoro equo per i media digitali;
  4. sollecita l’adozione di misure volte a salvaguardare l’indipendenza finanziaria e operativa dell’emittente di servizio pubblico e dell’agenzia per i servizi di media sonori e audiovisivi; elogia gli sforzi dell’agenzia volti a monitorare la trasparenza della proprietà dei media e affrontare i casi di incitamento all’odio, discriminazione e minacce contro i giornalisti;
  5. incoraggia tutti gli attori del panorama politico e mediatico a rimanere inclusivi, garantendo così un’equa rappresentazione di tutti i punti di vista politici pertinenti al fine di aiutare i cittadini a compiere scelte democratiche informate;
  6. incoraggia a continuare a migliorare il quadro giuridico, garantendo misure efficaci al fine di rafforzare la sicurezza dei giornalisti e di combattere l’impunità per i reati contro i giornalisti; chiede che si conducano indagini efficaci sulle minacce fisiche e sugli attacchi verbali contro i professionisti dei media;
  7. esprime preoccupazione per le campagne di disinformazione e le ingerenze straniere che sono mirate ad esacerbare le tensioni etniche, a danneggiare le relazioni internazionali e la reputazione del paese, nonché a distorcere l’opinione pubblica e i processi elettorali, e che presentano gravi rischi per la libertà dei media, le società e le istituzioni democratiche, i diritti e le libertà fondamentali e lo Stato di diritto;
  8. rileva l’importanza di garantire la libertà dei media e di promuovere il giornalismo di qualità e l’alfabetizzazione mediatica per affrontare la disinformazione diffusa, le notizie false, la retorica nazionalista e l’incitamento all’odio; sottolinea la necessità di investigare le origini delle campagne di disinformazione e le ingerenze straniere nei media; invita il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) e la Commissione a migliorare il coordinamento e ad affrontare in modo strategico la disinformazione e le minacce ibride che tentano di compromettere la prospettiva europea della regione; chiede la creazione di un centro di eccellenza sulla disinformazione focalizzato sui Balcani;

 

Riforme socioeconomiche

  1. prende atto dell’impatto negativo sul piano economico e sociale della pandemia di COVID-19 ed esprime il proprio sostegno a una serie di misure che sono state adottate per ridurre tale impatto; esorta le autorità a fare pieno uso del costante sostegno dell’UE relativo alla COVID-19 e dei meccanismi connessi, utilizzando le opportunità offerte dal piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali che è inteso ad avvicinare la regione al mercato unico dell’UE; accoglie con favore i 4 milioni di EUR di sostegno immediato per il settore sanitario e il 62 milioni di EUR a sostegno della ripresa economica e sociale che l’Unione europea ha fornito alla Macedonia del Nord all’inizio della pandemia, integrata da un pacchetto di assistenza macrofinanziaria di 160 milioni di EUR sotto forma di prestiti;
  2. accoglie con favore il pacchetto di sovvenzioni del valore di 70 milioni di EUR a titolo dello strumento di assistenza preadesione II per finanziare l’accesso dei partner dei Balcani occidentali ai vaccini contro la COVID-19; invita la Commissione e gli Stati membri ad assegnare una quantità sufficiente di vaccini contro la COVID-19 ai cittadini di tutti i paesi dei Balcani occidentali; incoraggia la cooperazione regionale in materia di salute, in particolare per quanto riguarda le malattie transfrontaliere, al fine di mitigare l’onere che grava sulla regione;
  3. incoraggia il governo ad assegnare la priorità a misure volte ad attenuare la contrazione economica e ad affrontare le esigenze strutturali, come le lacune nell’istruzione e nella formazione, la migrazione verso l’estero di lavoratori qualificati e la carenza di investimenti infrastrutturali, a stimolare la diversificazione, la concorrenza e la digitalizzazione nonché a far fronte all’economia informale; ribadisce l’importanza di rafforzare la competitività delle piccole e medie imprese (PMI);
  4. prende atto dell’impegno del governo a promulgare una legge sui salari minimi e a ampliare la copertura dell’assistenza sociale; esorta le autorità a modernizzare il codice fiscale, a migliorare la capacità, l’organico e le condizioni di lavoro dei sistemi pubblici di assistenza sanitaria e di assicurazione sanitaria nonché l’accesso a tali sistemi; sollecita l’adozione di misure mirate per affrontare la povertà infantile e la povertà energetica, aggravate dalla pandemia;
  5. chiede di intensificare le misure socioeconomiche per far fronte al declino demografico e alla fuga di cervelli attraverso politiche attive del mercato del lavoro che riducano la disoccupazione di lunga durata;
  6. sottolinea la necessità di portare avanti gli sforzi volti a garantire un accesso non discriminatorio al mercato del lavoro per i cittadini dell’UE, la libertà di prestare servizi, il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali e l’eliminazione delle barriere non tariffarie al commercio;
  7. rammenta l’importanza di garantire dati statistici intersettoriali tempestivi, completi e di elevata qualità ed esorta il paese a effettuare un censimento demografico atteso da tempo;

 

Energia, trasporti e ambiente

  1. rammenta che sono ancora necessari notevoli sforzi per conseguire gli obiettivi in materia di efficienza energetica, energie rinnovabili, sicurezza dell’approvvigionamento e riduzione delle emissioni;
  2. raccomanda di concentrare gli investimenti pubblici sulla crescita sostenibile e sulla creazione di posti di lavoro ed esorta il paese ad aumentare la sicurezza e la sostenibilità del suo approvvigionamento energetico, incrementando l’efficienza e la diversificazione attraverso l’uso sostenibile delle energie rinnovabili;
  3. elogia l’adozione della legge sull’efficienza energetica e incoraggia la Macedonia del Nord ad attuarla; si compiace dei progressi compiuti per garantire ulteriormente il rispetto degli obblighi sanciti dal terzo pacchetto energia e creare un mercato regionale integrato dell’energia attraverso i futuri interconnettori dell’elettricità e del gas con i paesi vicini; chiede l’adozione di misure volte a garantire la concorrenza nel mercato ferroviario, portare avanti la costruzione dei relativi corridoi ferroviari e assicurare la funzionalità dei valichi di frontiera pertinenti;
  4. invita la Commissione ad attuare rigorosamente il principio “più progressi, più aiuti”, in particolare in relazione alla Macedonia del Nord, per l’IPA III o il piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali, visti i significativi progressi realizzati dal paese nel periodo di riferimento e in segno di solidarietà da parte dell’Unione;
  5. accoglie con favore l’adozione del piano economico e di investimenti e dell’agenda verde per i Balcani occidentali a sostegno della transizione verde e digitale della regione e della promozione di una cooperazione regionale e transfrontaliera più ampia e della sicurezza energetica; ribadisce le potenzialità dei Balcani occidentali di rafforzare le infrastrutture pubbliche e la connettività regionale, in particolare tramite il corridoio ferroviario e autostradale VIII verso la Bulgaria, gli interconnettori del gas con il Kosovo, la Serbia e la Grecia nonché con il progetto di terminal per il gas naturale liquefatto di Alexandroupolis; ribadisce l’importanza di sviluppare collegamenti aerei all’interno dei paesi dei Balcani occidentali e con gli Stati membri dell’UE; sottolinea che gli investimenti del piano economico e di investimenti devono contribuire al conseguimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi e gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE e comprendere valutazioni di impatto ambientale ex ante; sottolinea il valore strategico di potenziare la connettività e l’integrazione economica tra la Macedonia del Nord e i suoi vicini;
  6. elogia la Macedonia del Nord per essere stata il primo paese dei Balcani occidentali a sviluppare un progetto di piano nazionale integrato in materia di energia e clima, che fornisce una solida base per un ambizioso piano finale, da sviluppare nel rispetto degli obblighi della Comunità energetica;
  7. chiede la volontà politica di attuare l’accordo di Parigi e ambiziosi piani di tutela dell’ambiente e di sviluppo sostenibile, anche attraverso restrizioni allo sviluppo di energia idroelettrica nelle aree protette, preservando la biodiversità e garantendo l’attribuzione della responsabilità ambientale;
  8. ribadisce il suo appello a far fronte ai livelli allarmanti di inquinamento atmosferico, in particolare nelle zone urbane, mediante una transizione verso un’energia, un riscaldamento e trasporti sostenibili e attraverso investimenti nelle energie rinnovabili, migliorando il coordinamento intersettoriale, aumentando i finanziamenti locali e nazionali, garantendo il rispetto dei limiti di emissione per i grandi impianti di combustione e sviluppando una strategia nazionale di eliminazione graduale del carbone;
  9. accoglie con favore i progressi compiuti nel miglioramento della qualità dell’acqua e ricorda la necessità di aumentare le capacità di trattamento delle acque reflue, ridurre gli alti tassi di dispersione di rifiuti di plastica nel mare, dare la priorità alla creazione di un sistema regionale integrato di gestione dei rifiuti e promuovere il riciclaggio;
  10. invita le autorità ad adottare i provvedimenti necessari a preservare il patrimonio naturale e culturale di Ohrid garantendo la piena attuazione della raccomandazione dell’UNESCO sulla regione dell’Ohrid,

 

Cooperazione regionale e politica estera

  1. rammenta l’approccio cooperativo e costruttivo adottato dalla Macedonia del Nord nel corso dei negoziati dell’accordo di Prespa con la Grecia e del trattato sulle relazioni di buon vicinato con la Bulgaria, che mostra l’impegno strategico del paese a favore dell’integrazione europea; rileva che gli Stati membri dell’UE dovrebbero facilitare l’organizzazione della conferenza intergovernativa (CIG) con la Macedonia del Nord il prima possibile, al fine di riconoscere gli sforzi del paese nel processo di adesione all’UE e anche di evitare che ulteriori ritardi danneggino i vantaggi della riconciliazione nella regione;
  2. ribadisce il suo pieno sostegno alla cooperazione regionale rafforzata e invita tutte le parti a garantire un’attuazione piena, costante e in buona fede dell’accordo di Prespa con la Grecia e del trattato sulle relazioni di buon vicinato con la Bulgaria, dato che entrambi rappresentano una parte importante delle relazioni bilaterali; esorta i partner a continuare a impegnarsi e a risolvere a livello bilaterale tutte le questioni bilaterali pendenti che non incidono sul processo di adesione, ad agire in modo costruttivo e ad astenersi dal compiere azioni che possano pregiudicare l’integrazione europea e gli interessi più ampi dell’UE;
  3. rileva che la cooperazione regionale deve essere basata su un futuro comune nell’UE, su un dialogo aperto per risolvere le controversie regionali e superare il difficile passato nonché sul rispetto dei valori europei fondamentali; chiede la creazione di nuove opportunità per un dialogo politico e strategico di alto livello con i paesi dei Balcani occidentali, attraverso vertici periodici tra l’UE e i Balcani occidentali e maggiori contatti a livello ministeriale, al fine di rafforzare la titolarità politica del processo di allargamento e di garantire una guida migliore e un impegno di alto livello, ai quali mira anche la metodologia di allargamento riveduta;
  4. si rammarica del fatto che il Consiglio non sia stato in grado di adottare il quadro negoziale; auspica una rapida adozione del quadro negoziale al fine di evitare ulteriori ritardi e di tenere la prima conferenza integovernativa per dare avvio ai negoziati di adesione quanto prima possibile; sostiene tutti gli sforzi volti a facilitare il dialogo e ad aprire così la strada a un accordo praticabile; sottolinea che l’Unione europea intende superare le controversie regionali e un passato difficile, al fine di collaborare per un futuro migliore di pace e per prosperare insieme;
  5. si rammarica che la Bulgaria e la Macedonia del Nord debbano ancora raggiungere un accordo sulle questioni bilaterali pendenti; rammenta l’importanza di un dialogo continuo per raggiungere risultati sostenibili nell’attuazione in buona fede degli accordi bilaterali, sfruttando appieno il quadro e gli obiettivi del trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione tra i due paesi; accoglie con favore la nomina del rappresentante speciale della Macedonia del Nord per la Bulgaria e sottolinea l’importanza di un dialogo costante al fine di raggiungere un accordo sostenibile sulle attuali questioni bilaterali; incoraggia la Bulgaria e la Macedonia del Nord a raggiungere un compromesso su un piano d’azione contenente misure concrete, la cui attuazione sarà valutata periodicamente conformemente al trattato di amicizia;
  6. elogia la Macedonia del Nord e la Bulgaria per il successo della presidenza congiunta nel processo di Berlino per i Balcani occidentali e per gli importanti risultati raggiunti;
  7. chiede che sia istituito e adeguatamente finanziato con fondi pubblici un dialogo istituzionalizzato con i giovani tra la Macedonia del Nord e la Grecia e tra la Macedonia del Nord e la Bulgaria, sulla base del modello dell’Ufficio franco-tedesco per la gioventù (FGYO);
  8. invita ancora una volta tutti i leader politici regionali ad adottare misure urgenti per istituire la commissione regionale (RECOM) incaricata di accertare i fatti relativi a tutte le vittime di crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani commessi sul territorio dell’ex Jugoslavia, sulla base del significativo lavoro svolto dalla coalizione RECOM;
  9. accoglie con favore l’adesione della Macedonia del Nord alla NATO, avvenuta il 27 marzo 2020, e il suo costante impegno a favore del quadro di sicurezza euroatlantico; accoglie con favore il contributo del paese alle missioni guidate dalla NATO e alla Forza per il Kosovo (KFOR), attraverso il centro di coordinamento della nazione ospitante, nonché la sua cooperazione formale con l’Agenzia europea per la difesa; invita la Macedonia del Nord a continuare ad allinearsi ulteriormente agli standard militari e operativi al fine di migliorare l’interoperabilità e la coerenza con gli Stati membri dell’UE e della NATO; accoglie con favore l’impegno della Macedonia del Nord a favore dell’iniziativa “Rete pulita”;
  10. sottolinea che è necessario che l’UE e gli Stati Uniti rafforzino il loro partenariato e il coordinamento nei Balcani occidentali per portare avanti riforme fondamentali, migliorare la governance e conseguire la riconciliazione;
  11. riconosce il miglioramento del livello di allineamento della Macedonia del Nord alla politica estera e di sicurezza comune e invita il paese a continuare ad aumentarlo, in particolare per quanto riguarda le misure restrittive nei confronti della Russia; elogia la Macedonia del Nord per i suoi costanti contributi alle missioni e alle operazioni dell’UE di gestione delle crisi e nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e sottolinea la necessità di mantenere tale impegno in futuro; esprime preoccupazione per la crescente dipendenza economica ed energetica da paesi terzi;
  12. si compiace dell’impegno continuo della Macedonia del Nord a favore di iniziative regionali e chiede il costante assolvimento degli obblighi stabiliti nell’ambito dei vari quadri regionali che promuovono il mercato regionale comune;
  1. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, nonché al Presidente, al governo e all’Assemblea della Repubblica di Macedonia del Nord.

Proposte di risoluzione

MOTION FOR A RESOLUTION on the case of Osman Kavala in Turkey 

3.5.2022 – (2022/2656(RSP))

The European Parliament,

  • having regard to the Statute of the Council of Europe, particularly Art. 3,
  • having regard to Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms,
  • having regard to the judgment of the European Court of Human Rights in Kavala v. Turkey of December 10, 2019 (Application no. 28749/18),
  • having regard to the relevant resolutions by the Committee of Ministers of the Council of Europe, including the interim resolution of 2 December 2021 on the execution of the judgment of the European Court of Human Rights in Kavala against Turkey, the interim resolution of 2 December 2021 on the execution of the judgment of the European Court of Human Rights in Selahattin Demirtaş v Turkey (No. 2), the interim resolution of 2 February 2022 on the execution of the judgment of the European Court of Human Rights in Kavala against Turkey,
  • having regard to its resolution of 8 July 2021 on the repression of the opposition in Turkey specifically the People’s Democratic Party (HDP) (2021/2788(RSP),
  • having regard to its resolution of 19 May 2021 on the 2019- 2020 Commission reports on Turkey (2019/2176(INI)),
  • having regard to Rule 144 of its Rules of Procedure,
    1. whereas an Istanbul Penal Court sentenced Turkish Philanthropist Osman Kavala to a life term in prison for the alleged crime of attempting to overthrow the government on April 25, 2022;
    2. whereas co-defendants Mücella Yapıcı, Çiğdem Mater, Hakan Altınay, Mine Özerden, Can Atalay, Tayfun Kahraman and Yiğit Ali Ekmekçi have been given 18 year sentences in prison;
    3. whereas Osman Kavala has already been imprisoned for more than four-and-a-half years;
    4. whereas in Turkey, including in the Kurdish regions of Northern Kurdistan, the disappearances of Kurds/Alevis/Yazidis, Armenians, Assyrians, Greeks and opponents of the regime in place have been commonplace for a century, e.g the recent case of the tragic disappearance of the Diril couple;
    5. whereas Turkey is a Member State of the Council of Europe; whereas, under Art. 3 of its Statute, every member of the CoE must accept the principles of the rule of law and of the enjoyment by all persons within its jurisdiction of human rights and fundamental freedoms;
    6. whereas Turkey, as a Council of Europe member state, is party to the European Convention on Human Rights;
    7. whereas the European Court of Human Rights (ECtHR), on the basis of the ECHR, ordered the immediate release of Osman Kavala on December 10, 2019, arguing that the Turkish authorities: “pursued an ulterior purpose, namely to silence [Kavala] as a human rights defender”;
    8. whereas Turkey, its government, authorities and courts collectively undermined and circumvented the order of the ECtHR in order to keep Osman Kabala in prison;
    9. whereas the Committee of Ministers of the Council of Europe decided to initiate an infringement procedure against Turkey due to its refusal to implement the decision of the ECtHR;
    10. whereas the unacceptable provocations by the Erdogan regime should not be rewarded by continuing endless and pointless accession negotiations with Turkey;
  1. Is convinced that Osman Kavala was convicted in violation of the standards to which all member states of the Council of Europe have subscribed; is appalled by the sentence and considers that Osman Kavala is being held unlawfully in prison ever since his detainment; believes that the purpose of his imprisonment is silencing and deterring critical voices in Turkey; calls on Turkey for Kavala’s immediate release;
  2. Highlights both the inability and unwillingness of the Turkish government and Turkish authorities to implement basic standards for the rule of law as laid down in the framework of the Council of Europe;
  3. Welcomes the decision of the Committee of Ministers of the Council of Europe to start an infringement procedure against Turkey due to its refusal to implement the decision of the ECtHR;
  4. Considers that Turkey is permanently violating its international obligations emanating from its membership in the Council of Europe, as evidenced particularly by its refusal to abide by the final judgment of the ECtHR in this case and in numerous similar cases;
  5. Recalls that the Council of Europe was founded in the spirit of reaffirming its members’ devotion to the spiritual and moral values which are the common heritage of their peoples and the true source of individual freedom, political liberty and the rule of law, principles which form the basis of all genuine democracy;
  6. Considers that all European countries share a common philosophical and historical understanding of the core of ideas such as individual freedom, political liberty and the rule of law, even though their practical implementation differs vastly across Europe;
  7. Acknowledges the Greek-Roman and Judeo-Christian heritage as the pillars of European civilisation; concludes that Turkey does not share the same heritage and thus has an identity separate from that of the European peoples and nations;
  8. Is concerned by the systematic imprisonment of human rights defenders, journalists, lawyers, academics, and many other voices opposing the Erdogan regime, and calls for their immediate release; is equally concerned by the persistent oppression of non-political opposition, as shown by the steady persecution of Christians in Turkey, and calls for their protection;
  9. Calls on the Council of Europe to follow through with the infringement proceedings against Turkey;
  10. Calls on the Commission and Council to terminate all funding to Turkey in terms of the pre-accession process (IPA III), the current and planned multiannual financial framework, the EU Facility for Refugees, and in terms of the EU-Turkey action plan on migration; calls on the EU, furthermore, to stop all European Investment Bank loans to Turkey; calls for the EU-Turkey Customs Union Agreement, which entered into force on 31 December 1995, to be suspended;
  11. Insists that all accession negotiations with Turkey are immediately and irrevocably terminated, considering that for geographic, cultural and historical reasons Turkey could never be part of the EU;
  12. Instructs its President to forward this resolution to the Council, the Commission, the Vice-President of the Commission / High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy, the EU Special Representative for Human Rights, the Presidency of the Committee of Ministers of the Council of Europe, and the President, Government and Parliament of Turkey, and requests that this resolution be translated into Turkish.

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

 

Dotare il meccanismo rescEU di più navi ospedale sul modello della nave ospedale italiana Vulcano

3.4.2024

La bussola strategica per la sicurezza e la difesa sottolinea come sia necessario ottimizzare, aggiornare e incrementare i costi comuni relativi alle missioni e alle operazioni militari, con l’obiettivo di aumentare la solidarietà e incoraggiare un ulteriore coinvolgimento in tali operazioni da parte degli Stati membri.

In quanto fornitore di sicurezza regionale e globale, l’Unione europea deve essere in grado di proiettare più strategicamente la propria influenza, utilizzando capacità e responsabilità condivise.

Questo anche in considerazione del fatto che l’ambiente geopolitico attuale è caratterizzato da un aumento di conflittualità e di autoritarismo, a cui corrisponde la necessità di saper fornire aiuti umanitari in quantità e scala senza precedenti nella storia delle relazioni internazionali.

Nel comparto marittimo e navale, la nave ospedale Vulcano è la prova che l’Italia ha meno lacune a livello di capacità e strategia rispetto ad altri Stati membri e di come l’industria cantieristica e navale italiana sia in grado di essere meno dipendente, tecnologicamente e industrialmente, da terzi.

Ciò premesso, intende la Commissione dotare il meccanismo rescEU di più navi ospedale sul modello della nave ospedale italiana Vulcano?

Dichiarazioni della Presidente della Commissione europea sulle elezioni politiche italiane

23.9.2022

Nel corso di un dibattito tenutosi il 22 settembre 2022 presso l’Università di Princeton, negli Stati Uniti, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, riferendosi alle imminenti elezioni italiane, ha dichiarato che qualora l’azione del futuro governo vada in una “direzione difficile”, la Commissione ha gli strumenti per intervenire, come nei recenti casi di Polonia e Ungheria.

  1. Può la Commissione chiarire cosa si intende per “direzione difficile” e sulla base di quali elementi è stata fatta questa valutazione preventiva?
  2. La Commissione non ritiene che questo intervento leda il principio di indipendenza della Commissione sancito dall’articolo 17, paragrafo 3, TUE e dal codice di condotta per i membri della Commissione, secondo cui questi “non agiscono né si esprimono, attraverso qualsiasi mezzo, in maniera tale da influire negativamente sulla percezione dell’opinione pubblica riguardo alla loro indipendenza”?

Incendi in Europa – Il caso di Roma

19.7.2022

“Inondazioni, incendi, ondate di calore, temporali, terremoti, smottamenti. Questi eventi stanno interessando tutti i nostri paesi europei: dalla Grecia al Belgio; dalla Svezia all’Italia”. È quanto ha dichiarato, il 28 giugno 2022, il commissario per la Gestione delle crisi Janez Lenarčič in occasione del discorso di apertura del 7° Forum europeo della protezione civile a Bruxelles. Parole quanto mai attuali di fronte ai devastanti incendi che hanno colpito Roma in questi giorni nuocendo alla vita dei suoi cittadini. Inoltre, le immagini dell’ultimo e più grave evento, anche questo forse doloso, hanno fatto il giro dei principali media internazionali. Cresce la preoccupazione per la salvaguardia ambientale di una delle principali capitali europee e del Mediterraneo.

Pertanto, può la Commissione indicare:

  1. se esiste un piano di sicurezza europeo per la prevenzione e il contrasto degli incendi negli Stati membri dell’area mediterranea provocati dalla criminalità organizzata;
  2. se la flotta antincendio rescEU, attiva per la stagione estiva 2022, è stata attivata dalle autorità locali di Roma o dalla Regione Lazio; e
  3. quale sia, a suo avviso, l’impatto di questo genere di eventi sulla salute dei cittadini?

Disparità di trattamento di ITA rispetto a Lufthansa e Air France-KLM

8.4.2021

La pandemia di COVID-19 ha duramente gravato sul trasporto aereo europeo, spingendo vari paesi a concedere aiuti alle compagnie nazionali, anche come ricapitalizzazioni. L’Italia ha deciso di costituire una nuova compagnia aerea, ITA, con un investimento pubblico iniziale sulla base della sostenibilità.

A tale riguardo, il commissario UE alla Concorrenza ha richiesto la cessione di circa metà degli slot della compagnia italiana nell’aeroporto di Linate che ITA acquisirebbe da Alitalia in conformità dell’articolo 8 bis, lettera b), punto iii), del regolamento (CEE) n. 95/93, con la giustificazione di prevenire distorsioni nel mercato.

Nonostante altre compagnie come Lufthansa e Air France-KLM abbiano richiesto di accedere ad aiuti statali, le condizioni sono diverse: Air France cederebbe 6,5 % degli slot a Orly, Lufthansa 3 % a Monaco e 1,5 % a Francoforte e KLM 3 % ad Amsterdam.

Ciò premesso, si chiede alla Commissione di rispondere alle seguenti domande:

  1. ritiene di chiarire i parametri tecnici-normativi, in riferimento agli slot, alla base della valutazione e ritiene di doverli integrare con ulteriori elementi?
  2. ritiene appropriato che le valutazioni siano svolte su bilanci e competitività prima della pandemia?
  3. è consapevole che le richieste formulate assesterebbero un colpo durissimo alla nuova compagnia, che già deve implementare la nuova strategia industriale in un contesto di mercato difficile a seguito della pandemia?

Incontro UE-Turchia ad Ankara

7.4.2021

In Turchia assistiamo a un continuo deterioramento dello Stato di diritto: proprio negli ultimi giorni il governo ha commesso l’ennesima azione forte. Le autorità turche, infatti, hanno arrestato 10 ex ammiragli della Marina con l’accusa di “attentato all’ordine costituzionale”. Questi arresti non sono casuali, bensì collegati ad una dichiarazione pubblica firmata da ben 104 ammiragli in pensione, in cui venivano denunciati i rischi di un eventuale ritiro della Turchia dalla Convenzione di Montreux, oltre a lanciare un appello affinché la Turchia rimanga uno Stato laico e democratico basato sullo Stato di diritto.

Sono stati utilizzati metodi autoritari ed antidemocratici per la repressione delle forze politiche di opposizione e delle organizzazioni civili e vi sono state violazioni dei diritti umani. Lo scorso 6 aprile, i Presidenti di Commissione e Consiglio Von der Leyen e Michel si sono recati ad Ankara per un vertice con il Presidente Erdogan sull’andamento delle relazioni tra UE e Turchia.

Alla luce di quanto sopra esposto, può la Commissione chiarire:

  1. se durante l’incontro del 6 aprile è stato affrontato l’episodio, oltre alle questioni dei diritti umani e dello Stato di diritto;
  2. in base a quali elementi e a quali condizioni ritiene opportuno aprire nei confronti di un paese che si è dimostrato antieuropeo nei fatti e lontano dai valori europei.

Ponte sullo Stretto di Messina – priorità e finanziamento

22.3.2021

Nella questione in oggetto occorre tenere conto delle seguenti premesse:

  • l’avanzamento degli attuali corridoi, come stabiliti dal regolamento (UE) n. 1315/2013 sulle TEN-T;
  • l’importanza dell’interezza del corridoio Scandinavo – Mediterraneo, che percorre tutta l’Italia e che necessita di soluzione di continuità per la Sicilia;
  • l’importanza di connettere la Sicilia al resto del continente, soprattutto alla luce delle difficoltà di connettività che riguardano tutte le modalità;
  • il Recovery and Resilience Facility e il recente accordo tra Parlamento e Consiglio sul CEF;
  • Inoltre è necessario tenere conto delle seguenti considerazioni:
  • il trasporto ferroviario rappresenterebbe una modalità importante di alternativa ad altre più inquinanti, dunque in linea con gli obiettivi del Green Deal;
  • la connettività produrrebbe notevoli effetti sugli scambi commerciali, il turismo e l’occupazione;
  • è in programma, per il terzo trimestre 2021, la pubblicazione da parte della CE della revisione dei corridoi;

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Ritiene importante e prioritaria la realizzazione del progetto “Ponte sullo Stretto di Messina” nell’ambito dell’interezza del corridoio?
  2. Ritiene di includere e rafforzare la priorità di tale progetto e di progetti simili per collegare le isole nell’ambito della prossima revisione delle TEN-T?
  3. Quali strumenti ritiene sia più opportuno utilizzare per finanziare l’opera, nell’ambito del QFP (CEF, FESR, InvestEU, ecc.) e del NGEU, nei limiti di tempo consentiti?

Accordi di associazione tra l’Unione europea e il Principato di Andorra, il Principato di Monaco e la Repubblica di San Marino

1.3.2021

Con una decisione adottata il 16 dicembre 2014[1], il Consiglio dell’Unione europea ha ufficialmente autorizzato la Commissione a iniziare le negoziazioni per giungere a uno o più accordi di associazione tra l’Unione europea e il Principato di Andorra, il Principato di Monaco e la Repubblica di San Marino.

Nella raccomandazione del 13 marzo 2019 al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza concernente l’accordo di associazione tra l’Unione europea e Monaco, Andorra e San Marino[2], il Parlamento europeo ha chiesto di far progredire i negoziati affinché potessero concludersi quanto prima e comunque entro i successivi due anni.

Ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Può la Commissione informare il Parlamento sulla situazione attuale dei negoziati, indicando se intende concluderli entro marzo del 2021, in linea con la raccomandazione approvata dal Parlamento europeo?
  2. In caso contrario, può comunicare al Parlamento quali sono i principali ostacoli alla conclusione dei negoziati e cosa intende fare per superarli?

Tutela dell’aceto balsamico italiano

26.2.2021

La Slovenia ha notificato alla Commissione europea una norma tecnica nazionale in materia di produzione e commercializzazione degli aceti.

Con tale misura, il governo di Lubiana ha reso possibile la denominazione “aceto balsamico” per qualsiasi miscela di aceto di vino con mosto concentrato, trasformandone quindi la peculiare denominazione in uno standard di prodotto. Un’operazione simile rischia di intaccare il sistema di tutela delle Dop e Igp, così come regolamentato dall’UE.

Una volta introdotti nel mercato, questi prodotti potrebbero indurre in errore i consumatori italiani ed europei, arrecando gravi danni a un intero comparto che rappresenta una delle numerose eccellenze del Made in Italy.

Per questi motivi, si chiede alla Commissione di rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Intende tutelare gli interessi dei produttori e dei consumatori italiani ed europei di aceto balsamico, reagendo a tale misura?
  2. Intende sorvegliare sulle norme vigenti per evitare che simili espedienti si ripetano in futuro, a maggior ragione se provenienti da un paese membro dell’UE?

Accesso della Repubblica di San Marino al meccanismo di aggiudicazione dei farmaci e vaccini

10.2.2021

La Repubblica di San Marino si trova all’interno dei confini dell’Unione Europea e per caratteristiche geografiche, storico-culturali, sociali e economiche ne è profondamente integrata. La situazione in via di definizione legata alle negoziazioni di un accordo di associazione iniziate nel 2014 e non ancora concluse sta creando seri problemi durante la pandemia, in particolare legati alla peculiarità geografica di San Marino, il cui territorio ricade interamente all’interno dell’UE. Tra questi, la questione dell’accesso ai vaccini e ai farmaci è la più importante e urgente.

Ai sensi della decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, il meccanismo di aggiudicazione congiunta è accessibile esclusivamente a Stati membri, Stati dell’EFTA e Paesi candidati all’adesione.

Al fine di garantire la sicurezza sanitaria all’interno dell’UE, può la Commissione rispondere al seguente quesito:

Intende intraprendere misure, nell’ambito della proposta di regolamento relativo alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, per estendere la possibilità di partecipare al meccanismo di aggiudicazione congiunta ai paesi i cui territori ricadono interamente all’interno dell’Unione?

Concessioni demaniali di spiagge e stabilimenti balneari, la Commissione ritiri la procedura d’infrazione all’Italia

8.12.2020

Il 3 dicembre 2020 la Commissione ha inviato una lettera di messa in mora all’Italia, riguardante l’estensione quindicennale delle concessioni marittimo-demaniali, istituita dalla legge 145/2018. Secondo le dichiarazioni ufficiali della Commissione, tale estensione risulterebbe in contrasto con la direttiva 123/2006 (CE).

Tuttavia, la legge 145/2018 associa all’estensione quindicennale l’avvio di una contestuale opera di riforma del demanio marittimo italiano, senza la quale è impossibile stabilire i termini di applicazione della direttiva 123/2006 (CE) alle concessioni marittimo-demaniali. Difatti, la sentenza PROMOIMPRESA (cause riunite C-458/14 e C-67/15) della CGUE ha individuato, tra gli altri criteri, l’accertamento della scarsità delle risorse quale condizione indispensabile all’applicazione dell’art. 12 della direttiva 123/2006 (CE).

Tutto ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Intende rivedere, anche in ragione della gravissima crisi economica che ha colpito il settore turistico a causa della pandemia, la scelta di inviare all’Italia la lettera di messa in mora?
  2. Intende sollecitare piuttosto il Governo Italiano in carica a procedere alla riforma del demanio marittimo contestualmente all’estensione quindicennale delle concessioni, che è un’inevitabile misura transitoria?

La detenzione di Nasibe Semsai e le politiche migratorie della Turchia nei confronti di regimi totalitari

19.11.2020

Le leggi del velo forzato sono obbligatorie in Iran sin dalla rivoluzione islamica del 1979. La polizia del “buoncostume” iraniana tiene sotto sorveglianza la popolazione femminile, punendo chi si mostra in pubblico senza il velo con l’arresto, pene detentive, fustigazioni o multe.

Durante le proteste del “mercoledì bianco” del 2018, le donne iraniane hanno sfidato il regime togliendo il velo o rimpiazzandolo con un velo bianco in luoghi pubblici. Le autorità iraniane hanno reagito con massicce repressioni: almeno 48 difensori dei diritti delle donne sono stati arrestati e condannati in processi profondamente iniqui[1].

Nasibe Semsai, principale figura dietro questo movimento, rischia la deportazione e 12 anni di reclusione in Iran dopo essere stata arrestata in Turchia.

Lo strumento dell’UE per i rifugiati in Turchia gestisce un totale di 6 miliardi di euro[2] insieme allo strumento di preadesione (IPA), che concede alla Turchia un sostegno supplementare di oltre 9 miliardi di euro (2007-2020)[3].

Alla luce di quanto precede, può il VP/AR rispondere ai seguenti quesiti:

Considerando le sistematiche violazioni dei diritti umani e la continua e violenta repressione attuata dal regime iraniano, intende l’UE contribuire all’istituzione di un processo di responsabilità internazionale e fare pressione per combattere casi come quello sopra menzionato?

Considerando che queste elargizioni non hanno avuto il minimo effetto sul deterioramento della democrazia turca, intende l’UE mantenere tali finanziamenti?

Inoltre, come intende evitare il sostegno della Turchia a tali regimi?

Supporto all’Italia per l’immediata liberazione degli equipaggi dei motopescherecci di Mazara del Vallo imprigionati a Bengasi

7.10.2020

Da quasi 10 anni la Libia è dilaniata dalla guerra. Il 21 agosto, grazie anche agli sforzi dell’UE e dei suoi Stati membri, tra cui l’Italia, è stato possibile negoziare un accordo di cessate il fuoco la cui attuazione si spera possa contribuire a risolvere il conflitto.

Mentre un barlume di speranza prendeva forma, il 2 settembre, 18 membri degli equipaggi dei motopescherecci “Antartide” e “Medinea” di Mazara del Vallo sono stati illegittimamente fermati in acque internazionali dalle forze militari del generale Haftar e si trovano ancora oggi prigionieri nel porto libico di Bengasi.

  1. Anche alla luce della solidarietà dimostrata dall’Italia nel ricovero, cura e rimpatrio di decine di soldati di Haftar rimasti feriti negli scontri di Bengasi contro le milizie jihadiste, può il VP/AR intervenire senza indugio presso il Parlamento di Tobruk e adoperarsi per la loro liberazione immediata?
  2. Può il VP/AR promuovere una conferenza internazionale allo scopo di negoziare, ridefinendola, la zona di pesca protetta unilateralmente, estesa dalla Libia (nel 2005) a 74 miglia dalla costa e dalla linea che chiude idealmente il Golfo della Sirte, così da evitare il ripetersi di tali episodi per chiunque svolga attività in quelle che il diritto riconosce come acque internazionali?

 

Tensioni etniche, politiche e religiose in Bosnia Erzegovina

9.6.2020

La Bosnia Erzegovina, negli anni ‘90 al centro di un sanguinoso conflitto etnico, si trova negli ultimi tempi a vivere nuove tensioni etniche e religiose.

A settembre del 2019 il maggior partito bosniaco-musulmano ha manifestato l’intenzione di modificare il fragile assetto istituzionale del giovane Stato, aggirando di fatto gli accordi di Dayton e Washington. Tale intenzione, presentata sotto forma di dichiarazione scritta, ha scatenato le reazioni delle altre minoranze etniche, che hanno denunciato il partito, accusandolo di voler violare la Costituzione e di mirare a un nuovo conflitto.

Accanto a questa situazione già incandescente, vi sono i flussi migratori che percorrono i corridoi balcanici per raggiungere l’Europa e che, inevitabilmente, creano altra tensione.

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Quale posizione ha assunto l’UE nei confronti della dichiarazione del partito bosniaco-musulmano e quali azioni ha eventualmente intrapreso per verificare se le affermazioni del partito siano propaganda o se lo stesso sia passato alle vie di fatto?
  2. Quali iniziative sono state poste in essere per capire se le tensioni si sono tradotte in violazione dei diritti umani per motivi razziali o religiosi?
  3. Che cosa intende fare affinché l’Europa intervenga preventivamente, per evitare di rivivere gli orrori della guerra dei Balcani?

Area portuale di Taranto e sicurezza

19.5.2020

L’interrogante desidera attirare l’attenzione della Commissione sul gradimento espresso dalle autorità di governo italiane alla realizzazione di un insediamento produttivo con il contributo di finanziamenti cinesi nell’area portuale di Taranto.

Su tale area già convivono zone delimitate dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, quali la Zona franca doganale, la Zona economica speciale e anche un programma congiunto con l’Agenzia industrie difesa finalizzato alla realizzazione di un hub specialistico dedicato al naviglio militare e civile, nazionale ed estero.

Tenendo conto che i porti, in generale, rivestono un ruolo fondamentale nella sicurezza della fornitura di energia e di merci, e che, in quanto infrastrutture strategiche consentono l’attuazione della sicurezza e sorveglianza marittima, generano big data (imprese marittime, utenti, autorità locali e centrali), e considerando che il porto di Taranto gode di una collocazione strategica unica per quanto riguarda la politica di vicinato verso i Paesi MENA (dai quali gli Stati membri subiscono da tempo minacce diversificate generate da grande instabilità), può la Commissione chiarire se considera coerente con la PESC e la cooperazione in ambito NATO la partecipazione di finanziamenti cinesi in attività produttive private che si espleteranno nell’area portuale?

Impegno europeo nei progetti di implementazione delle riserve idriche 

3.3.2020

Il problema della siccità sta interessando zone sempre più ampie del territorio dell’Unione, comprese quelle solitamente non coinvolte dal fenomeno, e ciò anche a causa dei cambiamenti climatici e di un incremento dei prelievi per scopi civili e industriali.

Per evitare fenomeni di carenza localizzata, in vari Stati dell’Unione sono stati avviati dei progetti di riuso delle cave dismesse, trasformate dopo appositi trattamenti di impermeabilizzazione in bacini di contenimento delle acque piovane e delle ondate di piena dei vicini fiumi. Le riserve così create nei periodi di intense precipitazioni si rendono disponibili durante le successive fasi siccitose.

La ricerca e gli investimenti in questa direzione vanno incentivati anche da parte delle istituzioni dell’Unione europea, in quanto tale sistema consente un notevole incremento dell’occupazione e agevola la bonifica e la riqualificazione di siti spesso abbandonati e inquinanti, che invece potrebbero essere riconvertiti a uso civile e produttivo.

Alla luce di quanto esposto, si chiede:

se l’Unione europea intenda riconoscere l’importanza della riqualificazione di quelle aree, a fini di stoccaggio delle risorse idriche, incentivando e rendendo prioritarie le misure sostenute da investimenti dei propri fondi strutturali relativi all’ambiente e all’agricoltura, che riguardano la costruzione e l’ammodernamento delle opere irrigue.

 

Impegno europeo per il ricordo del disastro del Vajont

19.2.2020

Il 9 ottobre 1963 tra le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto (Italia) si verificò il disastro del Vajont, con la morte di migliaia di persone e la devastazione territoriale, sociale ed economica di quattro comunità.

Sebbene siano trascorsi quasi sessant’anni da quei fatti, nessuna autorità istituzionale dell’Unione europea risulta essersi mai recata in visita ufficiale nei luoghi della tragedia.

Tale lacuna merita di essere rapidamente colmata, non fosse che per il profondo monito che la sciagura riveste a livello internazionale (in Italia il Vajont è ritenuto per legge un esempio dei danni provocati dalla negligenza e dall’ingordigia dell’uomo).

Alla luce di quanto esposto, può la Commissione rispondere al seguente quesito:

Intende essa organizzare una visita alle comunità toccate dagli eventi del 1963 per dimostrare la solidarietà e la vicinanza dell’Unione europea, nonché per evitare che quegli errori abbiano a ripetersi nelle generazioni future?

Catastrofica alluvione su Venezia: necessità di un intervento urgente della UE con la mobilitazione del Fondo europeo di solidarietà e di fondi straordinari

21.11.2019

Il 12 novembre 2019 una catastrofica ondata di maltempo si è abbattuta sulla città di Venezia, sulla sua laguna e sul litorale veneziano (Caorle, Jesolo, Bibione, Chioggia, Eraclea).

Fortissime mareggiate, precipitazioni e venti estremamente intensi hanno innalzato il livello dell’acqua con picchi di 187 centimetri sul livello del mare, causando l’allagamento dell’80% della città di Venezia.

Proprietà pubbliche e private, infrastrutture, attività, imprese ed esercizi commerciali, siti d’importanza storica e religiosa e luoghi simbolo, come la Basilica di San Marco, sono stati colpiti da danni ingentissimi superiori al miliardo di euro.

Il Comune di Venezia e la Regione Veneto si sono tempestivamente attivati per affrontare la situazione d’emergenza, definita dal Governatore Zaia “una devastazione apocalittica e totale”.

Preso atto dei danni e delle drammatiche conseguenze provocate dall’alluvione a Venezia e dei grandissimi disagi patiti dalla popolazione e considerando che la città di Venezia e la sua laguna rappresentano un patrimonio storico, culturale e architettonico unico al mondo, che è stato riconosciuto sito del Patrimonio mondiale dell’UNESCO, può la Commissione far sapere:

  1. se intende garantire il pieno sostegno a Venezia, alla Regione Veneto e al Governo italiano attraverso l’urgente mobilitazione del Fondo europeo di solidarietà;
  2. quali ulteriori strumenti e fondi straordinari intende predisporre per questa emergenza e per la salvaguardia del patrimonio storico di Venezia, nonché per la messa in sicurezza della città.

Attivazione rapida FSUE – danni causati dal maltempo in Italia

20.11.2019

Dal 9 al 12 novembre un’eccezionale ondata di maltempo si è abbattuta su molte regioni d’Italia, provocando diverse vittime e ingenti danni a infrastrutture pubbliche e private, al settore agricolo, nonché a imprese e abitazioni private.

Le regioni interessate chiederanno al governo italiano di attivare una richiesta di mobilitazione del Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE), nato per intervenire in aree geografiche profondamente colpite da grandi calamità naturali.

Va sottolineato che il suddetto Fondo è finanziato da fondi non inclusi nel normale bilancio dell’UE, e quindi con risorse aggiuntive provenienti dagli Stati membri.

Si chiede pertanto alla Commissione:

  1. Se intende trattare la domanda di intervento dell’Italia con celerità, utilizzando una procedura quanto più semplificata e rapida possibile;
  2. Se ritiene applicabile l’eccezione al disimpegno automatico delle risorse, in modo da consentire una proroga della spesa ai territori colpiti, così come previsto all’articolo 87, lettera b), del regolamento (UE) n. 1303/2013.

 

 

Licenziamento collettivo Opel Italia S.r.l. Fiumicino

28.10.2019

Nelle scorse settimane, la Opel Italia S.r.l. di Fiumicino (RM), senza concedere alternativa concreta e con pochissimo preavviso, ha comunicato ai suoi 62 lavoratori di voler procedere al licenziamento collettivo per riorganizzazione aziendale.

Questa decisione è stata presa in seguito alla recente acquisizione, avallata dalla Commissione europea, della casa automobilista tedesca da parte del gruppo francese PSA.

Se, da un lato, l’acquisizione ha creato un colosso nel settore, dall’altro ha spinto il gruppo francese ad avviare una generale riorganizzazione che dovrebbe portare a 4000 esuberi entro il 2020. Di questi, 62 sono lavoratori dello stabilimento di Fiumicino.

Si chiede pertanto alla Commissione:

  1. se è a conoscenza del piano di riorganizzazione avviato da PSA dopo l’acquisizione e se ritiene necessario approfondire quanto accaduto.
  2. se ritiene che in casi simili, dove il singolo stabilimento non arrivi alla quota necessaria di 500 esuberi ma il piano di riorganizzazione coinvolga migliaia di lavoratori in tutta Europa, sia attivabile il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione.
  3. se ritiene opportuno verificare che l’Italia abbia recepito correttamente la direttiva 2002/14/CE, in considerazione del continuo ripetersi di episodi in cui le buone pratiche in materia di anticipazione e gestione socialmente responsabile della ristrutturazione vengono ignorate.

Uso FSUE maltempo Piemonte

23.10.2019

Nella notte tra il 21 e il 22 ottobre, un’eccezionale ondata di maltempo si è abbattuta su Piemonte e Liguria, con particolare coinvolgimento delle province di Alessandria e del Verbano Cusio Ossola.

Numerose comunità sono rimaste isolate a causa delle frane che hanno provocato ingenti danni. Ci sono state evacuazioni e risultano vittime e dispersi. In particolare nei comuni di Novi Ligure, Serravalle Scrivia, Capriata D’Orba e Crodo.

La Regione Piemonte si è già attivata per avere lo stato di emergenza presso lo Stato italiano.

Si chiede quindi alla Commissione:

  1. Vista la celerità della Commissione nel chiedere la modifica del regolamento sull’uso del FSUE per eventuali danni da un’ipotetica Brexit, intende procedere con altrettanta rapidità per utilizzare questo fondo per ciò per cui è stato pensato?
  2. In caso affermativo, in quali tempi intende farlo?

Tre migranti sbarcati con la Sea Watch 3 arrestati: la Commissione approfondisca la vicenda e adotti delle azioni di controllo

10.10.2019

Notizie di stampa italiana del 26 settembre 2019 riportano l’arresto di tre immigrati approdati in Italia lo scorso giugno a bordo della Sea Watch 3, l’imbarcazione comandata da Carola Rackete.

Nella fattispecie alcuni immigrati, una volta sbarcati con la nave Mediterranea, avrebbero riconosciuto Mohammed Condè, Hameda Ahmed e Mahmoud Ashuia quali soggetti che, prima di giungere in Italia a bordo della nave di Carola Rackete, li avrebbero torturati nel campo libico di Zawya.

Le indagini hanno portato all’arresto di queste tre persone con varie accuse, tra cui violenza sessuale, tortura, omicidio, sequestro di persona a scopo di estorsione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il 3 ottobre 2019, nel corso di un’audizione presso il Parlamento europeo, Carola Rackete ha confermato la bontà della sua azione, ovvero aver speronato un’imbarcazione militare italiana e fatto sbarcare i migranti della Sea Watch, nel pieno rispetto delle vigenti disposizioni internazionali dei diritti umani e del mare.

Ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. La Commissione, stante il prioritario compito di salvaguardare la sicurezza dei propri cittadini, ritiene opportuno ed utile approfondire la vicenda sopra descritta?
  2. La Commissione, in ragione sempre della doverosa salvaguardia dei propri cittadini, quali azioni intende adottare per verificare l’esatta identità dei migranti che arrivano in Europa?

Proposte di risoluzione individuali

PROPOSTA DI RISOLUZIONE su un “piano Mattei” per la regione euromediterranea e africana in grado di garantire i progressi di cui tutti abbiamo bisogno

11.10.2023

B9‑0450/2023

 

Il Parlamento europeo,

– visto l’articolo 143 del suo regolamento,

  1. considerando che i destini dell’Africa, della regione mediterranea e dell’Europa dovrebbero considerarsi collegati e convergenti solo se alla base di qualsiasi forma di cooperazione vi è l’impegno reciproco per la pace, il diritto internazionale, lo Stato di diritto, la democrazia, il buon vicinato, la governance responsabile, i diritti umani e la dignità individuale;
  2. considerando che l’UE e i propri Stati membri devono dar prova di leadership nel fornire soluzioni e programmi a lungo termine che potrebbero aiutare i paesi meno sviluppati a generare entrate proprie e sufficienti risorse interne da stanziare per i propri cittadini, nonché aiutare le persone in Africa che dipendono dalla pastorizia ad accedere al cibo e all’acqua e a capire che esistono percorsi alternativi;
  3. invita il Consiglio a presentare un “piano Mattei” per la regione euromediterranea e africana in grado di garantire i progressi di cui tutti abbiamo bisogno;
  4. invita la Commissione a rilanciare il progetto GALSI, che ha ottenuto lo status di progetto di interesse comune nel 2013 e nel 2015 come previsto dal regolamento TEN-E, in quanto riconosciuto come contributo alla diversificazione delle forniture di gas e delle rotte verso il mercato europeo.

Eventi/Webinar

 

Serbia, i pro e i contro di un’adesione contrastata

04/08/2023

https://www.annabonfrisco.eu/2023/08/serbia-i-pro-e-i-contro-di-unadesione-contrastata/

Un aggiornato report sul contrastato percorso di adesione all’Unione europea. Con i problemi Kosovo e Russia sullo sfondo, ma anche un nuovo impegno della Serbia nelle iniziative di cooperazione regionale. L’importanza di un dialogo facilitato con l’Unione europea

Migliorare l’impegno con i Balcani occidentali per un futuro comune

31/05/2022

https://www.annabonfrisco.eu/2022/05/migliorare-limpegno-con-i-balcani-occidentali-per-un-futuro-comune/

Il processo di allargamento dell’Unione Europea ai Balcani occidentali: progressi, riforme, sfide e prospettive di Macedonia del Nord e Kosovo.

Il semestre sloveno e i Balcani occidentali

15/12/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/12/il-semestre-sloveno-e-i-balcani-occidentali/

L’allargamento della UE ai sei Paesi balcanici appare ancora lontano. “Siamo un’unica famiglia” come dice Ursula Von der Leyen, tuttavia non devono essere fatti sconti sul raggiungimento degli standard europei nei capitoli di adesione. La giovane Slovenia, nel suo semestre di presidenza UE, ha tentato di favorire il processo di allargamento

La politica di allargamento e il Partenariato orientale della UE

14/05/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/05/la-politica-di-allargamento-e-il-partenariato-orientale-della-ue/

Nel dettaglio della situazione economica e sociale dei Paesi candidati a entrare nella UE, prossimi e venturi. Con proposte di interventi di azione politica e legislativa per il gruppo Identità e Democrazia

Il futuro dei Paesi balcanici occidentali è palesemente nella UE

11/04/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/04/il-futuro-dei-paesi-balcanici-occidentali-e-palesemente-nella-ue/

Lo scorso 25 marzo l’assemblea plenaria del Parlamento europeo ha votato il report annuale per l’allargamento ai quattro Paesi balcanici Albania, Nord Macedonia, Serbia e Kosovo. I quali, però, devono continuare a concentrarsi sulle riforme fondamentali. Importante apertura per l’Albania dal gruppo Id e dalla Lega

Kosovo: opportunità o rischio per l’Unione Europea?

08/01/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/01/kosovo-opportunita-o-rischio-per-unione-europea/

In Kosovo la sicurezza è il precursore e la premessa per dialogo e riconciliazione. NATO KFOR mantiene un ambiente di sicurezza per poter facilitare il dialogo politico condotto dall’Unione Europea

25° Anniversario del Processo di Barcellona

16/12/2020

https://www.annabonfrisco.eu/2020/12/25-anniversario-del-processo-di-barcellona/

Dibattito con l’Alto Rappresentante Borrell in Plenaria sul 25° anniversario del Processo di Barcellona, sul Partenariato Mediterraneo – Union for the Mediterranean

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In questi giorni il Mediterraneo sprigiona tutti i suoi colori, profumi e calore. Eppure il Mediterraneo è anche le diverse sfide e minacce alla sicurezza, nonché i conflitti in corso nel Medio Oriente, in Libia e in Siria, che non possiamo ignorare.

La concorrenza globale di Cina, Russia e Iran dovrebbe essere sempre di più al centro dell’azione della politica estera europea. Ne va del nostro futuro, che affonda le radici sulla democrazia di cui Roma, Atene e Gerusalemme hanno posto la prima pietra nel Mondo.

Il partenariato mediterraneo rafforzato sarà un imperativo strategico per l’Unione europea solo se ne saprà tutelarne la cultura, lo stile di vita e la prosperità, rispetto ad interessi che poco hanno a che fare con le nostre tradizioni.

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La Turchia non sarebbe così pericolosa, prepotente e preoccupante se l’Unione Europea giocasse un ruolo primario negli scenari di crisi nel Mediterraneo.

Anche la più basilare difesa dei confini, Grecia e Cipro, è diventata materia di scontro e divisione tra gli Stati Membri impegnati a fare i conti con i propri, seppur legittimi, interessi interni.

Ma i regimi autoritari prosperano sull’assenza di visione delle grandi democrazie.

Quegli interessi interni che sul breve termine sembrano irrinunciabili, nel futuro rivelano sempre un costo eccessivo, dal punto di vista economico, democratico, strategico.

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Il vicinato meridionale per stabilire “Una nuova agenda per il Mediterraneo” è un elemento chiave della politica estera europea.

Per questo sono intervenuta con Carl Hallergard, vicedirettore esecutivo del SEAE per il Medio Oriente e l’Africa settentrionale.

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#CronacheEuropee 1/3

I resoconti giornalistici via social di Conte non raccontano la verità.

I dialoghi in corso a Bruxelles parlano di un premier che è andato senza una strategia, piuttosto che un governo cosciente della posizione geostrategica e geopolitica dell’Italia nel panorama europeo ovvero la nostra storia.

Questa è la storia di un Paese che deve certamente cambiare sotto tanti punti di vista ma che ha sempre avuto la forza di rialzarsi grazie al proprio ingegno ed essere un esempio per gli altri Stati membri.

È importante abbandonare la logica del fallimento per abbracciare l’idea di un’Italia guida del Mediterraneo, solo così faremo valere i nostri interessi nel Consiglio.

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Il presidente Draghi ha indicato i Balcani e il Mediterraneo allargato quali aree di naturale interesse prioritario dell’Italia, con una particolare attenzione alla Libia, al Mediterraneo orientale e all’Africa.

È importante che il nostro ruolo e la nostra vocazione mediterranea siano al centro dell’agenda del governo.

Draghi e Salvini faranno tornare Roma capitale d’Europa e del Mediterraneo, punto di riferimento imprescindibile per rilanciare l’atlantismo.

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Ieri al Parlamento europeo abbiamo audito l’ambasciatore Olivér Várhelyi, Commissario designato dell’Ungheria per l’allargamento e le politiche di vicinato. Le audizioni dei commissari europei sono un importante esercizio di democrazia e trasparenza interna all’Unione europea, ma è indispensabile resistere alla tentazione di politicizzare questo strumento. Io ho preso parte a questo importante momento e ho chiesto al Commissario designato come intende affrontare le sfide che stiamo fronteggiando nel sud Europa e in particolare nel Mediterraneo.

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L’Italia si appresta ad avere un nuovo e autorevole Governo.

Con Draghi e Salvini Roma torna capitale d’Europa e del Mediterraneo.

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Ieri in Turchia è stata condannata ingiustamente l’avvocatessa e co-presidente dell’Associazione per i diritti umani, Eren Keskin, a sei anni di carcere.

È un’altra dei tanti prigionieri di coscienza vittime dell’autoritarismo turco di Erdogan.

Questo avviene anche perché la postura Europea nel Mediterraneo è spesso contradittoria e troppo orientata dagli interessi dei singoli Stati membri.

Eppure il rispetto dei diritti e dei valori è l’unica garanzia di stabilità e di prosperità umana ed economica.

Erdogan ad oggi rappresenta un modello e un vincolo culturale e politico inaccettabili per tutti quei paesi del Mediterraneo che credono nel dialogo e nel rispetto reciproco.

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Nel discorso del ministro Di Maio al Rome MED- Mediterranean Dialogue mancano parole chiave importanti che l’agenda politica dell’Italia deve avere.

Penso a Balcani Occidentali, Ue e Nuova via della Seta.

Infatti, il ministro ha dimenticato del nostro prezioso contributo e del nostro ruolo privilegiato nei Balcani e come cambierà l’Europa con il processo di adesione.

Compresi le criticità e gli interrogativi ancora irrisolti.

Proprio un riferimento all’azione (o inazione) dell’Ue nel Mediterraneo è stato completamente tralasciato.

Senza è difficile immaginare come l’Italia possa agire in sintesi con la propria Storia e le prospettive della geopolitica attuale.

Concludo con la Nuova via della Seta: una minaccia e una sfida all’integrità democratica, politica e commerciale del Mediterraneo.

Con un governo così saremo solo una comparsa, lasciando libero il campo ai grandi paesi del nord Europa, o peggio ai regimi.

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Oggi è la giornata internazionale del Mar Mediterraneo. Roma, Atene e Gerusalemme hanno posto la prima pietra della Democrazia nel Mondo, proprio sulle sponde di quel Mediterraneo, come abbiamo discusso martedì con il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis in occasione della Plenaria di Strasburgo, su cui sono poste le fondamenta del nostro lavoro futuro.

Eppure sono diverse le minacce alla sicurezza: la Cina e la Russia e l’instabilità geopolitica del fronte sud, ma anche un ecosistema in crisi. Tutte sfide interconnesse tra di loro.

Il Mediterraneo, grazie alla sua grande resilienza e capacità di rigenerarsi, continua a lottare. Prendiamo esempio da questo straordinario modello di tenacia e prendiamocene cura. Affinché Nostrum non sia sinonimo di sopruso e sfruttamento. Ma sinonimo di pace, democrazia, prosperità, cultura e sintonia con la natura.

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Un’interrogazione alla Commissione europea sugli incendi che hanno colpito Roma durante queste settimane. È questa la mia iniziativa a seguito delle immagini della nostra città, una delle principali capitali europee e del Mediterraneo, e dei suoi cittadini avvolti nel fumo nocivo. La preoccupazione per la salute dei romani e per la salvaguardia ambientale è profonda.

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Non possiamo accogliere tutti. L’#Italia fa bene ad accordarsi con gli altri paesi del #Mediterraneo per garantire la sicurezza dei suoi confini, ma gli #sbarchi vanno fermati alla partenza.

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“Presentazione dello studio Arisk per il Gruppo ID”

Nell’ambito della visione olistica della sicurezza Europea, analisi della cultura della valutazione del rischio per lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo

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I Balcani sono il perno di questa nuova pagina di Storia del processo di allargamento, non possiamo deludere i loro cittadini. In particolar modo l’Italia ha il dovere di stare a fianco dell’Albania, con cui condivide un’antica amicizia.

Ritengo quindi positiva la proposta del presidente Draghi, per la quale se ci fossero ulteriori ostacoli sul futuro ingresso della Macedonia del Nord, allora il percorso dell’Albania deve andare avanti da solo.

Su questo si valuterà l’impegno e il sostegno dell’UE alla regione, che è due volte più urgente, per via della guerra in corso, le infiltrazioni cinesi nel Mediterraneo e le questioni fondamentali di sicurezza.

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Le parole del ministro francese Darmanin contro l’Italia sono quattro volte fuori luogo.

Primo, perché come chiarito dalla Commissione, «spetta ai Paesi scegliere il porto di sbarco dei migranti».

Secondo, perché l’immigrazione è una sfida epocale e comune, pertanto non si risolve con le polemiche strumentali utili solo a coprire il dissenso interno verso Macron.

Terzo, perché il nostro è un Governo eletto da un’ampia maggioranza di Italiani e non spetta alla Francia giudicarne l’operato.

Quarto, perché viola lo spirito del trattato del Quirinale, che anche sull’immigrazione misura la sua efficacia.

Il ministro francese Darmanin oggi crea i presupposti per indebolire l’Europa intera, per tradire la volontà dei cittadini europei a partire da quelli francesi e italiani, per destabilizzare il Mediterraneo.

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È stato approvato il miglior piano migranti possibile per l’Italia. Il Consiglio europeo, grazie alla paziente mediazione del ministro Piandetosi, ha un accordo che lascia meno solo il nostro Paese su un tema di sicurezza, una minaccia ibrida, che riguarda tutti gli europei.

Ora toccherà al Parlamento europeo dare forma al complesso pacchetto di norme sulla migrazione, con l’auspicio che non si ritorni ad una solidarietà a due velocità e si violi la volontà degli Stati membri espressa in Lussemburgo.

Per il Mediterraneo è stato un anno drammatico, le tratte di esseri umani sono molto dinamiche e sfruttano ogni crisi come un’opportunità per aumentare i loro profitti illegali.

Sarà pertanto necessario affrontare temi come quello del traffico digitale legato all’immigrazione, ovvero il ruolo svolto dai social media nella diffusione di informazioni illecite e nell’uso delle tecnologie digitali ai fini del traffico di migranti.

Già nel testo nel testo sulle interferenze straniere nell’Unione europea, il concetto è stato inserito tramite un emendamento presentato dalla Lega Matteo Salvini in un’aula di tribunale per aver difeso i confini dell’Europa. Oggi l’Europa finalmente comincia a capire e riconoscere il ruolo determinante dell’Italia nel garantire la giusta solidarietà ma anche una corretta gestione del fenomeno strutturale dell’immigrazione

#ForzaMatteo

Interrogazioni parlamentari

Un ambiente informativo europeo affidabile sulla Jihad islamica palestinese e sugli affiliati di Hamas nella guerra del terrore da essi condotta contro lo Stato ebraico di Israele 

16.11.2023

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta  P-003403/2023 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Nella mia interrogazione con richiesta di risposta scritta E-003257/2023 ho sottolineato che un numero elevato e indefinibile di cittadini arabo-palestinesi a Gaza ha utilizzato tunnel a scopo militare e terroristico.

Nella guerra asimmetrica immorale, jihadista e di lunga data condotta contro lo Stato ebraico di Israele e i suoi cittadini, questa vasta infrastruttura militare e terroristica sotterranea è stata costruita sotto moschee, scuole, ospedali e zone residenziali densamente popolate nell’intento di utilizzare gli edifici e gli esseri umani come scudi contro operazioni di difesa preventiva intraprese da parte delle forze di difesa israeliane.

Il 14 novembre la comunità dell’intelligence degli Stati Uniti ha declassificato informazioni sulle modalità operative del gruppo islamico palestinese Hamas, informazioni che confermano l’utilizzo di un complesso sotterraneo situato sotto gli ospedali di Gaza come scudo, centro operativo, deposito di armi e base logistica bellica.

  • Da quanto tempo il Centro di situazione e di intelligence dell’Unione europea (EU INTCEN) sta raccogliendo informazioni analoghe?
  • Nel loro compito di servire e proteggere l’ambiente europeo dell’informazione, in che modo il vicepresidente/alto rappresentante e il Servizio europeo per l’azione esterna valutano la propria comunicazione strategica, le dichiarazioni, la sensibilizzazione e le narrazioni riguardo alla costruzione militare e terroristica di tale vasta infrastruttura sotterranea a Gaza, utilizzata dall’enorme numero di cittadini arabo-palestinesi affiliati ad Hamas e alla Jihad islamica palestinese?

Azione dell’Occidente unito nella sconfitta di Hamas e ritardo delle sanzioni imposte dall’Unione europea

16.11.2023

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003401/2023 al Consiglio
Articolo 138 del regolamento

Gli Stati dell’Occidente sono uniti nel condannare, anche tramite azioni, il brutale e ingiustificato attacco di Hamas contro Israele del 7 settembre. Il 14 novembre 2023 Stati Uniti e Gran Bretagna hanno imposto sanzioni contro individui ed entità affiliati ad Hamas, cercando di colpire tutti meccanismi attraverso cui viene fornito sostegno ad Hamas e alla Jihad islamica palestinese, a cominciare dall’Iran che, attraverso il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche, ha trasferito centinaia di milioni di euro.

È il terzo pacchetto di sanzioni annunciato dagli Stati Uniti dall’attacco. Inoltre, questi provvedimenti si aggiungono alle sanzioni già esistenti nel Regno Unito contro Hamas, anche nei confronti dell’organizzazione stessa.

Italia, Francia e Germania sono in prima linea nel raggiungere l’obiettivo di isolare e sconfiggere Hamas.

Ciò premesso, può il Consiglio far sapere:

  • Per quale motivo non sono state imposte nuove sanzioni ad Hamas e a tutti i soggetti collegati ad Hamas e alla Jihad islamica palestinese?
  • Se ritiene ancora rinviabile l’inserimento del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche nella lista dei gruppi terroristici?

L’impegno dell’Unione europea nella promozione della pace, della stabilità regionale e della sicurezza nella regione del Medio Oriente allargato 

13.11.2023

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003342/2023/rev.1 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Il diritto internazionale presuppone che vi sia solidarietà tra tutti gli Stati nella lotta al terrorismo. L’attacco perpetrato dagli arabi palestinesi di Hamas contro i civili israeliani li rende responsabili di molteplici crimini che si distinguono per l’atrocità, la ferocia e l’odio inauditi nei confronti degli ebrei e dello Stato ebraico di Israele.

La spirale dell’odio deve essere spezzata; gli accordi di Abramo tracciano la strada verso la comprensione reciproca, la coesistenza, il rispetto della dignità umana e la libertà, compresa la libertà religiosa. Sono diventati il motore principale per un cambiamento positivo in Medio Oriente. È nell’interesse dell’Unione europea che siano adottati da quanti più paesi arabi e islamici possibili, poiché soltanto tali accordi possono fare la differenza tra uno scenario di pace e stabilità, da un lato, e tra uno di odio e vendetta, dall’altro.

In linea con il risveglio di un’Europa geopolitica, intende l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica / il vicepresidente della Commissione convocare una conferenza di pace internazionale per dimostrare l’impegno dell’UE nella promozione della pace, della stabilità regionale e della sicurezza nella regione del Medio Oriente allargato?

Indipendenza dei funzionari delle organizzazioni internazionali nell’ambito del brutale attacco di Hamas contro Israele e diffusione di disinformazione antisemita

10.11.2023

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003338/2023 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Il brutale e ingiustificato attacco di Hamas contro Israele ha causato il riemergere di attacchi antisemiti, propaganda antisemita e disinformazione in Europa e nel mondo. Le istituzioni internazionali dovrebbero agire per arginare questo fenomeno aberrante.

In Italia hanno fatto molto discutere le dichiarazioni pubbliche di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, come ad esempio “Israele occupa come una dittatura militare”. Diverse inchieste giornalistiche e UN Watch hanno messo in luce che Francesca Albanese “non è in grado di fungere da esperto neutrale e indipendente delle Nazioni Unite per qualsiasi cosa coinvolga i palestinesi, come richiedono le regole delle Nazioni Unite e come lei stessa ha riconosciuto prima di essere scelta per l’incarico”. Francesca Albanese non ha rivelato all’ONU di essere sposata con Massimiliano Calì, il quale è stato consigliere economico del ministero dell’Economia nazionale dello Stato di Palestina a Ramallah.

Ciò premesso, può la Commissione far sapere:

  • Se ritiene che i funzionari delle istituzioni internazionali debbano rispettare requisiti di onorabilità e indipendenza?
  • Come ritiene debba essere applicata la strategia europea per combattere l’antisemitismo nell’ambito delle organizzazioni internazionali?

Uso militare-terroristico del sottosuolo di Gaza da parte dei terroristi arabo-palestinesi di Hamas

5.11.2023

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003257/2023 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Un numero elevato e indefinibile di cittadini arabo-palestinesi residenti a Gaza si sono appropriati criminalmente negli anni di vari tipi di aiuti, tra cui anche umanitari, per costruire tipologie diverse di tunnel e altre infrastrutture terroristico-militari nel sottosuolo di Gaza.

Tale vasta infrastruttura terroristico-militare è stata realizzata dai terroristi arabo-palestinesi di Hamas sotto moschee, scuole, ospedali ed edifici civili ad alto tasso residenziale a Gaza, con la volontà di usare luoghi e persone come scudi contro operazioni di difesa preventiva da parte delle forze di difesa israeliane.

Tale vasta infrastruttura sotterranea non a uso civile, ha richiesto l’impiego di molta forza lavoro palestinese, soprattutto giovane, la copertura dei loro salari e di altri servizi sociali nonché l’impiego di quantità rilevanti di materiale, strumenti e mezzi di costruzione e di scavo, in particolare di molta energia elettrica, carburante e materiale elettrico.

Può la Commissione far sapere se è in grado di fornire un valore in euro di quanto della propria assistenza finanziaria alla Palestina, in ogni sua forma, diretta e indiretta, sia stata sottratta negli anni dai terroristi arabo-palestinesi di Hamas che l’hanno invece deviata, riutilizzata e incanalata nella realizzazione dell’infrastruttura sotterranea terroristico-militare da usare per far guerra allo Stato ebraico di Israele?

Indagine della Corte penale internazionale su crimini contro l’umanità e apartheid di genere da parte dei talebani in Afghanistan

19.9.2023

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta  P-002701/2023 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Il regime dei talebani ha attuato una politica di apartheid di genere. Le Nazioni Unite affermano che attraverso più di 50 editti, ordini e restrizioni sono stati lesi la dignità e ogni aspetto della vita di donne e ragazze.

Secondo l’Alto Commissario dell’ONU, Volker Türk: “Negare alle donne e alle ragazze il diritto di partecipare alla vita quotidiana e pubblica non solo nega loro i diritti umani, ma nega all’Afghanistan il beneficio dei contributi che hanno da offrire”.

Secondo Elizabeth Evenson, direttrice della giustizia internazionale presso Human Rights Watch, la negazione crudele e metodica da parte dei talebani dei diritti fondamentali delle donne e delle ragazze per rimuoverle dalla vita pubblica ha ricevuto l’attenzione globale.

L’Afghanistan ha aderito allo Statuto di Roma nel 2003 e la Corte penale internazionale può esercitare la propria giurisdizione.

Pertanto, l’interrogante chiede all’alto rappresentate/vicepresidente, Josep Borrell:

  • Con quali azioni ritiene di sostenere l’orientamento dell’ONU nell’ambito delle violazioni dei diritti umani in Afghanistan basate sulla segregazione di genere?
  • Si impegnerà affinché l’Unione europea sostenga un’indagine della Corte penale internazionale nei confronti dei talebani?

 

Presunta esecuzione sommaria di prigionieri di guerra armeni da parte delle forze armate azere

10.10.2022

 

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003329/2022/rev.1 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

 

Nei giorni scorsi alcuni media hanno rilasciato un video che mostrerebbe un gruppo di soldati armeni catturato, circondato dalle truppe azere e giustiziato.

Se l’autenticità del video diffuso in rete venisse confermata, si tratterebbe chiaramente di un crimine di guerra che necessiterebbe di tutte le indagini del caso.

Alla luce del recente conflitto iniziato nel 2020 tra Azerbaigian e Armenia nella regione del Nagorno-Karabakh, del rischio di una nuova escalation e di una guerra aperta dopo la nuova aggressione da parte delle forze armate azere, dell’importanza del rispetto dei diritti umani dei prigionieri di guerra e dell’adesione alle convenzioni di Ginevra, delle già numerose infrazioni azere nei confronti di prigionieri armeni, come già menzionato anche in una risoluzione del Parlamento europeo del maggio 2021, e del precedente episodio di una militare armena torturata, mutilata e uccisa dalle forze azere, può il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza rispondere ai seguenti quesiti:

  • È al corrente di questi potenziali crimini di guerra e delle evidenti violazioni dei diritti umani? Quali azioni può intraprendere per aiutare a rintracciare e perseguire gli eventuali colpevoli?
  • Può chiarire quali sono le eventuali azioni che la Commissione intende intraprendere per aumentare significativamente la partecipazione europea a una risoluzione pacifica del conflitto tra Azerbaigian e Armenia?

Perquisizioni persecutorie da parte dei talebani in Afghanistan

31.3.2022

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-001325/2022 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

A partire dal 27 febbraio 2022, come annunciato dallo stesso portavoce dei talebani Zabiullah Mujahid, a Kabul sono cominciate diverse perquisizioni casa per casa e così sarebbe avvenuto nelle province settentrionali.

Tali persecuzioni avverrebbero attraverso un sistema delatorio, ovvero solo in caso di specifica segnalazione di possibile attività criminale.

Poiché il linguaggio dei talebani è il linguaggio dei regimi, ovvero quello della violenza e della menzogna, questa operazione di perquisizione è stata finalizzata alla persecuzione e all’oppressione della popolazione civile, così come denunciato da molti osservatori internazionali, come ad esempio Ahmad Shuja.

Ciò premesso, può il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza rispondere ai seguenti quesiti:

  • Ritiene che quanto accaduto deluda le aspettative dell’UE a seguito dei dialoghi con i talebani a Oslo?
  • Intende esprimere una dura condanna a nome dell’UE contro i rastrellamenti casa per casa, i quali ricordano il regime nazista?
  • Ritiene che le perquisizioni e l’ulteriore oppressione nei confronti del popolo afghano siano una conseguenza dell’idea distorta di sicurezza e stabilità promossa dalla Cina in Afghanistan? Come interpreta in questo senso la recente visita in Afghanistan del ministro degli Esteri cinese Wang Yi?

 

Responsabilità morali del Pakistan nell’Afghanistan dei Talebani

24.8.2021

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta  P-003943/2021 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

L’Afghanistan è uno stato islamico e le innumerevoli sofferenze e ingiustizie patite dal popolo musulmano afghano devono terminare perchè contrarie alla fede islamica, una fede che accorda il primo valore alla sicurezza.

La Cina, pur affermando di essere tra i principali paesi del mondo ad assumersi importanti responsabilità per la pace, la stabilità e lo sviluppo del mondo intero, in realtà si basa su un sistema filosofico-politico a bassa influenza religiosa, autocratico, opaco e digitalmente coercitivo e intrusivo.

L’UE, invece, caratterizza le proprie politiche interne ed esterne sul rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani.

Gli interroganti chiedono al VP/HR se, pur in presenza di culture politico-filosofiche differenti, riterrebbe opportuno:

  • Avviare un dibattito sull’Afghanistan insieme all’Organizzazione per la Cooperazione Islamica con l’intento di sviluppare posizioni comuni;
  • Avviare un dialogo strategico con il Pakistan, primo contributore alla presa di potere da parte dei Talebani, proponendogli di assumersi la responsabilità principale di favorire la riconciliazione del popolo afghano, di condannare la violenza e l’estremismo e di favorire un dialogo nazionale basato sulla pace, la tolleranza, l’inclusione e la dignità umana, che allo stesso tempo eviti il fanatismo, il settarismo e il dogmatismo gretto.

 

Situazione in Afghanistan e minacce per l’Europa

20.8.2021

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003929/2021 alla Commissione

Articolo 138 del regolamento

La rapida avanzata dei talebani e la caduta di importanti città, compresa Kabul, apre un futuro incerto per la sicurezza europea e la tutela dei diritti, soprattutto delle donne, in Afghanistan.

Dalle posizioni espresse dai talebani – e dalle notizie che giungono dalle zone da loro occupate – se ne desume una notevole contrazione dei diritti delle popolazioni locali, oltre a rappresaglie e violenze contro chi ha “collaborato” con le forze occidentali.

Una sorte ancora più drammatica in questa crisi tocca alla popolazione femminile, particolarmente repressa anche nei diritti più basilari (istruzione, movimento, lavoro e diritti individuali) che almeno le forze occidentali cercavano di mantenere nelle loro zone di controllo.

Vista l’evoluzione della situazione, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • Come intende cooperare con il nuovo regime di Kabul, soprattutto per quanto riguarda i progetti di cooperazione in corso? O questi verranno interrotti?
  • Come intende coordinare una gestione selettiva ed efficace dell’accoglienza dei profughi, visto che diversi Stati membri hanno già negato la disponibilità ad accoglierli? Sono ipotizzabili specifici corridoi umanitari per donne e bambini, le categorie più vulnerabili?
  • Come valuta la vittoria talebana per la sicurezza dell’Unione Europea, considerato il rischio del terrorismo e soprattutto il possibile aumento dei flussi migratori verso l’UE?

Evoluzione della situazione in Libia dopo l’accordo di cessate-il-fuoco del 23 ottobre 2020

2.11.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-005953/2020/rev.1 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

A seguito dell’accordo di cessate-il-fuoco raggiunto il 23 ottobre a Ginevra dal Governo di accordo nazionale (GNA) e dall’Esercito nazionale libico (LNA), la Commissione militare congiunta si riunirà per la prima volta sul suolo libico il 2-4 novembre anche alla presenza del rappresentante speciale, Stephanie Williams, per discutere dell’implementazione del cessate il fuoco (meccanismo di monitoraggio e verifica). Tutti i mercenari hanno 3 mesi per lasciare il territorio libico.

Allo stesso tempo, la riunione del dialogo intra-libico (processo parallelo e complementare alla Commissione militare congiunta) è previsto per il 9 novembre a Tunisi: le tribù libiche hanno però già messo in guardia contro la trasformazione dei colloqui in una piattaforma per promuovere l’agenda politica egemonica dei Fratelli Musulmani.

L’interrogante chiede riguardo:

  • Alla parità di genere: quante donne libiche parteciperanno a entrambe le riunioni e con quali qualifiche?
  • Allo sviluppo delle capacità di sicurezza in Libia e precisamente la sicurezza e la sorveglianza marittima, garantita, tra l’altro, anche da un’efficiente ed efficace azione di monitoraggio, contrasto e prevenzione attuata dalla Guardia costiera libica: può indicare quali azioni sta dispiegando l’Unione europea, sostenuta dagli Stati membri, per aiutare le autorità libiche a stabilizzare la Libia?
  • Al disegno strategico: come pensa l’UE di contribuire al processo politico avviato con il cessate-il-fuoco?

Aggressione militare dell’Azerbaigian nei confronti dell’Armenia e finanziamenti dell’Unione Europea

30.9.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-005332/2020 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

L’Azerbaigian ha attaccato militarmente l’Armenia nel 2012, 2014, 2016 e due volte nel 2020.

Nonostante questi atti di guerra, l’UE ha ampliato la portata delle relazioni e nel 2018 ha stabilito nuove priorità per il partenariato.

Nel 2019, il Consiglio europeo ha “preso atto dell’intensificarsi delle relazioni UE-Azerbaigian” rilevando come l’UE fosse divenuta il principale investitore e il più grande donatore di sovvenzioni estere, sia al governo che alla società civile azeri.

Un altro aspetto inquietante, strategicamente pericoloso per l’Europa, è che, a differenza dei richiami alla mediazione internazionale attraverso il gruppo di Minsk espressi dal Premier armeno, il Premier turco abbia anticipato pieno appoggio e con ogni mezzo all’Azerbaigian, dichiarando che l’Armenia rappresenta la più grande minaccia alla pace regionale.

Può la Commissione fare sapere:

  • Se abbia allargato, rafforzato ed esteso le relazioni con l’Azerbaigian, senza tener conto delle aggressioni militari ai danni dell’Armenia, sorvolando sui valori europei di preservare la pace, rafforzare la sicurezza, consolidare la democrazia e lo Stato di diritto;
  • Quali meccanismi siano stati predisposti per evitare che le sovvenzioni non abbiano agevolato, anche indirettamente, l’acquisto di armi;
  • Come intenda rispondere l’UE all’appello del Presidente armeno che invoca l’aiuto della comunità internazionale?

 

Chiarimenti sulle misure adottate dall’UE per impedire finanziamenti a ONG palestinesi collegate a gruppi terroristici

6.7.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-003989/2020 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Nei mesi scorsi le autorità israeliane hanno segnalato all’UE il rischio concreto che alcune ONG palestinesi, potenzialmente collegate a gruppi terroristici di stampo islamico, avrebbero potuto beneficiare di alcuni fondi europei.

A tal proposito il Commissario Olivér Vàrhelyi, durante la riunione della commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo (AFET) dello scorso 19 maggio, ha dichiarato di aver incaricato personalmente i capi delle delegazioni dell’UE in Israele e in Cisgiordania/Gaza di esaminare a fondo le accuse di utilizzo illecito di fondi europei.

Considerando che:

  • Tali fondi dovrebbero essere utilizzati per scopi umanitari e non per finanziare ONG legate a pericolosi gruppi terroristici;
  • Il potenziale finanziamento di organizzazioni legate a gruppi terroristici, il cui principale obiettivo è la distruzione dello Stato di Israele, costituisce anche una minaccia alla stabilità e alla sicurezza della regione.

Può la Commissione chiarire come intende monitorare e agire al fine di evitare che fondi europei, tramite ONG palestinesi prestanome, vengano dirottati illecitamente a gruppi terroristici?

L’Unione europea chiarisca i legami tra il Qatar e alcuni gruppi terroristici

20.2.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-001018/2020 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Il Qatar è considerato da molti un paese controverso: è noto, infatti, come questo abbia finanziato, anche in Italia, centri islamici e organizzazioni religiose legate alla Fratellanza musulmana.

Questo atteggiamento sta creando una giusta e crescente preoccupazione, non solo in Europa, ma anche nei paesi del Golfo, dove, nel giugno del 2017, un gruppo di Stati e altri paesi arabi hanno preso la decisione di tagliare i legami diplomatici con lo Stato del Qatar.

Oltre a gruppi terroristici, è nota, da tempo, la vicinanza del Qatar con l’Iran, oltre che con la Turchia e i paesi che sostengono la Fratellanza musulmana.

Alla luce di quanto precede, può l’Alto rappresentante rispondere ai seguenti quesiti:

  • Conviene sul fatto che i centri islamici in Italia finanziati dal Qatar possano condurre alla radicalizzazione?
  • Può dettagliare il legame tra il Qatar e alcuni gruppi terroristici?
  • In caso affermativo, intende l’Alto rappresentante valutare la possibilità di imporre al Qatar misure restrittive al fine di limitare l’intervento finanziario in Europa?

 

L’Iran disattende l’accordo sull’uranio. La Commissione prenda posizione

26.11.2019

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-004039/2019 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

 

Notizie a mezzo stampa di questi giorni riferiscono di come l’Iran abbia sfidato ancora una volta la comunità internazionale, avviando la “quarta fase” del disimpegno al patto sul programma nucleare.

Nell’accordo definito nel 2015 con Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea, l’Iran si era impegnata a limitare drasticamente le sue attività nucleari fissando il limite di arricchimento dell’uranio al 3,67%, in cambio della revoca delle sanzioni internazionali.

Con questa nuova fase, l’Iran ha invece inaugurato nuove centrifughe e una produzione di uranio arricchito pari a 5 kg al giorno, una produzione quotidiana dieci volte superiore rispetto al passato.

Notizie della stampa più recente riportano altresì come l’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, avrebbe rivelato di aver trovato tracce di uranio non artificiale in un sito in Iran non dichiarato alla stessa Agenzia.

Alla luce di quanto precede, la Commissione:

  • Ritiene di dover assumere una posizione di condanna rispetto all’atteggiamento aggressivo e pericoloso dell’Iran?
  • Considera rischiosa l’iniziativa sopra descritta, soprattutto alla luce del fatto che l’Iran, come noto, è uno Stato che finanzia organizzazioni come Hezbollah?
  • Ritiene possibile adottare iniziative finalizzate a sanzionare l’atteggiamento dell’Iran, ovvero valutare i meccanismi previsti dall’accordo sul nucleare iraniano?

 

 

 

Crisi in Libano e corruzione

22.11.2019

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-003988/2019 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Le manifestazioni che da settimane paralizzano il Libano e hanno portato alle dimissioni del Primo ministro Saʿd Ḥarīrī rappresentano un evento straordinario.

La popolazione libanese denuncia la corruzione quale principale causa dell’attuale crisi politica, economica e sociale. Tale malcostume pervade da anni il sistema giudiziario e la pubblica amministrazione e rappresenta un ostacolo al benessere del popolo, con effetti disastrosi sulle condizioni ambientali e sanitarie nel Paese, che affronta, tra le altre, anche una grave crisi nella gestione dei rifiuti.

In questo settore l’UE non è stata in grado di monitorare l’utilizzo dei fondi stanziati e i progetti finanziati non hanno prodotto alcun beneficio pubblico, come denunciato da diverse indagini giornalistiche.

Considerato che l’accordo di partenariato con il Libano è finalizzato a favorire stabilità, democrazia, sviluppo, trasparenza e resistenza alla corruzione, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • Nell’ottica di un costante dialogo con i Paesi vicini e nel rispetto della loro sovranità, come intende assistere il Libano nell’elaborazione di politiche nazionali anti-corruzione?
  • Intende procedere con la dovuta urgenza a una verifica capillare dell’utilizzo dei fondi finora concessi? Questo per scongiurare il rischio che siano utilizzati per fini diversi da quelli preposti e prevenire frodi, valutando l’eventuale congelamento dei fondi nella fase di accertamento.

VP/HR — L’Unione europea verifichi e controlli le procedure per l’assegnazione dei finanziamenti a favore di chi agisce contro Israele

2.10.2019

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-003066-19 alla Commissione (Vicepresidente/Alto Rappresentante)
Articolo 138 del regolamento

Il ministero per gli Affari strategici e la diplomazia pubblica dello Stato di Israele ha pubblicato, nel gennaio 2019, una relazione ove si evidenziano finanziamenti diretti e indiretti dell’UE a favore di varie associazioni che svolgono anche azioni di delegittimazione e boicottaggio nei confronti dello Stato di Israele.

I dati si riferiscono a finanziamenti che riguardano enti di diversi paesi, dall’Italia alla Norvegia fino all’Irlanda, e in alcuni casi arrivano persino a sovvenzioni superiori al milione di euro.

Nel 2005, 171 organizzazioni non governative fondarono un movimento denominato BDS (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) e tra le diverse finalità del movimento figurano anche le campagne di boicottaggio contro prodotti, artisti e beni culturali israeliani.

Nei mesi scorsi, il parlamento tedesco ha approvato a larga maggioranza una mozione nella quale il discusso «Movimento di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele» viene classificato come antisemita e verrà dunque privato dagli incentivi e finanziamenti pubblici. La Germania è il primo paese europeo a condannare il movimento BDS e a classificarlo come «razzista e antisemita».

Può la Commissione indicare come intende agire per chiarire le procedure di controllo riguardo all’assegnazione dei finanziamenti a favore delle ONG che direttamente o indirettamente agiscono contro lo Stato di Israele?

 

La Commissione condanni gli attacchi terroristici in Arabia Saudita e assuma iniziative contro chi sostiene queste azioni

19.9.2019

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-002883-19 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Nei giorni scorsi, in Arabia Saudita, si sono verificati due attacchi terroristici, rivendicati poi dai ribelli yemeniti Houthi, a due stabilimenti della compagnia nazionale Saudi Aramco.

Gli attacchi, eseguiti con droni, hanno causato estrema preoccupazione sul mercato mondiale del petrolio, essendo l’Arabia Saudita uno dei principali paesi estrattori di petrolio, aumentando così le tensioni nel Golfo tra Teheran da un lato e Arabia Saudita e USA dall’altro.

Secondo organi di stampa internazionali, ci sono «probabilità molto alte» che l’attacco sia stato lanciato con missili cruise da una base iraniana in Iran, vicino al confine con l’Iraq.

Le stesse fonti escludono che le traiettorie dei missili siano compatibili con un lancio da sud, in particolare da postazioni così lontane come lo Yemen.

Alla luce di quanto precede, la Commissione ritiene di:

  • Condannare questi attacchi terroristici che mettono a repentaglio, oltre che le vite umane, la pace e la sicurezza?
  • Assumere iniziative nei confronti dei paesi che direttamente o indirettamente si rendono complici di attacchi finalizzati a destabilizzare l’equilibrio politico in aree come il Medio-Oriente?

Proposte di Risoluzione Individuali

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla concessione della cittadinanza di uno Stato membro dell’Unione europea agli ostaggi israeliani di Hamas

6.11.2023

presentata a norma dell’articolo 143 del regolamento

Il Parlamento europeo,

  • viste la direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI (“direttiva sui diritti delle vittime”)[1]e la strategia dell’UE sui diritti delle vittime (2020-2025) formulata dalla Commissione europea,
  • vista la direttiva (UE) 2017/541 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, sulla lotta contro il terrorismo e che sostituisce la decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio e che modifica la decisione 2005/671/GAI del Consiglio[2],
  • vista la strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica (2021-2030),
  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
  1. considerando il brutale e ingiustificato attacco di Hamas contro Israele;
  2. considerando che l’azione terroristica condotta da Hamas contro Israele ha avuto come conseguenza migliaia di vittime e più di 200 ostaggi, di cui molti cittadini europei o con doppia cittadinanza;
  3. considerando che non c’è differenza tra la difesa dell’Europa e quella di Israele;
  4. invita la Commissione a intraprendere azioni al fine di ottenere la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas e a sostenere le famiglie delle vittime e dei dispersi;
  5. invita il Consiglio a promuovere presso i governi dell’Unione europea la concessione della cittadinanza di uno Stato membro agli ostaggi israeliani in mano ad Hamas.

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE su un piano comprensivo congiunto d’azione per l’Afghanistan

20.8.2021

presentata a norma dell’articolo 143 del regolamento

Il Parlamento europeo,

  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
  1. considerando che il deterioramento della sicurezza in Afghanistan inizia a creare tensioni tra gli Stati membri, sia in tema di flussi migratori che in tema di rimpatri da e per l’Afghanistan;
  2. considerando che i Talebani rappresentano una minaccia alla sicurezza continuando a commettere atrocità contro il popolo afghano, applicando strettamente la Sharia, negando i principi democratici e liberali, permanendo intrisi di una cultura discriminatoria che non consente lo sviluppo di diritti civili, politici, del pluralismo religioso, della secolarizzazione, dell’inclusione e della diversità, e impedendo ai cittadini afghani di diventare parte della visione globale del XXI secolo;
  3. considerando che la Cina dichiara di possedere i valori comuni dell’umanità, pur smentendosi attraverso una gestione del potere politico opaca, esclusiva e non etica;
  4. invita il Consiglio a dichiarare una priorità di politica estera dell’Unione europea l’elaborazione di un piano comprensivo congiunto d’azione per l’Afghanistan che coinvolga gli Stati Uniti, l’India e coloro che riconoscono i principi della dignità umana, delle pari opportunità, dello Stato di diritto e delle libertà fondamentali;
  5. invita la Cina a finanziare e i Talebani a ricostruire le statue dei Buddha di Bamiyan come atto di rispetto, tolleranza e sviluppo condiviso dell’umanità.

 

 

 

 

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sul sostegno al piano di pace per Israele e la Palestina

7.2.2020

presentata a norma dell’articolo 143 del regolamento

Il Parlamento europeo,

  • vista la dichiarazione rilasciata il 28 gennaio 2020 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, a nome dell’Unione europea, sul processo di pace in Medio Oriente,
  • visto il piano di pace per Israele e la Palestina proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel gennaio 2020, dal titolo “Dalla pace alla prosperità: una visione per migliorare le vite dei popoli israeliano e palestinese”,
  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
  1. considerando che da tempo la posizione consolidata dell’Unione europea è volta al sostegno di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati, in quanto unico modo per porre fine al conflitto tra Israele e Palestina;
  2. considerando che il piano di pace per Israele e la Palestina annunciato dal presidente statunitense Donald Trump prevede un quadro politico ed economico per una pace duratura nella regione, che include una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati;
  3. invita l’Unione europea e i suoi Stati membri a sostenere il piano di pace del presidente Trump per Israele e la Palestina, al fine di trovare una soluzione pacifica a un conflitto in corso da troppo tempo.

Proposte di Risoluzione

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sull’attacco senza precedenti dell’Iran contro Israele, la necessità di una de-escalation e la risposta dell’UE

22.4.2024 – (2024/2704(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • vista la Carta delle Nazioni Unite, in particolare l’articolo 2, paragrafo 4, e l’articolo 51,
  • viste le sue precedenti risoluzioni sull’Iran,
  • visto l’articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
  1. considerando che Hamas ha lanciato un brutale attacco contro Israele nelle prime ore del mattino del 7 ottobre 2023;
  2. considerando che le conseguenze di questo attacco si sono riversate nella regione e hanno ulteriormente destabilizzato il Medio Oriente; che Israele ha ammonito altri paesi a evitare il coinvolgimento nel conflitto;
  3. considerando che il 13 aprile 2024 l’Iran ha lanciato un attacco senza precedenti contro Israele, adducendo come motivo alla base dell’attacco aereo il bombardamento del 1° aprile 2024 contro il consolato iraniano a Damasco, durante il quale sono stati uccisi diversi comandanti del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC); che sono stati lanciati missili e droni anche dall’Iraq, dalla Siria e dallo Yemen; che numerosi missili e droni sono stati intercettati da Israele, Stati Uniti, Regno Unito e Giordania; che anche la Francia ha contribuito al pattugliamento dello spazio aereo;
  4. considerando che funzionari statunitensi hanno confermato che Israele ha effettuato operazioni militari contro l’Iran il 19 aprile 2024;
  5. considerando che il Parlamento europeo ha ripetutamente chiesto che l’IRGC sia classificato come organizzazione terroristica;
  6. condanna con la massima fermezza l’attacco senza precedenti dell’Iran, durante il quale l’IRGC ha lanciato più di 300 droni e missili in un attacco aereo contro Israele; condanna inoltre la pratica storica e attuale dell’Iran di servirsi di attori per procura per realizzare i propri obiettivi politici e militari;
  7. ribadisce la condanna del brutale attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 contro Israele, che è stato il catalizzatore dell’attuale conflitto; ribadisce, inoltre, l’invito a Hamas a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutti gli ostaggi israeliani;
  8. ricorda che Israele è uno Stato sovrano e ribadisce il suo diritto di esistere; sottolinea che Israele ha il diritto di difendersi dagli attacchi da parte di attori statali e non statali;
  9. invita alla moderazione e alla de-escalation del conflitto per evitare un’ulteriore destabilizzazione della regione, che minerebbe ulteriormente i risultati raggiunti dagli accordi di Abramo, che hanno normalizzato le relazioni diplomatiche e portato a una nuova forma di cooperazione economica e politica regionale in Medio Oriente; invita tutte le parti a rispettare il diritto umanitario internazionale;
  10. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai parlamenti degli Stati membri, nonché ai governi di Israele e dell’Iran.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sugli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele, il diritto di Israele di difendersi in linea con il diritto umanitario e internazionale e la situazione umanitaria a Gaza

16.10.2023 – (2023/2899(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • vista la Carta delle Nazioni Unite, in particolare l’articolo 51,
  • viste le Convenzioni dell’Aia del 1899 e del 1907,
  • visti le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i relativi protocolli del 1977,
  • visto lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale del 2002,
  • viste tutte le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite su Israele e la Palestina,
  • vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) a seguito della videoconferenza informale dei ministri degli Affari esteri del 10 ottobre 2023,
  • viste la dichiarazione resa il 9 ottobre 2023 dal Commissario Várhelyi e le successive dichiarazioni contraddittorie da parte della Commissione,
  • vista la dichiarazione del presidente della delegazione per le relazioni con la Palestina del 10 ottobre 2023,
  • visto il regolamento di esecuzione (UE) 2023/1505 del Consiglio, del 20 luglio 2023, che attua l’articolo 2, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 2580/2001 relativo a misure restrittive specifiche, contro determinate persone e entità, destinate a combattere il terrorismo, e abroga il regolamento di esecuzione (UE) 2023/420[1],
  • viste le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione del 18 ottobre 2023 sugli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele,
  • viste le sue precedenti risoluzioni su Israele e la Palestina,
  • visto l’articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
  1. considerando che Hamas ha lanciato un attacco terroristico a sorpresa su vasta scala contro Israele la mattina presto del 7 ottobre 2023; che, finora, almeno 1 400 persone sono state uccise in Israele; che almeno 2 700 persone sono state ferite e un numero considerevole di persone rapite, compresi bambini;
  2. considerando che l’attacco perpetrato da Hamas è stato caratterizzato da una brutalità senza precedenti nei confronti dei comuni cittadini e famiglie e vi sono numerose denunce di stupri, uccisioni o rapimenti di donne e bambini; che si ritiene che oltre 100 persone siano tenute in ostaggio da Hamas;
  3. considerando che i corpi di oltre 260 civili sono stati rinvenuti nel sito di un festival; che sono emersi racconti terrificanti di intere famiglie massacrate nel kibbutz israeliano Kfar Aza;
  4. considerando che l’8 ottobre 2023 il governo israeliano ha rilasciato una dichiarazione formale di guerra e ha lanciato l’operazione “Spada di ferro” in risposta all’attacco;
  5. considerando che le conseguenze di tale attacco potrebbero ripercuotersi sulla regione e destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente; che Israele ha messo in guardia altri paesi dal non entrare nel conflitto;
  6. considerando che Hamas figura nell’elenco dell’UE delle organizzazioni terroristiche, che l’UE ha finanziato varie organizzazioni in Palestina, anche destinando 1,7 milioni di EUR a favore dell’Università di Gaza, nota anche come il “Campus di Hamas”; che, secondo quanto riferito, l’UE ha finanziato condotte idriche per i palestinesi sebbene Hamas fosse in grado di costruire razzi fatti in casa utilizzando le tubazioni; che da allora sono emersi video che dimostrano che Hamas ha effettivamente fabbricato armi rudimentali utilizzando tubazioni;
  7. considerando che il gruppo Hezbollah, sostenuto dall’Iran, ha rivendicato la responsabilità di aver preso di mira tre siti israeliani in un’area nota come “Shebaa Farms”;
  8. considerando che, nel luglio 2023, Sven Kuehn von Burgsdorff, ex ambasciatore dell’UE in Palestina, ha effettuato il primo volo in parapendio a Gaza per “richiamare l’attenzione sull’occupazione israeliana di Gaza”;
  9. considerando che l’11 ottobre 2023 il fondatore ed ex leader di Hamas, Khaled Mashal, ha pubblicato un video in cui chiedeva una jihad globale il 13 ottobre 2023, denominandola il “Venerdì dell’alluvione di Al-Aqsa”; che, in risposta a tale invito, alcuni Stati membri hanno adottato misure preventive come la chiusura delle scuole ebraiche per quel giorno; che lo stesso giorno un insegnante è stato brutalmente assassinato e altri due sono rimasti feriti in un attacco sferrato con un coltello da parte di un estremista islamico in Francia; che il 14 ottobre il Louvre e Versailles sono stati evacuati a seguito di una minaccia scritta; che da allora la Francia è posta sul massimo livello di allerta antiterrorismo;
  10. considerando che in diverse città dell’UE si sono svolte proteste a sostegno degli atti terroristici di Hamas; che alcuni Stati membri, come la Francia, hanno vietato tutte le proteste pro-palestinesi;
  11. considerando che la Presidente Metsola e la Presidente della Commissione von der Leyen si sono recate in visita in Israele il 13 ottobre 2023 per esprimere al paese la solidarietà dell’UE; che la visita della Presidente von der Leyen è stata oggetto di critiche; che il 15 ottobre 2023 il Consiglio europeo ha adottato una dichiarazione in cui ribadisce l’impegno dell’UE a favore di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati;
  12. considerando che il 15 ottobre 2023, più di una settimana dopo l’attacco terroristico contro Israele, il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha finalmente preso le distanze da Hamas, sottolineando che le azioni e le politiche di Hamas non rappresentano il popolo palestinese;
    1. esprime il suo sincero e profondo cordoglio a tutte le famiglie e agli amici delle vittime di questo attacco; esprime la sua sincera speranza che le persone ancora scomparse, in particolare i bambini, siano trovate vive e possano ricongiungersi alle loro famiglie;
    2. condanna con la massima fermezza il brutale attacco terroristico lanciato da Hamas contro Israele e in particolare il fatto di aver preso di mira civili; denuncia le torture, i rapimenti e le uccisioni di cittadini israeliani, compresi bambini; esprime profonda preoccupazione per le informazioni relative ai bambini, anche in tenera età e neonati, che sono stati giustiziati, mutilati e rapiti dai terroristi di Hamas; chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi; osserva con orrore che l’obiettivo di Hamas era quello di colpire la popolazione civile israeliana in palese violazione del diritto internazionale umanitario;
    3. esprime la sua solidarietà a Israele e al suo popolo; ricorda che Israele è uno Stato sovrano e ribadisce il suo diritto di esistere; sottolinea che Israele ha il diritto di difendersi dagli attacchi terroristici da parte di attori statali e non statali;
    4. invita Israele, nella sua risposta a tale malvagio attacco, a rispettare il diritto internazionale umanitario; osserva che il 13 ottobre 2023 le forze di difesa israeliane hanno emesso un ordine di evacuazione invitando i palestinesi ad evacuare la città di Gaza, indicando che Hamas si nasconde nelle gallerie sotterranee, utilizzando i palestinesi come scudi umani e impedendo ai civili di lasciare il territorio;
    5. esprime preoccupazione per il rischio di destabilizzazione del Medio Oriente, che potrebbe compromettere i risultati conseguiti dagli accordi di Abramo, che hanno normalizzato le relazioni diplomatiche e portato a una nuova forma di cooperazione economica e politica regionale;
    6. deplora lo squilibrio del testo del suo progetto di raccomandazione sulle relazioni con l’Autorità palestinese[2], adottato il 12 luglio 2023; respinge inequivocabilmente e prende le distanze dalla dichiarazione del presidente della delegazione per le relazioni con la Palestina, Manu Pineda, pubblicata il 10 ottobre 2023;
    7. apprezza l’annuncio del commissario Várhelyi secondo cui la Commissione starebbe riesaminando l’intero portafoglio degli aiuti allo sviluppo a favore dei palestinesi, pari a 691 milioni di EUR, e avrebbe sospeso immediatamente tutti i pagamenti; deplora il fatto che la Commissione, in un successivo comunicato stampa, abbia fatto marcia indietro rispetto a tale annuncio, affermando che i pagamenti non erano stati sospesi, ma che il finanziamento era in fase di revisione; osserva che il VP/AR ha dichiarato che gli aiuti umanitari continueranno a essere erogati ai palestinesi e che non vi sarà alcun ritardo strutturale nella cooperazione con l’Autorità palestinese o nei suoi finanziamenti e che nessun pagamento è stato sospeso o annullato;
    8. osserva con preoccupazione che la Commissione ha annunciato ulteriori 50 milioni di EUR di finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite di soccorso e lavori per i profughi della Palestina nel Vicino Oriente (UNRWA); insiste affinché l’erogazione di tutti i fondi dell’UE alle organizzazioni palestinesi, compresi quelli destinati all’Autorità palestinese e all’UNRWA, sia immediatamente sospesa e che gli impegni di finanziamento a favore della Palestina siano rivisti in tutte le linee di bilancio a seguito del brutale attacco di Hamas contro Israele; invita la Commissione a rendere trasparenti i suoi finanziamenti alla Palestina, alle organizzazioni palestinesi e alle ONG attive in Palestina creando una linea di bilancio distinta; invita la Commissione a condurre un audit per accertare se eventuali precedenti finanziamenti dell’Unione a favore dei palestinesi e delle loro organizzazioni abbiano potuto essere stati reindirizzati per finanziare Hamas o altre organizzazioni islamiste e terroristiche;
    9. ricorda con disgusto che l’Unione ha a lungo contribuito indirettamente a finanziare libri di testo antisemiti in Palestina; esprime profonda costernazione e vergogna per il fatto che i finanziamenti dell’UE (1,8 miliardi di EUR impegnati in totale tra il 2021 e il 2024) siano stati determinanti per alimentare e diffondere l’odio nei confronti di Israele e degli israeliani tra i palestinesi;
    10. condanna l’attacco terroristico contro una scuola in Francia, avvenuto il giorno della “jihad globale” proclamata dal fondatore di Hamas, in cui un insegnante è stato ucciso e altri due feriti; esprime il proprio sostegno ai sopravvissuti all’attacco e le sue più sentite condoglianze alla famiglia e agli amici della vittima; chiede l’espulsione immediata di tutti i cittadini stranieri che sostengono il terrorismo;
    11. prende atto con la più profonda preoccupazione e condanna le manifestazioni che si sono svolte a sostegno degli attentati terroristici in varie città di tutti gli Stati membri, compresi gli studenti nelle scuole e nelle università e nei campi di migranti; osserva con preoccupazione che l’UE, attraverso la sua “politica di benvenuto”, ha importato questi problemi e conflitti negli Stati membri; sottolinea che la capacità dei sostenitori di Hamas di diffondere liberamente il loro vile odio nei confronti di Israele e della comunità ebraica negli Stati membri è una prova della forza e dell’assertività delle crescenti società parallele in Europa; condanna i violenti episodi antisemiti verificatisi in alcuni Stati membri a seguito degli eventi del 7 ottobre 2023, come l’attacco contro persone ebree a Ieper, in Belgio, il 12 ottobre 2023; esprime preoccupazione per la riluttanza di varie autorità locali a battere la bandiera israeliana per timore di ritorsioni da parte dei sostenitori di Hamas che vivono negli Stati membri; ritiene che i simpatizzanti dei terroristi e i migranti che rappresentano un pericolo per la comunità ebraica in Europa non abbiano alcun posto nelle nostre società europee e dovrebbero, se giuridicamente possibile, vedersi revocare la cittadinanza, il permesso di soggiorno o il visto ed essere rimpatriati nei loro paesi di origine, come è avvenuto con i combattenti stranieri dell’ISIS; insiste su una politica di collocamento regionale dei rifugiati palestinesi;
    12. ribadisce che il terrorismo va combattuto con determinazione; osserva con rammarico che gli eventi in Israele sono un da campanello d’allarme e un forte promemoria della brutalità degli attacchi terroristici islamici;
    13. chiede la creazione di una sottocommissione permanente sulla lotta al terrorismo; ricorda che nel 2017 è stata creata una commissione speciale con competenze analoghe per un periodo di tempo limitato, a seguito degli attentati terroristici di Parigi e di Nizza rispettivamente del 2015 e del 2016;
    14. invita la Corte penale internazionale ad avviare un’indagine urgente sul coinvolgimento dell’Iran e di altri attori nel fornire sostegno e risorse a Hamas per l’organizzazione e l’esecuzione dell’attacco contro Israele; esorta le comunità di intelligence a condividere qualsiasi prova di cui possano disporre in merito all’attacco su chi ha dato sostegno a Hamas;
    15. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi degli Stati membri, al governo di Israele e all’Autorità palestinese.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla pena di morte in Iran

16.2.2022 – (2022/2541(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • viste le sue precedenti risoluzioni sull’Iran,
  • visti gli orientamenti dell’UE in materia di pena di morte,
  • visti gli orientamenti dell’UE sui difensori dei diritti umani,
  • visto il regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani (legge Magnitsky dell’UE),
  • vista la dichiarazione del portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna sulla condanna di Narges Mohammadi, del 30 gennaio 2022,
  • visto il “Corpus dei principi per la protezione di tutte le persone sottoposte a qualsiasi forma di detenzione o imprigionamento”, adottato dalle Nazioni Unite nel 1988,
  • viste le dichiarazioni rilasciate dall’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani il 18 marzo 2021, in cui si chiede il rilascio immediato del dott. Ahmadreza Djalali, e il 25 novembre 2020, in cui si chiede all’Iran di sospendere la sua esecuzione,
  • visto il parere del gruppo di lavoro del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, adottato durante la sessione tenutasi dal 20 al 24 novembre 2017, relativo ad Ahmadreza Djalali (Repubblica islamica dell’Iran),
  • visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966,
  • vista la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948,
  • vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 1989 sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza,
  • visti l’articolo 144, paragrafo 5, e l’articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,
  1. considerando che l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo è uno dei principali obiettivi della politica dell’Unione europea in materia di diritti umani;
  2. considerando che, secondo le Nazioni Unite, tra il 1° gennaio e il 1° dicembre 2021 in Iran sarebbero state giustiziate almeno 275 persone, di cui come minimo due minori autori di reato e 10 donne; che l’Iran è il paese al mondo con il maggior numero di esecuzioni per abitante; che le autorità iraniane hanno emesso condanne a morte per reati connessi alle proteste e hanno giustiziato persone nei confronti delle quali pendevano accuse in relazione a proteste diffuse, senza tuttavia condurre indagini trasparenti su violazioni gravi quali l’uso eccessivo e letale della forza nei confronti dei manifestanti da parte degli agenti di sicurezza; che i prigionieri in Iran sono spesso soggetti a torture, il che fa sorgere la preoccupazione che le condanne a morte siano inflitte ai prigionieri sulla base di confessioni false per reati che non hanno commesso;
  3. considerando che l’Iran impone e applica la pena di morte a minori, in violazione degli obblighi che gli incombono in virtù della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; che tra il 2009 e il settembre 2020 sono state segnalate almeno 67 esecuzioni di minori autori di reato; che a gennaio del 2022, in Iran, si trovavano nel braccio della morte 85 autori di reato minorenni;
  4. considerando che la pena di morte è applicata in modo sproporzionato alle minoranze etniche e religiose, in particolare a baluci, curdi, arabi e bahá’i; che il codice penale criminalizza l’omosessualità e che la pena di morte è usata per prendere di mira le persone appartenenti alla comunità LGBTIQ; che le donne sono soggette alla pena capitale in ragione della natura discriminatoria di diverse leggi che le riguardano direttamente;
  5. considerando che, secondo Reporter senza frontiere, l’esecuzione di Rouhollah Zam il 12 dicembre 2020 ha reso l’Iran il paese con il più alto numero di giornalisti giustiziati; che l’Iran continua a essere uno dei paesi più repressivi al mondo per i giornalisti e che le vessazioni contro i giornalisti e i mezzi di comunicazione sono inarrestabili;
  6. considerando che il dott. Ahmadreza Djalali, cittadino svedese-iraniano iscritto alla Vrije Universiteit Brussel e all’Università del Piemonte Orientale, è stato condannato a morte nell’ottobre 2017 con false accuse di spionaggio, a seguito di un processo fortemente iniquo basato su una confessione estorta sotto tortura; che è periodicamente detenuto in stato di isolamento nel carcere di Evin;
  7. considerando che sono stati segnalati numerosi casi di condizioni disumane e degradanti, in particolare nel carcere di Evin, nonché la mancanza di un accesso adeguato alle cure mediche durante la detenzione, in violazione delle regole minime standard delle Nazioni Unite per il trattamento dei detenuti;
  8. considerando che altri cittadini dell’UE sono detenuti arbitrariamente in Iran; che l’Iran non riconosce la doppia nazionalità, il che limita l’accesso delle ambasciate straniere ai propri cittadini con doppia nazionalità detenuti nel paese;
  9. considerando che il campione di box Mohammad Javad è stato condannato a morte nel gennaio 2022 con l’accusa di “diffusione della corruzione sulla Terra”; che il lottatore di wrestling Navid Afkari, che aveva dichiarato di essere stato costretto a rilasciare una confessione falsa sotto tortura, è stato giustiziato nel settembre 2020; che le loro condanne sono direttamente connesse all’esercizio pacifico del loro diritto alla libertà di espressione e di riunione;
  10. considerando che le condanne di Mohammad Javad e Navid Afkari si iscrivono nel quadro di un inasprimento della repressione attuata contro gli atleti in Iran;
  11. considerando che Narges Mohammadi, vincitrice del premio Per Anger e in prima linea nella campagna contro la pena di morte in Iran, è stata recentemente condannata ad altri otto anni di reclusione e 70 frustate;
  12. considerando che nel marzo 2019 Nasrin Sotoudeh, nota avvocatessa per i diritti umani che, tra l’altro, ha condotto campagne a favore di una graduale abolizione della pena di morte e ha lavorato a lungo con giovani detenuti condannati a morte per reati commessi prima della maggiore età, è stata condannata a 33 anni e sei mesi di reclusione; che Nasrin Sotoudeh è stata insignita del premio Sakharov 2012 del Parlamento europeo per la libertà di pensiero quale riconoscimento dell’eccezionale lavoro svolto in difesa dei diritti umani;
  13. considerando che, ad oggi, le sparizioni forzate e le esecuzioni sommarie su larga scala dei dissidenti politici commesse nel 1988 non sono oggetto di alcuna indagine e non è stata attribuita alcuna responsabilità per tali azioni;
  14. considerando che dal 2011 l’Unione europea adotta misure restrittive nei confronti dell’Iran in risposta alle violazioni dei diritti umani, tra cui il congelamento dei beni e il divieto di rilascio del visto per le persone e le entità responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, nonché il divieto di esportare verso l’Iran attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna o per monitorare le telecomunicazioni; che tali misure vengono regolarmente aggiornate e sono state prorogate al 13 aprile 2022;
  15. considerando che, da quando Ebrahim Raisi ha assunto la carica di Presidente nell’agosto 2021, si è registrato un aumento significativo del numero di esecuzioni, anche contro le donne;
    1. ribadisce la propria ferma opposizione alla pena di morte in qualsiasi circostanza; invita il governo dell’Iran a introdurre una moratoria immediata sull’uso della pena di morte, quale misura verso l’abolizione della stessa, e a commutare tutte le condanne a morte;
    2. esorta le autorità della Repubblica islamica dell’Iran a modificare urgentemente l’articolo 91 del codice penale islamico dell’Iran, vietando esplicitamente l’uso della pena di morte per i reati commessi da persone di età inferiore ai 18 anni in qualsiasi circostanza e senza lasciare ai giudici alcun margine discrezionale per imporre la pena di morte o l’ergastolo senza possibilità di rilascio;
    3. rivolge le più sentite condoglianze ai familiari, agli amici e ai colleghi di tutte le vittime innocenti;
    4. evidenzia la necessità di garantire un ambiente sicuro e favorevole in cui sia possibile difendere e promuovere i diritti umani senza temere rappresaglie, punizioni o intimidazioni; sostiene con forza le aspirazioni del popolo iraniano di vivere in un paese libero, stabile, inclusivo e democratico che rispetti i propri impegni nazionali e internazionali in materia di diritti umani e libertà fondamentali;
    5. esorta le autorità iraniane a ritirare immediatamente tutte le accuse a carico del dott. Ahmadreza Djalali, nonché a rilasciarlo e risarcirlo, e a porre fine alle minacce nei confronti della sua famiglia in Iran e in Svezia;
    6. ribadisce l’invito rivolto al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e agli Stati membri dell’UE a compiere ogni sforzo per impedire l’esecuzione del dott. Ahmadreza Djalali;
    7. esorta le autorità iraniane a cooperare senza ulteriori indugi con le ambasciate degli Stati membri dell’UE a Teheran per stilare un elenco completo delle persone con doppia cittadinanza dell’UE e iraniana attualmente detenute nelle carceri del paese;
    8. invita tutti gli Stati membri a formulare congiuntamente dichiarazioni pubbliche e a intraprendere iniziative diplomatiche per monitorare i processi iniqui e visitare le carceri in cui sono detenuti i difensori dei diritti umani e altri prigionieri di coscienza, compresi i cittadini dell’UE in Iran, conformemente agli orientamenti dell’UE sui difensori dei diritti umani; chiede che siano immediatamente ritirate tutte le accuse contro tutti i cittadini dell’UE detenuti in modo arbitrario;
    9. invita le autorità iraniane a liberare tutti i prigionieri politici, inclusi i difensori dei diritti umani, in particolare la nota attivista per i diritti umani Narges Mohammadi, il giornalista politico Mehdi Mahmoudian, recentemente condannato ad altri sette mesi di detenzione per la sua attività di opposizione alla pena di morte, e la vincitrice del premio Sakharov Nasrin Sotoudeh;
    10. deplora l’uso sistematico della tortura nelle prigioni iraniane e chiede l’immediata cessazione di ogni forma di tortura e maltrattamento ai danni di tutti i detenuti; condanna la pratica di negare ai detenuti l’accesso alle telefonate e alle visite dei familiari; esprime forte preoccupazione per l’incapacità dei detenuti di avere accesso alla rappresentanza legale durante gli interrogatori;
    11. condanna fermamente il continuo deteriorarsi della situazione dei diritti umani in Iran, in special modo nei confronti delle persone che appartengono a minoranze etniche e religiose, sulla base di discriminazioni sistemiche di natura politica, economica, sociale e culturale; deplora l’allarmante escalation del ricorso alla pena di morte nei confronti di manifestanti, dissidenti, difensori dei diritti umani e membri di gruppi minoritari;
    12. invita le autorità iraniane ad affrontare tutte le forme di discriminazione contro le persone appartenenti a minoranze etniche e religiose, compresi baluci, curdi, arabi, bahá’i, cristiani e persone LGBTIQ, e a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le persone incarcerate per aver esercitato il loro diritto alla libertà di religione o di credo o di orientamento sessuale;
    13. condanna con la massima fermezza l’applicazione della pena di morte alle relazioni tra persone dello stesso sesso, che in Iran sono ancora illegali;
    14. sottolinea che i cittadini dell’Iran, attraverso iniziative guidate dai cittadini, chiedono continuamente che la pena di morte sia abolita e non venga applicata ai difensori dei diritti umani né usata in modo sproporzionato contro le minoranze; sostiene la società civile iraniana e i suoi sforzi pacifici a favore del conseguimento dei diritti umani;
    15. invita l’Iran ad autorizzare le visite e a cooperare pienamente a tutte le procedure speciali del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, incluso il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell’Iran;
    16. esorta l’UE a sollevare la questione delle violazioni dei diritti umani nelle sue relazioni bilaterali con l’Iran; invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a garantire che il Servizio europeo per l’azione esterna continui a sollevare le questioni relative ai diritti umani nell’ambito del dialogo ad alto livello UE-Iran; ribadisce che il rispetto dei diritti umani è una componente fondamentale nello sviluppo delle relazioni UE-Iran;
    17. accoglie con favore l’adozione da parte del Consiglio del regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani (legge Magnitsky dell’UE) quale importante strumento dell’UE per sanzionare i trasgressori dei diritti umani; chiede che siano adottate misure mirate, ad esempio applicando l’attuale regime di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani contro l’Iran o il regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani (legge Magnitsky dell’UE) contro i funzionari iraniani responsabili di violazioni dei diritti umani, tra cui esecuzioni e detenzioni arbitrarie di cittadini stranieri e con doppia cittadinanza in Iran, ivi incluso contro i giudici che hanno condannato a morte giornalisti, difensori dei diritti umani, dissidenti politici e attivisti;
    18. ritiene che saranno necessarie ulteriori sanzioni mirate se le autorità iraniane non libereranno il dott. Ahmadreza Djalali, come richiesto dall’UE e dai suoi Stati membri;
    19. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Segretario generale delle Nazioni Unite, alla guida suprema della Repubblica islamica dell’Iran, nonché al Presidente della Repubblica islamica dell’Iran e ai membri del Majles iraniano.

MOTION FOR A RESOLUTION on the death penalty in Iran

15.2.2022 – (2022/2541(RSP))

The European Parliament,

  • having regard to its previous resolutions on Iran,
  • having regard to the Universal Declaration of Human Rights of 1948,
  • having regard to the International Covenant on Civil and Political Rights of 1966, to which Iran is a party,
  • having regard to the Convention against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment of 1985,
  • having regard to the International Convention on the Rights of the Child of 1989,
  • having regard to the statement of the UN human rights experts on the imminent execution of juvenile offender Hossein Shahbazi in Iran of 13 January 2022,
  • having regard to the Iranian Constitution and in particular the safeguards against torture and arbitrary detention,
  • having regard to the Open Doors “2022 World Watch List Report”,
  • having regard to Rule 144 of its Rules of Procedure,
  1. whereas there have been numerous reports of violations of the right to a fair trial and arbitrary imposition of the death penalty in Iran;
  2. whereas, following the last presidential election in June 2021, there has been a significant rise in the number of executions, with 271 people having been hanged, including 11 women, according to official figures; whereas human rights groups have reported 365 executions in Iran in 2021 and another 54 executions in the first six weeks of 2022 alone;
  3. whereas Iran continues to use the death penalty against people who were under the age of 18 at the time of the crime, in violation of its obligations under the International Covenant on Civil and Political Rights and the Convention on the Rights of the Child;
  4. whereas the Islamic Penal Code allows for the execution of juvenile offenders starting at age nine for girls and age 13 for boys, the legal age of maturity; whereas Article 91 of the Islamic Penal Code grants judges discretion to replace the death penalty with an alternative sentence if they find that there are doubts about the individual’s full “maturity” at the time of the crime;
  5. whereas in 2021, at least three young men arrested as children, Sajad Sanjari, Arman Abdolali and Ali Akbar Mohammadi, were executed in August, November and December, respectively and over 80 people remained on death row for offences that occurred when they were under the age of 18;
  6. whereas the enforced disappearance and suspicious death in custody of Shanin Naseri, the only witness to the torture of the protester and wrestler Navid Afkari, raises serious questions about the Iranian judicial system;
  7. whereas Iran does not recognise dual nationality and EU-Iranian dual nationals continue to be arrested and are often used to obtain leverage in state-to-state relations; whereas at least a dozen EU nationals are being arbitrarily detained in Iran, including French-Iranian academic Fariba Adelkhah, German-Iranian national Nahid Taghavi and Swedish-Iranian national Dr Ahmadreza Djalali;
  8. whereas Open Doors ranks Iran in ninth place in the top 50 countries where Christians face the most persecution; whereas converts from Islam to Christianity are particularly at risk to be persecuted; whereas concerns have been raised about amendments to the Penal Code whereby spreading the Christian message could lead to prosecution;
  9. Calls on the Iranian authorities to immediately halt the planned execution of all individuals who were below the age of 18 at the time of the crime of which they were convicted;
  10. Underlines that the absolute prohibition against the use of the death penalty against child offenders is also recognized as a peremptory norm of customary international law;
  11. Urges the Iranian authorities to consider amending Article 91 of the Islamic Penal Code to completely abolish the use of the death penalty for crimes committed by people below the age of 18 and without any discretion for judges, in line with international law;
  12. Reiterates its concern for the situation of political prisoners, detained in inadequate conditions, often as a result of unfair trials; expresses concern about the systematic use of prolonged solitary confinement, of arbitrary arrest or detention, the denial of access to medical treatments, of visitation and furlough in violation of Iran’s international obligations;
  13. Deplores that the statement of the General Directorate of Tehran Provincial prisons did not clarify the circumstances surrounding the death of Shanin Naseri, nor the main reason for sending him to the prison’s medical centre, where he subsequently passed away. Asks the authorities to follow up the case;
  14. Calls on Member States to increase their efforts to improve the situation of dual nationals of the EU Member States detained in Iran;
  15. Invites Member States to implement all necessary efforts in support of Christian minorities in Iran;
  16. Instructs its President to forward this resolution to the Council, the Commission, the Vice-President of the Commission / High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy, the UN Secretary-General, the Supreme Leader and the President of the Islamic Republic of Iran.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Libano

14.9.2021 – (2021/2878(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Libano e nel Medio Oriente,
  • viste le sue precedenti risoluzioni sul partenariato euromediterraneo,
  • visto l’accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica libanese, dall’altra[1],
  • visto l’accordo del Cairo tra il Libano e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina del 1969,
  • viste le osservazioni del presidente del Consiglio europeo Charles Michel del 4 agosto 2021 in occasione della conferenza internazionale a sostegno del popolo libanese,
  • vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 14 settembre 2021 sulla situazione in Libano,
  • visto l’articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
  1. considerando che l’esplosione che ha avuto luogo nel porto di Beirut il 4 agosto 2020 ha avuto conseguenze drammatiche sul morale del paese; che dopo l’esplosione nel porto di Beirut, i primi ministri designati Mustapha Adib, Hassan Diab e Saad Hariri non sono mai riusciti a formare un governo; che alcuni mesi dopo, il 10 settembre 2021, il primo ministro designato Najib Mikati ha annunciato la formazione di un nuovo governo;
  2. considerando che la svalutazione della sterlina libanese ha provocato una crisi economica e monetaria devastante, che a sua volta ha gravemente compromesso le condizioni sociali in Libano;
  3. considerando che la guerra in Siria dura da circa 10 anni, causando un’emigrazione di massa e determinando la presenza di quasi 1,5 milioni di rifugiati siriani sul territorio libanese, 879 000 dei quali sono registrati presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), in un paese che conta meno di 7 milioni di abitanti;
  4. considerando che l’Unione europea da sola ha distribuito al Libano oltre 2,3 miliardi di EUR dal 2011, compresi 722 milioni di EUR in finanziamenti umanitari per rispondere a necessità urgenti, di cui hanno beneficiato, per la maggior parte, i rifugiati siriani in Libano;
  5. considerando che vi sono ancora più di 170 000 rifugiati palestinesi in Libano, senza contare quelli arrivati recentemente dalla Siria; che l’accordo del Cairo ha contribuito a scatenare la guerra civile libanese;
  6. considerando che la proposta, sostenuta da Ban Ki-moon nel 2016, di naturalizzare i rifugiati che non hanno alcuna prospettiva di essere rimpatriati a breve termine è molto preoccupante;
  7. considerando che gli attacchi che hanno colpito la città di al-Qaa il 27 giugno 2016, durante i quali quattro attentatori suicidi hanno ucciso cinque persone, avrebbero potuto causare molte altre vittime senza l’azione eroica del sindaco della città, che ha neutralizzato gli aggressori più pericolosi; che gli attentati perpetrati da due attentatori suicidi il12 novembre 2015 a Burj alBarajnehhanno causato la morte di oltre 40 persone;
  8. considerando che le ripetute ingerenze straniere in Libano da parte di numerose potenze regionali e internazionali compromettono tutti i tentativi di raggiungere un equilibrio politico nel paese;
  9. considerando che l’8 agosto 2020 il ministro turco degli Affari esteri ha offerto la cittadinanza turca a numerosi cittadini libanesi;
  10. considerando che la comunità cristiana in Libano è rappresentata da vari partiti politici, alcuni critici verso il governo e altri suoi alleati; che i diritti politici della comunità cristiana non dovrebbero essere indeboliti;
  11. considerando che circolano diverse voci in merito a piani di rinvio delle elezioni legislative e comunali in Libano;
  12. considerando che l’Unione europea ha annunciato che si sforzerà di generare investimenti per un valore di 1,5 miliardi di EUR in Libano in tre anni a partire dal 6 aprile 2018;
  13. considerando che il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha annunciato un regime di sanzioni da parte dell’Unione europea nei confronti del Libano; che le sanzioni recentemente imposte agli Stati del Medio Oriente hanno spesso avuto conseguenze sociali e umanitarie per le popolazioni degli Stati cui erano destinate senza fare alcuna differenza sul piano politico;
    1. esprime la propria solidarietà al popolo libanese, in particolare alle vittime dell’esplosione del 4 agosto 2020 e alle vittime dei numerosi episodi di violenza verificatisi nell’estate del 2021 a causa della carenza di carburante;
    2. sottolinea che, nonostante la grande resilienza del paese, che è stata costantemente dimostrata durante e dopo la guerra civile in Libano, l’esodo del popolo libanese, e in particolare della sua classe media, porterà a una fuga di cervelli e comprometterà il futuro del paese;
    3. sottolinea gli effetti destabilizzanti che la guerra in Siria ha avuto in tutto il Medio Oriente, in particolare a causa della migrazione di siriani verso i paesi vicini; ritiene, a tale proposito, che l’obbligo imposto al Libano dalla comunità internazionale di continuare a ospitare più di un milione di rifugiati siriani sul suo territorio abbia accelerato la crisi economica, il deterioramento delle infrastrutture e le tensioni demografiche nel paese;
    4. ritiene che gli aiuti internazionali concessi ai rifugiati siriani debbano essere rivalutati alla luce degli sviluppi economici in Libano e dell’impoverimento delle famiglie libanesi; sottolinea che, sebbene tali aiuti siano distribuiti in dollari, la valuta libanese si sta costantemente deprezzando; osserva che tale situazione alimenta l’inflazione e porta a una situazione in cui le famiglie siriane ricevono più sussidi rispetto alle famiglie libanesi;
    5. deplora che, dopo i numerosi errori commessi nell’accoglienza dei profughi palestinesi in Libano, in particolare nel quadro dell’accordo del Cairo, e la creazione delle cosiddette zone extraterritoriali in Libano, la comunità internazionale stia cercando di violare la sovranità libanese, esercitando pressioni sul Libano affinché conceda la cittadinanza libanese a tali rifugiati o incoraggiando la creazione di nuove zone extraterritoriali;
    6. ricorda che i rifugiati siriani hanno già commesso attacchi islamisti in Libano, anche nel quadro di cellule provenienti dal campo profughi della città di Arsal, responsabili dell’uccisione di diverse persone nella città cristiana di al-Qaa, o di altre cellule che hanno orchestrato i terribili attacchi di Burj alBarajneh;
    7. esprime preoccupazione per il fatto che il deterioramento della situazione economica e i disordini causati dalla presenza di numerosi rifugiati siriani sono due fattori che creano un ambiente propizio a ogni sorta di ingerenza internazionale in Libano; richiama in particolare l’attenzione sulla crescente influenza turca nel nord del paese, che potrebbe avere gravi conseguenze per il Mediterraneo orientale, in particolare Cipro;
    8. ritiene che in tali condizioni sia importante formare un nuovo governo al servizio del popolo libanese e offrire chiarezza alla comunità internazionale in merito al futuro del paese; precisa che il nuovo governo dovrebbe riflettere la volontà del popolo libanese e non dovrebbe essere il risultato di ingerenze internazionali che ne comprometterebbero automaticamente la credibilità; si compiace della formazione di un governo atteso da tempo;
    9. ritiene che il mantenimento del ruolo, della rappresentanza e dell’influenza delle comunità cristiane non debba essere sacrificato in Libano, in particolare per quanto riguarda le posizioni politiche; si compiace, a tale proposito, del ruolo di primo piano svolto dal patriarca maronita nel dialogo democratico nel paese;
    10. teme che qualsiasi rinvio delle elezioni comunali e legislative in Libano comprometterebbe la credibilità internazionale del paese; sottolinea che, sebbene l’organizzazione delle elezioni sia di fatto una prerogativa sovrana del paese, il loro rinvio costituirebbe una catastrofe per l’immagine del Libano;
    11. ritiene che spetti alla Commissione fornire risposte trasparenti in merito alla distribuzione e alla gestione dei fondi dei contribuenti dell’UE che sono stati versati al Libano e ricorda che la lotta contro la corruzione nel paese è al centro delle numerose manifestazioni che hanno avuto luogo in Libano dall’ottobre 2019;
    12. ricorda che il Libano ha storicamente beneficiato di relazioni privilegiate con gli Stati membri dell’Unione europea; avverte che la destabilizzazione del paese rappresenta un pericolo per l’UE, in particolare negli ambiti della sicurezza e della migrazione;
    13. ritiene che qualsiasi regime di sanzioni nei confronti del Libano richiederebbe la massima prudenza date le conseguenze economiche, sociali e politiche che le sanzioni potrebbero causare nel paese;
    14. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, al Servizio europeo per l’azione esterna, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo eletto della Repubblica libanese.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Afghanistan

13.9.2021 – (2021/2877(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • visto il trattato del Nord Atlantico, del 1945,
  • viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’Afghanistan, segnatamente la risoluzione 2593(2021) del 30 agosto 2021,
  • vista la dichiarazione UE-Turchia del 7 marzo 2016,
  • viste le sue precedenti risoluzioni sull’Afghanistan,
  • vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) del 14 settembre 2021 sulla situazione in Afghanistan,
  • vista la dichiarazione del VP/AR del 12 agosto 2021 sulla situazione attuale in Afghanistan,
  • vista la dichiarazione alla stampa del VP/AR, Josep Borrell, sull’Afghanistan, resa in occasione della riunione informale dei ministri degli Affari esteri del 3 settembre 2021 e che definisce le condizioni per il dialogo con i talebani,
  • vista la dichiarazione in data 22 agosto 2021 del Primo ministro Janez Janša, presidente in carica del Consiglio dell’Unione europea,
  • visto “l’Accordo per portare la pace in Afghanistan tra l’Emirato islamico afghano, che non è riconosciuto dagli Stati Uniti come Stato ed è noto come i talebani, e gli Stati Uniti d’America” negoziato a Doha nel febbraio 2019, che ha definito i termini per il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan entro maggio 2021,
  • vista la dichiarazione del Consiglio “Giustizia e affari interni” del 31 agosto 2021 sulla situazione in Afghanistan,
  • visto l’articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
  1. considerando che un’alleanza NATO comprendente 38 paesi è impegnata nel conflitto afghano dal 2001, quando è stato invocato l’articolo 5 del trattato del Nord Atlantico;
  2. considerando che il conflitto in Afghanistan, durato due decenni, è costato la vita a 3 609 appartenenti alle forze alleate e statunitensi; che nel conflitto hanno inoltre perso la vita 66 000 appartenenti al personale militare e di polizia afghano, 47 245 civili afghani, 444 operatori umanitari e 72 giornalisti;
  3. considerando che il ritiro precipitoso, mal preparato e disordinato degli Stati Uniti dall’Afghanistan nell’agosto 2021, sotto la guida del presidente Biden, si è tradotto in operazioni di evacuazione caotiche e ha messo l’Europa sotto una notevole pressione per evacuare cittadini e personale prima che i talebani assumessero il pieno controllo dell’aeroporto di Kabul;
  4. considerando che il 26 agosto 2021 un membro dello Stato islamico della provincia del Khorasan (ISIS-K) ha fatto esplodere una bomba in un attentato suicida all’aeroporto di Kabul, provocando la morte di tredici soldati americani su un totale di 175 vittime; che il 27 agosto 2021 gli Stati Uniti hanno condotto un attacco aereo di rappresaglia, uccidendo presumibilmente due membri “di alto profilo” dell’ISIS-K, nonché, a quanto risulta, dieci civili, tra cui sette bambini, quali vittime collaterali;
  5. considerando che migliaia di afghani stanno tentando di abbandonare il paese dopo la presa del potere da parte dei talebani; che gli Stati Uniti hanno negoziato un accordo l’Albania e il Kosovo affinché tali paesi accolgano provvisoriamente circa 6 000 afghani prima del loro trasferimento negli Stati Uniti una volta esaminati i loro documenti; che il primo gruppo è nel frattempo arrivato in Albania;
  6. considerando che con le operazioni di evacuazione dall’Afghanistan condotte delle forze armate tedesche sono entrati nel territorio della Repubblica federale di Germania 20 afghani con precedenti penali in Germania e i cui nomi sono noti al Centro europeo antiterrorismo; che tra di essi vi è anche un condannato per stupro che era stato rimandato in Afghanistan dalla Germania;
  7. considerando che occorre distinguere tra gestione della migrazione illegale e blocco della migrazione illegale e che quest’ultimo è l’unico modo per proteggere i cittadini degli Stati membri;
  8. considerando che l’Afghanistan riveste un’importanza strategica per i suoi ricchi giacimenti di minerali e materie prime fondamentali (utilizzati, ad esempio, nei semiconduttori), e che ciò risveglierà interesse a livello geopolitico e potrebbe giocare un ruolo nel conflitto;
  9. considerando che la crisi afghana avrà conseguenze durature per l’Europa in termini di pace e sicurezza, in particolare per quanto riguarda l’immigrazione illegale e la minaccia del terrorismo;
    1. esprime le sue più sincere condoglianze alle famiglie e agli amici di tutti i militari e civili che hanno perso la vita in Afghanistan negli ultimi vent’anni;
    2. esprime profonda preoccupazione per la presa del potere da parte dei talebani in Afghanistan e per le conseguenze in termini di pace e sicurezza che essa avrà per l’Europa, ora e in futuro;
    3. osserva che la presa di Kabul da parte talebana era prevedibile e che sarebbe stato possibile prendere provvedimenti per garantire che le evacuazioni fossero condotte in modo più logico e ordinato; esprime profonda preoccupazione per le notizie di quantità significative di armi e veicoli militari lasciati in Afghanistan, dal momento che questo materiale tecnologico è caduto nelle mani dei talebani;
    4. si rammarica che gli Stati Uniti si siano consultati in maniera limitata con gli alleati europei in merito al loro ritiro dall’Afghanistan, il che ha causato un’affannosa corsa all’evacuazione in sicurezza degli europei dal paese;
    5. trova discutibile che un certo numero di afghani che avevano ottenuto lo status di rifugiati nei paesi europei fossero tornati in Afghanistan per le vacanze e abbiano successivamente dovuto essere evacuati dagli Stati membri; sottolinea che, una volta ottenuto lo status di rifugiato, le vacanze nel paese d’origine non dovrebbero essere possibili senza il rischio di perdere tale status;
    6. nota con preoccupazione che gli afghani con precedenti penali e quelli le cui domande di asilo erano state precedentemente respinte hanno sfruttato le disordinate operazioni di evacuazione all’aeroporto di Kabul per riuscire a raggiungere gli Stati membri; chiede che gli afghani con precedenti penali noti e quelli oggetto di decisioni negative quanto all’asilo siano prontamente rimpatriati nella regione; osserva a questo proposito che i talebani hanno dichiarato di guardare con favore al ritorno di qualsiasi afghano nel paese; segnala la possibilità di concedere aiuti a condizione che siano facilitati i rientri nel paese e nella regione;
    7. osserva che il ritiro precipitoso seguito alla presa del potere da parte dei talebani in Afghanistan ha dato nuovo impulso ai flussi migratori illegali verso l’Europa e causerà inevitabilmente un’altra crisi migratoria in Europa;
    8. ritiene che con la sua Willkommenspolitik, ossia la politica dell’accoglienza durante la precedente crisi migratoria del 2015, l’UE si sia resa vulnerabile all’uso della migrazione come arma; condanna fermamente il fatto che precedenti accordi con paesi terzi per accogliere i rifugiati, come l’accordo dell’UE con la Turchia, si siano rivelati controproducenti e abbiano portato a trasformare la migrazione in un’arma; condanna con la massima fermezza l’uso della migrazione come arma da parte di attori e governi stranieri;
    9. prende atto delle conclusioni sulla situazione in Afghanistan adottate durante l’ultima riunione del Consiglio “Giustizia e affari esteri” sotto la presidenza slovena; accoglie con favore l’uso di una terminologia precisa come “migrazione illegale” in luogo di termini vaghi come “irregolare”;
    10. insiste su una politica di collocamento regionale dei rifugiati, che consentirebbe loro di tornare alle proprie case e avviare la ricostruzione una volta che la situazione nel loro paese d’origine sarà migliorata; condanna la creazione di qualsiasi fattore di attrazione che possa innescare nuovi flussi migratori verso l’Europa; propone che la concessione di aiuti allo sviluppo ai paesi della regione sia subordinata alla cooperazione con l’UE in materia di migrazione e sicurezza;
    11. ritiene che l’unica soluzione per la possibile crisi migratoria sia che l’UE blocchi la migrazione illegale anziché tentare di gestirla; sottolinea che la creazione di nuovi canali per la migrazione legale non è una soluzione logica che limiterà la migrazione verso l’Europa, ma incoraggerà solamente le persone ad affrontare pericolosi viaggi verso l’Europa; ribadisce che l’Europa non è in grado di ospitare tutte le persone in cerca di un futuro migliore provenienti dal resto del mondo;
    12. invita la Commissione a rivedere la sua posizione secondo cui i finanziamenti dell’UE non dovrebbero essere utilizzati per costruire barriere fisiche alle frontiere esterne dell’UE volte a impedire l’ingresso di migranti illegali;
    13. esprime la sua preoccupazione per il fatto che l’accordo stipulato dal Kosovo e dall’Albania con gli Stati Uniti per ospitare temporaneamente i rifugiati afghani creerà un’ulteriore rotta migratoria per gli afghani verso l’Europa;
    14. avverte che un esodo di afghani crea l’ambiente ideale affinché cellule terroristiche, così come altri opportunisti, raggiungano l’Europa con la scusa di essere “rifugiati”; sottolinea il rischio aggiuntivo di opportunismo da parte di afghani non pashtun della cintura tribale pachistana, che è considerata la patria di vari gruppi jihadisti, compresa Al-Qaeda, ed è situata al confine orientale dell’Afghanistan;
    15. ricorda che, durante la crisi migratoria del 2015, diversi membri dello Stato islamico che in seguito hanno pianificato attacchi a Parigi hanno utilizzato l’afflusso di migranti per raggiungere l’Europa senza essere individuati; nota con preoccupazione che cinque afghani arrivati in Francia nell’agosto 2021 sono stati messi sotto sorveglianza per sospetti legami con i talebani; esprime ulteriore preoccupazione per le notizie provenienti dagli Stati Uniti secondo cui alcune giovani afghane evacuate sono state costrette a sposare uomini più anziani per poter abbandonare il paese;
    16. deplora l’elevato numero di crimini violenti commessi da migranti afghani arrivati in Europa durante la crisi migratoria del 2015, come il brutale stupro e l’omicidio di una tredicenne a Vienna nel luglio 2021 ad opera di delinquenti afghani che avevano tutti ricevuto decisioni negative in merito all’asilo;
    17. sottolinea che, secondo il regime talebano, la sharia deve essere applicata nella sua interpretazione più radicale, perpetrando violenze contro la popolazione e la società civile; ricorda l’importanza di proteggere i diritti delle donne e dei bambini, come hanno evidenziato le manifestazioni svoltesi a Kabul ed Herat il 4 settembre 2021;
    18. esprime preoccupazione per il governo provvisorio annunciato dai talebani, che è composto interamente da leader talebani o da loro affiliati, comprese figure controverse con legami con il terrorismo;
    19. osserva che il cieco affidamento sui talebani e la fiducia riposta in essi, così come le dichiarazioni affrettate che riconoscono i talebani, senza forme di rendicontazione e senza stabilire chiaramente le condizioni necessarie e i meccanismi di applicazione, potrebbero rivelarsi pericolosi; avverte che i talebani potrebbero essere rovesciati da gruppi terroristici ancora più radicali, come Daesh, Al Qaeda Tehrik-i-Taliban Pakistan e il Movimento islamico del Turkestan orientale; invita l’UE e tutti i suoi partner occidentali a tener conto di questa grave minaccia;
    20. ritiene che gli attori regionali – come il Pakistan e il Qatar – saranno interlocutori inevitabili per trovare soluzioni alla crisi; osserva che i talebani hanno chiesto alla Turchia e al Qatar assistenza tecnica per gestire l’aeroporto di Kabul;
    21. rileva che la più recente risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’Afghanistan non contiene alcuna menzione della proposta di creare una zona di sicurezza all’aeroporto di Kabul e che, secondo quanto riferito, la questione non sarebbe stata neppure discussa durante i negoziati sulla risoluzione;
    22. chiede che tutti gli aiuti allo sviluppo a favore dell’Afghanistan siano interrotti, poiché non esiste un governo riconosciuto che possa ricevere e distribuire questi fondi in modo trasparente;
    23. mette in guardia da una strumentalizzazione della crisi afghana per spingere verso un’ulteriore integrazione dell’UE, verso una serie di riforme relative alla politica estera o verso il controverso patto sulla migrazione; insiste in particolare sul fatto che l’unanimità debba rimanere la regola al Consiglio per le questioni di politica estera; si oppone, al riguardo, a qualsiasi passo verso il voto a maggioranza qualificata sulle questioni di politica estera in seno al Consiglio;
    24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Servizio europeo per l’azione esterna nonché ai parlamenti e ai governi degli Stati membri.

Contributi alle discussioni in Aula

 

  1. La guerra nella Striscia di Gaza e la necessità di giungere a un cessate il fuoco, inclusi i recenti sviluppi nella regione (discussione)

Martedì 27 febbraio 2024 – Strasburgo

Signor Presidente, signor Commissario Lenarčič, onorevoli colleghi, il coinvolgimento di dipendenti dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi nell’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre è un’orribile verità. Una verità che emerge sempre di più tra le macerie del conflitto, come ad esempio la base operativa installata sotto la sede dell’UNRWA a Gaza. Altro che i valori europei!

Mentre l’impegno dello Stato ebraico di Israele per lo Stato di diritto e la vita umana è indiscutibile: prova ne è che nella guerriglia urbana le forze di difesa israeliane hanno le forme più avanzate al mondo di protezione dei civili, nel pieno rispetto di tutte le convenzioni internazionali, dal diritto umanitario alla convenzione di Ginevra.

Signor Commissario, lei si preoccupa del Ramadan? Si è chiesto invece perché a Gaza non esista quella separazione strutturale tra civile e militare che le nazioni civili tutte applicano? Le do io forse la risposta: per creare morti e martiri di una causa. E se ai due Stati non si giungerà mai, non è senz’altro per l’incapacità di Israele ma per l’incapacità di Hamas e delle altre fazioni terroristiche arabo-palestinesi di usare altri strumenti al di là del terrorismo. Ma chi oggi li aiuta cade nella trappola dell’antisemitismo.

  1. Legami più stretti fra UE e Armenia e necessità di un accordo di pace fra Armenia e Azerbaigian (discussione)

Martedì 27 febbraio 2024 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, una nuova agenda di partenariato tra Unione europea e Armenia, che stabilisce priorità comuni più ambiziose per una cooperazione che abbracci tutte le dimensioni è il riconoscimento dello sforzo compiuto da Erevan nell’intraprendere la strada di una democrazia compiuta, dell’affermazione dello Stato di diritto e l’allontanamento dall’influenza della Russia di Putin.

Tuttavia, questo lenisce solo in parte le sofferenze armene di questi anni. Inoltre, le minacce militari dell’Azerbaigian, al confine con l’Armenia, e il tremendo squilibrio di potere tra i due Paesi mantengono alto il rischio di una possibile invasione.

In nome dell’indipendenza e dell’integrità territoriale, dobbiamo fornire ogni aiuto attraverso lo Strumento europeo per la pace: equipaggiamento militare e sostegno al processo di sicurezza di quel paese. Solo così garantiremo la pace e non commetteremmo lo stesso errore fatto nel Nagorno-Karabakh.

Dobbiamo avviare il processo di allargamento con serietà, trasparenza e celerità. Difendiamo un baluardo di democrazia tra la moltitudine delle autocrazie. Difendiamo le nostre radici, dove qualcuno le vorrebbe recidere. Difendiamo l’Armenia e affermeremo l’Europa.

  1. Gli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele, il diritto di Israele di difendersi in linea con il diritto umanitario e internazionale e la situazione umanitaria a Gaza (discussione)

Mercoledì 18 ottobre 2023 – Strasburgo

Signor Presidente, Alto rappresentante Borrell, onorevoli colleghi, non ricordiamo abbastanza che sono molte le vittime e gli ostaggi, tra i cittadini europei, causati dallo spregevole attacco di Hamas a Israele, tra cui italiani, francesi, tedeschi e spagnoli. E spero si faccia di tutto per liberare quegli ostaggi, e tutti gli ostaggi, da parte dell’Unione europea, Alto rappresentante.

Perché gli europei e il popolo ebraico condividono il peso della storia e in questi giorni, insieme, si fanno carico del dolore inflitto dal terrorismo islamico, ma, oltre alle sofferenze, condividiamo il contributo millenario all’umanità e alla civiltà, e combattiamo l’Islam politico che ci riporterebbe nel Medioevo, dove il popolo palestinese è la prima vittima sottratta all’Autorità nazionale palestinese.

La sinistra può ignorare, quindi, che quei rastrellamenti di Hamas in terra di Israele sono, dopo l’Olocausto, l’atto peggiore vissuto dagli ebrei sotto il nazismo? Può guardare negli occhi quei bambini rastrellati e rapiti dai nazislamici e non vergognarsi della sua incoerenza politica?

  1. Situazione dei diritti umani in Afghanistan, in particolare la persecuzione di ex funzionari governativi

Mercoledì 4 ottobre 2023 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, in Afghanistan, da quando abbiamo consentito ai talebani di rioccupare il paese, le donne e le ragazze vivono segregate dal regime. Significa vivere in condizioni che molti di noi in questa sala considererebbero disumane, ebbe a dire Kofi Annan, è la più grave gender apartheid della storia.

5 000 di queste donne sono state funzionarie di sicurezza e militari, lottavano per un futuro migliore e in alcuni casi si sono formate negli Stati europei. L’UNAMA ha documentato 800 episodi di esecuzioni extragiudiziali, arresti arbitrari, torture e sparizioni forzate.

A tutto questo però possiamo rispondere con la giustizia della Corte penale internazionale, poiché è valida l’adesione allo Statuto di Roma depositata dall’Afghanistan nel 2003. L’Unione europea, quindi, sostenga con forza un’indagine internazionale e restituisca la vita a donne e ragazze afghane. E viva la loro resistenza!

  1. Situazione in Libano (discussione)

Martedì 13 giugno 2023 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, il Libano sta vivendo una delle peggiori crisi economiche al mondo, con un elevato tasso di inflazione e una continua svalutazione della moneta. Ciò ha peggiorato le condizioni di vita dei cittadini libanesi e del milione mezzo di rifugiati siriani che il Libano ospita.

In sintesi, il consenso politico necessario affinché il paese possa funzionare non si materializza. Il settarismo politico lo impedisce. Il gruppo terrorista politico e militare Hezbollah, che opera nello Stato e che è supportato dall’Iran, lo impedisce. Le élite intercettano le entrate statali e usano i sussidi per cementare le alleanze.

Contribuiamo noi europei, ma non ci sostituiamo. Se la politica del Libano dimostrerà di aiutare i libanesi, l’Unione europea e gli Stati membri continueranno ad aiutare per garantire la sicurezza nel Mediterraneo.

  1. Deterioramento della democrazia in Israele e conseguenze sui territori occupati (discussione)

Martedì 14 marzo 2023 – Strasburgo

 

Signor Presidente, Alto rappresentante Borrell, onorevoli colleghi, i cittadini di Israele oggi sono orgogliosi del loro Paese, che quest’anno celebra 75 anni di indipendenza, e credono nella giustizia della sua causa, ma allo stesso tempo sono esausti dalle lotte intestine e dalle sue conseguenze sulla vita politica e sociale.

Queste sono parole del Presidente Herzog e lo ringraziamo per questo monito valido per tutte le democrazie liberali e anche per aver celebrato con noi la Giornata della Memoria. Israele conosce i pericoli derivanti dal virus della polarizzazione politica, un virus che può erodere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e arrivare a paralizzare la nazione.

Ma è importante ribadire che Israele è un faro di democrazia. È uno Stato speciale per come è costruito e per come opera. È uno Stato innovativo per natura e desideroso di contribuire allo sviluppo del genere umano, nonostante si trovi collocati nell’area più difficile del mondo. Intorno a sé ha nemici, intolleranza, disprezzo, terrorismo e Stati caratterizzati da una minore volontà di sviluppo e di democrazia. Ma Israele si sa difendere da tutto ciò.

I will now switch to English and, given the importance of our debate today, I would like to conclude with a quotation from Chaim Weizmann, the first President of Israel: ‘The future of the State of Israel rests on three foundations: fraternal love, an effort to build and peace to all, near and far.’

  1. Situazione in Georgia (discussione)

Martedì 14 marzo 2023 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, una Georgia membro della NATO renderà gli alleati dell’Unione europea più forti e sicuri. Questo perché le due istituzioni internazionali sono complementari attraverso un partenariato strategico indissolubile.

La partecipazione all’Alleanza si baserà sempre sull’impegno della Georgia verso i valori fondanti della NATO e quelli dell’Unione europea: Stato di diritto, democrazia, diritti umani, pluralismo, società civile, apertura, trasparenza e il rispetto del diritto internazionale.

Da quando ha riconquistato l’indipendenza, il popolo georgiano ha scelto chiaramente e coerentemente di far parte della comunità democratica euro-atlantica.

Partendo proprio dalla violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Georgia come dell’Ucraina, come possiamo noi realizzare un sistema più forte di sicurezza collettiva per noi e i nostri vicini, caro Commissario?

Oggi noi vediamo nei cittadini della Georgia fratelli europei e dobbiamo aiutarli in tutti i modi.

  1. Sospetta corruzione da parte del Qatar e, più in generale, necessità di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni europee (discussione)

Martedì 13 dicembre 2022 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Qatargate, che riguarda ONG, sindacati, individui, assistenti e deputati al Parlamento europeo, è il più grave attacco politico alla democrazia europea di paesi terzi autocratici da quando esistono le istituzioni dell’Unione europea.

Noi chiediamo innanzitutto una forte critica nei confronti del Qatar e dei nemici della democrazia che ci minacciano direttamente dall’esterno, come già abbiamo avuto modo di scrivere in un’interrogazione parlamentare presentata, già due anni fa, dalla nostra collega Ceccardi.

Noi però intendiamo stare uniti, quale processo fondamentale per la produzione degli anticorpi che difendono la nostra società, la cui libertà e la cui democrazia è così vitale per mantenere fermo il pieno rispetto della presunzione di innocenza. Nello Stato di diritto, al quale crediamo tutti.

Oggi noi potremmo speculare contro alcuni di noi e, invece, ci rammarichiamo anche per essere stati esclusi dal processo democratico di questo Parlamento e svolgere il prezioso ruolo di opposizione costruttiva che serve a qualunque maggioranza democratica.

Nell’autoreferenzialità che spesso distingue alcuni di voi ci avete chiamato col cordone sanitario, ma è stato un tragico errore. Nonostante ciò, di fronte a questo disastro, vi ribadisco, noi restiamo uniti per difendere le istituzioni europee e i cittadini europei.

  1. Prospettive della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati per Israele e Palestina (discussione)

Martedì 13 dicembre 2022 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, serve a tutti noi uno spirito e una mentalità di normalizzazione fatta di tanti piccoli passi tesi alla costruzione, alla costruzione della pace.

Servono quelle predisposizioni umane semplici che già si trovano espresse negli accordi di Abramo: rafforzare la pace, non distruggerla come fanno l’Iran o il Qatar armando il terrorismo; promuovere la coesistenza, la dignità umana, la libertà, la cooperazione, la tolleranza e il rispetto; sostenere la scienza, l’arte, la medicina, il commercio e porre finalmente fine alla radicalizzazione. Ecco cosa serve.

Io ho completa fiducia nella capacità di Israele di costruire la pace tra i popoli e non vedo più la cosiddetta “questione israelo-palestinese” come una sfida di politica internazionale.

E se l’Unione volesse giocare un ruolo importante di mediazione tra palestinesi e israeliani, forse occorrerebbe partire suggerendo al presidente Abbas di non fare disinformazione.

  1. Risposta dell’UE alla crescente repressione delle proteste in Iran (discussione)

Martedì 22 novembre 2022 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, grazie anche a Lei, Commissario Várhelyi, per essere qui con noi questa sera, abbiamo chiesto, con diversi colleghi, all’Alto rappresentante e all’ambasciatore Olof Skoog, di agire presso le Nazioni Unite per rimuovere l’Iran dalla commissione sulla condizione delle donne, una risposta obbligata dell’Unione europea alla crescente repressione delle proteste in Iran. Grazie per quello che potrà fare, Commissario.

Anche oggi questo Parlamento aiuta a far risuonare la voce della protesta del popolo iraniano, che si sente defraudato della possibilità di vivere una vita sicura e in pace con se stesso e con il mondo. Il popolo iraniano chiede una sola cosa al supremo leader, agli ayatollah, al Presidente Raisi e alle forze armate. Chiede una cosa semplice: quella di abbandonare un pretestuoso stato mentale di rivoluzione permanente, basato solo su repressione, corruzione, inimicizia verso i Fratelli musulmani del Golfo, l’odio verso Israele e un profondo disprezzo per le democrazie liberali dell’Occidente. L’Iran proposto dall’ayatollah è solo intriso di cinismo assassino ed è una blasfemia dell’islam stesso.

Continuiamo noi ad aiutare il popolo iraniano e a tenere accesa la luce della speranza per loro e per noi.

  1. Strategia dell’UE riguardo a Israele e alla Palestina (discussione)

Martedì 18 maggio 2021 – Bruxelles

 

Signora Presidente, signor ministro Santos Silva, onorevoli colleghi, Israele ha il diritto e il dovere di difendere sé stesso e il sionismo è una ricchezza del mondo. Questi i due messaggi chiave – uno di tipo politico e l’altro di tipo culturale – che mi aspetterei l’Europa comunicasse in modo non equivoco e a una sola voce.

Israele è un partner affine, un difensore dell’ordine internazionale basato sulle regole, è il principale partner nell’aria più strategica e importante per l’Europa: il Mediterraneo e il Mediterraneo allargato.

Israele sa costruire la comprensione reciproca e la coesistenza; sa rispettare la dignità umana e le libertà, inclusa la libertà religiosa; Israele ha una società inclusiva e pluralista; è un campione della scienza e della tecnologia.

Al contrario, l’Iran e Hamas sponsorizzano il terrorismo, l’odio e il rancore; sono nemici della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e della dignità umana.

L’Unione europea dovrebbe essere meno ambigua e più orientata in modo strategico a costruire la pace insieme a Israele, dando così impulso alla rinascita economica dell’intera regione e abbandonando per sempre ogni forma di antisemitismo.

  1. Il conflitto in Siria – 10 anni dopo la rivolta (seguito della discussione)

Martedì 9 marzo 2021 – Bruxelles

Signor Presidente, onorevoli colleghi, riguardo alla crisi siriana vorrei vedere un’Europa meno cinica e meno indifferente rispetto a Russia, Iran, Turchia.

La Siria rappresenta una minaccia alla sicurezza e alla pace sia del Medio Oriente che dell’Europa, per via del permanere di sacche terroristiche dell’Isis, del presidente Assad, che rimane un dittatore per formazione, dell’influenza dell’Iran che esporta la propria forma di terrorismo, dei dubbi sullo smantellamento del programma chimico siriano e della crisi migratoria e umanitaria che sta riducendo il popolo siriano alla fame.

Signor Alto rappresentante, in Siria è sempre stata in gioco la democrazia, la libertà religiosa, il pluralismo. La diplomazia europea, con tutti i suoi strumenti, non può giocare un ruolo di secondo piano nel forgiare una soluzione politica in Siria e lo deve fare ora.

  1. Piano degli Stati Uniti per il Medio Oriente: la risposta dell’UE in linea con il diritto internazionale (discussione)

Martedì 11 febbraio 2020 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, egregio Vicepresidente e anche Alto rappresentante, questa è una discussione particolarmente delicata. Come Unione europea abbiamo l’obbligo di chiarire la nostra posizione, soprattutto perché Belgio, Estonia e Germania, come membri non permanenti, stanno affiancando la Francia nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Essendo poi avvenuta la Brexit, siamo chiamati a esercitare un’azione di politica estera che sia allo stesso tempo nuova e prospettica, in una geopolitica da XXI secolo, che passa dalla tutela della sicurezza europea, dal grande tema dell’immigrazione, dall’energia, dal cambiamento climatico, dal 5G fino agli investimenti europei in quei paesi.

Il trattato di Lisbona le attribuisce la promozione della pace e della sicurezza nel mondo. E per questo, con riguardo al Medio Oriente, la invito a considerare principalmente tre elementi: la minaccia esistenziale allo Stato di Israele è viva più che mai, e questo è inaccettabile. Israele è primariamente uno Stato nazione ebraico. Noi europei, nella nostra radice più profonda, siamo ebrei. Non perda, signor Alto rappresentante, la sua più importante occasione di dimostrare da che parte sta l’Europa.

  1. Situazione in Iran e in Iraq in seguito alla recente escalation delle tensioni (discussione)

Martedì 14 gennaio 2020 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, egregio Alto rappresentante, un desiderio si agita nel cuore degli iraniani e degli iracheni, che prescinde dalle differenze di etnia e di religione e dai loro deprecabili governi autoritari:

prende il nome di sicurezza, di benessere, di pace, e a gridarlo sono le voci delle proteste come quelle iraniane che, già da novembre, spesso nell’indifferenza di tanti di noi e della comunità internazionale, hanno provocato centinaia e centinaia di morti.

È il più alto livello di scontro dal 1979, ed è questo lo Stato di diritto che noi intendiamo difendere? E quel miliardo e più di euro, direttamente provenienti dall’Europa, che hanno cercato di sostenere umanitariamente queste persone, dove sono finiti se non nelle mani di governi che sono marionette di Teheran?

Perché forse presto capiremo che l’eliminazione di Soleimani, il più grande leader del fondamentalismo islamico, servirà a liberare chi combatte per la libertà e noi dovremmo ringraziare, signor Alto rappresentante, chi ci ha liberato dal più grande terrorista del mondo, contro Israele e contro di noi, … (la Presidente toglie la parola all’oratrice)

  1. Situazione in Libia (discussione)

Martedì 14 gennaio 2020 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Vicepresidente Borrell, come è scritto all’ingresso di questo Parlamento, 51 milioni di europei hanno votato perché vogliono vedere il Parlamento agire sulla nostra sicurezza e difesa: la difesa dei confini, la difesa dell’Europa, la sicurezza dei cittadini europei.

Riconosce l’Unione europea di aver avallato un cambio di regime in Libia nel 2011 per ridurla, nel 2020, a uno Stato fallito? Chi giudicherà l’Unione europea per aver contribuito a tanta sofferenza umana? A ciò si aggiunge la beffa di oggi, che vede il nostro ruolo naturale svolto da Turchia e Russia, mentre sullo sfondo si affacciano persino Arabia Saudita e Cina.

È il triste risultato di settant’anni di convergenza politica sul mercato interno e nessuna convergenza in politica estera, ed è così che la sicurezza mediterranea è l’eterno banco di prova per noi.

Perché l’Europa è il Mediterraneo, o non è l’Europa.

Eventi e Webinar

  1. L’eredità dell’Afghanistan

04/06/2022

https://www.annabonfrisco.eu/2022/06/leredita-dellafghanistan/

Stati Uniti e UE hanno commesso molti errori in Afghanistan. Con il ritorno al potere dei talebani e il ritiro delle truppe americane e della NATO, si è instaurato un nuovo rapporto con l’Unione Europea. Tuttavia appare che il percorso verso la democrazia e la costruzione di uno stato di diritto in Afghanistan siano per il momento non negoziabili

  1. La pace tra i popoli nella cooperazione strategica dell’Europa con il Libano

09/10/2023

https://www.annabonfrisco.eu/2023/10/la-pace-tra-i-popoli-nella-cooperazione-strategica-delleuropa-con-il-libano/

L’Unione Europea sostiene il Libano, secondo le politiche di Vicinato, ma la situazione del Paese mediterraneo è critica, tanto da richiedere nuovi stanziamenti per aiuti umanitari

  1. Il sistema bancario iraniano e il suo sostegno al terrorismo

16/06/2023

https://www.annabonfrisco.eu/2023/06/il-sistema-bancario-iraniano-e-il-suo-sostegno-al-terrorismo/

Un dibattito promosso dall’europarlamentare del gruppo Identità e Democrazia, Anna Cinzia Bonfrisco, presso il parlamento europeo di Strasburgo che fa luce sulle attività di finanziamento al terrorismo di cui continua a macchiarsi l’Iran. Con il prezioso contributo dell’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, Christine Saddy, team leader della commissione sulla Finanza illecita del Counterterrorism group, e Ludovica Leccese.

  1. Ecco come aiutare il popolo iraniano

20/05/2023

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Lo studio di Costantino Pistilli “L’Iran degli ayatollah: fomite globale di terrorismo di sedizione e di brutale sopraffazione” analizza il ruolo distruttivo e destabilizzante nel mondo del regime di Teheran e ipotizza soluzioni per il “regime change”.

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L’Iran vuole lo sterminio di Israele e dell’Occidente. Non è uno slogan allarmistico ma un verità sempre più evidente dopo l’attacco del Regime degli Ayatollah di queste ore.

Già il massacro del 7 ottobre avrebbe dovuto bastare ad aprirci gli occhi, mentre la sinistra sfilava per le strade in nome di Hamas e la Jihad islamica alleati dell’Iran.

Sosteniamo Israele, lo scudo della nostra civiltà in Medio Oriente. L’Europa scelga tra un Mondo sempre più islamizzato e intollerante, anche nella proposta di guerra a tutti i costi, e un Mondo che crede nella stabilità assieme al Popolo ebraico.

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Nel giorno dell’anniversario della rivoluzione islamica il Regime ha fatto bruciare i simboli di Israele e chiesto che Israele venga espulso dall’ #ONU.

L’ #Iran fa finta di dimenticare che solo un anno fa è stato buttato fuori dalla Commissione delle #NazioniUnite sulla condizione delle #donne.

Il Regime islamico in Iran è il principale sponsor mondiale del terrorismo.

Inoltre, prosegue nel condannare a morte senza giusto processo una media di due persone al giorno. Sono 882 esecuzioni le esecuzioni del Regime nel 2023, 86 solo nell’ultimo mese, tra questi anche donne e persone inferme di mente.

Ogni società che crede nella pace, nella sicurezza e nella libertà è un nemico Ayatollah e su questo si fonda il nostro dovere ad agire per isolarli dalla comunità internazionale e denunciare le loro aberrazioni.

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“L’Iran allarga il conflitto al Pakistan, alla Siria e All’Iraq. Ha armato Hamas contro Israele e gli Houthi in Yemen contro le navi che battono bandiera europea e statunitense. Il Regime iraniano è una minaccia per l’Italia e l’Europa. Espandere la guerra a tutto il Medio Oriente crea una grave e reale minaccia in termini di sicurezza ma anche economici. Le conseguenze di un’escalation avranno effetti devastanti. Sorpresa che l’Unione Europea non abbia ancora un piano per affrontare un conflitto che pare oramai imminente. Difendere i nostri cittadini è una prerogativa irrinunciabile. È da un anno che chiediamo che il Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche vengo inserito nella lista europea delle organizzazioni terroristiche, poiché è il principale strumento con cui l’Iran finanzia il terrorismo nel mondo”. Così in una nota Anna Cinzia Bonfrisco, europarlamentare della Lega – Gruppo Identità e Democrazia, componente della Commissione per gli Affari esteri, della Sottocommissione per la Sicurezza e la Difesa.

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BRUX, 8 OTT – A. BONFRISCO: “Hamas, Hezbollah e Iran responsabili di un atto di guerra. L’Unione Europea inserisca Hezbollah e le Guardie Iraniane della Rivoluzione nella lista dei terroristi.”

“L’asse formata da Hamas, Hezbollah e Iran è responsabile di un atto di guerra senza precedenti nei confronti di Israele e il suo popolo. Le centinaia di vittime, i rapimenti e le migliaia di feriti sono la dimostrazione di un’alleanza formata in nome di una soluzione finale fondata sull’odio, la menzogna e il terrorismo.

Il Mediterraneo rischia di diventare il fronte di un duraturo conflitto, instabilità e insicurezza; per questo motivo l’Unione Europea si impegni a rafforzare il ruolo della Nato nell’area, la quale ha riconosciuto il diritto alla difesa di Israele.

Da tempo i parlamentari europei chiedono che le Guardie Iraniane della Rivoluzione e gli Hezbollah vengano inseriti nella lista dei terroristi dell’Unione Europea. E’ un primo passo per tagliare completamente ogni possibile finanziamento al terrorismo.

Le capitali europee, a cominciare da Roma e molte città italiane, illuminate con la bandiera di Israele sono un segnale inequivocabile che l’Europa e l’Italia sono in prima fila nel sostegno di Israele.”

europarlamentare componente della Commissione per gli Affari Esteri, sottocommissione della Sicurezza e la Difesa, della Delegazioni per le relazioni UE-Nato e per le relazioni con Israele.

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La nomina dell’Iran a presiedere il Social Forum 2023 del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC) è una vergogna senza precedenti. La comunità internazionale diserti qualsiasi iniziativa proposta dal Regime.

Altrettanto grave è che il Social Forum 2023 dell’UNHRC, del 2 e 3 novembre 2023, riguarderà il contributo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione alla promozione dei diritti umani, anche nel contesto della ripresa post-pandemia.

Infatti, il regime degli Ayatollah spegne internet per reprimere nel silenzio i protestanti, diffonde campagne di disinformazione per negare i massacri di cui è responsabile, tortura e uccide chi chiede libertà per il proprio popolo.

Il Consiglio dei Diritti Umani, al posto di integrare il Regime, conduca un’indagine indipendente sugli avvelenamenti di migliaia e migliaia di bambine e ragazze nelle scuole in Iran, su cui il Regime non fornisce alcuna risposta chiara.

L’Unione europea, come chiesto dal suo Parlamento, agisca per promuovere l’indagine e si esprima inoltra in maniera netta contro questa nomina e agisca affinché venga sostituito l’Iran dal presiedere il Social Forum.

https://fb.watch/sbjhnazVre/

Continuano ad essere violati i diritti umani in Iran con efferati crimini contro gli oppositori del regime.

https://www.ansa.it/…/iran-bonfrisco-sanzioni…

Iran: Bonfrisco, sanzioni confermano che siamo da parte giusta

Eurodeputata Lega:’Se a arrivano a questo a Teheran hanno paura’

https://fb.watch/sbjo35CGxx/

Il regime iraniano non fornisce alcun contribuito all’umanità, solo morte e terrore.

Per questo di fronte all’Alto Rappresentante, oggi in occasione della seduta Plenaria di Strasburgo, ho espresso il mio sostegno alle donne che manifestano in Iran e ho chiesto un’azione chiara da parte dell’Unione europea.

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L’Iran, il più aberrante dei regimi autoritari della recente storia dell’umanità, avrebbe l’intenzione di fornire droni armati alla Russia.

Questo non è solo un allargamento del fronte della guerra in Ucraina ma è l’intervento di un regime che da sempre ha l’obbiettivo di annientare le nostre democrazie, il nostro stile di vita, la nostra stessa essenza dell’essere liberi e occidentali.

L’Unione europea stia molto attenta nei suoi dialoghi con l’Iran, perché oggi in discussione c’è innanzitutto il sistema dei valori europei.

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L’atteggiamento intimidatorio di Azeri e Turchi a tutte le istituzioni, a tutti i comuni e consiglieri comunali che in questi giorni stanno ricevendo lettere di minacce, per aver sostenuto la Repubblica di Artsakh, sono deplorevoli, inaccettabili in Italia.

Ringrazio il Consiglio per la comunità armena di #Roma per aver condannato questi episodi.

In questi tempi oscuri dobbiamo essere uniti contro chi utilizza deliberatamente i nuovi media per impedire le libertà altrui.

https://fb.watch/sbjuiivjFl/

Oggi in commissione Affari Esteri (Afet) abbiamo discusso sul futuro del Libano.

È importante che l’UE eserciti un controllo maggiore sulle tante risorse impiegate in quell’aerea e che si lavori per un ritorno alla normalità del Libano attraverso le riforme, specialmente di fronte alla minaccia di una sempre maggiore influenza da parte dell’Iran attraverso il potere gestito dagli Hezbollah.

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Il regime Iraniano è la più atroce forma di persecuzione che un popolo possa subire. E badate bene: anche la recente minaccia espressa dagli Ayatollah di una risoluzione finale contro Israele è una minaccia nei nostri confronti e delle nostre libertà.

Per questo ho partecipato alla riunione bipartisan di parlamentari convocata dall’Associazione Nessuno tocchi Caino. Credo che “i giorni dell’indifferenza” dell’Ue debbano finire, come il 13 aprile di quest’anno quando ha scelto, a differenza degli Stati Uniti, di non aggiornare la lista dei soggetti a misure restrittive per gravi violazioni dei diritti umani in Iran, ad esempio il giovanissimo ministro delle tecnologie iraniano che ha avuto un ruolo determinante nella censura di internet su vasta scala e nelle repressioni delle proteste del 2019 in Iran.

L’Ue ha mancato il suo appuntamento con la storia, dimenticando che quando si rimane indifferenti regna il terrore. Come disse Einstein “Il mondo non è minacciato dalle persone che fanno il male, ma da quelle che lo tollerano”.

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L’ Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha dichiarato che L’#unioneeuropea condanna le osservazioni minacciose del leader supremo dell’#iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, che mette in discussione la legittimità di #israele.

Tali dichiarazioni sono totalmente inaccettabili e rappresentano una fonte profonda di preoccupazione.

L’Unione europea ribadisce il suo impegno fondamentale per la sicurezza di Israele.

Auspico che le parole di Borrell mettano fine ad una lunga stagione di #politicaestera europea accondiscendente verso i nemici di Israele.

https://fb.watch/sbjyPW1jRg/

Il mio intervento di oggi al Parlamento europeo sui report annuali sull’attuazione della politica estera, di sicurezza e difesa comune.

Le crisi in Nord Africa e Medio Oriente sono maturate senza che gli sforzi dell’Unione europea abbiano prodotto alcun risultato.

Dopo cinque disastrosi anni di gestione Juncker la Libia scivola tra le mani di Turchia, Russia e Cina, mentre il tanto decantato accordo nucleare in Iran, si sbriciola alla prima difficoltà.

E allora la domanda è semplice: gli strumenti politici e le risorse che destiniamo alla politica industriale della difesa europea, avranno un reale effetto sulla sicurezza dei cittadini europei?

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Mi chiedo i Talebani quale senso della Storia, della letteratura, dell’arte ma anche della scienza e della tecnologia, pensano di dare all’Afghanistan emettendo il nuovo divieto di istituzione universitaria per donne e ragazze.

È questa una continua oppressione e discriminazione di metà della popolazione afghana. È anche il segno che i Talebani al Mondo non hanno proprio nulla da offrire.

L’Unione europea non dimentichi una delle più gravi violazioni dei diritti umani in corso in questi anni. Venga invece onorato l’amaro sacrificio dei nostri soldati in Afghanistan e il dolore delle loro famiglie.

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I Talebani hanno usato le armi per reprimere una manifestazione di donne afghane che, ad un anno dalla caduta di Kabul, chiedono con i loro slogan ‘cibo, lavoro e libertà’.

Un anno di Talebani in Afghanistan è equivalso ad un anno senza diritti. Soprusi, sopraffazione e violenze hanno segnato la vita di molti che si sono visti privati di ogni diritto. E’ pertanto nostro dovere ricordare le vittime e denunciare il regime talebano.

Eppure in Afghanistan c’è chi rifiuta di fare marcia indietro sui proprio diritti e lotta ancora per un futuro migliore. E queste azioni sono compiute proprio da chi è più indifeso, donne e ragazze, minoranze etniche come gli Hazara.

L’Unione europea sembra aver smesso di parlare di Afghanistan e ciò è inaccettabile. Si mantenga alta l’attenzione e si attuino azioni concrete.

Lo dobbiamo alle donne afghane, lo dobbiamo al sacrificio delle nostre forze armate!

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La denuncia delle ONG sulla mancata effettiva apertura dei corridoi umanitari dall’Afghanistan è allarmante. Sono 1.200 esseri umani a cui abbiamo fatto una promessa di salvezza e speranza e che oggi lasciamo nelle mani di uno dei regimi più efferati al Mondo.

È nostro dovere civile e politico mettere nelle condizioni di fuggire coloro che in molti casi hanno collaborato con le forze occidentali di pace della Nato e sono oggetto di persecuzione, violenza e ritorsione per la semplice colpa di aver sognato un Afghanistan prospero e libero.

Il Governo Draghi, assieme alla Commissione europea e il Consiglio, collaborino per trovare soluzioni, tempi e procedure rapide, ma anche sicure e controllate.

https://fb.watch/sbjGnRv5Jy/

In occasione del dibattito alla Plenaria di Strasburgo sulla situazione dei diritti delle donne in Afghanistan, alla presenza dell’Alto Rappresentante e della Commissione, ho ribadito la necessità di un forum che rappresenti le donne Afghane fuggite dalla furia dei talebani.

Lo dobbiamo alle donne afghane, lo dobbiamo al sacrificio delle nostre forze armate!

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L’Italia ha l’obbligo politico e morale di risultare tra i firmatari della Dichiarazione congiunta sulle denunce di uccisioni sommarie e sparizioni forzate in Afghanistan, sottoscritta da Stati Uniti, Unione Europea e altri Stati membri, tra cui Francia, Germania e Spagna.

I Talebani sono responsabili di aver instaurato un regime sanguinario e aberrante, le loro parole corrispondono solo menzogne, come la promessa mai mantenuta dell’amnistia per gli ex membri delle forze di sicurezza afgane e gli ex funzionari del governo.

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Chi ha teorizzato che i Talebani di oggi non sono quelli di ieri si scontra con la realtà della popolazione afghana, a cui è negato il significato più profondo e intimo della vita, si scontra con il desolante assassinio e decapitazione di una ragazza afghana perché non voleva abbandonare lo sport che amava e di cui era una campionessa, con i morti, il terrore e le violenze ad ogni angolo della strada. C’è solo una definizione per i Talebani: sono un’aberrazione gretta e meschina!

Per questo l’Unione europea, al posto di quale dialogo possibile con il regime talebano, oggi si interroghi sul valore dei propri principi e valori, su come può aiutare le donne, le ragazze e il popolo dell’Afghanistan.

Ieri Sakina Hosseini, membro del Consiglio provinciale di Herat, ha incontrato il sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli, la quale le ha rivolto il seguente messaggio: “Il prezioso lavoro che lei, Signora Sakinah, ha svolto in Afghanistan attraverso i numerosi progetti che ha portato avanti a favore delle donne di quel Paese – dalla loro istruzione alle iniziative per affermare il riconoscimento dei loro diritti – è assolutamente meritorio e non deve andare perduto.”

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Oggi ho incontrato Khaled Ahmad Zekriya, ambasciatore dell’Afghanistan a Roma, per parlare del tragico mese di agosto che ha stretto il suo Paese e il suo Popolo nella morsa crudele dei talebani.

L’Ambasciatore esorta a richiamare sempre il rispetto della Costituzione, dei diritti delle donne e delle minoranze. Questo è l’Afghanistan per cui dobbiamo lottare tutti assieme! l’Unione europea non può, non deve, fermarsi alle dichiarazioni di facciata.

L’Italia del presidente Draghi darà il suo contributo al G20. Tutti noi abbiamo l’obbligo di promuovere e proteggere i diritti umani, in quanto diritti umani, Stato di diritto e democrazia sono indissolubilmente connessi.

Le nostre azioni oggi verso gli afgani determineranno il futuro e la storia dell’Europa come promotrice di Pace, Sicurezza, Giustizia e Istituzioni forti.

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La strage compiuta dall’Isis all’aeroporto di Kabul è un atto vile, codardo e disumano. L’impegno a sconfiggere il terrorismo islamista deve continuare in Afghanistan e in tutto il Mondo. Profondo cordoglio per le vittime e ai loro familiari.

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I Talebani incarnano il terrore nel Mondo e le peggiori atrocità contro il popolo afghano in nome dell’islamismo radicale. Oggi come ieri i nostri valori di pace e libertà sono ancora l’unica alternativa alla morte e alla disperazione.

Per questo motivo già a gennaio mi preoccupavo della vita a rischio dei collaboratori delle forze di pace e delle molte donne che venivano uccise perché sognavano un Afghanistan inclusivo, plurale e democratico come la giornalista Malala Maiwand.

Le parole dei Talebani di queste ore sono cartastraccia. L’Europa non cada nella trappola. Non perdiamo altro tempo. Uniamo le forze con tutti gli Stati che condividono i principi della dignità umana, delle pari opportunità, dello stato di diritto e delle libertà fondamentali.

https://fb.watch/sbjSG_uXjz/

Oggi durante commissione Affari Esteri del Parlamento europeo, riunita in seduta straordinaria, ho ricordato l’impegno dell’Italia in Afghanistan oltre alle conseguenze per l’Europa in termini di flussi migratori incontrollabili e dei pericoli del terrorismo internazionale.

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Ogni ora dell’invasione dell’Azerbaijan nel Nagorno-Karabakh è un’ora di sangue e violenza.

Il regime Azero aggredisce l’#Armenia facendosi forza dell’appoggio diretto della #Turchia che ha inviato centinaia e centinaia di mercenari islamisti radicali siriani.

Ho trovato particolarmente toccanti le parole del calciatore armeno della Roma Henrikh Mkhitaryan nell’appello che ha lanciato ai leader mondiali: “Siamo lasciati soli nella nostra battaglia contro il terrorismo internazionale”.

“Come storici alleati dell’Armenia il vostro intervento per fermare questa guerra devastante è di vitale importanza.

I nostri giovani muoiono al fronte o rimangono irrimediabilmente menomati, invece di avere la possibilità di partecipare alla costruzione del futuro del Paese”.

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A due giorni dall’anniversario dell’ attacco di Nassiriya assistiamo ad un altro vile attentato ai danni dei nostri soldati in Iraq. Ai militari coinvolti va tutta la mia solidarietà; quello che è successo ci ricorda quanti nostri uomini e donne appartenenti alle forze armate rischiano la vita ogni giorno per combattere il terrorismo e difendere gli ideali in cui crediamo. L’ Unione Europea, se ha qualche ambizione nel settore della Difesa, prenda spunto dalla loro professionalità e dal loro coraggio. I miei pensieri sono con voi ragazzi!

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Adottare la cultura del dialogo come codice di condotta tra le nazioni, ecco cosa credo significhi il viaggio di Papa Francesco. E il fattore unificante e’ finirla con la cultura della morte.

Il viaggio in Iraq e’ la rappresentazione della dignità umana che si fa avanti in un ambiente globale caratterizzato da una rivalità geopolitica aumentata, guerre, conflitti etnici, impunità e violenze.

In Medio Oriente e nel Mediterraneo, non è facile trovarsi insieme a percorrere la strada della verità, del bene comune, della libertà e fraternità, dopo anni di brutale terrorismo e conflitti.

Così come non è facile per le forze NATO in Iraq aiutare a costruire una nuova sicurezza della società irachena (che e’ anche la nostra) con l’obiettivo di non rivedere mai più l’ISIS.

Non dimentichiamo anche che, le grandi sfide globali che viviamo (ambiente, salute e nuove tecnologie) ci impongono sforzi comuni, a prescindere dalle credenze religiose e dalle filosofie politiche.

Le tre grandi religioni monoteiste, sono sicura, saranno in grado di aiutare l’umanita’ ad essere meno cinica e piu’ rispettosa del prossimo (uomo e natura).

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La sospensione della democrazia in Tunisia può solo appesantire la situazione economica, sociale e sanitaria in cui versa il Paese, allo stesso tempo minacciare una intollerabile e prevedibile grande ondata migratoria che colpirà inevitabilmente l’Italia.

Questo è un problema europeo che le istituzioni dell’Unione europea non posso ignorare ancora a lungo. Non ci possiamo permettere ulteriore instabilità in quell’area considerando che anche la Libia deve affrontare le sue fragilità.

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Ieri all’incontro Libia-Italia, il primo paese europeo ricevuto, era presente la ministra libica agli Affari esteri Najla Al-Mangoush. Parte del nuovo governo che assegna alle donne cinque incarichi, inclusi i principali portafogli della giustizia e degli esteri.

A tutte loro faccio i miei migliori auguri di buon lavoro certa che, dopo anni difficili, la piena, equa e significativa partecipazione delle donne sia un passo significativo verso la risoluzione dei conflitti, nel processo decisionale e nella promozione dei diritti delle donne.

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È 55 giorni che i pescatori italiani sono ostaggio in #Libia delle truppe di Haftar.

Come italiana oggi ho chiesto in commissione Affari Esteri a Sabadell, nuovo capo delegazione a Tripoli, un’azione per la liberazione immediata da parte dell’Unione Europea e degli Stati Membri.

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In Libia le dimissioni improvvise di Al-Sarraj sono l’ulteriore dimostrazione che, in una zona fragile e strategica del Mediterraneo, l’Europa è assente.

Anche l’Italia avrebbe dovuto svolgere il suo ruolo naturale di piattaforma nel Mediterraneo per un dialogo allargato tra gli attori in gioco.

All’Italia serve più visione e all’Europa meno divisione. Specialmente quando la nostra sicurezza è a rischio.

https://fb.watch/sbk9JMvqQd/

“Intervento dell’On. Bonfrisco e scambio di opinioni con il commissario per il parternariato Orientale”

Il ricatto continuo della Turchia sui migranti e il suo intervento militare in #Libia rende evidente la debolezza dell’Europa in materia di sicurezza.

La #Turchia beneficia dei soldi dei cittadini europei e noi non riusciamo a condizionarla in alcun modo.

Sarebbe questa l’autonomia strategica sbandierata dalla Presidente Von der Leyen?

https://fb.watch/sbkcSe3D1I/

Ieri sera sono intervenuta al Parlamento europeo di Strasburgo nel corso del dibattito sulla crisi libica.

Ho ricordato che nel 2011 l’Unione europea ha avallato un cambio di regime in Libia che ha ridotto il Paese ad essere oggi uno Stato fallito, dove il nostro ruolo viene ormai svolto da Russia e Turchia e persino Cina e Arabia Saudita si affacciano sullo sfondo.

È il triste risultato di 70 anni di convergenza politica sul mercato interno e nessuna convergenza in politica estera nell’Unione europea.

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In questi giorni il Mediterraneo sprigiona tutti i suoi colori, profumi e calore. Eppure il Mediterraneo è anche le diverse sfide e minacce alla sicurezza, nonché i conflitti in corso nel Medio Oriente, in Libia e in Siria, che non possiamo ignorare.

La concorrenza globale di Cina, Russia e Iran dovrebbe essere sempre di più al centro dell’azione della politica estera europea. Ne va del nostro futuro, che affonda le radici sulla democrazia di cui Roma, Atene e Gerusalemme hanno posto la prima pietra nel Mondo.

Il partenariato mediterraneo rafforzato sarà un imperativo strategico per l’Unione europea solo se ne saprà tutelarne la cultura, lo stile di vita e la prosperità, rispetto ad interessi che poco hanno a che fare con le nostre tradizioni.

Contributi alle discussioni in Aula

Attività della polizia cinese in Europa (discussione)

Mercoledì 10 aprile 2024 – Bruxelles

Signor Presidente, onorevoli colleghi, cari rappresentanti del Consiglio e della Commissione, la vastità della rete di stazioni di polizia cinese in Europa è segnalata da questo Parlamento almeno dal 2022. Risulta pertanto allarmante che solo adesso veniate a riferire su una minaccia che rappresenta una seria preoccupazione per i cittadini europei.

L’Italia ha fatto la sua parte per smantellare gli accordi della sinistra e ancora lotta per combattere le conseguenze dannose di quegli accordi, ad esempio le connessioni tra associazioni cinesi, criminalità organizzata e i funzionari pubblici del Partito comunista.

Infatti, è il Partito comunista cinese che usa l’Europa come terreno per lo spionaggio, le interferenze e la violazione dei diritti umani, perché per sua natura intende disporre di ogni aspetto della vita degli individui e della libertà di pensare, della libertà di agire e di decidere, che la Cina prova a eliminare.

Agite subito, quindi, e sanzionate i funzionari cinesi che hanno un legame con le stazioni di polizia. Sospendete qualsiasi trattato di estradizione con Hong Kong e con la Cina. Mettete gli Stati europei in condizioni di difendersi. Opponete i valori liberali e la libertà all’ingerenza corruttrice cinese.

Relazioni UE-Cina (discussione)

Martedì 22 novembre 2022 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Alto rappresentante Borrell, diversi fatti ormai ci dicono che la Cina non cerca pace e tranquillità e mi domando: dov’è l’esempio di equilibrio e la reciprocità commerciale che la Commissione europea cerca di stabilire con la Cina sia a livello bilaterale che presso il WTO? Tutto ciò non si materializza ed ecco quindi che il nostro dibattito indica la chiara volontà politica di salvaguardare un ordine internazionale libero, multipolare, basato sulle regole.

Lei ha citato il tema cruciale dei semiconduttori. Ecco perché dobbiamo trovare il modo di consentire a Taiwan di continuare a esistere nello status quo attuale, espandendo le relazioni commerciali e politiche e rifiutando categoricamente la falsa narrativa della riunificazione proposta dalla Cina.

Così come dobbiamo opporci all’egemonia che il Partito comunista cinese tenta di estendere nel Mar Cinese orientale e meridionale sfidando la libertà di navigazione, sfidando quindi il mondo occidentale.

Relazioni politiche e cooperazione tra l’UE e Taiwan (discussione)

Martedì 19 ottobre 2021 – Strasburgo

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Repubblica di Cina, Taiwan, è un partner affidabile e i taiwanesi sono forgiati dalla democrazia, dalle libertà e da una mentalità aperta che abbraccia l’innovazione.

Con il nostro voto oggi riconosciamo che negli ultimi vent’anni Taiwan ha rafforzato le istituzioni democratiche, i diritti sociali e politici e le libertà individuali e siamo al fianco di Taiwan, che vuole rimanere libero, sovrano e indipendente, coltivando una diplomazia di pace proattiva, soprattutto verso la Cina, anche quando questo Stato militarista e autoritario mostra solo di voler intimidire.

Taiwan rinnega ogni forma di coercizione ed è un modello esemplare per altri paesi dell’Asia e dell’Indo-Pacifico. Pertanto, ogni forma di collaborazione, dalla cultura ai semiconduttori, dalla sicurezza all’economia, dalla salute alle catene di valore e di approvvigionamento è un chiaro interesse strategico reciproco: collaborare per il progresso umano.

Siamo uniti nella difesa del progresso umano e della sua libertà e dobbiamo difendere Taiwan, perché Taiwan possa continuare a vivere in questo modo. La Commissione, gli Stati membri dell’Unione europea avvertano la Cina: noi difenderemo Taiwan.

 

Nuova strategia UE-Cina (discussione)

Martedì 14 settembre 2021 – Strasburgo

 

(inizio dell’intervento fuori microfono) … esercitare la concorrenza sleale, lo spionaggio della proprietà intellettuale, umiliare le libertà, degradare la dignità umana, disseminare disinformazione, epurare i dissensi e le diversità politiche, filosofiche e religiose? No, non è accettabile!

Usare le tecnologie emergenti per espandere la coercizione e consolidare l’intrusione, svuotando la privacy individuale non è etico e nemmeno umanocentrico.

Questi aspetti rendono la Cina una calamità e questo lo ricordiamo specialmente alla Russia.

Pertanto invitiamo gli Stati membri e il Servizio esterno a investire in una più stretta cooperazione con partner democratici con i quali condividiamo i valori, i valori dell’umanità.

 

Lavoro forzato e situazione degli uiguri nella regione autonoma uigura dello Xinjiang

Giovedì 17 dicembre 2020 – Bruxelles

 

Signora Presidente, onorevoli colleghi, la Cina ha aggiornato al 21° secolo gli strumenti per compiere un genocidio, usa la tecnologia biometrica e di sorveglianza per la pulizia etnica di milioni di uiguri alla velocità e con la precisione di un computer.

Il Partito comunista cinese agisce attraverso le macchine e pensa come le macchine. Nelle fabbriche sfrutta fino alla morte le minoranze, al motto di lavare i cervelli, pulire i cuori, sostenere il diritto, rimuovere ciò che è sbagliato.

Colleghi, la schedatura del DNA, la scannerizzazione del viso, la registrazione di impronte e voci, le sterilizzazioni, il lavaggio del cervello – e c’è di peggio – di 82 aziende globali coinvolte nel silenzio generale, molte sono europee. Il 20 % del cotone mondiale arriva dal lavoro forzato degli uiguri. Gli Stati Uniti hanno sanzionato 24 aziende cinesi specializzate nell’intelligenza artificiale e nel controllo facciale e noi invece cosa abbiamo fatto?

 

Modifica della Legge sulla cittadinanza indiana del 2019 (discussione)

Mercoledì 29 gennaio 2020 – Bruxelles

Signora Presidente, onorevoli colleghi, egregio Alto rappresentante, l’Unione europea ha da sempre intensi rapporti commerciali con l’India, ma deve anche riconoscere il suo tentativo di costruire e difendere uno Stato di diritto, pur tra le molte, molte contraddizioni.

Noi dobbiamo rispetto all’India. L’India non ha nulla a che fare con i paesi che la circondano, a partire dal Pakistan, ideologicamente e religiosamente contrario al progresso, alla Cina, che impone il suo autoritarismo su più di un miliardo di persone, o al Myanmar, con la sua pulizia etnica contro i Rohingya.

Al netto di eventuali profili di costituzionalità, che non spetta a noi valutare, l’interesse dell’Unione europea deve essere quello di evitare ogni conflitto con un paese come l’India, proiettato nel futuro e all’avanguardia nel mondo per un sistema di educazione, quello dello STEM, fonte di benessere per i suoi cittadini. L’India è un paese ben cosciente delle minacce interne ed esterne alla sua sicurezza e cerca solo di attuare le misure che ritiene necessarie.

 

Situazione degli uiguri in Cina (“China-cables”) (discussione)

Mercoledì 18 dicembre 2019 – Strasburgo

Signora Presidente, egregio Alto rappresentante, onorevoli colleghi, lungo la nuova via della seta, volta a connettere il 63 % della popolazione mondiale in futuro, la Cina sta scrivendo e applicando cinicamente le sue regole. Al riguardo poi della terra degli uiguri, che è uno dei principali snodi infrastrutturali dell’ambizioso progetto cinese da mille miliardi di dollari, essa è divenuta l’alibi perfetto per reprimere ogni desiderio di autodeterminazione della popolazione. La nuova via della seta, quindi, può essere percorribile dalle merci ma è interdetta ai diritti, alla libertà, alla democrazia.

Ritengo, inoltre, signor Alto rappresentante, che la politica del vicinato debba essere concepita secondo parametri geopolitici globali e non semplicemente geografici. La storia di repressione degli uiguri racconta la voracità di un paese che ha creato un sistema basato sul controllo globale e capillare della popolazione, che si nutre come un mostro delle esperienze degli uomini, in nome dell’espansione e della rincorsa forsennata al predominio globale nel settore dell’intelligenza artificiale. Meccanismi di credito sociale, riconoscimento facciale e persino controllo delle emozioni consentono la sorveglianza di massa di un miliardo e mezzo di persone.

Con la Big Data Analytics, il governo di Pechino, da un lato, controlla il territorio a discapito dei diritti umani, dall’altro, alimenta gigantesche banche dati, in cui confluiscono i dati personali dei cittadini, secondo un sistema centralizzato in cui non si distingue tra la dimensione pubblica e quella privata.

Ci troviamo quindi di fronte a una situazione inaccettabile, di cui l’Europa, in virtù dei valori fondativi, non può più semplicemente limitarsi a prendere atto, prima che gli uiguri diventiamo tutti noi.

Situazione a Hong Kong (discussione)

Lunedì 16 settembre 2019 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, i trattati dell’Unione europea ci uniscono tutti nel principio inviolabile della democrazia e dello Stato di diritto.

Registriamo, al contrario, come la Cina tenti invece in ogni sede, comprese le Nazioni Unite, di sminuire i diritti individuali delle persone, anteponendo il primato dello Stato su ogni tipo di libertà individuale, col pretesto della difesa della sovranità nazionale.

Affermare, come ha fatto Carrie Lam, che i suoi concittadini siano una piccola minoranza di violenti, senza appoggio sociale, senza interessi economici, portatori di caos e di minacce, peggio della SARS o delle crisi finanziarie, è falso e profondamente antidemocratico. Le azioni della polizia e delle autorità di Hong Kong da lei guidate sotto lo stretto controllo delle autorità cinesi sono a dir poco inumane.

A tutto ciò noi dovremmo rispondere senza timidezze, con una ferma dichiarazione politica dell’UE, che riconosca la specialità dello status di Hong Kong e guidi il perimetro delle nostre future relazioni con la Cina, nel nome del rispetto dei diritti dell’uomo.

Relazioni in quanto relatore ombra

RELAZIONE sull’UE e le sfide in materia di sicurezza nella regione indo-pacifica

4.4.2022 – (2021/2232(INI))

Il Parlamento europeo,

  • vista la sua risoluzione del 16 settembre 2021 su una nuova strategia UE-Cina[1],
  • vista la sua risoluzione del 1° marzo 2022 sull’aggressione russa contro l’Ucraina[2],
  • vista la risoluzione ES-11/1 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2 marzo 2022, che deplora l’aggressione della Russia contro l’Ucraina,
  • vista la dichiarazione congiunta della Federazione russa e della Repubblica popolare cinese del 4 febbraio 2022 sull’inizio di una nuova era delle relazioni internazionali e sullo sviluppo sostenibile globale,
  • visto il forum ministeriale per la cooperazione nella regione indo-pacifica del 22 febbraio 2022,
  • vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2021 sul controllo multilaterale delle armi e delle armi di distruzione di massa, e i regimi di disarmo: sfide e prospettive[3],
  • vista la sua raccomandazione del 21 ottobre 2021 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) concernente le relazioni politiche e la cooperazione tra l’Unione europea e Taiwan[4],
  • vista la sua raccomandazione, del 21 ottobre 2020, al Consiglio e al VP/AR concernente la preparazione del 10° processo di revisione del trattato di non proliferazione nucleare (TNP) del 2020, il controllo degli armamenti nucleari e le opzioni di disarmo nucleare[5],
  • vista la sua risoluzione, del 21 gennaio 2021, sulla connettività e le relazioni UE-Asia[6],
  • vista la sua risoluzione, del 18 aprile 2018, sul progetto di decisione del Consiglio sulla conclusione, a nome dell’Unione, dell’accordo quadro tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l’Australia, dall’altra[7],
  • vista la sua risoluzione, del 3 ottobre 2017, sulle relazioni politiche dell’UE con l’Associazione dei paesi del Sud Est Asiatico (ASEAN)[8],
  • vista la sua raccomandazione, del 29 aprile 2021, al Consiglio, alla Commissione e al VP/AR sulle relazioni UE-India[9],
  • vista la sua posizione, del 12 dicembre 2018, sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell’Unione europea, dell’accordo di partenariato strategico tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Giappone, dall’altra[10],
  • vista la sua risoluzione, del 7 ottobre 2021, sullo stato delle capacità di ciberdifesa dell’UE[11],
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre 2021,
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione europea e del VP/AR, del 16 settembre 2021, relativa alla strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica (JOIN(2021)0024),
  • visto l’aggiornamento del luglio 2021 della strategia della Francia per la regione indo-pacifica dal titolo “The Indo-Pacific region: a priority for France” (La regione indo-pacifica: una priorità per la Francia),
  • viste le consultazioni ad alto livello UE-USA sulla regione indo-pacifica, tenutesi il 3 dicembre 2021,
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione europea e del VP/AR, del 1° dicembre 2021, dal titolo “Il Global Gateway” (JOIN(2021)0030),
  • visto il 13° vertice Asia-Europa (ASEM) del 25 e 26 novembre 2021,
  • visto il concetto per un approccio integrato ai cambiamenti climatici e alla sicurezza del 5 ottobre 2021,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 16 aprile 2021 su una strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica,
  • visto il patto di sicurezza AUKUS del 15 settembre 2021,
  • visto il comunicato rilasciato in occasione del vertice NATO tenutosi a Bruxelles il 14 giugno 2021,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 17 giugno 2020 e del 10 maggio 2021 sulla sicurezza e la difesa,
  • visto il partenariato per la connettività tra l’UE e l’India concordato l’8 maggio 2021,
  • vista la decisione (PESC) 2020/2188 del Consiglio, del 22 dicembre 2020, che modifica l’azione comune 2008/851/PESC relativa all’operazione militare dell’Unione europea volta a contribuire alla dissuasione, alla prevenzione e alla repressione degli atti di pirateria e delle rapine a mano armata al largo della Somalia[12],
  • vista la dichiarazione ministeriale congiunta UE-ASEAN sulla connettività del 1° dicembre 2020,
  • vista la strategia dei Paesi Bassi per la regione indo-pacifica del 13 novembre 2020 dal titolo “Indo-Pacific: Guidelines for strengthening Dutch and EU cooperation with partners in Asia” (Indo-Pacifico: orientamenti per il rafforzamento della cooperazione dei Paesi Bassi e dell’UE con i partner asiatici),
  • vista la tabella di marcia sui cambiamenti climatici e la difesa del 9 novembre 2020,
  • visti gli orientamenti politici del governo federale tedesco per la regione indo-pacifica del settembre 2020,
  • visto il partenariato per la connettività sostenibile e le infrastrutture di qualità concordato tra l’UE e il Giappone del 27 settembre 2019,
  • visto il contributo della Commissione e del VP/AR al Consiglio europeo del 12 marzo 2019 dal titolo “UE-Cina – Una prospettiva strategica”,
  • visto il piano d’azione dell’UE contro la disinformazione del 5 dicembre 2018,
  • vista la decisione adottata in occasione della riunione ministeriale UE-ASEAN del 21 gennaio 2019 riguardante l’istituzione di un partenariato strategico UE-ASEAN,
  • visto l’accordo di partenariato e cooperazione UE-Singapore, firmato a Bruxelles il 19 ottobre 2018,
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e del VP/AR del 19 settembre 2018 dal titolo “Connessione Europa-Asia – Elementi essenziali per una strategia dell’UE” (JOIN(2018)0031),
  • viste le conclusioni del Consiglio su una cooperazione rafforzata dell’UE in materia di sicurezza in Asia e con l’Asia, del 28 maggio 2018,
  • visto il piano d’azione ASEAN-UE per il periodo 2018-2022,
  • visto l’accordo di partenariato sulle relazioni e la cooperazione tra l’Unione europea e la Nuova Zelanda del 5 ottobre 2016,
  • vista la proposta congiunta di decisione del Consiglio del 14 aprile 2016 relativa alla firma, a nome dell’Unione europea, e all’applicazione provvisoria dell’accordo quadro tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l’Australia, dall’altra (JOIN(2016)0008),
  • vista la strategia per la sicurezza marittima dell’Unione europea del 24 giugno 2014,
  • visto l’accordo quadro del 23 gennaio 2013 tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall’altra,
  • visto il comunicato rilasciato dai capi di Stato e di governo che hanno partecipato alla riunione del Consiglio del Nord Atlantico a Bruxelles il 14 giugno 2021,
  • vista la sentenza della Corte permanente di arbitrato del 12 luglio 2016 riguardante l’arbitrato sul Mar cinese meridionale (Repubblica delle Filippine / Repubblica popolare cinese),
  • visto il primo vertice mai organizzato dei leader del Dialogo quadrilaterale di sicurezza (QUAD) del 24 settembre 2021, che ha riunito i leader politici di Stati Uniti, Australia, Giappone e India,
  • vista la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS),
  • visto l’articolo 54 del suo regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0085/2022),
  1. considerando che l’UE definisce la regione indo-pacifica come l’area che si estende dalla costa orientale dell’Africa agli Stati insulari del Pacifico; che la regione indo-pacifica è una regione eterogenea, nella quale vive il 60 % della popolazione mondiale e in cui si trovano sette membri del G20, è un attore fondamentale nella definizione dell’ordine globale internazionale ed è il contesto in cui si trovano partner sempre più importanti per l’UE sotto il profilo politico, commerciale e per la sicurezza;
  2. considerando che circa il 90 % del commercio estero dell’Unione avviene via mare; che la regione indo-pacifica dispone di importanti vie navigabili di vitale importanza per l’attività commerciale dell’Unione, come lo stretto di Malacca, il Mar cinese meridionale e lo stretto di Bab el Mandeb;
  3. considerando che i paesi dell’UE e della regione indo-pacifica devono far fronte a sfide sempre più simili in materia di sicurezza, nonché a sfide non tradizionali; che la prospettiva dell’UE sulla regione riflette il riconoscimento politico della necessità di assumersi maggiori responsabilità nel far fronte alle sfide mondiali in materia di sicurezza;
  4. considerando che il 4 febbraio 2022, su invito del presidente Xi Jinping, è stato firmato un testo congiunto dei presidenti di Cina e Russia prima della cerimonia di apertura dei Giochi olimpici invernali di Pechino; che la dichiarazione congiunta affermava, tra l’altro, che l’amicizia tra i due Stati non ha limiti e che, mediante tale dichiarazione, la Cina aderiva ufficialmente per la prima volta alla richiesta russa di porre fine all’espansione della NATO;
  5. considerando che, secondo i media, in occasione del vertice del 4 febbraio alcuni funzionari cinesi hanno chiesto ad alti funzionari russi di non invadere l’Ucraina prima della fine dei Giochi olimpici invernali di Pechino; che ciò significherebbe che i funzionari cinesi di alto livello avevano, in una certa misura, conoscenza diretta delle intenzioni o dei piani bellici della Russia prima dell’inizio dell’aggressione il 24 febbraio;
  6. considerando che, in risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina, iniziata con un’invasione militare il 24 febbraio 2022, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato, il 2 marzo 2022, la risoluzione ES-11/1, in cui deplora l’aggressione della Russia contro l’Ucraina, con 141 voti favorevoli, 5 contrari, 35 astenuti e 12 paesi non votanti; che nessun paese della regione indo-pacifica ha votato contro la risoluzione e solo Cina, India, Madagascar, Mozambico, Laos, Sud Africa, Sri Lanka, Tanzania e Vietnam si sono astenuti sul testo finale;
  7. considerando che la comunicazione congiunta relativa a una strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica, adottata di recente e fondata su un impegno di principio con una prospettiva a lungo termine, riflette una profonda e necessaria evoluzione della percezione dell’UE dei propri interessi, opportunità e sfide nella regione indo-pacifica, nonché la sua ambizione di svolgere un ruolo maggiore nel sostenere i propri valori e interessi in questa area di crescente importanza geopolitica ed economica; che la promozione di un’architettura di sicurezza regionale aperta, stabile e basata su regole e la creazione di relazioni forti, legami commerciali sostenibili e la cooperazione in materia di sicurezza con le organizzazioni regionali e i paesi della regione indo-pacifica sono elementi chiave della strategia; che il forum ministeriale per la cooperazione nella regione indo-pacifica del 22 febbraio 2022 ha riunito i ministri degli esteri degli Stati membri dell’UE e di circa 30 paesi della regione indo-pacifica e che l’UE e i suoi Stati membri hanno sottolineato, durante la riunione, il loro sostegno a un impegno maggiore e a lungo termine in tale area, mediante azioni concrete e rafforzando il dialogo sulla sicurezza e la difesa e le relazioni bilaterali con i partner della regione;
  8. considerando che la comunicazione congiunta “Il Global Gateway” mira a mobilitare fino a 300 miliardi di EUR di investimenti per promuovere collegamenti intelligenti, puliti e sicuri nei settori digitale, dell’energia e dei trasporti e per rafforzare i sistemi sanitari, di istruzione e di ricerca in tutto il mondo;
  9. considerando che in anni recenti le dinamiche della regione, e in particolare quelle derivanti dalla Repubblica popolare cinese, hanno condotto a forti tensioni e competizione geopolitiche, che si rispecchiano nell’aumento delle spese militari, delle capacità militari e in una retorica più aggressiva e che minaccia pertanto l’ordine internazionale basato su regole; che nella regione indo-pacifica si è quindi venuto a creare un nuovo centro di concorrenza mondiale e regionale; che non esiste né un sistema regionale di sicurezza sovraordinato, né un meccanismo volto a rafforzare la fiducia, che possa attenuare le minacce e le tensioni associate; che tali dinamiche costituiscono una grave minaccia per la stabilità e la sicurezza nella regione e nella comunità globale, con un impatto diretto sugli interessi strategici dell’UE quale importante partner economico e politico dei paesi della regione; che la lotta ideologica fra autoritarismo e democrazia nella regione ha il potenziale per influenzare i risultati di lotte equivalenti a livello mondiale, anche in prossimità dell’Unione europea; che una regione indo-pacifica stabile e pacifica basata sul rispetto del diritto internazionale è fondamentale per salvaguardare la sicurezza e gli interessi dell’UE; che affrontare le cause profonde dell’instabilità, come la povertà, l’ingiustizia sociale e le violazioni dei diritti umani, è una condizione preliminare per garantire la pace e la sicurezza nella regione indo-pacifica; che l’UE sostiene la sicurezza umana, la pace, il diritto internazionale e i diritti umani;
  10. considerando che l’UE è il principale investitore estero e fornitore di assistenza allo sviluppo nella regione indo-pacifica; che l’UE è un importante partner commerciale e ha già siglato, e sta negoziando, accordi di libero scambio con paesi della regione; che l’UE può già contare su un’ampia rete di partenariati e accordi con numerosi paesi, quali Giappone, Repubblica di Corea, Australia, India, Nuova Zelanda, Vietnam e Singapore, e organizzazioni regionali come l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) e l’Organizzazione degli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (OSACP); che l’UE è presente nella regione attraverso la Francia, suo Stato membro, in particolare attraverso i dipartimenti francesi d’oltremare della Riunione e Mayotte e le terre australi e antartiche francesi nell’Oceano Indiano e la Nuova Caledonia nell’Oceano Pacifico, nonché attraverso le collettività territoriali francesi d’oltremare della Polinesia francese e le isole Wallis e Futuna; che tali regioni francesi ospitano circa 1,6 milioni di cittadini dell’UE, compresi 7 000 membri del personale militare; che, di conseguenza, l’UE è un attore permanente nella regione indo-pacifica;
  11. considerando che più della metà dei pescherecci mondiali opera nel Mar cinese meridionale e che da solo rappresenta circa il 12 % della pesca mondiale; che l’Unione ha concluso vari accordi di partenariato per una pesca sostenibile con paesi della regione indo-pacifica (Stati federati di Micronesia, Isole Cook, Isole Salomone, Kiribati, Madagascar, Mauritius, Mozambico e Seychelles) e che la flotta peschereccia dell’Unione è presente sia nell’Oceano Indiano che nell’Oceano Pacifico; che l’UE è membro attivo di diverse organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP) nella regione indo-pacifica (la Commissione per il tonno dell’Oceano Indiano, le parti dell’accordo di pesca per l’Oceano Indiano meridionale, la Commissione per la pesca nel Pacifico centro-occidentale e ORGP del Pacifico meridionale); che la domanda di adesione dell’Unione alla Commissione per la pesca nel Pacifico settentrionale è stata accettata il 25 febbraio 2021 e svolge dialoghi ad alto livello sulle questioni relative agli oceani e alla pesca con Australia, Indonesia, Giappone e Nuova Zelanda; che l’UE ha firmato un accordo di partenariato oceanico con la Cina; che svolge inoltre dialoghi e gruppi di lavoro sulla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata con Corea, Thailandia e Taiwan;
  12. considerando che garantire la stabilità e la libertà di navigazione nelle acque indo-pacifiche è fondamentale per la sostenibilità e la pace globali e regionali e al fine di garantire gli interessi strategici dell’UE; che l’UE è coinvolta nel sostegno alla sicurezza marittima regionale attraverso l’operazione EUNAVFOR Atalanta della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC); che i partner della regione indo-pacifica hanno accolto con favore l’operazione Atalanta e l’accento da essa posto alla prevenzione della pirateria e delle rapine a mano armata, nonché al controllo del traffico di armi e droga; che l’UE e i suoi Stati membri si sono impegnati ad aumentare la loro presenza navale permanente nella regione, fra l’altro attraverso il concetto delle presenze marittime coordinate;
  13. considerando che la Francia dispone di capacità militari di stanza permanente nella zona dell’Asia-Pacifico; che potrebbe rivelarsi utile condurre una riflessione sulle modalità che potrebbero consentire, ove necessario, di utilizzare questi posizionamenti francesi permanenti, in particolare attraverso le Forze armate della Polinesia francese (FAPF) e le Forze armate della Nuova Caledonia (FANC), nel contesto di potenziali schieramenti europei;
  14. considerando che il rapido potenziamento militare della Cina, il suo comportamento sempre più assertivo ed espansionista nella regione indo-pacifica, le sue attività militari nello stretto di Taiwan e nel Mar cinese orientale e meridionale, comprese le azioni per ostacolare la libertà di navigazione attuate dalla guardia costiera cinese e la milizia marittima, stanno aumentando le tensioni nella regione indo-pacifica, così come le deliberate e ripetute violazioni della zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan, le azioni per porre fine all’indipendenza e all’autonomia di Hong Kong, le capacità militari al confine sino-indiano, la retorica sempre più aggressiva, la disinformazione manipolativa e le campagne mediatiche; invita l’UE a preparare una strategia basata sulla realtà sul campo che le consenta di reagire in caso di necessità; avverte del pericolo di un’accelerazione della corsa agli armamenti nella regione;
  15. considerando che l’assertività della Cina nella regione non si limita all’ambito militare, ma si è concretizzata anche mediante pratiche commerciali aggressive basate sulla coercizione diplomatica e politiche bellicose della diplomazia del debito; che l’espansione economica e finanziaria della Cina nella regione indo-pacifica e in Europa comporta investimenti in infrastrutture critiche; che la Cina sta cercando di ottenere un’influenza politica attraverso i suoi interessi economici; che la crisi della COVID-19 ha dimostrato l’importanza di catene di approvvigionamento affidabili e legami economici più equilibrati con la Cina;
  16. considerando che il 12 luglio 2016, in una sentenza storica, la Corte permanente di arbitrato ha stabilito che non c’erano prove a testimonianza del fatto che la Cina abbia esercitato storicamente un controllo esclusivo sui territori che rivendica nel Mar cinese meridionale; che la Cina ha ignorato tale sentenza e, fra l’altro, ha creato basi militari su isole artificiali;
  17. considerando che la Cina si è mostrata poco trasparente e riluttante ad avviare negoziati in merito alla sua potenziale partecipazione a strumenti multilaterali di controllo degli armamenti, il che le ha permesso di accumulare senza ostacoli un grande arsenale di missili balistici a raggio intermedio tecnologicamente avanzati, come i Dong-Feng 26;
  18. considerando che la trasformazione digitale sta avendo un impatto crescente sulla struttura del sistema internazionale; che la definizione di norme internazionali e le innovazioni rivoluzionarie nelle tecnologie di frontiera come l’intelligenza artificiale, il calcolo quantistico, il 5G e il 6G sono di importanza strategica per l’UE e il suo futuro digitale e che vi è una crescente competizione globale per la supremazia tecnologica, che coinvolge la Cina in modo significativo;
  19. considerando che la crisi climatica sta avendo un impatto sul sistema internazionale, in cui ha il potenziale per esacerbare le tensioni geopolitiche; che l’azione esterna dell’UE deve integrare sempre più i cambiamenti climatici e il degrado ambientale quali moltiplicatori di rischio per la sicurezza e deve adattare di conseguenza le proprie strategie e procedure e i propri concetti, anche nella regione indo-pacifica;
  20. considerando che il 15 dicembre 1995 gli Stati membri dell’ASEAN hanno firmato il Trattato per la denuclearizzazione del Sud-est asiatico, come impegno a preservare la regione del Sud-est asiatico come una regione priva di armi nucleari e altre armi di distruzione di massa;

 

La risposta dell’UE alle sfide in materia di sicurezza nella regione indo-pacifica

  1. accoglie con favore la comunicazione congiunta su una strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica recentemente adottata; riconosce il valore aggiunto della strategia quale base dell’approccio unitario dell’UE nei confronti della regione ed elogia la natura inclusiva e multidimensionale della strategia e l’inclusione della sicurezza e della difesa nei sette ambiti prioritari d’intervento; invita l’UE a utilizzare la strategia come strumento per incrementare in modo efficace la propria presenza e influenza nella regione, rafforzando i legami strategici e intensificando il dialogo inclusivo e la cooperazione sulle questioni di sicurezza e difesa con i paesi e le organizzazioni della regione che condividono i nostri stessi principi; è dell’avviso che un maggiore impegno basato sui valori da parte dell’UE nella regione contribuirebbe alla sicurezza e alla prosperità regionali e aiuterebbe a superare le tensioni regionali e a creare relazioni più equilibrate tra gli attori della regione; rammenta che la strategia è un progetto di Team Europa e che gli accordi bilaterali dovrebbero promuovere l’approccio dell’UE, nonché la capacità dell’UE di proporre risposte comuni alle sfide in materia di sicurezza; sottolinea che il mantenimento della pace, della stabilità e della libertà di navigazione nella regione indo-pacifica continua a rivestire un’importanza cruciale per l’UE e i suoi Stati membri;
  2. sottolinea che la regione indo-pacifica è molto diversificata e che non è possibile applicare un approccio unico per tutti i paesi; apprezza l’approccio olistico e l’agenda positiva presentati nella strategia dell’UE e sottolinea la necessità che la strategia si adatti costantemente all’equilibrio di poteri in rapida evoluzione, pur rimanendo saldamente ancorata ai valori, ai principi e alle norme europei, in particolare l’articolo 21 del trattato sull’Unione europea, che dovrebbe fungere da quadro normativo per l’impegno dell’UE nella regione indo-pacifica; sottolinea l’importanza del nesso tra sicurezza, sviluppo e azione umanitaria;
  3. sottolinea che l’aggressione russa illegale e non provocata contro l’Ucraina, iniziata il 24 febbraio, avrà un impatto profondo e duraturo sulle relazioni internazionali; sottolinea che l’UE deve pertanto consolidare ulteriormente i suoi impegni internazionali, compreso, in particolare, quello nell’area strategica fondamentale della regione indo-pacifica; esprime forte preoccupazione, pur riconoscendo il rapporto più stretto tra Russia e Cina, come dimostrato, tra l’altro, dalla dichiarazione congiunta del 4 febbraio, per la mancanza di una chiara condanna da parte del governo cinese di questa guerra illegale, che viola tutte le norme e le leggi internazionali e che ha già portato alla morte di migliaia di militari e migliaia di civili innocenti; invita fermamente il governo cinese ad assumersi le proprie responsabilità come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e non solo a condannare questa palese violazione da parte della Federazione russa, ma anche a utilizzare i suoi stretti contatti con il presidente russo per esortarlo a cessare immediatamente questa violenta aggressione, ritirare tutte le truppe dal territorio ucraino e rispettare pienamente l’indipendenza dell’Ucraina e la volontà del suo popolo di vivere in pace e libertà;
  4. accoglie con favore il forte sostegno espresso dai paesi della regione indo-pacifica in occasione del voto del 2 marzo dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla risoluzione ES-11/1 che deplora l’aggressione della Russia contro l’Ucraina; ricorda che nessun paese della regione ha votato contro la risoluzione; ritiene che ciò costituisca un messaggio molto forte del sostegno generale al diritto internazionale, alla pace e alla cooperazione internazionale nella regione; si rammarica tuttavia che, insieme alla Cina, India, Madagascar, Mozambico, Laos, Sud Africa, Sri Lanka, Tanzania e Vietnam abbiano deciso di astenersi dal voto sul testo finale; incoraggia tali paesi a non chiudere gli occhi di fronte alla realtà in Ucraina, alla palese violazione del diritto internazionale e alle terribili sofferenze e uccisioni di civili innocenti, e a rivedere pertanto le loro posizioni e unirsi alla stragrande maggioranza della comunità internazionale nel condannare chiaramente l’aggressione e unire gli sforzi internazionali per lavorare per la pace in Ucraina e proteggere civili innocenti;
  5. sottolinea la necessità di garantire l’unità dell’UE come prerequisito per realizzare l’ambizione dell’UE di una sovranità strategica aperta in un contesto caratterizzato dalla recente aggressione russa contro l’Ucraina, dall’aumento delle minacce multiformi e della concorrenza tra le potenze, in particolare Stati Uniti, Russia e Cina; esorta a una maggiore unità in seno al Consiglio dell’Unione europea sull’adozione di misure per affrontare la politica antidemocratica e il comportamento aggressivo della Cina, che mette in pericolo la sovranità dei suoi vicini e la stabilità della regione indo-pacifica; ricorda che l’approccio unificato dell’UE deve essere sostenuto da una politica estera e di sicurezza pragmatica, basata su principi e sui valori, che cerchi di cooperare con i partner, se possibile, e di agire da sola, se necessario, al fine di perseguire la solidarietà strategica e la sovranità dell’Unione e accompagnata da strumenti credibili di politica estera, nonché mediante una riforma del suo processo decisionale, in particolare attraverso il passaggio al voto a maggioranza qualificata, che faciliterebbe una risposta rapida a gravi sfide in materia di sicurezza e realizzerebbe pace, sicurezza umana, sviluppo sostenibile e democrazia; sottolinea che il crescente impegno degli Stati Uniti nella regione indo-pacifica ha implicazioni per la sicurezza europea e ribadisce pertanto la necessità di un’Unione europea della difesa adeguata; sottolinea che, al fine di collaborare con i partner della regione indo-pacifica, e tenendo conto dell’aggressione russa contro l’Ucraina, l’UE deve rafforzare la propria autonomia strategica per essere un partner globale efficace; sostiene, pertanto, l’ambizione di creare una capacità di dispiegamento rapido;
  6. sottolinea la determinazione dell’UE a promuovere un’architettura di sicurezza regionale aperta, stabile e basata su regole, che si basi sul rispetto della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e del diritto internazionale e includa vie di comunicazione marittime sicure, il rafforzamento delle capacità e una maggiore presenza navale, conformemente al quadro istituito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS); invita l’UE a portare avanti proficue relazioni bilaterali con i partner della regione, compresi i paesi dell’Africa indo-pacifica, e a lavorare anche a stretto contatto con altre democrazie liberali e alleati storici, come la NATO, gli Stati Uniti e il Regno Unito, soprattutto nel contesto dell’aggressione russa contro l’Ucraina e una Cina sempre più assertiva e aggressiva, al fine di affrontare meglio le sfide comuni alla sicurezza regionale e globale; sottolinea la necessità di promuovere l’obiettivo comune di sostenibilità e prosperità e di rafforzare il multilateralismo tramite le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali; rammenta che il mancato rispetto o la violazione esplicita di tali valori e principi avrebbero ripercussioni negative sugli interessi vitali economici e di sicurezza dell’UE, nonché sulla sua partecipazione ai partenariati bilaterali e regionali, comportando eventualmente sanzioni;
  7. esorta l’UE a sfruttare pienamente la propria posizione e la propria reputazione in quanto attore globale credibile, affidabile e autonomo per la pace nel contesto di una crescente competizione geopolitica tra le potenze globali e regionali nella regione indo-pacifica; rammenta che il valore aggiunto dell’impegno dell’UE nella regione indo-pacifica è dato dall’ampio ventaglio di misure di assistenza in ambito civile e militare, compresi contributi non militari ben strutturati; ricorda che l’UE ha una vasta rete di sedi diplomatiche che facilitano il dialogo, la mediazione, la prevenzione e la risoluzione dei conflitti, il controllo degli armamenti, il disarmo, la non proliferazione e la denuclearizzazione, nonché l’offerta di soluzioni e competenze giuridiche nel campo del multilateralismo e nella creazione di misure di rafforzamento della fiducia e misure volte a combattere la corruzione, che possono essere condivise anche con i partner che agiscono in buona fede; ritiene necessario rafforzare la rete diplomatica e consolare degli Stati membri nella regione e difendere i valori e gli interessi dell’UE e dei suoi Stati membri; invita l’UE a vincolare maggiormente i propri contributi ai paesi della regione e unire più saldamente gli sforzi diplomatici ai propri valori e interessi; invita l’UE a intensificare gli sforzi di comunicazione sulla strategia indo-pacifica e a coinvolgere i paesi partner nel processo di attuazione al fine di rafforzare le relazioni di sicurezza e contribuire al conseguimento degli obiettivi inclusi nella strategia;
  8. incoraggia l’UE a rafforzare il suo impegno con i suoi partner nella regione indo-pacifica per l’attuazione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su donne, pace e sicurezza, nonché delle risoluzioni 2250, 2419 e 2535 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su giovani, pace e sicurezza, con stanziamenti di bilancio adeguati per un’attuazione efficace; sottolinea l’importanza e il positivo valore aggiunto della partecipazione delle donne al mantenimento e alla costruzione della pace, compresi i negoziati e le missioni;

 

Sovranità strategica fondata sul multilateralismo e l’ordine internazionale basato su regole

  1. sottolinea la propria preoccupazione, in particolare nel contesto della palese recente violazione del diritto internazionale e dell’aggressione contro l’Ucraina da parte della Russia, in merito al fatto che, se non correttamente mediate e gestite, le attuali tensioni e controversie nella regione costituiscono una minaccia per la sicurezza, la pace e la stabilità globali, nonché per la comunicazione libera e aperta in ambito marittimo, aereo, spaziale e informatico, essenziale per la pace e per mantenere le rotte commerciali regionali e globali; incoraggia i servizi competenti del servizio europeo per l’azione esterna ad analizzare l’impatto dell’aggressione russa contro l’Ucraina sulla politica indo-pacifica dell’UE, nonché le possibili conseguenze di un conflitto regionale sugli interessi economici e di sicurezza dell’UE, valutando nel contempo il modo in cui l’UE potrebbe rispondere al deterioramento della situazione della sicurezza nella regione indo-pacifica; ribadisce il ruolo stabilizzatore che l’UE potrebbe svolgere nella regione;
  2. esprime profonda preoccupazione per il rapido sviluppo delle capacità militari della Cina, compreso il lancio di prova di un missile ipersonico, scoperto di recente, e per il suo atteggiamento sempre più assertivo volto, fra l’altro, a rafforzare le rivendicazioni territoriali nel Mar cinese orientale e meridionale; osserva che i punti caldi per la sicurezza e le questioni irrisolte, come il programma nucleare della Repubblica popolare democratica di Corea, il recente stallo tra Cina e India in relazione a questioni di confine, la repressione della democrazia a Hong Kong e Macao, il mancato rispetto da parte della Cina degli obblighi previsti dal diritto nazionale e internazionale del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle minoranze in Xinjiang, Tibet e Mongolia interna, e le minacce poste dalla Cina all’integrità territoriale di Taiwan, concretizzate attraverso azioni militari, indeboliscono ulteriormente la sicurezza e stabilità regionale; condanna la diplomazia cinese delle intimidazioni e delle campagne di disinformazione manipolativa; esprime inoltre preoccupazione per la maggiore presenza della Cina in altre arene strategiche, come l’Oceano Indiano, la regione del Pacifico meridionale e dell’Oceania e il Mar Arabico;
  3. ricorda che le frammentazioni passate hanno indebolito la capacità dell’UE di assumere una posizione comune nei confronti della Cina; sottolinea che l’approccio dell’UE nei confronti della Cina deve essere unificato, pragmatico, diversificato e basato sui principi, compresa la cooperazione su questioni di interesse comune con un impatto globale come la lotta ai cambiamenti climatici, sulla base dei diritti umani e del diritto internazionale, competendo con la Cina quando si tratta di fornire alternative economiche, politiche e strategiche ai paesi terzi e affrontando ed eventualmente sanzionando la Cina su questioni in cui le nostre rispettive opinioni divergono sostanzialmente, ad esempio nel proteggere i valori dell’UE come il rispetto della democrazia e dei diritti umani e nel denunciare le aggressioni violente contro i paesi indipendenti e condannando gli autori di tali violazioni, compresi i responsabili dell’uccisione di civili innocenti mediante atti di guerra, come la comunità internazionale può attualmente testimoniare nelle azioni della Russia in Ucraina;
  4. plaude al nuovo e tempestivo dialogo UE-USA sulla Cina e all’avvio delle consultazioni UE-USA sulla regione indo-pacifica e invita ad adottare un approccio coordinato per approfondire la cooperazione in materia di sicurezza, anche mediante un dialogo parlamentare transatlantico, per il rafforzamento delle istituzioni multilaterali e organizzazioni regionali, la promozione della democrazia e il miglioramento della resilienza democratica nella regione indo-pacifica e oltre; accoglie con favore l’intenzione degli Stati Uniti di rafforzare la stabilità, la resilienza e la sicurezza della regione; accoglie con grande favore la forte unità della comunità transatlantica nel rispondere all’aggressione della Russia contro l’Ucraina, considerandolo un segnale molto forte per il mondo intero del nostro impegno a rispettare i nostri valori e della nostra volontà di difenderli se messi alla prova;
  5. prende atto della recente conclusione del patto trilaterale sulla sicurezza AUKUS; deplora la mancanza di consultazioni preliminari in tale processo e ribadisce la sua solidarietà con la Francia; è fermamente convinto che relazioni forti tra l’UE e l’Australia, basate su una fiducia e una consultazione reciproche, siano importanti per la stabilità della regione e che queste dovrebbero essere ulteriormente rafforzate e non indebolite dalla conclusione del patto AUKUS; considera l’AUKUS e il QUAD elementi importanti dell’architettura di sicurezza regionale e sottolinea che una sicurezza regionale efficace richiede un dialogo aperto e inclusivo che coinvolga gli attori regionali, extraregionali e internazionali interessati; invita pertanto il VP/AR a esaminare con i partner interessati le possibilità di avviare un dialogo permanente con l’AUKUS e una rappresentanza alle riunioni dei membri del QUAD anche in settori non militari come i cambiamenti climatici, la tecnologia, la salute e il commercio, al fine di allineare gli sforzi e rafforzare le sinergie tra le nostre rispettive strategie sulla regione indo-pacifica; sottolinea la necessità di sviluppare e rafforzare ulteriormente il quadro di cooperazione UE-Regno Unito, compresa la politica estera e di sicurezza; prende atto della mancanza di interesse finora espressa dal Regno Unito in tal senso;
  6. sottolinea il ruolo fondamentale che la connettività svolge nelle relazioni geopolitiche dell’UE e dei suoi Stati membri e accoglie con favore la comunicazione congiunta della Commissione e del VP/AR sulla strategia Global Gateway presentata nel dicembre 2021, volta ad aumentare la cooperazione sostenibile con Stati che condividono i nostri stessi principi e utilizzare il potere di persuasione per promuovere i valori europei e garantire partenariati solidi e durevoli; ritiene che tale iniziativa potrebbe essere un’alternativa interessante alla strategia cinese in materia di connettività per i partner dell’UE nella regione indo-pacifica e oltre; sottolinea l’importanza della cooperazione in materia di connettività affinché l’UE e la regione indo-pacifica affrontino con successo le nuove sfide in materia di sicurezza, tra cui la sicurezza informatica, la connettività digitale e le infrastrutture critiche, e ritiene che ciò dovrebbe includere anche sforzi per garantire la sicurezza delle infrastrutture Internet globali, compresi i cavi sottomarini; sottolinea l’importanza del rafforzamento della sicurezza climatica e dello sviluppo sostenibile attraverso gli investimenti in materia di connettività; chiede una rapida attuazione di tale strategia nella regione indo-pacifica, anche attraverso la realizzazione di progetti concreti e visibili;
  7. ritiene che la bussola strategica dell’UE dovrebbe considerare la regione indo-pacifica come una regione di interesse strategico fondamentale per l’UE, individuando nel contempo anche una serie di obiettivi concreti da conseguire nella regione e le capacità necessarie per conseguirli, basati sulla valutazione congiunta delle minacce; evidenzia che per essere un attore credibile per la sicurezza nella regione e a livello internazionale, l’UE ha bisogno di aumentare ulteriormente gli sforzi congiunti nello sviluppo delle capacità, soprattutto in campo marittimo, concentrandosi nel contempo su progetti di rilevanza strategica; raccomanda che la cooperazione UE-NATO sulle sfide di sicurezza relative alla regione indo-pacifica sia tenuta sufficientemente in conto durante lo sviluppo della bussola strategica dell’UE;

 

Rafforzamento dei partenariati con le organizzazioni regionali e i paesi democratici della regione

  1. ribadisce che il rafforzamento dei partenariati esistenti con gli attori regionali e la creazione di nuovi costituiscono elementi fondamentali della strategia; sottolinea che l’azione unificata tra l’UE e i suoi alleati tradizionali nella regione è fondamentale per raggiungere la stabilità; accoglie con favore il fatto che l’UE intenda intensificare i dialoghi con i partner in materia di sicurezza e difesa, anche per quanto riguarda lotta al terrorismo, sicurezza informatica, non proliferazione e disarmo, rafforzamento delle capacità, minacce ibride, sicurezza marittima e lotta all’interferenza e alla disinformazione, in particolare mediante la condivisione delle migliori pratiche, miglioramento della comunicazione strategica e raccolta di prove al fine di migliorare l’attribuzione collettiva e le sanzioni, rafforzare la sicurezza climatica e la risposta alle crisi e garantire un’efficace risposta multilaterale alla crisi della COVID-19 e alle future crisi sanitarie globali, oltre ai dialoghi in materia di sicurezza spaziale e marittima; accoglie inoltre con favore il fatto che l’UE dispieghi consulenti militari presso le delegazioni dell’UE nella regione, come ha fatto in Cina e Indonesia;
  2. pone l’accento sulla duratura cooperazione tra l’UE e l’ASEAN in materia di sicurezza e difesa e accoglie con favore la recente trasformazione delle relazioni bilaterali in partenariato strategico; ribadisce il forte impegno a sostegno della centralità e dell’architettura multilaterale inclusiva dell’ASEAN; invita l’UE a consolidare e ampliare la propria presenza nella regione rafforzando la cooperazione con l’ASEAN e i suoi membri; invita l’UE e l’ASEAN a coinvolgere l’UE nella riunione dei ministri della difesa dell’ASEAN Plus e nel vertice dell’Asia orientale; sottolinea il ruolo fondamentale della diplomazia parlamentare nel rafforzamento della democrazia e nella promozione dei diritti umani nella regione e incoraggia pertanto l’istituzione di un’Assemblea parlamentare UE-ASEAN e scambi parlamentari più numerosi e regolari con la regione, anche in occasione del vertice del 45° anniversario a Bruxelles nel 2022; sottolinea che l’UE dovrebbe valutare la possibilità di impegnarsi in misure di rafforzamento delle capacità con l’ASEAN in settori quali la prevenzione dei conflitti civili, la mediazione, il consolidamento della pace e la riconciliazione, anche cooperando con altri partner regionali su tali misure;
  3. accoglie con favore lo stretto coordinamento con Australia, Giappone, Repubblica di Corea e Nuova Zelanda in risposta alla guerra russa contro l’Ucraina e accoglie con favore lo stretto allineamento tra l’UE e questi quattro paesi quando si tratta di sanzionare Russia e Bielorussia per le loro azioni illegali e disumane; accoglie con favore il rafforzamento del dialogo tra la NATO e i quattro partner dell’Asia-Pacifico, ossia Australia, Giappone, Repubblica di Corea e Nuova Zelanda, al fine di affrontare questioni di sicurezza trasversali e sfide globali e migliorare la conoscenza reciproca degli sviluppi nell’ambito della sicurezza nelle regioni euro-atlantica e indo-pacifica, in particolare le riunioni di ambasciatori tra il Consiglio del Nord Atlantico (NAC) della NATO e questi quattro paesi dell’Asia-Pacifico, comunemente chiamato il formato “NAC+4”; chiede che l’UE sviluppi un dialogo simile con i quattro partner dell’Asia-Pacifico; sottolinea che le aree prioritarie di cooperazione con i partner dovrebbero concentrarsi sul rafforzamento delle capacità, sulle minacce ibride, sulla non proliferazione e sulla risposta alle crisi, sulla difesa informatica, sulla preparazione civile e sull’agenda delle Nazioni Unite su donne, pace e sicurezza; esorta la NATO a sfruttare il processo di riflessione 2030 per rafforzare la cooperazione con i suoi partner al fine di difendere i valori condivisi, consolidare la democrazia nella regione, rafforzare la resilienza e sostenere l’ordine internazionale basato su regole, garantendo nel contempo maggiore coerenza tra le politiche sulla Cina, nel pieno rispetto dell’autonomia di decisione e azione dell’Unione europea;
  4. accoglie con favore il progetto per una cooperazione rafforzata dell’UE in materia di sicurezza in Asia e con l’Asia e, per sostenerne l’attuazione, incoraggia scambi regolari e viaggi di studio per ufficiali militari al fine di facilitare la comprensione reciproca e promuovere un approccio strategico comune;
  5. ribadisce l’importanza del partenariato strategico ben consolidato tra l’UE e il Giappone e sottolinea il nostro partenariato nei settori della sicurezza, della difesa e della connettività; accoglie con grande favore la partecipazione del Giappone agli sforzi internazionali contro la pirateria nel Golfo di Aden, conducendo esercitazioni congiunte con l’operazione EUNAVFOR Atalanta; invita entrambi i partner a intensificare la cooperazione nel settore della sicurezza marittima e a sviluppare ulteriormente la PSDC in settori quali l’intelligence, lo sviluppo di capacità e la sicurezza informatica; accoglie con favore la stretta cooperazione e l’allineamento del Giappone con l’UE e gli Stati Uniti nella risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina e l’imposizione di sanzioni in risposta a tale palese violazione del diritto internazionale;
  6. invita l’UE a rafforzare ulteriormente il suo partenariato strategico con l’India; accoglie pertanto con favore gli impegni assunti dall’UE e dall’India nel settore della sicurezza e della difesa e il recente avvio del dialogo sulla sicurezza marittima; invita entrambe le parti a rafforzare ulteriormente la cooperazione operativa in mare, anche attraverso esercitazioni navali congiunte e scali portuali e azioni tese a proteggere e promuovere le linee di comunicazione marittime, anche come parte del partenariato in materia di connettività UE-India istituito recentemente; invita inoltre l’UE e l’India a migliorare il coordinamento e gli scambi reciproci per approfondire la conoscenza del dominio marittimo nella regione indo-pacifica; ribadisce che la stabilizzazione dell’Asia centrale e meridionale dovrebbe essere un obiettivo primario della cooperazione UE-India; deplora la mancanza di una chiara condanna da parte del governo indiano della guerra illegale della Russia contro l’Ucraina e invita il governo indiano a rivedere la sua posizione alla luce delle violazioni chiaramente dimostrate del diritto internazionale da parte della Russia; invita l’India, in quanto più grande democrazia del mondo, a non restare inerte mentre l’Ucraina, una delle più grandi democrazie europee, viene brutalmente attaccata e invita il governo indiano a esprimersi contro l’uccisione di civili innocenti e le azioni revisioniste e brutali perpetrate da Vladimir Putin;
  7. sottolinea che il rapporto tra l’Unione europea e l’Australia ha profonde radici storiche e legami umani e si basa su valori e principi comuni, quali la pace, la sicurezza e il rispetto della democrazia, dei diritti umani, dell’uguaglianza di genere e dello Stato di diritto, incluso il diritto internazionale; plaude agli sviluppi positivi della cooperazione UE-Australia in materia di sicurezza e difesa nel corso degli ultimi dieci anni e alla partecipazione dell’Australia alle operazioni di gestione delle crisi dell’UE; esorta entrambi i partner a migliorare ulteriormente il coordinamento e le sinergie al fine di promuovere la sicurezza e la stabilità nella regione indo-pacifica, anche in relazione alla libertà di navigazione, e a impegnarsi in discussioni tese a individuare aree di interesse comune per la futura cooperazione in materia di sicurezza e difesa; osserva, tuttavia, che la fiducia reciproca è stata inficiata dalla mancanza di consultazioni e informazioni sull’accordo AUKUS; esprime l’auspicio, in futuro, di una buona cooperazione reciproca in materia di difesa; accoglie con favore la stretta cooperazione e l’allineamento dell’Australia con l’UE e gli Stati Uniti nella risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina e l’imposizione di sanzioni in risposta a tale palese violazione del diritto internazionale;
  8. accoglie con favore la buona cooperazione tra l’UE e la Repubblica di Corea, anche nel settore della sicurezza e della difesa, e avverte che le attività nucleari della Repubblica popolare democratica di Corea rappresentano una grave minaccia per la pace e la sicurezza internazionali e per gli sforzi di disarmo e non proliferazione; sottolinea il ruolo cruciale svolto dalla Repubblica di Corea a sostegno degli sforzi per lo smantellamento completo, verificabile e irreversibile dei programmi nucleari e di missili balistici della Repubblica popolare democratica di Corea; invita il VP/AR e gli Stati membri a sfruttare la loro credibilità e le loro conoscenze per contribuire efficacemente a tali sforzi, anche sostenendo una dichiarazione di fine guerra in stretto coordinamento con i nostri partner internazionali; esorta la Repubblica popolare democratica di Corea a firmare e ratificare rapidamente il trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT) e a tornare a rispettare il trattato di non proliferazione nucleare; sottolinea che la cooperazione tra l’UE e la Repubblica di Corea in materia di sicurezza informatica si è rivelata uno strumento efficace per contrastare gli attacchi informatici originati dalla Repubblica popolare democratica di Corea e da altri paesi della regione; invita l’UE e la Repubblica di Corea a intensificare gli sforzi per combattere la criminalità informatica e creare infrastrutture resilienti; invita l’UE e la Repubblica di Corea ad approfondire la loro cooperazione in materia di politica e tecnologia spaziali; accoglie con favore la stretta cooperazione e l’allineamento della Repubblica di Corea con l’UE e gli Stati Uniti nella reazione alla guerra della Russia contro l’Ucraina e l’imposizione di sanzioni in risposta a questa palese violazione del diritto internazionale;
  9. ritiene che Taiwan sia un partner fondamentale e un alleato democratico nella regione indo-pacifica e sostiene fermamente il suo percorso democratico; sottolinea lo stretto sostegno e amicizia dell’UE con Taiwan e, anche alla luce della guerra russa contro l’Ucraina, confuta fermamente qualsiasi tentativo della propaganda cinese di tracciare somiglianze tra la guerra russa in Ucraina e la situazione generale della sicurezza di Taiwan, poiché tali situazioni differiscono in modo significativo, sia storicamente che relativamente al ruolo di Taiwan nel contesto regionale e globale; accoglie con favore il ruolo positivo svolto da Taiwan per la promozione della pace e della sicurezza nella regione indo-pacifica e in particolare nello stretto di Taiwan; sottolinea la necessità di un coordinamento più stretto con i partner che condividono i nostri stessi principi per mantenere la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan; ribadisce che le relazioni tra Cina e Taiwan dovrebbero essere sviluppate in modo costruttivo attraverso dialoghi, senza coercizione o tattiche destabilizzanti da entrambe le parti; sottolinea la sua opposizione a qualsiasi azione unilaterale che possa minare lo status quo dello stretto di Taiwan e ribadisce che qualsiasi modifica alle relazioni tra le due sponde dello stretto non deve essere imposta contro la volontà dei cittadini di Taiwan; invita l’UE a rafforzare il partenariato esistente con Taiwan in modo da promuovere valori comuni come la democrazia, i diritti umani, lo Stato di diritto e il buon governo nella regione indo-pacifica, lavorare insieme su temi quali linee di comunicazione marittime sicure e spazio aereo aperto e sicuro e impegnarsi in sforzi congiunti per affrontare i cambiamenti climatici; sostiene una più stretta cooperazione tra le agenzie europee e taiwanesi pertinenti, le ONG e i gruppi di riflessione e ribadisce il sostegno alla partecipazione di Taiwan come membro osservatore nelle organizzazioni internazionali, compresa l’Organizzazione mondiale della sanità; accoglie con favore la stretta cooperazione e l’allineamento di Taiwan con l’UE e gli Stati Uniti nella risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina e l’imposizione di sanzioni in risposta a tale palese violazione del diritto internazionale;
  10. accoglie con favore il ruolo positivo che la Nuova Zelanda svolge in materia di pace e sicurezza regionali; plaude alla forte focalizzazione dell’accordo di partenariato UE-Nuova Zelanda sulle relazioni e la cooperazione in materia di lotta alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro, anche nell’affrontare l’indebolimento della resilienza economica, il che rappresenta un fattore di rischio fondamentale per la sicurezza; elogia il contributo della Nuova Zelanda alle missioni dell’UE come l’operazione EUNAVFOR Atalanta; accoglie con favore la decisione presa di recente dal comitato congiunto di valutare ulteriori opportunità per rafforzare la cooperazione nella regione indo-pacifica, in particolare nei settori della sicurezza marittima, e di intensificare gli scambi in materia di lotta al terrorismo, all’estremismo violento e ai contenuti terroristici online, nonché alle ingerenze straniere e alla disinformazione; attende con interesse di lavorare insieme per difendere il diritto internazionale nella regione; accoglie con favore la stretta cooperazione e l’allineamento della Nuova Zelanda con l’UE e gli Stati Uniti nella risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina e l’imposizione di sanzioni in risposta a tale palese violazione del diritto internazionale;
  11. chiede all’UE di rafforzare la cooperazione con gli Stati del Pacifico sia attraverso il Forum delle isole del Pacifico che con il nuovo accordo concluso tra l’UE e l’OSACP; suggerisce di includere la nuova assemblea parlamentare UE-OSACP e in particolare la relativa assemblea parlamentare regionale UE-Pacifico nella strategia dell’UE sulla regione indo-pacifica;
  12. pone in evidenza l’importante contributo dei partner della regione indo-pacifica alle missioni e operazioni PSDC dell’UE, e il loro possibile potenziamento, attraverso accordi quadro di partecipazione con Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea e Vietnam e invita a concludere ulteriori accordi analoghi con i paesi partner democratici; sostiene gli sforzi dei partner della regione indo-pacifica per sviluppare la propria capacità di mantenimento della pace;
  13. esorta l’UE a invitare i partner indo-pacifici che condividono i nostri stessi principi a partecipare a progetti selezionati di cooperazione strutturata permanente, a condizione che la partecipazione di paesi terzi sia eccezionale e decisa caso per caso sulla base di una serie concordata di condizioni politiche, sostanziali e giuridiche; sottolinea che tale cooperazione potrebbe essere nell’interesse strategico dell’UE, tra l’altro quando si tratta di fornire competenze tecniche o capacità aggiuntive, e potrebbe migliorare l’interoperabilità e la coerenza, in particolare nel caso di partner strategici come le democrazie della regione indo-pacifica;

 

Libertà dei beni collettivi globali: la base fondamentale per le relazioni UE-Indo-Pacifico

La dimensione della sicurezza marittima

  1. sottolinea che la sicurezza marittima e la libertà di navigazione, che devono essere garantite conformemente al diritto internazionale e, in particolare, alla UNCLOS, rientrano tra le principali sfide nella regione indo-pacifica; richiede una maggiore azione esterna dell’UE, in particolare gli sforzi diplomatici, per rafforzare la cooperazione marittima con i paesi della regione indo-pacifica; invita tutti gli Stati che non l’hanno fatto a ratificare rapidamente l’UNCLOS; accoglierebbe con favore anche l’introduzione di quadri sistematici e coordinati, compresi esercitazioni navali congiunte, scali portuali e sforzi contro la pirateria, che consentirebbero di migliorare la diplomazia navale e contribuirebbero alla sicurezza marittima regionale;
  2. invita l’UE e gli Stati membri a rafforzare le proprie capacità marittime nella regione in maniera coordinata e autonoma, anche valutando modi per garantire una presenza navale europea permanente e credibile nell’Oceano Indiano; sottolinea l’esigenza di rafforzare la capacità dell’UE in qualità di garante di una sicurezza marittima effettiva e sottolinea la necessità di discutere e individuare le sfide più rilevanti e urgenti che possono essere realisticamente affrontate con l’aiuto dell’UE in stretta cooperazione con i partner della regione, compresa la protezione delle sue navi e dei suoi equipaggi; evidenzia che la Francia è l’unico Stato membro con una presenza militare permanente nell’Oceano Indiano; accoglie con favore il fatto che Paesi Bassi e Germania abbiano inviato fregate nella regione; sottolinea che in futuro potrebbero essere eseguite e saranno necessarie più missioni navali, comprese le missioni a livello dell’UE, inserite in un approccio coordinato e globale volto alla sicurezza regionale; plaude alle esercitazioni navali congiunte che EUNAVFOR Atalanta ha finora condotto insieme a Giappone, Repubblica di Corea, India, Vietnam, Oman e Gibuti e incoraggia il rafforzamento di tali esercitazioni congiunte; sottolinea che EUNAVFOR Atalanta ha un importante ruolo di diplomazia navale da svolgere; accoglie con favore il suo forte contributo alla sicurezza regionale nell’Oceano Indiano, in particolare proteggendo con successo le navi del Programma alimentare mondiale e arginando la pirateria, e plaude alle sinergie create con EUCAP Somalia ed EUTM Somalia; elogia inoltre la cooperazione con la Nuova Zelanda e la marina militare statunitense e il lavoro svolto congiuntamente con l’operazione Ocean Shield della NATO e con l’operazione AGENOR, la componente militare dell’iniziativa di sensibilizzazione alla situazione marittima nello stretto di Hormuz (EMASOH) a guida europea; invita gli Stati membri costieri a potenziare le proprie capacità militari navali al fine di rafforzare la presenza e la visibilità dell’UE nel settore marittimo mondiale e invita l’UE ad ampliare l’ambito geografico dell’EUNAVFOR Atalanta nell’Oceano Indiano; invita gli Stati membri che hanno già aumentato la loro presenza navale nella regione indo-pacifica a coordinare il loro approccio nei forum dell’UE; plaude a tale riguardo alla recente decisione del Consiglio “Affari esteri” di avviare l’attuazione del concetto di presenze marittime coordinate nell’Oceano Indiano nord-occidentale istituendo una zona marittima di interesse che copra la zona marittima dallo stretto di Hormuz al tropico meridionale e dal Mar Rosso settentrionale verso l’Oceano Indiano centrale, basandosi sul patrimonio individuale degli Stati membri; richiede forti sinergie con EUNAVFOR Atalanta; accoglie con favore il rapido lancio di EUTM Mozambico;
  3. ricorda che un’efficace sicurezza marittima richiede una visione più ampia della stabilità marittima, che tenga conto dei problemi a terra della corruzione, dello Stato di diritto, delle cause profonde della pesca illegale, delle droghe illegali, del traffico di armi e di esseri umani, della pirateria, nonché dell’impatto ambientale delle attività marittime commerciali e industriali, compresa l’estrazione di risorse di combustibili fossili; invita l’UE ad affrontare tali problemi parallelamente alle misure di sicurezza marittima più tradizionali;
  4. accoglie con favore le attività navali congiunte e invita l’UE e i partner della regione indo-pacifica a rafforzare ulteriormente i quadri di cooperazione marittima esistenti; invita l’UE a valutare con i suoi partner la necessità di istituire un sistema di monitoraggio delle violazioni del diritto marittimo internazionale nella regione indo-pacifica; sottolinea il valore aggiunto per l’UE derivante dalla partecipazione ai forum di cooperazione regionale, quali il dialogo ad alto livello UE-ASEAN sulla cooperazione in materia di sicurezza marittima, il Meeting Asia-Europa e il Forum regionale dell’ASEAN;
  5. invita l’UE a integrare la propria presenza marittima con programmi di rafforzamento delle capacità destinati a partner che condividono i nostri stessi principi, anche attraverso la continua attuazione dei progetti CRIMARIO I e II nel quadro del programma UE per le rotte marittime a rischio ed estendendo la cooperazione ad azioni di promozione della conoscenza e condivisione delle informazioni riguardanti il settore marittimo; esorta l’UE a valutare l’opportunità di estendere la dimensione geografica del progetto CRIMARIO al Pacifico meridionale;
  6. sottolinea il fatto che la gestione della pesca è un aspetto rilevante dell’ambiente marittimo; esorta l’Unione a continuare a promuovere la governance degli oceani nella regione e la gestione sostenibile delle risorse marine attraverso l’attuazione di accordi di collaborazione nel settore della pesca sostenibile e la sua partecipazione alle organizzazioni regionali di gestione della pesca; invita l’UE a rafforzare la sua cooperazione con partner internazionali che condividono i nostri stessi principi per combattere lo sfruttamento eccessivo della pesca, l’eccesso di capacità e la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata nella regione indo-pacifica e a inserire sistematicamente la gestione della pesca nell’agenda dei dialoghi sulla sicurezza marittima con i suoi partner indo-pacifici; esorta l’Unione a continuare a promuovere il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei pescatori nella regione indo-pacifica, conformemente alle convenzioni e ad altre normative dell’Organizzazione internazionale del lavoro; chiede altresì alla Commissione di prestare particolare attenzione agli aspetti di sicurezza e di difesa nel prossimo aggiornamento della sua comunicazione sulla governance internazionale degli oceani, previsto per il 2022;

 

La dimensione tecnologica, informatica, aerea e spaziale

  1. sottolinea l’importanza delle informazioni e della sicurezza informatica quali elementi dell’infrastruttura critica dell’economia globale e per la protezione delle democrazie dalla disinformazione e dagli attacchi malevoli; accoglie con favore gli sforzi dell’UE volti a rafforzare ulteriormente la cooperazione sulla criminalità informatica e il rafforzamento delle capacità di resilienza informatica per i partner nella regione; invita l’UE e i partner indo-pacifici a rafforzare la cooperazione nella lotta contro le minacce ibride, comprese le campagne di disinformazione; sottolinea la necessità che l’UE si coordini con partner indo-pacifici che condividono i nostri stessi principi sull’attribuzione collettiva e sui meccanismi volti a condividere prove e informazioni che servano da base per l’imposizione di sanzioni informatiche; invita l’UE e la NATO ad allineare le rispettive strategie volte a fornire risposte adeguate agli attacchi informatici provenienti dalla regione; invita il Consiglio e la Commissione ad affrontare la sfida della disinformazione in modo simile alla disinformazione proveniente dall’area orientale dell’UE; propone di istituire un polo indipendente di comunicazione strategica dell’UE per la regione indo-pacifica con personale e risorse dedicati inserito in una delegazione dell’UE nella regione;
  2. accoglie con favore la cooperazione avviata tra l’UE e numerosi partner della regione indo-pacifica nel settore della sicurezza informatica e della difesa; chiede all’UE di accelerare la creazione di una rete per la diplomazia informatica tesa a promuovere le norme e i quadri giuridici in materia di sicurezza informatica nella regione; invita l’UE e i paesi della regione indo-pacifica che condividono i nostri stessi principi a promuovere uno spazio informatico basato su regole, libero, aperto e sicuro e a rafforzare la regolamentazione internazionale della sfera cibernetica, anche attraverso la convenzione di Budapest, e a promuovere iniziative nel quadro delle Nazioni Unite;
  3. esorta l’UE a sviluppare partenariati regionali e globali con i produttori democratici regionali di tecnologie critiche con l’ambizione di lavorare verso un’alleanza globale di democrazie tecnologiche per l’istituzione di norme e standard equi, aperti e orientati ai valori relativi a un uso delle tecnologie basato su regole, etico e antropocentrico, che rispetti la vita privata dei singoli utenti, in particolare per quanto riguarda l’intelligenza artificiale e la governance di Internet; chiede una stretta cooperazione e coordinamento tra l’UE e i paesi indo-pacifici nella risposta e nella mitigazione delle possibili tensioni sulle catene di approvvigionamento globali a seguito delle sanzioni internazionali contro le imprese e i settori economici russi; chiede una cooperazione rafforzata con i partner democratici della regione indo-pacifica nell’elaborazione di norme globali sull’uso militare dell’intelligenza artificiale e un divieto globale di sistemi di armi completamente autonomi; chiede un approccio strategico coordinato a livello europeo nei confronti della regione, al fine di garantire le forniture di tecnologie e materiali critici e rafforzare la capacità di produzione dei partner democratici; chiede requisiti rigorosi, sia politici che tecnici, per l’acquisto di tali tecnologie da Stati non democratici della regione come la Cina;
  4. chiede un accesso paritario e libero allo spazio aereo sulla base del pieno rispetto del diritto internazionale; sostiene l’impegno a favore della circolazione aperta e libera attraverso iniziative quali l’accordo globale sul trasporto aereo tra l’UE e l’ASEAN;
  5. sottolinea la crescente importanza della dimensione spaziale della cooperazione e della sicurezza internazionale; esprime preoccupazione per l’aumento dello sviluppo e della proliferazione delle armi spaziali, incrementando il pericolo di una corsa agli armamenti; sottolinea la necessità di rafforzare la cooperazione e il dialogo regionali e globali sulle questioni spaziali, anche attraverso l’Ufficio delle Nazioni Unite per le questioni spaziali, come mezzo per allentare le tensioni e prevenire l’utilizzo dello spazio a scopo bellico; invita l’UE ad approfondire il successo della cooperazione in materia di politica e tecnologia spaziali con la Repubblica di Corea e il Giappone e ad avviare la cooperazione in materia di competenze e tecnologia spaziali con altri partner regionali;

 

Sfide non tradizionali in materia di sicurezza

  1. pone in evidenza che la lotta contro l’estremismo violento e la propaganda è nell’interesse comune dell’UE e dei paesi della regione indo-pacifica, nonché della comunità internazionale; invita l’UE a sviluppare un progetto di prevenzione dell’estremismo violento e lotta allo stesso, comprese le azioni volte a rafforzare la resilienza all’estremismo violento, come una piattaforma unificata per contrastare l’estremismo nella regione indo-pacifica; invita l’UE e i partner indo-pacifici che condividono i nostri stessi principi a rafforzare la cooperazione tra i servizi di intelligence antiterrorismo, anche intensificando gli scambi accademici; sottolinea la necessità di promuovere ulteriormente la cooperazione tra Europol e Aseanopol, nonché tra Europol e le autorità nazionali di contrasto, al fine di agevolare lo scambio di buone prassi e competenze in diversi settori di particolare interesse, quali la lotta al terrorismo, la lotta alla criminalità transnazionale, la tratta di esseri umani e il traffico di armi illegali e migranti; ricorda che la tratta di esseri umani rimane una sfida nell’intera regione indo-pacifica; invita l’UE a sostenere i partner regionali nella lotta contro la tratta di esseri umani e a sostenerli nell’attuazione del protocollo delle Nazioni Unite contro la tratta di esseri umani e delle iniziative regionali come la Convenzione dell’ASEAN contro la tratta di esseri umani, in particolare di donne e bambini;
  2. chiede un maggiore impegno con i paesi indo-pacifici nell’affrontare le sfide alla sicurezza provenienti dall’Afghanistan dopo l’acquisizione del potere dei talebani, compresi il terrorismo e il traffico di droga e di esseri umani, affrontando nel contempo la crisi umanitaria e le minacce alla sicurezza umana;
  3. evidenzia che il rischio di proliferazione di armi nucleari e la rapida crescita e diffusione di nuove capacità nucleari tecnologicamente avanzate e tecnologie missilistiche nella regione indo-pacifica rimangono motivo di grave preoccupazione per la sicurezza regionale e globale; esprime profonda preoccupazione per i continui ostacoli al disarmo e all’architettura di controllo degli armamenti; esorta l’UE e i paesi partner che condividono i nostri stessi principi ad approfondire la cooperazione in materia di nucleare, sicurezza e non proliferazione delle armi nucleari, chimiche e biologiche e a sostenere l’attuazione e l’universalizzazione del trattato sul commercio degli armamenti nella regione indo-pacifica; invita l’UE a coordinarsi con partner che condividono i nostri stessi principi per impegnarsi in un’intensa diplomazia con la Cina, tenendo conto della modernizzazione in corso del suo arsenale nucleare, compresi i missili ipersonici a capacità nucleare, al fine di raggiungere un nuovo regime universale di controllo degli armamenti, e un’efficace architettura di disarmo e non proliferazione, in particolare per quanto riguarda un possibile successore del trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio e del nuovo trattato di riduzione degli armamenti strategici, in scadenza nel 2026, al fine di tutelare l’UE e gli interessi di sicurezza internazionale; chiede che siano mantenuti e preservati i trattati e gli strumenti internazionali vigenti in materia di disarmo e non proliferazione; invita gli Stati al di fuori del quadro del trattato di non proliferazione delle armi nucleari in possesso di armi nucleari ad astenersi dalla proliferazione di qualsiasi tecnologia nucleare di tipo militare e ad aderire al trattato; elogia l’iniziativa dei centri di eccellenza dell’UE per la mitigazione del rischio chimico, biologico, radiologico e nucleare, finanziata nell’ambito dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale, e invita il servizio europeo per l’azione esterna a continuare ad approfondire la formazione e il rafforzamento delle capacità dei nostri partner indo-pacifici; sostiene il Trattato per la denuclearizzazione del Sud-est asiatico, in quanto regione libera da armi nucleari e altre armi di distruzione di massa, e in particolare l’obiettivo di promuovere il disarmo nucleare;
  4. ricorda che la regione indo-pacifica è altamente esposta ai cambiamenti climatici, comportando gravi rischi per la sicurezza nella regione; incoraggia i partner dell’UE nella regione indo-pacifica a intensificare le azioni per la lotta ai cambiamenti climatici in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi ed esorta l’UE a sostenere detti partner nella riduzione delle emissioni e nell’attuazione delle misure di mitigazione dei cambiamenti climatici e ad aumentare le loro capacità di valutazione, anticipazione e gestione dei rischi per la sicurezza climatica; invita l’UE a inserire i rischi per la sicurezza legati al clima in cima all’agenda della cooperazione strategica UE-regione indo-pacifica e ad attuare pienamente la tabella di marcia dell’UE in materia di difesa e clima nel suo impegno nella regione;
  5. accoglie con favore il piano dell’UE di rafforzare il suo impegno con la regione indo-pacifica in materia di assistenza umanitaria e capacità di soccorso in caso di catastrofe; invita l’UE e i suoi partner della regione indo-pacifica a rendere prioritarie la prevenzione delle catastrofi e la resilienza e ad accelerare l’attuazione del quadro di Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi 2015-2030;
  1. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al servizio europeo per l’azione esterna e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Proposte di risoluzione

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulle violazioni delle libertà fondamentali a Hong Kong

19.1.2022 – (2022/2503(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • viste tutte le sue precedenti risoluzioni su Hong Kong, in particolare quelle dell’8 luglio 2021 su Hong Kong, in particolare il caso di Apple Daily[1], del 21 gennaio 2021 sulla repressione dell’opposizione democratica a Hong Kong[2], del 19 giugno 2020 sulla legge della RPC sulla sicurezza nazionale per Hong Kong e la necessità che l’UE difenda l’elevato grado di autonomia di Hong Kong[3], del 18 luglio 2019 sulla situazione a Hong Kong[4], nonché del 24 novembre 2016 sul caso di Gui Minhai, editore incarcerato in Cina[5],
  • viste le sue precedenti risoluzioni sulla Cina, in particolare quelle del 16 settembre 2021 su una nuova strategia UE-Cina[6], del 20 maggio 2021 sulle controsanzioni cinesi nei confronti di entità dell’UE, di deputati al Parlamento europeo e di deputati nazionali[7], del 12 settembre 2018 sullo stato delle relazioni UE-Cina[8] e del 16 dicembre 2015 sulle relazioni UE-Cina[9],
  • viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) Josep Borrell del 20 dicembre 2021 sulle elezioni del Consiglio legislativo svoltesi il 19 dicembre 2021 e del 9 giugno 2021 sulle modifiche del sistema elettorale di Hong Kong, nonché la sua dichiarazione, a nome dell’UE, dell’11 marzo 2021 sul sistema elettorale di Hong Kong e tutte le sue altre dichiarazioni e affermazioni sulla situazione a Hong Kong,
  • vista la dichiarazione resa il 23 giugno 2021 dal portavoce del servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) sulla chiusura delle operazioni di Apple Daily a Hong Kong,
  • vista la dichiarazione resa il 21 ottobre 2021 dal portavoce del SEAE sull’espulsione di consiglieri distrettuali democraticamente eletti e la riduzione degli spazi per la società civile,
  • visto l’11° dialogo strategico UE-Cina del 28 settembre 2021 tra il VP/AR Josep Borrell e il consigliere di Stato e ministro degli Affari esteri cinese Wang Yi,
  • viste le osservazioni formulate dal Presidente del Consiglio europeo Charles Michel a seguito della riunione dei leader UE-Cina del 14 settembre 2020,
  • vista la dichiarazione congiunta del Presidente Michel e della Presidente von der Leyen sulla difesa degli interessi e dei valori dell’UE in un partenariato complesso e vitale, resa a seguito del 22º vertice UE-Cina tenutosi il 22 giugno 2020,
  • vista la legge fondamentale della regione amministrativa speciale (RAS) di Hong Kong, adottata il 4 aprile 1990 ed entrata in vigore il 1° luglio 1997,
  • vista la dichiarazione congiunta del governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e del governo della Repubblica popolare cinese (RPC) del 19 dicembre 1984 sulla questione di Hong Kong, anche nota come dichiarazione congiunta sino-britannica, registrata dai governi cinese e britannico presso le Nazioni Unite il 12 giugno 1985,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 28 luglio 2020 su Hong Kong,
  • visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 16 dicembre 1966 e le preoccupazioni espresse dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti umani nel suo elenco di questioni del 26 agosto 2020 in relazione alla quarta relazione periodica di Hong Kong, Cina,
  • vista la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948,
  • visti l’articolo 144, paragrafo 5, e l’articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,
  1. considerando che la promozione e il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto dovrebbero restare al centro delle relazioni di lunga data tra l’UE e la Cina, coerentemente con l’impegno dell’UE per la difesa di tali valori nelle sue azioni esterne e con l’interesse manifestato dalla Cina ad aderire a essi nell’ambito della sua cooperazione allo sviluppo e internazionale;
  2. considerando che Hong Kong è vincolata dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e ha l’obbligo giuridico di rispettare il diritto alla libertà di informazione, di espressione e di associazione nonché di garantire un giusto processo; che l’adempimento, da parte di Hong Kong, dei suoi obblighi derivanti dal Patto sarà presto oggetto di un riesame;
  3. considerando che tra il 1° luglio 2020 e la fine del 2021 la polizia di Hong Kong ha arrestato o disposto l’arresto di almeno 139 persone sulla base della legge sulla sicurezza nazionale; che alla fine del 2021 erano stati formalizzati capi di accusa nei confronti di 94 persone, 60 delle quali si trovavano in custodia cautelare; che l’espressione politica pacifica è stata limitata in modo sproporzionato e persino criminalizzata nell’ambito della legge sulla sicurezza nazionale; che attivisti di spicco come Chow Hang-tung sono stati accusati di aver incoraggiato i cittadini ad accendere candele per commemorare le vittime di piazza Tienanmen e che l’Alleanza di Hong Kong a sostegno dei movimenti democratici patriottici della Cina si è sciolta dopo che le autorità hanno utilizzato la veglia annuale a lume di candela, che il gruppo organizzava da 30 anni in memoria degli eventi di piazza Tienanmen, come prova del fatto che “stesse mettendo in pericolo la sicurezza nazionale”; che la legge sulla sicurezza nazionale viola in modo flagrante il principio “un paese, due sistemi” e la dichiarazione congiunta sino-britannica;
  4. considerando che l’opposizione politica a Hong Kong è stata effettivamente annientata a seguito degli arresti di 55 persone, la maggior parte delle quali erano legislatori e attivisti a favore della democrazia, avvenuti il 6 e 7 gennaio 2021 sulla base della legge sulla sicurezza nazionale;
  5. considerando che il 17 giugno 2021 500 funzionari di polizia hanno fatto irruzione negli uffici di Apple Daily, confiscando computer e documenti, tra cui alcuni contenenti materiale giornalistico, e arrestando cinque dirigenti del giornale; che tutti sono stati accusati di “collusione con un paese straniero o elementi esterni al fine di mettere in pericolo la sicurezza nazionale” sulla base della legge sulla sicurezza nazionale; che il 23 giugno 2021 Apple Daily ha annunciato la sua chiusura dopo 26 anni di attività; che le accuse di “cospirazione finalizzata alla pubblicazione di materiale sedizioso” nei confronti di Jimmy Lai, attivista per la democrazia ed ex proprietario di Apple Daily, nonché di altri sei ex giornalisti del quotidiano rappresentano un ulteriore attacco alla libertà di stampa a Hong Kong;
  6. considerando che il 29 dicembre 2021 200 funzionari di polizia hanno fatto irruzione negli uffici di Apple Daily, confiscando computer e documenti e arrestando sette persone, tutti ex membri o membri attuali della direzione della società, per cospirazione finalizzata alla pubblicazione di materiale sedizioso; che Stand News è stato chiuso immediatamente; che DB Channel, organo di informazione online di Hong Kong, ha cessato le sue attività in città, in quanto il suo cofondatore Frankie Fung è stato arrestato ed è in attesa di giudizio a norma della legge sulla sicurezza nazionale; che Citizen News, un altro organo di informazione online filodemocratico, ha recentemente annunciato la sua chiusura, adducendo come motivazione il “deterioramento del panorama mediatico”;
  7. considerando che Amnesty International ha chiuso i suoi due uffici a Hong Kong alla fine del 2021 a causa della legge sulla sicurezza nazionale, che ha precluso alle organizzazioni per i diritti umani la possibilità di operare liberamente e senza timore di gravi rappresaglie da parte del governo; che tra il 1° gennaio 2021 e il 4 gennaio 2022 più di 60 organizzazioni della società civile hanno cessato le loro attività a causa della repressione attuata, compresi 12 sindacati, otto organizzazioni mediatiche, otto gruppi di quartiere, sette gruppi professionali, cinque organizzazioni studentesche e quattro gruppi religiosi;
  8. considerando che decine di attivisti per la democrazia di Hong Kong, tra cui Ma Chun-man, Tony Chung Hon-lam e Chow Hang-tung, sono stati incarcerati per incitamento alla secessione e alla sovversione ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale;
  9. considerando che l’Unione europea continua a nutrire forti preoccupazioni riguardo alla legge sulla sicurezza nazionale della RPC per Hong Kong; che si tratta di una questione delicata, con conseguenze di vasta portata per Hong Kong e la sua popolazione, per i cittadini dell’UE e di paesi terzi, per le organizzazioni della società civile dell’UE e internazionali, nonché per la fiducia delle imprese nei confronti di Hong Kong; che l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale ha aumentato i rischi per i cittadini dell’UE a Hong Kong;
  10. considerando che l’Unione europea ha un forte interesse in termini di stabilità e prosperità costanti di Hong Kong, nell’ambito del principio “un paese, due sistemi”, e attribuisce grande importanza al mantenimento dell’elevato livello di autonomia di Hong Kong, in linea con la legge fondamentale e con gli impegni internazionali; che, nel contesto attuale, tali principi sono sul punto di essere compromessi in modo irreversibile;
  11. considerando che le elezioni del Consiglio legislativo, con voto “riservato ai soli patrioti”, si sono tenute il 19 dicembre 2021 conformemente alla nuova normativa imposta da Pechino, in base alla quale i partiti filodemocratici sono stati di fatto esclusi dalla candidatura, gli appelli al boicottaggio o al voto in bianco rivolti agli elettori sono stati criminalizzati, la RAS di Hong Kong ha minacciato gli organi di informazione internazionali che si occupavano delle elezioni, il diritto di voto è stato esteso agli abitanti di Hong Kong che risiedono nella Cina continentale e solo il 30 % degli elettori registrati si è recano alle urne; che le recenti modifiche del sistema elettorale sono contrarie agli impegni a favore di una maggiore rappresentanza democratica sanciti dalla legge fondamentale; che Hong Kong è rimasta priva di alcuna opposizione filodemocratica, dal momento che i suoi rappresentanti sono stati interdetti dalla partecipazione alle elezioni o sono stati incarcerati;
  12. considerando che nel luglio 2021 21 candidati pro-democrazia sono stati esclusi dalla candidatura alle elezioni legislative di Macao; che il 12 settembre 2021 le elezioni della settima Assemblea legislativa di Macao si sono svolte in assenza di una vera opposizione politica, il che potrebbe determinare un’instabilità sociale a lungo termine, e hanno registrato un record negativo in termini di affluenza, la quale si è attestata al 42,38 %; che ai giornalisti dell’emittente pubblica di Macao è stato ordinato di promuovere “il patriottismo, il rispetto e l’amore” per la Cina e almeno sei giornalisti si sono dimessi dopo l’introduzione di nuove regole redazionali, il che dimostra che le preoccupazioni relative alla legge sulla sicurezza nazionale riguardano anche altre regioni; che anche la legge fondamentale di Macao tutela la libertà di stampa e sarà in vigore fino al 2049;
  13. considerando che le pressioni sulla società civile di Hong Kong si sono intensificate, come dimostrano lo scioglimento della Confederazione dei sindacati di Hong Kong, dell’Alleanza di Hong Kong a sostegno dei movimenti democratici patriottici della Cina, del Gruppo degli avvocati cinesi per i diritti umani, dell’Unione degli insegnanti professionisti di Hong Kong e del Fronte per i diritti umani e civili, nonché la chiusura dell’ufficio di Amnesty International;
  14. considerando che la governatrice di Hong Kong Carrie Lam ha affermato che nella RAS entrerà in vigore l’articolo 23 della legge sulla sicurezza nazionale, il quale criminalizza le organizzazioni politiche straniere e le dissuade dallo svolgere attività a Hong Kong;
  15. considerando che l’indipendenza del potere giudiziario deve essere garantita, dato il suo ruolo fondamentale nella tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali a Hong Kong;
  16. considerando che, nella sua risoluzione dell’8 luglio 2021, il Parlamento ha invitato “la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a declinare gli inviti per rappresentanti governativi e diplomatici a partecipare alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, a meno che il governo cinese non dimostri un miglioramento verificabile della situazione dei diritti umani a Hong Kong”;
  17. considerando che la Cina ha adottato una retorica aggressiva e, senza rendere spiegazioni o dichiarazioni, ha introdotto un divieto di fatto che impedisce l’accesso nel mercato cinese ai prodotti fabbricati in Lituania; che tali misure e pratiche non contemplate dalla legislazione violano non solo tutte le norme commerciali internazionali e dell’Organizzazione mondiale del commercio, bensì incidono anche direttamente sui principi alla base del mercato unico dell’UE;
  18. condanna con la massima fermezza il fatto che le libertà di espressione, di associazione e di stampa siano tanto fortemente limitate a Hong Kong quanto in Cina, e ribadisce la sua solidarietà con la popolazione di Hong Kong nella sua lotta per la libertà e la democrazia; deplora la persecuzione politica a cui sono stati sottoposti molti giornalisti, che ora si trovano in esilio o in carcere; invita la Cina a garantire che tutti i giornalisti possano svolgere il proprio lavoro liberamente, senza impedimenti né timori di ritorsioni; sottolinea che la libertà di stampa e dei mezzi di comunicazione dovrebbe essere garantita;
  19. chiede al governo di Hong Kong di rilasciare tutti i prigionieri politici a Hong Kong; chiede il rilascio immediato e incondizionato e il ritiro di tutte le accuse a carico di tutti i manifestanti pacifici di Hong Kong arrestati negli ultimi anni semplicemente per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione o altri diritti umani, come Joshua Wong, Koo Sze-yiu, Martin Lee, Albert Ho, Margaret Ng e Kok Tsz-lun, cittadino con doppia cittadinanza cinese e portoghese e pertanto cittadino dell’UE, che nel 2020 a Shenzhen è stato condannato a una pena detentiva di sette mesi per il suo presunto tentativo di fuggire da Hong Kong in barca ed si trova attualmente in custodia cautelare in attesa di giudizio a Hong Kong; condanna i procedimenti in corso, compresi quelli nei confronti dei difensori dei diritti umani Chow Hang-tung, Lee Cheuk-yan e Albert Ho; chiede il rilascio immediato e incondizionato del libraio svedese Gui Minhai, che è detenuto nella RPC;
  20. sottolinea che la Legge sulla sicurezza nazionale impedisce un rapporto di fiducia tra la Cina e l’UE, che sta compromettendo la futura cooperazione e sta portando ad un’ulteriore erosione della credibilità di Pechino sulla scena internazionale, danneggiando al contempo, in modo significativo, lo status e la reputazione internazionali di Hong Kong e Macao; esorta le autorità cinesi ad abrogare la Legge sulla sicurezza nazionale, che costituisce una violazione degli impegni e degli obblighi della RPC nel quadro del diritto internazionale, in particolare rispettivamente la dichiarazione congiunta sino-britannica e la dichiarazione congiunta sino-portoghese, ed esorta le autorità di Hong Kong e Macao a rispettare pienamente lo Stato di diritto, i diritti umani, i principi democratici e l’elevato livello di autonomia conformemente al principio “un paese, due sistemi” sancito dalla Legge fondamentale di Hong Kong e Macao e in linea con i loro obblighi nazionali e internazionali; prende atto con preoccupazione dei crescenti tentativi da parte del governo cinese di legittimare il suo sistema autoritario all’interno e all’esterno attraverso la cooptazione, la ridefinizione e la distorsione di una serie di idee politiche, tra cui i principi della democrazia, attraverso concetti quali “democrazia con caratteristiche di Hong Kong” o “democrazia popolare nell’integralità del processo”, e considera tali tentativi come una farsa politica;
  21. deplora profondamente le recenti modifiche alla legge elettorale di Hong Kong e gli arresti e le vessazioni nei confronti di rappresentanti dell’opposizione filodemocratica, che di diritto e di fatto impediscono lo svolgimento di elezioni libere ed eque a tutti i livelli e hanno portato allo smantellamento di tutte le forme di opposizione politica; sottolinea che ciò è contrario agli impegni a favore di una maggiore rappresentanza democratica sanciti dalla legge fondamentale di Hong Kong;
  22. deplora la decisione delle autorità di Hong Kong di vietare, negli ultimi due anni, la veglia annuale che si tiene il 4 giugno a piazza Tiananmen e la marcia annuale del 1º luglio, nonché la decisione della Corte d’appello di ultima istanza di Macao di vietare la veglia di piazza Tiananmen che si tiene annualmente in città; deplora profondamente la rimozione di un monumento alle vittime di piazza Tienanmen, il Pilastro della vergogna, da parte dell’Università di Hong Kong dalla sua struttura e ritiene che ciò sia parte di un costante attacco alla libertà accademica a Hong Kong e un tentativo di cancellare la storia e la memoria collettiva;
  23. invita il capo dell’esecutivo di Hong Kong a ritirare i piani per introdurre l’articolo 23 della Legge sulla sicurezza nazionale e a rinnovare l’impegno a rispettare la legge fondamentale, che garantisce la libertà di associazione, la libertà di riunione, la libertà di espressione e la libertà di religione e di credo;
  24. sottolinea che l’indipendenza della magistratura deve essere salvaguardata e che la politicizzazione dei tribunali deve essere evitata quale priorità fondamentale; ribadisce il suo invito al SEAE ad elaborare una relazione pubblica dettagliata sullo Stato di diritto e sull’indipendenza della magistratura, in aggiunta alla relazione annuale su Hong Kong; invita il SEAE a includere discussioni sul deterioramento della situazione dello Stato di diritto a Hong Kong e sulla sicurezza dei cittadini dell’UE nelle riunioni annuali di dialogo strutturato tra il governo della RAS di Hong Kong e l’UE;
  25. esprime preoccupazione per la nomina del capo di stato maggiore delle forze di polizia armate nello Xinjiang, Peng Jingtang, al posto di comandante di guarnigione dell’Esercito popolare di liberazione a Hong Kong e per i commenti che indicano l’intenzione di concentrarsi su presunte attività terroristiche a Hong Kong;
  26. invita la Commissione e gli Stati membri ad affrontare l’applicazione della Legge sulla sicurezza nazionale quale priorità assoluta all’ordine del giorno di tutte le riunioni UE-Cina, anche nelle consultazioni diplomatiche in preparazione di tali riunioni; ricorda che è importante, in occasione di ogni dialogo in materia di politica e diritti umani con le autorità cinesi e in linea con l’impegno dell’UE di esprimersi con una voce forte, chiara e univoca nel suo approccio alla Cina, che l’UE continui a sollevare la questione delle violazioni dei diritti umani in Cina, segnatamente il caso delle minoranze dello Xinjiang e del Tibet; ricorda che la Cina ha sottoscritto un’ampia gamma di trattati e convenzioni internazionali in materia di diritti umani e sottolinea pertanto l’importanza di proseguire il dialogo con la Cina per garantire che essa rispetti il suo impegno ad ottemperare al quadro internazionale in materia di diritti umani;
  27. è estremamente preoccupato per i tentativi delle autorità cinesi di colpire le comunità della diaspora di Hong Kong, compresi i difensori dei diritti umani, negli Stati membri dell’UE; ribadisce il suo invito agli Stati membri dell’UE a sospendere i trattati di estradizione in vigore con la RPC e Hong Kong;
  28. invita la Commissione e gli Stati membri a rivedere l’accordo di cooperazione e di assistenza amministrativa reciproca in materia doganale tra la Comunità europea e Hong Kong (Cina)[10] e il sostegno dell’UE a favore di un seggio di Hong Kong presso l’Organizzazione mondiale del commercio, alla luce della distruzione dell’autonomia che il territorio aveva nel quadro del modello “un paese, due sistemi” precedentemente istituito;
  29. ribadisce la sua profonda preoccupazione per le varie violazioni dei diritti umani in Cina e ricorda che è essenziale il pieno rispetto dei valori universali;
  30. invita il Consiglio a introdurre sanzioni mirate nel quadro del regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani (sanzioni di tipo Magnitsky dell’UE) nei confronti dei funzionari di Hong Kong e della RPC responsabili della repressione dei diritti umani in corso, tra cui Carrie Lam, Teresa Cheng Yeuk-wah, Xia Baolong, Zhang Xiaoming, Luo Huining, Zheng Yanxiong, Chris Tang Ping-keung e John Lee Ka-chiu; invita il Consiglio e la Commissione ad approvare l’elaborazione di un elenco di imprese che dovrebbero essere soggette a sanzioni e a divieti di investimento per la loro complicità nella repressione dei diritti umani in corso a Hong Kong;
  31. ribadisce la sua precedente posizione secondo cui qualsiasi ratifica dell’accordo globale UE-Cina sugli investimenti debba tenere conto dell’attuale situazione dei diritti umani a Hong Kong e dell’impegno della Cina nel quadro della dichiarazione congiunta sino-britannica;
  32. esprime preoccupazione per il fatto che la chiusura di Stand News e Citizen News comporterà una maggiore pressione da parte delle autorità cinesi sulle restanti pubblicazioni locali di notizie;
  33. sostiene pienamente le proposte di organizzare una sessione speciale o un dibattito urgente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite sul deterioramento della situazione dei diritti umani in Cina, anche per quanto riguarda l’attuazione della Legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong e Macao e l’adozione di una risoluzione volta a creare un meccanismo di monitoraggio e informazione in linea con un invito globale da parte di centinaia di organizzazioni della società civile di tutte le regioni e un invito ad agire da parte di un numero senza precedenti di procedure speciali delle Nazioni Unite;
  34. invita il VP/AR a cooperare strettamente con paesi e partner che condividono gli stessi principi per fermare l’erosione delle libertà di Hong Kong; accoglie con favore il recente dialogo bilaterale UE-USA sulla Cina e insiste sul fatto che un maggiore coordinamento in materia di diritti umani, anche concentrandosi sulla situazione a Hong Kong, dovrebbe essere un obiettivo fondamentale;
  35. ribadisce il suo invito agli Stati membri dell’UE ad attuare le conclusioni del Consiglio dell’UE del 28 luglio 2020 e a introdurre programmi di salvataggio per gli attivisti e i giornalisti filodemocratici di Hong Kong che rimangono a rischio di detenzione nell’ambito della repressione dei diritti umani in corso; ribadisce la necessità di fissare un calendario chiaro per l’attuazione del pacchetto di misure del luglio 2020 e invita il SEAE a continuare a mantenerne l’attuazione all’ordine del giorno e a preparare risposte concrete ai possibili effetti extraterritoriali della Legge sulla sicurezza nazionale;
  36. condanna la coercizione e l’intimidazione della Cina nei confronti della Lituania; accoglie con favore le recenti dichiarazioni di solidarietà con la Lituania volte a contrastare le azioni coercitive della Cina; esorta l’UE a difendere i principi fondamentali del mercato unico contro le intimidazioni cinesi;
  37. invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a declinare gli inviti per rappresentanti governativi e diplomatici a partecipare alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, dal momento che il governo cinese non ha dimostrato un miglioramento tangibile delle situazioni dei diritti umani a Hong Kong, a Macao, nella regione uigura dello Xinjiang, in Tibet e altrove in Cina;
  38. invita il SEAE a indagare sullo status dei principali attivisti filodemocratici di Hong Kong che non sono attualmente in carcere, ma che non sono in grado di lasciare il territorio a causa del fatto che le autorità continuano a confiscare i loro documenti di viaggio e a sottoporli a divieti di viaggio; invita il SEAE e gli Stati membri ad applicare pienamente gli orientamenti dell’UE sui difensori dei diritti umani, anche chiedendo visite nelle carceri, osservando i processi, rilasciando dichiarazioni pubbliche e sollevando casi presso le autorità a tutti i livelli; invita il SEAE a garantire risorse adeguate all’Ufficio dell’Unione europea a Hong Kong e Macao per consentirgli di continuare a svolgere e intensificare adeguatamente l’osservazione dei processi e il monitoraggio dei diritti umani;
  39. sottolinea, in particolare, l’importanza di rafforzare il sostegno al mondo accademico ampliando le borse di studio e altri tipi di strumenti di sostegno per gli accademici e gli studenti di Hong Kong, affinché possano essere iscritti a programmi di scambio e cooperare con le università dell’UE; invita il SEAE e la Commissione a sviluppare e coordinare misure volte a proteggere la libertà accademica degli studenti e degli scienziati di Hong Kong presso le università dell’UE dalle pressioni delle autorità cinesi;
  40. invita la Commissione e il SEAE ad avanzare in merito all’applicazione e ad adoperarsi nell’ambito di meccanismi adeguati di controllo delle esportazioni, per negare alla Cina e a Hong Kong l’accesso a tecnologie utilizzate per la violazione dei diritti umani; esorta la Commissione a finalizzare la preparazione di una efficace legislazione dell’UE in materia di dovere di diligenza delle imprese che imponga obblighi di dovuta diligenza alle imprese dell’UE e alle imprese che operano nel mercato unico dell’UE;
  41. invita l’UE e gli Stati membri a contribuire a salvare la memoria democratica di Hong Kong fornendo assistenza nell’archiviazione, nella divulgazione e nella documentazione delle violazioni dei diritti umani, e a contrastare le azioni della RPC rendendo ampiamente disponibili online i libri vietati a Hong Kong; esprime il proprio sostegno agli sforzi compiuti dai canali televisivi internazionali, quali Deutsche Welle e France 24, per riferire regolarmente in merito agli sviluppi a Hong Kong;
  42. invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a cooperare con i partner internazionali per contribuire a garantire la democrazia a Taiwan, in particolare alla luce dei recenti sviluppi nelle relazioni tra Lituania e Taiwan orchestrate dal governo cinese e dell’erosione delle libertà di Hong Kong nel quadro della politica cinese di abbandonare l’approccio “un paese, due sistemi”;
  43. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo e al parlamento della Repubblica popolare cinese, nonché al capo dell’esecutivo e all’Assemblea della Regione amministrativa speciale di Hong Kong.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla repressione dell’opposizione democratica a Hong Kong

20.1.2021 – (2021/2505(RSP))

Il Parlamento europeo,

  • viste le sue risoluzioni del 19 giugno 2020 sulla legge della Repubblica popolare cinese (RPC) sulla sicurezza nazionale per Hong Kong e la necessità che l’UE difenda l’elevato grado di autonomia di Hong Kong[1]e del 18 luglio 2019 sulla situazione a Hong Kong[2], le sue risoluzioni del 24 novembre 2016 sul caso di Gui Minhai, editore incarcerato in Cina[3] e del 4 febbraio 2016 sul caso della sparizione di editori a Hong Kong[4], nonché la sua risoluzione del 17 dicembre 2020[5], con particolare riferimento all’importanza di elaborare una legislazione europea efficace in materia di dovere di diligenza delle imprese,
  • viste le sue precedenti risoluzioni sulla Cina, in particolare quelle del 12 settembre 2018 sullo stato delle relazioni UE-Cina[6]e del 16 dicembre 2015 sulle relazioni UE-Cina[7],
  • viste le sue precedenti raccomandazioni relative a Hong Kong, in particolare quella del 13 dicembre 2017 indirizzata al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) su Hong Kong a vent’anni dalla cessione alla Cina[8],
  • viste la dichiarazione dell’alto rappresentante a nome dell’UE del 7 gennaio 2021 sugli arresti di massa delle persone coinvolte nelle elezioni primarie pro-democrazia del luglio 2020, la dichiarazione del portavoce del 29 dicembre 2020 sul processo a dieci cittadini di Hong Kong, la dichiarazione dell’alto rappresentante a nome dell’UE del 12 novembre 2020 sull’espulsione di membri del Consiglio legislativo di Hong Kong, la dichiarazione del portavoce del 2 novembre 2020 sull’arresto di diversi legislatori ed ex legislatori favorevoli alla democrazia a Hong Kong, la dichiarazione del portavoce del 24 settembre 2020 sull’arresto di Joshua Wong e di altri attivisti a favore della democrazia, la dichiarazione del portavoce del 10 agosto 2020 sui recenti arresti e le recenti incursioni nel quadro della legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong, la dichiarazione dell’alto rappresentante a nome dell’UE del 3 agosto 2020 sul rinvio delle elezioni del Consiglio legislativo a Hong Kong e la dichiarazione dell’alto rappresentante a nome dell’UE del 1° luglio 2020 sull’adozione da parte dell’Assemblea nazionale del popolo cinese di una legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong,
  • vista la dichiarazione rilasciata alla stampa dalla sua Conferenza dei presidenti il 6 luglio 2020,
  • vista l’adozione della legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong da parte della commissione permanente dell’Assemblea nazionale del popolo cinese il 30 giugno 2020,
  • vista la dichiarazione rilasciata il 17 giugno 2020 dai ministri degli Esteri del G7 in merito a Hong Kong,
  • vista la Legge fondamentale della Regione amministrativa speciale (RAS) di Hong Kong, adottata il 4 aprile 1990 ed entrata in vigore il 1° luglio 1997,
  • vista la dichiarazione congiunta rilasciata il 19 dicembre 1984 dal governo del Regno Unito e dal governo della Repubblica popolare cinese sulla questione di Hong Kong, nota anche come dichiarazione congiunta sino-britannica,
  • visto il 13º dialogo strutturato annuale tenutosi a Hong Kong il 28 novembre 2019,
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e del VP/AR del 12 marzo 2019, dal titolo “UE-Cina – Una prospettiva strategica” (JOIN(2019)0005),
  • vista la politica di “un’unica Cina” perseguita dall’UE,
  • visti l’articolo 144, paragrafo 5, e l’articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,
  1. considerando che il 5 gennaio 2021 la polizia di Hong Kong ha arrestato 53 rappresentanti dell’opposizione democratica e attivisti con l’accusa di sovversione a norma della legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong; che tra gli arrestati vi erano gli organizzatori e i candidati delle primarie democratiche dello scorso luglio in vista delle elezioni del Consiglio legislativo della Regione amministrativa speciale di Hong Kong, ex membri del Consiglio legislativo, consiglieri distrettuali e un avvocato americano coinvolto nel movimento a favore della democrazia; che, dietro istruzioni della polizia di Hong Kong, le banche hanno inoltre congelato 1,6 milioni di dollari di Hong Kong in relazione alle 53 persone arrestate; che, nel frattempo, tutte le persone arrestate, tranne tre, sono state rilasciate su cauzione in attesa di ulteriori indagini;
  2. considerando che l’episodio è stato l’ultimo di una lunga serie di arresti di rappresentanti e attivisti dell’opposizione democratica, nonché di altre azioni volte a minare le istituzioni democratiche di Hong Kong dopo l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong, avvenuta il 1° luglio 2020; che 93 figure di spicco dell’opposizione sono state arrestate a norma di tale legge, da quando è stata introdotta; che il 1° settembre 2020 gli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno affermato che la legge “non solo solleva gravi preoccupazioni inerenti alla legalità, ma comporta anche limitazioni indebite della libertà di opinione, di espressione e di riunione pacifica”;
  3. considerando che il ministro della Sicurezza di Hong Kong ha dichiarato che le persone arrestate sono sospettate di aver tentato di paralizzare il governo, mettendo in atto un piano per ottenere la maggioranza dei seggi della legislatura avvalendosi dei loro diritti democratici;
  4. considerando che numerosi esponenti del movimento a favore della democrazia sono stati oggetto di interdizione dalle cariche elettive per motivi politici, sulla base di una risoluzione dell’Assemblea nazionale del popolo cinese del 10 novembre 2020 volta a fare del patriottismo un requisito giuridico per i legislatori, che ha portato alle dimissioni di quasi tutti i membri dell’opposizione dal Consiglio legislativo; che il sistema giudiziario di Hong Kong, in precedenza indipendente, è ora sempre più sotto attacco da parte del Partito comunista cinese e della stampa controllata dallo Stato;
  5. considerando che il 15 gennaio 2021, su richiesta delle autorità di Hong Kong, la rete a banda larga di Hong Kong ha bloccato un sito web a favore della democrazia, a norma della legge sulla sicurezza nazionale; che questo primo caso di censura di Internet a norma della legge sulla sicurezza nazionale suscita timori riguardo alla possibilità che le autorità di Hong Kong prevedano di utilizzare tale legislazione per limitare ulteriormente la libertà di espressione e di informazione online; che tale sviluppo avrebbe conseguenze deleterie sia per le libertà civili che per la democrazia;
  6. considerando che il governo di Hong Kong ha deciso di rinviare di un anno le elezioni del Consiglio legislativo, originariamente previste per il 6 settembre 2020, in un chiaro tentativo di ostacolare l’opposizione, che per la prima volta aveva una reale possibilità di ottenere la maggioranza; che, subito dopo l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale, la governatrice di Hong Kong Carrie Lam ha dichiarato che le primarie erano illegali e probabilmente violavano la legge sulla sicurezza nazionale;
  7. considerando che il 23 agosto 2020 le autorità cinesi hanno arrestato 12 attivisti di Hong Kong i quali, in base a quanto riferito, tentavano di fuggire da Hong Kong in barca; che 10 dei 12 attivisti sono stati condannati a pene detentive dai 7 mesi ai 3 anni, con l’accusa di aver attraversato illegalmente la frontiera, in un processo in cui non è stato rispettato il diritto degli imputati a un giusto processo; che uno dei suddetti attivisti, Kok Tsz-Lun, è uno studente di 19 anni che ha la doppia cittadinanza cinese e portoghese, ed è quindi cittadino dell’UE; che gli imputati sono stati detenuti, tenuti in isolamento e processati a Shenzhen; che è stata loro negata anche la possibilità di scegliersi un avvocato;
  8. considerando che essi sono stati arrestati e che il loro processo, tenutosi a Shenzhen, ha violato il principio di un processo equo e giusto; che, il 15 gennaio 2021, all’avvocato cinese per i diritti umani Lu Siwei è stata ritirata la licenza per l’esercizio della sua professione dal dipartimento di giustizia provinciale di Sichuan per avere rappresentato uno dei 12 attivisti; che l’avvocato per i diritti umani Ren Quanniu ha dovuto affrontare un’udienza dinanzi al dipartimento di giustizia provinciale di Henan il 19 gennaio 2021 per contestare la decisione di quest’ultimo di avviare un procedimento per la revoca della sua licenza per lo stesso motivo; che entrambi gli avvocati rischiano di perdere la licenza dopo aver cercato di rappresentare gli attivisti di Hong Kong che erano stati intercettati dalle autorità cinesi mentre tentavano di fuggire a Taiwan su una barca; che a 10 diplomatici, alcuni dei quali rappresentavano gli Stati membri dell’UE, è stato impedito di assistere all’udienza di Lu Siwei a Chengdu il 13 gennaio 2021;
  9. considerando che il 10 agosto 2020 Jimmy Lay, magnate dei media e fondatore del giornale filodemocratico Apple Dailyè stato arrestato per aver violato la legge sulla sicurezza nazionale;
  10. considerando che la legge sulla sicurezza nazionale costituisce una palese violazione della dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984 e della Legge fondamentale della Regione amministrativa speciale di Hong Kong del 1990, che garantisce l’autonomia e l’indipendenza del potere esecutivo, legislativo e giudiziario nonché i diritti e le libertà fondamentali, tra cui la libertà di espressione, di riunione, di associazione e di stampa, per 50 anni dopo il trasferimento della sovranità; che la legge sulla sicurezza nazionale impedisce inoltre a Hong Kong di rispettare i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani, incluso il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR), la cui attuazione da parte di Hong Kong sarà presto riveduta;
  11. considerando che nella relazione annuale di Human Rights Watch si afferma che la Cina si trova nel mezzo del suo periodo più buio per quanto riguarda i diritti umani dal massacro di Piazza Tienanmen;
  12. considerando che l’Unione europea continua a nutrire forti preoccupazioni riguardo alla legge sulla sicurezza nazionale della Repubblica popolare cinese per Hong Kong; che si tratta di una questione delicata, con conseguenze di vasta portata per Hong Kong e la sua popolazione, per i cittadini dell’UE e di paesi terzi, per le organizzazioni della società civile dell’UE e internazionali, nonché per la fiducia delle imprese nei confronti di Hong Kong; che la legge sulla sicurezza nazionale aumenta i rischi per i cittadini dell’UE a Hong Kong;
  13. considerando che l’UE ha sempre sostenuto fermamente il principio “un paese, due sistemi” e la tutela dell’elevato grado di autonomia di Hong Kong in linea con la legge fondamentale e gli impegni internazionali; che, nelle circostanze attuali, tali principi sono sul punto di essere compromessi in modo irreversibile;
  14. considerando che nel dicembre 2020 l’UE e la Cina hanno concordato in linea di principio un accordo globale UE-Cina in materia di investimenti;
  15. chiede la liberazione immediata e incondizionata di coloro che sono stati arrestati a Hong Kong nelle prime due settimane del 2021 e di tutti coloro che sono stati arrestati in precedenza sulla base di accuse in relazione alla legge sulla sicurezza nazionale, e il ritiro di tutti i capi d’accusa a loro carico; esorta le autorità a rispettare lo Stato di diritto, i diritti umani, i principi democratici e l’elevato grado di autonomia di Hong Kong conformemente al principio “un paese, due sistemi” sancito dalla Legge fondamentale di Hong Kong, in linea con gli obblighi nazionali e internazionali;
  16. chiede la liberazione immediata e incondizionata degli attivisti di Hong Kong arrestati il 23 agosto 2020 mentre avrebbero tentato di fuggire su una barca, e il ritiro di tutti i capi d’accusa a loro carico; invita il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), attraverso la delegazione dell’UE in Cina, a continuare a fornire assistenza a Kok Tsz-Lun, cittadino con doppia cittadinanza cinese e portoghese e pertanto cittadino dell’UE, che faceva parte anch’egli dei 10 attivisti condannati a Shenzhen; chiede alle autorità cinesi di ripristinare immediatamente le licenze dei loro difensori, gli avvocati per i diritti umani Lu Siwei e Ren Quanniu;
  17. chiede la liberazione immediata e incondizionata di tutti i manifestanti pacifici di Hong Kong arrestati negli ultimi anni, inclusi Joshua Wong, Ivan Lam e Agnes Chow, e il ritiro di tutti i capi d’accusa a loro carico; chiede indagini indipendenti, imparziali, efficaci e tempestive sull’uso della forza da parte della polizia di Hong Kong nei confronti dei manifestanti;
  18. chiede alle autorità di Hong Kong di astenersi immediatamente dal fare uso della legge sulla sicurezza nazionale per sopprimere i diritti alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione; sottolinea l’importanza di impedire, in una fase successiva, la destituzione dei consiglieri distrettuali nonché qualsiasi modifica alla legge elettorale che limiterebbe ulteriormente lo spazio del campo filodemocratico e sarebbe contraria alle garanzie giuridiche della Legge fondamentale di Hong Kong e agli obblighi e alle norme internazionali;
  19. chiede la revoca totale della legge sulla decisione del Congresso nazionale del popolo relativa all’istituzione e al completamento del sistema giuridico e dei meccanismi di attuazione della Regione amministrativa speciale di Hong Kong per la salvaguardia della sicurezza nazionale, che danneggia lo status internazionale di Hong Kong erodendo la sua autonomia e democrazia, l’indipendenza del sistema giudiziario e il rispetto dei diritti umani; sottolinea che la popolazione di Hong Kong dovrebbe godere delle libertà e dell’alto grado di autonomia garantiti sia dalla Legge fondamentale sia dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici di cui Hong Kong è parte;
  20. sottolinea che l’introduzione della legge sulla sicurezza nazionale costituisce una violazione degli impegni e degli obblighi assunti dalla Repubblica popolare cinese nell’ambito del diritto internazionale, in particolare la dichiarazione congiunta sino-britannica, impedisce di istituire un rapporto di fiducia tra la Cina e l’UE e mina la futura cooperazione;
  21. esprime preoccupazione per l’aumento degli attacchi contro il sistema giudiziario di Hong Kong da parte del Partito comunista cinese e della stampa controllata dallo Stato, volti a rimettere direttamente in questione l’indipendenza del potere giudiziario; esprime preoccupazione per il fatto che la legge sulla sicurezza nazionale potrebbe essere ulteriormente invocata, in una fase successiva, per minare l’indipendenza del sistema giudiziario di Hong Kong, dato che al capo dell’esecutivo è stato conferito il potere di nominare i giudici incaricati di occuparsi dei casi di sicurezza nazionale e che gli imputati potrebbero essere estradati nella Cina continentale e processati in tribunali cinesi;
  22. accoglie con grande favore la decisione del governo britannico di offrire una via di accesso alla cittadinanza ad oltre un milione di residenti di Hong Kong titolari di un passaporto di cittadino britannico d’oltremare; condanna le minacce della Cina di revocare il suo riconoscimento di tali passaporti come documenti di viaggio validi ed è preoccupato per le recenti informazioni secondo cui la Cina starebbe valutando la possibilità di escludere i titolari di un passaporto di cittadino britannico d’oltremare dalle cariche pubbliche di Hong Kong o addirittura di negare loro il diritto di voto alle elezioni di Hong Kong; invita il Consiglio, il SEAE e la Commissione a migliorare il coordinamento al fine di conseguire un’attuazione efficace e positiva del pacchetto di misure per Hong Kong adottato nel luglio 2020; invita il SEAE a fornire una valutazione più trasparente di tali misure, inclusa la creazione urgente di un sistema di “scialuppa di salvataggio” per i cittadini di Hong Kong, in caso di un ulteriore deterioramento della situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
  23. invita tutto il personale diplomatico dell’UE ed europeo a fare tutto il possibile per fornire protezione e sostegno agli attivisti pacifici a Hong Kong, anche presenziando ai processi, chiedendo visite in carcere e rivolgendosi in modo costante e deciso alle autorità locali, applicando appieno gli orientamenti dell’UE sui difensori dei diritti umani e altre politiche pertinenti dell’UE, incluso il nuovo piano d’azione per i diritti umani e la democrazia;
  24. esprime profondo turbamento per le notizie secondo cui le autorità di Hong Kong stanno considerando di citare in giudizio i deputati al parlamento danese Uffe Elbæk e Katarina Ammitzbøll per aver aiutato l’attivista di Hong Kong Ted Hui a rifugiarsi in esilio nel Regno Unito; ritiene che le i capi d’accusa proposti contro i parlamentari danesi siano illegittimi e falsi ed esprime forte preoccupazione per la determinazione del Partito comunista cinese a reprimere le voci dissenzienti di Hong Kong nel mondo democratico mediante l’applicazione extraterritoriale della legge sulla sicurezza nazionale; esorta la Cina a rilasciare i cittadini dell’UE ingiustamente trattenuti, come il cittadino irlandese Richard O’Halloran; invita inoltre la Commissione a condurre una valutazione del rischio su come la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong potrebbe influire sui cittadini europei;
  25. rimane particolarmente indignato per il perdurare della detenzione di Gui Minhai, editore svedese, e sollecita un intervento forte e costante da parte dell’UE e degli Stati membri al più alto livello per garantirne il rilascio; chiede il rilascio di Kok Tze-Lun, cittadino di Hong Kong e portoghese, e chiede che gli sia consentito l’accesso al personale consolare portoghese e a un avvocato di sua scelta;
  26. accoglie con favore le decisioni degli Stati membri dell’UE e di altri partner internazionali di sospendere i trattati di estradizione con Hong Kong; sottolinea l’importanza di proseguire il monitoraggio di processi e di continuare a valutare le possibili implicazioni della legge sulla sicurezza nazionale al di fuori di Hong Kong e a preparare risposte in merito; ribadisce l’invito agli Stati membri a sospendere i trattati di estradizione con la Repubblica popolare cinese, onde impedire l’estradizione di, ad esempio, uiguri, cittadini di Hong Kong, tibetani o dissidenti cinesi in Europa finalizzata a sottoporli a un processo politico nella Repubblica popolare cinese;
  27. condanna il ruolo svolto dalle banche con sede in Europa nell’aiutare le autorità cinesi a utilizzare la legge sulla sicurezza nazionale mediante il congelamento dei beni e dei conti bancari appartenenti a ex parlamentari e leader religiosi pro-democratici;
  28. ricorda che Hong Kong ha goduto di un accesso aperto a internet, ma teme che la legge sulla sicurezza nazionale dia alla polizia il potere di intimare ai fornitori di internet di bloccare i siti web; esprime forte preoccupazione per quanto dichiarato di recente dal fornitore di servizi internet Hong Kong Broadband Network, ossia che intende rimuovere qualsiasi sito che possa incitare ad “atti illeciti” secondo la legge sulla sicurezza nazionale, e di conseguenza per il rischio tangibile che Hong Kong possa essere integrata nel firewall cinese; esorta le autorità di Hong Kong a ritirare immediatamente tutti gli ordini di rimozione già emessi e a ripristinare la piena accessibilità di internet;
  29. esorta il Consiglio a intensificare le discussioni e la valutazione del pacchetto di misure su Hong Kong e a prendere prontamente in considerazione l’introduzione di sanzioni mirate contro singoli individui a Hong Kong e in Cina, tra cui  Carrie Lam, Teresa Yeuk-wah Cheng, Xia Baolong, Xiaoming Zhang, Luo Huining, Zheng Yanxiong, Ping-kien Tang, Wai-Chung Lo e Ka-chiu Lee, nel quadro del regime di sanzioni globali dell’UE in materia di diritti umani, tenendo conto, durante il 2021, dell’imperativo di ripristinare i diritti civili e politici e del rispetto della condizione che i rappresentanti dell’opposizione democratica siano liberati e autorizzati a partecipare alle prossime elezioni, in piena conformità con la Legge fondamentale della Regione amministrativa speciale di Hong Kong;
  30. deplora che la decisione sulla conclusione politica dell’accordo globale in materia di investimenti non abbia rispecchiato le richieste espresse dal Parlamento nelle precedenti risoluzioni su Hong Kong di utilizzare i negoziati sugli investimenti come strumento di leva per preservare l’elevato grado di autonomia di Hong Kong, nonché i suoi diritti e le sue libertà fondamentali; lamenta che, affrettandosi a raggiungere questo accordo senza al contempo intraprendere azioni concrete contro le gravi violazioni dei diritti umani in corso, ad esempio a Hong Kong, nella provincia dello Xinjiang e in Tibet, l’UE rischia di compromettere la sua credibilità come attore globale in materia di diritti umani; sottolinea che il Parlamento esaminerà attentamente l’accordo, comprese le disposizioni sui diritti dei lavoratori, e ricorda alla Commissione che terrà conto della situazione dei diritti umani in Cina, compresa Hong Kong, quando gli verrà chiesto di approvare l’accordo sugli investimenti o futuri accordi commerciali con la Repubblica popolare cinese;
  31. esorta l’UE e tutti i suoi Stati membri ad agire in modo unito e risoluto per l’istituzione di un organismo di monitoraggio indipendente dell’ONU sulla Cina, espandendo in modo proattivo le coalizioni di paesi che condividono la stessa visione, organizzando una riunione sulla Cina con la formula “Arria” presso il Consiglio di sicurezza dell’ONU, esortando l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ad avviare un’indagine del Consiglio per i diritti umani sugli abusi e sollecitando il Segretario generale dell’ONU a nominare un inviato speciale sulla Cina; esorta il Servizio europeo per l’azione esterna e gli Stati membri facenti parte del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a intensificare gli sforzi per sollevare pubblicamente le preoccupazioni sulle violazioni dei diritti compiute dalla Cina, ad esempio prendendo l’iniziativa di convocare una sessione speciale sulla situazione dei diritti umani in Cina, compresa Hong Kong, durante il ciclo del Consiglio del 2021, e sottolinea che l’adesione della Cina al Consiglio richiede che essa si attenga a un livello più elevato di sicurezza dei diritti umani;
  32. chiede che l’UE eserciti pressione affinché il Segretario generale delle Nazioni Unite o l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani designi un inviato speciale o un relatore speciale dell’ONU sulla situazione a Hong Kong, aderendo all’iniziativa dei presidenti delle commissioni per gli Affari esteri britannica, canadese, australiana e neozelandese; invita il Consiglio e il VP/AR a collaborare con la comunità internazionale per istituire un gruppo di contatto internazionale per Hong Kong;
  33. invita la comunità internazionale a onorare le promesse fatte alla popolazione di Hong Kong e a prendere provvedimenti urgenti e senza precedenti per chiedere alla Cina di rendere conto di queste violazioni del diritto internazionale; ribadisce il suo invito all’Unione europea e agli Stati membri a prendere in considerazione la possibilità di adire la Corte internazionale di giustizia in quanto la decisione della Cina di imporre la legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong e la sua successiva applicazione violano la dichiarazione congiunta sino-britannica e il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici;
  34. accoglie con favore il nuovo dialogo bilaterale UE-USA sulla Cina, avviato il 23 ottobre 2020; chiede un maggiore coordinamento con i partner internazionali, compresa l’amministrazione statunitense entrante, riguardo a tutti gli aspetti delle relazioni con la Repubblica popolare cinese e Hong Kong; insiste affinché i diritti umani, con particolare attenzione alla situazione di Hong Kong, figurino in primo piano nell’agenda del prossimo dialogo UE-USA;
  35. osserva che la politica della Repubblica popolare cinese di abbandonare l’approccio basato sul principio “un paese, due sistemi” ha fortemente alienato la popolazione taiwanese e sottolinea la propria volontà di cooperare con partner internazionali per contribuire a garantire la democrazia a Taiwan;
  36. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo e al parlamento della Repubblica popolare cinese, nonché al capo dell’esecutivo e all’Assemblea della Regione amministrativa speciale di Hong Kong.

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta 

 

Dichiarazioni del prossimo ambasciatore dell’UE in Cina

21.7.2022

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-002702/2022 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Secondo quanto dichiarato dal prossimo ambasciatore UE in Cina, Jorge Toledo Albiñana, al giornale “La Vanguardia”, l’UE supporta una riunificazione pacifica di Taiwan con la Cina. Tali dichiarazioni non trovano riscontro nelle posizioni europee, anzi sembrano contraddirle.

Considerando:

  • le mire espansionistiche cinesi nei confronti dell’isola che potrebbero portare a un’escalation militare;
  • che Taiwan è un Paese pacifico, democratico e che condivide gli stessi valori europei;
  • quanto succede ad Hong Kong, col fallimento del cosiddetto principio “un paese, due sistemi”, dovrebbe spingere l’UE a diffidare delle intenzioni cinesi;
  • che il recente Strategic Compass della NATO etichetta la Cina come “sfida sistemica”; può il vice presidente/alto rappresentante rispondere ai seguenti quesiti:
  1. Come giudica le dichiarazioni dell’ambasciatore Toledo, che tra l’altro non è ancora in carica?
  1. Non ritiene che questo tipo di compiacenza diplomatica possa mettere a rischio gli interessi dell’UE e dei suoi Stati membri, risultando in una posizione negoziale debole?
  2. Come pensa si dovrebbe preservare lo statuto di Taiwan, anche alla luce dell’esperienza con l’invasione russa dell’Ucraina?

Riconoscimento della Repubblica di Cina-Taiwan e incremento della politica navale e dimensione marittima per un’Asia e Indo-Pacifico liberi e multi-polari

11.10.2021

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta  P-004592/2021 al Consiglio
Articolo 138 del regolamento

Il dibattito inerente a un’Europa più assertiva, geopolitica e che rafforzi la propria influenza strategica in un mondo multi-polare, include un nuovo assetto delle relazioni UE-Cina.

L’equilibrio tra sfide e opportunità presentate dalla Cina è cambiato passando dalla cooperazione alla competizione, dalle differenze alle contrapposizioni.

Gli Stati dell’area Indo-Pacifica notano un’assertività cinese che esibisce il potere militare con la volontà di violare la pace e la stabilità.

Nel caso di Taiwan questa tattica si manifesta in incursioni della ADIZ da parte di aerei militari cinesi e in cyber attacchi.

La Repubblica di Cina – Taiwan è uno Stato indipendente, sovrano, che mantiene una propria difesa nazionale, conduce le proprie relazioni estere e ha una Costituzione e un governo democratici.

Alla luce di quanto precede, può il Consiglio rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Date le dinamiche globali, caratterizzate da sfide ambientali, rivoluzione digitale, tecnologie emergenti dirompenti, nuova configurazione delle catene di approvvigionamento e problemi della salute, ritiene di dover adottare un nuovo assetto delle relazioni UE-Cina che porti al riconoscimento internazionale della Repubblica di Cina – Taiwan?
  2. A garanzia di un’Asia e un Indo-Pacifico liberi e multi-polari, ritiene sufficientemente adeguata l’attuale politica navale, dimensione marittima e definizione di aree marittime di interesse europee rispetto alle intenzioni cinesi in quelle aree?

La raccolta di dati da parte della Cina è una minaccia globale

13.7.2021

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003550/2021/rev.1 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Secondo un’inchiesta condotta da Reuters[1], la società cinese di genomica BGI Group vende test prenatali in tutto il mondo in collaborazione con le forze armate del paese. Secondo tale inchiesta, il governo cinese li sta utilizzando per raccogliere dati genetici da milioni di donne per effettuare ricerche approfondite sui tratti delle popolazioni. Poiché la scienza individua nuovi legami tra geni e tratti umani, l’accesso all’insieme più ampio e diversificato di genomi umani darà ai paesi un vantaggio strategico.

  1. È la Commissione a conoscenza del fatto che tale tecnologia potrebbe consentire alla Cina di dominare i farmaci a livello globale con la possibilità di sviluppare soldati geneticamente potenziati o patogeni creati in laboratorio destinati alla popolazione occidentale o all’approvvigionamento alimentare?
  2. È la Commissione a conoscenza del fatto che la raccolta di dati sanitari a livello mondiale da parte della Cina comporta gravi rischi non solo per la vita privata, ma anche per la sicurezza economica e interna europea?

Tentativo della Cina di annettere con la forza Taiwan e preparativi per un possibile conflitto

30.6.2021

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003358/2021 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Le ambizioni espansionistiche della Cina si sono estese fino al Mar cinese meridionale e alla regione indo-pacifica. L’espansione aggressiva e assertiva della sfera di influenza cinese al Mar cinese orientale e al Mar cinese meridionale nonché oltre la prima catena di isole verso il Pacifico aperto non costituisce un problema soltanto per Taiwan.

Numerosi ambiti che destano preoccupazione, dalla coercizione economica e militare agli attacchi contro i valori fondamentali, continuano a costituire un modello distintivo di destabilizzazione che pregiudica l’ordine fondato su regole.

Le continue intimidazioni della Cina nei confronti della popolazione taiwanese, per mezzo di una guerra informatica e cognitiva, campagne di disinformazione e intimidazioni militari, non dovrebbero essere sottovalutate né tollerate.

  1. In quale modo intende il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) mobilitare la comunità internazionale per contribuire a mantenere la stabilità regionale e un sostegno continuo a Taiwan?
  2. Conviene che le azioni della Cina nei confronti di Taiwan minaccino l’ordine fondato su regole che è alla base della stabilità globale?
  3. Si sente tenuto a sollevare urgentemente tali questioni con gli Stati membri?

Violazione dei diritti dell’infanzia per quattro bambini uiguri respinti dalle autorità italiane in Cina

13.4.2021

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-001975/2021 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Nel 2016, Ablikim Mamtinin e la moglie Mihriban Kader, di origine uiguri, hanno dichiarato di essere fuggiti dallo Xinjiang dopo che la donna era rimasta incinta del sesto figlio, per via dei divieti imposti dalle politiche cinesi di pianificazione familiare.

Dall’arrivo in Italia, solo nel 2020 sono riusciti a ritracciare i figli rimasti nello Xinjiang.

I documenti di autorizzazione del visto dei quattro bambini erano stati approvati dal governo italiano nel 2019 ma, quando si sono recati al consolato italiano a Shanghai per ritirare i visti, sarebbero stati bloccati da una guardia di sicurezza cinese dell’edificio.

I funzionari del consolato hanno quindi indirizzato i bambini a un altro ufficio, che ha respinto la domanda di visto dicendo di non riconoscere i documenti e che i minori dovevano essere accompagnati da adulti, e aggiungendo di fare domanda a Pechino, all’epoca in lockdown.

Ora i bambini sono stati catturati e messi in un orfanotrofio sponsorizzato dallo Stato.

Ciò premesso, può la Commissione far sapere se intende chiedere conto alle autorità cinesi e italiane di un inaccettabile comportamento in violazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia?

 

 

Sfruttamento di lavoratori uiguri in Cina per la produzione di dispositivi di protezione venduti nell’Unione europea

23.12.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-007043/2020 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Recenti inchieste giornalistiche hanno portato alla luce lo stretto legame che sussiste tra industrie di distribuzione farmaceutica operanti nel territorio dell’Unione europea e l’azienda cinese Hubei Haixin Protective Products, operante nel settore della produzione di dispositivi di protezione individuale.

Secondo un’indagine dell’Australian Strategic Policy Institute (ASPI) sono oltre ottantamila gli uiguri che tra il 2017 e il 2019 sono stati costretti ad abbandonare la propria regione per andare in fabbriche che funzionano come campi di lavoro forzato, tra cui lo stabilimento di Hubei Haixin.

La rete di distribuzione coinvolge numerosi Stati dell’Unione europea, tra cui Italia, Norvegia, Belgio, Olanda, Svezia, Danimarca ed Estonia.

Si chiede alla Commissione:

  1. Se è al corrente della condizione dei lavoratori uiguri negli stabilimenti di Hubei Haixin; e
  2. Se ritiene opportuno richiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta internazionale per verificare le condizioni di vita e di lavoro degli uiguri nello Xinjiang.

Osservazioni sulla legge sulla sicurezza per Hong Kong presentata dal Partito comunista cinese

28.5.2020

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta P-003242/2020 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Come dichiarato dal VP/AR Josep Borrell, l’UE “attribuisce grande importanza al mantenimento dell’alto grado di autonomia di Hong Kong, in linea con la Legge fondamentale e con gli impegni internazionali, nonché al rispetto di questo principio”. Eppure la Cina, in un’ottica di egemonia volta alla supremazia sui popoli e alla soppressione dello Stato di diritto, ha imposto a Hong Kong la nuova legge sulla “sicurezza nazionale”, perseguendo l’azione di omogeneizzazione dei sistemi giuridico-istituzionali dei due paesi. È il primo passo di quello che avverrà anche con gli altri Stati nella sfera d’influenza cinese, Africa compresa.

Alla luce di quanto sopra, può il VP/AR far sapere:

  1. Sse ritiene che l’applicazione della nuova legge sulla “sicurezza nazionale” segni una nuova e diversa stagione dei rapporti tra l’UE e la Cina;
  2. Se ritiene necessario adottare un nuovo approccio volto al contrasto dell’azione cinese, e con quali strumenti pensa di consolidare tale approccio;
  3. Se concorda con l’intenzione statunitense di agire in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite?

Ridefinire il quadro delle relazioni UE-Cina

8.4.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-002188/2020 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Le perturbazioni sociali causate dal nuovo coronavirus consentono di ridefinire alcuni elementi dell’ordine regionale e globale Uno dei principali strumenti per trattare adeguatamente il coronavirus è un dispositivo di protezione individuale (DPI). I DPI sono diventati una nuova strategia dell’UE: il commissario Breton ha dichiarato che, fra poche settimane, l’UE sarà autosufficiente. Ciò è prova del fatto che gli Stati membri e l’UE hanno fallito nella pianificazione e nella protezione dei loro cittadini e li hanno invece resi vulnerabili e dipendenti dalla produzione straniera. A febbraio, quando la Cina aveva urgente bisogno di aiuto, l’UE ha inviato tonnellate di merci/attrezzature, spendendo milioni di euro. Germania, Francia e Italia sono stati i paesi che più hanno contribuito. Ora gli Stati membri dell’UE ricevono aiuto dalla Cina, ma il fatto che la Cina abbia venduto, non donato, DPI all’Italia e si faccia pagare per DPI in precedenza donati dall’Italia, è scoraggiante e allarmante. La Spagna ha dovuto restituire kit di test difettosi alla Cina e i Paesi Bassi hanno dovuto ritirare 600 000 maschere protettive, importate dalla Cina.

  1. Dal momento che l’accordo in materia di investimenti fra l’UE e la Cina dovrebbe essere firmato quest’anno, intende la Commissione ridefinire il quadro delle relazioni fra le due parti?
  2. Intende avviare una consultazione pubblica sul futuro delle relazioni fra l’UE e la Cina?

Unione Europea e trasparenza delle informazioni cinesi 

27.3.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-001921/2020 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

L’inizio dell’epidemia della Covid-19 ha avuto come epicentro la città cinese di Wuhan, dove il virus ha iniziato a diffondersi già alla fine del 2019. I primi passaggi nella gestione di questa crisi sono stati lacunosi, opachi e mirati a impedire la diffusione di informazioni riguardo al virus e ai contagiati, almeno finché gli effetti non sono diventati di pubblico dominio.

Il comportamento delle autorità della Repubblica popolare cinese (RPC) dimostra come sia mancata trasparenza e apertura riguardo all’epidemia, cosa che non ha agevolato una risposta coordinata anche a livello sovranazionale; un atteggiamento opposto a quello mantenuto dagli Stati membri dell’UE.

Permangono ancora molti interrogativi sull’atteggiamento e l’attendibilità dei dati forniti dalla RPC sul rischio di contagi effettivi del Coronavirus.

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Ritiene che la RPC abbia un atteggiamento trasparente, cooperativo e aperto nel corso dell’attuale pandemia?
  2. In che modo questo rilevante precedente influenza le future relazioni con la RPC e le sue imprese, soprattutto quando soggetti cinesi dovranno gestire informazioni sensibili di cittadini europei come dati personali o asset strategici quali le telecomunicazioni?
  3. Come è possibile tutelare i diritti dei cittadini europei di fronte a questi e futuri atteggiamenti poco trasparenti della RPC ?

Focus sulla Cina

28.1.2020

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta P-000485/2020 al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
Articolo 138 del regolamento

Col pretesto di introdurre politiche di de-radicalizzazione e anti-terrorismo, la Cina viola norme e standard internazionali, creando grandi sofferenze a componenti etniche e religiose della propria popolazione. Rastrellamenti, deportazioni di massa e sparizioni forzate sono contrarie ai diritti fondamentali e alle libertà, e non contribuiscono alla stabilità e alla sicurezza.

Anche il sistema di credito sociale che consente di distribuire punti positivi e negativi alla popolazione e alle imprese altro non è che sorveglianza di massa intrusiva, lesiva della libertà di opinione e psicologicamente coercitiva.

Alla luce di quanto precede, può l’AR/VP rispondere al seguente quesito:

Intende sollevare tali argomenti con la Cina o intende proporre al Consiglio l’introduzione di sanzioni?

Censura cinese nei confronti degli editori a Hong Kong

28.10.2019

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-003484/2019 alla Commissione
Articolo 138 del regolamento

Visti il rispetto per l’autonomia e le libertà di Hong Kong in virtù della dichiarazione congiunta sino-britannica e della Legge costitutiva di Hong Kong, la Convenzione internazionale dei diritti civili e politici sulla libertà di diffondere informazioni e idee di ogni genere, il valore attribuito dalla Commissione alla libertà di espressione e la strategia per supportare tale libertà, le azioni previste dagli orientamenti dell’UE in materia di diritti umani per la libertà di espressione online e offline “negli stati partner dell’UE nel mondo”, nonché il fatto che le librerie e le case editrici di Hong Kong sono controllate dal Liason office, collegato al governo di Pechino, che dal 2015 sono almeno 5 i casi di scomparsa di gestori di librerie o editori soggetti a censura e che nel 2018 ha chiuso la People’s Bookshop, l’ultima libreria dov’era possibile comprare libri vietati dal Partito comunista cinese, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. intende la Commissione adottare strumenti economici e/o azioni mirate alla riapertura delle librerie e delle case editrici chiuse a Hong Kong?
  2. Ritiene la Commissione di estendere a Hong Kong l’attività del Fondo europeo per la democrazia, come successo per alcuni Stati dell’Asia e dell’Africa?
  3. Intende la Commissione sviluppare, tramite l’ufficio di rappresentanza dell’Unione europea a Hong Kong o tramite istituti europei e autorità locali, progetti mirati alla diffusione dei valori della libertà di espressione?

VP/HR — Recenti avvenimenti a Hong Kong

18.9.2019

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-002842-19 alla Commissione (Vicepresidente/Alto Rappresentante)
Articolo 138 del regolamento

Destano preoccupazione le recenti prese di posizione del governo centrale cinese nei confronti delle manifestazioni a Hong Kong, così come le recenti parole usate dall’ ambasciatore cinese in Italia con le quali accusa gli Stati Uniti di perseguire una politica estera di ingerenza.

Il capo esecutivo della regione, Carrie Lam, ha definito i manifestanti destabilizzatori, nemici del benessere di Hong Kong, una minaccia più seria delle crisi finanziarie e della SARS.

Come italiani ed europei, la nostra posizione deve essere inequivocabile: il rispetto dei diritti umani, dei diritti civili e politici in Cina è la base sulla quale possiamo intensificare e migliorare i reciproci interessi economici.

Pertanto, tenuto conto dell’urgenza della situazione, quali iniziative ha in corso e intende intraprendere l’Alto Rappresentante affinché siano salvaguardati i diritti di chi manifesta pacificamente in Cina?

Proposte di risoluzione individuali

PROPOSTA DI RISOLUZIONE su una nuova agenda europea per garantire la sopravvivenza di Taiwan e porre fine a ogni ambiguità nei confronti del paese

17.11.2022

presentata a norma dell’articolo 143 del regolamento

B9‑0494/2022

 

Il Parlamento europeo,

  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
  1. considerando che la Cina sta conducendo una guerra asimmetrica contro Taiwan;
  2. considerando che la Cina sta cercando di espandere il suo potere autoritario nella regione indo-pacifica, di cambiare la mentalità dei cittadini taiwanesi attraverso la manipolazione e di imporre il proprio sistema di credo;
  3. considerando che le navi e gli aerei cinesi stanno pattugliando le zone contese nel Mar cinese orientale e meridionale;
  4. considerando che la Cina rivendica l’intero bacino d’acqua;
  5. considerando che Taiwan non è mai stata governata dalla Cina ed è da molto tempo uno Stato democratico;
  6. considerando che, da un punto di vista sociologico, Taiwan è fermamente contraria a qualsiasi soppressione del proprio modello democratico da parte della Repubblica popolare cinese;
  7. considerando che la democrazia di Taiwan è in pericolo;
  8. sottolinea la necessità che gli Stati membri dell’UE instaurino legami più stretti con Taiwan, ampliando e approfondendo la cooperazione;
  9. invita il Consiglio europeo a sviluppare una nuova agenda dell’UE per garantire la sopravvivenza di Taiwan e porre fine a ogni ambiguità nei confronti del paese.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE su un nuovo assetto delle relazioni UE-Cina che porti al riconoscimento internazionale della Repubblica di Cina – Taiwan, anche attraverso l’incremento della politica navale e della dimensione marittima, a garanzia di un’Asia e un Indo-Pacifico liberi e multi-polari

11.10.2021

presentata a norma dell’articolo 143 del regolamento

B9‑0516/2021

 

Il Parlamento europeo,

  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
  1. considerando che un’Europa più geopolitica e che rafforzi la propria influenza strategica in un mondo multi-polare implica un nuovo assetto delle relazioni UE-Cina;
  2. considerando che l’equilibrio tra sfide e opportunità presentate dalla Cina è passato dalla cooperazione alla competizione, dalle differenze alle contrapposizioni;
    1. sottolinea che alcuni Stati dell’area Indo-Pacifica notano un’assertività cinese che esibisce il potere militare con la volontà di violare la pace e la stabilità, e che nel caso di Taiwan ciò si manifesta in continue incursioni della ADIZ da parte di aerei militari cinesi e in cyber attacchi;
    2. sottolinea che la Repubblica di Cina – Taiwan è uno Stato indipendente, sovrano, che mantiene una propria difesa nazionale, conduce le proprie relazioni estere e che ha una Costituzione e un governo democratici;
    3. chiede al Consiglio di adottare un nuovo assetto delle relazioni UE-Cina che porti al riconoscimento internazionale della Repubblica di Cina – Taiwan;
    4. chiede al Consiglio di incrementare la politica navale e la dimensione marittima a garanzia di un’Asia e un Indo-Pacifico liberi e multi-polari;
    5. chiede alla commissione competente del Parlamento di prendere posizione sulla questione in una proposta di risoluzione.

Eventi e Webinar

“One-China policy” on Taiwan: the differences between the USA and Europe

02/06/2022

https://www.annabonfrisco.eu/2022/06/one-china-policy-on-taiwan-the-differences-between-the-usa-and-europe/

The United States is closely engaged with Taiwan through treaties and assurances. While the EU member states do have bilateral relations, but still no type of treaty

La geografia ci indica la rotta: il futuro dell’Unione europea e dell’Indo-Pacifico sono inseparabili

05/10/2023

https://www.annabonfrisco.eu/2023/10/la-geografia-ci-indica-la-rotta-il-futuro-dellunione-europea-e-dellindo-pacifico-sono-inseparabili/

Un importante seminario che delinea il quadro geopolitico dell’area e descrive la volontà egemonica della Cina. La “road map” che l’Unione europea dovrebbe seguire per assumere rilievo, contribuire alla pace, alla stabilità e alla prosperità dell’area. Le relazioni con Taiwan sono determinanti.

La strategia di cooperazione UE per l’Indo-Pacifico

14/05/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/05/la-strategia-di-cooperazione-ue-per-lindo-pacifico/

Con l’ambizione di diventare un attore sulla scena globale, la UE elaborerà entro il settembre del 2021 una strategia di collaborazione a lungo termine per un impegno nell’Indo-Pacifico. Il punto della situazione nella regione sempre più strategica per l’economia mondiale, sottoposta a forte pressione cinese.

Prove di dialogo

28/03/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/03/prove-di-dialogo/

La Cina chiede agli USA di abbandonare la mentalità da Guerra Fredda e di costruire insieme un nuovo tipo di relazioni internazionali garantendo equità, giustizia e rispetto reciproco.

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Indo-Pacifico: è questo il teatro di confronto geopolitico globale dove gli Stati Uniti hanno chiara l’idea di creare un’alleanza infrastrutturale di sicurezza e di influenza strategica per contenere il Drago Cinese.

Il piano americano ha molti obiettivi tra cui quello di costruire un consenso internazionale per bloccare le politiche industriali e le pratiche commerciali sleali della Cina.

Velocizzare l’ascesa dell’India ed impedire a Pechino di stabilire sfere di influenza illiberale dovranno essere alla base di questo grande progetto americano.

L’Europa al posto di stringere accordi commerciali con la Cina dovrebbe schierarsi a favore di questo progetto, perché la difese dell’ordine mondiale liberale è anche nostro interesse.

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Con un’interrogazione prioritaria e una proposta di risoluzione chiedo all’Unione europea il riconoscimento di Taiwan, uno Stato indipendente, sovrano, con una propria difesa nazionale, che conduce le proprie relazioni estere e ha una Costituzione e un governo democratici.

La recente celebrazione della Festa Nazionale delle Repubblica di Cina (Taiwan) è stata preziosa occasione di incontro con l’ambasciatore Andrea S.Y. Lee e per rafforzare l’idea di Indo-Pacifico libero, prospero e sicuro.

La Cina minaccia Taiwan e l’Indo-Pacifico attraverso l’esercizio del potere militare, violando la pace e la stabilità. Cyber attacchi e incursioni aeree sono quotidiani. Per questo motivo l’Unione europea non può rimanere silente.

https://fb.watch/smIZVEWLiO/

Ieri sono intervenuta allo Scambio di opinioni sulle relazioni UE-Giappone. Un’occasione per il mantenimento e il rafforzamento di un Indo-Pacifico libero e aperto.

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La profonda preoccupazione espressa sul colpo di stato in Birmania e la richiesta di porre fine alle violenze consegna all’Indonesia un ruolo chiave per la centralità dell’ASEAN nell’Indo-Pacifico e per proteggere e preservare un Mar Cinese Meridionale libero e aperto.

Va applaudito il suo modello positivo di leadership nella sicurezza per i settori delle frontiere, della contro proliferazione, della cyber security, dell’antiterrorismo, della sicurezza marittima, del mantenimento della pace, e assistenza umanitaria e risposta alle catastrofi.

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L’attentato all’ex premier giapponese Shinzo Abe, durante un comizio elettorale, è una notizia che getta tutti noi nello sconforto. Le sue condizioni appaiono molto gravi. Rivolgo al presidente Shinzo Abe, la sua famiglia e al popolo giapponese i miei pensieri e le mie speranze.

Il Giappone è un Paese alleato. Grazie al lavoro di Shinzo Abe ha rafforzato la leadership globale democratica attraverso scienze e tecnologia, l’impegno verso le sfide ai nostri valori e la promozione di un Indo-Pacifico libero e aperto.

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Due mesi esatti fa, il 23 agosto, 12 giovani attivisti pro-democrazia di Hong Kong venivano arrestati dalla Guardia costiera Cinese mentre cercavano di fuggire a Taiwan per ottenere l’asilo politico.

Di loro si sa solo che sono detenuti in Cina.

Da quel giorno le autorità Cinesi non permettono ai ragazzi dai 16 ai 33 anni di parlare con la famiglia e i loro avvocati.

Alcuni dei difensori sono stati minacciati e hanno abbandonato l’incarico. Il governo di Hong Kong non si è opposto alla decisione.

Il Partito Comunista Cinese viola ancora una volta i diritti basilari della popolazione di Hong Kong, calpesta gli individui e brutalizza la Libertà.

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Domani ad Hong Kong, per la prima volta dopo 31 anni, rimarranno spente le candele di Victoria Park per commemorare le vittime di piazza Tienanmen.

La governatrice Carrie Lam, nominata dal governo cinese, ha vietato la veglia notturna usando il Coronavirus come scusa.

Per questo, domani sera, accendiamo Noi una candela per testimoniare che il popolo italiano è a fianco dei cittadini di Hong Kong!

Mentre dall’UE arriva solo qualche timida condanna, vittima della politica estera dell’equidistanza della Germania, guarda caso il principale partner commerciale europeo della Cina.

E il governo italiano fa di peggio: tace in nome degli affari con Pechino.

Hong Kong, assieme a Taiwan, è il luogo dove centinaia di studenti e manifestanti di piazza Tienanmen trovarono rifugio dalla repressione cinese.

E sempre domani il Consiglio Legislativo di Hong Kong metterà un ulteriore bavaglio al fronte pro-democrazia votando la legge che infligge dai 6.500 dollari di multa ai 3 anni di carcere chiunque “attenti alla solennità dell’inno nazionale cinese”.

Le nostre candele sono un piccolo gesto di supporto, ma servono a ricordare alle istituzioni che la democrazia riguarda tutta l’umanità.

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Il 2024 si è aperto con la minaccia mortale della Cina a Taiwan. Non a caso, tra pochi giorni Taiwan andrà a libere elezioni, dimostrando ancora un volta di essere uno Stato indipendente che ha scelto la libertà e ha rifiutato il regime comunista cinese.

Quello di Taiwan è il primo e simbolico passo dentro un anno caratterizzato da sfide elettorali e democratiche che segneranno l’andamento della Storia mondiale: 76 Stati andranno al voto, coinvolgendo il 51% della popolazione globale. In molti di questi Paesi, i cittadini non potranno esercitare nelle pienezza le loro libertà democratiche.

La Cina sarà un grande argomento per tutti, non solo per Taiwan, poiché una minaccia che riguarda di vicino le nostre economie, le nostre libertà e valori. E’ anche il principale alleato degli autoritarismi armati contro l’Occidente, come l’Iran.

L’Unione Europea anche verrà soggetta all’opinione dei cittadini degli Stati membri. Spesso le abbiamo chiesto di scegliere la distanza dalla Cina.

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid036qoe5PM9v7Cbwa3qmwifmeyaDmNy4cz4HL7h4AWEFk5XgZJKDZizraan1Xrj3ji7l

Le forze armate cinesi promettono “tolleranza zero” verso Taiwan. E’ una dichiarazione bellica di soppressione ad ogni costo della libertà, dell’esistenza, della sovranità e della democrazia.

Il Partito Comunista Cinese a Taiwan, ad Hong Kong, ovunque nel Mondo dove esercita la sua influenza, propone un’agenda basata sul sangue e la repressione.

Per questo le recenti parole del commissario Valdis Dombrovskis, in occasione 9º dialogo economico e commerciale ad alto livello UE-Cina, suonano come una marcia funebre di quelli che dovrebbero essere i principi più autentici dell’Europa.

Taiwan è un diamante delle democrazie, con un punteggio di 94 su 100 nell’indice stilato da Freedom House. Al posto che un tabù nel linguaggio della politica estera europea, sia una delle massime espressioni della sfida alla Cina e sinonimo di libertà dei popoli.

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid09FNsg5LZ5Z1vuCRAXWd1VqaJpD7Vfn39HmEErUMjJtrM7JJftDtpWKU59rme26ual

Taiwan è la prima Democrazia dell’Asia, pluralista, indipendente, uno Stato che garantisce ai suoi cittadini pieni diritti e libertà. Per questo motivo, la Cina nega l’esistenza e assedia militarmente questo baluardo democratico.

Non possiamo stare in silenzio sulle azioni di queste ore da parte della Cina e la connivenza di alcune cancellerie europee. Non tradiamo gli ideali su cui sono fondate l’dea della società contemporanea, l’Europa e le costituzioni liberali degli Stati!

Il Parlamento europeo ha già chiarito che l’Unione europea sostiene Taiwan come partner strategico, politico e commerciale, a partire dal digitale, connettività, innovazione ed economia circolare e crescita sostenibile.

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid02y7PUHEQY2sn1N2sNKxnhkAn6eWmCbeykqcmeQ1fxRGsc2JuWjpPTrR3DCmVTBAugl

La visita a Taiwan del vicepresidente del Senato della Repubblica Italiana, Gian Marco Centinaio, è motivo di particolare orgoglio e ribadisce la vicinanza dell’Italia alla prima democrazia dell’Asia, un partner strategico commerciale e valoriale.

Quella della Lega di Matteo Salvini è la prima delegazione parlamentare italiana in visita dell’insediamento del governo presieduto da Giorgia Meloni.

Italia, Unione Europea e Taiwan sono unite nelle condivisione di valori, come democrazia, Stato di diritto e diritti umani. Il sostegno dell’ordine internazionale basato su regole è uno degli obbiettivi comuni assieme alle promozione di stabilità, sicurezza e prosperità comune.

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid031jQgaadvAUnbdY4ZD2fPEGhntm2U8FvSNLjMZAChEh2awcvsqGYykCDm46cJyxSfl

L’allarme lanciato sulla Cina congiuntamente dai capi dei servizi di sicurezza del Regno Unito e degli Stati Uniti deve preoccupare l’Europa.

Infatti le interferenze del Partito Comunista Cinese nel Mondo rendono Pechino la più grande minaccia a lungo termine alla nostra sicurezza. In particolar modo, dopo due anni dalla stretta mortale su Hong Kong, la politica mortifera di espansione della Cina guarda a Taiwan.

E’ stato denunciato inoltre il ripetuto tentativo di furti di tecnologie. La Cina imbroglia e ruba su vasta scala e lo fa anche attraverso programmi di hackeraggio oramai tra i più sofisticati al Mondo.

L’Unione europea invece si sta preparando per tutto questo?

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid0FxiFNay6iPnt9xtvgaNJskA9EVwBj5uRG72sU9RdsBh7KxnoX6y16K1EZcBwxGNrl

Taiwan: Cina impone sanzioni a deputato Usa McCaul = (AGI) – Pechino, 13 apr. – La Cina ha annunciato l’imposizione di sanzioni nei confronti del direttore della Commissione Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, il repubblicano Michael McCaul, che settimana scorsa ha incontrato a Taipei la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, poche ore dopo il rientro della stessa Tsai dalla California, dove aveva incontrato lo speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Kevin McCarthy, provocando la rabbia di Pechino.

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid0wPMR6oy95SEKzGYESdLhn4m38SE1ZQpCQoa8FRqbs4oBg1VZTtKBxwbMcaoW6xg2l

Pe: Bonfrisco (Lega), bene dibattito su parole sciagurate Macron = (AGI) – Bruxelles, 13 apr. – “Ben venga la richiesta di un dibattito in Aula, che il nostro gruppo ha avanzato fin da subito, in occasione della prossima seduta Plenaria, sulle sciagurate parole di Macron su Cina e Taiwan. Sara’ un’occasione importante per dimostrare ai nostri partner strategici che siamo uniti nel sostenere con un’unica voce principi fondamentali per la democrazia e lo Stato di Diritto, a partire dall’inviolabilita’ della sovranita’ degli Stati”. Lo dichiara in una nota Anna Cinzia Bonfrisco, europarlamentare della Lega, componente della commissione per gli Affari esteri e della delegazione per le relazioni con la Nato. “Per citare testualmente l’Alto rappresentante Borrell, che a nome dell’Ue aveva risposto a un’interrogazione presentata a marzo, ‘L’Ue difende i propri valori e interessi. Allo stesso tempo, la lunga storia comune e i valori condivisi con gli Stati Uniti rendono l’Ue piu’ vicina a Washington che a Pechino’. Le dichiarazioni di Macron su Cina e Taiwan non sono solo una sgrammaticatura istituzionale, ma un danno per tutti coloro che affrontano gli intenti malevoli delle autocrazie. Vorremmo anche ricordare le vittime di gravi violazioni di diritti umani in Tibet e nello Xinjiang e l’erosione dei diritti della popolazione di Hong Kong”, conclude Bonfrisco.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=630070622272843&set=a.365083102104931

Taiwan è la prima Democrazia dell’Asia, pluralista, indipendente, uno Stato che garantisce ai suoi cittadini pieni diritti e libertà. Per questo motivo, la Cina nega l’esistenza e assedia militarmente questo baluardo democratico.

Non possiamo stare in silenzio sulle azioni di queste ore da parte della Cina e la connivenza di alcune cancellerie europee. Non tradiamo gli ideali su cui sono fondate l’dea della società contemporanea, l’Europa e le costituzioni liberali degli Stati!

Il Parlamento europeo ha già chiarito che l’Unione europea sostiene Taiwan come partner strategico, politico e commerciale, a partire dal digitale, connettività, innovazione ed economia circolare e crescita sostenibile.

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La Commissione Esteri del Parlamento Europeo ha sviluppato un importante dibattito sul multilateralismo

Contributi alle discussioni in Aula

Attività della polizia cinese in Europa

Mercoledì 10 aprile 2024 – Bruxelles

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, cari rappresentanti del Consiglio e della Commissione, la vastità della rete di stazioni di polizia cinese in Europa è segnalata da questo Parlamento almeno dal 2022. Risulta pertanto allarmante che solo adesso veniate a riferire su una minaccia che rappresenta una seria preoccupazione per i cittadini europei.

L’Italia ha fatto la sua parte per smantellare gli accordi della sinistra e ancora lotta per combattere le conseguenze dannose di quegli accordi, ad esempio le connessioni tra associazioni cinesi, criminalità organizzata e i funzionari pubblici del Partito comunista.

Infatti, è il Partito comunista cinese che usa l’Europa come terreno per lo spionaggio, le interferenze e la violazione dei diritti umani, perché per sua natura intende disporre di ogni aspetto della vita degli individui e della libertà di pensare, della libertà di agire e di decidere, che la Cina prova a eliminare.

Agite subito, quindi, e sanzionate i funzionari cinesi che hanno un legame con le stazioni di polizia. Sospendete qualsiasi trattato di estradizione con Hong Kong e con la Cina. Mettete gli Stati europei in condizioni di difendersi. Opponete i valori liberali e la libertà all’ingerenza corruttrice cinese.

Legami più stretti fra UE e Armenia e necessità di un accordo di pace fra Armenia e Azerbaigian

Martedì 27 febbraio 2024 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, una nuova agenda di partenariato tra Unione europea e Armenia, che stabilisce priorità comuni più ambiziose per una cooperazione che abbracci tutte le dimensioni è il riconoscimento dello sforzo compiuto da Erevan nell’intraprendere la strada di una democrazia compiuta, dell’affermazione dello Stato di diritto e l’allontanamento dall’influenza della Russia di Putin.

Tuttavia, questo lenisce solo in parte le sofferenze armene di questi anni. Inoltre, le minacce militari dell’Azerbaigian, al confine con l’Armenia, e il tremendo squilibrio di potere tra i due Paesi mantengono alto il rischio di una possibile invasione.

In nome dell’indipendenza e dell’integrità territoriale, dobbiamo fornire ogni aiuto attraverso lo Strumento europeo per la pace: equipaggiamento militare e sostegno al processo di sicurezza di quel paese. Solo così garantiremo la pace e non commetteremmo lo stesso errore fatto nel Nagorno-Karabakh.

Dobbiamo avviare il processo di allargamento con serietà, trasparenza e celerità. Difendiamo un baluardo di democrazia tra la moltitudine delle autocrazie. Difendiamo le nostre radici, dove qualcuno le vorrebbe recidere. Difendiamo l’Armenia e affermeremo l’Europa.

Recenti sviluppi alla frontiera esterna dell’UE tra Finlandia e Russia e necessità di rispettare il diritto dell’UE

Martedì 21 novembre 2023 – Strasburgo

Signora Presidente, signor rappresentante del Consiglio, signora Commissaria, onorevoli colleghi, quello che avviene ai confini tra Russia e Finlandia è una palese violazione della sovranità di uno Stato membro e quindi una violazione dell’intera sovranità dell’Europa. Parliamo di quella sovranità territoriale giuridica su cui fondiamo la difesa dei nostri valori, delle nostre identità, delle nostre culture e sulla base della quale garantiamo la sicurezza ai cittadini europei.

La migrazione senza controllo è una minaccia ibrida da cui gli Stati membri hanno legittimità a difendersi. Da una parte, l’utilizzo delle vite umane dei migranti, soprattutto quelli più fragili, è frutto di un piano a tavolino che sfrutta, da parte di alcuni governi o con mezzi digitali o attraverso le organizzazioni criminali, ogni mezzo per attuare il grande ricatto all’Europa. Ma, dall’altra, l’immigrazione senza controllo è anche frutto dell’incapacità di governare un fenomeno ormai, appunto, codificato come una minaccia ibrida utilizzata contro di noi.

Pertanto, il primo passo per liberarci dal ricatto consiste nel rispondere a questa domanda: sono tutte le crisi migratorie una minaccia ibrida ai confini dell’Europa? Vale anche, per esempio, per il Mediterraneo? Perché su questo fondiamo un principio comune. È quindi arrivato il momento di scegliere e guardare al futuro senza voltare le spalle alle sfide del presente, oggi in Finlandia, domani altrove, in Europa.

Ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione – Integrità elettorale e resilienza in vista delle elezioni europee del 2024

Giovedì 1 giugno 2023 – Bruxelles

Signora Presidente, onorevoli colleghi, grazie alla relatrice Sandra Kalniete. Lo spirito di unità sul testo della collega dimostra che è interesse di tutti difendere le voci libere dei popoli europei da ogni forma di interferenza straniera, compresa la disinformazione.

È un impegno che comincia dalla lotta all’antisemitismo, ad esempio, la madre di tutte le sfide nella battaglia globale delle narrative dannose per la nostra democrazia. È così, infatti, che gli autoritarismi di questo mondo saranno più isolati. È così che gli Stati membri potranno coltivare radici culturali giudaico-cristiane più robuste. È così che i cittadini potranno attestare forti valori costituzionali, liberali, democratici e occidentali.

Da qui nasce il dovere dell’Unione europea di impegnarsi di più, signora Commissaria, con il resto del mondo, a partire, ad esempio, dal Mediterraneo allargato. Infatti, il grave ferimento dei soldati in Kosovo, di cui 14 italiani, è anche figlio delle interferenze straniere in quell’area. Ed è con lo stesso spirito che siamo impegnati a rendere il mondo un luogo di pace e di dialogo e dove affrontiamo tutte le minacce ibride ai nostri confini e quelle che entrano dentro di noi, a condizione che lo facciamo però nella ricerca della verità e non della strumentalizzazione politica.

Capacità di dispiegamento rapido dell’UE, gruppi tattici dell’UE e articolo 44 TUE: la via da seguire

Martedì 18 aprile 2023 – Strasburgo

Signora Presidente, grazie al relatore López per il lavoro che oggi affrontiamo in questa discussione. Discutiamo della capacità di dispiegamento rapido dell’Unione, dei gruppi tattici dell’Unione e dell’articolo 44 del trattato sull’Unione europea.

Si tratta di una capacità di difesa che gli Stati membri hanno deciso di pianificare, come sancito dalla nuova dottrina della difesa europea, la bussola strategica, e sono richiesti la sostenibilità, la continua disponibilità delle forze e adeguati livelli di prontezza. È richiesto anche il completamento dei gruppi tattici dell’Unione attraverso i cosiddetti “strategic enablers“, che il livello di ambizione della bussola sia riflesso in un rafforzamento dell’architettura di comando e di controllo e nell’industria europea e di cercare sinergie con la NATO, perché rafforzare l’autonomia strategica dell’Unione rimane un obiettivo condiviso con la NATO.

Inoltre, gli Stati sanno di poter sfruttare le opportunità per la cooperazione prevista dall’articolo 44 del trattato, e devono farlo. Del resto, l’obiettivo europeo e atlantico è uno: fare di più e meglio insieme per fermare le continue atrocità di massa che creano instabilità nella comunità internazionale e che impediscono la pianificazione di uno sviluppo migliore per tutti, come ci insegnano le recenti vicende, che trattiamo sempre con grande rispetto nei confronti del popolo ucraino, e come ci ha insegnato l’amara lezione dell’Afghanistan.

Tempo delle interrogazioni (VP/AR): rafforzamento dei legami transatlantici in un mondo multilaterale sempre più problematico

Martedì 14 marzo 2023 – Strasburgo

Signor Presidente, Alto rappresentante, onorevoli colleghi, in questo secolo sappiamo che poco può fare una singola strategia di sicurezza nazionale, che non basta una strategia di sicurezza europea: serve una strategia di sicurezza transatlantica sempre più forte.

E nell’ambito del dialogo transatlantico, sappiamo, che per il nostro più grande alleato e il più importante, gli Stati Uniti, è diventato materia di sicurezza nazionale il concetto secondo il quale, chi sarà alla guida delle tecnologie abilitanti e di quelle emergenti, dall’energia alle scienze biomediche, dall’intelligenza artificiale al quantum computing, emergerà come leader mondiale e sarà in grado di esercitare il soft power e l’hard power meglio di altri.

Le chiedo, quindi: c’è perfetta sintonia tra Europa e Stati Uniti in questa valutazione dottrinale? Riscontra debolezze, vulnerabilità nell’implementare tale dottrina?

Difesa della democrazia dalle ingerenze straniere

Mercoledì 14 dicembre 2022 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie per i contributi che ho potuto ascoltare con attenzione, ma le domande di questa sessione di interrogazioni orali di oggi potrebbero essere poste da tutti i cittadini europei dopo i fatti del Qatargate.

Essi sono una dura sentenza della storia, della democrazia e della nostra libertà. Abbiamo scoperto, quindi, che non solo la Cina, per esempio attraverso le stazioni di polizia cinese infiltrate sul nostro territorio, non solo la Russia, attraverso la disinformazione, mirano a indebolire la nostra libertà e a violare la nostra sovranità.

Per questo motivo aveva senz’altro ragione l’Alto rappresentante Borrell, caro Commissario, nella sua metafora sulla giungla e il giardino; il giardino, quello che noi dobbiamo difendere.

Pertanto un nostro approccio diverso rispetto a quell’ambiente difficile e turbolento nel quale viviamo oggi è necessario. È questo il messaggio lapidario che l’Unione europea e i suoi Stati membri devono diffondere ai cittadini europei per dare loro sicurezza sulla tenuta della nostra democrazia, perché la realtà è che questa nostra democrazia viene messa in discussione dalle azioni malevole di Stati terzi che mirano a indebolire le fondamenta dell’Unione europea.

E siamo coscienti del pericolo che corre lo svolgimento corretto e libero delle prossime elezioni europee, ad esempio, ma è semplice quello che ci resta da fare.

Dobbiamo fare passi avanti significativi rispetto ai nostri avversari in ogni campo della conoscenza e del sapere e cercare di mantenere un ampio vantaggio competitivo, il più a lungo possibile; dobbiamo proteggere i nostri talenti scientifici e le nostre società; dobbiamo affermare con forza che non c’è alternativa all’ordine internazionale e alle regole europee.

Sospetta corruzione da parte del Qatar e, più in generale, necessità di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni europee

Martedì 13 dicembre 2022 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Qatargate, che riguarda ONG, sindacati, individui, assistenti e deputati al Parlamento europeo, è il più grave attacco politico alla democrazia europea di paesi terzi autocratici da quando esistono le istituzioni dell’Unione europea.

Noi chiediamo innanzitutto una forte critica nei confronti del Qatar e dei nemici della democrazia che ci minacciano direttamente dall’esterno, come già abbiamo avuto modo di scrivere in un’interrogazione parlamentare presentata, già due anni fa, dalla nostra collega Ceccardi.

Noi però intendiamo stare uniti, quale processo fondamentale per la produzione degli anticorpi che difendono la nostra società, la cui libertà e la cui democrazia è così vitale per mantenere fermo il pieno rispetto della presunzione di innocenza. Nello Stato di diritto, al quale crediamo tutti.

Oggi noi potremmo speculare contro alcuni di noi e, invece, ci rammarichiamo anche per essere stati esclusi dal processo democratico di questo Parlamento e svolgere il prezioso ruolo di opposizione costruttiva che serve a qualunque maggioranza democratica.

Nell’autoreferenzialità che spesso distingue alcuni di voi ci avete chiamato col cordone sanitario, ma è stato un tragico errore. Nonostante ciò, di fronte a questo disastro, vi ribadisco, noi restiamo uniti per difendere le istituzioni europee e i cittadini europei.

Tempo delle interrogazioni (VP/AR) – Impatto sui paesi terzi della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina in relazione all’accordo sull’iniziativa sui cereali del Mar Nero

Martedì 22 novembre 2022 – Strasburgo

Signor Alto rappresentante, grazie per le Sue parole chiarificatrici.

Volgendo lo sguardo al futuro, possiamo dire che la crisi alimentare potrebbe far morire più persone di quelle colpite dalla pandemia. L’insicurezza alimentare e la fame nel mondo hanno numeri scioccanti: in Afghanistan 20 milioni, nello Yemen 19 milioni, nel Sahel 18 milioni, nel Corno d’Africa 37 milioni.

Quello che l’Ucraina immetteva nel mercato globale prima della guerra erano milioni di tonnellate al mese, quindi stiamo solo intravedendo oggi i segni precursori del disastro che sta per avvenire.

Le chiedo quindi: nello sforzo di mettere insieme l’assistenza alimentare di emergenza, ci può dire quali modifiche del sistema di aiuti l’Unione si appresta ad apportare per migliorarlo, visto che era non sostenibile ancora prima della guerra?

Tempo delle interrogazioni (VP/AR) – Impatto sui paesi terzi della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina in relazione all’accordo sull’iniziativa sui cereali del Mar Nero

Martedì 22 novembre 2022 – Strasburgo

Signor Alto rappresentante, grazie della Sua risposta.

Per risolvere velocemente gli ostacoli della “Black Sea Grain Initiative”, che ha delle peculiarità, ad esempio non contiene una disposizione per la risoluzione delle controversie, e che accorda al Segretario generale e alla Turchia un alto grado di indipendenza come mediatori, e mi pare questo il punto pratico più importante dell’accordo, l’Unione europea vorrebbe introdurre disposizioni o regole in tal senso?

Tempo delle interrogazioni (Commissione) – Proteggere le infrastrutture critiche nell’UE dagli attacchi e contrastare gli attacchi ibridi

Martedì 18 ottobre 2022 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie Vicepresidente, è stato davvero molto interessante ascoltare le Sue parole e io mi auguro che Lei abbia ragione nel costruire rapidamente questo scudo per i paesi europei, composto dalla direttiva CER, dalla NIS 2, dal Cyber Resilience Act, che sia davvero efficace, altrimenti avrà ragione il collega Glucksmann, che ha messo già in evidenza i nostri ritardi.

Allora Le domando: questo impianto normativo riuscirà a essere rapido tanto quanto rapidi sono gli attacchi? E la seconda domanda è: il peso amministrativo sulle nostre aziende, sulle imprese, per poter allinearsi alla riduzione del rischio, ridurrà anche la loro competitività rispetto ad altre imprese nel mondo? E quindi cosa può fare l’Unione europea per sostenere lo sforzo di queste imprese?

Sì con le linee guida, ma anche con risorse.

Tempo delle interrogazioni (Commissione) – Proteggere le infrastrutture critiche nell’UE dagli attacchi e contrastare gli attacchi ibridi

Martedì 18 ottobre 2022 – Strasburgo

Signor Vicepresidente, Lei sa che l’Italia è il settimo paese al mondo per cyber attacchi? Il primo paese in Europa. C’è bisogno quindi di sostenere un processo importante perché l’Italia è un paese strategico rispetto ad alcune grandi infrastrutture; all’inizio del dibattito venivano citate quelle sottomarine, ma ce ne sono anche molte altre. Cosa intendete fare?

Preparazione dell’UE contro gli attacchi informatici a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina

Martedì 3 maggio 2022 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, Vicepresidente Schinas, il tema della preparazione dell’Unione europea contro gli attacchi informatici a seguito dell’invasione russa in Ucraina è influenzato principalmente dal diverso livello e grado di preparazione degli Stati membri.

Stati membri forti fanno un’Unione forte, ma questo vale in tutti i campi, in tutti i settori e in tutti i domini. Anche l’attuale governo italiano ha aumentato la propria capacità, dando avvio all’Agenzia per la cibersicurezza nazionale, unificando tutte le attività di protezione dalle minacce informatiche, contribuendo così alla sicurezza dell’Unione europea. La cibersicurezza garantisce la difesa nazionale, la difesa dell’Unione europea, la stabilità socioeconomica, l’ordine democratico degli Stati, la coesione della società, il fatto che i cittadini possano contare su informazioni affidabili e rimanere psicologicamente integri, ovvero non perdano fiducia nella leadership dei loro paesi. Non solo, i cittadini europei devono contare su servizi vitali critici e devono essere difesi da spionaggio e disinformazione.

Nella guerra ibrida che si sta consumando in Ucraina abbiamo le prove degli attacchi letali della Federazione Russa. È nostro dovere aiutare il popolo e le organizzazioni ucraine a proteggersi. È nostro dovere estendere questo ombrello protettivo e capacitivo a tutti coloro che sono a noi affini e continuare nell’approfondimento con la NATO delle esercitazioni.

Ecco perché il mio appello permane perché si ponga fine alla disinformazione che affligge l’Unione europea perché forse troppo dimenticata da tutti noi.

Tempo delle interrogazioni al Vicepresidente della Commissione / Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza – Sicurezza e bussola strategica dell’UE

Martedì 5 aprile 2022 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio l’Alto rappresentante per essere qui oggi.

Vorrei tornare sul tema della NATO. Molto sinteticamente, le chiederei quali sono gli ostacoli principali che lei vede nell’implementazione della bussola strategica e il suo calendario di marcia, con riferimento alla complementarietà tra l’Unione europea e la NATO e soprattutto come il concetto strategico, che lei ha già citato prima, della NATO, debba riflettere il nuovo ruolo di attore di sicurezza e di difesa che l’Unione europea sta cercando di assumere nella crisi ucraina, ad esempio.

Detto in un altro modo, Alto rappresentante: come allineiamo le posture dei Paesi dell’Unione europea a quelle della NATO? Le due organizzazioni, nei prossimi cinque anni, quali passi avanti potranno fare?

Tempo delle interrogazioni al Vicepresidente della Commissione / Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza – Sicurezza e bussola strategica dell’UE

Martedì 5 aprile 2022 – Strasburgo

Quindi le chiedo, Alto rappresentante, cos’altro può mettere in campo l’Unione europea nella sua organizzazione politica per sostenere i suoi Stati membri che aderiscono alla NATO nello sforzo di difesa comune europea?

Attuazione della politica estera e di sicurezza comune –relazione annuale 2021 – Attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune – relazione annuale 2021

Martedì 15 febbraio 2022 – Strasburgo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il presidente McAllister per la sua relazione.

Nelle nostre relazioni, così come ha sottolineato anche la presidente Loiseau, sono presenti argomenti fondamentali per il benessere economico e la sicurezza dei cittadini europei, soprattutto per le lezioni apprese dalla pandemia.

Signor Borrell, ieri la Presidente Lagarde ha fatto chiaro riferimento a fattori negativi sul benessere dei nostri cittadini, quali i colli di bottiglia nella logistica e i costi dell’energia, evidenziando come le tensioni geopolitiche siano aumentate e i costi dell’energia elevati potrebbero esercitare un freno più forte del previsto sui consumi e sugli investitori.

In altre parole, il benessere degli europei è continuamente eroso e ci stiamo impoverendo. Questo dato pesa sulla politica estera europea, sulle nostre capacità, sull’influenza e sulle ambizioni, come abbiamo dimostrato per esempio in Afghanistan. Ci stiamo muovendo verso un nuovo ordine globale, che sarà definito dalla competizione tra le maggiori potenze. Il tipo di relazioni da intrattenere con la Cina, diventata più autoritaria all’interno e più aggressiva all’esterno, è chiaramente l’argomento trainante.

Però abbiamo finalmente raggiunto, anche grazie alla mia parte politica, la consapevolezza che dobbiamo continuare, possiamo continuare, a negoziare con la Cina solo da una posizione di superiorità valoriale, economica, tecnologica e militare. E non lo faremo da soli, lo faremo in modo sistemico, con gli Stati Uniti e con le altre democrazie sviluppate a noi affini: Giappone, Corea, India, Regno Unito e altri ancora. E non saremo soli in questo cammino. Molti Stati dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia dovranno fare chiare scelte di campo.

Sulla Russia raccomando di porre maggiore attenzione a come Putin esercita il suo potere. Sulla Turchia mi compiaccio che le nostre due relazioni, in linea con la mia parte politica, chiaramente prendano atto che la Turchia è una minaccia per la pace e che deve essere oramai interrotto quel processo. A questo proposito, propongo un panel di giuristi internazionali per interromperlo.

Stato delle capacità di ciberdifesa dell’UE

Martedì 5 ottobre 2021 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissaria, proteggere le reti digitali militari e le reti delle nostre comunità di intelligence garantisce la piena sovranità degli Stati membri, la non interferenza nelle nostre politiche, nelle libertà dei cittadini europei e anche nei nostri interessi nel mondo.

I nostri avversari vogliono corrompere, degradare, sostituire il nostro modello di democrazie liberali occidentali con il loro modello autoritario. Chi vincerà quindi questa guerra cyber nei prossimi anni? Senza dubbio, se divisi perderemo e verremo spogliati dei nostri vantaggi competitivi e delle nostre certezze. Pertanto è necessaria la creazione di un gruppo di lavoro per la cyber intelligence, condiviso tra l’Unione e gli Stati membri, che consenta una risposta diplomatica comune. L’Europa sarà all’altezza della sfida cyber sino-russa? Non certo attraverso un semplice documento. L’Europa ha bisogno di leadership, di visione e di azione nel contesto del cyber.

Relazione annuale sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune – Relazione annuale sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune

Martedì 14 gennaio 2020 – Strasburgo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio gli onorevoli McAllister e Danjean per l’ottimo lavoro svolto e per le loro relazioni, che ci aiutano a capire meglio come, per esempio, a pochi chilometri dai nostri confini le crisi in Nord Africa e Medio Oriente siano maturate senza che gli sforzi dell’Unione europea producessero alcun risultato.

Dopo cinque fallimentari anni di gestione Juncker, oggi la Libia scivola tra le mani di Russia, Turchia e Cina, mentre il tanto decantato accordo nucleare iraniano si sbriciola alla prima difficoltà.

Ma la domanda è semplice, signor Vicepresidente Borrell: gli strumenti politici e le risorse che destiniamo alla politica industriale e alla difesa europea, e la sua pretesa di autonomia strategica, avranno un reale impatto di sicurezza per chi ha eletto questo Parlamento, cioè i cittadini europei?

Relazioni in quanto relatore ombra

RELAZIONE sul ruolo del Parlamento europeo e della sua diplomazia parlamentare nella politica estera e di sicurezza dell’UE

6.12.2023 – (2023/2105(INI))

Il Parlamento europeo,

  • visti l’articolo 14, paragrafo 1, e gli articoli 21 e 36 del trattato sull’Unione europea (TUE),
  • vista la dichiarazione in data 20 luglio 2010 del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sulla responsabilità politica,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 28 giugno 2016 che adottano la relazione dal titolo “Shared Vision, Common Action: A Stronger Europe – A Global Strategy for the European Union’s Foreign and Security Policy” (Visione condivisa, azione comune: Un’Europa più forte – Una strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea),
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 25 marzo 2020, dal titolo “Piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024” (JOIN(2020)0005),
  • vista la “Bussola strategica per la sicurezza e la difesa – Per un’Unione europea che protegge i suoi cittadini, i suoi valori e i suoi interessi e contribuisce alla pace e alla sicurezza internazionali”, adottata il 21 marzo 2022,
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 25 novembre 2020, dal titolo “Piano d’azione dell’Unione europea sulla parità di genere III – Un’agenda ambiziosa per la parità di genere e l’emancipazione femminile nell’azione esterna dell’UE” (JOIN(2020)0017),
  • vista la decisione del Consiglio 2010/427/UE, del 26 luglio 2010, che fissa l’organizzazione e il funzionamento del Servizio europeo per l’azione esterna[1],
  • visto il paragrafo 34 della dichiarazione del vertice del 2023 tra l’UE e la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici, del 18 luglio 2023, che riconosce la diplomazia parlamentare come una dimensione importante della relazione,
  • vista la sua raccomandazione del 15 marzo 2023 al Consiglio e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza contenente un bilancio del funzionamento del SEAE e a favore di un’UE più forte a livello mondiale[2],
  • vista la sua risoluzione del 18 gennaio 2023 sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune – relazione annuale 2022[3],
  • vista la sua risoluzione del 18 gennaio 2023 sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune – relazione annuale 2022[4],
  • vista la sua risoluzione del 12 marzo 2019 sul tema “Costruire una capacità dell’Unione in materia di prevenzione dei conflitti e di mediazione”[5],
  • vista la sua decisione del 13 settembre 2023 sulle modifiche al regolamento del Parlamento al fine di rafforzare l’integrità, l’indipendenza e la responsabilità[6],
  • visto l’articolo 54 del suo regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0405/2023),
  1. considerando che il ruolo del Parlamento di colegislatore e co-autorità di bilancio non riguarda soltanto le politiche interne dell’UE ma anche, in larga parte, l’azione esterna dell’Unione;
  2. considerando che l’articolo 36 TUE impone al VP/AR di consultare regolarmente il Parlamento europeo sui principali aspetti e sulle scelte adottate nel quadro della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e di informarlo in merito all’evoluzione di tali politiche;
  3. considerando che è necessaria l’approvazione del Parlamento ai fini dell’entrata in vigore della maggior parte degli accordi internazionali; che l’articolo 218, paragrafo 10, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea prevede che il Parlamento europeo sia “immediatamente e pienamente informato in tutte le fasi della procedura” in relazione alla negoziazione di tali accordi;
  4. considerando che il Parlamento controlla e discute la conduzione degli affari esterni dell’UE, in particolare attraverso i lavori della sua commissione per gli affari esteri e delle sue due sottocommissioni per i diritti dell’uomo e per la sicurezza e la difesa, nonché tramite la commissione per il commercio internazionale e la commissione per lo sviluppo; che suddetta funzione di controllo comprende le questioni relative all’adozione, all’attuazione e alla revisione delle strategie tematiche, regionali e nazionali dell’UE e di altri documenti politici, come il piano d’azione dell’Unione europea sulla parità di genere, nonché l’assistenza finanziaria e le nomine ad alte cariche all’interno della rappresentanza esterna dell’UE;
  5. considerando che il Parlamento, quale unica istituzione dell’UE direttamente eletta dai cittadini, tiene discussioni pubbliche in seduta plenaria e nelle commissioni e che adotta relazioni e risoluzioni legate alla politica estera e di sicurezza comune e alla situazione nei paesi terzi, soprattutto per quanto concerne i diritti umani, e pertanto contribuisce a sensibilizzare l’opinione pubblica e a stimolare il dibattito, sia all’interno dell’UE che nei paesi interessati; che tali relazioni e risoluzioni contribuiscono agli sviluppi normativi in tutto il mondo e sono oggetto di un attento controllo da parte di attori di paesi terzi, compresi i governi, i parlamenti e i rappresentanti della società civile e dei media, e possono generare reazioni e ripercussioni in tali paesi;
  6. considerando che il Parlamento dispone di una rete unica di 45 delegazioni permanenti che mantengono e approfondiscono le relazioni con altri parlamenti di paesi, regioni e organizzazioni non appartenenti all’UE; che tali organismi costituiscono spesso la dimensione parlamentare degli accordi bilaterali dell’UE con tali paesi;
  7. considerando che il ruolo del Parlamento di stabilire il bilancio annuale dell’Unione è fondamentale per il sostegno alle nazioni per le quali è più necessario superare le sfide di sviluppo a lungo termine mediante lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale – Europa globale e per la risposta in caso di disastro ed emergenza, in particolare tramite il rafforzamento degli aiuti umanitari;
  8. considerando che la promozione della parità di genere è un obiettivo della politica esterna dell’UE; che tutti gli Stati membri dell’UE e il Parlamento europeo si sono impegnati ad attuare la risoluzione 1325 (2000) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza;
  9. considerando che il Parlamento europeo è diventato uno dei parlamenti più attivi in termini di attività diplomatica parlamentare e di risorse ad essa dedicate; che la diplomazia parlamentare contribuisce al conseguimento degli obiettivi dell’UE e alla promozione dei valori, degli interessi e delle politiche dell’UE, anche a livello multilaterale, e che, in tal modo, apporta un valore aggiunto incentivando un’azione esterna dell’UE più coerente e coesa; che la diplomazia parlamentare può migliorare la comunicazione strategica, la visibilità e l’efficacia delle decisioni e ad adottare misure nell’ambito della PESC e della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) dell’UE;
  10. considerando che, tramite la diplomazia parlamentare, il Parlamento dialoga con leader mondiali, funzionari eletti, rappresentanti dei governi e diplomatici, istituzioni pubbliche, organizzazioni e rappresentanti della società civile, anche di popolazioni vulnerabili e a rischio, e altre parti interessate di paesi terzi e istituzioni multilaterali su base continuativa, in particolare attraverso il lavoro delle sue delegazioni e commissioni, anche attraverso l’organizzazione di audizioni l’adozione di relazioni e risoluzioni e lo svolgimento di visite nei paesi;
  11. considerando che l’articolo 36 TUE incarica il vicepresidente/alto rappresentante di comparire dinanzi al Parlamento almeno due volte all’anno per riferire sulla situazione attuale in merito alla PESC/PSDC e per rispondere alle domande; che è necessario aggiornare l’accordo interistituzionale del 20 novembre 2002 tra il Parlamento europeo e il Consiglio relativo all’accesso da parte del Parlamento europeo alle informazioni sensibili del Consiglio nel settore della politica di sicurezza e di difesa[7];
  12. considerando che il gruppo per il sostegno alla democrazia e il coordinamento elettorale del Parlamento, presieduto dal presidente della commissione per gli affari esteri e dal presidente della commissione per lo sviluppo, e che include deputati al Parlamento di ogni orientamento politico, supervisiona l’impegno del Parlamento a supporto della democrazia oltre i confini dell’UE, anche in termini di osservazione elettorale, mediazione e dialogo; che, attraverso il dialogo Jean Monnet per la pace e la democrazia, il Parlamento riunisce i leader politici non europei nell’intento di promuovere la comunicazione tra le parti e il raggiungimento di un consenso; che i membri del Parlamento possono agire in qualità di rappresentanti speciali e mediatori per la prevenzione dei conflitti in talune situazioni di forte tensione in tutto il mondo;
  13. considerando che il Parlamento europeo assiste i parlamenti nazionali e le assemblee regionali internazionali al di là dei confini dell’UE al fine di migliorare la loro capacità istituzionale; che ha instaurato un dialogo costante con tali legislatori e scambia regolarmente le migliori pratiche;
  14. considerando che il Parlamento è un osservatore elettorale riconosciuto a livello internazionale; che le delegazioni del Parlamento che si occupano di osservazione elettorale sono impegnate in missioni per l’osservazione elettorale nell’UE o in missioni per l’osservazione elettorale internazionale;
  15. considerando che i gruppi politici e i singoli membri del Parlamento godono di una densa e variegata rete di contatti con i partiti politici, i parlamentari, i funzionari governativi e parti interessate del settore privato e della società civile dei paesi terzi, soprattutto quelli in fase di adesione all’UE e i paesi confinanti;
  16. considerando che, oltre agli Uffici di collegamento del Parlamento europeo al di fuori dell’UE a Londra e a Washington, il Parlamento dispone di uffici antenna presso le Nazioni Unite a New York, presso l’Unione africana ad Addis Abeba e presso l’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico a Giacarta, che hanno l’obiettivo di rafforzare la cooperazione parlamentare con tali organizzazioni multilaterali;
  17. considerando che l’articolo 5, paragrafo 7 della decisione del Consiglio 2010/427/UE afferma che “Le delegazioni dell’Unione hanno la capacità di rispondere alle esigenze di altre istituzioni dell’Unione, in particolare il Parlamento europeo, nei loro contatti con le organizzazioni internazionali o i paesi terzi presso cui le delegazioni sono accreditate”;

 

Rafforzare la diplomazia parlamentare

  1. si compiace del crescente ruolo del Parlamento nell’azione esterna dell’UE, che si è evoluto gradualmente in un ruolo sostanziale, combinando i suoi poteri legislativi, di bilancio e di controllo con molteplici forme di dialogo pubblico e silente con organizzazioni internazionali, paesi, società e individui esterni all’UE;
  2. sottolinea il ruolo e il valore particolari della diplomazia parlamentare dell’UE per quanto concerne l’integrazione e il rafforzamento della visibilità e dell’impatto della politica estera e di sicurezza dell’UE, congiuntamente al Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), alla Commissione e ai servizi e ai parlamenti diplomatici degli Stati membri, preservando al contempo l’autonomia del Parlamento;
  3. sottolinea l’importanza della diplomazia parlamentare come strumento per raggiungere portatori di interessi diversificati nei paesi partner e nei paesi terzi, allo scopo di aumentare la consapevolezza sulla legislazione e le posizioni dell’Unione, per comprendere meglio le percezioni, gli effetti e le conseguenze di tali legislazione e posizioni su tali paesi e stringere alleanze tra pari e collaborazioni solide in un contesto internazionale sempre più complesso e multipolare;
  4. deplora il fatto che, nonostante contribuisca chiaramente al conseguimento degli obiettivi di politica estera e di sicurezza dell’UE, nonché il valore aggiunto e la complementarietà della diplomazia parlamentare, il Parlamento non sia ancora pienamente riconosciuto dalla Commissione, dal Consiglio e dal SEAE quale attore a pieno titolo dell’approccio “Team Europa”;
  5. ritiene che il Parlamento disponga di un grande potenziale non ancora sfruttato per sviluppare ulteriormente il suo ruolo diplomatico e il suo contributo al conseguimento degli obiettivi di politica estera e di sicurezza dell’UE;

 

Strumenti, mezzi e valori della diplomazia parlamentare

  1. sottolinea il contributo specifico, dinamico e pubblico che il Parlamento apporta alla politica estera e di sicurezza dell’UE alla lotta contro le sfide globali attraverso il lavoro delle sue commissioni che si occupano di affari esterni, incluse le sottocommissioni per i diritti dell’uomo e per la sicurezza e la difesa, e che contribuiscono alle relazioni con i paesi terzi, le organizzazioni internazionali e la società civile a livello mondiale;
  2. sottolinea che le delegazioni permanenti svolgono un lavoro importante e complementare rispetto a quello delle commissioni in quanto costituiscono un consesso regolare e continuativo per il dialogo politico con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali, anche tramite organi parlamentari misti e assemblee multilaterali;
  3. sottolinea che le delegazioni permanenti svolgono un ruolo chiave di collegamento tra il Parlamento e i suoi partner in tutto il mondo, facilitando l’interazione, fornendo informazioni in modo continuativo alle commissioni e agli altri organi del Parlamento, discutendo posizioni e politiche di interesse comune, nonché ascoltando i diversi partner e altre parti interessati e comunicando le loro opinioni agli organi competenti in seno al Parlamento;
  4. ritiene che le missioni ufficiali del Parlamento al di fuori dell’UE costituiscano parte integrante della politica esterna dell’UE e devono essere pertanto pienamente sostenute dalle delegazioni dell’UE, nonché il più elevato livello di informazioni e sicurezza del SEAE a tal proposito; chiede che il Centro di risposta alle crisi del SEAE sia dotato di tutte le risorse necessarie; ritiene che un miglioramento del coordinamento, della pianificazione e della definizione delle priorità per le missioni tra i diversi organi del Parlamento aumenterebbero la coerenza, la credibilità e l’impatto del ruolo diplomatico del Parlamento;
  5. suggerisce che gli organi competenti del Parlamento istituiscano un coordinamento interno, ad esempio redigendo periodicamente un elenco di paesi prioritari da coinvolgere, in base ai fascicoli legislativi e alle priorità geopolitiche o strategiche, partecipando a scambi di opinioni con tali paesi sui rapporti dell’UE o su questioni geopolitiche o relative a conflitti orizzontali, e favorendo sinergie tra le missioni del Parlamento all’estero, per evitare duplicazioni non necessarie, razionalizzare le risorse e migliorare la coerenza dei messaggi del Parlamento;
  6. sottolinea che i parlamentari dovrebbero vantare una approfondita preparazione in materia di dimensioni dei rapporti culturali e internazionali dei paesi terzi nei quali si recano in missione internazionale, affinché possano promuovere una cultura del dialogo nel contesto di un dialogo tra le culture; invita, a tal proposito, il SEAE, in particolare la sua divisione per la comunicazione strategica e le previsioni, a sostenere pienamente le missioni ufficiali del Parlamento nei paesi terzi;
  7. ritiene che il dialogo politico condotto dal Parlamento e i suoi singoli deputati con gli attori governativi, parlamentari e della società civile in tutto il mondo contribuisca a promuovere le priorità, le opinioni e i valori dell’UE sulle norme globali in settori quali i diritti umani universali e la democrazia, i diritti delle persone LGBTI, i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere, la diplomazia climatica ed energetica, la connettività, l’intelligenza artificiale e le politiche digitali e tecnologiche;
  8. sottolinea l’impegno costante del Parlamento per garantire che i diritti umani, lo Stato di diritto e la democrazia siano posti al centro dell’azione esterna dell’UE e per fornire un forum essenziale in cui la voce della società civile e degli attori democratici di tutto il mondo possa essere ascoltata e amplificata; sottolinea, a tale proposito, le sue azioni a sostegno dei difensori dei diritti umani, dei parlamentari a rischio e dei giovani leader politici, nonché a sostegno della partecipazione delle donne alla vita politica e della lotta contro la disinformazione; chiede che le azioni del Parlamento siano ulteriormente sviluppate e che si dia voce a coloro i cui diritti sono a rischio nella prossima legislatura;
  9. sottolinea l’importanza fondamentale delle discussioni e delle risoluzioni del Parlamento relative alle violazioni dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto, che rappresentano uno dei suoi strumenti dal maggiore impatto all’estero per affrontare le problematiche relative ai diritti umani nei paesi terzi; invita, pertanto, a conferire una maggiore visibilità a tali discussioni e risoluzioni, anche nell’agenda delle sessioni plenarie, in linea con il lavoro delle commissioni e altri organi parlamentari permanenti;
  10. sottolinea l’importanza e la natura unica del ruolo del Parlamento nelle missioni di osservazione elettorale e, più in generale, nei programmi di sostegno alla democrazia, come il rafforzamento della democrazia parlamentare nei paesi terzi e nelle iniziative che prevedono la mediazione, la facilitazione dello sviluppo delle capacità, la prevenzione dei conflitti, la promozione di una cultura parlamentare consensuale e democratica e la promozione dei diritti umani; invita a integrare meglio i risultati delle attività del gruppo per il sostegno alla democrazia e il coordinamento elettorale su determinati paesi e i risultati derivanti dalle missioni di osservazione elettorale dell’UE nel lavoro di commissioni e delegazioni, come pure nelle sessioni plenarie che si occupano degli stessi paesi;
  11. chiede un coordinamento rafforzato con la Commissione, comprese la direzione generale della Politica europea di vicinato e dei negoziati di allargamento e la direzione generale per i Partenariati internazionali, per sostenere la democrazia parlamentare in tutto il mondo e rafforzare il sostegno istituzionale ai parlamenti; suggerisce che la rete dei parlamenti nazionali sul sostegno alla democrazia, stabilita dal Parlamento, potrebbe trasformarsi in un regolare punto di incontro istituzionale volto a coordinare le attività e a sfruttare le competenze;
  12. sottolinea la necessità di pervenire a un equilibrio di genere in tutte le attività e missioni, anche a livello di rappresentanze del Parlamento, nei viaggi al di fuori dell’UE, e di ampliare le competenze in materia di uguaglianza di genere, affidandosi a esperti del settore come parte delle azioni e dei programmi di supporto del Parlamento;

 

Contributo del Parlamento alla politica estera e di sicurezza dell’UE

  1. ritiene che la prossima legislatura e l’istituzione della futura Commissione dovrebbero rappresentare un’opportunità per rafforzare il quadro delle relazioni interistituzionali tra il Parlamento, il SEAE e la Commissione, comprese le delegazioni dell’UE, al fine di potenziare la diplomazia parlamentare e rafforzare il pacchetto di strumenti dell’UE per l’azione esterna;
  2. chiede, in particolare, che il controllo del Parlamento sul lavoro svolto nell’ambito delle attività della politica estera e di sicurezza dell’UE sia rafforzato, migliorando il livello di responsabilità e la trasparenza del SEAE e dei servizi esterni della Commissione; sottolinea, in tale contesto, la necessità di aggiornare la dichiarazione del 2010 sulla responsabilità politica di ridefinire le relazioni tra il SEAE e il Parlamento;
  3. invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a coinvolgere realmente il Parlamento nell’attuazione e nel controllo delle questioni di rilevanza strategica negli affari esteri dell’UE, compresa l’applicazione di misure restrittive, nonché nel controllo degli strumenti di finanziamento esterno;
  4. insiste sul diritto del Parlamento all’informazione in materia di PESC a norma dell’articolo 36 TUE, compreso l’accesso tempestivo a relazioni e strategie nazionali e ad altre informazioni riservate che orientano la PESC dell’UE; sottolinea, a tal proposito, l’importanza di finalizzare quanto prima l’aggiornamento dell’accordo interistituzionale del 20 novembre 2022 tra il Parlamento europeo e il Consiglio in merito all’accesso del Parlamento europeo a informazioni sensibili del Consiglio nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa;
  5. sottolinea che la funzione di controllo e il potere del Parlamento di monitorare la negoziazione e l’attuazione degli accordi internazionali dovrebbero conferirgli un ruolo fondamentale nella definizione dell’impegno dell’Unione nei confronti dei paesi terzi e delle organizzazioni internazionali e della sua azione globale sulla scena internazionale, il che consentirebbe anche all’UE di promuovere il principio dell’integrazione di genere e la diplomazia climatica nelle relazioni internazionali; deplora a tal proposito gli accordi cosiddetti informali o ad hoc che non richiedono il consenso del Parlamento e pertanto compromettono l’autorità dello stesso come colegislatore, nonché la sua funzione di sorveglianza;
  6. ritiene che gli ambasciatori dell’UE in paesi strategici e i rappresentanti speciali dell’UE dovrebbero essere confermati solo a seguito di una valutazione positiva da parte della Commissione per gli affari esteri del Parlamento;
  7. invita a una partecipazione più sistematica dei presidenti delle commissioni esterne del Parlamento agli incontri e agli eventi di alto livello sulla politica estera e di sicurezza comune, compreso il Consiglio “Affari esteri”; invita alla creazione di delegazioni congiunte del SEAE, della Commissione e del Parlamento per i principali incontri multilaterali e regionali;
  8. insiste sul fatto che tutti i principali documenti politici strategici adottati dalla Commissione e dal Consiglio in relazione alla conduzione della politica esterna dell’UE dovrebbero essere redatti in consultazione con il Parlamento e dovrebbero integrarvi il ruolo e il contributo del Parlamento;
  9. chiede un ulteriore rafforzamento delle relazioni del Parlamento con i parlamenti nazionali degli Stati membri, che sono organismi che si trovano nella posizione ideale per fungere da collegamento con i rami esecutivi degli Stati membri; sottolinea, pertanto, che la conferenza interparlamentare per la PESC/PSDC e le conferenze interparlamentari tenute annualmente dalla sottocommissione per i diritti dell’uomo, rappresentano un consesso importante per lo scambio di informazioni e migliori prassi tra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo nei settori di interesse e dovrebbero essere rafforzate;
  10. ritiene che il Parlamento possa svolgere un ruolo unico nell’avvicinare la politica estera dell’UE ai cittadini europei e nel rafforzare la sua legittimità democratica, in particolare dialogando con enti substatali quali i governi e i parlamenti regionali, consentendo così alla diplomazia multilevello nei rispettivi quadri giuridici e istituzionali per la politica estera dell’UE e degli Stati membri di alimentare e incrementare l’azione esterna a livello dell’UE;
  11. ribadisce l’invito a sviluppare una diplomazia autonoma dell’UE fondata su una cultura diplomatica comune da una prospettiva europea e sottolinea il ruolo del Parlamento a questo proposito; ritiene che l’applicazione del progetto pilota del Parlamento sulla creazione di un’Accademia diplomatica europea, e soprattutto sulla sua struttura futura e permanente, rappresenti un concreto passo avanti a tal proposito; chiede garanzie in merito alla partecipazione permanente del Parlamento e al suo attivo coinvolgimento negli organi gestionali e di governo dell’Accademia diplomatica europea, nonché nei suoi programmi e attività di formazione;
  12. è del parere che, nel contesto della regressione in materia di diritti umani e democrazia in tutto il mondo, il Parlamento abbia un ruolo specifico da svolgere nella difesa del multilateralismo basato su regole, della democrazia e dello Stato di diritto, nella promozione dei diritti umani e del pluralismo politico, nel contrastare la disinformazione e le ingerenze straniere nei paesi terzi e nell’aiutare i parlamenti democraticamente eletti a livello globale a consolidare i loro ruoli istituzionali e i loro metodi di lavoro interni attraverso programmi mirati; osserva che i deputati al Parlamento possono occuparsi di questioni più sensibili, come le violazioni dei diritti umani, rilasciare dichiarazioni pubbliche, cercare strade pubbliche o private per la comunicazione o collaborare con i partner locali quando lo spazio della diplomazia tradizionale si fa più limitato;
  13. sottolinea il ruolo specifico degli organi parlamentari nell’aiutare i paesi partner e, in particolare, i paesi dell’allargamento e i potenziali paesi candidati nei Balcani occidentali e nel vicinato orientale; chiede di rafforzare il loro ruolo nel processo di adesione all’UE, considerato il ruolo fondamentale e specifico dei parlamenti nel necessario processo di riforma, tramite, tra le altre cose, il ravvicinamento normativo, il controllo e la sensibilizzazione dei cittadini; ricorda la necessità che le delegazioni dell’UE sostengano attivamente tale cooperazione interparlamentare nei paesi candidati e nei paesi candidati potenziali;
  14. accoglie con favore approcci innovativi come la cooperazione tra commissione e commissione, recentemente lanciata tra il Parlamento europeo e la Verkhovna Rada ucraina, e incoraggia lo sviluppo di ulteriori iniziative in questo ambito, data l’importanza politica del processo di allargamento;
  15. ribadisce il suo invito a rafforzare le capacità istituzionali dell’UE in materia di diplomazia preventiva, prevenzione dei conflitti e mediazione e ritiene che il Parlamento possa fornire competenze e un contributo sostanziale attraverso i suoi organi e le sue azioni in questo settore, anche attraverso meccanismi di allerta precoce e visite in loco;
  16. sottolinea che l’ampia rete interparlamentare che il Parlamento ha sviluppato attraverso le sue delegazioni permanenti e le assemblee multilaterali rappresenta uno strumento ideale per discutere e coordinare le posizioni con i partner internazionali nei consessi multilaterali, ad esempio in relazione alle risoluzioni delle Nazioni Unite, all’integrazione della dimensione di genere, alla diplomazia climatica o alle posizioni in seno al G20, nonché per chiarire le intenzioni dell’UE nei confronti dei partner e promuovere le sue azioni; sottolinea il contributo significativo del Parlamento al lavoro dei consessi multilaterali mediante il suo coinvolgimento, tra gli altri, nel G7 e nei vertici parlamentari del G7 e nelle riunioni dell’Unione interparlamentare;
  17. sottolinea il ruolo del Parlamento europeo nel promuovere a livello globale la parità di genere, compresa la lotta contro il femminicidio e la violenza di genere, e i diritti delle persone LGBTI nell’azione esterna dell’UE; sottolinea l’importanza dei parlamentari nel promuovere la sensibilità alle questioni di genere in tutti i rapporti esterni dell’UE, mediante azioni di sensibilizzazione, creazione di capacità e condivisione di buone prassi, anche, a titolo esemplificativo e non esaustivo, del valore aggiunto di garantire parlamenti equilibrati in termini di genere e una prospettiva di genere nel funzionamento degli organi parlamentari; invita il Parlamento a rafforzare ulteriormente tale dimensione della diplomazia parlamentare nelle sue interazioni con i paesi partner;
  18. ritiene che, alla luce del quinto obiettivo di sviluppo sostenibile (raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze), il Parlamento deve svolgere un ruolo significativo nel conseguimento degli obiettivi strategici di parità di genere;
  19. sottolinea il lavoro di sensibilizzazione del Parlamento per la ratifica e l’attuazione delle pertinenti convenzioni delle Nazioni Unite e di altre convenzioni internazionali e protocolli opzionali, quali l’accordo di Parigi e la convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica;

 

Team Europa: il Parlamento come partner di politica estera

  1. ritiene che, sebbene il Parlamento dovrebbe mantenere la sua piena autonomia nell’attuazione del suo programma di politica esterna, le visite congiunte ad hoc e le dichiarazioni del Parlamento, insieme ai rappresentanti della Commissione e del Consiglio, in relazione ai principali sviluppi nei paesi terzi, rappresentino un settore promettente per l’attuazione dell’approccio “Team Europa”; chiede, a tale proposito, l’avvio di un programma pilota interistituzionale Team Europa in un numero selezionato di paesi terzi; chiede che tale programma pilota garantisca che gli strumenti del Parlamento siano pienamente integrati in un approccio interistituzionale congiunto nei confronti dei paesi interessati;
  2. denuncia la decisione di alcuni paesi, compresi quelli che hanno concluso accordi con l’UE, di vietare alle delegazioni del Parlamento e ai singoli deputati di entrare in alcuni o tutti i loro territori; denuncia le minacce e le sanzioni nei confronti dei deputati al Parlamento europeo da parte di paesi terzi; insiste affinché il Consiglio e gli Stati membri intraprendano un’azione immediata e incisiva, comprese sanzioni se ritenuto necessario, laddove gli organi del Parlamento o singoli deputati del Parlamento siano oggetto di misure restrittive di paesi terzi;
  3. sottolinea che l’osservazione elettorale è il settore in cui la cooperazione tra il Parlamento e il SEAE è meglio strutturata e in cui entrambe le istituzioni conducono attività di osservazione elettorale ben integrate tra loro in vari modi;
  4. ribadisce la sua richiesta di un maggiore coordinamento strategico tra le istituzioni dell’UE in relazione a singoli casi urgenti che coinvolgono difensori dei diritti umani, giornalisti, o membri di gruppi particolarmente vulnerabili; è convinto che la diplomazia parlamentare possa rivelarsi un meccanismo efficace e complementare per dialogare con i paesi terzi su tali casi; invita alla creazione di una task force interistituzionale sui difensori dei diritti umani volta a coordinare l’impegno europeo sui casi prioritari in questo ambito;
  5. ribadisce la propria richiesta al VP/AR, in collaborazione con gli Stati membri e il Parlamento, di adottare un elenco annuale per concentrarsi sui paesi che rappresentano una grave preoccupazione rispetto al ginepraio di difensori dei diritti umani e attivisti per la democrazia il che, tra l’altro, aiuterebbe a coordinare la risposta pratica del Team Europa sul campo; ritiene che il Parlamento potrebbe svolgere un ruolo decisivo impiegando i propri mezzi istituzionali e di altro genere a sostegno di tale approccio mirato e congiunto;
  6. esorta ciascuna delegazione dell’UE a far conoscere meglio i lavori del Parlamento che presentano un interesse per il paese ospitante, anche nella lingua locale sul suo sito web, e a mantenere un dialogo con le autorità e i gruppi della società civile locali;
  1. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

MOTIVAZIONE

La diplomazia parlamentare viene progressivamente riconosciuta, in un mondo sempre più complesso e polarizzato, quale efficace strumento di politica estera per interagire a livello politico con diversi attori nei paesi terzi, vale a dire i parlamentari, ma anche i governi, la società civile e le organizzazioni internazionali. Il Parlamento europeo, oltre al suo ruolo di controllo sul lavoro dell’esecutivo dell’UE, è un esempio di primo piano a livello internazionale della crescente realtà della diplomazia parlamentare nell’integrare e plasmare la politica estera, ma ha ancora molte sfide per ottenere prestazioni e risultati migliori.

La presente relazione, suddivisa in quattro capitoli, fornisce una valutazione degli strumenti e degli organismi esistenti di cui il Parlamento europeo dispone per influenzare l’azione esterna dell’UE e presenta una serie di proposte per migliorare il coordinamento tra le pertinenti istituzioni dell’UE. Sottolinea l’importanza del ruolo del Parlamento nel promuovere i diritti umani e la democrazia quali elementi essenziali dell’agenda esterna dell’UE, in particolare attraverso i dibattiti, le risoluzioni e l’impegno multilivello, formale e informale con gli attori esterni. Nonostante il ruolo crescente del Parlamento nel settore della politica estera dell’UE, deve ancora essere pienamente riconosciuto come attore integrante dell’approccio “Team Europa”. Per questo motivo, la relazione propone, tra le altre cose, la creazione di un programma pilota interistituzionale da avviare in un numero selezionato di paesi terzi, in cui gli strumenti del Parlamento siano pienamente integrati con quelli del SEAE, della Commissione e degli Stati membri in relazione a tali paesi.

Dal punto di vista interno del Parlamento, la relazione sottolinea la necessità di un maggiore coordinamento, proponendo di promuovere sinergie tra le molteplici missioni del Parlamento all’estero per rafforzare la coerenza dei messaggi e dell’impegno esterno. Analogamente, la relazione chiede una maggiore sincronizzazione con la Commissione nel sostenere la democrazia parlamentare in tutto il mondo.

L’attività diplomatica multilivello del Parlamento europeo dovrebbe essere vista come un’opportunità per le istituzioni dell’UE, in quanto ha la capacità unica, ad esempio, di instaurare un dialogo con diversi attori quando il ramo esecutivo dell’UE è politicamente limitato o di esprimersi su questioni sensibili ma essenziali dei diritti umani e della democrazia.

Inoltre, affinché il Parlamento europeo possa dispiegare appieno il suo potenziale di attore diplomatico internazionale, è fondamentale completare l’aggiornamento dell’accordo interistituzionale del 20 novembre 2002 tra il Parlamento europeo e il Consiglio. Lo stesso vale per il mandato di controllo del Parlamento, in cui, al fine di migliorare il livello di responsabilità e trasparenza del SEAE e dei servizi esterni della Commissione, è necessario aggiornare la dichiarazione del 2010 sulla responsabilità politica.

RELAZIONE sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione

15.5.2023 – (2022/2075(INI))

  • vista la sua risoluzione del 9 marzo 2022 sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione[1](in appresso, la “relazione INGE 1”),
  • visto il seguito dato dalla Commissione alle raccomandazioni formulate dal Parlamento europeo nella sua risoluzione del 9 marzo 2022,
  • vista la “Bussola strategica per la sicurezza e la difesa – Per un’Unione europea che protegge i suoi cittadini, i suoi valori e i suoi interessi e contribuisce alla pace e alla sicurezza internazionali”, approvata dal Consiglio il 21 marzo 2022 e dal Consiglio europeo il 24 marzo 2022,
  • vista la sua raccomandazione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 23 novembre 2022, concernente la nuova strategia dell’UE in materia di allargamento[2],
  • vista la comunicazione della Commissione, del 13 luglio 2022, dal titolo “Relazione sullo Stato di diritto 2022 – La situazione dello Stato di diritto nell’Unione europea” (COM(2022)0500),
  • vista la sua risoluzione dell’8 marzo 2022 sulla riduzione degli spazi per la società civile in Europa[3],
  • vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2022 sulla sospetta corruzione da parte del Qatar e, più in generale, sulla necessità di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni europee[4],
  • vista la sua risoluzione del 23 novembre 2016 sulla comunicazione strategica dell’UE per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi[5],
  • vista la sua raccomandazione, del 13 marzo 2019, al Consiglio e al vice‑presidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sul bilancio del seguito dato dal SEAE a due anni dalla relazione del Parlamento europeo sulla comunicazione strategica dell’UE per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi[6],
  • vista la sua risoluzione del 20 ottobre 2021 sui media europei nel decennio digitale: un piano d’azione per sostenere la ripresa e la trasformazione[7],  visti gli articoli sulla responsabilità degli Stati per atti illeciti internazionali,
  • vista la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,
  • visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, in particolare l’articolo 20,
  • visto il regolamento (UE) 2021/692 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 aprile 2021, che istituisce il programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori e abroga il regolamento (UE) n. 1381/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (UE) n. 390/2014 del Consiglio[8],
  • vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle persone attive nella partecipazione pubblica da procedimenti giudiziari manifestamente infondati o abusivi (“azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica”), presentata dalla Commissione il 27 aprile 2022 (COM(2022)0177),
  • vista la comunicazione della Commissione, del 3 dicembre 2020, sul piano d’azione per la democrazia europea (COM(2020)0790),
  • vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2022, che istituisce un quadro comune per i servizi di media nell’ambito del mercato interno (legge europea per la libertà dei media) e modifica la direttiva 2010/13/UE (COM(2022)0457),
  • viste la relazione finale della Conferenza sul futuro dell’Europa e in particolare le proposte 27 e 37 ivi contenute,
  • visto il codice rafforzato di buone pratiche sulla disinformazione del 2022,
  • visto il regolamento (UE) 2022/2065 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 ottobre 2022, relativo a un mercato unico dei servizi digitali e che modifica la direttiva 2000/31/CE (regolamento sui servizi digitali)[9],
  • vista la direttiva (UE) 2022/2557 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 dicembre 2022, del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla resilienza dei soggetti critici e che abroga la direttiva 2008/114/CE del Consiglio[10](la direttiva CER),
  • la proposta di raccomandazione del Consiglio su un approccio coordinato dell’Unione per rafforzare la resilienza delle infrastrutture critiche, presentata dalla Commissione il 18 ottobre 2022 (COM(2022)0551),
  • vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla trasparenza e al targeting della pubblicità politica, presentata dalla Commissione il 25 novembre 2021 (COM(2021)0731) e i relativi emendamenti, adottata dal Parlamento il 2 febbraio 2023[11],
  • vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo allo statuto e al finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee, presentata dalla Commissione il 25 novembre 2021 (COM(2021)0734),
  • vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, presentata dalla Commissione il 16 dicembre 2020, relativa a misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nell’Unione, che abroga la direttiva (UE) 2016/1148 (COM(2020)0823) (direttiva NIS2),
  • vista la relazione speciale n. 05/2022 della Corte dei conti europea, del 29 marzo 2022, dal titolo “Cibersicurezza delle istituzioni, degli organi e delle agenzie dell’UE– il livello complessivo di preparazione non è commisurato alle minacce”,
  • vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, presentata dalla Commissione il 22 marzo 2022, che stabilisce misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nelle istituzioni, negli organi e negli organismi dell’Unione (COM(2022)0122),
  • visto l’accordo interistituzionale del 20 maggio 2021 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione europea su un registro per la trasparenza obbligatorio[12],
  • vista la dichiarazione congiunta UE-USA del Consiglio per il commercio e la tecnologia, del 5 dicembre 2022,
  • vista la relazione annuale della Corte dei conti europea sulle agenzie dell’UE per l’esercizio finanziario 2021,
  • visto il codice europeo di norme per le organizzazioni indipendenti di controllo dei fatti, pubblicato dall’European Fact-Checking Network nell’agosto 2022,
  • visto l’articolo 54 del suo regolamento,
  • vista la relazione (intermedia) della commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione, e sul rafforzamento dell’integrità, della trasparenza e della responsabilità al Parlamento europeo (ING2) (A9-0187/2023),
  1. considerando che il 9 marzo 2022 il Parlamento ha adottato una risoluzione in cui formula le proprie raccomandazioni sulla base della relazione della prima commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione; che, tra le sue raccomandazioni, tale relazione ha chiesto, tra l’altro, di adottare una strategia coordinata contro le ingerenze straniere; che la Commissione ha redatto un documento volto a dare seguito a tali raccomandazioni, suggerendo tra le altre cose che detta strategia di fatto esiste già sotto forma di vari tipi di coordinamento interistituzionale;
  2. considerando che il Parlamento europeo è l’unico organo eletto direttamente tra le istituzioni dell’UE ed è in prima linea nelle discussioni politiche dell’UE sulla lotta contro le ingerenze straniere, la manipolazione delle informazioni e le minacce ibride nelle nostre democrazie, comprese le istituzioni dell’UE; che i recenti avvenimenti hanno evidenziato che il Parlamento è oggetto di campagne di ingerenza straniera diversificate e aggressive;
  3. considerando che, nel suo discorso sullo stato dell’Unione del settembre 2022, la presidente della Commissione ha annunciato che quest’ultima presenterà un pacchetto per la difesa della democrazia, la cui adozione è prevista per il secondo trimestre del 2023; che tale pacchetto dovrebbe comprendere una proposta legislativa per proteggere le democrazie da soggetti di paesi terzi che esercitano attività nell’UE che possono incidere sull’opinione pubblica e sulla sfera democratica, un riesame delle azioni nell’ambito del piano d’azione europeo per la democrazia (EDAP) e misure atte a garantire elezioni sicure e resilienti, comprensive, tra l’altro, di misure di cibersicurezza nei processi elettorali;
  4. considerando che il Consiglio dell’Unione europea, la Commissione e il Servizio europeo per l’azione esterna hanno guidato congiuntamente un’esercitazione denominata “EU Integrated Resolve 2022” volta a verificare la capacità di risposta dell’UE alle campagne ibride;
  5. considerando che la guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina è iniziata sotto forma di guerra dell’informazione, attentamente pianificata ed eseguita in modo aggressivo, cui è seguita un’invasione militare su larga scala il 24 febbraio 2022; che la Russia si avvale di una serie di diverse metodologie di ingerenza, integrate in una strategia più ampia volta a danneggiare, confondere, spaventare, indebolire e dividere gli Stati membri dell’UE e il suo vicinato; che gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno condotto efficaci campagne di comunicazione volte a prevenire la disinformazione prima dell’invasione russa su larga scala dell’Ucraina, che hanno comportato un uso senza precedenti di intelligence affidabile per contrastare la narrativa del Cremlino e far luce sulle menzogne del governo russo e degli attori collegati; che la Russia svolge da anni campagne di disinformazione, attacchi informatici, “élite capture” e attacchi volti a riscrivere la storia nel tentativo di preparare il terreno per la sua invasione dell’Ucraina;
  6. considerando che si prevede che i servizi del Parlamento si impegneranno a fondo per dare seguito alle raccomandazioni adottate il 9 marzo 2022, in particolare per la preparazione delle elezioni europee del 2024; che la task force del Parlamento sulla disinformazione è stata incaricata di coordinare i lavori di diverse direzioni generali del Parlamento e cooperare con altre istituzioni dell’UE in merito a diverse azioni intraprese, in particolare nei seguenti ambiti: conoscenza della situazione, rafforzamento delle capacità di resilienza, prevenzione della disinformazione e contributo a uno spazio dell’informazione sano e mitigazione dei rischi;
  7. considerando che il Parlamento sostiene in modo proattivo la democrazia parlamentare in una serie di paesi terzi, anche attraverso le azioni del gruppo per la democrazia e il sostegno elettorale (DEG); che in tal senso i paesi dell’immediato vicinato dell’UE rivestono una particolare importanza;
  8. considerando che i paesi candidati all’adesione all’UE si confrontano con le sfide derivanti da ingerenze straniere ostili e campagne di disinformazione; che gli sviluppi passati hanno dimostrato che il mancato allargamento comporta ingenti costi a livello strategico; che i Balcani occidentali sono una regione di competizione strategica e geopolitica e che alcuni paesi della regione sono esposti alla destabilizzazione, il che minaccia la sicurezza e la stabilità del nostro continente; che alcuni paesi terzi stanno sfruttando queste vulnerabilità, in particolare tramite investimenti strategici e campagne di disinformazione; che la stabilità, la sicurezza e la resilienza democratica dei paesi candidati all’adesione sono indissolubilmente legate alla sicurezza, alla stabilità e alla resilienza democratica dell’Unione;
  9. considerando che l’obiettivo di queste campagne di ingerenza nei Balcani occidentali è quello di influenzare negativamente il crescente orientamento euro-atlantico e la stabilità dei singoli paesi, modificando in tal modo l’orientamento della regione nel suo complesso; che la Russia sta sfruttando la propria influenza in Serbia nel tentativo di destabilizzare e interferire con gli Stati sovrani limitrofi: in Bosnia attraverso la Republika Srpska; in Montenegro, attraverso i sentimenti filoserbi del paese e la Chiesa ortodossa serba; e in Kosovo sfruttando e alimentando le controversie esistenti nel Kosovo settentrionale; che pertanto la Russia continua a esercitare una notevole influenza nei Balcani occidentali e ha il potere di interferire nei tentativi regionali di riconciliazione, integrazione e riforma verso la democratizzazione;
  10. considerando che le iniziative quali il progetto RADAR, finanziato dall’UE, della Trans European Policy Studies Association (TEPSA, un consorzio paneuropeo di istituti di ricerca e università di punta) sono tese a sensibilizzare i cittadini in merito alla disinformazione e a fornire una piattaforma pubblica per il dibattito e che il progetto è rivolto in modo ai giovani, al fine di dare loro voce, rafforzarne la partecipazione alla società civile e migliorare le loro capacità di pensiero critico e l’alfabetizzazione mediatica;
  11. considerando che è necessario un approccio olistico, che comprenda l’insieme delle nostre società, per istruire e formare i cittadini europei a individuare e resistere alle potenziali operazioni di disinformazione, compresa una formazione specifica per le persone in età lavorativa e nelle scuole; che è opportuno definire una strategia per mostrare preventivamente agli utenti di Internet video e contenuti sulle tattiche alla base della disinformazione, allo scopo di sensibilizzarli e renderli più resilienti alla cattiva informazione e alla disinformazione e accrescere la resilienza dei gruppi vulnerabili della popolazione; che a tale proposito l’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e il dialogo costante con i media sono fondamentali; che l’aspetto centrale del successo della comunicazione contro la disinformazione è la fiducia nelle istituzioni che comunicano;
  12. considerando che l’antisemitismo contemporaneo assume molte forme, come l’incitamento all’odio online e il riemergere di nuove teorie complottiste; che l’UE ha stabilito, nel quadro della strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica (2021-2030), il suo impegno per un futuro libero dall’antisemitismo nell’UE e oltre i suoi confini;
  13. considerando che le organizzazioni della società civile svolgono un ruolo essenziale quale organo di controllo, sono fondamentali per costruire la resilienza democratica dall’interno, proteggere la democrazia e sostenere la lotta alle violazioni dello Stato di diritto, contribuendo attivamente alla promozione del medesimo, della democrazia e dei diritti fondamentali sul campo; che, nello specifico, le organizzazioni della società civile svolgono un ruolo importante nell’individuare e contrastare le ingerenze straniere nei processi democratici; che le organizzazioni della società civile svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’autoregolamentazione, consentendo la creazione di norme di settore per combattere la disinformazione, in particolare nei campi in cui un intervento statale può creare sfiducia; che l’ulteriore rafforzamento della partecipazione dei cittadini e della società civile ai processi democratici fa sì che anche la democrazia nel suo complesso sia meglio protetta dal rischio di ingerenze straniere;
  14. considerando che le organizzazioni della società civile, i gruppi di riflessione, le agenzie di consulenza, le fondazioni e le imprese stesse non sono immuni da tali ingerenze e, in alcuni casi, possono fungere da veicolo, strumento o vettore di influenza da parte di soggetti malintenzionati, compresi attori di paesi terzi, sponsorizzando direttamente o istigando ingerenze straniere e influenzando i responsabili politici; che la trasparenza è fondamentale per garantire che tali attori non diventino e non siano utilizzati come vettori per ingerenze straniere e che pertanto devono essere rispettate e controllate norme chiare per la loro influenza; che alcuni Stati membri dell’UE hanno tentato di attuare meccanismi per controllare i finanziamenti governativi esteri destinati alle organizzazioni della società civile, in particolare provenienti dalla Russia e dalla Cina;
  15. considerando che il sostegno offerto dall’UE alle organizzazioni della società civile mediante il programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori (CERV) ha rafforzato l’impegno volto a sostenere tali organizzazioni, in particolare quelle più piccole e attive a livello locale che devono affrontare ostacoli specifici; che taluni Stati membri, tramite i piani nazionali di ripresa e resilienza, hanno fornito finanziamenti per lo sviluppo delle capacità di verifica dei fatti e di lotta alla disinformazione;
  16. considerando che, nonostante una certa disponibilità di risorse finanziarie, tra cui taluni progetti di successo finanziati mediante fondi e programmi UE, i finanziamenti alle organizzazioni della società civile e ai media sono complessivamente frammentati, basati su progetti e spesso provenienti da paesi terzi; che la procedura di richiesta dei finanziamenti dovrebbe essere trasparente e accessibile; che la Corte dei conti europea ha concluso che l’assenza di una strategia coerente dell’Unione in materia di alfabetizzazione mediatica che preveda la lotta alla disinformazione e la frammentazione delle azioni dell’UE attenuano l’impatto dei progetti di alfabetizzazione mediatica e che molti di questi progetti non hanno raggiunto una scala e una portata sufficientemente ampie;
  17. considerando che il giornalismo basato sui fatti svolge un ruolo fondamentale in una società democratica, sostenendo i principi di veridicità, accuratezza, imparzialità, onestà e indipendenza; che la libertà di espressione e di informazione sono diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici; osserva che il sensazionalismo dei media ha un effetto negativo sull’affidabilità delle informazioni pubblicamente accessibili e sul panorama mediatico;
  18. considerando che gli informatori, i giornalisti, le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani sono sempre più spesso oggetto di intimidazioni, sorveglianza invasiva, attacchi hacker, vessazioni e minacce, incluse le minacce di natura legale e i contenziosi ingiustificati; che tali soggetti dovrebbero essere sostenuti dall’UE e dalle sue istituzioni; che le azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica, comprese quelle avviate da autorità di paesi terzi nei confronti di cittadini dell’Unione o di entità con sede nell’UE, costituiscono una seria minaccia per la democrazia e i diritti fondamentali, quali la libertà di espressione e di informazione, in quanto sono un mezzo per impedire ai giornalisti e agli attivisti, nonché agli attori della società civile in senso lato, di parlare di tematiche di interesse pubblico e per punirli per tali prese di posizione, esercitando un effetto dissuasivo su tutte le voci critiche reali o potenziali;
  19. considerando che nell’Unione europea si registrano casi di giornalisti che rischiano la vita per le loro inchieste su temi di interesse pubblico; che alcune potenze straniere sono sospettate di ingerenze nell’Unione e hanno esteso le loro misure repressive ai territori dell’Unione, allo scopo di mettere a tacere i giornalisti che intendono segnalare e denunciare attività criminali; che un esempio in tal senso è la strategia di accanimento giudiziario attuata dal Regno del Marocco nei confronti del giornalista spagnolo Ignacio Cembrero; che taluni giornalisti e difensori dei diritti umani ai quali è stato riconosciuto il diritto di asilo nell’UE continuano a essere vittime di persecuzioni, molestie, violenze e tentativi di omicidio; che gli Stati membri dovrebbero garantire la loro sicurezza e la possibilità di continuare il loro lavoro;
  20. considerando che è una questione di interesse pubblico ridurre l’efficacia della manipolazione dolosa dell’informazione e in particolare i suoi effetti sul funzionamento dei processi democratici; che la disinformazione riduce la capacità dei cittadini di prendere decisioni informate e di partecipare liberamente ai processi democratici; che questa situazione si intensifica con il rapido sviluppo di nuovi tipi di media; che, secondo l’Osservatorio del pluralismo dei media 2022, nessun paese è a basso rischio per quanto concerne l’indicatore della “sostenibilità dei media”, il che riflette le attuali minacce economiche al pluralismo dei media; che i nuovi media operanti nei mercati di minori dimensioni, tra cui i media locali, regionali e di nicchia, devono affrontare ulteriori sfide in quanto dispongono di entrate limitate, stanno diventando meno redditizi avvalendosi degli attuali modelli imprenditoriali commerciali e non sono in grado di adottare modelli nuovi allo stesso modo dei media operanti nei mercati di maggiori dimensioni; che, inoltre, alcuni Stati membri, che la Russia considera nella propria sfera di influenza, sono più esposti ai rischi geopolitici derivanti dalle ingerenze del Cremlino nel loro spazio dell’informazione;
  21. considerando che la promozione dell’indipendenza e del pluralismo dei media e dell’alfabetizzazione mediatica nella lotta alla disinformazione è una delle proposte dei cittadini contenute nella relazione finale della Conferenza sul futuro dell’Europa, pubblicata il 9 maggio 2022, con la quale i cittadini hanno esortato esplicitamente l’UE ad affrontare le minacce all’indipendenza dei media con l’introduzione di norme minime europee e a difendere e sostenere mezzi di comunicazione liberi, pluralisti e indipendenti, a intensificare la lotta contro la disinformazione e le ingerenze straniere e a garantire la protezione dei giornalisti; che la relazione finale della Conferenza sul futuro dell’Europa conteneva anche la richiesta di istituire un organismo dell’UE incaricato di affrontare e combattere la disinformazione mirata e le ingerenze, di rafforzare il coordinamento delle autorità nazionali per la cibersicurezza e di elaborare normative e orientamenti per le piattaforme online e le imprese dei social media per far fronte alle vulnerabilità in materia di disinformazione;
  22. considerando che l’integrità del mercato interno dei servizi di media può essere compromessa e la polarizzazione della società può essere incoraggiata da fornitori di mezzi di comunicazione sistematicamente dediti alla disinformazione, incluse la manipolazione delle informazioni e le ingerenze di fornitori di mezzi di comunicazione finanziati da taluni paesi terzi, quali Cina, Russia e Turchia; che un ambiente mediatico altamente concentrato e controllato dal governo può condurre a un’autocrazia informativa, in cui lo Stato o i suoi alleati esteri ostili possono agevolmente esercitare la propria influenza tramite la manipolazione delle informazioni;
  23. considerando che negli ultimi 10 anni la Cina ha investito quasi 3 miliardi di EUR in imprese mediatiche europee, senza una risposta adeguata da parte dell’UE e dei suoi Stati membri; che l’esempio della Cina potrebbe essere seguito da altri Stati con analoghe ideologie politiche autoritarie, il che comporta notevoli rischi per l’integrità delle democrazie europee e l’ingerenza di altri paesi negli affari interni dell’UE; che diversi Istituti Confucius cinesi, gestiti dallo Stato, che diffondono propaganda e interferiscono nelle istituzioni accademiche, continuano a funzionare nell’UE; che le emittenti radiotelevisive cinesi rappresentano e diffondono l’ideologia del Partito comunista cinese; che gli account automatizzati cinesi sono sempre più attivi su social media e social network, al servizio delle esigenze delle autorità cinesi;
  24. considerando che l’EU DisinfoLab ha recentemente scoperto una massiccia operazione che ha preso di mira le istituzioni internazionali, in particolare a Bruxelles e Ginevra, al servizio degli interessi dell’India, che coinvolge centinaia di falsi canali mediatici e decine di organizzazioni non governative organizzate dal governo;
  25. considerando che soltanto alcuni Stati membri dell’UE prevedono meccanismi di vaglio per gli investimenti stranieri nel settore dei media; che è nell’interesse pubblico conoscere l’assetto della titolarità effettiva degli organi d’informazione;
  26. considerando che permangono importanti carenze strutturali che facilitano la manipolazione delle informazioni mediante le piattaforme online; che il modello aziendale delle piattaforme online si basa sui dati personali, su algoritmi che promuovono contenuti estremi e divisivi e sulla pubblicità, per cui un maggiore engagement equivale a maggiori entrate pubblicitarie e la spinta all’engagement premia le opinioni divisive ed estreme, a scapito delle informazioni fondate sui fatti; che le piattaforme online sono pertanto concepite in modo da contribuire ad amplificare le teorie complottiste e la disinformazione; che queste piattaforme online globali hanno inoltre avuto un ampio impatto destabilizzante sulla redditività economica del settore europeo dei media, in quanto dominano il mercato pubblicitario, incidendo in tal modo sui modelli economici dei media;
  27. considerando che nonostante il rafforzamento del codice di buone pratiche sulla disinformazione, permangono molti problemi strutturali, come la mancanza di norme vincolanti e la possibilità per le aziende di scegliere i propri impegni, che in definitiva impediscono il buon esito del codice di buone pratiche come strumento;
  28. considerando che le tecnologie di intelligenza artificiale generative in rapida evoluzione potrebbero avere conseguenze potenzialmente gravi tali da consentire a soggetti malintenzionati di produrre e diffondere maggiori contenuti di disinformazione a un costo inferiore e più velocemente; che i paesi di tutto il mondo che non dispongono delle risorse per affrontare tale sfida potrebbero subire effetti particolarmente devastanti;
  29. che la proposta della Commissione sulla trasparenza e il targeting della pubblicità politica si prefigge di far fronte a tali problemi strutturali nell’ambito della pubblicità politica;
  30. considerando che le piattaforme hanno intrapreso diverse iniziative per contrastare la disinformazione online, progettando campagne di prevenzione della disinformazione volte a informare gli utenti in merito ai suoi pericoli, mettendoli in guardia e smentendo preventivamente le affermazioni false diffuse attraverso campagne di disinformazione e cattiva informazione ad opera di soggetti malintenzionati; che l’impatto di tali iniziative non può essere pienamente valutato a causa dell’assenza di analisi indipendenti o istituzionalizzate da parte di ricercatori dotati del pieno accesso ai dati;
  31. considerando che i contenuti non in lingua inglese rimangono sostanzialmente privi di controllo, poiché le piattaforme continuano a non disporre di un adeguato numero di revisori e verificatori dei fatti in grado di svolgere i propri compiti in altre lingue, soprattutto nelle lingue minoritarie dei paesi gravemente esposti alla disinformazione; che le piattaforme online dovrebbero garantire ai cittadini diritti fondamentali quali la libertà di espressione e di informazione;
  32. considerando che, dall’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk, la società ha adottato una politica tesa a contrastare la disinformazione in caso di crisi, in base alla quale l’azienda avrebbe agito nei confronti di tweet contenenti affermazioni false e fuorvianti riguardo all’uso della forza e delle armi e avrebbe risposto dando priorità ai tweet di profili di media statali e pubblicando un’avvertenza per i tweet che violavano la politica aziendale contro la disinformazione in caso di crisi, ma che tale approccio è stato parzialmente cancellato il 23 novembre 2022; che la società ha licenziato il personale di tutti i dipartimenti responsabili dell’individuazione, della classificazione o della risposta alla disinformazione, compresa la maggior parte dei moderatori di contenuti e delle équipe specifiche per paese, e ha ripristinato oltre 60 000 account che in precedenza avevano violato le norme della piattaforma condividendo disinformazione, commettendo molestie o abusi od organizzando truffe; che dopo l’acquisizione si è registrato un aumento dei contenuti abusivi di circa il 40 %; che, senza una concreta giustificazione, si sono verificate ripetute e intollerabili sospensioni di account di giornalisti e organi di informazione, che costituiscono una minaccia alla libertà dei media nell’ambiente online;
  33. considerando che alcuni reportage pubblicati nei mezzi d’informazione su documenti interni hanno sollevato interrogativi circa la neutralità politica degli sforzi della società tesi ad attuare le sue politiche contro le ingerenze straniere e la disinformazione nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2020 e sul fatto che tali sforzi costituiscano anche una forma di ingerenza nel dibattito politico e sociale più ampio attorno alle elezioni, dal momento che decine di e-mail interne hanno rivelato che i principali partiti negli Stati Uniti hanno utilizzato metodi volti a contrastare la disinformazione e l’incitamento all’odio per controllare l’elettorato; che non è ancora chiaro in quale direzione si svilupperà Twitter nel prossimo futuro, a causa delle allarmanti dichiarazioni e decisioni da parte dei nuovi vertici aziendali;
  34. considerando che la disinformazione e la cattiva informazione in ambito sanitario rappresentano una seria minaccia per la salute pubblica, in quanto erodono la fiducia nella scienza, nelle istituzioni pubbliche, nelle autorità e nel personale medico e generano inoltre ostilità nei loro confronti e promuovono teorie complottiste; che tale disinformazione può essere potenzialmente letale quando dissuade le persone dal sottoporsi alle terapie raccomandate dai medici, tra cui le vaccinazioni, o promuove cure sbagliate; che durante la pandemia di COVID-19, il volume dei contenuti attinenti alla COVID-19 pubblicati senza verifica e ritenuti costituire cattiva informazione o disinformazione dopo un controllo dei fatti era pari al 20 % per i contenuti in tedesco e in spagnolo, al 47 % per i contenuti in francese e all’84 % per i contenuti in italiano; che le lingue minori hanno subito un impatto ancora maggiore;
  35. considerando che le reti di bot e account falsi sulle piattaforme dei social media sono utilizzate da soggetti malintenzionati per minare i processi democratici; che Meta ha rimosso due reti provenienti da Cina e Russia per aver violato la sua politica contro i comportamenti non autentici coordinati; che la rete originaria della Russia e composta da oltre 60 siti Internet si è spacciata per siti legittimi di organizzazioni giornalistiche europee e ha pubblicato articoli originali che criticavano l’Ucraina, sostenevano la Russia e affermavano che le sanzioni dell’Occidente contro la Russia si sarebbero ritorte contro di esso; che EU DisinfoLab è giunta a conclusioni simili con la sua indagine Doppelgänger; che questa è soltanto la punta dell’iceberg e che le piattaforme online devono vigilare costantemente e migliorare la loro strategia di moderazione dei contenuti;
  36. considerando che si registra una mancanza di vigilanza su piattaforme come Reddit e Telegram, dove generalmente la disinformazione si diffonde senza alcun controllo; che Spotify ospita podcast contenenti disinformazione e cattiva informazione, con particolare riferimento alla disinformazione sui vaccini; che alcuni di essi hanno fino a 11 milioni di ascoltatori per episodio; che l’azienda si è rifiutata di intraprendere qualsiasi azione nei confronti degli account che pubblicano questi podcast in quanto priva di una strategia in materia di disinformazione; che l’UE ha avviato diverse indagini su TikTok concernenti il trasferimento di dati di cittadini dell’UE alla Cina e la pubblicità mirata destinata ai minori;
  37. considerando che il regolamento sui servizi digitali[13]è entrato in vigore il 16 novembre 2022 e sarà applicato a partire dal 17 febbraio 2024; che esso uniforma appieno le norme applicabili ai servizi di intermediazione nel mercato interno e contiene disposizioni specifiche applicabili alle piattaforme online di dimensioni molto grandi e ai motori di ricerca online di dimensioni molto grandi quando si tratta di rischi sistemici come la disinformazione e la manipolazione;
  38. considerando che il regolamento sui servizi digitali prevede che le piattaforme online di dimensioni molto grandi o i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi abbiano l’obbligo di eseguire valutazioni annuali dei rischi e adottare misure volte ad attenuare i rischi derivanti dalla progettazione e dall’uso dei loro servizi; che sarebbe opportuno estendere alcune disposizioni del regolamento sui servizi digitali alle piattaforme di minori dimensioni, sulle quali la disinformazione continua a diffondersi senza ostacoli;
  39. considerando che il regolamento sui servizi digitali classifica la disinformazione o la manipolazione elettorale come rischi sistemici;
  40. considerando che gli algoritmi progettati per ottimizzare il modello economico delle piattaforme svolgono un ruolo cruciale nell’amplificare le narrazioni false e fuorvianti, creando bolle di filtraggio che limitano o alterano le informazioni a disposizione dei singoli utenti; che le piattaforme non hanno ancora fatto abbastanza per contrastare tale situazione; che lo sviluppo, la sperimentazione e il funzionamento degli algoritmi difettano ancora di trasparenza;
  41. considerando che le piattaforme dei social media sono utilizzate come strumenti, ad esempio, per diffondere la propaganda russa volta a giustificare l’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin e per promuovere movimenti politici antidemocratici nei Balcani; che l’intelligenza artificiale, attraverso l’uso malevolo di grandi modelli linguistici, come Chat GPT, sta assumendo un’importanza sempre maggiore quale strumento di diffusione della propaganda e della disinformazione, ma sarà anche fondamentale per scoprire e contrastare più efficacemente le narrazioni manipolate; che è necessario sviluppare le tecnologie digitali nel rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto;
  42. considerando che la Commissione ha istituito un Centro europeo per la trasparenza algoritmica nell’ambito del JRC, composto per lo più da ingegneri e analisti dei dati dediti allo studio degli algoritmi;
  43. considerando che i coordinatori dei servizi digitali, che rappresentano autorità indipendenti nominate da ciascuno Stato membro, svolgono un ruolo e una funzione importante e sono responsabili della supervisione e dell’applicazione del regolamento sui servizi digitali negli Stati membri;
  44. considerando che esiste un rischio di dipendenza economica, nonché di spionaggio e sabotaggio, se le imprese straniere acquisiscono influenza sulle infrastrutture critiche dell’UE; che le compagnie di navigazione cinesi hanno acquisito partecipazioni di maggioranza o rilevanti in oltre 20 porti europei, come ad esempio il gruppo la China Merchants in Francia o la COSCO nel porto del Pireo, di Anversa, Bilbao, Genova, Amburgo, Rotterdam, Valencia e Zeebrugge; che la relazione INGE 1 ha evidenziato la necessità di adottare un quadro normativo e di applicazione più rigoroso al fine di garantire che gli investimenti esteri diretti con effetti dannosi per la sicurezza dell’UE siano bloccati;
  45. considerando che attori stranieri, prevalentemente Cina e Russia, ma anche l’Iran, stanno attivamente cercando di infiltrarsi nelle infrastrutture critiche e nelle catene di approvvigionamento europee per carpire informazioni e/o know-how attraverso lo spionaggio, per ottenere un vantaggio competitivo o per sabotare parti di tali infrastrutture al fine di impedirne il corretto funzionamento; che la stessa condotta ostile è associata a progetti economici e infrastrutturali nei paesi candidati e potenziali candidati all’UE; che una minaccia sempre più concreta per i cittadini europei è rappresentata dalla possibilità di spionaggio e di raccolta di informazioni attraverso gli elettrodomestici di uso quotidiano;
  46. considerando che la dipendenza energetica dell’UE dalla Russia ha creato enormi difficoltà per la sua sicurezza energetica dopo che la Russia ha iniziato la sua guerra di aggressione nei confronti dell’Ucraina; che progetti di “capitale corrosivo” da parte di attori stranieri negli Stati membri, come la centrale nucleare di Paks in Ungheria, rischiano di influenzare le decisioni politiche; che, nonostante l’occupazione illegale e l’annessione di parti dell’Ucraina da parte della Russia nel 2014, molti paesi dell’UE hanno aumentato la loro dipendenza dal gas dalla Russia; che alcuni di questi paesi hanno recentemente ridotto la loro dipendenza a quasi lo zero percento;
  47. considerando che i programmi di investimento per la diffusione del 5G, quali CEF2 Digital, e il programma 6G dell’impresa comune “Reti e servizi intelligenti”, potrebbero sostenere la sovranità tecnologica e ridurre la dipendenza da fornitori stranieri in tale ambito, creando infrastrutture 5G sicure e capacità tecnologiche per il 6G; che lo sviluppo di infrastrutture tecnologiche critiche per l’economia europea dovrebbe essere riservato ai produttori e agli sviluppatori europei o a quelli di paesi che condividono gli stessi valori;
  48. considerando che le autorità nazionali di alcuni Stati membri hanno rafforzato il proprio approccio contro le minacce straniere alle infrastrutture critiche, come lo spionaggio e il sabotaggio;
  49. considerando che la disinformazione e altre manipolazioni delle informazioni alterano il dibattito pubblico sulle elezioni e altri processi democratici e possono impedire ai cittadini di prendere decisioni consapevoli o scoraggiarli del tutto dalla partecipazione politica; che la disinformazione nell’ambito delle campagne elettorali rappresenta una minaccia diretta a un’equa competizione politica democratica; che tali questioni rappresentano una sfida per le elezioni europee del 2024;
  50. considerando che, alla vigilia delle elezioni europee del 2024, si prevede un aumento delle ingerenze e delle attività di manipolazione delle informazioni; che le elezioni europee offrono un contributo fondamentale al funzionamento dei processi democratici dell’Unione europea e ne rafforzano la stabilità e la legittimità; che l’integrità democratica dell’Unione deve pertanto essere difesa, anche prevenendo la diffusione della disinformazione e le influenze straniere indebite nelle elezioni europee; che la proposta sulla trasparenza e il targeting della pubblicità politica potrebbe offrire un contributo introducendo un divieto per i soggetti di paesi terzi di promuovere pubblicità politica;
  51. considerando che le elezioni libere e regolari sono una pietra miliare dei paesi democratici e che processi elettorali indipendenti e trasparenti sono necessari per promuovere un ambiente elettorale competitivo e la fiducia dei cittadini nell’integrità delle elezioni; che l’integrità sistemica dei processi elettorali sono inoltre radicate nel quadro giuridico e istituzionale che disciplina lo svolgimento delle elezioni, compresi gli organi di gestione delle elezioni; che la qualità e la forza di tali quadri e delle istituzioni democratiche sono essenziali per l’integrità del processo elettorale di qualsiasi paese; che le piattaforme sociali online sono strumenti sempre più importanti nell’ambito del processo decisionale elettorale;
  52. considerando che le ingerenze nei processi elettorali possono manifestarsi in diversi modi, diretti o indiretti, quali, tra gli altri, la frode elettorale, l’ostruzione dell’accesso ai seggi o la coercizione fisica al voto, la diffusione di informazioni distorte sui candidati, la manipolazioni o la modifica delle date delle consultazioni elettorali e campagne di disinformazione sui social media;
  53. considerando che i regimi autoritari sono divenuti più efficaci nel cooptare o eludere le norme e le istituzioni che sostengono le libertà fondamentali e nel fornire aiuto ad altri che intendano procedere in tal senso; che tali regimi hanno alimentato e sfruttato la polarizzazione, tramite mandatari nei paesi terzi e nell’UE, e hanno tentato di creare distorsioni nell’ambito delle politiche nazionali per promuovere l’odio, la violenza e il potere illimitato; che le ingerenze straniere nei processi elettorali non sono finalizzate esclusivamente a influenzare specifici risultati elettorali, ma a minare e distruggere la fiducia a lungo termine dei cittadini nella legittimità delle loro istituzioni democratiche e dei loro processi democratici;
  54. considerando che l’Autorità per i partiti politici europei e le fondazioni politiche europee contribuisce alla protezione dell’integrità delle elezioni europee;
  55. considerando che la rete europea di cooperazione in materia elettorale svolge un ruolo fondamentale nel garantire l’integrità delle elezioni nell’Unione europea; che tale rete è stata istituita dai servizi della Commissione con i pertinenti servizi degli Stati membri;
  56. considerando che giornalisti ed esperti continuano a evidenziare l’esistenza di finanziamenti di provenienza extra-UE a favore di attività politiche ed esponenti politici nell’Unione europea prima e dopo il 24 febbraio 2022, in particolare provenienti dalla Russia, che mettono a repentaglio l’integrità del funzionamento democratico degli Stati membri dell’UE e impongono un’indagine approfondita affinché i responsabili siano chiamati a rispondere del loro operato; che El Paísha rivelato il coinvolgimento del Consiglio nazionale della resistenza dell’Iran nel finanziamento di movimenti politici di estrema destra nell’UE; che la Russia e l’Iran, insieme ad altri paesi come il Venezuela, condividono l’obiettivo comune di indebolire gli Stati democratici;
  57. considerando che i legislatori stanno attualmente negoziando la proposta sulla pubblicità politica che mira a integrare la legge sui servizi digitali, affrontare la dannosa frammentazione che attualmente esiste in questo settore e contribuire a rafforzare le nostre democrazie in Europa e i nostri processi democratici, consentire ai cittadini di prendere una decisione informata durante un’elezione o un referendum attraverso un processo aperto e proteggere i cittadini dell’UE dalla disinformazione, dalle notizie false, dalle tecniche di pubblicità politica opache e dalle ingerenze straniere in generale; che i legislatori dovrebbero raggiungere al più presto un accordo sulla proposta, al fine di garantire che le nuove norme siano in vigore prima delle elezioni europee del 2024;
  58. considerando che soltanto nel primo semestre del 2021 è stato registrato un numero di attacchi informatici contro le istituzioni dell’UE equivalente a quello relativo a tutto il 2020[14]; che i casi di attacchi contro le istituzioni dell’UE e nazionali sono aumentati a seguito dell’aggressione russa in Ucraina, come dimostra un attacco informatico che ha colpito il Parlamento europeo durante la tornata di novembre 2022, chiudendo il sito web dopo una votazione su una risoluzione che denunciava la Russia come Stato sponsor del terrorismo;
  59. considerando che l’UE ha intensificato notevolmente i propri sforzi e investimenti nello sviluppo delle capacità di sicurezza informatica, anche mediante i programmi Orizzonte Europa ed Europa digitale; che permane la necessità di una maggiore efficienza della cibersicurezza, con il sostegno dei relativi finanziamenti; che una solida infrastruttura di cibersicurezza potrebbe ridurre i costi degli incidenti informatici; che la valutazione d’impatto del proposto atto legislativo sulla ciberresilienza stima che l’iniziativa potrebbe determinare una riduzione dei costi degli incidenti che interessano le imprese di un importo compreso tra 180 e 290 miliardi di EUR[15]; che la Commissione è stata lenta nel prendere provvedimenti in risposta agli attacchi informatici ad opera di paesi terzi tramite spyware a danno di cittadini europei nell’UE, di cui sono state vittima figure di spicco come capi di Stato o commissari; che attualmente non esiste un piano d’azione per prevenire gli attacchi informatici nei confronti di cittadini dell’UE all’interno dell’Unione da parte persone che operano in paesi terzi;
  60. considerando che il Consiglio ha di recente adottato la direttiva NIS2 per garantire un livello elevato comune di sicurezza informatica in tutta l’Unione; che la direttiva NIS2 ha istituito la rete europea delle organizzazioni di collegamento per le crisi informatiche (EU CyCLONe), che rafforzerà la resilienza dei sistemi informatici; che un adeguato livello di cibersicurezza può essere raggiunto soltanto attraverso la cooperazione di molteplici attori del settore pubblico e privato; che l’UE continua a confrontarsi con importanti dipendenze nell’ambito della cibersicurezza;
  61. considerando che la ciberdifesa dell’Ucraina impone l’azione e la cooperazione di tutti i partner; che le società informatiche occidentali hanno fornito assistenza all’Ucraina per individuare le vulnerabilità delle sue infrastrutture; che mancano capacità tecniche all’interno dell’UE per individuare le vulnerabilità nelle sue infrastrutture critiche; che la cooperazione e lo scambio di informazioni con partner mirati, quali gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’Ucraina e Taiwan, sono fondamentali per migliorare la capacità dell’UE di attribuire gli attacchi;
  62. considerando che l’impresa comune “Reti e servizi intelligenti” è stata creata nel 2021 per consentire agli attori europei di definire norme globali per il 6G; che è in corso una collaborazione tra la Commissione e le autorità degli Stati membri sull’attuazione del pacchetto di strumenti informatici 5G nel quadro del gruppo di cooperazione per le reti e i sistemi informativi (NIS); che la Corte dei conti europea è giunta alla conclusione che dall’adozione del pacchetto 5G sono stati compiuti progressi nel rafforzare la sicurezza delle reti 5G, visto che la maggioranza degli Stati membri applica o è sul punto di applicare restrizioni nei confronti di fornitori ad alto rischio e che tuttavia nessuna delle misure proposte è giuridicamente vincolante, il che significa che la Commissione non ha il potere di farle rispettare;
  63. considerando che si sono verificati casi di paesi terzi che trasportano migranti e richiedenti asilo alla frontiera esterna dell’UE nell’ambito delle loro strategie ibride di ingerenza straniera per sfidare l’UE e i suoi Stati membri, ad esempio nell’autunno del 2021 da parte della Bielorussia contro la Polonia, la Lituania e la Lettonia; che tali tentativi di ingerenza ibrida assumono anche la forma della diffusione di disinformazione polarizzando le società dell’UE e minando i valori e i diritti fondamentali europei;
  64. considerando che i migranti, le minoranze e le diaspore sono spesso usati da attori stranieri che orchestrano campagne di disinformazione per sfruttare e amplificare i preconcetti negativi sulla migrazione ed esacerbare le tensioni all’interno delle società europee, come è avvenuto con la diaspora ucraina, vittima delle campagne di disinformazione russe mirate; che le piattaforme svolgono un ruolo essenziale nella diffusione di tali informazioni;
  65. considerando che in Europa si registra un crescente numero di movimenti anti-gender, che prendono di mira in particolare la salute sessuale e riproduttiva, i diritti delle donne e le persone LGBTIQ+; che tali movimenti diffondono disinformazione nell’intento di invertire i progressi compiuti per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere; che, secondo quanto riferito, questi movimenti hanno ricevuto milioni di euro di finanziamenti stranieri, pubblici o privati, anche dalla Russia e dagli Stati Uniti;
  66. considerando che questa strumentalizzazione dei migranti e delle minoranze alle frontiere esterne dell’UE evidenzia l’importanza di disporre di un sistema di gestione delle frontiere efficace e integrato e di applicare misure operative, finanziarie e diplomatiche per garantire la resilienza;
  67. considerando che il Parlamento europeo sostiene la proposta della Commissione di includere nel codice frontiere Schengen disposizioni sulla strumentalizzazione dei migranti, che consentiranno agli Stati membri di agire in modo più efficace e coordinato;
  68. considerando che le campagne propagandistiche e di disinformazione della Russia incidono anche sulla formazione indiretta delle opinioni in Europa, concentrandosi sulla diaspora russofona in Europa e nei paesi limitrofi; che gli Stati membri dovrebbero svolgere un ruolo chiave nel rendere disponibili fonti di informazione basate sui fatti per i gruppi di popolazione di lingua russa, al fine di contrastare la narrazione filo-russa; che le campagne di disinformazione e propaganda russe sono diffuse anche in numerosi paesi post-sovietici, tra cui l’Asia centrale;
  69. considerando che l’Ufficio della procura federale belga ha avviato un’indagine per sospetto riciclaggio di denaro, corruzione e partecipazione a un’organizzazione criminale proveniente da un paese terzo; che dal 9 dicembre 2022 sono stati effettuati diversi arresti e perquisizioni che hanno interessato sia deputati che ex deputati al Parlamento europeo, nonché membri del personale; che a tali accuse devono far seguito misure efficaci da parte del Parlamento e delle altre istituzioni dell’UE per colmare le eventuali scappatoie per le ingerenze straniere e accrescere la trasparenza e la responsabilità, al fine di proteggere l’integrità delle istituzioni;
  70. considerando che la fiducia nell’integrità del Parlamento e nello Stato di diritto è fondamentale per il funzionamento della democrazia europea; che è essenziale provvedere affinché i processi democratici non siano subordinati a interessi privati ed esterni e i diritti dei cittadini siano pienamente rispettati; che la possibilità dei rappresentanti dei gruppi di interesse di influenzare il processo decisionale in seno al Parlamento attraverso argomentazioni è un elemento essenziale della democrazia europea;
  71. considerando che la relazione della commissione INGE 1 ha già evidenziato gravi lacune per quanto riguarda le norme giuridicamente vincolanti e l’applicazione del registro sulle attività di lobbying nell’UE e che ex politici e dipendenti pubblici europei di alto livello sono spesso assunti o cooptati da imprese controllate da Stati autoritari o società private straniere; che ciò rende praticamente impossibile individuare le attività di lobbying provenienti da paesi terzi;
  72. considerando che l’”élite capture” da parte di attori stranieri, agevolata dall’assenza di restrizioni in relazione al fenomeno delle “porte girevoli” tra le istituzioni e i paesi autocratici con un elevato rischio di ingerenze dannose contro gli interessi democratici dell’Unione, continua a rappresentare una forma significativa di ingerenza straniera nel funzionamento democratico dell’Unione europea e può essere considerata un problema legato alla corruzione;
  73. considerando che la Cina e la Russia hanno imposto sanzioni a ricercatori e istituti di ricerca europei a causa dei loro scritti o delle loro opinioni;
  74. considerando che è necessaria maggiore chiarezza in merito all’ingerenza straniera per mezzo di rappresentanti di interessi a livello dell’UE, soprattutto in collaborazione con organizzazioni non governative (ONG), società di consulenza, fondazioni, gruppi di riflessione e imprese private; che ciò non dovrebbe impedire le normali attività di sensibilizzazione delle ambasciate; che il numero dei membri del personale delle ambasciate russe è in calo in Europa, mentre continua ad aumentare a Budapest, il che dimostra che l’Ungheria è esposta alle attività dei servizi segreti russi;
  75. considerando che le attività di lobbying per conto di interessi stranieri, in particolare quando riguardano imprese in settori strategici e i loro governi, possono aprire la strada a ingerenze straniere nelle nostre istituzioni; che il registro per la trasparenza è stato notevolmente rafforzato a seguito di un accordo interistituzionale; che il rafforzamento degli obblighi di trasparenza per le organizzazioni della società civile, le società di consulenza, le fondazioni, i gruppi di riflessione e le imprese private potrebbe servire a individuare le ingerenze straniere;
  76. considerando che vi sono stati diversi casi di intimidazione ostile e campagne vessatorie nei confronti dei deputati al Parlamento europeo, orchestrati e coordinati da paesi stranieri; che paesi come la Russia, la Cina e l’Iran hanno imposto divieti d’ingresso e sanzioni a singoli deputati e organi del Parlamento europeo e dei parlamenti degli Stati membri, a causa delle loro critiche alle politiche dei rispettivi governi in materia di diritti umani;
  77. considerando che alcuni Stati autoritari accusano ingiustamente cittadini europei di reati o illeciti e li trattengono in carcere per influenzare le decisioni degli Stati membri dell’UE; che attualmente in Iran sono detenuti e condannati senza alcun fondamento cittadini come il belga Olivier Vandecasteele, lo svedese Ahmadreza Djalalie e altri sette cittadini francesi;
  78. considerando che nel marzo 2022 l’UE ha imposto sanzioni contro i canali propagandistici russi Russia Today (RT) e Sputnik, sospendendone temporaneamente l’attività di radiodiffusione e ordinando ai fornitori di accesso a Internet di bloccarne l’accesso e ai motori di ricerca di deindicizzarne i contenuti; che, dopo l’adozione del nono pacchetto di sanzioni, operatori satellitari, quali il francese Eutelsat e il lussemburghese SES, hanno smesso di fornire servizi di radiodiffusione nell’UE a RT e Sputnik; che Eutelsat 36B continua a trasmettere programmi da parte delle emittenti russe Trikolor e di NTV plus nei territori ucraini occupati dalla Russia; che SES continua a trasmettere RT News in India, Messico e Sudafrica; che altri operatori satellitari nazionali, come Hellas Sat e Hispasat, nonché canali nazionali ungheresi, continuano a trasmettere canali televisivi sanzionati; che RT France e RT News sono ancora disponibili online; che la propaganda russa è spesso amplificata da vari media internazionali che hanno una notevole diffusione in alcune regioni del mondo;
  79. considerando che, in palese contraddizione con le sanzioni imposte dall’UE, la Serbia, paese candidato all’adesione all’UE, è diventata un rifugio sicuro per alcune imprese russe che cercano di eludere o evitare le sanzioni imposte dall’UE, dal momento che dal luglio 2022 Belgrado ospita numerosi uffici di RT (ex Russia Today), che ha lanciato il suo servizio di informazione online in serbo;
  80. considerando che la criminalizzazione delle ingerenze straniere colpirebbe e stigmatizzerebbe questo comportamento ostile; che attualmente non vige nell’UE un divieto generale di ingerenza straniera, il che significa che i responsabili possono procedere in tal senso senza timore di sanzioni, a meno che la loro condotta non si configuri come un reato esistente; che, a norma dell’articolo 83, paragrafo 1, terzo comma, TFUE, sulla base dell’evoluzione della criminalità, il Consiglio può adottare una decisione che individua altre sfere di criminalità particolarmente grave che presentano una dimensione transfrontaliera; che è necessario imporre sanzioni e restrizioni ai responsabili di ingerenze straniere per impedire loro di intraprendere future azioni;
  81. considerando che la Commissione ha proposto di armonizzare i reati e le sanzioni penali per la violazione delle sanzioni imposte dall’UE; che diversi Stati membri hanno valutato la possibilità di ampliare le competenze della Procura europea al fine di includere dette violazioni;
  82. considerando che l’UE ha già elaborato diversi importanti atti legislativi per contrastare la manipolazione malevola delle informazioni e le ingerenze straniere; che sussiste il pericolo che i quadri normativi dell’UE volti a contrastare la disinformazione possano essere copiati e utilizzati selettivamente da altri paesi (autoritari) per limitare la libertà dei mezzi di comunicazione e la libertà di espressione; che a livello dell’Unione non è stata effettuata un’adeguata valutazione dell’efficacia e dell’impatto degli strumenti esistenti sul rafforzamento della resilienza della società; che una tale valutazione potrebbe migliorare ulteriormente l’orientamento delle politiche e degli strumenti futuri per far fronte all’ingerenza straniera e alle minacce ibride;
  83. considerando che, dopo la crescita economica e l’espansione politica del paese sulla scena internazionale, la Cina sta cercando di massimizzare la diffusione della sua propaganda all’estero, diffondendo narrazioni positive su sé stessa e tentando contemporaneamente di mettere a tacere le voci critiche; considerando che la Cina sta assumendo il controllo di tutti i canali di informazione dei media tradizionali in Africa, che sono ancora gli strumenti più utilizzati nel continente per ottenere informazioni; che anche la Russia mette a punto le proprie operazioni di disinformazione in Africa; che il gruppo Wagner è direttamente coinvolto in tali operazioni; che tali operazioni possono mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini europei e l’attuazione della cooperazione con i paesi partner africani;
  84. considerando che l’UE sta assumendo un ruolo guida in relazione ai lavori svolti dal comitato ad hoc delle Nazioni Unite sulla criminalità informatica nel quadro del Terzo comitato, con l’obiettivo di salvaguardare i diritti fondamentali e procedurali degli indagati;
  85. considerando che la consapevolezza generale in merito ai rischi legati alla manipolazione delle informazioni e alle ingerenze in altri paesi del mondo è aumentata con la pandemia di COVID-19; che le Nazioni Unite hanno proposto numerose iniziative tese a migliorare la governance in ambito digitale e a garantire una maggiore coerenza tra i propri Stati membri, quali il codice di condotta globale per promuovere l’integrità dell’informazione pubblica e il Patto digitale globale;
  86. considerando che, nelle discussioni con la commissione speciale ING2, i rappresentanti di alcune piattaforme e altri pertinenti portatori di interessi hanno reagito positivamente all’introduzione di norme globali e in particolare di norme europee e, ove possibile, transatlantiche, volte a combattere la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri;
  87. considerando che le missioni e operazioni riuscite della politica estera e di sicurezza comune (PESC)/politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e le delegazioni dell’UE all’estero figurano tra le campagne di comunicazione strategica più efficaci condotte dall’UE nei paesi terzi;
  88. considerando che il Consiglio ha approvato la bussola strategica a marzo 2022; che la bussola strategica prevede che entro il 2024 tutte le missioni e operazioni PESC/PSDC dispongano di risorse e strumenti di comunicazione strategica adeguati per contrastare la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; che è necessario un processo di modernizzazione e professionalizzazione della comunicazione nelle missioni, anche sostenendo iniziative per combattere le vulnerabilità alla disinformazione; che la task force di comunicazione strategica (StratCom) del servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) ha intensificato la cooperazione con le missioni e le operazioni PSDC per aiutarle a individuare, analizzare e comprendere le campagne di manipolazione delle informazioni e di ingerenza da parte di attori stranieri;

 

Strategia coordinata dell’UE contro le ingerenze straniere

  1. sottolinea che la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha evidenziato i legami tra i tentativi di manipolare le informazioni da parte di attori stranieri e le minacce all’UE e ai paesi limitrofi, ai Balcani occidentali e al partenariato orientale, nonché alla sicurezza e alla stabilità mondiali; osserva che la guerra su vasta scala della Russia in Ucraina ha reso ancora più evidenti gli effetti dell’ingerenza russa nei processi democratici, iniziata molto prima dell’invasione e basata sul revisionismo storico;
  2. pone l’accento sulla necessità di sviluppare l’autonomia strategica aperta dell’Unione, al fine di limitare le possibilità di ingerenza a causa della dipendenza dell’UE in settori strategici come quelli dell’energia, del digitale e della sanità; sostiene gli sforzi della Commissione, del Consiglio e delle altre istituzioni in tal senso, in particolare nel quadro del piano REPowerEU e dell’Agenda digitale dell’Unione;
  3. prende atto del seguito dato dalla Commissione alle prime raccomandazioni adottate dal Parlamento il 9 marzo 2022; ribadisce, tuttavia, il suo appello a favore di una strategia coordinata dell’Unione contro le ingerenze straniere, che tenga conto della complessità e della natura multidimensionale delle minacce, sulla base di un’analisi geopolitica articolata e multipolare; ritiene che tale strategia per l’intera società dovrebbe comprendere misure volte a migliorare l’applicazione delle disposizioni esistenti in materia di ingerenze straniere, creare un punto focale per le indagini e le risposte strategiche per contrastare le ingerenze straniere e garantire finanziamenti per le attività di sviluppo delle capacità volte a contrastare la disinformazione e a sostenere i processi democratici; è persuaso che tale strategia dovrebbe riunire e creare sinergie tra gli sforzi, le strategie, i piani d’azione, le tabelle di marcia e i sottostanti progetti e flussi di finanziamento isolati; ritiene che la strategia dovrebbe stabilire gli obiettivi strategici, i mandati necessari e le capacità operative, quali la condivisione delle informazioni sulle minacce e l’attribuzione tecnica, gli strumenti legislativi e diplomatici, quali ad esempio la nuova legislazione, le norme, i pacchetti, l’attribuzione politica, le sanzioni e altre contromisure, nonché i requisiti per lo sviluppo delle capacità, come i finanziamenti aggiuntivi alle agenzie dell’UE e alle organizzazioni della società civile che contribuiscono a tali sforzi, con indicatori chiave di prestazione per garantire che si ottengano risultati di adeguata scala e portata;
  4. accoglie con favore, a tale riguardo, l’annuncio da parte della Presidente della Commissione di un pacchetto per la difesa della democrazia; ricorda che la Commissione ha dichiarato di tenere attentamente conto delle raccomandazioni della commissione INGE e della commissione ING2 di elaborare un solido pacchetto per la difesa della democrazia insieme alla legislazione volta a contrastare le minacce ibride nell’UE;
  5. invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che tutti i provvedimenti adottati per proteggere l’UE dalle ingerenze straniere e dalla manipolazione delle informazioni includano forti e risolute garanzie a favore dei diritti fondamentali, compresa la libertà di espressione e di opinione;
  6. è dell’avviso che si dovrebbe prendere attentamente in considerazione l’opportunità di passare da un approccio neutrale in termini di paese, che riserva lo stesso trattamento a tutti i tentativi di ingerenza straniera, a prescindere dal paese di origine, a un approccio basato sul rischio e su criteri oggettivi, in modo analogo a quanto previsto dalla direttiva 2015/8499[16], e sugli insegnamenti tratti da altri paesi; ritiene che l’approccio basato sul rischio possa rappresentare uno degli elementi costitutivi di un approccio graduale che dia forma a strategie e contromisure per combattere le ingerenze straniere, elimini l’inutile complessità giuridica e utilizzi in modo più efficiente le limitate capacità e risorse, dal livello operativo a quello politico, tenendo conto proprio del fattore che conta di più nel valutare e rispondere alle ingerenze straniere, ossia il paese d’origine; rileva inoltre che tale approccio potrebbe comprendere un insieme chiaro di potenziali sanzioni e pertanto fungere da deterrente nei confronti dei trasgressori e come fattore di pressione nei confronti di attori malevoli emergenti che potrebbero aggiungersi all’elenco; ritiene che tra i potenziali criteri potrebbero figurare: a) la partecipazione ad attività di ingerenza straniera, b) un programma riguardante il furto della proprietà intellettuale a danno dell’Unione e dei suoi Stati membri, c) una legislazione che obbliga gli attori nazionali non statali a partecipare alle attività di intelligence, d) continue violazioni dei diritti umani, e) una politica revisionista nei confronti dell’ordine giuridico internazionale esistente, f) l’applicazione di un’ideologia autoritaria a livello extraterritoriale; invita la Commissione e il SEAE a presentare raccomandazioni specifiche per l’introduzione di tale approccio e a trasmetterle al Consiglio per approvazione;
  7. ritiene che l’UE, nella sua collaborazione con gli Stati membri, dovrebbe migliorare la propria comunicazione strategica per contrastare e smascherare la manipolazione delle informazioni, fornendo ampi resoconti delle operazioni in corso (demistificazione), in particolare nel Sud del mondo; invita a rafforzare le capacità di prevenzione della disinformazione dell’UE e a prevedere maggiori investimenti in tale ambito; ricorda gli esempi dell’Ucraina e di Taiwan quando si è trattato di prevenire e smascherare le manipolazioni delle informazioni, nonché la necessità di basarsi sugli insegnamenti tratti dalle loro esperienze; ricorda inoltre che, allo scopo di prevenire o smascherare rapidamente la manipolazione delle informazioni, è necessario un quadro di riferimento che consenta la rapida condivisione delle informazioni fornite dalla società civile e dalle imprese private;
  8. sostiene l’appello pubblico lanciato dalla vicepresidente Věra Jourová a Tallinn nel gennaio 2023[17]affinché sia previsto un ampliamento dei canali di comunicazione indipendenti per i russofoni; invita la Commissione e il SEAE a dare seguito con proposte e misure concrete;
  9. condanna il pericoloso fenomeno della disinformazione a pagamento, in cui i fornitori offrono servizi di disinformazione ad attori governativi e non governativi, ad esempio nel dark web, presentando elenchi dei servizi e un listino dei prezzi; deplora che questo genere di servizio, accanto ad altri svariati utilizzi, sia stato usato per compromettere i processi elettorali;
  10. invita a istituire una struttura dell’UE incaricata dell’analisi dei dati statistici, del coordinamento dei progetti di ricerca e della pubblicazione di relazioni, al fine di migliorare la consapevolezza situazionale e la condivisione di informazioni sulle minacce, l’attribuzione e le contromisure relative alla manipolazione delle informazioni e alle ingerenze da parte di attori stranieri, e che funga da punto di riferimento e da polo di conoscenze specializzate per agevolare e promuovere lo scambio tra le autorità degli Stati membri, le istituzioni dell’UE e le agenzie dell’Unione; ritiene che tale struttura dovrebbe essere finanziata dal bilancio dell’UE e assumere la forma di un centro per l’integrità delle informazioni che collabora con tutte le istituzioni dell’Unione utilizzando tutti gli strumenti disponibili per evitare duplicazioni;
  11. invita gli Stati membri a riconoscere che le ingerenze straniere, compresa la disinformazione, costituiscono una minaccia per la sicurezza nazionale e transfrontaliera; afferma la necessità di solidarietà tra gli Stati membri per poter combattere efficacemente questo genere di attività; chiede di modificare l’articolo 222 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea al fine di includervi le ingerenze straniere;
  12. invita i parlamenti nazionali degli Stati membri dell’UE a considerare l’istituzione di organi parlamentari propri, responsabili della vigilanza delle azioni relative alla protezione della democrazia dalla manipolazione delle informazioni e dalle ingerenze da parte di attori stranieri, e a prevedere scambi periodici su tali aspetti;13.  prende atto con interesse della conclusione dell’esercitazione congiunta “EU Integrated Resolve 2022”, che mirava a stimolare la capacità di risposta dell’UE a una crisi ibrida e complessa, con una dimensione interna ed esterna; deplora tuttavia che il Parlamento non sia stato coinvolto in detta esercitazione e invita le altre istituzioni europee a includere il Parlamento nella struttura di tutte le esercitazioni di questo tipo;
  13. incoraggia ogni genere di cooperazione tra i servizi delle diverse istituzioni europee responsabili di attività operative per il monitoraggio e la lotta alla disinformazione, come la cooperazione esistente tra la task force sulla disinformazione del Parlamento, i servizi della Commissione e la divisione StratCom del SEAE con il suo sistema di allerta rapido; accoglie con favore l’impegno preso dal SEAE e dalla Commissione nei confronti del Parlamento nell’aggiornare regolarmente quest’ultimo sugli sviluppi significativi nel panorama delle minacce della manipolazione delle informazioni e delle ingerenze da parte di attori stranieri, in particolare per quanto riguarda le elezioni dell’UE; suggerisce di istituire un sistema di allerta rapido per i deputati al Parlamento europeo e per i deputati dei parlamenti nazionali al fine di contrastare la disinformazione sulle piattaforme online e prevenire la condivisione della disinformazione;
  14. accoglie con favore la creazione, da parte del SEAE, di un Centro di condivisione e analisi delle informazioni (ISAC) nell’intento di sviluppare una metodologia e un quadro comuni per la raccolta e la condivisione sistematica di informazioni ed elementi di prova sulle minacce e, in ultima analisi, di fornire una migliore consapevolezza situazionale; sottolinea i progressi compiuti dal SEAE per quanto riguarda un quadro analitico e una metodologia comuni in materia di manipolazione delle informazioni e ingerenze da parte di attori stranieri, come descritto nell’EDAP, e sottolinea come, nell’ambito dell’ISAC, tale protocollo open source, collaborativo e interoperabile a sostegno della consapevolezza situazionale possa contribuire a una più stretta collaborazione tra le istituzioni, gli organi e gli organismi dell’UE, gli Stati membri, le piattaforme dei social media, le agenzie di stampa e gli attori della società civile; chiede che siano destinati finanziamenti sufficienti allo sviluppo continuo, al coinvolgimento della società e allo sviluppo delle capacità che contribuiscono all’ampia adozione di tale modello con una diffusione e una portata significative in tutta l’Unione;
  15. chiede l’istituzione di un organo permanente in seno al Parlamento europeo che garantisca un approccio trasversale per monitorare e combattere efficacemente le ingerenze straniere;

 

Resilienza

  1. invita a compiere uno sforzo collettivo, che coinvolga in particolare le istituzioni dell’Unione europea, gli Stati membri, i paesi partner, la società civile, il mondo imprenditoriale e i media indipendenti, al fine di sensibilizzare a livello sociale e istituzionale su disinformazione, manipolazione dell’informazione e ingerenze straniere e su come combatterle in modo globale;
  2. sottolinea che l’UE deve trarre insegnamento dall’esperienza dell’Ucraina, di Taiwan e di altri Stati e dalle loro competenze in materia di contrasto delle ingerenze e delle aggressioni da parte di attori stranieri e continuare a cooperare strettamente con questi paesi in tale ambito; prende atto, tuttavia, del diverso contesto in cui opera Taiwan;
  3. accoglie con favore il fatto che l’Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO), una rete indipendente di verificatori dei fatti, ricercatori accademici e altri portatori di interessi, avrà presto dei centri in tutti gli Stati membri, che rafforzeranno la sua capacità di individuare e studiare le campagne di disinformazione, cattiva informazione e altri contenuti creati da paesi terzi con chiaro intento propagandistico, e di organizzare attività di alfabetizzazione mediatica e altre attività a sostegno della lotta contro la disinformazione; pone l’accento sulla potenziale necessità di un quadro giuridico nell’UE o negli Stati membri inteso a garantire una verifica dei fatti di qualità;
  4. ribadisce l’invito agli Stati membri a includere l’alfabetizzazione mediatica e digitale, l’educazione civica, la storia comune europea, il rispetto dei diritti fondamentali, il pensiero critico e la promozione della partecipazione pubblica nei programmi di studio scolastici e universitari, parallelamente alle attività generali di sensibilizzazione tra gli adulti, compresi gli anziani, e agli sforzi volti a colmare i divari digitali basati sull’età, il genere e lo status socioeconomico; chiede una strategia concertata dell’UE in materia di alfabetizzazione mediatica con progetti che creino risultati tangibili di portata significativa che raggiungano l’intera Unione; esorta a condividere con i paesi candidati all’adesione gli orientamenti dell’UE in materia di alfabetizzazione mediatica, tradotti nelle lingue nazionali, per far fronte alla disinformazione e promuovere l’alfabetizzazione digitale attraverso l’istruzione e la formazione; chiede agli Stati membri, in tal senso, di prendere in considerazione l’elaborazione e la distribuzione all’interno degli istituti scolastici di materiali didattici rivolti a diverse fasce d’età, grazie ai quali bambini e ragazzi possano apprendere come informarsi correttamente e come verificare l’esattezza delle informazioni; chiede di istituire un osservatorio delle ingerenze straniere e del loro impatto sull’istruzione superiore e sulla ricerca;
  5. sottolinea l’importanza della memoria storica e della ricerca sui regimi totalitari, come il regime sovietico, e di un dibattito pubblico trasparente e basato sui fatti relativo ai reati di tali regimi, al fine di rafforzare la resilienza delle nostre società nei confronti delle distorsioni e delle manipolazioni della storia; ribadisce l’importanza delle organizzazioni della società civile, come Memorial, che operano nel settore della memoria storica, in particolare per quanto concerne la storia europea recente, oggetto di disinformazione e revisionismo sistematici da parte della Russia, nei suoi tentativi di giustificare la sua continua ingerenza e aggressione;
  6. chiede alla Commissione di sviluppare un efficace pacchetto per la difesa della democrazia, che tenga conto dell’esperienza unica della Conferenza sul futuro dell’Europa e delle proposte finali, comprese le iniziative volte a rafforzare la nostra democrazia dall’interno, alimentando continuamente una cultura civica di impegno democratico e la partecipazione attiva dei cittadini, anche in periodi non elettorali;
  7. sottolinea la necessità che le amministrazioni pubbliche, a tutti i livelli, ricevano una formazione specifica per l’individuazione e la lotta alla manipolazione delle informazioni e alle ingerenze, e sottolinea che tale formazione dovrebbe essere attenta alla dimensione di genere; ribadisce l’invito alle istituzioni, agli organi e organismi dell’UE e alle autorità nazionali a continuare a fornire e rafforzare azioni analoghe di formazione e di consapevolezza della situazione attuale, poiché le minacce ibride sono persistenti e diffuse e sempre più volte a influenzare le politiche e l’attività legislativa dell’UE; invita le istituzioni, gli organi e le agenzie dell’UE a introdurre una formazione interistituzionale al fine di promuovere la loro resilienza complessiva;
  8. invita le istituzioni, gli organi e gli organismi dell’UE e le autorità nazionali ad adottare un quadro dedicato per la comunicazione che contenga misure atte a rilevare rapidamente possibili ingerenze da parte di attori stranieri e tentativi di manipolare la sfera dell’informazione, al fine di prevenire e contrastare tali tentativi; accoglie con favore il ruolo del SEAE e dei centri di eccellenza NATO per le comunicazioni strategiche e per le minacce ibride, quali importanti partner per lo sviluppo di una maggiore consapevolezza situazionale e di ulteriori misure in risposta alla manipolazione delle informazioni e alle ingerenze da parte di attori stranieri;
  9. ribadisce l’invito al SEAE a sviluppare le proprie competenze in materia di comunicazione strategica e diplomazia pubblica, il che richiede un mandato rafforzato e l’assegnazione di maggiori risorse, in particolare alla divisione per la comunicazione strategica e alle sue task force, seguendo un approccio basato sul rischio e tenendo conto della guerra di aggressione russa in corso contro l’Ucraina come pure della guerra ibrida e della propaganda manovrata dallo Stato russo e da attori non statali, nonché dell’impatto di tale guerra ibrida sui paesi candidati all’adesione all’UE nei Balcani occidentali, sulla Moldavia e su altri paesi del partenariato orientale; sottolinea che il dialogo con i cittadini è indispensabile per sensibilizzare in merito alle priorità della politica estera e di sicurezza dell’UE; riconosce ed elogia il lavoro svolto sul sito web e sulla banca dati EUvsDisinfo e chiede un’ulteriore espansione di tale piattaforma tramite finanziamenti adeguati;
  10. rileva l’urgente necessità di intensificare gli sforzi per contrastare le campagne malevoli di manipolazione delle informazioni e ingerenze da parte di attori stranieri volte a limitare le capacità dei paesi candidati e dei potenziali candidati all’adesione all’UE di allinearsi progressivamente alla politica estera e di sicurezza comune (PESC) dell’Unione; accoglie con favore il contributo del SEAE al sostegno della capacità istituzionale e della trasparenza della proprietà dei media, in particolare nei Balcani occidentali, tenendo conto della fragile situazione della sicurezza e del rischio relativo a effetti di ricaduta; sottolinea la necessità di contrastare in modo proattivo la propaganda degli attori malevoli nella regione, che mira a minare gli interessi e i valori dell’UE;
  11. chiede all’Unione e agli Stati membri di incrementare il sostegno rivolto agli sforzi delle organizzazioni della società civile intesi a contrastare la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri, poiché si sono dimostrate efficaci nell’opera di sensibilizzazione in merito ai rischi associati alle informazioni e alla disinformazione trasmesse tramite i social media, in particolare, e anche tramite i media tradizionali e, poiché molte organizzazioni operano a livello locale, sono più vicine ai destinatari della disinformazione e sanno come comunicare con maggiore efficacia con questi ultimi; ritiene che le imprese che operano nel settore delle tecnologie e dei media dovrebbero dialogare con le organizzazioni della società civile, che sono in grado di fornire competenze in contesti politici e culturali, al fine di elaborare strategie volte a mitigare i rischi di ingerenza nei processi elettorali;
  12. chiede di erogare, in modo chiaro e trasparente, a favore dei giornalisti d’inchiesta e delle organizzazioni della società civile, finanziamenti sufficienti e sostenibili, commisurati ai loro sforzi di sensibilizzazione e di denuncia dei tentativi di interferire nei processi democratici e di neutralizzazione dei loro effetti;
  13. chiede che siano stanziate, potenziate e sfruttate le fonti di finanziamento pubbliche per le organizzazioni della società civile pertinenti, nonché che ci si adoperi al fine di aumentare i finanziamenti privati, ad esempio facilitando una conferenza dei donatori; chiede che sia avviata un’iniziativa congiunta che riunisca i fondi e i programmi dell’UE, tra cui il futuro pacchetto per la difesa della democrazia, con gli organismi finanziari, i donatori bilaterali e i beneficiari, in modo da migliorare l’armonizzazione e la cooperazione negli investimenti per la resilienza democratica e contrastare la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; chiede che tale quadro di investimenti preveda sovvenzioni personalizzate, sulla base di criteri oggettivi, trasparenti e monitorati, per verificatori dei fatti indipendenti, giornalisti investigativi, accademici, gruppi di riflessione e organizzazioni della società civile impegnati a migliorare la consapevolezza situazionale (ad esempio, con attività di ricerca, indagine e individuazione dell’origine della manipolazione delle informazioni e delle ingerenze, mediante lo sviluppo della cooperazione sul campo come pure l’elaborazione e la messa in opera di metodologie ISAC e di strumenti open source per affrontare la sfida della manipolazione delle informazioni e delle ingerenze da parte di attori stranieri) e includa provvedimenti tesi a promuovere l’alfabetizzazione mediatica e digitale e la cultura dell’informazione, nonché altre attività di rafforzamento della resilienza e il sostegno dei difensori dei diritti umani attraverso inviti annuali o semestrali a presentare proposte che sarebbero legati a finanziamenti pluriennali a lungo termine;
  14. sottolinea che è essenziale garantire che gli informatori, i giornalisti e altri professionisti del settore dei media godano delle condizioni necessarie per contribuire a un dibattito pubblico aperto, libero, imparziale ed equo, quale fattore fondamentale per la democrazia e quale aspetto determinante per aiutare la società a contrastare la disinformazione, la manipolazione delle informazioni e le ingerenze; evidenzia la necessità di apparecchiature sicure e di una crittografia forte, open source ed end-to-end per proteggere la riservatezza e l’integrità delle comunicazioni tra i giornalisti e le loro fonti;
  15. accoglie con favore la proposta in merito alle azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica[18], costituita da una proposta di direttiva e una raccomandazione, volta a migliorare la protezione dei giornalisti, dei difensori dei diritti umani e delle organizzazioni della società civile contro procedimenti giudiziari abusivi; accoglie altresì con favore l’analisi, condotta dalla Commissione nella relazione sullo Stato di diritto 2022, in merito alle minacce esistenti contro la sicurezza dei giornalisti nell’UE, alle minacce di natura giudiziaria e ai procedimenti giudiziari abusivi volti a scoraggiare la partecipazione pubblica; sottolinea l’aumento della sorveglianza tramite spyware nei confronti di giornalisti e organizzazioni della società civile nell’UE come mezzo di intimidazione e molestia; sottolinea la necessità di includere questa dimensione nella valutazione della Commissione sullo Stato di diritto;
  16. rammenta che servizi di media indipendenti, pluralistici e di qualità sono un potente antidoto contro la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; ricorda, a tale proposito, l’iniziativa “Journalism Trust Initiative”, istituita da Reporter senza frontiere, che mira a stabilire norme di settore; ribadisce la sua richiesta di creare un programma permanente dell’UE per i mezzi e le riviste di informazione; ritiene che la libertà e il pluralismo dei media debbano essere tutelati e promossi anche nell’ambiente online, in particolare per quanto concerne la disponibilità di contenuti giornalistici sulle piattaforme online;
  17. osserva la necessità di garantire che la lotta alla disinformazione coinvolga anche i quotidiani e i canali di informazione tradizionali; invita, in particolare, i canali di informazione a essere più trasparenti sul profilo degli esperti che invitano sui loro set;
  18. accoglie con favore la proposta di legge europea per la libertà dei media (EMFA)[19], presentata dalla Commissione, che mira a istituire un quadro comune a livello dell’UE per garantire il pluralismo e l’indipendenza dei servizi di media nell’ambito del mercato interno stabilendo disposizioni specifiche contro le ingerenze politiche nelle decisioni editoriali e contro la sorveglianza, nonché a garantire un adeguato finanziamento dei mezzi di informazione del servizio pubblico e la trasparenza della proprietà dei media, nonché a proteggere i contenuti multimediali online; sollecita anche l’adozione di provvedimenti per proteggere i media e i loro collaboratori, in particolare quando sono presi di mira da potenze straniere che tentano di compromettere il diritto all’informazione; sottolinea che in particolare le disposizioni in materia di sorveglianza richiedono ancora miglioramenti sostanziali per garantire che non legittimino l’uso di spyware nei confronti di individui, in particolare giornalisti, e quindi pregiudichino i diritti fondamentali anziché rafforzarli;
  19. si compiace della proposta di creazione, nel quadro della proposta di legge europea per la libertà dei media, di un nuovo comitato europeo per i servizi di media che riunisca le autorità nazionali per i media, che dovrebbe svolgere un ruolo significativo nella lotta alla disinformazione, comprese la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; osserva, in particolare, che uno dei compiti previsti per il comitato è il coordinamento delle misure nazionali relative all’offerta di servizi di media da parte di fornitori stabiliti in paesi terzi rivolti al pubblico dell’UE e che possono presentare un rischio per la sicurezza pubblica; raccomanda a tale riguardo di includere nell’ambito di competenza del comitato i paesi dei Balcani occidentali e del partenariato orientale; insiste affinché il comitato europeo per i servizi di media sia indipendente dalla Commissione e dai governi degli Stati membri, sia in termini di organizzazione che di finanziamento, per consentirgli di operare in modo obiettivo e politicamente indipendente;
  20. accoglie con favore, in connessione con la legge europea per la libertà dei media, le proposte di introduzione di un monitoraggio indipendente del mercato interno dei servizi di media che includerebbe dati dettagliati e un’analisi qualitativa della resilienza dei mercati dei media degli Stati membri, in particolare per quanto riguarda i rischi di manipolazione delle informazioni e di ingerenze da parte di attori stranieri; accoglie con favore la proposta di organizzare un dialogo strutturato tra le piattaforme online e il settore dei media al fine di monitorare la conformità delle piattaforme alle iniziative di autoregolamentazione; sottolinea l’importanza di garantire che la legge europea per la libertà dei media o qualsiasi altra normativa attuale o futura in materia di media o di tecnologia non preveda esenzioni speciali dalle norme orizzontali relative alla moderazione dei contenuti perché ciò equivarrebbe a dare un assegno in bianco a coloro che diffondono disinformazione;
  21. chiede l’introduzione di “clausole speculari” in base alle quali l’apertura dello spazio europeo dell’informazione ai paesi terzi sarebbe proporzionata all’accesso degli organi di informazione europei in tali paesi; incoraggia la Commissione a elaborare un sistema normativo a livello dell’UE che impedisca alle imprese del settore dei media sotto il controllo editoriale di governi stranieri o di proprietà di paesi stranieri ad alto rischio di acquisire le imprese del settore dei media europee; osserva che ciò si dovrebbe applicare principalmente ai paesi non democratici o ad alto rischio in cui le organizzazioni dei media europee non possono operare liberamente o sono costrette a garantire una copertura favorevole ai governi nazionali; ritiene che tali sforzi dovrebbero basarsi su una banca dati comune che faciliti la prevenzione e/o un’azione di contrasto armonizzata in tutta l’Unione europea; propone che tale sistema normativo si basi sui meccanismi di vaglio degli investimenti esteri diretti esistenti al fine di evitare duplicazioni; incoraggia a includere nella proposta di legge europea per la libertà dei media le disposizioni in materia di trasparenza della proprietà dei media, che figurano attualmente nelle raccomandazioni;
  22. sottolinea che la diffusione del negazionismo riguardo ai cambiamenti climatici possa essere collegata all’accoglimento più ampio nel discorso pubblico di teorie complottiste che si basano sulla creazione deliberata di una contro-realtà e sul rifiuto della scienza e che comprendono idee false su qualunque tematica, dalla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina ai vaccini per la COVID-19; sottolinea il ruolo degli attori stranieri nella diffusione della disinformazione sui cambiamenti climatici e sulla politica dell’UE in materia di clima, il che sta minando il sostegno pubblico ed è utilizzato anche nelle narrazioni degli attori nazionali, che sfruttano questa disinformazione sul clima per le proprie finalità politiche;
  23. sostiene l’invito che importanti climatologi hanno rivolto alle imprese tecnologiche in occasione della 27º conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27), affinché affrontino il crescente problema della disinformazione e, in particolare, accettino una definizione universale di cattiva informazione e di disinformazione in materia di clima che comprenda la rappresentazione fuorviante delle evidenze scientifiche e la promozione di false soluzioni, si impegnino rispetto all’obiettivo di non pubblicare pubblicità che includano cattiva informazione e disinformazione sul clima e greenwashing e che condividano le ricerche nazionali sulla diffusione di cattiva informazione e disinformazione sul clima e greenwashing sulle proprie piattaforme;
  24. invita le piattaforme ad adottare misure tese a migliorare la trasparenza e a prevenire e vietare la pubblicazione di annunci pubblicitari che promuovono il negazionismo riguardo ai cambiamenti climatici e ad applicare tali misure nei confronti delle teorie complottiste e della disinformazione; riconosce l’urgente necessità di demonetizzare la diffusione dell’economia della disinformazione sui cambiamenti climatici;
  25. osserva con preoccupazione che molti degli amplificatori più potenti del negazionismo in materia di cambiamenti climatici e degli attacchi all’azione per il clima hanno uno status “verificato” su varie piattaforme di social media, tra cui Twitter, il che consente loro di diffondere cattiva informazione e disinformazione con tale status privilegiato a milioni di follower, e che tali amplificatori hanno spesso sede al di fuori dell’Unione europea; invita Twitter ad attuare controlli più severi in fase di vendita delle sue “spunte blu”;

 

Ingerenze per mezzo delle piattaforme online

  1. rammenta che il modello aziendale delle piattaforme online si basa ancora sulla pubblicità basata sui dati personali e su algoritmi poco trasparenti in base ai quali un maggiore engagement si traduce in maggiori entrate pubblicitarie, mentre tale engagement è generato attraverso algoritmi che premiano le opinioni polarizzate ed estreme a scapito delle informazioni basate sui fatti e, quindi, pongono rischi significativi di manipolazione dei dati; sottolinea che il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR)[20], la legge sui servizi digitali, il codice di buone pratiche sulla disinformazione e il futuro regolamento relativo alla trasparenza e al targeting della pubblicità politica creano ulteriori salvaguardie contro tali pratiche abusive e manipolatorie; ricorda il sostegno a tutte le misure volte a vietare il microtargeting per la pubblicità politica, in particolare, ma non solo, la pubblicità basata su dati personali sensibili;
  2. invita la Commissione, gli Stati membri e le imprese tecnologiche a collaborare e a investire maggiori risorse nello sviluppo di rimedi normativi e tecnologici alla disinformazione basata sull’IA;
  3. deplora che le piattaforme più grandi, come Meta, Google, YouTube, TikTok e Twitter, non facciano abbastanza per contrastare attivamente la disinformazione e stiano persino licenziando personale, nonostante i ripetuti appelli degli organismi di regolamentazione, della società civile e persino del personale responsabile dell’integrità all’interno di dette aziende; ricorda che tali piattaforme devono disporre di personale sufficiente per garantire aggiornamenti periodici degli strumenti di moderazione al fine di impedire che contenuti dannosi eludano la loro politica di moderazione; ricorda che le campagne di disinformazione e di ingerenza si basano fortemente sul coordinamento multipiattaforma della disinformazione e sul microtargeting; deplora che l’UE dipenda dal contributo di imprese di paesi terzi per preservare l’integrità delle elezioni europee; esorta pertanto tutte le piattaforme, comprese quelle più piccole, a intensificare il loro coordinamento per individuare meglio le campagne e prevenirne la diffusione, dal momento che l’approccio di autoregolamentazione del codice di buone pratiche è risultato insufficiente;
  4. si rammarica del fatto che le imprese nel settore dei social media non stiano onorando le loro responsabilità, si stiano rivelando inefficienti nell’individuare la cattiva informazione e la disinformazione sulle loro piattaforme e che, quando lo fanno, siano lenti a rimuovere tali contenuti; deplora che questa inattività delle piattaforme online sia espressione della mancanza di norme vincolanti nel quadro normativo europeo; ricorda che il modello aziendale delle piattaforme implica che esse abbiano accesso ai dati pertinenti; deplora che esse agiscano spesso solo quando i cittadini, i ricercatori o i media segnalano contenuti specifici; invita le piattaforme a dare priorità alle informazioni basate sui fatti provenienti da fonti affidabili;
  5. invita le piattaforme ad assegnare personale, risorse e capacità più qualificati per monitorare e moderare i contenuti e i comportamenti dannosi in tutte le lingue ufficiali dell’UE, le lingue locali e i dialetti, e incoraggia le piattaforme ad aumentare i finanziamenti e a migliorare l’integrazione dei verificatori di fatti da parte di terzi accreditati in tutte le lingue dell’UE; sottolinea l’urgente necessità di contrastare i contenuti dannosi;
  6. osserva che è estremamente deplorevole che le grandi piattaforme tecnologiche non offrano un servizio clienti che prevede il contatto interpersonale nella maggior parte degli Stati membri;
  7. denuncia i passi indietro compiuti da Twitter nella lotta contro la disinformazione dopo il cambio di proprietà; deplora in particolare il fatto che Twitter abbia ridotto notevolmente il personale responsabile della lotta alla disinformazione, compresi i responsabili della moderazione globale dei contenuti, dell’incitamento all’odio e delle molestie online; deplora il recente ripristino, senza una valutazione adeguata, degli account sospesi e in particolare il ripristino di account di destra violenti e apertamente fascisti, compresi quelli che negano l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi del 2020; condanna fermamente la decisione di Twitter di non attuare più la propria politica di lotta alla disinformazione in relazione alla COVID-19;
  8. osserva che la guerra di aggressione della Russia in Ucraina ha evidenziato la mancanza di punti di contatto presso i quali le autorità possano segnalare disinformazione e contenuti illegali; deplora che la dirigenza di Meta abbia trasferito spesso la responsabilità della moderazione dei contenuti al team di sicurezza con sede negli Stati Uniti; esprime preoccupazione per il fatto che nei paesi baltici vi siano solo due rappresentanti di Meta, il che significa che non vi sono risorse sufficienti per moderare i contenuti, il che comporta errori come il blocco di account legittimi;
  9. reputa preoccupante che i gruppi di disinformazione in ambito sanitario, gli estremisti politici e fondamentalisti religiosi come i talebani siano stati in grado di ottenere lo status di account “verificato” con relativa spunta, aderendo al servizio in abbonamento “Twitter Blue”; invita Twitter a modificare la propria politica al fine di prevenire l’imitazione, la falsificazione o le dichiarazioni ingannevoli in merito alle competenze;
  10. rammenta che Twitter è firmatario del codice rafforzato di buone pratiche sulla disinformazione e che un passaggio di proprietà non dovrebbe pregiudicare gli impegni assunti dalla piattaforma nel quadro di detto codice; ricorda a Twitter che deve rispettare tutte le pertinenti normative dell’Unione europea, compresa la legge sui servizi digitali; esorta la Commissione e le autorità nazionali competenti a garantire che Twitter rispetti le norme e le regole dell’UE e ad applicare sanzioni adeguate qualora le imprese tecnologiche non rispettino le norme dell’UE;
  11. invita le piattaforme a facilitare il pieno accesso, in particolare per i ricercatori, ai dati alla base delle risultanze e a tenere un archivio delle rimozioni in modo da aiutare i ricercatori nelle future indagini nonché aiutare altre imprese tecnologiche, governi democratici e autorità di contrasto ad adottare misure adeguate; invita la Commissione a garantire che ciò avvenga nel quadro della legge sui servizi digitali e del codice di buone pratiche sulla disinformazione e a esigere dalle piattaforme una spiegazione del motivo per cui ritengono che fornire l’accesso ai dati non sia tecnicamente fattibile;
  12. accoglie con favore le disposizioni della legge sui servizi digitali che prevedono che le piattaforme online di dimensioni molto grandi e i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi forniscano informazioni sugli algoritmi, esigendo che ne spieghino il funzionamento, in modo da poterne valutare l’impatto sulle elezioni e su altri processi democratici ed elettorali e adottare le necessarie misure di attenuazione dei rischi; invita i firmatari del codice di buone pratiche sulla disinformazione a onorare pienamente i loro impegni; deplora la mancanza di impegni vincolanti per i firmatari del codice di buone pratiche sulla disinformazione; chiede la rapida adozione del codice di buone pratiche come codice di condotta a norma della legge sui servizi digitali, comprese le revisioni che valuterebbero la conformità come stabilito all’articolo 28, e chiede alla Commissione di esaminare quali nuove proposte legislative o aggiornamenti siano necessari per colmare il divario di conformità, nonché di prevedere la possibilità di una sospensione temporanea o permanente delle piattaforme che, sistematicamente, non rispettano gli impegni assunti nell’ambito del codice di buone pratiche;
  13. è preoccupato del fatto che taluni attori, i cui servizi contribuiscono significativamente alla diffusione della disinformazione, non siano firmatari del codice di buone pratiche, ad esempio Apple, Amazon, Odysee, Patreon, GoFundMe e Telegram; invita la Commissione a incoraggiare i restanti portatori di interessi a firmare e a rispettare appieno il codice di buone pratiche e a partecipare alla sua task force; chiede che sia istituito un quadro giuridico volto a garantire un livello minimo di impegni per contrastare la disinformazione su tali servizi; manifesta preoccupazione per il fatto che Telegram non collabori affatto con i decisori politici nei paesi democratici e che la società sia stata riluttante a collaborare con le organizzazioni della società civile;
  14. accoglie con favore il fatto che tutti gli attori dell’ecosistema della pubblicità online si impegnino a controllare e limitare il collocamento di messaggi pubblicitari su account e siti web che diffondono la disinformazione o che collocano pubblicità accanto a contenuti di disinformazione, nonché a limitare la diffusione di pubblicità contenente disinformazione, e che tale impegno si estende anche alla pubblicità politica; sottolinea, tuttavia, che non vi sono ancora dati sufficienti per confermare se le misure adottate stiano producendo risultati; si rammarica del fatto che tale modello aziendale e gli algoritmi di raccomandazione che lo sostengono continuino a essere determinanti per la diffusione della disinformazione e dei contenuti falsi, fuorvianti e provocatori; esprime preoccupazione per la volontà delle piattaforme di utilizzare il pretesto di “responsabilizzare” gli utenti come modo per trasferire a questi ultimi la responsabilità di limitare l’inserimento di pubblicità su account e siti web che diffondono disinformazione; osserva che tale responsabilità dovrebbe ricadere sulle piattaforme, in quanto dispongono dei dati e delle competenze pertinenti, purché le loro azioni rimangano trasparenti e i dati siano messi a disposizione dei ricercatori; manifesta preoccupazione per la mancanza di trasparenza sul mercato degli strumenti di tutela del marchio dai rischi legati alla sua immagine, poiché spesso tali strumenti si basano su algoritmi che – è stato documentato – hanno etichettato erroneamente testate giornalistiche legittime e affidabili;
  15. manifesta preoccupazione per l’utilizzo di filmati creati utilizzando videogiochi per diffondere disinformazione sull’invasione russa dell’Ucraina e su altri conflitti armati; invita i media a essere più vigili per quanto riguarda tali contenuti e a sviluppare mezzi efficaci per rimuoverli dalle loro piattaforme; manifesta preoccupazione per il fatto che le società di videogiochi e di giochi online con sede in Russia, comprese quelle che producono giochi per dispositivi mobili, operino ancora liberamente sui mercati europei e potrebbero essere utilizzate per diffondere disinformazione e propaganda;
  16. chiede la rapida adozione del codice di buone pratiche sulla disinformazione quale codice di condotta nell’ambito del meccanismo di coregolamentazione della legge sui servizi digitali, tenendo presente che la sua efficacia dipenderà dalla sua rigorosa applicazione nei confronti dei firmatari non sufficientemente conformi mediante revisioni obbligatorie ai sensi dell’articolo 28 della legge sui servizi digitali; invita ad armonizzare i diversi meccanismi di ricorso degli utenti e gli impegni sulla moderazione eccessiva e sulla moderazione insufficiente;
  17. ricorda che le autorità statali dispongono di account sulle piattaforme dei social media, compresi gli account utilizzati a fini di polizia e per monitorare le tendenze della disinformazione; osserva che, fintanto che tali account non interagiscono con altri utenti, dovrebbero essere identificati come sicuri e non dovrebbero essere rimossi dalle piattaforme;
  18. chiede che le persone fisiche o giuridiche possano citare in giudizio le piattaforme per inerzia nel caso in cui la cattiva informazione o la disinformazione non vengano rimosse, in particolare nel caso in cui siano prese di mira da queste ultime;
  19. sostiene l’istituzione di agenzie di rating indipendenti delle piattaforme per informare il pubblico in merito alle pratiche delle piattaforme, in modo che le persone possano compiere una scelta informata quando si registrano per utilizzarle;

 

Infrastrutture critiche e settori strategici

  1. accoglie con favore la direttiva sulla resilienza dei soggetti critici (CER), approvata di recente, la raccomandazione del Consiglio di rafforzare le infrastrutture critiche e la direttiva NIS2; accoglie con favore la sua estensione alle infrastrutture critiche nel settore della produzione, trasformazione e distribuzione di prodotti alimentari; è dell’avviso che i recenti attacchi, quali il sabotaggio delle infrastrutture critiche e l’aumento degli attacchi informatici, evidenziano la necessità di esaminare la legislazione esistente dopo la sua attuazione negli Stati membri e invita la Commissione a presentare ulteriori proposte rafforzate, se necessario, che dovrebbero includere lo sviluppo della resilienza delle organizzazioni della società civile che si adoperano per contrastare le ingerenze straniere e la disinformazione; invita altresì tutti gli Stati membri ad aggiornare rapidamente le proprie strategie nazionali in materia di sicurezza e a eseguire test di resistenza delle proprie infrastrutture critiche, al fine di individuarne i punti deboli; ribadisce la raccomandazione di estendere l’elenco dei soggetti critici in modo da includere le infrastrutture di voto elettronico e i sistemi di istruzione;
  2. esprime preoccupazione per la dipendenza dell’UE da attori stranieri e da tecnologie straniere per quanto riguarda le infrastrutture critiche e le catene di approvvigionamento; evidenzia le vulnerabilità create dall’uso degli investimenti esteri diretti quale strumento geopolitico; ribadisce l’invito alla Commissione a elaborare un’ambiziosa legislazione vincolante in materia di sicurezza della catena di approvvigionamento delle TIC che includa i fattori di rischio non tecnici, dando seguito alla proposta del Consiglio, e un quadro normativo più solido per il regolamento sul controllo degli investimenti esteri diretti[21]; ritiene che un quadro normativo più solido con orientamenti per un’ulteriore armonizzazione delle pratiche nazionali di controllo degli investimenti esteri diretti dovrebbe includere la prevenzione dell’acquisizione di imprese critiche in settori vitali o di imprese nel settore dei media da parte di soggetti stranieri sotto il controllo diretto o indiretto di paesi ad alto rischio e che si dovrebbe valutare di includere gli investimenti in uscita nell’ambito di applicazione dello strumento; invita gli Stati membri a istituire registri per la trasparenza della proprietà; ritiene che la Commissione europea, sotto la supervisione del Consiglio, dovrebbe poter bloccare gli investimenti esteri diretti che possono danneggiare i progetti e i programmi dell’Unione o altri interessi dell’UE o essere in contrasto con essi; sottolinea che investimenti di questo tipo nei Balcani occidentali potrebbero spingere i paesi in trappole del debito, destabilizzando ulteriormente la regione;
  3. osserva che, nonostante questi meccanismi di controllo degli investimenti esteri diretti, imprese cinesi come Nuctech hanno ottenuto contratti in infrastrutture critiche europee, il che comporta rischi per la sicurezza; invita pertanto il Consiglio e la Commissione a escludere l’uso di attrezzature e di software di fabbricanti con sede in paesi ad alto rischio, in particolare in Cina e in Russia, quali TikTok, ByteDance, Huawei, ZTE, Kaspersky, NtechLab o Nuctech; esorta i settori vitali e altri settori sensibili a escludere l’utilizzo di hardware e software di paesi ad alto rischio che possono essere utilizzati per minacciare la riservatezza, l’integrità e la disponibilità di dati e servizi; ricorda che qualsiasi software che opera a circuito chiuso rimane vulnerabile quando vengono effettuati controlli di routine o in fase di aggiornamento; ritiene che l’app TikTok, di proprietà del conglomerato cinese ByteDance, violi il quadro europeo sulla protezione dei dati, il che fa di questa applicazione un potenziale rischio per la sicurezza e una fonte di disinformazione sostenuta dalla Cina; accoglie con favore la decisione delle istituzioni dell’UE di limitare l’uso di TikTok sui dispositivi aziendali; raccomanda di vietare l’uso di TikTok a tutti i livelli dei governi nazionali e nelle istituzioni europee;
  4. sottolinea la necessità di istituire e sviluppare alleanze tecnologiche con partner democratici per stimolare l’autonomia strategica e ridurre la dipendenza dell’UE da attori stranieri ad alto rischio e dalle loro tecnologie nonché per rafforzare le capacità industriali dell’UE in settori tecnologici chiave, quali l’intelligenza artificiale, i semiconduttori, il cloud e altre tecnologie all’avanguardia;
  5. esprime preoccupazione per le vulnerabilità e l’aumento degli attacchi ai danni di cavi o condotte sottomarini, con particolare riferimento al sabotaggio del gasdotto Nord Stream nel settembre 2022; ritiene che gli investimenti esteri diretti in cavi o condotte sottomarini rappresentino un ulteriore rischio per la sicurezza; accoglie con favore la strategia per la sicurezza marittima dell’UE e chiede alla Commissione di aggiornare il Parlamento sui progressi compiuti per migliorare la comprensione e la resilienza della protezione delle infrastrutture sottomarine, migliorare il coordinamento e la condivisione delle informazioni, promuovere insieme all’industria le capacità di monitoraggio, rafforzare i meccanismi di risposta e integrare tale questione in tutti gli aspetti dell’azione esterna;
  6. esprime preoccupazione per le rivelazioni in merito a come le élite politiche degli Stati membri dell’UE, ad esempio in Germania, abbiano sostenuto l’agenda di Gazprom ed espresso un sostegno costante alle forniture di gas dalla Russia; osserva con preoccupazione l’impatto degli sforzi lobbystici sui processi decisionali da parte di Stati stranieri e di attori aziendali che hanno interesse che si continuino a produrre e a utilizzare combustibili fossili nell’Unione europea; ricorda, al riguardo, quanto emerso dalla relazione INGE 1; accoglie con favore la proposta REPowerEU della Commissione di trasformare il sistema energetico dell’UE, ponendo fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi; esorta gli Stati membri dell’UE e la Commissione ad arrestare tutte le importazioni di combustibili fossili nell’UE da regimi autocratici e a progredire verso una sovranità energetica sostenibile;
  7. manifesta preoccupazione per gli stretti legami tra l’Ungheria e la Russia, in cui la Russia esercita la propria influenza facendo leva sul settore dell’energia; deplora che l’Ungheria non abbia adottato misure significative per ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia; è dell’avviso che si debba fare di più per garantire un’autonomia aperta e strategica nel settore energetico; chiede di accelerare la diffusione delle energie rinnovabili e al contempo di ridurre al minimo la dipendenza dalla Cina;
  8. accoglie con favore la normativa, proposta di recente, sulle materie prime critiche[22]; ritiene che tale proposta legislativa sia essenziale per garantire le catene di approvvigionamento europee necessarie per il successo della proposta di regolamento sui chip[23]; evidenzia la necessità di continuare a ricercare accordi di scambio con democrazie che condividono gli stessi principi per garantire l’approvvigionamento di risorse strategiche;

 

Ingerenze durante i processi elettorali

  1. accoglie con favore il lavoro svolto in tal senso dall’Autorità per i partiti politici europei e le fondazioni politiche europee (APPF), in particolare per la prevenzione e la lotta contro le transazioni finanziarie proibite da paesi terzi nel sistema politico dell’UE; invita la Commissione e i colegislatori a potenziare il pacchetto di strumenti dell’APPF e a consentire l’effettiva tracciabilità delle donazioni fino al pagatore finale, evitando così l’elusione del divieto attraverso il ricorso a intermediari, in particolare affidando all’APPF il compito di ottenere informazioni direttamente dagli istituti bancari dei donatori, nonché fornendo all’APPF, da parte delle unità di informazione finanziaria degli Stati membri, un sistema di notifiche push per le operazioni sospette; invita, inoltre, gli Stati membri a rafforzare le garanzie giuridiche impedendo che i partiti nazionali aderenti ai partiti politici europei ricevano a livello nazionale pagamenti provenienti da paesi terzi che vengono poi utilizzati come contributi per fondazioni e partiti politici europei; accoglie inoltre con favore i contatti operativi che l’APPF ha già instaurato con le istituzioni e le agenzie competenti dell’UE nonché con gli Stati membri per contrastare efficacemente i tentativi di utilizzo dei dati personali a fini elettorali; invita gli Stati membri a rafforzare ulteriormente la cooperazione con l’APPF rendendo disponibili e operativi punti di contatto specializzati presso le autorità competenti per la protezione dei dati e per la cibersicurezza elettorale;
  2. plaude alle iniziative intraprese in seno alla rete europea di cooperazione in materia elettorale, compresi i piani di resilienza comuni; invita la Commissione a coinvolgere appieno il Parlamento nelle attività della rete e dell’APPF; ritiene auspicabile l’istituzione di reti simili con i parlamenti nazionali degli Stati membri; ritiene inoltre che i parlamenti degli Stati membri e le autorità elettorali dovrebbero informare meglio il pubblico sui rischi di ingerenza nei processi elettorali nazionali; invita la Commissione a elaborare un codice di buone pratiche sui social media applicabile ai rappresentanti pubblici e alle autorità, volto a stabilire norme di condotta comuni, tenendo conto del fatto che i politici e i governi talvolta ricorrono alla disinformazione per fomentare un’ostilità ideologica;
  3. osserva che il Parlamento europeo ha elaborato una strategia per le elezioni europee del 2024 che include un approfondimento sulla prevenzione e sul contrasto della manipolazione delle informazioni prima delle elezioni, senza interferire nel dibattito politico o in unpiù ampio confronto sociale e nel pieno rispetto dell’indipendenza del mandato dei membri; sottolinea che tale strategia dovrebbe puntare sul potenziamento delle azioni già intraprese da parte del Parlamento, comprese quelle che coinvolgono la task force sulla disinformazione, e invita pertanto a stanziare le risorse necessarie per l’attuazione delle diverse misure;
  4. sottolinea l’estrema importanza di proteggere la sicurezza, la resilienza e l’affidabilità delle infrastrutture elettorali, tra cui i sistemi informatici, le macchine e le apparecchiature di voto, le reti e le procedure degli uffici elettorali, le banche dati di registrazione degli elettori e le strutture di archiviazione; sottolinea che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono sempre più diffuse nella gestione delle elezioni e nei processi democratici; prende atto che per rispondere efficacemente alle sfide elettorali emergenti gli organi di gestione delle elezioni devono adottare nuove modalità di lavoro che rafforzino la loro capacità di prevenire i rischi e dimostrare resilienza anche in un ambiente digitale complesso; chiede che gli Stati membri dell’UE e i governi locali dispongano di un insieme di servizi e strumenti per combattere la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; rileva che, quando si svolgono le elezioni, le schede elettorali cartacee dovrebbero avere una traccia cartacea verificabile ed essere soggette ad audit indipendenti che garantiscano l’accuratezza dei risultati; sottolinea il ruolo fondamentale dell’osservazione elettorale e degli osservatori elettorali indipendenti;

 

Finanziamento occulto di attività politiche da parte di attori e donatori stranieri

  1. ribadisce la propria preoccupazione in merito alle periodiche rivelazioni riguardanti gli ingenti finanziamenti stanziati dalla Russia a favore di partiti politici, esponenti politici ed ex politici e funzionari in diversi paesi democratici nel tentativo di interferire con i processi nazionali e acquisire influenza sugli stessi; esprime preoccupazione per i legami della Russia con diversi partiti politici ed esponenti politici nell’UE e per la sua ampia ingerenza nei movimenti secessionisti nei territori europei e nell’UE, come in Catalogna, dove le autorità competenti sono esortate a condurre un’indagine globale, e invita il Centro europeo di eccellenza per la lotta alle minacce ibride (Hybrid CoE) di Helsinki a condurre uno studio su questo caso specifico;
  2. osserva che la rete europea di cooperazione in materia elettorale sta procedendo alla mappatura dei finanziamenti stranieri negli Stati membri dell’UE e auspica di essere informato in merito a tali sforzi; chiede il divieto di finanziamenti esteri da parte di paesi al di fuori dell’UE; invita la rete a individuare norme comuni dell’UE per quanto riguarda l’organizzazione di campagne politiche e il finanziamento dei partiti politici, anche da parte di paesi terzi, in particolare norme che consentano di colmare le lacune evidenziate nella relazione della commissione speciale INGE 1 approvata il 9 marzo 2022 e che si applicherebbero alle legislazioni nazionali in materia elettorale in tutti gli Stati membri, compresi i meccanismi di applicazione; invita gli Stati membri ad affrontare con urgenza la questione delle donazioni di paesi terzi destinate ai partiti politici nazionali, al fine di colmare le lacune esistenti nelle rispettive legislazioni;
  3. prende atto dei negoziati legislativi in corso sullo statuto e il finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee; auspica che tali negoziati consolideranno il mandato dell’APPF, in particolare per garantire che le transazioni finanziarie in provenienza da paesi terzi e destinate al sistema politico dell’UE siano limitate, trasparenti e soggette a controlli più rigorosi e si traducano in un quadro aggiornato, che dovrebbe rafforzare il ruolo dei partiti politici dell’UE nel contesto democratico europeo e limitare l’ingerenza di potenze straniere; ribadisce la necessità di un approccio equilibrato e proporzionato per consentire ai partiti politici di paesi terzi affini, compresi i paesi membri del Consiglio d’Europa, purché siano dotati di pieni diritti di rappresentanza in seno a quest’ultimo, di partecipare attraverso l’adesione e contributi, rafforzando ulteriormente nel contempo la trasparenza dei finanziamenti e del processo decisionale e limitando al tempo stesso il rischio di ingerenze da parte di entità straniere non democratiche o Stati ad alto rischio;
  4. rammenta che l’APPF dovrebbe disporre delle risorse necessarie, in particolare dal punto di vista umano e informatico, per consentirle di svolgere i propri compiti attuali ed eventuali compiti futuri previsti dalla normativa, che potranno essere eseguiti efficacemente soltanto con sufficiente personale aggiuntivo;
  5. prende atto dell’attività legislativa in corso in materia di trasparenza e targeting della pubblicità politica; sottolinea l’importanza di questa proposta di regolamento, che porrà un freno alle tecniche poco trasparenti di pubblicità politica, e sottolinea la necessità che i colegislatori adottino tale proposta in tempo utile prima delle elezioni europee del 2024; ribadisce, a tale proposito, l’auspicio che sia vietato l’acquisto di annunci pubblicitari da parte di attori esterni all’UE e allo spazio economico europeo (SEE) e che siano garantite la trasparenza e la non discriminazione, mediante un’adeguata etichettatura, per quanto riguarda l’acquisto di messaggi di pubblicità politica online da parte di attori interni all’UE; pone in evidenza la necessità che i partiti politici europei possano condurre campagne online e in tutta l’UE in vista delle elezioni europee, limitando nel contempo il rischio di ingerenze straniere;

 

Cibersicurezza e resilienza nei confronti degli attacchi informatici connessi ai processi democratici

  1. è preoccupato per il grave aumento degli attacchi informatici, in particolare per il recente attacco distribuito di negazione del servizio (distributed denial-of-service, DDoS) contro il sito web del Parlamento europeo il 23 novembre 2022, rivendicato da un gruppo di hacker pro-Cremlino, e per il possibile hackeraggio di tre deputati al Parlamento europeo e di oltre 50 funzionari della Commissione attraverso il software Pegasus; chiede pertanto di rafforzare le capacità di resilienza e protezione delle istituzioni dell’UE nel settore digitale, in particolare in vista delle elezioni del Parlamento europeo;
  2. accoglie con favore l’accordo in merito alla direttiva NIS2 e ritiene che essa affronti la questione del coordinamento tra gli Stati membri; invita gli Stati membri a garantire una cooperazione rafforzata e a condividere le migliori pratiche in seno al gruppo di cooperazione NIS, in particolare per quanto concerne la sicurezza informatica durante le elezioni; chiede che le infrastrutture elettorali siano considerate infrastrutture critiche; reputa necessario adottare ulteriori misure legislative per proteggere efficacemente la sicurezza della catena di approvvigionamento europea delle TIC da fornitori rischiosi e per proteggerla dal furto di proprietà intellettuale per via informatica;
  3. accoglie con favore la proposta della Commissione di nuove norme per una cibersicurezza e una sicurezza delle informazioni comuni in seno alle istituzioni, agli organi e agenzie dell’UE; plaude, in linea con la relazione speciale della Corte dei conti europea del marzo 2022, alla creazione di un nuovo comitato per la cibersicurezza interistituzionale, al rafforzamento delle capacità di cibersicurezza e alla promozione di valutazioni periodiche della maturità e di una migliore “igiene informatica”; sottolinea l’esigenza di un coordinamento efficiente, puntuale e rigoroso tra le istituzioni, gli organi e le agenzie dell’UE attraverso le strutture esistenti, quali la squadra di pronto intervento informatico delle istituzioni, degli organi e delle agenzie europee (CERT-EU) e l’Agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza (ENISA); ritiene che tali strutture dovrebbero essere rafforzate e che debba essere garantito un migliore coordinamento; invita tali organi e agenzie e la Commissione a informare regolarmente il Parlamento in merito alle conclusioni e ai risultati futuri concernenti la sicurezza informatica e la sicurezza delle informazioni nell’UE; chiede che, nel momento in cui il presente regolamento entrerà in vigore e successivamente ogni anno, sia realizzato un audit completo sulla sicurezza informatica volto a determinare se le istituzioni, gli organi e le agenzie dell’UE hanno un controllo sufficiente sulla sicurezza dei propri sistemi e dispositivi TIC, compresa una valutazione dei rischi, delle vulnerabilità e delle minacce, sulla scorta di test di penetrazione, affidata a una terza parte esterna leader e verificata, tenendo conto dei requisiti delle istituzioni in materia di sicurezza delle informazioni; ritiene che i rischi e le vulnerabilità segnalati debbano essere mitigati nell’ambito degli aggiornamenti di cibersicurezza e che le raccomandazioni della valutazione dovrebbero essere attuate attraverso le rispettive politiche in materia di cibersicurezza;
  4. invita la Commissione e l’ENISA a procedere a una mappatura degli organismi, delle agenzie e delle altre organizzazioni europee esistenti e previsti che si occupano di sicurezza informatica e a proporre soluzioni per colmare potenziali lacune;
  5. si rivolge al Consiglio, alla Commissione e al SEAE affinché rafforzino i controlli informatici dei canali di comunicazione strategica (ad esempio i canali militari in tempo di guerra e le missioni PSDC);
  6. riconosce che, quando si parla di attacchi informatici, la prevenzione è necessaria ma non sufficiente; ritiene che una risposta accuratamente mirata sia fondamentale per contrastare gli attacchi informatici; è dell’avviso che l’UE dovrebbe affrontare gli attacchi informatici considerando i seguenti aspetti:
    1. la necessità di una migliore capacità di risposta e resilienza agli attacchi informatici;
    2. la necessità di flessibilità nelle situazioni critiche, rispettando lo Stato di diritto e i diritti fondamentali;
    3. la necessità di norme comuni per garantire il coordinamento efficiente; esorta pertanto gli Stati membri ad accelerare l’attuazione delle direttive CER e NIS2;
    4. la necessità di condividere le informazioni tra gli Stati membri e al loro interno, in particolare per quanto concerne le vulnerabilità di sicurezza, tenendo conto dell’esigenza di impedire la diffusione pubblica del livello di protezione critica;
    5. la necessità di effettuare ricerca e investimenti nelle nuove tecnologie suscettibili di accrescere la ciberresilienza;
    6. la necessità di coinvolgere attori quali le organizzazioni della società civile, il settore privato e altri partner in modo sicuro e sostenibile;
    7. invita pertanto gli Stati membri ad adottare un atteggiamento più proattivo e ad ampliare le loro capacità nel ciberspazio sulla base dei principi di “impegno persistente” e “difesa anticipata”, in stretto coordinamento con gli Stati membri e in consultazione con le pertinenti controparti dell’UE;

 

L’impatto delle ingerenze sui diritti delle minoranze e di altri gruppi vulnerabili

  1. ricorda che le ingerenze straniere sono spesso collegate a obiettivi politici contrari all’UE e ai suoi valori democratici, in quanto celano palesi violazioni dei diritti umani, limitano i diritti delle donne e delle comunità LGBTIQ+ e fomentano l’odio nei confronti delle minoranze, dei migranti e delle persone più vulnerabili;
  2. deplora la strumentalizzazione politica della questione migratoria e del suo uso nelle ingerenze e nelle campagne di disinformazione; chiede che sia garantita la gestione efficiente delle frontiere esterne dell’UE nel pieno rispetto dei diritti fondamentali;
  3. manifesta preoccupazione per il fatto che la comunità LGBTIQ+ continui a essere un bersaglio di ingerenze straniere e campagne di disinformazione; esprime altresì preoccupazione per la situazione della comunità LGBTIQ+ in diversi Stati membri, come la Slovacchia, l’Ungheria e la Polonia, e per la relativa disinformazione diffusa dai media di proprietà statale e dalle organizzazioni di estrema destra; deplora il fatto che la disinformazione e l’incitamento all’odio nei confronti delle persone LGBTIQ+ siano stati il motivo principale che ha portato all’omicidio di due giovani in Slovacchia nell’ottobre 2022; invita a sviluppare programmi a lungo termine a sostegno delle organizzazioni locali di base e delle iniziative dei cittadini per contribuire a sviluppare la resistenza della popolazione all’estremismo di destra;
  4. esprime preoccupazione per i tentativi della disinformazione russa di minare il sostegno della società europea ai rifugiati ucraini; invita le istituzioni, gli organi e le agenzie dell’UE e le autorità nazionali a monitorare e a smascherare la disinformazione russa sui rifugiati ucraini e sulla guerra in Ucraina;
  5. invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare i partenariati con le ONG e le organizzazioni internazionali che operano sul campo per monitorare il lavoro minorile e rallentare la diffusione della disinformazione in materia (ad esempio per quanto riguarda il coinvolgimento di minori nei conflitti armati);
  6. chiede nuovamente un sistema che faciliti la condivisione di materiale nelle lingue regionali e minoritarie; accoglie in tal senso con favore il sostegno della Commissione all’azione pilota denominata “Uguaglianza linguistica europea (ELE)”; reputa necessario adottare ulteriori provvedimenti per garantire una risposta efficace alle ingerenze ai danni delle minoranze; invita inoltre l’UE e gli Stati membri a predisporre una verifica dei fatti accessibile al fine di lottare contro la disinformazione e fornire accesso alle informazioni in tutti i formati possibili alle persone con disabilità;
  7. ribadisce la necessità di un’azione mirata, attraverso un quadro giuridico armonizzato dell’UE, contro la diffusione della disinformazione e dell’incitamento all’odio in relazione a questioni concernenti il genere, le persone LGBTIQ+, i rom, altre minoranze, gli immigrati, i rifugiati e le persone con disabilità, nonché le comunità religiose; ribadisce l’invito alla Commissione a elaborare e attuare strategie volte a ostacolare il finanziamento di gruppi, movimenti e individui anti-gender che diffondono attivamente la disinformazione o che prendono parte ad attività di manipolazione delle informazioni ai danni delle persone LGBTIQ+, dei diritti delle donne, delle minoranze, dei rifugiati, delle persone con disabilità e delle questioni che li riguardano, al fine di dividere la società;
  8. manifesta preoccupazione per il fatto che i diritti delle donne siano presi particolarmente di mira dalla disinformazione, in particolare dalla disinformazione in ambito sanitario, e dalle ingerenze straniere; chiede un’indagine completa sulle fonti di finanziamento delle campagne di disinformazione di genere; ribadisce il suo appello a creare sistemi di allarme rapido attraverso i quali sia possibile segnalare e individuare le campagne di disinformazione di genere;
  9. invita la Commissione e gli Stati membri a elaborare misure per rafforzare i media indipendenti in lingua russa facilmente accessibili alle comunità russofone; si appella inoltre alla Commissione e agli Stati membri affinché sostengano gli opinionisti indipendenti al fine di contrastare l’influenza della propaganda dei paesi terzi sulle minoranze in Europa;

 

Ingerenze attraverso attori globali tramite l’elite capture, le diaspore nazionali, le università e gli eventi culturali

  1. denuncia con la massima fermezza i presunti tentativi di paesi stranieri, tra cui il Qatar e il Marocco, di influenzare deputati, ex deputati e membri del personale del Parlamento europeo attraverso atti di corruzione, che costituiscono una grave ingerenza straniera nei processi democratici dell’UE; sottolinea la necessità di intensificare gli sforzi per migliorare la trasparenza e l’integrità delle istituzioni dell’UE e per combattere la corruzione, la manipolazione, l’influenza e le campagne di ingerenza; ribadisce l’invito ad aggiornare le norme in materia di trasparenza ed etica, mappando i finanziamenti stranieri destinati alle attività di lobbying associate all’UE, compreso il finanziamento delle organizzazioni senza scopo di lucro, e a regolamentare e monitorare adeguatamente i gruppi di amicizia; ribadisce la necessità di sospendere immediatamente tutti i lavori sui fascicoli legislativi relativi al Qatar e al Marocco, nonché di sospendere i titoli di accesso dei rappresentanti di interessi di entrambi i paesi, fino a quando le indagini giudiziarie non avranno fornito informazioni e chiarimenti pertinenti e non avranno stabilito quali fascicoli potrebbero essere stati compromessi in ragione di tale ingerenza straniera;
  2. accoglie con favore la proroga del mandato e il mandato aggiornato della commissione speciale ING2 e si attende che quest’ultima elabori una relazione incisiva che individui le carenze delle norme del Parlamento europeo in materia di trasparenza, etica, integrità e corruzione e presenti proposte di riforma per combattere efficacemente la corruzione e altri mezzi utilizzati da attori stranieri per influenzare i processi decisionali europei, tenendo presente che qualsiasi potenziale obbligo di divulgazione rafforzato dovrebbe essere ponderato con la necessità di proteggere determinati individui e gruppi vulnerabili;
  3. si rammarica del fatto che le raccomandazioni della relazione ING1 relative alla necessità di introdurre norme più rigorose in materia di trasparenza, mappare i finanziamenti stranieri destinati alle attività di lobbying associate all’UE e garantire che tali finanziamenti siano registrati in modo da consentire di identificare i finanziamenti provenienti da governi stranieri non siano ancora state attuate;
  4. rammenta gli impegni assunti dalla presidente della Commissione durante il discorso sullo stato dell’Unione in relazione alla necessità di aggiornare il quadro normativo dell’UE per la lotta alla corruzione; ritiene che tale aggiornamento dovrebbe riguardare in particolare l’elite capture da parte di soggetti stranieri, il fenomeno delle porte girevoli e il traffico d’influenza, in modo da impedire agli attori stranieri di interferire con il sistema politico dell’UE; invita altresì la Commissione a inasprire le sue norme per prevenire l’elite capture da parte di governi autocratici o ad alto rischio o di entità sotto il loro controllo, e ad affrontare la questione dell’elite capture nelle relazioni annuali sullo Stato di diritto; rammenta i suoi ripetuti appelli a istituire un nuovo regime di sanzioni permanente volto a colpire individui ed entità responsabili di corruzione su larga scala;
  5. prende atto della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 22 novembre 2022 nella causa C-37/2013[24], che invalida una disposizione della quinta direttiva antiriciclaggio[25], in base alla quale gli Stati membri dovevano garantire che le informazioni sulla proprietà effettiva delle imprese fossero sempre accessibili a qualsiasi membro del pubblico; sottolinea che i registri delle informazioni sulla titolarità effettiva sono uno strumento essenziale per le organizzazioni della società civile, i ricercatori, gli inquirenti e i giornalisti per individuare presunti casi di corruzione e interessi commerciali illeciti, e che la restrizione dell’accesso a tali registri limita fortemente il futuro monitoraggio da parte del pubblico della titolarità reale; ritiene che tale invalidamento limiti l’operato di un’ampia gamma di professionisti che lottano contro la corruzione e il riciclaggio di denaro; invita la Commissione a trovare modalità adeguate per garantire che le informazioni sulla titolarità effettiva delle imprese siano accessibili al pubblico; sollecita la Commissione a proporre misure nel quadro della direttiva antiriciclaggio al fine di limitare l’uso del denaro contante in modo da scoraggiare l’uso di denaro illegittimo e prevenire in tal modo la corruzione; si rammarica del fatto che alcuni Stati membri abbiano utilizzato tale sentenza come un pretesto per sospendere del tutto l’accesso ai registri;
  6. è dell’avviso che i dati sull’ingerenza straniera attraverso rappresentanti di interessi a livello dell’UE dovrebbero essere ampiamente disponibili e presentati in modo chiaro; accoglie con favore le modifiche introdotte in merito dall’accordo interistituzionale del 20 maggio 2021 su un registro per la trasparenza obbligatorio[26]; raccomanda, tuttavia, di inserire una sezione specifica sulle ingerenze straniere nel registro per la trasparenza dell’UE o di istituire un registro delle ingerenze straniere; ritiene che il registro per la trasparenza dell’UE debba includere un elenco di paesi ad alto rischio; raccomanda requisiti e incentivi più rigorosi per la registrazione delle potenze straniere; ritiene che siano necessari requisiti rafforzati in materia di registrazione e comunicazione per le organizzazioni della società civile, le società di consulenza, le agenzie, le fondazioni, i gruppi di riflessione e le società private che ricevono finanziamenti esteri;
  7. invita il segretariato del registro per la trasparenza dell’UE a bandire i soggetti aventi relazioni dirette o indirette con il governo russo, ai sensi della decisione del Consiglio del 3 giugno 2022 concernente misure restrittive in considerazione delle azioni della Russia che destabilizzano la situazione in Ucraina[27]; chiede che le stesse misure siano applicate alla Bielorussia;
  8. ribadisce la propria preoccupazione per i partenariati tra le università e soggetti cinesi, compresi gli Istituti Confucio, ma soprattutto le strutture di ricerca legate al complesso militare cinese, e per il rischio che tali partenariati possono comportare per la libertà accademica e la protezione della proprietà intellettuale; è preoccupato per le recenti conclusioni[28]in base alle quali un numero considerevole di ricercatori europei che si occupano di intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche, circuiti integrati, ricerca spaziale, ricerca sui nuovi materiali, neuroscienza e biotecnologia è direttamente finanziato dalla Repubblica popolare cinese; ribadisce l’invito alle autorità e agli istituti di ricerca degli Stati membri a rivedere tali partenariati e, laddove le presunte attività di spionaggio o ingerenza siano confermate, ad adottare misure volte a far rispettare e a salvaguardare la sovranità economica e politica dell’Europa, anche negando finanziamenti o revocando licenze agli istituti associati; ribadisce che la libertà accademica è un valore fondamentale di ogni società democratica; esorta gli Stati membri a utilizzare meglio i meccanismi esistenti al fine di proteggere le conoscenze scientifiche, industriali e tecniche e ad estenderli alle scienze umane e sociali; chiede maggiore trasparenza nel finanziamento delle attività di ricerca e nel sostegno finanziario che ricevono, in particolare attraverso l’istituzione di procedure di dovuta diligenza per valutare se il finanziamento estero dei progetti rappresenti una minaccia per la sicurezza;
  9. evidenzia che la Cina sta cercando di combinare la ricerca scientifica civile e quella militare nel quadro del programma di integrazione civile-militare; chiede l’immediata cessazione dell’attuale cooperazione con gli istituti di ricerca direttamente finanziati dalle forze armate cinesi o che hanno rapporti con esse, e che sia fatto il punto sulle conoscenze scientifiche di cui la Cina potrebbe essere venuta in possesso; accoglie con favore la pubblicazione, da parte della Commissione europea, degli orientamenti per contrastare le ingerenze straniere nel campo della ricerca e dell’innovazione, ma suggerisce che siano applicate misure proporzionate agli istituti accademici e di ricerca e che sia garantita una maggiore trasparenza nell’ambito dei partenariati con l’estero; esprime preoccupazione per la legge cinese sull’intelligence nazionale, che impone ai ricercatori cinesi presso le università occidentali di condividere le loro conoscenze con lo Stato, e per il ricorso della Cina allo spionaggio quale strumento per ottenere conoscenze al fine di portare avanti i suoi obiettivi economici e militari; chiede impegni obbligatori ai fini di una maggiore diligenza e conformità nella cooperazione accademica con le università e i ricercatori cinesi e che qualsiasi cooperazione con le università cinesi sia sottoposta a una valutazione completa dei rischi per la sicurezza;
  10. esprime preoccupazione per le attività in corso degli uffici di Russkiy Dom (Casa russa), finanziate dall’agenzia federale russa Rossotrudnichestvo, sanzionata dall’UE, i cui progetti fuorvianti diffondono disinformazione, propaganda e l’agenda del Cremlino tra la società civile dell’UE;
  11. accoglie con favore la pubblicazione, da parte della Commissione, di un pacchetto di strumenti dedicato alle modalità per attenuare le ingerenze straniere nel campo della ricerca e dell’innovazione, al fine di aiutare le università e le organizzazioni di ricerca europee a rilevare e prevenire le ingerenze straniere, rimanendo nel contempo aperte ai partenariati; invita la Commissione a includere gli istituti accademici e di ricerca nel pacchetto sulla difesa della democrazia; sollecita la Commissione e gli Stati membri a coordinare ulteriormente le azioni in questo settore, in particolare per rafforzare il ruolo dei responsabili delle questioni etiche e di sicurezza negli istituti di istruzione superiore; invita la Commissione a continuare a sviluppare orientamenti per una sicurezza della ricerca e delle conoscenze affidabile, al fine di sostenere l’integrità della collaborazione internazionale nel settore della ricerca con le organizzazioni europee; evidenzia il potenziale di un registro o di una banca dati di possibili agenti dormienti o stranieri di Stati ad alto rischio presenti presso università e organizzazioni di ricerca europee;
  12. esprime preoccupazione per le recenti segnalazioni riguardanti l’istituzione di stazioni di polizia cinesi nell’UE; invita gli Stati membri e le autorità dell’UE a indagare sulla presunta esistenza di tali stazioni di polizia e a intraprendere azioni coordinate nei confronti di qualsiasi attività illegale associata al dipartimento del lavoro del Fronte unito cinese in Europa; ribadisce che tali stazioni costituiscono una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati membri interessati e dell’Unione in generale e dovrebbero pertanto essere vietate; invita gli Stati membri a chiuderle immediatamente; condanna la pratica di minacciare le persone che vivono nell’Unione europea, in particolare la diaspora cinese e i gruppi politici dissidenti, nonché la detenzione dei loro familiari in Cina, al fine di costringere le persone che vivono all’estero a fare ritorno in Cina;
  13. esprime preoccupazione per le accuse di operazioni illegali di polizia sul suolo estero, che sfuggono alla cooperazione bilaterale ufficiale giudiziaria e di polizia; invita la Commissione a indagare sulle cosiddette stazioni di servizio della polizia cinese all’estero presenti nell’UE, che avrebbero convinto migliaia di sospetti latitanti a rientrare in Cina, e ad adottare gli opportuni provvedimenti al riguardo; chiede alle autorità cinesi e alle ambasciate cinesi negli Stati membri dell’UE di aderire alle procedure internazionali standard;
  14. denuncia i segnali di ingerenza e di persecuzione da parte della Turchia nei confronti di attivisti politici, leader dell’opposizione e minoranze all’interno dell’UE; condanna la nuova proposta di legge sulla disinformazione della Turchia, che rappresenta una minaccia per la libertà di parola nel paese;
  15. deplora la diffusione della disinformazione e l’uso oppressivo di Internet da parte del regime iraniano per nascondere le gravi violazioni dei diritti umani, la violenza contro i manifestanti e gli abusi di potere; è preoccupato per le ingerenze da parte di organizzazioni islamiche, con il sostegno di Stati stranieri;
  16. esprime preoccupazione per le sempre più frequenti attività di ingerenza da parte delle agenzie di intelligence di Stati stranieri autoritari nell’UE, in particolare a Bruxelles; ribadisce l’invito alle autorità nazionali a rivedere e aggiornare i propri quadri antispionaggio; accoglie con favore, a tale riguardo, l’annunciata modernizzazione del quadro antispionaggio da parte del governo belga e chiede un rafforzamento della capacità del Centro UE di situazione e di intelligence (INTCEN) in modo che possa svolgere il suo mandato di controspionaggio e approfondire la cooperazione con le autorità nazionali; invita le autorità competenti per l’immigrazione a essere più attente nel controllare il personale di imprese straniere, quali TASS e COSCO, provenienti da paesi ad alto rischio, al momento della richiesta del visto di lavoro; invita altresì le autorità competenti in materia di immigrazione a coordinarsi maggiormente tra loro in modo da rendere più difficili gli spostamenti dei funzionari di intelligence stranieri sotto falsa identità;
  17. esprime preoccupazione riguardo a una recente inchiesta del New York Times che accusa il Movimento imperiale russo, un gruppo suprematista, di aver organizzato una campagna d’invio di lettere-bomba a cittadini spagnoli di spicco alla fine del 2022, con l’aiuto del GRU, il servizio di intelligence militare russo; mette in guardia contro il rischio di spionaggio negli aeroporti francesi, come quelli di Strasburgo, Bordeaux, Brest, Quimper e Tolosa, che si affidano alla società cinese produttrice di apparecchiature Nuctech, legata al regime cinese e al suo complesso militare-industriale, per il controllo dei bagagli; sottolinea che Nuctech è presente in 26 dei 27 Stati membri dell’UE e ricorda che la Lituania, gli Stati Uniti e il Canada hanno bandito l’azienda dai loro appalti pubblici;
  18. invita i partiti politici dell’UE a elaborare una forte risposta alle campagne d’odio e vessatorie nei confronti dei deputati al Parlamento europeo; invita l’amministrazione del Parlamento a elaborare una procedura interistituzionale da attuare laddove vengano rilevate siffatte campagne nei confronti di rappresentanti eletti dell’UE;

 

Deterrenza, attribuzione delle responsabilità e contromisure collettive, comprese le sanzioni

  1. accoglie con favore le sanzioni a livello dell’UE e la capacità dei responsabili decisionali dell’UE di agire tempestivamente per limitare temporaneamente la diffusione di determinati canali di propaganda in seguito alla guerra di aggressione ingiustificata e illegale della Russia nei confronti dell’Ucraina e sottolinea la necessità di garantire un’attuazione coerente di dette sanzioni ed evitare che siano eluse; accoglie con favore l’allineamento di taluni paesi candidati e potenziali candidati all’adesione all’UE a tali misure; invita la Commissione a cooperare più strettamente con gli Stati membri per l’imposizione e l’attuazione di sanzioni; accoglie con favore la sentenza del Tribunale del 27 luglio 2022 nella causa T-125/22 RT France[29], con cui è stata respinta l’istanza di RT secondo cui il divieto di radiodiffusione sarebbe illegale, mantenendo pertanto il divieto di diffondere contenuti imposto a RT France; invita la Commissione e il Consiglio a includere le trasmissioni satellitari nel pacchetto di sanzioni contro la Russia, tra cui l’”agenzia di stampa” InfoRos affiliata al GRU, come affermato nella sua risoluzione del maggio 2022[30], e a includere tutti i propagandisti di spicco del Cremlino negli elenchi di persone oggetto di sanzioni dell’UE; si rammarica che tali canali siano ancora in grado di diffondere le loro narrazioni sotto falsi pseudonimi o attraverso altri canali nell’Unione europea; condanna in particolare con forza l’apertura di un ufficio di RT (precedentemente Russia Today) a Belgrado e il lancio del suo servizio di informazione online in serbo, il che permette a questo attore malintenzionato di diffondere la sua disinformazione in tutta la regione; esorta a tal proposito le autorità serbe ad allinearsi alla decisione del Consiglio sulla sospensione delle attività di radiodiffusione di Sputnik e RT;
  2. accoglie con favore la proposta di direttiva della Commissione relativa alla definizione dei reati e delle sanzioni per la violazione delle misure restrittive dell’Unione (COM(2022)0684) e invita la Commissione a valutare la possibilità di incaricare la Procura europea di garantire indagini e azioni penali coerenti e uniformi in relazione a tali reati in tutta l’UE; chiede che l’INTCEN dell’UE sia dotato di maggiori risorse per contribuire all’informazione sulle sanzioni dell’UE e all’applicazione di queste ultime, nonché per migliorare lo scambio di informazioni forensi e coordinare in modo più efficace la politica di attribuzione;
  3. esprime preoccupazione per le crescenti manipolazioni dei sistemi di identificazione automatica (AIS) effettuate allo scopo di compromettere i dati GPS e manipolare la posizione delle navi, consentendo ad alcuni attori di eludere le sanzioni; invita la Commissione a imporre protocolli di sicurezza AIS più severi e chiede di includere la tecnologia di spoofing degli AIS nel regime UE di controllo delle esportazioni a duplice uso;
  4. ribadisce l’invito a imporre costi a carico dei responsabili di ingerenze straniere sulla base di una solida capacità di attribuzione delle responsabilità; prende atto della riflessione in corso basata sulle conclusioni del Consiglio del giugno 2022 relative all’elaborazione di un insieme di strumenti per integrare il pacchetto di strumenti dell’UE contro le minacce ibride e il pacchetto di strumenti in ambito informatico, affrontando in particolare le attività che riguardano la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; osserva che il pacchetto di strumenti per la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri avrebbe dovuto essere introdotto nell’autunno 2022; è fermamente convinto che tale pacchetto dovrebbe includere un regime specifico di sanzioni per la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri e misure per rafforzare la capacità di attribuzione delle istituzioni europee e dei governi nazionali; osserva che tali misure dovrebbero includere orientamenti per le sanzioni nazionali contro la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri ed essere applicate dagli Stati membri in modo coordinato; invita gli Stati membri a discutere la possibilità di ricorrere alla votazione a maggioranza qualificata in sede di irrogazione di sanzioni nei confronti di Stati ad alto rischio; osserva che il valore aggiunto del pacchetto di strumenti contro le minacce ibride e della proposta di pacchetto di strumenti contro la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri, rispetto al pacchetto di strumenti in ambito informatico, risiederà nel raggiungimento di un accordo su norme di comportamento responsabile degli attori statali che offrono una migliore interpretazione di ciò che costituisce una violazione dei principi del diritto internazionale, quali la sovranità e la non ingerenza negli affari interni di uno Stato membro;
  5. ribadisce l’importanza della capacità dell’UE di difendersi dagli attacchi di disinformazione e di contrastare le ingerenze straniere; chiede, a tale proposito, che siano forniti finanziamenti sufficienti e siano colmate eventuali carenze sul piano degli investimenti e su quello normativo; invita gli Stati membri ad aggiornare, se necessario, i loro quadri giuridici per introdurre una base giuridica che sanzioni le ingerenze straniere da parte di paesi ad alto rischio; accoglie con favore l’introduzione di tale base giuridica nel progetto di codice penale belga, che consentirà una migliore protezione delle istituzioni europee sul suo territorio;
  6. invita gli Stati membri e la Commissione a valutare in che modo contrastare la disinformazione da parte di singoli attori all’interno dell’UE, come gli influencer sui social media o i politici che promuovono la disinformazione per conto di Stati ad alto rischio, ecc.; pone in evidenza la potenziale necessità di mettere a punto un regime di sanzioni nei confronti dei responsabili di manipolazione delle informazioni e ingerenze da parte di attori stranieri all’interno dell’UE;

 

 

Vicinato, cooperazione globale, multilateralismo

  1. manifesta preoccupazione per i tentativi della Russia di manipolare la narrazione riguardo alla sicurezza alimentare ed energetica globale, tentativi che sono stati ripresi da altri canali di comunicazione, tra cui perlopiù organi di informazione cinesi e, in alcuni casi, Al Jazeera, incolpando l’Occidente per l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari a causa delle sanzioni contro la Russia; sottolinea che tali narrazioni distorte hanno ottenuto una vasta eco, soprattutto nel Sud globale e in alcuni paesi candidati e potenziali candidati; rammenta che la Russia è l’unica responsabile della devastazione della produzione agricola e del commercio in Ucraina a causa della guerra di aggressione contro il paese; invita pertanto il SEAE ad adottare ulteriori misure per contrastare la diffusione di narrazioni distorte nel Sud globale promossa da Russia e Cina, anche rafforzando gli strumenti e le risorse a disposizione della divisione StratCom e delle missioni e operazioni PESC/PSDC e attraverso una maggiore cooperazione e un migliore coordinamento con gli Stati Uniti e con i partner che condividono i nostri stessi principi; ritiene che l’UE dovrebbe collaborare strettamente con l’Ucraina per contrastare le narrazioni distorte provenienti dalla Russia; invita pertanto le istituzioni dell’UE a fornire sostegno alle attività diplomatiche dell’Ucraina nel Sud globale; chiede una più stretta cooperazione con le organizzazioni regionali del Sud del mondo, come l’Unione africana e l’ASEAN, al fine di procedere allo scambio delle migliori pratiche per contrastare la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri;
  2. ricorda che molte campagne di manipolazione delle informazioni e buona parte della propaganda sponsorizzata dallo Stato hanno come bersaglio paesi che compiono scelte strategiche riguardo ai propri processi di riforma democratica e al proprio orientamento filoeuropeo; sottolinea l’importanza di una comunicazione proattiva, efficace e trasparente e chiede una collaborazione più stretta in materia di comunicazione strategica con le organizzazioni e i paesi partner per contrastare la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri nei paesi in via di adesione e nelle zone che rivestono un’importanza strategica, come i Balcani occidentali e i paesi del partenariato orientale; ritiene che l’UE dovrebbe interagire maggiormente con gli Stati Uniti per quanto concerne i paesi vicini al fine di costruire società democratiche resilienti; ricorda che la stabilità di tali paesi è una questione di pace e sicurezza;
  3. chiede pertanto misure strategiche e proattive per contrastare le minacce ibride e prevenire le ingerenze di terzi nei processi politici ed elettorali e in altri processi democratici dei paesi in via di adesione; invita inoltre a profondere sforzi per aumentare la resilienza di tali paesi alle campagne di manipolazione delle informazioni e ingerenza da parte di attori stranieri e incoraggiare i paesi candidati e potenziali candidati a prendere provvedimenti incisivi per contrastare la disinformazione manipolativa, la propaganda ostile e altre minacce ibride;
  4. deplora la mancanza di progressi e la continua lentezza del processo di allargamento nei Balcani occidentali, che hanno portato a un calo del sostegno a favore dell’UE e causato frustrazione tra la popolazione della regione; condanna il proseguimento dei tentativi russi di esercitare influenza sui Balcani occidentali, che va inteso come parte di una strategia più ampia di promozione dell’autoritarismo in Europa; osserva inoltre che la narrazione filorussa si sta diffondendo attraverso i media di proprietà serba e ungherese nei Balcani occidentali; esprime preoccupazione per le recenti conclusioni secondo cui la Serbia sarebbe il paese più vulnerabile all’ingerenza straniera ostile nei Balcani occidentali, in particolare in provenienza dalla Russia e dalla Cina, e non avrebbe ancora attuato le sanzioni nei confronti della Russia né si sarebbe allineata alla politica estera dell’UE;
  5. invita la Commissione a chiarire, nella sua prossima valutazione del GDPR, se e in che modo il GDPR incida sulla condivisione delle informazioni al fine di combattere la manipolazione delle informazioni tra attori pubblici, privati e accademici nell’Unione e in cooperazione con partner che condividono i nostri stessi principi;
  6. ritiene che la strategia “Global Gateway” costituirà un importante strumento geopolitico per intensificare il dialogo e le relazioni dell’UE con i partner del Sud globale, fornire una risposta all’influenza esercitata dalla Cina, attraverso la nuova via della seta, e da altri paesi terzi come la Russia e l’Iran, nonché per ottenere la fiducia dei paesi terzi e rinsaldare la fiducia nei paesi candidati al fine di rafforzare l’immagine dell’UE rispetto alla Russia e alla Cina; è dell’opinione che dovrebbe essere considerato un progetto geopolitico inteso a realizzare investimenti strategici che rispondano alle esigenze dell’Europa per la transizione verde e digitale, attraverso un solido nesso con la legge sulle materie prime critiche e la legge sui semiconduttori, e chiede alla Commissione di fare chiarezza sulle priorità dell’iniziativa “Global Gateway”; reputa della massima importanza agire come “Team Europa” nell’attuazione della strategia, garantendo un adeguato controllo democratico, il pieno coinvolgimento del Parlamento e un’azione coordinata tra tutte le istituzioni dell’UE e gli Stati membri nonché con il settore privato europeo; invita la Commissione e il SEAE a cooperare strettamente e a coordinarsi con altre iniziative di connettività che prevedono la partecipazione di partner che condividono i nostri stessi principi, quali Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Taiwan, al fine di garantire la salvaguardia dei diritti fondamentali;
  7. sostiene fermamente il lavoro svolto dalla divisione Comunicazione strategica, task force e analisi delle informazioni del SEAE e dalle sue task force geografiche; ritiene che occorra prestare maggiore attenzione alla definizione del panorama delle minacce nel contesto degli attori legati alle autorità cinesi, nonché nel vicinato orientale e meridionale dell’UE e oltre; accoglie con favore, in tale contesto, il lavoro svolto dal SEAE per rafforzare le capacità delle delegazioni dell’UE e delle missioni e operazioni PSDC di rispondere alla manipolazione delle informazioni e alle ingerenze da parte di attori stranieri, in stretta cooperazione con i partner internazionali; ritiene tuttavia che dovrebbero essere stanziate maggiori risorse per rafforzare il suo lavoro, sia presso la sede del SEAE che sul campo; chiede un ulteriore sviluppo delle capacità, compresa una formazione su misura per il personale della PSDC, una maggiore condivisione delle conoscenze e un maggiore coordinamento con le altre missioni, operazioni e delegazioni dell’UE, un migliore dialogo con i media e la società locali e una comunicazione proattiva e reattiva nelle lingue locali;
  8. accoglie con favore i meccanismi di cooperazione in essere con gli Stati Uniti, quali la cooperazione UE-USA in seno al Consiglio per il commercio e la tecnologia (TTC); prende atto con interesse della dichiarazione congiunta a seguito del Consiglio per il commercio e la tecnologia del 5 dicembre 2022 in cui si afferma, in particolare, che il gruppo di lavoro 5 sulla governance dei dati e le piattaforme tecnologiche e il gruppo di lavoro 6 sull’uso improprio della tecnologia che minaccia la sicurezza e i diritti umani si stanno coordinando per comprendere e affrontare la diffusione della manipolazione delle informazioni e delle ingerenze da parte della Russia, in particolare nel contesto dell’aggressione russa all’Ucraina, e il suo impatto sui paesi terzi, in particolare in Africa e America latina; accoglie con favore l’impegno della Commissione di informare regolarmente il Parlamento in merito ai lavori del Consiglio per il commercio e la tecnologia e invita a proseguire gli sforzi tesi ad affrontare le sfide comuni in tali ambiti; invita altresì la Commissione e il SEAE a intensificare ulteriormente il lavoro con gli Stati Uniti per la condivisione delle migliori pratiche e delle conoscenze operative, nonché per l’elaborazione di definizioni e approcci comuni;
  9. ritiene che iniziative quali il Consiglio per il commercio e la tecnologia e il meccanismo di risposta rapida del G7 siano piattaforme importanti di cooperazione tra partner che condividono gli stessi principi per l’elaborazione di strumenti e la condivisione di migliori pratiche al fine di contrastare la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; invita l’UE ad assumere un ruolo guida in tali iniziative di cooperazione per garantire l’elaborazione di norme globali comuni in linea con i valori europei; invita la Commissione e il SEAE a coinvolgere regolarmente il Parlamento, attraverso la sua amministrazione, nelle discussioni con i partner che condividono gli stessi principi e a individuare gli ambiti in cui il sostegno del Parlamento potrebbe offrire un valore aggiunto al processo; chiede una cooperazione più profonda tra i partner democratici, come gli Stati Uniti, e la promozione della cooperazione accademica al fine di evitare una situazione di dominio della Cina nel campo dello sviluppo dell’IA;
  10. chiede un contatto rafforzato e diretto tra le commissioni parlamentari specializzate nelle relazioni transatlantiche attraverso il dialogo legislativo transatlantico;
  11. accoglie con favore il codice di condotta globale delle Nazioni Unite; esorta il SEAE a rimanere strettamente coinvolto nel processo e a fare appello agli altri Stati membri delle Nazioni Unite in merito all’importanza di una consapevolezza comune delle sfide globali e alla necessità di un’intensa cooperazione; ritiene che il codice non dovrebbe concentrarsi unicamente sulle piattaforme, ma considerare anche altri attori statali e non statali; invita le piattaforme a stanziare maggiori risorse e capacità al monitoraggio di contenuti dannosi nelle lingue o nei dialetti locali; invita le piattaforme a includere approcci volti ad attenuare i rischi derivanti dall’IA e da altre tecnologie; ribadisce la necessità di salvaguardare i diritti fondamentali nel quadro del codice; ritiene che una modifica del diritto internazionale sarebbe estremamente difficile da apportare e, pertanto, suggerisce all’UE di cooperare a stretto contatto con i partner che condividono gli stessi principi per elaborare risposte internazionali alla manipolazione delle informazioni e alle ingerenze da parte di attori stranieri;
  12. esprime preoccupazione per la salvaguardia dei diritti fondamentali nel processo di elaborazione di una convenzione globale sulla criminalità informatica delle Nazioni Unite; invita la Commissione e il SEAE a garantire che le norme, i diritti e i valori europei siano rispettati nel processo, in particolare promuovendo la convenzione di Budapest quale standard globale; rammenta il pericolo che i processi per la lotta contro la disinformazione siano utilizzati quale pretesto per limitare la libertà dei mezzi di comunicazione;
  13. ricorda che tutte le azioni volte a contrastare le ingerenze straniere dovrebbero essere improntate nella misura massima possibile al rispetto delle organizzazioni della società civile, delle sentenze adottate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, nonché della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, e non si dovrebbe abusare di tali azioni per giustificare e legittimare politiche restrittive, una preoccupazione, questa, che si estende anche agli Stati membri dell’UE; chiede un’applicazione più rigorosa dei criteri per sospendere o revocare accordi con paesi terzi, come nel caso di violazioni dei diritti umani, giacché l’attuale applicazione di tali criteri espone l’UE alle ingerenze straniere;
  14. condanna i tentativi da parte di società militari private, come il gruppo Wagner e altri gruppi armati, milizie e forze irregolari, tra cui i Kadyrovites e i Night Wolves, di influenzare i processi democratici in diversi paesi in tutto il mondo; condanna i recenti messaggi intimidatori e di minaccia inviati al Parlamento europeo dal gruppo Wagner; invita il Consiglio e gli Stati membri a includere le società militari private russe nell’elenco di terroristi dell’UE; sollecita il SEAE ad avviare un’iniziativa con i partner affini per contrastare i gruppi di attori non statali malintenzionati, quali il gruppo Wagner; sottolinea che i pacchetti di strumenti dell’UE esistenti dovrebbero includere risposte, come le sanzioni, nei confronti dei paesi terzi che finanziano o cooperano con società militari private in regioni vulnerabili;
  1. sottolinea l’importanza di una cooperazione stretta e continua con i paesi del partenariato orientale, segnatamente l’Ucraina e altri paesi candidati, ai fini del rafforzamento della resilienza agli attacchi ibridi; ritiene che tale cooperazione potenziale in materia di informazione potrebbe assumere un “formato Ramstein”, sullo stampo del gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina (“gruppo Ramstein”), che riunirebbe esperti di media ucraini, dell’UE e di paesi terzi per discutere degli insegnamenti tratti dalla resilienza ucraina contro la guerra dell’informazione russa e sviluppare operazioni congiunte; incoraggia l’UE e i suoi Stati membri ad approfondire ulteriormente la cooperazione con Taiwan per contrastare le campagne di disinformazione e le operazioni di ingerenza;
  2. invita la Commissione e il SEAE a intensificare la cooperazione con altri partner che condividono gli stessi principi per lo sviluppo di meccanismi volti ad affrontare le ingerenze in ambito elettorale, ad esempio con le autorità elettorali di Taiwan, Canada, Australia e Brasile; chiede una maggiore cooperazione con la NATO ai fini del rafforzamento della resilienza tra gli Stati membri dell’UE e della NATO; chiede alle delegazioni dell’UE e alle ambasciate degli Stati membri nei paesi terzi di monitorare e mappare costantemente le tecniche e gli attori nel campo della disinformazione nei rispettivi paesi in cui hanno sede, attività per le quali dovrebbero ottenere le risorse necessarie, e di aiutare i paesi partner a sviluppare e rafforzare le loro infrastrutture elettorali critiche, nonché di definire standard ambiziosi che offrano un’interpretazione rafforzata del diritto internazionale esistente; ritiene necessario organizzare corsi di formazione aggiornati per i funzionari e i diplomatici dell’Unione in materia di manipolazione delle informazioni e ingerenze da parte di soggetti stranieri;
  3. ribadisce la raccomandazione di istituire poli regionali di comunicazione strategica al di fuori dell’UE, su iniziativa del SEAE e dotati di risorse finanziarie sufficienti; ritiene che tali poli multilingue dovrebbero rafforzare la voce dell’UE nelle regioni prioritarie (ossia i Balcani occidentali, la regione indo-pacifica, il Medio Oriente e il Nord Africa (MENA), l’America latina e l’Africa occidentale e orientale), migliorare i contatti con i media regionali e rispondere alla manipolazione delle informazioni e alle campagne di disinformazione sponsorizzate da attori stranieri a danno dei valori e degli interessi dell’UE; sottolinea che le attività dei poli dovrebbero inoltre sostenere le delegazioni dell’UE e le missioni diplomatiche degli Stati membri, offrire sinergie con i fornitori di servizi di media dell’UE presenti in tali regioni e dare priorità al dialogo con i media e i formatori d’opinioni locali;
  4. invita il SEAE e gli Stati membri a continuare a lavorare a stretto contatto con i partner che condividono gli stessi principi al fine di introdurre norme di comportamento responsabile degli attori statali e definizioni comuni e di sviluppare strumenti e normative volti a combattere la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri; invita il SEAE a rafforzare la cooperazione multilaterale e multipartecipativa con i paesi terzi, la società civile e l’industria nella lotta contro la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri attraverso partenariati con soggetti che condividono gli stessi principi e nelle sedi e nei dialoghi diplomatici di ampio respiro, garantendo nel contempo la salvaguardia dei diritti fondamentali in fase di elaborazione di strumenti volti a contrastare la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri ; si rammarica che alcuni Stati membri dell’UE non abbiano ancora assegnato i posti vacanti di esperto nazionale presso il Centro europeo di eccellenza per la lotta contro le minacce ibride; invita gli Stati membri a nominare rappresentanti ed esperti nazionali per il Centro;
  5. sottolinea l’importanza della diplomazia e delle missioni parlamentari al fine di promuovere gli sforzi di smascheramento e gli interessi strategici dell’UE nei paesi terzi, nonché di comunicare in modo efficace con questi ultimi, in particolare in Africa e nella regione MENA; pone in evidenza l’enorme valore delle iniziative intraprese dal Parlamento e dai suoi servizi a sostegno della democrazia parlamentare nei paesi terzi attraverso il rafforzamento del funzionamento democratico dei parlamenti, la mediazione e il dialogo parlamentari, l’osservazione delle elezioni e la partecipazione a dibattiti con la società civile;
  6. pone in evidenza il potenziale dell’UE di contribuire alla creazione di una comunità globale di verificatori di fatti e alla definizione di norme globali di qualità per la verifica dei fatti ispirate al codice europeo di norme per le organizzazioni indipendenti di verifica dei fatti; ritiene inoltre necessario che l’UE sostenga gli sforzi di verifica dei fatti nei paesi candidati e nei paesi dell’allargamento;
  7. accoglie con favore il sostegno fornito attraverso il Fondo europeo per la democrazia, ma ritiene che l’UE debba intraprendere ulteriori azioni per sostenere il giornalismo indipendente in settori soggetti all’influenza di attori stranieri malintenzionati, come la Russia e la Cina, nonché per fornire sostegno strategico e finanziamenti strutturali alle ONG, alle organizzazioni della società civile, ai verificatori di fatti e ai media locali con sede al di fuori dell’UE, in particolare nei paesi ad alto rischio, nei paesi dell’allargamento e nei paesi candidati; ribadisce pertanto l’invito a creare un fondo europeo per i mezzi di comunicazione democratici a sostegno del giornalismo nei paesi dell’allargamento e del vicinato europeo e nei paesi candidati; osserva che molti giornalisti ucraini sono arrivati nell’UE insieme al crescente numero di rifugiati di guerra e chiede un sostegno su misura per il settore dei media ucraino, che è stato gravemente danneggiato dall’invasione russa; invita il SEAE a includere una dimensione parlamentare nelle proprie attività di sensibilizzazione e di rafforzamento delle capacità nei paesi del vicinato dell’UE, a sostegno delle organizzazioni della società civile e dei media indipendenti;
  8. ritiene che l’UE sia diventata un importante polo per le redazioni indipendenti russe e bielorusse, dal momento che tali paesi hanno soppresso i media indipendenti sul loro territorio; è dell’opinione che i media indipendenti possano contribuire a contrastare la disinformazione diffusa dal Cremlino e, a lungo termine, a rendere la Russia un paese più democratico, in pace con i suoi vicini; chiede pertanto alla Commissione di sviluppare un approccio strutturato a lungo termine che comprenda l’istituzione di una politica dotata di risorse finanziarie sufficienti che fornisca un sostegno fondamentale a lungo termine ai media e al giornalismo indipendenti russi e bielorussi in esilio;
  9. invita la Commissione e il SEAE a passare da un approccio neutrale in termini di paese a un approccio basato sul rischio e a non esitare a individuare e denunciare, nelle sedi internazionali come le Nazioni Unite, i paesi che hanno cercato di condurre campagne di ingerenza straniera, in modo da sensibilizzare gli altri paesi in merito ai rischi che questa pone;
  10. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

MOTIVAZIONE

Contesto

Gli attori stranieri ostili utilizzano la manipolazione delle informazioni e altre tattiche per interferire nei processi democratici al fine di indebolire la governance democratica dei paesi bersaglio.

È prevedibile che le ingerenze straniere, la disinformazione e i numerosi attacchi e minacce alla democrazia continuino ad aumentare e diventino sempre più sofisticati in vista delle elezioni del Parlamento europeo nel 2024.

 

 

Commissione speciale ING1

Di conseguenza, il Parlamento europeo ha rafforzato il proprio ruolo di contrasto alle ingerenze straniere e alla disinformazione: a seguito della decisione del Parlamento europeo del 18 giugno 2020, è stata istituita la prima commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione (ING1). La commissione speciale è stata incaricata di elaborare una relazione contenente fatti concreti e raccomandazioni in merito alle misure e alle iniziative da intraprendere per contrastare le ingerenze straniere e la disinformazione.

Dopo diciotto mesi di lavoro – caratterizzati da 50 audizioni con oltre 130 invitati, fra cui cinque commissari (Věra Jourová, vicepresidente della Commissione, Valori e trasparenza, Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione, Promozione dello stile di vita europeo, Thierry Breton, commissario per il mercato interno, Josep Borrell, vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, e Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale e la concorrenza), esperti, giornalisti, rappresentanti di gruppi di riflessione, nonché rappresentanti di Google, Facebook, YouTube, Twitter, due informatori di Facebook e un premio Nobel per la pace – il 9 marzo 2022 è stata adottata la risoluzione della prima commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione, a pochi giorni di distanza dall’aggressione militare russa non provocata e ingiustificata nei confronti dell’Ucraina.

La risoluzione ha individuato e mappato le minacce di ingerenza straniera in tutte le sue forme, compresi la disinformazione, la manipolazione delle piattaforme dei media sociali e dei sistemi di pubblicità, gli attacchi informatici, le minacce e le vessazioni nei confronti dei giornalisti, il finanziamento occulto dei partiti politici, nonché l’elite capture e la cooptazione. La risoluzione ha formulato una diagnosi delle vulnerabilità dell’UE e presentato raccomandazioni per rafforzarne la resilienza.

 

Commissione speciale ING2

Con la decisione del Parlamento europeo del 10 marzo 2022, è stata istituita la ING2, una nuova commissione speciale con un mandato aggiornato. La nuova commissione speciale ING2 è stata incaricata di seguire l’attuazione della risoluzione della ING1 e di avviare un dialogo con i responsabili decisionali a livello nazionale, europeo e internazionale, al fine di contribuire alla resilienza istituzionale complessiva di fronte alle ingerenze straniere, alle minacce ibride e alla disinformazione in vista delle elezioni europee del 2024. Fin dalla riunione costitutiva del 12 maggio 2022, la ING2 si è concentrata in particolar modo sulle ingerenze russe e cinesi, ad esempio in Ucraina, e sui casi distinti di Ungheria e Spagna (Catalogna), sul continente africano e sui paesi dell’allargamento, compresi i Balcani occidentali. Ha esaminato con attenzione l’aspetto dell’elite capture e delle porte girevoli, nonché i tentativi di intimidazione nei confronti di deputati al Parlamento europeo da parte di attori stranieri. Ha organizzato uno scambio di vedute con i servizi di intelligence degli Stati membri dell’UE e con gli organi parlamentari deputati al controllo e alla verifica delle attività di detti servizi.

Tutte le riunioni della commissione sono state organizzate in cooperazione con le commissioni permanenti e delegazioni del Parlamento, ad esempio con la commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO), la commissione per la cultura e l’istruzione (CULT) e la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE), la commissione per gli affari esteri (AFET), la sottocommissione per la sicurezza e la difesa (SEDE), la commissione per lo sviluppo (DEVE) e la delegazione all’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE (DACP), la delegazione alla commissione parlamentare di cooperazione UE-Russia (D-RU), la delegazione per le relazioni con la Repubblica popolare cinese (D-CN).

Da maggio 2022, la commissione ING2 ha invitato oltre venti esperti e decisori politici, fra cui Věra Jourová, vicepresidente della Commissione per i Valori e la trasparenza, Josep Borrell, vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Audrey Tang, ministro per gli Affari digitali di Taiwan e Liubov Tsybulska, fondatrice del Centro di comunicazione strategica e sicurezza delle informazioni del ministero della Cultura e della politica dell’informazione dell’Ucraina.

Infine, per meglio concentrarsi sul rafforzamento della resilienza istituzionale e legislativa in vista delle elezioni europee del 2024, la ING2 ha avviato una stretta cooperazione con i centri di eccellenza NATO per le comunicazioni strategiche a Riga (Lettonia) e per la lotta contro le minacce ibride a Helsinki (Finlandia), con il governo e le autorità australiane e con i rispettivi organi presso le Nazioni Unite a New York.

Di conseguenza, il lavoro della seconda commissione speciale è continuato lungo il solco tracciato dalla prima e l’attuale risoluzione ING2 è complementare a quella della ING1. Include pertanto raccomandazioni e aggiornamenti sulla strategia coordinata dell’UE contro le ingerenze straniere, il rafforzamento della resilienza dell’UE, le ingerenze straniere per mezzo delle piattaforme online, le infrastrutture critiche e i settori strategici, le ingerenze durante i processi elettorali, il finanziamento occulto di attività politiche da parte di donatori e attori stranieri, la sicurezza informatica e la resilienza dei processi democratici, l’impatto delle ingerenze sui diritti delle minoranze e di altri gruppi vulnerabili, la deterrenza, l’attribuzione e le contromisure collettive, comprese le sanzioni, e la politica di vicinato, la cooperazione globale e il multilateralismo.

RELAZIONE sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull’istituzione di uno strumento per il rafforzamento dell’industria europea della difesa mediante appalti comuni

28.4.2023 – (COM(2022)0349 – C9‑0287/2022 – 2022/0213(COD)) – ***I

Il Parlamento europeo,

  • vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2022)0349),
  • visti l’articolo 294, paragrafo 2, e l’articolo 173, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, a norma dei quali la proposta gli è stata presentata dalla Commissione (C9‑0287/2022),
  • visto l’articolo 294, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
  • visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 21 settembre 2022[1],
  • visti gli articoli 59 e 41 del suo regolamento,
  • visti i pareri della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, della commissione per i bilanci e della commissione per il controllo dei bilanci,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri e la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (A9-0161/2023),
    1. adotta la posizione in prima lettura figurante in appresso;
    2. chiede alla Commissione di presentargli nuovamente la proposta qualora la sostituisca, la modifichi sostanzialmente o intenda modificarla sostanzialmente;
    3. incarica la sua Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.

Emendamento  1

EMENDAMENTI DEL PARLAMENTO EUROPEO[*]

alla proposta della Commissione

2022/0219 (COD)

Proposta di

REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO

sull’istituzione di uno strumento per il rafforzamento dell’industria europea della difesa mediante appalti comuni

IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 173, paragrafo 3,

vista la proposta della Commissione europea,

previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo[2],

deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria,

considerando quanto segue:

(1) I capi di Stato o di governo degli Stati membri riuniti a Versailles l’11 marzo si sono impegnati a “rafforzare le capacità di difesa europee” alla luce dell’aggressione militare russa contro l’Ucraina, perseguendo una linea d’azione strategica per aumentare la capacità dell’Unione di agire autonomamente nel settore della difesa, in complementarità con l’Organizzazione del trattato del Nord Atlantico (NATO). Hanno convenuto di incrementare le spese per la difesa, rafforzare la cooperazione attraverso progetti congiunti e appalti comuni di capacità di difesa, affrontare le carenze, stimolare l’innovazione, nonché rafforzare e sviluppare ulteriormente l’industria della difesa dell’Unione, comprese le piccole e medie imprese (PMI). L’industria della difesa dell’Unione è un attore fondamentale che dovrebbe contribuire positivamente alla sicurezza degli Stati membri fornendo tempestivamente nuove capacità efficaci al fine di tenere il passo con l’evoluzione del contesto di sicurezza.

(2) L’invasione ingiustificata dell’Ucraina da parte della Federazione russa del 24 febbraio 2022 e il conflitto armato in corso in Ucraina hanno reso evidente che è fondamentale agire urgentemente per affrontare le carenze esistenti. Tali eventi hanno portato al ritorno della guerra ad alta intensità e del conflitto territoriale in Europa, con un impatto diretto su tutti gli Stati membri e a scapito dei cittadini dell’Unione. Ciò richiede un aumento significativo della capacità degli Stati membri di risolvere le carenze più urgenti e critiche, in particolare quelle esacerbate dal trasferimento di prodotti della difesa all’Ucraina, in particolare negli Stati membri nel suo immediato vicinato.

 

(2 bis) L’aggressione militare russa contro l’Ucraina ha posto alcuni Stati membri nel diretto vicinato di una zona di guerra, con tutte le difficoltà che tale vicinanza comporta, tra cui vittime civili accidentali nella zona di frontiera, movimenti massicci di persone in fuga dalla guerra, la spedizione di aiuti militari e umanitari, ma anche la pressante necessità di preparare militarmente tali Stati membri a una potenziale escalation del conflitto armato nei loro territori. 

 

(2 ter) L’aggressione militare russa contro l’Ucraina ha evidenziato in modo drammatico la necessità di adeguare la base industriale e tecnologica di difesa europea (EDTIB) ai cambiamenti strutturali, di rafforzare la ricerca e lo sviluppo militari dell’Unione (R&S), di modernizzare l’equipaggiamento militare, in particolare le soluzioni obsolete di materiale militare progettate e/o prodotte nell’Unione sovietica o le soluzioni successive di materiale militare basate sulle prime, e di rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri nel quadro degli appalti nel settore della difesa al fine di rendere l’Unione un attore globale di rilievo. 

 

(2 quater) La situazione della sicurezza in Europa richiede una riflessione urgente su come evitare un’ulteriore frammentazione del settore della difesa attraverso iniziative autonome a livello dell’Unione e su come collegare strategicamente gli strumenti attuali e futuri.

(3) Il 18 maggio 2022 la Commissione e l’alto rappresentante hanno presentato una comunicazione congiunta “sull’analisi delle carenze di investimenti nel settore della difesa e sulle prospettive di percorso”. La comunicazione ha evidenziato l’esistenza, all’interno dell’UE, di carenze finanziarie, industriali e di capacità in materia di difesa e, in particolare, ha precisato che il ritorno della guerra in Europa ha reso evidenti le conseguenze di anni di sottoutilizzo del bilancio per la difesa, che ha portato a un accumulo di lacune e carenze nelle scorte militari collettive, a una ridotta capacità di produzione industriale e a limitate acquisizioni congiunte e collaborazioni. Oltre a correggere tale situazione, l’aumento della spesa per la difesa dovrebbe anche affrontare con urgenza la necessità a breve termine di ricostituire e, se ritenuto necessario alla luce della mutata situazione della sicurezza, espandere le scorte di difesa per compensare l’assistenza militare all’Ucraina, sostituire le soluzioni obsolete di materiale militare progettate e/o prodotte nell’Unione sovietica o le soluzioni successive di materiale militare basate sulle prime, sulla base della domanda di rafforzamento delle capacità strategiche.

(4) Un apposito strumento a breve termine, concepito in uno spirito di solidarietà, è stato indicato come strumento per spronare gli Stati membri, su base volontaria, a ricorrere ad appalti comuni per colmare, in modo collaborativo, le carenze più urgenti e critiche, in particolare quelle create dalla risposta all’aggressione in corso da parte della Russia.

(5) Tale nuovo strumento contribuirà a rafforzare gli appalti comuni nel settore della difesa, in particolare per quanto riguarda l’ambizione degli Stati membri di raggiungere il 35 % della spesa totale per gli appalti collaborativi di materiale di difesa dell’Unione, che ha raggiunto solo il 18 % nel 2021, e, mediante il finanziamento dell’Unione associato, a rafforzare e migliorare le capacità industriali dell’Unione nel settore della difesa.

 

(5 bis) Tale nuovo strumento dovrebbe essere considerato un passo importante verso un’Unione europea della difesa e un mercato unico dei prodotti della difesa, inteso anche a contribuire a stimolare il cambiamento trasformativo nell’EDTIB, stimolando l’adozione di nuove tecnologie e sostenendo lo sviluppo dell’EDTIB in tutta l’Unione.

 

(5 ter) Tale nuovo strumento dovrebbe contribuire a rafforzare l’autonomia strategica aperta dell’Unione, a rafforzarne la capacità di proteggere i suoi cittadini e a consolidare la posizione globale dell’Unione nel contesto delle crescenti minacce alla sicurezza a livello internazionale. L’unità europea e l’interoperabilità sono fondamentali per il futuro dell’architettura di sicurezza europea.

(6) Il rafforzamento dell’EDTIB in tutta l’Unione attraverso il corretto funzionamento del mercato interno dovrebbe essere pertanto al centro di tali sforzi. Permangono infatti difficoltà e carenze e le capacità di difesa europee rimangono altamente frammentateinefficienti, prive di un’azione collaborativa sufficiente e dell’interoperabilità dei prodotti. Tale nuovo strumento è inteso ad aumentare le quantità prodotte e a mobilitare il forte potenziale delle imprese dell’Unione sostenendo le acquisizioni congiunte.

 

(6 bis) Ai fini del presente regolamento, l’elenco dei prodotti per la difesa quali definiti nella direttiva 2009/81/CE dovrebbe essere interpretato in senso ampio alla luce dell’evoluzione della tecnologia, delle politiche in materia di appalti e dei requisiti militari. 

 

(6 ter) Le normative nazionali e i crescenti oneri amministrativi nel settore della difesa degli Stati membri hanno contribuito a ostacolare la concorrenza e a ridurre le economie di scala nell’EDTIB. 

 

(6 quater) La mancanza di coordinamento e cooperazione in materia di appalti rischia di contribuire all’aumento dei prezzi, con la conseguenza che l’incremento dei bilanci nazionali per la difesa non porterebbe a un rafforzamento delle capacità militari.

(7) Nell’attuale contesto del mercato della difesa, caratterizzato da un incremento delle minacce per la sicurezza e dalla prospettiva realistica di un conflitto ad alta intensità, gli Stati membri stanno aumentando rapidamente i propri bilanci per la difesa e puntando ad acquisti analoghi. Di fatto, 22 Stati membri si sono impegnati a destinare il 2 % del PIL alla spesa per la difesa, prevedendo nel contempo un parametro di riferimento collettivo del 20 % delle rispettive spese per la difesa destinato agli appalti di materiali. Ciò si traduce in una quantità di domanda che supera le capacità di fabbricazione dell’EDTIB, attualmente adattate a un tempo di pace.

(8) Di conseguenza è possibile prevedere una marcata inflazione dei prezzi, nonché ritardi più lunghi nei tempi di consegna, che potrebbero compromettere la sicurezza dell’Unione e dei suoi Stati membri. Le industrie della difesa devono garantire la capacità di produzione necessaria per elaborare gli ordini, così come le materie prime e i sottocomponenti critici. In questo contesto i produttori potrebbero privilegiare gli ordini più importanti, lasciando potenzialmente esposti i paesi più vulnerabili, privi delle dimensioni critiche e dei mezzi finanziari per garantire ordini di grandi dimensioni.

 

(8 bis) L’attuale situazione geopolitica nei paesi del vicinato orientale dell’Unione ha dimostrato che, sebbene sia necessario evitare la duplicazione degli sforzi, un mercato della difesa diversificato può contribuire alla varietà di prodotti immediatamente disponibili sul mercato e può quindi essere utile per soddisfare adeguatamente i fabbisogni urgenti degli Stati membri.

(9) Ciononostante dovrebbero essere compiuti sforzi affinché l’aumento della spesa si traduca in un’EDTIB molto più forte in tutta l’UnioneÈ probabile che una più stretta ▌cooperazione, unitamente all’aumento degli investimenti nazionali, rafforzerà ▌le capacità di difesa europee e aumenterà la competitività globale e l’efficienza dell’industria della difesa in tutta l’Unione.

(10) Alla luce delle sfide di cui sopra e delle relative trasformazioni strutturali nel settore della difesa dell’Unionee in conformità all’articolo 173 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), ai sensi del quale l’Unione e gli Stati membri provvedono affinché siano assicurate le condizioni necessarie alla competitività dell’industria dell’Unione, risulta necessario accelerare l’adeguamento dell’EDTIB, migliorarne la competitività e l’efficienza, incoraggiare una stretta cooperazione e un intenso coordinamento e contribuire in tal modo al rafforzamento e alla riforma delle capacità industriali degli Stati membri nel settore della difesa. Per affrontare le carenze industriali in tutta l’Unione si dovrebbe provvedere alla tempestiva risoluzione delle carenze più urgenti, avviando anche al contempo una riflessione critica su come garantire in futuro tutti i componenti necessari alla catena di approvvigionamento della difesa dell’Unione, con riferimento all’importanza delle disposizioni volte a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento per lo sviluppo della cooperazione e della pianificazione a lungo termine, nonché per il funzionamento del mercato europeo del materiale di difesa.

(11) Dovrebbero in particolare essere incentivati gli investimenti e gli appalti comuni nel settore della difesa, in quanto tali azioni collaborative assicurerebbero che i necessari cambiamenti nella base industriale dell’Unioneavvengano in modo collaborativo, migliorando l’interoperabilità.

(12) A tal fine dovrebbe essere istituito uno strumento a breve termine destinato a rafforzare la collaborazione degli Stati membri nella fase degli appalti in materia di difesa (lo “strumento”). Tale strumento spronerà gli Stati membri a perseguire azioni collaborative e, in particolare quando ricorrono agli appalti per colmare le carenze in questione, a farlo congiuntamente, aumentando il livello di interoperabilità, anche con la NATO, e rafforzando e riformando le loro capacità industriali nel settore della difesa. Lo strumento dovrebbe essere visto come un meccanismo di emergenza necessario per affrontare l’attuale situazione di emergenza e la sua struttura e le condizioni di ammissibilità non dovrebbero pregiudicare il prossimo programma europeo per gli investimenti nella difesa (EDIP).

 

(12 bis) Le risorse destinate allo strumento non dovrebbero pregiudicare i finanziamenti già assegnati ad azioni specifiche dell’Unione.

 

(12 ter) Poiché lo strumento non era previsto al momento dell’istituzione del quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2021-2027, al fine di evitare tagli ai programmi dell’Unione, qualsiasi importo aggiuntivo delle risorse finanziarie dedicate dovrebbe essere valutato nell’ambito della revisione intermedia del QFP, al fine di garantire la stabilità, la coerenza e l’ambizione per il finanziamento dello strumento. 

(13) Lo strumento a breve termine dovrebbe compensare la complessità e i rischi associati a tali azioni congiunte, consentendo nel contempo economie di scala nelle azioni intraprese dagli Stati membri destinate a rafforzare e modernizzare l’EDTIB, aumentando in tal modo la resilienza della capacità e la sicurezza dell’approvvigionamento dell’Unione. Incentivare gli appalti comuni comporterebbe altresì una diminuzione dei costi in termini di oneri amministrativi, sfruttamento, manutenzione e ritiro dei sistemi. Lo strumento dovrebbe essere accompagnato da sforzi volti a mantenere condizioni di parità per i fornitori di tutti gli Stati membri e a creare incentivi per estendere l’EDTIB a un maggior numero di Stati membri in tutta l’Unione, prestando particolare attenzione al coinvolgimento delle PMI, delle start-up e delle imprese a media capitalizzazione nella catena del valore.

 

(13 bis) Lo strumento dovrebbe essere utilizzato per promuovere la sostituzione di soluzioni di materiale militare obsolete, progettate e/o prodotte nell’Unione sovietica, o di soluzioni di materiale militare successive basate su di esse, nonché per stimolare gli investimenti in tecnologie all’avanguardia nel settore della difesa attraverso il sostegno a progetti congiunti di R&S.

 

(13 ter) Lo strumento dovrebbe essere utilizzato per ridurre la dipendenza da paesi non democratici per le tecnologie e i componenti critici della difesa.

(14) Detto strumento si baserà sul lavoro svolto dalla task force per le acquisizioni congiunte nel settore della difesa istituita dalla Commissione e dall’alto rappresentante/capo dell’Agenzia europea per la difesa, in linea con la comunicazione congiunta “sull’analisi delle carenze di investimenti nel settore della difesa e sulle prospettive di percorso”, e terrà conto di tale lavoro, al fine di coordinare le esigenze a brevissimo termine in materia di acquisizioni nel settore della difesa nonché a dialogare con gli Stati membri e i fabbricanti di materiale per la difesa dell’Unione per sostenere le acquisizioni congiunte volte a ricostituire, rafforzare e aumentare le scorte con materiali sofisticati sul piano tecnologico, urgentemente necessari e rapidi da mobilitare, in particolare alla luce del sostegno fornito all’Ucraina, specie dagli Stati membri nel suo immediato vicinato.

(15) Lo strumento dovrebbe garantire la coerenza con le iniziative collaborative dell’Unione esistenti in materia di difesa, quali il Fondo europeo per la difesa (FED), ▌la cooperazione strutturata permanente (PESCO), nonché altre iniziative pertinenti avviate in risposta alla guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, e che dovrebbero generare sinergie con altri programmi dell’UnioneLo strumento integra la direttiva 2009/81/CE del Parlamento europeo e del Consiglio[3]. Lo strumento è inoltre pienamente coerente con le ambizioni della bussola strategica e con gli obiettivi e le priorità della NATO, che rimane il fondamento della difesa collettiva dei suoi membri.

 

(15 bis) Poiché 22 Stati membri sono anche membri della NATO, è fondamentale che entrambe le organizzazioni intensifichino sostanzialmente gli sforzi per armonizzare i loro processi di pianificazione e le loro norme, al fine di garantire la compatibilità, l’interoperabilità e l’intercambiabilità tra le forze armate e i loro materiali.

 

(15 ter) Poiché lo strumento mira, tra l’altro, ad aumentare la competitività e l’efficienza dell’EDTIB, nonché l’efficacia della spesa pubblica, è fondamentale anche intensificare gli sforzi per realizzare finalmente l’ambizione di istituire un vero e proprio mercato comune dei prodotti della difesa, come previsto dalle direttive 2009/43/CE e 2009/81/CE. A tal fine, gli Stati membri dovrebbero migliorare il recepimento, l’attuazione e l’applicazione di queste direttive e dare prova di moderazione nell’invocare deroghe a norma dell’articolo 346 TFUE. Inoltre la Commissione dovrebbe valutare attentamente le motivazioni addotte dagli Stati membri per invocare tali deroghe, al fine di facilitare la creazione di un mercato unico dei prodotti della difesa in cui vi sia un’adeguata parità di condizioni.

(16) Poiché lo strumento mira a migliorare la competitività, l’efficienza e l’indipendenza dell’industria della difesa dell’Unione, per beneficiare dello stesso, conformemente alla base giuridica, i contratti di appalto comune dovranno essere conclusi con contraenti e subappaltatori che sono stabiliti nell’Unione o nei paesi associati e che non sono soggetti al controllo di paesi terzi non associati o di soggetti di paesi terzi non associati. In tale contesto, il controllo dovrebbe essere inteso come la capacità di esercitare un’influenza determinante su un contraente o subappaltatore, direttamente o indirettamente attraverso uno o più soggetti giuridici intermedi. Inoltre, al fine di garantire la tutela degli interessi essenziali di sicurezza e di difesa dell’Unione e dei suoi Stati membri, le infrastrutture, le strutture, i beni e le risorse di contraenti e subappaltatori coinvolti nell’appalto comune utilizzati ai fini dell’appalto comune devono essere ubicati nel territorio di uno Stato membro o di un paese terzo associato.

(17) In determinate circostanze eccezionali e tenuto conto dell’importanza di mantenere l’interoperabilità e la coerenza con i membri della NATO, dovrebbe essere possibile derogare al principio secondo cui i contraenti e i subappaltatori coinvolti in un appalto comune sostenuto dallo strumento non devono essere sottoposti al controllo di paesi terzi non associati o di soggetti di paesi terzi non associati. In tale contesto, un contraente o un subappaltatore che è stabilito nell’Unione o in un paese terzo associato ed è controllato da un paese terzo non associato o da un soggetto di un paese terzo non associato può partecipare in qualità di contraente o subappaltatore coinvolto nell’appalto comune se sono soddisfatte condizioni rigorose relative agli interessi di sicurezza e di difesa dell’Unione e dei suoi Stati membri, come stabilito nel quadro della politica estera e di sicurezza comune a norma del titolo V del trattato sull’Unione europea (TUE), anche in termini di rafforzamento dell’EDTIB.

(18) Inoltre le procedure e i contratti di appalto comune comprendono altresì l’obbligo per il prodotto della difesa di non essere soggetto ad alcuna forma di controllo o restrizione da parte di un paese terzo non associato o di un soggetto di un paese terzo non associato, in particolare le forme di controllo o restrizione che sono in contrasto con gli interessi di sicurezza e difesa dell’Unione e dei suoi Stati membri e che limitano la capacità degli Stati membri di utilizzare tale prodottoIn casi urgenti quest’obbligo non si dovrebbe applicare se i prodotti acquistati in questione erano in uso prima del 24 febbraio 2022 nelle forze armate di almeno uno degli Stati membri che partecipano all’appalto comune. Se si applica la deroga, i paesi che partecipano all’appalto comune dovrebbero valutare se sia fattibile o meno sostituire i componenti che determinano la restrizione con componenti esenti da restrizioni provenienti dall’Unione o da paesi terzi associati e presentare le loro conclusioni alla Commissione. La Commissione dovrebbe fornire un riassunto non riservato di tutte queste conclusioni nella relazione di cui al presente regolamento per contribuire a individuare le lacune tecnologiche nell’EDTIB. Per trovare un equilibrio, negli appalti comuni, tra ricostituzione delle scorte e rafforzamento dell’EDTIB, laddove è concessa la deroga, la maggior parte dei componenti dovrebbe provenire dall’Unione e solo una parte dei componenti dovrebbe provenire da paesi terzi non associati che condividono gli obiettivi di sicurezza e di difesa dell’Unione e degli Stati membri.

 

(18 bis) Poiché questo strumento straordinario a breve termine è concepito per colmare le lacune più urgenti e critiche in risposta alla guerra di aggressione russa in corso, le diverse condizioni per i soggetti ammissibili, in particolare le deroghe previste per quanto riguarda le condizioni di ammissibilità supplementari connesse alle clausole di restrizione dei paesi terzi, alle soglie per i subappaltatori o alla percentuale di componenti provenienti da paesi terzi e ai criteri di aggiudicazione, sono adattate a tale scopo e senza pregiudicare eventuali futuri strumenti a lungo termine dell’Unione per promuovere gli appalti comuni tra gli Stati membri nel settore della difesa, rafforzare l’EDTIB, incentivare l’interoperabilità nonché modernizzare e potenziare le capacità di fabbricazione all’interno dell’Unione. Tali strumenti futuri dovrebbero tuttavia tenere conto degli insegnamenti e dei risultati dello strumento.

(19) Le sovvenzioni a titolo dello strumento dovrebbero assumere la forma di finanziamenti non collegati ai costi in base al conseguimento di risultati in riferimento a pacchetti di lavoro, traguardi od obiettivi della procedura comune di appalto, al fine di creare il necessario effetto di incentivazione.

(20) Se la sovvenzione dell’Unione assume la forma di un finanziamento non collegato ai costi, la Commissione dovrebbe stabilire nel programma di lavoro pluriennale le condizioni di finanziamento per ciascuna azione che porta ad appalti comuni di prodotti della difesa quali indicati nella comunicazione congiunta sull’analisi delle carenze di investimenti nel settore della difesa e sulle prospettive di percorso, in particolare specificando: a) una descrizione dell’azione che implica la cooperazione in materia di appalti comuni al fine di affrontare le esigenze più urgenti e critiche in materia di capacità; b) i traguardi fondamentali per l’attuazione dell’azione; c) l’ordine di grandezza ▌previsto dall’appalto comune e d) il contributo massimo disponibile dell’Unione. Dovrebbe inoltre stabilire la procedura per la valutazione e la selezione delle proposte, nonché per il processo di monitoraggio ed esborso durante l’attuazione dell’azione. Il programma di lavoro dovrebbe altresì stabilire le priorità di finanziamento che soddisfano i requisiti delle operazioni di combattimento ad alta intensità e protratte nel tempo e della relativa formazione.

 

(20 bis) Al fine di promuovere lo sviluppo di componenti critici nell’Unione, la Commissione, in collaborazione con l’Agenzia europea per la difesa e avvalendosi delle competenze dell’osservatorio dell’UE sulle tecnologie critiche, dovrebbe predisporre un elenco dei componenti critici originari di paesi terzi per i quali non esistono alternative nell’Unione. Sulla base di tale elenco dovrebbero essere adottate misure adeguate per sostenere lo sviluppo di tali componenti critici nell’Unione.

(21) Al fine di generare l’effetto di incentivazione, il livello del contributo dell’Unione può essere differenziato in base a fattori quali: a) la complessità dell’appalto comune, per la quale una proporzione delle dimensioni previste del contratto di appalto, basata sull’esperienza acquisita in azioni analoghe, può fungere da indicatore iniziale; b) le caratteristiche della cooperazione, quali l’utilizzo congiunto, la costituzione di scorte, la proprietà o la manutenzione, come pure la sostituzione di scorte di soluzioni di materiale militare obsolete progettate e/o prodotte nell’Unione Sovietica o di successive soluzioni di materiale militare basate su di esse con soluzioni europee, che possono generare risultati di interoperabilità più forti e segnali di investimento a lungo termine per il settore; c) il numero di Stati membri partecipanti o paesi associati o l’inclusione di ulteriori Stati membri o paesi associati alle cooperazioni esistenti e d) il contributo dell’azione al sostegno della partecipazione delle PMI) e delle imprese a media capitalizzazione agli appalti comuni.

 

(21 bis) La guerra di aggressione brutale e non provocata della Russia contro l’Ucraina è diventata un punto di svolta per la sicurezza europea, in particolare per i paesi che confinano con la Russia e l’Ucraina o hanno le loro acque territoriali o zone economiche esclusive adiacenti a quelle della Russia e dell’Ucraina. Tali Stati membri sono diventati l’obiettivo di una retorica minacciosa e di azioni ostili da parte della Russia, con il sostegno della Bielorussia. Nonostante le minacce fondamentali per la loro sicurezza, continuano a sostenere l’Ucraina fornendo assistenza, compresa l’assistenza militare. Lo strumento dovrebbe pertanto incentivare la partecipazione di tali Stati membri, che hanno ridotto in modo significativo le proprie scorte, concedendo un contributo dell’Unione più elevato alle azioni cui partecipano almeno due di tali Stati membri. Inoltre, tale contributo più elevato dell’Unione dovrebbe applicarsi anche alle azioni in cui gli Stati membri decidano di autorizzare l’ente appaltante ad acquistare quantitativi supplementari del rispettivo prodotto per la difesa per l’Ucraina e la Moldova. Dato che tali paesi sono parzialmente occupati dalla Russia o dai suoi associati e sono oggetto dell’aggressione militare russa o sono minacciati di un intervento militare diretto della Russia, un ulteriore sostegno alla partecipazione dell’Ucraina e della Moldova, che sono paesi candidati all’adesione all’Unione, agli appalti di prodotti della difesa assieme agli Stati membri, contribuirebbe in modo sostanziale alla sicurezza europea, rafforzando nel contempo l’EDTIB e promuovendo la cooperazione in materia di appalti nel settore della difesa.

 

(21 ter) La maggior parte del contributo dell’Unione dovrebbe promuovere gli obiettivi dello strumento. Qualora si applichi una deroga a questo principio e contemporaneamente non si possa stabilire che il valore stimato dell’appalto comune non comprende alcuna imposta sul valore aggiunto, dovrebbe essere possibile differenziare il livello del contributo dell’Unione in base a tali fattori, al fine di garantire che almeno il 70 % del contributo dell’Unione vada a beneficio dell’EDTIB.

(22) Gli Stati membri dovrebbero nominare un ente appaltante affinché conduca un appalto comune per loro conto. L’ente appaltante dovrebbe essere un’amministrazione aggiudicatrice avente sede in uno Stato membro o in un paese ▌associato, compresi le istituzioni, gli organi e gli organismi dell’Unione o le organizzazioni internazionali ▌. L’applicazione dello strumento non dovrebbe pregiudicare le disposizioni definite in particolare dalla direttiva 2009/81/CE relativa al coordinamento delle procedure per l’aggiudicazione di taluni appalti di lavori, di forniture e di servizi nei settori della difesa e della sicurezza da parte delle amministrazioni aggiudicatrici o degli enti aggiudicatori. I requisiti di ammissibilità supplementari di cui al presente regolamento dovrebbero figurare tra i capitolati d’oneri e dovrebbero prevalere su eventuali legislazioni nazionali contrastanti dello Stato membro in cui è stabilito l’ente appaltante.

(23) Al programma si applica il regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio[4] (“regolamento finanziario”). Esso stabilisce le norme sull’esecuzione del bilancio dell’Unione, comprese le norme sulle sovvenzioni. A norma dell’articolo 193, paragrafo 2, del regolamento finanziario, può essere attribuita una sovvenzione per un’azione già avviata solo se il richiedente può provare la necessità di avviare l’azione prima della firma della convenzione di sovvenzione. Tuttavia il contributo finanziario non dovrebbe coprire un periodo antecedente la data di presentazione della domanda di sovvenzione, salvo casi eccezionali debitamente giustificati. Al fine di evitare qualsiasi perturbazione del sostegno dell’Unione che potrebbe pregiudicare gli interessi di quest’ultima, nella decisione di finanziamento dovrebbe essere possibile prevedere contributi finanziari ad azioni ▌, anche se iniziate prima della presentazione della domanda di sovvenzione. In deroga all’articolo 193, paragrafo 2, del regolamento finanziario, la cooperazione tra Stati membri istituita tra il 24 febbraio 2022 e l’entrata in vigore del presente regolamento, e che affronta le esigenze più urgenti e critiche in materia di prodotti della difesa, dovrebbe essere ammissibile al finanziamento retroattivamente, purché si possa dimostrare che la prospettiva di un finanziamento dell’Unione ha rappresentato un incentivo per la cooperazione e che esse contribuiscono agli obiettivi del presente regolamento e ne rispettano i requisiti.

 ▌

(25) Il presente regolamento stabilisce una dotazione finanziaria per il Fondo che deve costituire, per il Parlamento europeo e il Consiglio, il riferimento privilegiato nel corso della procedura annuale di bilancio, ai sensi del punto 18 dell’accordo interistituzionale del 16 dicembre 2020 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione europea sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria, nonché su nuove risorse proprie, compresa una tabella di marcia per l’introduzione di nuove risorse proprie[5] (Accordo interistituzionale del 16 dicembre 2020).

 

(25 bis) Al fine di incoraggiare la partecipazione degli Stati membri allo strumento, la Commissione dovrebbe impegnarsi a organizzare riunioni informative e programmi di formazione.

(26) In conformità al regolamento finanziario, al regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio[6], ai regolamenti del Consiglio (CE, Euratom) n. 2988/95[7], (Euratom, CE) n. 2185/96[8]e (UE) 2017/1939[9], è opportuno che gli interessi finanziari dell’Unione siano tutelati attraverso misure proporzionate, tra cui la prevenzione, l’individuazione, la rettifica e l’indagine delle irregolarità e frodi, il recupero dei fondi perduti, indebitamente versati o non correttamente utilizzati e, se del caso, sanzioni amministrative. In particolare, in conformità al regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 e al regolamento (Euratom, CE) n. 2185/96, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) può svolgere indagini, compresi controlli e verifiche sul posto, al fine di accertare l’esistenza di frodi, corruzione o ogni altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari dell’Unione. In conformità al regolamento (UE) 2017/1939 la Procura europea (EPPO) può indagare e perseguire le frodi e altre attività illecite lesive degli interessi finanziari dell’Unione secondo quanto disposto dalla direttiva (UE) 2017/1371 del Parlamento europeo e del Consiglio[10]. In conformità al regolamento finanziario, ogni persona o entità che riceve fondi dell’Unione è tenuta a cooperare pienamente alla tutela degli interessi finanziari dell’Unione, a concedere i diritti necessari e l’accesso alla Commissione, all’OLAF, all’EPPO e alla Corte dei conti europea, e a garantire che i terzi coinvolti nell’esecuzione dei fondi dell’Unione concedano diritti equivalenti.

(27) A norma dell’articolo 94 della decisione 2013/755/UE del Consiglio[11], le persone fisiche e le persone giuridiche stabilite nei paesi e territori d’oltremare (PTOM) sono ammesse a fruire dei finanziamenti, fatte salve le regole e le finalità dello strumento e le eventuali disposizioni applicabili allo Stato membro cui il pertinente PTOM è connesso.

(28) Poiché gli obiettivi del presente regolamento non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri ma possono essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest’ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 5 TUE. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.

HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:

Articolo 1
Oggetto

Il presente regolamento istituisce uno strumento a breve termine per il rafforzamento dell’industria europea della difesa mediante appalti comuni (lo “strumento”).

 

Articolo 2
Definizioni

Ai fini del presente regolamento si applicano le definizioni seguenti:

1) “appalto comune”: un appalto cooperativo condotto congiuntamente da almeno tre Stati membri;

2) “controllo da parte di un paese terzo non associato o di un soggetto di un paese terzo non associato”: la capacità di esercitare un’influenza determinante su un soggetto giuridico, direttamente o indirettamente attraverso uno o più soggetti giuridici intermedi;

3) “struttura di gestione esecutiva”: un organo di un soggetto giuridico, nominato ai sensi del diritto nazionale e che fa capo all’amministratore delegato, se applicabile, cui è conferito il potere di stabilire gli indirizzi strategici, gli obiettivi e la direzione generale del soggetto giuridico e che supervisiona e monitora le decisioni della dirigenza;

4) “soggetto di un paese terzo non associato”: un soggetto giuridico con sede in un paese terzo non associato o, qualora abbia sede nell’Unione o in un paese associato, dotato di proprie strutture di gestione esecutiva in un paese terzo non associato;

5) “ente appaltante”: un’amministrazione aggiudicatrice quale definita all’articolo 2, punto 1, della direttiva 2014/24/CE che è stabilita in uno Stato membro o in un paese associato, l’Agenzia europea per la difesa o un’istituzione internazionale, designata da almeno tre Stati membri per condurre un appalto comune per loro conto ▌;

5 bis) “prodotti per la difesa”: i prodotti aggiudicati nei settori della difesa e della sicurezza ai sensi dell’articolo 2 della direttiva 2009/81/CE, nonché le attrezzature mediche da combattimento; tra i prodotti per la difesa rientrano attrezzature, servizi, opere e forniture necessari a conseguire l’obiettivo di cui all’articolo 3 del presente regolamento; 

6) “paese terzo”: un paese che non è membro dell’Unione;

6 bis) “informazioni classificate”: le informazioni o il materiale, in qualsiasi forma, la cui divulgazione non autorizzata potrebbe arrecare danno in varia misura agli interessi dell’Unione o di uno o più Stati membri e che recano un contrassegno di classifica UE o un contrassegno di classifica corrispondente, come previsto nell’accordo del maggio 2011 tra gli Stati membri dell’Unione europea, riuniti in sede di Consiglio, sulla protezione delle informazioni classificate scambiate nell’interesse dell’Unione;

6 ter) “informazioni sensibili”: le informazioni e i dati non classificati che devono essere protetti da un accesso o da una divulgazione non autorizzati in virtù degli obblighi stabiliti dal diritto dell’Unione o nazionale, ove applicabile, ovvero allo scopo di tutelare la riservatezza o la sicurezza di una persona fisica o giuridica;

Articolo 3
Obiettivi

  1. Lo strumento si pone gli obiettivi seguenti:
  2. a) promuovere la competitività e l’efficienza della base industriale e tecnologica di difesa europea (EDTIB), comprese le PMI e le imprese a media capitalizzazione,per un’Unione più resiliente e sicura, in particolare accelerando, in modo collaborativo, l’adattamento dell’industria, in modo economicamente efficiente, alle trasformazioni strutturali e tecnologicheanche potenziando lesue capacità di fabbricazione grazie alle innovazioni tecnologiche e all’apertura delle catene di approvvigionamento mediante accordi transfrontalieri nell’intera Unione, potenziando in tal modo la capacità dell’EDTIB di fornire i prodotti della difesa più critici e urgenti di cui necessitano gli Stati membri;
  3. b) promuovere la cooperazione nelle procedure di appalto nel settore della difesa ▌ tra gli Stati membri ▌ al fine di contribuire alla solidarietà, all’interoperabilità alla prevenzione di effetti di spiazzamento, nonché alla riduzione della frammentazione, e aumentarel’efficacia della spesa pubblica e promuovere una maggiore convergenza delle norme e dei requisiti nazionali nel settore degli appalti di prodotti per la difesa, preservando nel contempo la competitività e la diversità dei prodotti a disposizione degli Stati membri e della catena di approvvigionamento.
  4. Gli obiettivi di cui al paragrafo 1 sono perseguiti ponendo l’accento sul rafforzamento,sullo sviluppo e sull’espansione dell’EDTIB nell’intera Unione ▌ conformemente alla base giuridica dello strumento per consentirle di far fronte in particolare alle esigenze più urgenti e critiche in materia di prodotti della difesa, in particolare quelle messe in evidenza o esacerbate dalla risposta all’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina, tenendo conto della comunicazione congiunta della Commissione e dell’Alto rappresentante, del 18 maggio 2022, sull’analisi delle carenze degli investimenti nel settore della difesa e sulle prospettive di percorso e del lavoro della task force per le acquisizioni congiunte nel settore della difesa. Ciò può essere realizzato attraverso la ricostituzione delle scorte che si esauriscono a seguito dei trasferimenti di prodotti per la difesa verso l’Ucraina, anche con il materiale disponibile sul mercato, nonché mediante la sostituzione di attrezzature obsolete, in particolare soluzioni di materiale militare progettate e/o prodotte nell’Unione sovietica o soluzioni successive di materiale militare basato su di esse, come pure il potenziamento delle capacità di difesa complessive.

 

Articolo 4
Bilancio

  1. La dotazione finanziaria per l’attuazione dello strumento per il periodo compreso tra l’entrata in vigore del presente regolamento e il 31 dicembre 2024 è fissata a 1 miliardodi EUR a prezzi correnti.
  2. L’importo di cui al paragrafo 1 può finanziare l’assistenza tecnica e amministrativa necessaria per l’attuazione dello strumento, segnatamente le attività di preparazione, monitoraggio, controllo, audit e valutazione, compresi i sistemi informatici istituzionali.
  3. Le risorse assegnate agli Stati membri in regime di gestione concorrente possono, su richiesta dello Stato membro interessato, essere trasferite allo strumento alle condizioni di cui alle disposizioni pertinenti del regolamento sulle disposizioni comuni per il periodo 2021-2027. La Commissione dà esecuzione a tali risorse direttamente, in conformità all’articolo 62, paragrafo 1, primo comma, lettera a), del regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 (il “regolamento finanziario”). Tali risorse sono utilizzate a beneficio dello Stato membro interessato.
  4. Gli impegni di bilancio per attività la cui realizzazione si estende su più esercizi possono essere ripartiti su più esercizi in frazioni annue.

Articolo 5
Paesi ▌ associati e disposizioni supplementari applicabili ad altri paesi terzi

Lo strumento è aperto alla partecipazione degli Stati membri e dei membri dell’Associazione europea di libero scambio che sono membri dello Spazio economico europeo (paesi associati), in conformità alle condizioni stabilite nell’accordo sullo Spazio economico europeo.

L’accordo tra gli Stati membri partecipanti e l’ente appaltante di cui all’articolo 8, paragrafo 2, può autorizzare l’ente appaltante, previa approvazione unanime dello Stato membro che aderisce all’accordo, a invitare e concludere un accordo per l’approvvigionamento di quantitativi supplementari del prodotto per la difesa oggetto dell’appalto comune con paesi terzi candidati all’adesione all’Unione europea e il cui territorio è nelle immediate vicinanze o coinvolto nella guerra sul territorio ucraino e il cui territorio è occupato da forze sostenute dalla Federazione russa, quali l’Ucraina e la Moldova. Tali accordi supplementari in materia di appalti lasciano impregiudicate le disposizioni applicabili del diritto dell’Unione e gli eventuali obblighi internazionali pertinenti degli Stati membri partecipanti.

Lo strumento non finanzia l’acquisto di quantitativi supplementari di prodotti per la difesa oggetto di appalti comuni a norma del presente paragrafo. Esso è utilizzato unicamente per finanziare i costi della cooperazione nell’ambito degli appalti comuni di tali quantitativi supplementari.

Articolo 6
Attuazione e forme di finanziamento dell’UE

  1. Lo strumento è attuato in regime di gestione diretta, conformemente al regolamento finanziario.
  2. Il finanziamento dell’UE incentiva la cooperazione tra gli Stati membri per conseguire gli obiettivi di cui all’articolo 3. Il contributo finanziario è stabilito tenendo conto della natura collaborativa dell’appalto comune ▌ per creare l’effetto di incentivazione necessario per indurre la cooperazione.
  3. In deroga all’articolo 193 del regolamento finanziario,laddove necessario per l’attuazione di un’azione, i contributi finanziari possono coprire azioni avviate in un periodo antecedente la data della richiesta di contributi finanziari per tale azione, a condizione che tale azione non sia iniziata prima del 24 febbraio 2022 e non completate prima della firma della convenzione di sovvenzione.

3 bis. Il contributo finanziario dell’Unione a ciascuna azione non supera il 15 % dell’importo di cui all’articolo 4, paragrafo 1, ed è limitato al 20 % del valore stimato del contratto di appalto comune per consorzio di Stati membri e paesi associati. 

In deroga al primo comma del presente paragrafo, il contributo finanziario dell’Unione a ciascuna azione può superare il 15% ma non deve costituire un volume superiore al 20 % dell’importo di cui all’articolo 4, paragrafo 1, ed è limitato al 25 % del valore stimato del contratto di appalto comune, se è soddisfatta almeno una delle seguenti condizioni:

  1. a)almeno due membri di un consorzio di Stati membri e paesi associati hanno una frontiera comune con la Russia o con paesi aggrediti dalla Russia o hanno le loro acque territoriali o zone economiche esclusive adiacenti a quelle della Russia o dei paesi aggrediti dalla Russia;
  2. b)uno dei paesi terzi di cui all’articolo 5, paragrafo 1 bis, è destinatario di quantitativi supplementari nell’ambito dell’azione di appalto conformemente a tale paragrafo;
  3. c)almeno il 15 % del valore stimato del contratto di appalto comune è destinato a PMI e/o imprese a media capitalizzazione, in qualità di contraenti o subappaltatori.
  4. Le sovvenzioni attuate in regime di gestione diretta sono concesse e gestite conformemente al titolo VIII del regolamento finanziario.

Articolo 7
Azioni ammissibili

  1. Sono ammissibili a beneficiare del finanziamento nell’ambito dello strumentosoltanto le azioni che soddisfano tutti i criteri seguenti:

(a) le azioni implicano la cooperazione tra soggetti ammissibili di cui all’articolo 9 per appalti comuni inerenti alle esigenze più urgenti e critiche dei prodotti della difesa, attuando al contempo gli obiettivi di cui all’articolo 3;

(b) le azioni implicano una nuova cooperazione o un’estensione della cooperazione esistente a nuovi Stati membri o paesi associati;

(c) le azioni sono condotte da un consorzio di almeno tre Stati membri;

(d) le azioni soddisfano le condizioni aggiuntive di cui all’articolo 8.

  1. Le azioni seguenti non sono ammissibili a beneficiare del finanziamento:

(a) azioni per appalti comuni di beni o servizi vietati dal diritto internazionale applicabile;

(b) azioni per appalti comuni di armi autonome letali che non consentono un significativo controllo umano su decisioni di selezione e di ingaggio nello sferrare offensive contro esseri umani.

Articolo 8

Ulteriori condizioni di ammissibilità

  1. Gli Stati membri o i paesi ▌associati nominano per consensoun ente appaltante che agisca per loro conto ai fini dell’appalto comune. L’ente appaltante svolge le procedure di appalto e conclude i contratti che ne conseguono con i contraenti per conto dei paesi partecipanti all’appalto comuneIl regolamento non pregiudica le disposizioni sul coordinamento delle procedure per l’aggiudicazione di taluni appalti di lavori, di forniture e di servizi nei settori della difesa e della sicurezza da parte delle amministrazioni aggiudicatrici o degli enti aggiudicatori contenute segnatamente nella direttiva 2009/81/CE.
  2. Le procedure di appalto di cui al paragrafo 1 si basano su un accordo che deve essere firmato dai paesipartecipanti con l’ente appaltante alle condizioni stabilite nel programma di lavoro di cui all’articolo 11. Nell’accordo sono precisati, tra l’altro, i dettagli della procedura e i motivi della sua scelta, la valutazione delle offerte e l’aggiudicazione del contratto. 
  3. Le procedure e i contratti di appalto comune prevedono requisiti di partecipazione per i contraenti e i subappaltatori coinvolti nell’appalto comune di cui ai paragrafi da 4 a 10.
  4. I contraenti e i subappaltatori coinvolti nell’appalto comune sono stabiliti e dispongono di proprie strutture di gestione esecutiva nell’Unione o in paesi associati. Non sono inoltre soggetti al controllo di un paese terzo non associato o di un soggetto di un paese terzo non associato. In alternativa sono stati sottoposti a controllo ai sensi del regolamento (UE) 2019/452 e, se necessario, a misure di mitigazione, tenendo conto degli obiettivi di cui all’articolo 3 del presente regolamento.
  5. In deroga al paragrafo 4 del presente articolo, un soggetto giuridico stabilito nell’Unione o in un paese ▌associato e controllato da un paese terzo non associato o da un soggetto di un paese terzo non associato può partecipare all’appalto comune se fornisce garanzie verificatedallo Stato membro o dal paese ▌associato in cui è stabilito il contraente o il subappaltatore coinvolto nell’appalto comuneTali garanzieassicurano che la partecipazione del contraente o del subappaltatore all’appalto comune non sia in contrasto né con gli interessi di sicurezza e di difesa dell’Unione e dei suoi Stati membri, stabiliti nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC) a norma del titolo V TUE, né con gli obiettivi di cui all’articolo 3 del presente regolamento.
  6. Gli Stati membri partecipanti forniscono alla Commissione una notifica dell’ente appaltante sulle garanzie fornite da un contraente o un subappaltatore coinvolto nell’appalto comune di cui al paragrafo 5 del presente articolo. Le garanzie e le relative disposizioni nel contratto di appalto sono messe a disposizione della Commissione su richiesta. Tali garanzie assicurano che il coinvolgimento del contraente o del subappaltatore nell’appalto comune non sia in contrasto né con gli interessi di sicurezza e di difesa dell’Unione e dei suoi Stati membri, stabiliti nell’ambito della PESC a norma del titolo V TUE, né con gli obiettivi di cui all’articolo 3 del presente regolamento.
  7. Le garanzie di cui al paragrafo 6 si basano su un modello standardizzato adottato dalla Commissione mediante un atto di esecuzione conformemente all’articolo 14 entro … [un mese dopo la data di entrata in vigore del presente regolamento]. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d’esame di cui all’articolo 14, paragrafo 3. Le garanzie e il modello fanno parte del capitolato d’oneri.Tali garanzie provano in particolare che, ai fini dell’appalto comune, sono in atto delle misure volte a garantire che:

(a) il controllo sul contraente o sul subappaltatore coinvolto nell’appalto comune non sia esercitato in un modo che ostacoli o riduca la sua capacità di eseguire l’ordine e conseguire risultati; e

(b) l’accesso di un paese terzo non associato o di un soggetto di un paese terzo non associato a informazioni sensibili sia impedito e i dipendenti o le altre persone coinvolte nell’appalto comune dispongano di un nulla osta di sicurezza nazionale rilasciato da uno Stato membro.

  1. Le infrastrutture, le strutture, i beni e le risorse di contraenti e subappaltatori coinvolti nell’appalto comune utilizzati ai fini dell’appalto comune sono ubicati nel territorio di uno Stato membro o di un paese ▌associato. Laddove non siano prontamente disponibili alternative o infrastrutture, strutture, beni e risorse pertinentinell’Unione o in un paese ▌associato, i contraenti e i subappaltatori coinvolti in un appalto comune possono utilizzare le proprie infrastrutture, le proprie attrezzature, le proprie risorse e i propri beni situati o detenuti al di fuori del territorio degli Stati membri o dei paesi ▌associati, purché tale uso non sia contrario agli interessi di sicurezza e di difesa dell’Unione e dei suoi Stati membri e sia coerente con gli obiettivi di cui all’articolo 3.
  2. Le procedure e i contratti di appalto comune comprendono altresì l’obbligo per il prodotto della difesa di non essere soggetto a restrizioni da parte di un paese terzo non associato o di un soggetto di un paese terzo non associato che limitino la capacità degli Stati membri di utilizzare il prodotto della difesa.

9 bis. In deroga al paragrafo 9, l’obbligo per il prodotto della difesa enunciato in tale paragrafo non si applica quando sono soddisfatte tutte le seguenti condizioni:

(a) le procedure e i contratti di appalti comuni si riferiscono alle esigenze urgenti e critiche di prodotti per la difesa necessari per ricostituire le scorte ridotte in seguito alla risposta all’aggressione militare russa contro l’Ucraina; 

(b) la capacità dell’EDTIB di risolvere le carenze più urgenti e critiche nelle scorte degli Stati membri non è sufficiente o non consente di fornire i prodotti della difesa in tempi adeguati; 

(c) gli Stati membri o i paesi associati che partecipano all’appalto comune hanno valutato attentamente se sia fattibile o meno sostituire i componenti che determinano la restrizione con un altro componente esente da restrizioni proveniente dall’Unione; 

(d) i prodotti oggetto dell’appalto erano in uso prima del 24 febbraio 2022 presso le forze armate di almeno due Stati membri che partecipano all’appalto comune.

  1. Ai fini del presente articolo, per “subappaltatori coinvolti nell’appalto comune” si intendono tutti i soggetti seguenti:

(b) soggetti a cui è assegnato almeno il 20 % del valore del contratto;

(c) subappaltatori che possono richiedere accesso a informazioni classificate per eseguire l’appalto comune.

10 bis. La quota di componenti originari di paesi terzi non associati non supera il 40 % del valore stimato del contratto di appalto. Nessun componente proviene da paesi terzi non associati che sono in contrasto con gli interessi di sicurezza e di difesa dell’Unione e dei suoi Stati membri, incluso il rispetto del principio delle relazioni di buon vicinato.

 

Articolo 9
Soggetti ammissibili

A condizione che soddisfino i criteri di ammissibilità di cui all’articolo 197 del regolamento finanziario, sono ammissibili a beneficiare del finanziamento i soggetti seguenti:

(a) le amministrazioni aggiudicatrici pubbliche degli Stati membri;

(b) autorità pubbliche di paesi ▌associati;

(b bis) enti appaltanti di cui all’articolo 2, paragrafo 5.

Articolo 10
Criteri di aggiudicazione

La Commissione valuta le proposte presentate sulla base dei criteri di aggiudicazione seguenti:

  1. contributo dell’azione al rafforzamento della competitività, dell’adattamento, dell’ulteriore sviluppo e della modernizzazione dell’EDTIBper consentirle di affrontare in particolare le esigenze più urgenti e critiche in materia di prodotti della difesa di cui all’articolo 3, anche per quanto riguarda ▌i tempi di consegna, ▌la disponibilità e la fornitura;

1 bis. contributo dell’azione alla ricostituzione delle scorte depauperate a causa dell’aggressione militare non provocata e ingiustificata nei confronti dell’Ucraina, tenendo conto del tasso di esaurimento delle scorte degli Stati membri partecipanti nella categoria dei prodotti della difesa acquistati dal 24 febbraio 2022;

 ▌

  1. contributo dell’azione al rafforzamento della cooperazione tra Stati membri o paesi associati e all’interoperabilità dei prodotti;
  2. numero di Stati membri o paesi associati che partecipano all’appalto comune;
  3. valore stimatodell’appalto comune ▌;
  4. ▌contributo dell’azione al superamento degliostacoli agli appalti comuni e alla creazione di nuove catene di approvvigionamento in tutta l’Unione;
  5. qualità ed efficienza dei piani per l’esecuzione dell’azione.

7 bis. la partecipazione delle PMI e delle imprese a media capitalizzazione dell’Unione in qualità di contraenti e subappaltatori o al processo di fabbricazione dei prodotti acquistati, nonché il contributo dell’azione alla diversificazione della catena di approvvigionamento.

 

Articolo 11
Programma di lavoro

  1. Lo strumento è attuato mediante un programma di lavoro pluriennaleconformemente all’articolo 110 del regolamento finanziario.
  2. Entro … [tre mesi dopo l’entrata in vigore del presente regolamento]la Commissione, mediante un atto delegato, conformemente all’articolo 13 bis, integra il presente regolamento adottando il programma di lavoro di cui al paragrafo 1.  ▌
  3. Il programma di lavoro stabilisce:

(a) l’entità finanziaria minima delle azioni di appalto congiunto; ▌

(b) l’importo indicativo del sostegno finanziario per le azioni realizzate dal numero minimo di Stati membri di cui all’articolo 7, paragrafo 1, lettera c); ▌

(c) gli incentivi per appalti di valore superiore e l’inclusione di ulteriori Stati membri o paesi associati o paesi di cui all’articolo 5, paragrafo 2;

(d) l’importo complessivo del contributo dell’Unione per ciascuna priorità di finanziamento;

(e) una descrizione delle azioni che prevedono la cooperazione per appalti comuni;

(f) il valore stimato dell’appalto comune;

(g) la procedura di valutazione e selezione delle proposte;

(h) la descrizione del processo di monitoraggio e di erogazione durante l’attuazione dell’azione in questione.

  1. Il programma di lavoro stabilisce le priorità di finanziamento in linea con le esigenze di cui all’articolo 3, paragrafo 2, che rispondono alle esigenze delle operazioni di combattimento ad alta intensità e protratte nel tempo e del relativo addestramento, e che mirano a garantire la disponibilità in quantità sufficienti in particolare di:

(a) tutti i tipi di munizioni da combattimento a terra, compresi missili specifici;

(b) munizioni terra-aria a media e lunga gittata, in particolare munizioni di precisione e missili da crociera;

(c) effettori specifici di difesa aerea, in particolare difesa aerea a corta gittata e difesa aerea a terra;

(d) forniture logistiche e supporto logistico, facilitatori di trasporto, ingegneria militare, fornitura di benzina, petrolio e lubrificanti;

(e) materiale medico da combattimento, nell’ambito del quale l’accordo di cui all’articolo 8, paragrafo 2, contiene disposizioni per una stretta cooperazione tra l’ente appaltante e il comando medico europeo;

(f) materiale protetto da combattimento e di supporto al combattimento;

(g) materiale di protezione militare adattato al contesto operativo;

(h) capacità di comando e controllo multisettoriali nonché sistemi di comunicazione e informazione interoperabili;

(i) materiale di sostegno all’addestramento e infrastrutture di addestramento per quanto riguarda le lettere da a) a h).

 

Articolo 11 bis
Applicazione delle norme in materia di informazioni classificate e sensibili

  1. Nell’ambito di applicazione del presente regolamento:

(a) ogni Stato membro assicura che sia offerto un livello di protezione delle informazioni classificate UE equivalente a quello garantito dalle norme di sicurezza del Consiglio di cui alla decisione 2013/488/UE del Consiglio[12];

(b) la Commissione protegge le informazioni classificate in conformità delle norme di sicurezza di cui alla decisione (UE, Euratom) 2015/444 della Commissione[13].

  1. L’uso e la divulgazione di informazioni sensibili sono disciplinati dal diritto dell’Unione e nazionale e soggetti all’autorizzazione degli Stati membri.
  2. Al fine di agevolare lo scambio di informazioni sensibili e classificate tra la Commissione, gli Stati membri e i paesi associati e, se del caso, con i richiedenti e i destinatari, la Commissione utilizza un sistema di scambio securizzato. Tale sistema tiene conto delle norme di sicurezza nazionali degli Stati membri.

 

Articolo 12
Monitoraggio e relazioni

  1. Entro il 31 dicembre 2024la Commissione, in cooperazione con l’Agenzia europea per la difesa, elabora una relazione di valutazione dello strumento ▌e la trasmette al Parlamento europeo e al Consiglio. La relazione valuta l’impatto e l’efficacia delle azioni intraprese nell’ambito dello strumento.
  2. La relazione, sulla base di consultazioni degli Stati membri e dei principali portatori di interessi, valuta ▌i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi di cui all’articolo 3.Essa valuta, in particolare, il contributo dello strumento:

(a) alla creazione di una nuova cooperazione transfrontaliera tra Stati membri, paesi associati o paesi di cui all’articolo 5, paragrafo 2;

(b) alla partecipazione delle PMI e delle imprese a media capitalizzazione all’azione, in qualità di contraenti o subappaltatori nella catena di approvvigionamento;

(c) al rafforzamento dell’EDTIB in tutta l’Unione e alla garanzia di condizioni di parità per i fornitori degli Stati membri;

(d) alla ricostituzione delle scorte che sono state esaurite a causa dei trasferimenti di prodotti della difesa verso l’Ucraina;

(e) alla sostituzione di soluzioni obsolete di materiale militare progettato e/o prodotto nell’Unione sovietica, o di soluzioni successive di materiale militare basate sulle prime, con soluzioni dell’Unione. 

La relazione individua il coinvolgimento di ciascuno Stato membro e valuta le potenziali strozzature nel funzionamento dello strumento.

La relazione individua inoltre, in base a considerazioni sulle esigenze essenziali dell’Unione in materia di capacità di difesa, gli ambiti con dipendenze e carenze critiche per quanto riguarda le materie prime, i componenti e le capacità di produzione di paesi terzi, compresa una valutazione delle possibilità di sviluppo di alternative all’interno dell’Unione.

2 bis. Per ciascuna sovvenzione la Commissione, previa consultazione del consorzio degli Stati membri e dei paesi associati interessati, nomina un funzionario dell’ente appaltatore come responsabile del monitoraggio. Tale responsabile monitora l’attuazione dell’appalto comune, fornisce una relazione sullo stato di avanzamento alla Commissione ogni tre mesi fino alla fine del periodo di erogazione dello Strumento e contribuisce alla relazione di cui al paragrafo 1.

2 ter. Il funzionario responsabile del monitoraggio è associato all’informazione del Parlamento europeo.  Su richiesta del Parlamento europeo, tale attività di informazione avviene a livello EU Restricted.

 

Articolo 12 bis
Sviluppo di componenti critici nell’Unione

Entro 12 mesi dalla pubblicazione della relazione di valutazione di cui all’articolo 12, e in base ai risultati di tale relazione, la Commissione, in collaborazione con l’Agenzia europea per la difesa, elabora un elenco di componenti critici originari di paesi terzi per i quali non esistono alternative nell’Unione e adotta misure appropriate per promuoverne lo sviluppo nell’Unione, anche attraverso la ricerca e lo sviluppo, e in particolare attraverso il Fondo europeo per la difesa.

 

Articolo 13 
Informazione, comunicazione e pubblicità

  1. I destinatari dei finanziamenti dell’Unione rendono nota l’origine degli stessi e ne garantiscono la visibilità (in particolare quando promuovono azioni e risultati) diffondendo informazioni coerenti, efficaci e proporzionate destinate a pubblici diversi, tra cui i media e il vasto pubblico. Le PMI e le imprese a media capitalizzazione ricevono le informazioni necessarie ad agevolare la loro partecipazione alla procedura di appalto comune nell’ambito del presente strumento.
  2. La Commissione conduce azioni di informazione e comunicazione sullo strumento, sulle singole azioni e sui risultati. Le risorse finanziarie destinate allo strumento contribuiscono anche alla comunicazione istituzionale delle priorità politiche dell’Unione nella misura in cui si riferiscono agli obiettivi di cui all’articolo 3.

 

Articolo 13 bis
Esercizio della delega

  1. Il potere di adottare atti delegati è conferito alla Commissione alle condizioni stabilite nel presente articolo.
  2. Il potere di adottare atti delegati di cui all’articolo 11 è conferito alla Commissione per […] anni a decorrere dal … [data di entrata in vigore del presente regolamento].
  3. La delega di potere di cui all’articolo 11 può essere revocata in qualsiasi momento dal Parlamento europeo o dal Consiglio. La decisione di revoca pone fine alla delega di potere ivi specificata. Gli effetti della decisione decorrono dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea o da una data successiva ivi specificata. Essa non pregiudica la validità degli atti delegati già in vigore.
  4. Prima dell’adozione dell’atto delegato la Commissione consulta gli esperti designati da ciascuno Stato membro nel rispetto dei principi stabiliti nell’accordo interistituzionale “Legiferare meglio” del 13 aprile 2016.
  5. Non appena adotta un atto delegato, la Commissione ne dà contestualmente notifica al Parlamento europeo e al Consiglio.
  6. L’atto delegato adottato ai sensi dell’articolo 11 entra in vigore solo se né il Parlamento europeo né il Consiglio hanno sollevato obiezioni entro il termine di due mesi dalla data in cui esso è stato loro notificato o se, prima della scadenza di tale termine, sia il Parlamento europeo che il Consiglio hanno informato la Commissione che non intendono sollevare obiezioni. Tale termine è prorogato di due mesi su iniziativa del Parlamento europeo o del Consiglio.

 

Articolo 14
Procedura di comitato

  1. La Commissione è assistita da un comitato. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
  2. L’Agenzia europea per la difesa è invitata a fornire le proprie opinioni e competenze al comitato in qualità di osservatore. Anche il servizio europeo per l’azione esterna è invitato a partecipare al comitato.
  3. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l’articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.

Articolo 15
Entrata in vigore

Il presente regolamento entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.

RELAZIONE sulla tabella di marcia del SEAE sui cambiamenti climatici e la difesa

4.4.2022 – (2021/2102(INI))

Il Parlamento europeo,

  • visto il titolo V del trattato sull’Unione europea (TUE), in particolare gli articoli 42 e 43,
  • visti gli obiettivi dell’Unione per il 2030 e il 2050 per quanto concerne la neutralità in termini di emissioni di carbonio,
  • vista la tabella di marcia sui cambiamenti climatici e la difesa del 9 novembre 2020,
  • visto il concetto per un approccio integrato ai cambiamenti climatici e alla sicurezza del 5 ottobre 2021,
  • visto il concetto dell’UE per la protezione dell’ambiente e l’ottimizzazione dei consumi energetici nelle operazioni e nelle missioni militari condotte dall’UE,
  • visto il regolamento (UE) 2021/697 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2021, che istituisce il Fondo europeo per la difesa (FED)[1], in particolare il considerando 60 che stabilisce un contributo del 30 % all’azione per il clima e il considerando 61 che fissa contributi del 7,5 % e del 10 % della spesa annuale alla lotta contro la perdita di biodiversità entro il 2027,
  • visto il regolamento (UE) 2021/947 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 giugno 2021, che istituisce lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale – Europa globale[2](“regolamento NDICI”), in particolare il considerando 49, che fissa un contributo del 30 % all’azione per il clima,
  • vista la comunicazione della Commissione dell’8 luglio 2020 dal titolo “Una strategia per l’idrogeno per un’Europa climaticamente neutra” (COM(2020)0301),
  • visto il piano d’azione della NATO in materia di cambiamenti climatici e sicurezza,
  • visto il documento strategico del SEAE del giugno 2016 su una strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, nonché le sue relazioni di follow-up;
  • viste le conclusioni del Consiglio del 22 gennaio 2018 sull’approccio integrato alle crisi e ai conflitti esterni,
  • viste le conclusioni del Consiglio sul tema “Donne, pace e sicurezza”, del 10 dicembre 2018,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 20 gennaio 2020 sulla diplomazia climatica,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 25 gennaio 2021 sulla diplomazia climatica ed energetica – Realizzare la dimensione esterna del Green Deal europeo,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 17 giugno 2020 e del 10 maggio 2021 sulla sicurezza e la difesa,
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 7 giugno 2017, dal titolo “Un approccio strategico alla resilienza nell’azione esterna dell’UE” (JOIN(2017)0021),
  • vista la relazione annuale di attività della Commissione del 2020 – Industria della difesa e spazio,
  • vista la comunicazione della Commissione del 24 febbraio 2021 dal titolo “Plasmare un’Europa resiliente ai cambiamenti climatici – La nuova strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici” (COM(2021)0082),
  • visti gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite,
  • vista la relazione di ricerca del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 21 giugno 2021,
  • viste le decisioni dei leader della NATO in materia di clima e sicurezza del giugno 2021,
  • vista la relazione sul clima e la sicurezza a livello mondiale del Consiglio militare internazionale sul clima e la sicurezza del giugno 2021,
  • vista la relazione finale dal titolo “Biodiversità e sicurezza” del progetto BIOSEC 2021, finanziato dal Consiglio europeo della ricerca (CER) per il periodo 2016-2020,
  • visto il progetto ADELPHI dal titolo “Resilienza ai rischi: valutazione e previsione dei rischi climatici e per la sicurezza”,
  • visti i progetti cofinanziati dall’UE, tra cui “FREXUS: migliorare la sicurezza e la resilienza ai cambiamenti climatici in un contesto fragile attraverso il nesso risorse idriche-energia-sicurezza alimentare”, realizzato nella regione del Sahel,
  • visti i documenti dell’ONU in materia di sicurezza umana e responsabilità di fornire protezione,
  • vista la sua risoluzione del 7 luglio 2021 sulla cooperazione UE-NATO nel contesto delle relazioni transatlantiche[3],
  • vista la sua risoluzione del 3 luglio 2018 sulla diplomazia climatica[4],
  • visto l’articolo 54 del suo regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0084/2022),
  1. considerando che i fattori ambientali possono influire sulla sicurezza umana e dello Stato in vari modi diretti e indiretti;
  2. considerando che i cambiamenti climatici e gli effetti legati al clima, compresi il degrado ambientale, la perdita di biodiversità, la deforestazione, la desertificazione, i fenomeni meteorologici estremi, la scarsità di alimenti e acqua, l’inquinamento atmosferico e le catastrofi naturali, favoriscono l’emergere di conflitti o crisi e costituiscono già una minaccia per la sicurezza, la stabilità e la pace a livello locale, regionale e internazionale; che i cambiamenti climatici, le cui conseguenze sono già evidenti e di cui si prevede un’accelerazione nel medio e lungo termine, sono diventati un moltiplicatore di rischio sempre più dominante, in quanto possono contribuire ad aggravare alcuni fattori preesistenti di crisi (come l’aumento delle disuguaglianze o forte oppressione politica) e costituiscono una nuova sfida alla sicurezza che richiede risorse adeguate a cui rispondere, insieme a minacce ibride e informatiche;
  3. considerando che i legami tra cambiamenti climatici e conflitti possono essere complessi e che gli effetti concreti dei cambiamenti climatici sui conflitti sono legati prevalentemente a contesti specifici; che esiste la necessità di sostenere scambi più sistematici e ampi nonché l’interazione tra le comunità scientifiche che lavorano al legame che intercorre tra clima e sicurezza;
  4. considerando che i cambiamenti climatici restano al centro dell’agenda per la pace e la sicurezza in quanto “moltiplicatori ultimi delle minacce”, dato che inaspriscono i rischi sociali, economici e ambientali esistenti che possono alimentare il disagio e avere come possibile conseguenza il conflitto violento; che i cambiamenti ambientali e climatici e le loro conseguenze, combinati con altri fattori, aggravano vulnerabilità, tensioni e rischi preesistenti, anziché essere di per sé un fattore scatenante o una causa diretta di conflitti armati interstatali o internazionali; che i cambiamenti climatici possono influire in modo diverso sulla sicurezza delle persone in base al loro genere, condizione socioeconomica, età, orientamento sessuale, appartenenza etnica, religione (o sua assenza), (dis)abilità ecc.; che i gruppi emarginati, in particolare, tendono a essere colpiti negativamente in modo sproporzionato dai cambiamenti climatici; che i rischi per la sicurezza legati ai cambiamenti climatici colpiscono in particolare le popolazioni economicamente svantaggiate e hanno effetti socioeconomici; che i cambiamenti climatici hanno ripercussioni negative sul patrimonio culturale e naturale delle zone interessate;
  5. considerando che la crisi climatica incide sulla sicurezza sia umana che dello Stato; che i cambiamenti climatici si intersecano in vari modi con le dinamiche politiche, etniche e socioeconomiche e sono un motore diretto di conflitto, in quanto aggravano il rischio di catastrofi ed esercitano un’ulteriore pressione sugli ecosistemi, minacciando così i mezzi di sostentamento delle persone, la sicurezza idrica e alimentare nonché le infrastrutture critiche, incoraggiando, tra l’altro, il cambiamento di uso del suolo e il degrado ambientale;
  6. considerando che l’innalzamento del livello dei mari ha già provocato inondazioni e salinizzazione, rappresentando un grave rischio per la vita e la sicurezza nelle zone costiere basse e nelle isole; che secondo il rapporto Groundswell della Banca mondiale, aggiornato al 2021, i cambiamenti climatici potrebbero costringere 216 milioni di persone a spostarsi all’interno dei propri paesi entro il 2050; che il rapporto afferma, inoltre, che interventi immediati e concreti possono ridurre in modo significativo la portata della migrazione climatica; che la scarsità d’acqua ha un impatto multiforme sulla sicurezza umana e la stabilità sociopolitica; che i cambiamenti climatici avranno ripercussioni sugli approvvigionamenti idrici, in particolare nei paesi in via di sviluppo, mentre la domanda d’acqua a livello mondiale aumenterà; che i cambiamenti climatici fanno aumentare il rischio di siccità e inondazioni; che l’effetto dei cambiamenti climatici sui prezzi degli alimenti sta mettendo a repentaglio le fonti di sussistenza e favorendo gli spostamenti, le malattie e le carestie, con conseguenti migrazioni di una portata senza precedenti;
  7. considerando che nel Sahel gli effetti dei cambiamenti delle condizioni climatiche sulla disponibilità di risorse naturali, uniti a fattori come la crescita della popolazione, un governo debole e sfide legate al regime fondiario, hanno provocato un aumento della concorrenza per risorse naturali scarse, in particolare terreni fertili e acqua, e sono sfociati in tensioni e conflitti tra comunità e gruppi di sostentamento;
  8. considerando che i cambiamenti climatici sono un fattore strutturante dell’ambiente strategico, in quanto amplificano i rischi e creano vincoli; che la crisi climatica ha avuto effetti sul sistema internazionale, in cui ha il potenziale per esacerbare le tensioni geopolitiche e per modificare l’equilibrio tra le principali potenze; che le questioni legate ai cambiamenti climatici sono sfruttate da attori malevoli per aumentare la loro influenza o incoraggiare le ostilità; che lo scioglimento delle calotte polari sta facendo aumentare le tensioni geopolitiche, in particolare intorno al Polo nord;
  9. considerando che le forze armate statunitensi hanno subito maggiori perdite in termini di materiale e infrastrutture militari a causa delle catastrofi naturali che nei conflitti armati in Afghanistan e Iraq messi insieme; che l’amministrazione Biden ha compiuto sforzi positivi per combattere i cambiamenti climatici, anche aderendo di nuovo all’accordo di Parigi e integrando i cambiamenti climatici nei suoi orientamenti strategici provvisori per la sicurezza nazionale;
  10. considerando che le forze armate rientrano tra i principali consumatori di combustibili fossili a livello mondiale;
  11. considerando che la produzione interna di petrolio e gas nell’Unione è in costante diminuzione; che l’Unione è fortemente e sempre più dipendente in ambito energetico, in quanto tutti i suoi Stati membri sono importatori netti di energia da un numero limitato di paesi terzi e con un tasso di dipendenza energetica che è aumentato dal 56 % al 61 % nel periodo 2000-2019; che in uno studio recente, l’impronta del carbonio del 2019 nel settore militare degli Stati membri, comprese sia le forze armate nazionali che le industrie delle tecnologie militari che hanno sede nell’UE, è stata stimata in circa 24,8 milioni di tonnellate di CO2equivalente; che la trasformazione energetica, così come i sistemi d’arma avanzati, richiedono l’accesso a materie prime critiche, le cui catene di approvvigionamento generano vulnerabilità in alcuni casi, anche per le PMI specializzate nel settore europeo della difesa, in particolare se sono dominate da un numero limitato di paesi terzi;
  12. considerando che, secondo l’Agenzia europea per la difesa (AED), i carburanti per i trasporti rappresentavano il 52 % del consumo di energia nei 22 Stati membri che hanno fornito dati per il 2016 e il 2017 (paesi con il 96,9 % della spesa complessiva per la difesa degli Stati membri dell’AED); che, stando alla stessa indagine dell’AED, le infrastrutture e gli edifici militari costituiscono un altro grande consumatore di energia e, in particolare, nel 2017 il solo riscaldamento ha rappresentato in media il 32 % del consumo di energia delle forze armate degli Stati membri, il 75 % della quale derivava da oli combustibili e gas naturale;
  13. considerando che alcuni Stati membri dell’UE stanno utilizzando vaste aree designate per scopi militari al fine di tutelare la biodiversità, ad esempio impedendo agli elicotteri di sorvolare le zone di nidificazione;
  14. considerando che i reati contro l’ambiente sono un’attività criminale molto frequente nel mondo e un’importante preoccupazione in materia di sicurezza; che è necessaria una cooperazione più solida in merito alla questione tra l’UE e i paesi partner, sostenendo gli Stati affinché sviluppino le loro capacità di lotta contro i reati ambientali;
  15. considerando che i reati ambientali sono diventati il quarto settore di criminalità più lucrativo al mondo, con un ritmo di crescita tre volte superiore rispetto a quello dell’economia globale; che una relazione del 2016 di Interpol e del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente ha stimato che i proventi dei reati ambientali ammontano a ben 258 miliardi di USD all’anno, compresi il traffico illegale di animali selvatici, i reati nel settore forestale e della pesca, il traffico di rifiuti e le attività estrattive illegali;
  16. considerando che una relazione del 2018 di Interpol, RHIPTO e dell’Iniziativa globale contro la criminalità organizzata transnazionale (Global initiative against transnational organized crimes) ha evidenziato che i reati ambientali sono il principale fattore trainante finanziario dei conflitti e la fonte più importante di entrate per i gruppi armati non statali e le organizzazioni terroristiche, davanti ad attività illegali tradizionali come i rapimenti a scopo di riscatto e il traffico di sostanze stupefacenti;
  17. considerando che l’accordo di Parigi del 2015 non menziona il settore della difesa, lasciando ai governi nazionali il compito di decidere se includere gli sforzi di mitigazione del settore della difesa nei loro impegni nazionali nell’ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC); che tutti i settori devono contribuire alla riduzione delle emissioni e, allo stesso tempo, adattarsi ai cambiamenti climatici al fine di conseguire gli obiettivi dell’Unione di neutralità in termini di emissioni di carbonio e per mantenere l’efficienza operativa; che la Francia ha reso nota, nel settembre 2020, la sua nuova strategia per la difesa e l’energia, con 34 raccomandazioni per ridurre e ottimizzare i consumi di energia delle sue forze armate e migliorare la sua sicurezza energetica;
  18. considerando che persino un piccolo scambio nucleare avrebbe conseguenze umanitarie drammatiche, oltre a ripercuotersi sul clima in modo molto negativo, con conseguenze quali carestie e l’accorciamento delle stagioni di crescita per molti anni;
  19. considerando che la sicurezza deve essere al centro della riflessione ambientale per concepire soluzioni di sviluppo sostenibile, realistiche, durature ed efficaci per la sicurezza umana e la stabilità mondiale; che, di conseguenza, l’azione esterna dell’Unione deve tenere sempre più conto di considerazioni ambientali e legate ai cambiamenti climatici in quanto rischio importante per la sicurezza e, pertanto, adattare le strategie e i concetti, le procedure, i materiali e le infrastrutture civili e militari, lo sviluppo delle capacità, compresa la formazione e, ove opportuno, il suo quadro istituzionale e i meccanismi di assunzione di responsabilità; che la politica di sicurezza e di difesa dell’Unione e i suoi strumenti dovrebbero contribuire direttamente alla prevenzione e riduzione degli effetti di sicurezza negativi della crisi climatica; che la gamma completa di strumenti di governance e consolidamento della pace deve affrontare il legame esistente tra clima e sicurezza;
  20. considerando che, visti gli effetti dei cambiamenti climatici e degli effetti legati al clima in termini di sicurezza, le misure di sicurezza climatica, vale a dire la previsione e l’adattamento alle conseguenze dei cambiamenti climatici sull’ambiente strategico e le missioni delle forze armate, e il loro finanziamento dovrebbero essere considerati un contributo alla difesa e alla sicurezza; che, nell’ambito del suo bilancio settennale di 80 miliardi di EUR, l’NDICI ha un obiettivo di spesa del 30 % per sostenere le azioni in materia di clima e un obiettivo compreso tra il 7,5 e il 10 % annuo per la tutela dell’ambiente e i traguardi relativi alla biodiversità;

 

Strategia e concetto

  1. osserva che l’articolo 21 TUE fornisce un’adeguata base giuridica per garantire che l’azione esterna dell’UE e la politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) siano all’altezza delle principali sfide del XXI secolo, per le quali i cambiamenti climatici e gli effetti legati al clima rappresentano fattori determinanti; ricorda che l’articolo 21 TUE impone all’Unione di “c) preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale […]; […] f) contribuire all’elaborazione di misure internazionali volte a preservare e migliorare la qualità dell’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse naturali mondiali […]; [e] g) aiutare le popolazioni, i paesi e le regioni colpiti da calamità naturali o provocate dall’uomo”; sottolinea la necessità urgente di accelerare e approfondire l’integrazione della mitigazione dei cambiamenti climatici e dell’adattamento agli stessi, tenendo conto della problematica dei conflitti, nelle politiche esterna, estera, di sicurezza e di difesa dell’Unione, nonché nelle politiche per la difesa, in particolare la sua PSDC; afferma che gli obiettivi primari delle missioni e operazioni PSDC consistono, in conformità con gli articoli 42, paragrafo 1, e 43, paragrafo 1, TUE, nel mantenimento della pace, nella prevenzione dei conflitti e nel rafforzamento della sicurezza internazionale nei teatri in cui sono schierate, mentre è necessario garantire la loro piena efficienza operativa;
  2. è fermamente convinto che le attività e le tecnologie militari debbano contribuire al conseguimento della neutralità in termini di emissioni di carbonio dell’Unione, al fine sia di sostenere la lotta contro i cambiamenti climatici senza che tale obiettivo pregiudichi la sicurezza delle missioni e senza mettere a rischio le capacità operative delle forze armate; evidenzia, a tal proposito, che l’azione esterna dell’Unione e delle forze armate degli Stati membri dovrebbe mirare alla riduzione della propria impronta di carbonio e delle proprie ripercussioni negative sulle risorse naturali e la biodiversità;
  3. insiste sulla necessità di rafforzare le capacità di previsione al fine di prevenire le conseguenze delle modifiche agli ecosistemi e dei cambiamenti climatici, in quanto potrebbero aumentare la pressione sulle forze armate o far sorgere tensioni regionali;
  4. sottolinea la necessità di investire con urgenza in soluzioni intelligenti, integrate e che riguardino l’intera società, al fine di conseguire una notevole riduzione delle emissioni, evitare gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici e, inoltre, investire massicciamente nella resilienza climatica delle nazioni che ne hanno bisogno per evitare l’instabilità, i conflitti e gravi catastrofi umanitarie;
  5. invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) a garantire che la protezione dell’ambiente, la lotta ai cambiamenti climatici e le conseguenze legate al clima siano integrati adeguatamente nell’azione esterna dell’UE, seguendo l’esempio del regolamento NDICI; chiede lo sviluppo di strategie, politiche, procedure, misure e capacità incentrate sulle questioni climatiche; invita il VP/AR ad assicurare che l’elaborazione di una politica dell’Unione in materia di sicurezza climatica e difesa comporti l’adozione di un approccio di sicurezza umana; accoglie con favore l’intenzione del SEAE di far sviluppare e integrare nelle missioni e operazioni civili e militari PSDC una serie di azioni per attuare efficacemente gli aspetti ambientali nella sua attività; sostiene il rafforzamento delle capacità degli Stati membri attraverso l’integrazione degli aspetti ambientali nei programmi di addestramento delle missioni civili e militari, e mediante lo scambio di migliori pratiche e competenze;
  6. chiede l’elaborazione di parametri di riferimento concreti al fine di misurare i progressi compiuti nell’affrontare le correlazioni tra i cambiamenti climatici, da un lato, e i conflitti dall’altro; invita il VP/AR a riferire al Parlamento su base biennale in merito ai progressi compiuti nell’utilizzo e nel rispetto di tali parametri di riferimento e indicatori; invita gli Stati membri a integrare la conoscenza delle ramificazioni di sicurezza legate al clima nei programmi di assistenza militare all’estero;
  7. sottolinea l’importanza di affrontare le correlazioni tra cambiamenti climatici, sicurezza e difesa nella bussola strategica, al fine di definire obiettivi chiari e misure concrete per gli Stati membri, in modo da rafforzare l’efficienza energetica delle forze armate e adattarsi agli effetti di sicurezza globali dei cambiamenti climatici nel medio e lungo termine, spaziando dalla capacità di previsione strategica alla formazione e innovazione fino allo sviluppo delle capacità nel quadro dell’UE;
  8. ricorda che l’insicurezza deriva da molte cause profonde diverse interconnesse come la povertà, la fragilità degli Stati, la mancanza di infrastrutture e servizi pubblici, un accesso molto limitato ai beni di base, la mancanza di istruzione, la corruzione ecc., e che tra questi fattori si possono enumerare i cambiamenti climatici;
  9. ricorda che in Africa, in particolare nel Sahel, l’interazione dei cambiamenti climatici con fattori tradizionali di conflittualità (tra cui carenze dello Stato, l’assenza di servizi pubblici e il degrado del contesto di sicurezza) acuiscono i problemi di violenza e terrorismo;
  10. chiede maggiore sostegno per gli sforzi che mirano a contrastare i cambiamenti climatici e a rafforzare le alternative climaticamente neutre nei paesi nelle immediate vicinanze dell’UE, in particolare i Balcani occidentali, il partenariato orientale e il vicinato meridionale, al fine di prevenire possibili sfide per la sicurezza;
  11. sottolinea che a causa dei cambiamenti climatici, l’Artico si è riscaldato tre volte più rapidamente rispetto alla media del pianeta negli ultimi cinquant’anni; sottolinea che i cambiamenti climatici hanno cambiato la situazione geopolitica nell’Artico e stanno costituendo una sfida geopolitica per l’UE; evidenzia che l’Artico riveste un’importanza strategica e politica per l’UE, e sottolinea l’impegno dell’UE a essere un attore responsabile, perseguendo lo sviluppo sostenibile e pacifico a lungo termine della regione; sottolinea che l’Artico deve restare una zona di cooperazione pacifica e chiede misure per evitare condotte che portino a una maggiore militarizzazione; ricorda che gli Stati membri dell’UE Finlandia, Svezia e Danimarca sono membri del Consiglio artico;

 

Tabella di marcia sui cambiamenti climatici e la difesa

  1. accoglie con favore la tabella di marcia sui cambiamenti climatici e la difesa (“la tabella di marcia”) e invita il SEAE a garantire, in collaborazione con i servizi della Commissione pertinenti e l’AED, se del caso, la completa attuazione dei tre filoni di intervento, ovvero la dimensione operativa, lo sviluppo delle capacità e i partenariati; chiede che i termini per la revisione della tabella di marcia siano riesaminati e, in particolare, che gli obiettivi generali siano riveduti molto prima del 2030; invita gli Stati membri a mettere a punto strutture nazionali a sostegno degli obiettivi; esorta tutti gli attori a trattare tale processo come una delle loro priorità e a elaborare e attuare iniziative conformi all’approccio integrato; sottolinea il ruolo importante delle forze armate riguardo non solo all’adattamento, ma anche alla mitigazione del loro effetto sui cambiamenti climatici e l’ambiente, anche attraverso la misurazione e la mappatura complete dell’impronta ambientale delle forze armate, come proposto nella tabella di marcia; sollecita il VP/AR a proporre agli Stati membri un programma di azione immediata comprensivo delle misure prioritarie presentate nella tabella di marcia che possano essere attuate a breve termine;
  2. accoglie con favore, in particolare, le misure della tabella di marcia relative agli effetti immediati e a breve termine per il 2020-2021, in particolare lo sviluppo di una procedura di notifica semplificata – collegata allo sviluppo di capacità di misurazione – basata su indicatori di progresso relativi all’impronta ambientale, comprese l’energia, le risorse idriche e la gestione dei rifiuti, delle missioni e delle operazioni PSDC; sottolinea la necessità di condurre valutazioni più dettagliate, entro il 2024, tenendo conto degli insegnamenti appresi e delle migliori pratiche e di integrare requisiti più stringenti per azioni tecniche specifiche idonee nel quadro degli appalti, al fine di mitigare l’approccio incentrato sul ciclo di vita facente parte nel concetto militare 2012 dell’UE sulla protezione dell’ambiente e l’efficienza energetica per le operazioni militari condotte dall’UE; sottolinea la necessità di inserire sistematicamente considerazioni legate al clima e all’ambiente nella tecnologia, ricerca, appalti e infrastrutture militari;
  3. accoglie con favore le recenti iniziative della Commissione, del Consiglio e del SEAE nell’ambito della diplomazia climatica, della sicurezza e della difesa, in particolare il quadro strategico per la diplomazia climatica, la tabella di marcia e il concetto per un approccio integrato ai cambiamenti climatici e alla sicurezza; chiede che il VP/AR garantisca che tutti i diversi concetti siano debitamente collegati e armonizzati in un quadro organico e coerente; sottolinea la necessità di farne una priorità e invita il VP/AR a riferire in merito ai progressi compiuti entro giugno 2023;
  4. si rammarica del fatto che la tabella di marcia non enfatizzi la futura elevata domanda prevista nel settore delle energie rinnovabili e dei combustibili alternativi a costi competitivi nell’Unione, che potrebbe manifestarsi sotto forma di opportunità vantaggiose per tutti, offrendo nuovi forum di cooperazione e dialogo, vantaggi economici reciproci, maggiore sicurezza dell’approvvigionamento e stabilità internazionale; sottolinea che le caratteristiche dell’idrogeno pulito lo rendono uno dei candidati a sostituire i combustibili fossili e a ridurre le emissioni di gas a effetto serra delle forze armate;
  5. invita il VP/AR, al fine di gettare le basi per contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, a presentare una valutazione dell’impronta di carbonio e dell’impatto ambientale dell’azione esterna dell’Unione entro la metà del 2023; pone l’accento, tenendo conto della sensibilità delle informazioni valutate, che sono state fornite da missioni e operazioni PSDC, sulla necessità di elaborare, entro il 2023, una metodologia efficace per quantificare le emissioni di gas a effetto serra di tutte le attività dell’UE in materia di sicurezza e difesa, comprese le emissioni della produzione, del possesso e dello smantellamento, anche al fine di sopperire all’attuale mancanza di dati affidabili e confrontabili a livello internazionale; ritiene che la tabella di marcia dovrebbe essere utilizzata per promuovere lo sviluppo di una strategia e l’assunzione di chiari impegni nazionali in materia di riduzione delle emissioni militari, compresa la notifica obbligatoria delle emissioni militari all’UNFCCC e dei parlamenti nazionali, in quanto, in assenza di comunicazione e trasparenza, non vi sarà alcuna pressione per ridurre le emissioni o alcuno strumento per determinare l’impatto degli impegni assunti;
  6. chiede di fissare obiettivi volontari di riduzione dell’intensità delle emissioni di gas a effetto serra delle missioni e operazioni militari e di intraprendere il cammino verso la neutralità climatica entro il 2050, rafforzando ulteriormente, in tal modo, l’efficacia operativa;
  7. propone di avviare un progetto pilota per misurare e mappare le emissioni di gas a effetto serra delle missioni e operazioni PSDC; ritiene che EUFOR Althea rappresenterebbe una buona scelta a tale riguardo;

 

Un approccio globale e coerente

  1. chiede un’azione coordinata per ridurre rapidamente sia le dimensioni che la portata dei cambiamenti climatici riducendo drasticamente le emissioni, al fine di evitare conseguenze significative, gravi o catastrofiche sulla sicurezza globale in futuro; sottolinea la necessità di rendere “a prova di clima” tutti gli elementi della sicurezza, comprese le infrastrutture, le istituzioni e le politiche, e di adattarsi rapidamente ai suoi effetti;
  2. si compiace vivamente che il nuovo strumento dell’Unione NDICI-Europa globale rispecchi adeguatamente l’urgenza e l’importanza di un’azione esterna per il clima rapida, incisiva e ad ampio raggio; accoglie con favore, a tale riguardo, il fatto che l’NDICI integri l’azione per il clima e che si assicurerà che il 30 % del suo bilancio settennale di 80 miliardi di EUR sostenga gli interventi a favore del clima; invita la Commissione a rispettare pienamente tali obiettivi e a inserire nei suoi calcoli solo le misure con una dimensione climatica chiara; accoglie con favore il fatto che gli investimenti in combustibili fossili e in misure aventi effetti dannosi o molto negativi sull’ambiente e il clima siano esclusi dai finanziamenti; accoglie con grande favore la politica di sicurezza climatica dell’NDICI (cfr. sottosezione 3, punto 1, lettera d), dell’allegato III al regolamento NDICI); invita la Commissione a considerare prioritarie le azioni volte a conseguire risultati globali e inclusivi, mettendo in relazione la mitigazione dei cambiamenti climatici e l’adattamento ad essi con la prevenzione dei conflitti e la costruzione della pace; plaude al programma dell’NDICI in materia di ambiente e cambiamenti climatici e sottolinea, allo stesso tempo, la necessità di integrare un maggiore sostegno agli Stati fragili e colpiti da conflitti nella governance ambientale, compreso il rafforzamento delle istituzioni; chiede che il potenziale della costruzione della pace legata all’ambiente sia sfruttato appieno nel quadro del programma per la pace, la stabilità e la prevenzione dei conflitti dell’NDICI; ritiene che l’approccio dell’NDICI nei confronti della sicurezza climatica dovrebbe essere un punto di riferimento per tutte le altre azioni esterne dell’Unione e invita il VP/AR a garantire, in particolare, che la PSDC sia in sincronia con tale approccio; invita la Commissione e il SEAE a sfruttare i risultati della ricerca esistente sulle vulnerabilità emergenti della sicurezza climatica, in particolare nel Sahel, nel Medio Oriente e nell’Africa orientale;
  3. ritiene che la sicurezza climatica dovrebbe essere pienamente integrata nel pacchetto di strumenti dell’UE per la prevenzione dei conflitti e la gestione delle crisi, al fine di rafforzare la resilienza degli Stati fragili e delle popolazioni colpite;
  4. sottolinea la necessità di rafforzare le capacità di previsione strategica, di allarme rapido, di conoscenza situazionale e di analisi dei conflitti dell’Unione avvalendosi di dati qualitativi e quantitativi e di metodi innovativi provenienti da varie fonti; evidenzia che, oltre alla cooperazione sistematica con le organizzazioni della società civile, anche i programmi spaziali dell’Unione, il Centro satellitare dell’Unione europea (SatCen) e il Centro UE di situazione e di intelligence (INTCEN), l’unità di prevenzione dei conflitti del SEAE, i centri di ricerca nazionali, i gruppi di riflessione, i servizi nazionali di intelligence e il Centro comune di ricerca (JRC) dovrebbero dare il loro contributo alla previsione strategica, al consolidamento della pace nonché alla ricerca in materia di clima e conflitti; ritiene che sia della massima importanza che tali conoscenze siano utilizzate per definire correttamente le future missioni, operazioni e azioni, tenendo conto di parametri che spaziano dal cambiamento delle condizioni meteorologiche al contesto politico locale; elogia il ruolo essenziale svolto dai programmi spaziali europei, come Copernicus, ai fini della comprensione dei cambiamenti climatici e del monitoraggio delle emissioni di gas a effetto serra; ricorda che le agenzie decentrate dell’UE, in particolare il SatCen, dispongono di capacità uniche per raccogliere dati sui cambiamenti climatici e le loro implicazioni di sicurezza nel mondo; osserva che il programma spaziale dell’UE è altresì essenziale per lottare contro gli aspetti dei cambiamenti climatici legati alla sicurezza; plaude agli sforzi in atto da parte del SatCen in tale ambito;
  5. sottolinea che il principio della politica e dei programmi basati sui dati deve essere al centro dei programmi in materia di sicurezza climatica; è consapevole, al contempo, dei limiti degli approcci basati sui megadati e degli indici quantitativi di sollecitazione ambientale per quanto riguarda la previsione dei conflitti, in quanto rischiano di prestare troppo poca attenzione al contesto sociale locale; ricorda l’indisponibilità di dati affidabili in alcuni paesi fragili, anche a causa della corruzione e della debolezza delle strutture di governance, e osserva che in tali casi si potrebbero utilizzare piuttosto dati indiretti; ritiene che le conoscenze e le iniziative delle popolazioni locali e della società civile possano svolgere un ruolo fondamentale nel quadro degli sforzi dell’Unione per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici sui conflitti;
  6. invita il SEAE e la Commissione a garantire che l’allarme rapido e l’analisi dei conflitti siano connessi adeguatamente all’azione e alle risposte rapide e che esistano capacità significative di previsione strategica; accoglie con favore a tale riguardo l’analisi dei conflitti in corso in circa 60 paesi effettuata dal SEAE; ricorda che è essenziale che gli interventi a favore del clima siano sensibili alle questioni legate ai conflitti, al fine di evitare di provocare inavvertitamente danni e per contribuire alla pace ovunque sia possibile;
  7. sottolinea la necessità di un approccio caso per caso, comprensivo di analisi specifiche a livello regionale e di iniziative realizzate su base locale, che sia adattato alla specifica situazione in loco; pone l’accento sull’importanza di rafforzare la resilienza delle comunità e sulla necessità di sostenere la titolarità locale e le strutture di governance locale inclusive per garantire la sostenibilità degli sforzi; rimarca che un approccio inclusivo e responsabile nei confronti delle popolazioni locali e misure più efficaci per la protezione ambientale, come ad esempio l’accesso alle risorse vitali, aumenta anche la sicurezza delle forze e del personale dell’UE (sicurezza della missione); esprime il suo pieno sostegno a favore dei difensori dell’ambiente, in quanto subiscono una repressione crescente in alcune zone del mondo; sottolinea che gli Stati che stanno riducendo la capacità di agire dei difensori ambientali stanno danneggiando molti di coloro che possiedono capacità particolarmente necessarie, pregiudicando al contempo gli interessi dell’UE;
  8. chiede la cooperazione internazionale per affrontare le sfide relative alla migrazione ambientale, al fine di elaborare soluzioni comuni; chiede che sia prestata particolare attenzione alla fornitura di un’assistenza adeguata ai bambini e ai giovani;
  9. ritiene opportuno rafforzare le attività di consolidamento della pace legata all’ambiente, in quanto costituisce una delle soluzioni generali sostenibili ed eque per far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici e possono altresì offrire opportunità per costruire la pace, promuovendo nel contempo il dialogo e la cooperazione a livello locale, nazionale e internazionale (ad es. in merito alla gestione delle risorse naturali, all’accesso alle terre e all’acqua, alla protezione ambientale, alla riduzione del rischio di disastri, all’accoglienza dei profughi climatici ecc.) e offrendo l’occasione di adottare un approccio di trasformazione per affrontare le cause profonde dei conflitti e i fattori strutturali dell’emarginazione; sottolinea la necessità di potenziare le iniziative di mediazione pre-conflitto, anche attraverso livelli più elevati di finanziamento a titolo dell’NDICI; sottolinea la necessità di occuparsi dell’ambiente durante l’intero ciclo del conflitto nonché di affrontare la situazione post-conflitto in modo adeguato, in quanto può lasciare le popolazioni più vulnerabili al rischio ambientale o comportare un aumento dei reati ambientali o della devastazione dell’ambiente (ad es. la deforestazione) negli spazi non presidiati;
  10. evidenzia che l’azione dell’Unione per il clima dovrebbe essere inclusiva, mirare a promuovere la parità di genere, applicare l’approccio dell’UE basato sui diritti umani, promuovere la buona governance e attuare l’agenda in materia di giovani, pace e sicurezza nonché di donne, pace e sicurezza in linea con il piano d’azione dell’UE sulla parità di genere III; chiede, in particolare, di sostenere le iniziative delle organizzazioni di base delle donne, dei giovani e delle popolazioni indigene e di trarne insegnamenti;
  11. pone altresì l’accento sulla necessità di inviare esperti in materia di sicurezza climatica alle missioni e operazioni PSDC, incoraggiando gli Stati membri a sostenere tali sforzi attraverso la messa a disposizione dei suddetti esperti; propone di incaricare specificamente le delegazioni dell’UE di migliorare le comunicazioni riguardo all’amministrazione delle terre e delle risorse naturali nonché agli sviluppi socioeconomici e politici collegati; sottolinea l’importanza di incaricare anche gli attori dell’UE pertinenti di monitorare da vicino la situazione nelle regioni gravemente colpite dai cambiamenti climatici e dal degrado ambientale, come il Sahel, il Corno d’Africa e il Pacifico, e di sviluppare meccanismi per monitorare, valutare, documentare e comunicare al pubblico l’impatto, gli insegnamenti appresi e le migliori pratiche degli sforzi volti a conseguire risultati globali attraverso il collegamento tra l’adattamento ai cambiamenti climatici e il consolidamento della pace;
  12. accoglie con favore la maggiore attenzione nei confronti del legame che intercorre tra clima e sicurezza nonché la partecipazione del segretario generale della NATO Jens Stoltenberg alla 26aconferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Glasgow (COP26), e chiede una cooperazione concreta UE-NATO a tale riguardo;

 

Affrontare la dimensione operativa

  1. riconosce che molte missioni PSDC sono condotte in zone duramente colpite dai cambiamenti climatici, il che moltiplica le sfide per tali missioni;
  2. sottolinea che i cambiamenti climatici potrebbero anche provocare spostamenti di popolazione e porre sfide ai teatri delle operazioni; chiede una chiara consapevolezza degli aspetti di sicurezza legati ai cambiamenti climatici attraverso il riconoscimento di questi ultimi quale fattore critico che il settore militare dovrà affrontare, non solo in ragione dei suoi effetti sulle operazioni militari, ma anche in previsione dell’aumento degli spostamenti interni legati al clima, che sono già più elevati rispetto a quelli legati ai conflitti; osserva, tuttavia, la sottopreparazione delle forze armate alle implicazioni di sicurezza del cambiamento del clima a livello mondiale;
  3. sostiene l’integrazione di un approccio sensibile alle questioni climatiche e ritiene fermamente che sia urgente che gli Stati membri diano mandato a tutte le missioni e operazioni e a tutte le azioni del Fondo europeo per la pace (EPF) di contribuire meglio all’approccio integrato per affrontare le sfide in materia di sicurezza climatica, in particolare nelle regioni del Sahel e del Corno d’Africa, consentendo in tal modo di ridurre notevolmente il costo delle operazioni (riduzione del consumo energetico, utilizzo di nuove fonti di energia), migliorando al contempo l’efficacia operativa delle missioni;
  4. evidenzia che le missioni e operazioni PSDC nonché le azioni dell’EPF possono concorrere a rafforzare la resilienza climatica dei relativi paesi ospitanti e sottolinea che esse, in particolare nell’ambito delle rispettive strategie di uscita, dovrebbero lasciare un segno positivo in termini di impronta ecologica locale, senza influire sui compiti principali di sicurezza e difesa e senza compromettere i loro compiti principali di sicurezza e difesa, la realizzabilità e l’efficacia operativa delle missioni, e la sicurezza del personale militare e civile nell’ambito delle rispettive strategie di uscita; sottolinea che la riduzione della dipendenza operativa dai combustibili fossili apporta benefici in termini di efficienza ed efficacia operativa, compreso il miglioramento della sicurezza del personale che partecipa alle missioni attraverso l’accorciamento delle catene logistiche della fornitura e il rafforzamento della credibilità dell’impegno della PSDC alla luce della leadership climatica dell’UE a livello mondiale;
  5. ricorda che tutte le missioni e operazioni civili e militari PSDC nonché le azioni dell’EPF dovrebbero far parte di una più vasta strategia politica pensata per contribuire alla sicurezza umana e cercare di aumentare la sicurezza e la stabilità a livello locale; sottolinea la necessità di integrare la sicurezza climatica e il consolidamento della pace legata all’ambiente nei concetti aggiornati dell’UE sulla riforma del settore della sicurezza e il disarmo, smobilitazione e reinserimento, rafforzando la resilienza delle strutture di governance locale pertinenti, in particolare per quanto riguarda la qualità dei servizi di sicurezza, inclusività (soprattutto per quanto riguarda la partecipazione e i diritti delle donne, dei giovani e dei gruppi emarginati in tutta la loro diversità), responsabilità e trasparenza;
  6. sottolinea che attualmente la maggior parte delle conseguenze dei cambiamenti climatici fa propendere per un ampliamento delle missioni di sicurezza civile, che non rientrano nell’attività principale delle forze armate;
  7. invita il SEAE a garantire che le missioni civili e le operazioni militari siano sensibili alle questioni climatiche in fase di progettazione; sottolinea la necessità urgente di evitare che le attività dell’Unione in paesi terzi fragili contribuiscano alla scarsità di risorse, all’aumento dei prezzi di risorse vitali o al degrado ambientale e all’inquinamento; mette in rilievo la necessità di progettare infrastrutture per le missioni e una catena di approvvigionamento che siano sensibili e resilienti alle questioni climatiche e ambientali e siano il più possibile ottimizzate in termini energetici e neutre in termini di emissioni di carbonio; ritiene che sia imperativo investire in modo massiccio nella ricerca e nello sviluppo di combustibili e sistemi di propulsione a emissioni zero per i veicoli militari su terra, mare e aria e utilizzare le nuove tecnologie come i sistemi solari mobili, in particolare per le caratteristiche statiche, al fine di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, garantendo nel contempo il miglior abbinamento possibile tra prestazioni operative ed efficienza ambientale e senza creare nuove dipendenze da attori stranieri;
  8. propone di istituire un piano di studi per un corso di “formazione dei formatori” presso l’AESD, al fine di integrare le problematiche climatiche e ambientali nel normale sistema di addestramento militare a livello tattico e strategico; ritiene che questi corsi dovrebbero essere un addestramento obbligatorio pre-dispiegamento per i consulenti in materia di sicurezza climatica per le missioni e operazioni PSDC nonché per le delegazioni dell’UE;
  9. ritiene che l’impronta di carbonio delle infrastrutture militari potrebbe essere ottimizzata attraverso la ricerca di una migliore efficienza energetica in termini di rinnovamento, di ricorso adattato alle energie rinnovabili;
  10. accoglie con favore gli sforzi di modernizzazione intrapresi per adattare le attrezzature alle variazioni estreme di temperatura provocate dai cambiamenti climatici e, in particolare, le cellule ecocompatibili al fine di garantire la sostenibilità delle attrezzature;
  11. sottolinea la necessità di rafforzare le attività di consolidamento della pace legata all’ambiente e la sicurezza climatica dell’UE prevedendo compiti e sforzi di sostegno in materia di mediazione, dialogo, protezione dei civili, risoluzione dei conflitti e riconciliazione, al fine di allentare le tensioni indotte dal clima tra le diverse comunità in competizione per le scarse risorse, come i terreni agricoli o le risorse idriche, e che rafforzano facilmente i gruppi armati ed estremisti violenti o si trasformano in conflitti armati o persino guerre tra Stati; sottolinea, a tale riguardo, che le missioni adattate dovrebbero concentrare l’attenzione, tra l’altro, su un consolidamento integrato della pace, sul rafforzamento della pace legata all’ambiente e su misure di adattamento ai cambiamenti climatici, oltre a rafforzare le capacità civili di prevenzione dei conflitti; propone che tali missioni adattate si concentrino sui seguenti aspetti:
    1. la scarsità di risorse indotta dal clima, che contribuisce a conflitti e instabilità,
    2. le infrastrutture critiche nei paesi fragili e le modalità per renderle resilienti in termini di sicurezza,
    3. la protezione e la difesa della biodiversità tenendo conto della problematica dei conflitti, in particolare negli ecosistemi dei paesi fragili e colpiti dalla guerra;

 

Integrare gli aspetti legati ai cambiamenti climatici nello sviluppo delle capacità militari

  1. afferma che tutte le capacità e i servizi militari utilizzati dall’Unione e dai suoi Stati membri dovrebbero contribuire a raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE e adattarsi a condizioni climatiche sempre più difficili, al fine di essere in grado, tra l’altro, di adempiere ai loro compiti all’interno dell’UE e nel resto del mondo; ritiene che, per quanto concerne l’adattamento ai cambiamenti climatici, vi sia la necessità urgente per le forze armate degli Stati membri di adattare le loro capacità a condizioni climatiche sempre più difficili;
  2. chiede la valutazione dell’impatto del mutamento dei modelli meteorologici legato ai cambiamenti climatici e degli eventi meteorologici estremi più frequenti sull’efficacia operativa delle forze armate e gli eventuali requisiti in termini di capacità che ne derivano;
  3. sottolinea che un aumento della spesa per la difesa, pur tenendo presente la necessità di mantenere il livello di ambizione dei nostri eserciti, non dovrebbe comportare un aumento delle emissioni e che è opportuno destinare una parte della spesa per la difesa a investimenti in tecnologie e capacità che riducano le emissioni, come l’elettrificazione e l’uso di combustibili a emissioni zero, sottolineando ulteriormente che le considerazioni legate al clima e all’ambiente sono diventate un fattore trainante fondamentale; rammenta che i responsabili delle strategie e i pianificatori militari dell’UE e della NATO stanno lavorando da oltre un decennio sulle modalità per ridurre l’impronta di carbonio delle loro forze armate; invita l’UE e la NATO per sviluppare una metodologia comune che aiuti gli alleati a misurare le emissioni di gas a effetto serra generate dalle attività e installazioni militari e ad adottare obiettivi di riduzione delle emissioni; ricorda che un’impronta energetica e una domanda di combustibili ridotte hanno anche un effetto positivo sulla sicurezza e l’efficienza delle missioni; accoglie con favore, a tale riguardo, le attività dell’AED, in particolare la politica Go Green, il suo concetto Military Green, il suo gruppo di lavoro energetico e ambientale, il suo forum consultivo per l’energia sostenibile nel settore della difesa e della sicurezza, e il suo forum di incubazione sull’economica circolare nella difesa europea; chiede un’accelerazione e un ampliamento di tali progetti nonché una loro valutazione esterna indipendente;
  4. osserva che l’AED è giunta alla conclusione che la conseguente riduzione del consumo di combustibili fossili abbassa i costi, le emissioni e la dipendenza da fonti non europee, che il numero di vittime può essere ridotto in modo significativo data la quantità di gran lunga inferiore di convogli contenenti combustibile che possono essere colpiti dagli avversari, il che libera le risorse impiegate per proteggere i convogli, e che le capacità complessive sono rese più efficaci grazie a una maggiore resistenza, mobilità e autonomia; ricorda che l’aumento della quota di combustibili decarbonizzati nelle forze armate può contribuire, oltre alla neutralità climatica, ad aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento e l’autonomia strategica; sottolinea che una domanda elevata di combustibili fossili e lunghe rotte di approvvigionamento fanno aumentare i costi delle missioni e operazioni e aumentano il rischio di sicurezza per il personale delle missioni e gli appaltatori;
  5. invita la DG DEFIS, gli Stati membri, il SEAE e l’AED ad adottare, in sede di attuazione dei pertinenti fondi dell’UE, un approccio che integri una bassa impronta energetica, ambientale e di carbonio fin dalla progettazione, nonché a riferire periodicamente sui progressi compiuti; sottolinea che è particolarmente importante seguire un approccio coordinato a livello dell’UE quando si avviano iniziative di ricerca, sviluppo, modernizzazione o messa in comune e condivisione, in particolare per quanto concerne il settore militare e le tecnologie e capacità a duplice uso; ricorda che è importante, dal punto di vista strategico, sviluppare tutti gli aspetti tecnologici e affrontare i costi del ciclo di vita, insieme alla normazione e certificazione a livello dell’UE, per garantire che le attrezzature siano adatte a far fronte agli effetti della crisi climatica; accoglie con favore il fatto che il FES contribuisca all’integrazione degli interventi a favore del clima nelle politiche dell’UE e al conseguimento dell’obiettivo generale del 30 % della spesa del bilancio dell’UE per gli obiettivi climatici, che è l’obiettivo fissato per il bilancio dell’UE 2021-2027; ricorda che le azioni di ricerca e sviluppo possono essere indirizzate verso soluzioni per migliorare l’efficienza, ridurre l’impronta di carbonio e conseguire migliori pratiche sostenibili; accoglie con favore l’investimento di 133 milioni di EUR previsto nel primo programma di lavoro annuale, ma osserva che ciò rappresenta solo l’11 % del bilancio annuale complessivo del FED; ricorda il ruolo di NextGenerationEU ai fini dell’azione per il clima e invita gli Stati membri a utilizzare le risorse dei loro piani nazionali per la ripresa per investire nella transizione verde delle loro infrastrutture militari;
  6. sottolinea la necessità di aumentare gli investimenti nella difesa “verde”, in particolare concentrando una maggiore quota di attività di ricerca e sviluppo in ambito militare e di innovazioni tecnologiche a doppio uso (materiali, energia ecc.) finanziate dal bilancio dell’UE su combustibili e sistemi di propulsione neutri in termini di emissioni di carbonio per aeromobili, navi e altri veicoli militari, in particolare per quanto riguarda i futuri grandi sistemi di armi (ad esempio il futuro sistema aereo di combattimento (FCAS) e il principale carro armato europeo (EMBT)) e altri che sono sviluppati nei quadri forniti dall’UE; sottolinea che, data la loro duplice natura, tali investimenti hanno forti ricadute positive nel settore civile, in particolare per il settore dell’aviazione civile in difficoltà che è alla ricerca di modelli aziendali e tecnologie a minore intensità energetica e più efficienti sotto il profilo dei costi; è del parere che il ricorso a una progettazione ecocompatibile potrebbe essere privilegiato, al fine di limitare gli effetti ambientali delle attrezzature militari nel corso del loro ciclo di vita, provvedendo, allo stesso tempo, alla migliore corrispondenza possibile tra prestazioni operative ed efficienza ambientale; ritiene che l’elettrificazione della tecnologia militare vada promossa ulteriormente e finanziata in maniera ingente dalle sovvenzioni europee garantite mediante il FED, in particolare per quanto riguarda i sistemi di armi, ma anche a livello di alloggi, caserme e dei relativi sistemi di riscaldamento o raffreddamento, sia negli Stati membri che negli accampamenti militari in caso di schieramento; ricorda che l’adattamento dei mezzi di difesa e dei loro utilizzi ai cambiamenti climatici è una responsabilità che compete principalmente agli Stati membri e che l’UE in quanto tale non dispone ancora di capacità proprie;
  7. sottolinea la necessità per l’UE di monitorare e ridurre in via permanente qualsiasi vulnerabilità e/o dipendenza che l’”elettrificazione” delle forze armate europee potrebbe creare, in particolare relativamente all’accesso alle materie prime essenziali necessarie; sottolinea che l’”inverdimento” delle forze armate europee, nonché la loro digitalizzazione, non deve assolutamente creare nuove vulnerabilità o rendere l’Europa o i suoi cittadini europei inferiori in termini di sicurezza;
  8. chiede di integrare i criteri dell’efficienza energetica e dell’economia circolare nei programmi di sviluppo delle capacità e negli orientamenti relativi agli appalti, sulla base delle esperienze e degli insegnamenti appresi dagli Stati membri e nel quadro delle attività dell’AED; chiede agli Stati membri di lavorare all’ottimizzazione dei processi, a una progettazione ecocompatibile dei sistemi e a una costruzione e funzionamento basati sui principi di circolarità, in particolare per quanto riguarda il quartier generale del comando del livello operativo e gli uffici periferici; chiede il rafforzamento del ruolo dell’AED, del FED e della cooperazione strutturata permanente (PESCO) a sostegno degli Stati membri, la diffusione delle migliori pratiche nazionali e l’organizzazione di periodici scambi inter pares sulla difesa verde e la mitigazione dei cambiamenti climatici;
  9. ritiene sia giunto il momento di sviluppare nuovi progetti PESCO al fine di stabilire norme e parametri di riferimento relativi all’efficienza energetica, creando nuove capacità o mettendo in comune e modernizzando quelle esistenti; invita gli Stati membri a valutare se, ricorrendo alla PESCO, sia possibile creare un corpo di ingegneri militari che si concentri sulla lotta alle catastrofi naturali causate dal clima e sulla protezione delle infrastrutture nei paesi fragili; sottolinea l’importanza di prevedere revisioni periodiche per valutare i progressi conseguiti in tali progetti e affrontare le eventuali carenze quanto più precocemente possibile; plaude al ruolo svolto dalle operazioni congiunte nel salvataggio dei civili durante le catastrofi naturali, come l’addestramento franco-olandese per la gestione delle catastrofi “Hurricane Exercice” (HUREX) nei Caraibi;
  10. evidenzia che i cambiamenti climatici e il degrado ambientale dovrebbero essere affrontati in occasione della futura revisione del patto sulla dimensione civile della PSDC, in particolare per quanto riguarda l’integrazione degli aspetti climatici e ambientali nei compiti operativi e nella politica di formazione;

 

 

Intensificare la cooperazione internazionale e rafforzare il multilateralismo

  1. ricorda l’importanza della cooperazione quale pietra miliare del ruolo guida dell’UE nella lotta ai cambiamenti climatici, come indicato nella tabella di marcia; accoglie con favore gli scambi a livello del personale in corso con le Nazioni Unite e la NATO e sottolinea la necessità di una più stretta cooperazione in questo settore; invita il SEAE e i servizi competenti della Commissione a instaurare inoltre un dialogo con altri partner, quali l’Unione africana, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, il Canada e gli Stati Uniti; rimarca che è altresì necessario rimediare all’attuale mancanza di dati affidabili e comparabili a livello internazionale sul consumo energetico e sulle emissioni di gas a effetto serra nel settore della difesa;
  2. sottolinea che le politiche di sicurezza climatica non devono essere incentrate solo sull’adattamento alle turbolenze, ai vincoli relativi alle risorse e a più alti livelli di imprevedibilità, ma anche sulla promozione del cambiamento più profondo necessario a ripristinare la stabilità e l’equilibrio ecologici a livello globale;
  3. chiede che il legame che intercorre tra clima e sicurezza sia inserito come nuovo ambito prioritario ai fini del partenariato strategico ONU-UE relativo alle operazioni di pace e alla gestione delle crisi;
  4. osserva l’ambizione dichiarata di raggiungere la neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2050; sottolinea che 22 Stati membri fanno parte della NATO e invita il VP/AR a garantire che gli obiettivi, i parametri di riferimento e le metodologie in materia di riduzione delle emissioni siano sincronizzati tra Stati membri, dato che dispongono di una riserva unica di forze; ritiene che la NATO e l’UE debbano decidere di considerare la sicurezza climatica come un nuovo spazio di cooperazione e azioni concrete; chiede più specificamente che i cambiamenti e la sicurezza climatici siano inseriti come nuovo ambito di cooperazione molto concreto nella terza dichiarazione congiunta dell’UE e della NATO;
  5. sottolinea il ruolo importante della diplomazia parlamentare ai fini del rafforzamento dei legami internazionali per combattere i cambiamenti climatici, anche attraverso il lavoro dei comitati e delle delegazioni del Parlamento europeo, e chiede di rivolgere maggiore attenzione al legame che intercorre tra clima e sicurezza;
  6. sottolinea che la carenza di finanziamenti a favore del clima è un ostacolo importante quando si tratta di affrontare in modo significativo i cambiamenti climatici e di consolidare la sicurezza climatica; si rammarica del fatto che nel 2009, la comunità internazionale avesse promesso 100 miliardi di USD in finanziamenti a favore del clima per i paesi in via di sviluppo, ma che tale promessa non fosse ancora stata mantenuta al momento della COP26;
  1. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio e alla Commissione.

RELAZIONE sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune – relazione annuale 2021

21.12.2021 – (2021/2183(INI))

Il Parlamento europeo,

  • visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE),
  • visto il titolo V del trattato sull’Unione europea (TUE),
  • vista la sua risoluzione del 27 febbraio 2014 sull’utilizzo di droni armati[1],
  • vista la sua risoluzione dell’11 dicembre 2018 sulla mobilità militare[2],
  • vista la sua risoluzione del 12 settembre 2018 sui sistemi d’arma autonomi,
  • vista la sua posizione del 26 novembre 2019 sulla proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto e della direttiva 2008/118/CE relativa al regime generale delle accise per quanto riguarda lo sforzo di difesa nell’ambito dell’Unione[3],
  • vista la sua risoluzione del 15 gennaio 2020 sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune – relazione annuale[4],
  • vista la sua risoluzione del 15 gennaio 2020 sulla relazione annuale sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune – relazione annuale[5],
  • vista la sua risoluzione del 17 settembre 2020 sull’esportazione di armi: applicazione della posizione comune 2008/944/PESC[6],
  • vista la sua risoluzione del 23 ottobre 2020 sull’uguaglianza di genere nella politica estera e di sicurezza dell’UE[7],
  • vista la sua risoluzione del 25 marzo 2021 sull’attuazione della direttiva 2009/81/CE, relativa agli appalti nei settori della difesa e della sicurezza, e della direttiva 2009/43/CE, relativa ai trasferimenti di prodotti per la difesa[8],
  • vista la sua posizione del 28 aprile 2021 concernente il progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell’Unione, dell’accordo sugli scambi e la cooperazione tra l’Unione europea e la Comunità europea dell’energia atomica, da una parte, e il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, dall’altra, e dell’accordo tra l’Unione europea e il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord sulle procedure di sicurezza per lo scambio e la protezione di informazioni classificate[9],
  • vista la sua risoluzione del 7 luglio 2021 sulla cooperazione UE-NATO nel contesto delle relazioni transatlantiche[10],
  • vista la sua risoluzione del 7 ottobre 2021 sullo stato delle capacità di ciberdifesa dell’UE[11],
  • visto il regolamento (UE) 2021/697 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2021, che istituisce il Fondo europeo per la difesa e abroga il regolamento (UE) 2018/1092[12],
  • visto il regolamento (UE) 2021/947 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 giugno 2021, che istituisce lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale – Europa globale, che modifica e abroga la decisione n. 466/2014/UE e abroga il regolamento (UE) 2017/1601 e il regolamento (CE, Euratom) n. 480/2009 del Consiglio[13],
  • visti il documento sul piano di attuazione in materia di sicurezza e difesa, presentato al Consiglio dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) il 14 novembre 2016 e le conclusioni del Consiglio del 14 novembre 2016 sull’attuazione della strategia globale dell’UE nel settore della sicurezza e della difesa, che ha definito un nuovo livello di ambizione dell’UE in materia di sicurezza e difesa,
  • viste le conclusioni del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio il 19 novembre 2018, relative all’istituzione di un patto sulla dimensione civile della politica di sicurezza e di difesa comune dell’Unione (PSDC),
  • viste le conclusioni del Consiglio sul tema “Donne, pace e sicurezza”, del 10 dicembre 2018,
  • viste le conclusioni del Consiglio sui giovani, la pace e la sicurezza del 7 giugno 2018 e le conclusioni del Consiglio sui giovani nell’azione esterna del 5 giugno 2020,
  • viste le conclusioni del Consiglio, del 20 novembre 2020, sulla revisione strategica 2020 della cooperazione strutturata permanente (PESCO),
  • vista la dichiarazione dei membri del Consiglio europeo del 26 febbraio 2021 sulla sicurezza e sulla difesa,
  • viste le conclusioni del Consiglio su un partenariato rinnovato con il vicinato meridionale – Una nuova agenda per il Mediterraneo del 16 aprile 2021,
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo sulla strategia integrata dell’Unione europea nel Sahel del 16 aprile 2021,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 25 novembre 2013, del 18 novembre 2014, del 18 maggio 2015, del 27 giugno 2016, del 14 novembre 2016, del 18 maggio 2017, del 17 luglio 2017, del 25 giugno 2018, del 17 giugno 2019, del 10 dicembre 2019, del 17 giugno 2020, del 12 ottobre 2020, del 20 novembre 2020, del 7 dicembre 2020 e del 10 maggio 2021 sulla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC),
  • viste le conclusioni del Consiglio del 18 ottobre 2021 sull’operazione Althea dell’EUFOR,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 22 ottobre 2021 sugli attacchi ibridi volti a strumentalizzare i migranti avviato dal regime bielorusso,
  • vista la nuova agenda strategica 2019-2024 adottata in occasione del Consiglio europeo del 20 giugno 2019,
  • vista la dichiarazione congiunta dei membri del Consiglio europeo e degli Stati membri del gruppo dei cinque per il Sahel (G5 Sahel) del 28 aprile 2020,
  • visto il concetto del Consiglio per un approccio integrato sui cambiamenti climatici e la sicurezza adottato il 5 ottobre 2021,
  • vista la tabella di marcia del Consiglio sui cambiamenti climatici e la difesa del 9 novembre 2020,
  • vista la relazione relativa alla revisione annuale sulla difesa dell’Agenzia europea per la difesa presentata al Consiglio in occasione della sua riunione del 20 novembre 2020,
  • vista la decisione (PESC) 2019/797 del Consiglio, del 17 maggio 2019, concernente misure restrittive contro gli attacchi informatici che minacciano l’Unione o i suoi Stati membri[14],
  • vista la decisione (PESC) 2017/2315 del Consiglio, dell’11 dicembre 2017, che istituisce la cooperazione strutturata permanente (PESCO) e fissa l’elenco degli Stati membri partecipanti[15],
  • vista la decisione (PESC) 2021/509 del Consiglio, del 22 marzo 2021, che istituisce uno strumento europeo per la pace, e abroga la decisione (PESC) 2015/528[16],
  • viste le decisioni (PESC) 2021/748, 2021/749 e 2021/750 del Consiglio, del 6 maggio 2021, relative alla partecipazione del Canada, del Regno di Norvegia e degli Stati Uniti d’America al progetto PESCO Mobilità militare,
  • vista la decisione (PESC) 2021/1143 del Consiglio del 12 luglio 2021 relativa a una missione militare di formazione dell’Unione europea in Mozambico (EUTM Mozambico),
  • vista la strategia globale dal titolo “Visione condivisa, azione comune: un’Europa più forte. Una strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea”, presentata dal VP/AR il 28 giugno 2016,
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 6 marzo 2014, dal titolo “Per un settore marittimo globale aperto e sicuro: elementi di una strategia per la sicurezza marittima dell’Unione europea” (JOIN(2014)0009),
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 7 giugno 2017, dal titolo “Un approccio strategico alla resilienza nell’azione esterna dell’UE” (JOIN(2017)0021),
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 16 dicembre 2020, dal titolo “La strategia dell’UE in materia di cibersicurezza per il decennio digitale” (JOIN(2020)0018),
  • visti i discorsi sullo stato dell’Unione del 2020 e del 2021 della Presidente von der Leyen e le lettere di intenti che li accompagnano,
  • visto il programma annuale di lavoro del Fondo europeo per la difesa per il 2021, adottato dalla Commissione il 30 giugno 2021,
  • vista l’analisi n. 09/2019 della Corte dei conti europea, del 12 settembre 2019, dal titolo “Difesa europea”,
  • visto il trattato del Nord Atlantico,
  • viste le due dichiarazioni congiunte sulla cooperazione UE-NATO firmate l’8 luglio 2014 e il 10 luglio 2018,
  • vista la sesta relazione sullo stato dei lavori relativi all’attuazione dell’insieme comune di proposte approvato dai Consigli dell’UE e della NATO il 6 dicembre 2016 e il 5 dicembre 2017, pubblicata il 17 maggio 2021,
  • visto l’insieme comune di 74 proposte per l’attuazione della dichiarazione congiunta di Varsavia approvato dai Consigli dell’UE e della NATO il 6 dicembre 2016 e il 5 dicembre 2017,
  • vista la dichiarazione del vertice UE-USA dal titolo “Towards a Renewed Transatlantic Partnership” (Verso un partenariato transatlantico rinnovato) del 15 giugno 2021,
  • viste l’invasione e l’annessione illegali della Crimea da parte della Russia,
  • vista la violazione dello spazio aereo e delle frontiere marittime degli Stati membri da parte della Russia,
  • visto l’aumento della presenza economica e militare della Cina nei paesi mediterranei e africani,
  • vista la minaccia del terrorismo interno ed esterno, in particolare da parte di gruppi come l’ISIS,
  • viste le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, le capacità spaziali e l’informatica quantistica, che offrono nuove opportunità per l’umanità, ma pongono anche nuove sfide in materia di politica estera e difesa, per le quali sono necessari una strategia chiara e il consenso tra gli alleati,
  • visti la Carta delle Nazioni Unite e l’Atto finale di Helsinki del 1975 dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa,
  • viste le convenzioni delle Nazioni Unite sul diritto del mare,
  • visto il comunicato finale del vertice straordinario della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) dell’8 settembre 2021,
  • visti gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite, in particolare l’OSS 16, che mira a promuovere società pacifiche e inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile,
  • visto l’articolo 54 del suo regolamento,
  • visto il parere della commissione per gli affari costituzionali,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0358/2021),
  1. considerando che nel 2020 la pandemia di COVID-19 ha fatto luce sulla crescita dei rischi a livello mondiale e sulla vulnerabilità dell’UE a causa della sua dipendenza esterna; che la pandemia ha ampliato il concetto di sicurezza e autonomia strategica includendovi preoccupazioni di ordine sanitario, tecnologico ed economico;
  2. considerando che l’Europa affronta il degrado rapido e duraturo del suo ambiente strategico; che il terrorismo rimane una minaccia grave; che gli Stati esprimono le proprie ambizioni di potenza e perseguono una strategia di espansione che accetta il ricorso alla forza armata; che tale strategia ha, come conseguenza, il rischio di una militarizzazione dei mari, dello spazio, dell’Artico e del ciberspazio e un rilancio della corsa agli armamenti;
  3. considerando che il moltiplicarsi degli attacchi informatici contro infrastrutture strategiche durante la crisi COVID-19 o recentemente nel caso Pegasus, sono altrettanti esempi che giustificano lo sviluppo rapido di misure di protezione contro tutte le forme più recenti di minacce informatiche e le tecniche di spionaggio più avanzate; che l’UE si è impegnata a investire 1,6 miliardi di EUR nella capacità di reazione e a favore della diffusione di strumenti di cibersicurezza per le amministrazioni pubbliche, le imprese e i privati, nonché a sviluppare la cooperazione tra il settore pubblico e quello privato in tale ambito;
  4. considerando che il Parlamento, in quanto luogo di espressione della democrazia europea, costituisce un bersaglio; che la digitalizzazione delle attività legata al telelavoro durante la pandemia di COVID-19 non ha fatto altro che rafforzare la nostra esposizione alle minacce esistenti;
  5. considerando che l’UE dispone, in termini di capacità militari dei suoi Stati membri, di un bilancio complessivo di 395 miliardi di EUR, il che la colloca al secondo posto a livello mondiale; che le capacità dell’Europa sono frammentate e che soffrono di ridondanze, lacune e assenza di interoperabilità;
  6. considerando che la crescente complessificazione delle minacce è legata allo sviluppo tecnologico, alla digitalizzazione delle società e all’integrazione delle economie internazionali; che, di conseguenza, si moltiplicano le minacce ibride che combinano mezzi militari e/o non militari come la disinformazione, l’uso delle migrazioni a fini di ricatto, gli attacchi informatici o le pressioni economiche che sono in contrasto con gli interessi e i valori europei e costituiscono una minaccia crescente per la sicurezza dell’UE, le sue imprese, i suoi servizi pubblici e i suoi cittadini;
  7. considerando che per affrontare i rischi di crisi che si moltiplicano alle frontiere dell’UE o in zone di interesse per l’Unione, gli Stati membri si sono impegnati a fornire capacità di risposta rapida in linea con gli obiettivi primari (Headline Goals) dell’UE, in particolare i gruppi tattici; che questi soffrono di numerosi limiti politici, organizzativi e finanziari; che, di conseguenza, non sono mai stati dispiegati;
  8. considerando che la comunità internazionale, in particolare l’UE, si è impegnata nel Sahel e soprattutto nel Mali; che la giunta del Mali ha rilasciato dichiarazioni circa l’intenzione di ricorrere a una società di sicurezza privata russa per partecipare ad attività militari in Mali; che questa società si è resa colpevole di abusi ovunque sia intervenuta;
  9. considerando che il ritiro dall’Afghanistan e il ritorno al potere dei talebani comporta un aumento del rischio terroristico nella regione e oltre; che l’UE ha inviato dal 2007 al 2016 una missione della PSDC, la missione di polizia dell’Unione europea (EUPOL Afghanistan), e ha stanziato 17 miliardi di EUR per l’Afghanistan; che gli Stati membri sono dipesi, al momento del ritiro, dagli Stati Uniti che hanno dispiegato 6 000 soldati per mettere in sicurezza l’aeroporto di Kabul in tempi molto brevi, il che ha consentito di evacuare cittadini europei nonché cittadini afgani in pericolo; che in tale situazione l’UE non è stata in grado di realizzare un ponte aereo né di coordinare le proprie evacuazioni; che se l’UE dovesse condurre un’operazione simile all’evacuazione di Kabul, non sarebbe in grado, allo stato attuale, di prendere decisioni rapidamente, di dispiegare truppe e di completare evacuazioni e ponti aerei con efficienza e proattività; che, pertanto, l’Unione e i suoi Stati membri devono urgentemente trarre insegnamenti dalla crisi afgana per rafforzare la capacità dell’UE di agire in modo autonomo in circostanze analoghe; che la cosiddetta “bussola strategica” deve consentire di fissare il livello di ambizione dell’UE, in particolare sulla base degli insegnamenti appresi dal fallimento afgano;

 

Dotare l’UE di una dottrina di sicurezza e di difesa grazie alla bussola strategica, vettore dell’autonomia strategica

  1. sottolinea che l’Unione europea si trova dinanzi a:
  • minacce nuove e in evoluzione, derivanti da attori statali e non statali in un mondo multipolare, quali il terrorismo, l’ascesa dell’autoritarismo, minacce ibride attraverso mezzi di guerra ibrida quali gli attacchi informatici, e la strumentalizzazione della migrazione, la disinformazione e le interferenze straniere, che hanno reso meno netta la linea di demarcazione tra guerra e pace, aumentando le minacce alle risorse naturali, alla sicurezza energetica e ai cambiamenti climatici;
  • una maggiore militarizzazione del mondo, con il ripetersi della concorrenza tra le potenze a livello mondiale con una crescente dimensione militare e l’aumento delle tensioni geopolitiche, un’età di “assenza di pace” caratterizzata da concorrenza ostile, un indebolimento degli sforzi di disarmo e dei regimi internazionali di controllo delle armi, la proliferazione delle armi di distruzione di massa (ADM), comprese le armi nucleari, e l’utilizzo di armi chimiche;
  • un vicinato ancora instabile, sia a Est che a Sud;
  • ritiene che l’instabilità e l’imprevedibilità alle frontiere dell’Unione e nel suo immediato vicinato (Africa settentrionale, Medio Oriente, Caucaso, Balcani, Mediterraneo orientale, ecc.), come pure nel suo esteso vicinato (Sahel, Corno d’Africa, ecc.), assieme all’aggressione russa contro l’Ucraina e la Georgia, rappresentino una minaccia diretta e indiretta per la sicurezza del continente; sottolinea il legame indissolubile tra sicurezza interna ed esterna; riconosce che un coinvolgimento attivo nel vicinato è nell’interesse dell’Unione europea;  sottolinea l’importanza della stabilità nei Balcani occidentali; osserva con preoccupazione la crescente militarizzazione della penisola di Crimea e i tentativi della Federazione russa di destabilizzare la regione del Mar Nero;
    1. osserva che l’anno 2020 è stato caratterizzato dalla pandemia di COVID-19 e numerose sfide per la politica estera, di sicurezza e di difesa dell’Unione, che hanno messo in evidenza l’insufficiente coordinamento e le nostre dipendenze rispetto al resto del mondo; sottolinea che l’Unione europea deve trarne insegnamenti, in particolar modo per aumentare la sua sovranità digitale e tecnologica e l’autonomia strategica complessiva in qualità di attore internazionale, come pure la sua capacità e volontà di decidere e agire autonomamente, se necessario, in materia di affari esteri, sicurezza e difesa e rivalutare le sue dipendenze dagli attori che non condividono gli stessi valori; insiste sulla necessità che l’Unione consolidi anche la sua autonomia in ambito sanitario;
    2. accoglie con favore l’avvio dei lavori sulla bussola strategica, un esercizio di riflessione strategica senza precedenti, che dovranno concludersi nel marzo 2022; sottolinea che lo sviluppo della bussola strategica costituisce un punto di partenza per l’attuazione di una difesa europea comune in linea con le disposizioni di cui all’articolo 42, paragrafo 2, TUE, e per la definizione della PSDC, e che dovrebbe rappresentare un passo importante verso un’autentica Unione europea della difesa che tenga conto della situazione costituzionale specifica di alcuni Stati membri; ritiene che la bussola strategica dovrebbe sviluppare una maggiore coesione nel settore della sicurezza e della difesa; sottolinea che, in un mondo altamente multipolare con una maggiore concorrenza tra superpotenze, il peso combinato dell’Unione può contribuire a garantire la sicurezza dei membri dell’UE e che una solida politica di difesa dell’UE è necessaria affinché l’Unione disponga dei mezzi per adoperarsi in maniera efficace a favore della pace, della sicurezza umana, dello sviluppo sostenibile e della democrazia; sottolinea che un’Unione europea della difesa rientrerebbe nell’obiettivo dichiarato dell’UE di conseguire l’autonomia strategica; osserva che, in tale contesto, la risposta alle sfide di sicurezza esterna dell’Unione e dei suoi Stati membri risiede in primis nell’affermazione e nell’attuazione concreta delle capacità che consentono una migliore valutazione delle situazioni di crisi, l’adozione di decisioni più rapide e di azioni più incisive qualora le circostanze lo esigano, in maniera autonoma se del caso, al fine di difendere i propri interessi e valori, nel rispetto delle alleanze e dei partenariati; osserva che svilupperebbe una maggiore coerenza dell’Unione in materia di sicurezza e difesa; ritiene che sia urgentemente necessario sviluppare un’autentica Unione europea della sicurezza e della difesa che comprenda tutti gli aspetti, gli strumenti, i bilanci e le capacità militari e civili in materia di sicurezza e l’intero ciclo del conflitto, dalla prevenzione alla stabilizzazione al termine dei conflitti, e che si basi su un concetto di sicurezza umana moderno, progressivo e forte che affronti le richieste di sicurezza dei cittadini dell’UE e delle popolazioni locali e la sicurezza e la stabilità delle istituzioni statali; esorta l’UE a potenziare le sue capacità istituzionali in materia di prevenzione dei conflitti, di mediazione, di dialogo e di allentamento della tensione;
    3. insiste sull’importanza di basarla sull’analisi delle minacce a 360 gradi; sottolinea che la bussola strategica deve costituire la risposta ambiziosa dell’Unione a tale analisi, i cui risultati devono essere periodicamente e realisticamente riesaminati, con l’obiettivo di elaborare un meccanismo di valutazione costante delle minacce e di consultazione parlamentare;
    4. sottolinea che la bussola strategica dovrà permettere di rafforzare la capacità di azione dell’Unione quale partner strategico e attore mondiale per la pace sempre più credibile che rafforzi e difenda una cooperazione multilaterale e un sistema internazionale basato su regole, nonché la sua capacità di agire autonomamente, se necessario; insiste sul fatto che tale esercizio dovrà essere periodicamente aggiornato e dovrà stabilire un obiettivo ambizioso, improntato al realismo e all’operatività, e includere un calendario per l’attuazione delle decisioni e di meccanismi di controllo; insiste sul fatto che tale esercizio deve permettere all’Unione di compiere progressi effettivi e coerenti verso una politica di difesa coerente, una cultura strategica comune, una comprensione comune delle sfide strategiche dell’UE e una capacità di anticipazione delle minacce e di reazione rapida e coordinata, futuri scenari di intervento come pure una capacità di resilienza autonoma, affinché l’UE sia in grado di mobilitare risorse in modo solidale, in linea con i trattati, quando uno Stato membro è minacciato e quando la pace, la sicurezza e la stabilità internazionali sono contestate al di fuori dell’UE e, in ultima analisi, di garantire la protezione, gli interessi e i valori dei cittadini europei; ricorda che l’attuale livello di ambizione dell’UE nel settore della sicurezza e della difesa, come indicato nelle conclusioni del Consiglio del 14 novembre 2016, comprende la risposta ai conflitti e alle crisi esterne, lo sviluppo delle capacità dei partner e la “protezione dell’Unione e dei suoi cittadini”; sottolinea l’importanza dell’approccio integrato quale base della risposta dell’UE ai conflitti e alle crisi;
    5. sottolinea l’importanza che il Parlamento, in particolare la sua sottocommissione per la sicurezza e la difesa, riceva periodici aggiornamenti e relazioni sull’attuazione della bussola strategica dal Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) a seguito dell’approvazione, nel marzo 2022, della bussola strategica;

 

Missioni e operazioni della PSDC nel 2020: valutazione e raccomandazioni

  1. ricorda che l’Unione gestisce attualmente 11 missioni civili e sette missioni e operazioni militari; ricorda che, tra queste, solo tre sono operazioni caratterizzate da un mandato esecutivo: la missione EU NAVFOR Somalia – operazione ATALANTA, l’operazione nel Mediterraneo EUNAVFOR MED IRINI, e la forza militare dell’UE in Bosnia ed Erzegovina (EUFOR ALTHEA); ricorda l’impegno generale dell’UE nel Sahel e nel Corno d’Africa attraverso sei missioni civili (la missione dell’UE per lo sviluppo delle capacità in Mali (EUCAP Sahel Mali), EUCAP Sahel Niger, EUCAP Somalia) e sei missioni militari (la missione di formazione dell’Unione europea in Mali (EUTM Mali), EUTM Somalia, EUNAVFOR ATALANTA, EUNAVFOR MED IRINI); osserva che tali missioni e operazioni non hanno ancora realizzato il loro pieno potenziale e subiscono l’impatto della pandemia di COVID-19, che ha influito sulla loro attività e ne ha limitato l’efficacia; propone che il bilancio, la pianificazione e l’attrezzatura delle missioni e delle operazioni della PSDC dell’UE siano valutati alla luce degli insegnamenti tratti dalla COVID-19 e ritiene pertanto che un riesame dei risultati e un’eventuale adattamento del mandato sia parte della revisione strategica standard di una missione;
  2. pone in evidenza l’importanza per l’Unione di garantire la stabilità, la sicurezza umana e la prosperità sostenibili nel suo vicinato; rileva che le missioni militari della PSDC sono ormai incentrate quasi esclusivamente sulla formazione delle forze armate (EUTM), senza una dimensione esecutiva e con un sostegno limitato; ritiene che, senza influenzare la dimensione non esecutiva di tali missioni, il mandato andrebbe rafforzato insistendo sulla formazione, al fine di consentire ai consulenti europei di controllare in loco, con la massima precisione possibile, se i programmi di addestramento sono stati attuati correttamente e se sono pienamente conformi alle esigenze operative delle forze armate locali;
  3. sottolinea che la consegna di armi nell’ambito dello strumento europeo per la pace dovrebbe avvenire nel pieno rispetto della posizione comune dell’UE sulle esportazioni di armi, del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, e includere efficaci disposizioni in materia di trasparenza;
  4. deplora l’azione dei golpisti in Mali; è profondamente preoccupato per la presenza insufficiente dei servizi essenziali dello Stato nel territorio del Mali e del Sahel in generale; esprime profonda preoccupazione per il peggioramento della sicurezza nella regione; esprime profonda preoccupazione per le relazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite che elencano gravi violazioni, passate e in atto, dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, compresi presunti crimini di guerra, commessi da gruppi armati, tra cui gruppi terroristici, forze armate del Mali e altre forze armate del G5 Sahel; deplora vivamente l’impunità a tale riguardo e sottolinea che tali crimini in atto minano anche gli sforzi europei e internazionali per creare un ambiente sicuro e protetto per combattere i gruppi armati e i terroristi; sottolinea il crescente coinvolgimento di attori ostili in una regione fondamentale per la nostra sicurezza, che potrebbe compromettere l’obiettivo comune dell’UE e del Mali di sicurezza umana, pace, stabilità e sviluppo sostenibile nel paese, dove altri attori che non condividono necessariamente gli stessi principi etici dell’UE e dei suoi Stati membri sono disposti a colmare il vuoto di capacità, senza alcun riguardo per considerazioni relative al rispetto dello Stato di diritto, delle norme internazionali o del diritto bellico; esprime profonda preoccupazione per la crescente influenza di società militari private straniere e per i possibili piani del governo maliano di avviare una cooperazione con il Gruppo Wagner, una società militare privata russa che costituisce una procura del Cremlino, tra l’altro per la formazione delle sue forze armate; sottolinea che tale cooperazione è incompatibile con la cooperazione in materia di sicurezza e difesa dell’UE, in particolare EUTM Mali, e richiederebbe quindi che l’UE rivaluti il suo impegno in Mali; esorta le attuali autorità maliane ad astenersi dal concludere un contratto con il Gruppo Wagner e dal consentire al suo personale di entrare nel territorio maliano; sottolinea, più in generale, la necessità di monitorare attentamente le azioni delle società militari e di sicurezza private che stanno aumentando la loro impronta globale in aree vulnerabili tra cui l’Africa, l’America latina e l’Europa orientale, e ricorda l’importanza di tenere il Parlamento informato sulla questione;
  5. prende atto dell’annuncio della ridefinizione, di concerto e previa consultazione con i nostri partner internazionali e africani, dell’azione militare francese nel Sahel; sottolinea che tali cambiamenti dovrebbero avvenire nel quadro di una stretta consultazione con l’insieme dei partner internazionali, e soprattutto europei, presenti nel Sahel; accoglie con favore l’impegno costante dell’UE e degli Stati membri a favore della stabilizzazione dei paesi del G5 Sahel, in particolare con il sostegno alla forza congiunta del G5 Sahel, rafforzando le missioni PSDC dell’UE e accrescendo la partecipazione delle forze armate Stati membri europei nella task force Takuba;
  6. si compiace dell’adattamento del nuovo mandato ampliato della missione EUTM Mali; chiede di rafforzare la cooperazione strutturale e l’accompagnamento non esecutivo delle forze armate e di accelerare il processo di regionalizzazione che consente alla missione di fornire assistenza militare alle forze armate dei paesi del G5 e, in particolare, al Burkina-Faso e al Niger, che avrà implicazioni per i partner internazionali, europei e africani; sottolinea le possibilità offerte dallo strumento europeo per la pace riguardo alla consegna di attrezzature destinate all’addestramento delle forze armate maliane, che saranno essenziali per il rafforzamento dell’intervento e dell’efficacia dell’azione europea; è convinto che l’UE debba incrementare rapidamente ed efficacemente le proprie capacità di fornire attrezzature, affinché le missioni EUCAP e EUTM non perdano credibilità presso le autorità locali, a condizione che tali forze di sicurezza rispettino il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani e siano sotto controllo democratico;
  7. chiede agli Stati membri di contribuire in modo significativo all’attività consultiva di EUTM Mali e di inviare gli effettivi in grado di apportare un contributo; ricorda che nel Sahel il processo di regionalizzazione della PSDC deve continuare a rafforzare la cooperazione e il coordinamento con gli attori internazionali e con gli Stati membri dell’UE coinvolti nella regione, attraverso iniziative in corso come il partenariato per la stabilità e la sicurezza nel Sahel (P3S); sottolinea che l’UE fornisce anche un solido sostegno all’operatività della forza congiunta del G5 Sahel e della relativa componente di polizia; accoglie positivamente la nuova strategia integrata dell’UE nel Sahel, che comprende un approccio più ampio incentrato sul rafforzamento della governance e che sottolinea in particolare la necessità di rafforzare la presenza statale e dei servizi pubblici nei paesi della regione; sottolinea gli sforzi compiuti dall’EUCAP Sahel Mali per sostenere il dispiegamento delle forze di sicurezza maliane nel Mali centrale; sottolinea gli sforzi dell’EUCAP Sahel Niger per sostenere il Niger nell’attuazione di una politica nazionale di difesa e di sicurezza del Niger; ricorda che la regionalizzazione delle azioni della PSDC sostiene l’approccio integrato dell’UE nel Sahel e che, a tal fine, l’intervento della cellula consultiva e di coordinamento regionale (RACC) deve proseguire; è del parere che la regionalizzazione dell’approccio della PSDC nel Sahel sia pertinente, ma richieda un’organizzazione più chiara e il coordinamento tra le missioni civili e miliari PSDC in corso, gli attori locali e le altre organizzazioni internazionali come la missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite (Missione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nel Mali – MINUSMA) e le operazioni condotte dall’esercito francese; insiste per uno sforzo notevole a favore del Burkina-Faso, tenuto conto della gravità delle minacce che deve affrontare questo paese con capacità limitate; ricorda che per essere efficaci in modo duraturo, le risposte militari e di sicurezza devono essere accompagnate da misure concrete e visibili per fornire servizi essenziali alla popolazione; sottolinea l’importanza di poter sostenere più attivamente gli Stati che si affacciano sul Golfo di Guinea, affinché questi possano contrastare la crescente minaccia terroristica con cui devono fare i conti; sottolinea la necessità di prestare particolare attenzione alla crescente instabilità nelle regioni del Sahel, dell’Africa occidentale e del Corno d’Africa, nonché alle importanti ripercussioni che gli sviluppi in tali regioni hanno non solo per il continente africano ma anche per l’Unione europea;
  8. plaude alle discussioni in corso sulla partecipazione del Mozambico e dell’India alle missioni della PSDC e alle operazioni in Africa; accoglie con favore la partecipazione attiva della Georgia alle missioni della PSDC e, in particolare, la sua partecipazione alle missioni di formazione nella Repubblica centrafricana (RCA) e in Mali;
  9. osserva che la situazione in materia di sicurezza in Somalia è molto preoccupante e costituisce una fonte di destabilizzazione in tutto il Corno d’Africa e oltre; insiste sul fatto che Al-Shabaab resta una delle organizzazioni terroristiche più potenti legate ad Al-Qaeda e che tale caratteristica dovrebbe spingere gli Stati membri a valutare una partecipazione più significativa alle missioni e operazioni europee in questa regione strategica e alla fornitura delle risorse necessarie; sottolinea che il rafforzamento di EUTM Somalia sul versante consultivo presso le strutture di comando consente di esercitare un’influenza significativa sulla condotta delle operazioni nell’ambito del dispositivo multilaterale di assistenza militare; sottolinea che EUNAVFOR Atalanta, EUCAP ed EUTM Somalia costituiscono un insieme coerente a sostegno del quadro strategico dell’Unione per il Corno d’Africa; plaude al ruolo determinante svolto dall’operazione Atalanta nella lotta contro la pirateria e i traffici nel Corno d’Africa, proteggendo quindi con successo le imbarcazioni del Programma alimentare mondiale, e a quello di EUCAP Somalia nella consulenza alle autorità federali e regionali del Puntland e del Somaliland riguardo allo sviluppo delle funzioni della guardia costiera e della polizia marittima; sottolinea che l’impegno dell’UE nella regione del Corno d’Africa continua a essere pertinente ai fini del rafforzamento della capacità delle forze di sicurezza somale e prende atto altresì della necessità di migliorarne l’efficacia; accoglie con favore e incoraggia ulteriormente la partecipazione dei partner che condividono gli stessi principi al fine di garantire vie navigabili sicure nel Golfo di Aden e nell’Oceano Indiano; chiede un approccio integrato per affrontare le questioni in materia di sviluppo e governance che favoriscono la pirateria;
  10. rileva con preoccupazione il peggioramento della situazione sotto il profilo della politica e della sicurezza nella Repubblica centrafricana (RCA); chiede di ripristinare un dialogo inclusivo tra il governo, l’opposizione democratica e la società civile e di imprimere nuovo slancio all’accordo di pace; deplora che dal 2018 il presidente dell’RCA abbia fatto ricorso al Gruppo Wagner, una società militare privata e procura russa, che è responsabile di crimini di guerra e di gravi violazioni dei diritti umani nell’RCA; manifesta preoccupazione per l’impatto di tale decisione sulla realizzabilità e l’efficacia della missione di formazione delle truppe centroafricane; denuncia l’aumento delle minacce e degli incidenti ostili generati da determinate forze armate locali e straniere, ivi comprese alcune imprese estere di sicurezza, nei confronti della Missione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica centrafricana (MINUSCA) e le campagne di disinformazione nei confronti dell’azione dell’Unione; accoglie con favore la creazione della missione consultiva dell’Unione europea nell’RCA (EUAM RCA) e l’appoggia pienamente; accoglie con favore l’azione della missione EUTM, in particolare la formazione degli ufficiali e dei sottoufficiali delle Forze armate centroafricane (FACA) e il suo contributo al processo globale di riforma del settore della sicurezza (SSR) coordinato dalla MINUSCA, e l’appoggia pienamente; insiste sulla necessità di comunicare con la popolazione sugli obiettivi e i progressi della missione; insiste sull’importanza di valutare la reale capacità dell’UE di rispondere alle esigenze delle FACA in termini di attrezzature, nel quadro della revisione strategica che si terrà nel primo semestre 2022; insiste sul fatto che un sostegno nel quadro dello strumento europeo per la pace alle unità costituite dall’EUTM deve essere condizionato alla promozione di sviluppi positivi della situazione politica, interna e regionale da parte delle autorità dell’RCA;
  11. ricorda l’importanza strategica del canale del Mozambico; accoglie con favore l’impegno degli Stati membri e del VP/AR volto a fronteggiare l’aggravamento della minaccia terroristica a Cabo Delgado e manifesta preoccupazione per il rischio di diffusione di tale minaccia nell’area; si compiace della decisione del Consiglio di avviare una missione militare di formazione dell’Unione europea in Mozambico (EUTM Mozambico); prende atto dell’impiego dello strumento europeo per la pace per coprire i costi comuni dell’EUTM Mozambico e per fornire attrezzature militari; invita il Consiglio e il SEAE a utilizzare al meglio lo strumento europeo per la pace e a trarre vantaggio da tale esperienza per il miglioramento e l’espansione di detto strumento in futuro; osserva che l’EUTM risponde a un obiettivo preciso, ovvero quello di formare le unità delle forze speciali per lottare contro l’insurrezione islamica nella regione di Cabo Delgado, compreso il movimento jihadista Ansar al-Sunna; chiede, tenuto conto della situazione, che siano dispiegate il più rapidamente possibile; esorta gli Stati membri a contribuire più equamente alla costituzione di forza della missione; sottolinea la necessità di una strategia globale coerente a lungo termine per il Mozambico, che deve combattere anche le insurrezioni islamiste per affrontare le carenze a livello di governance e le esigenze di sviluppo al fine di raggiungere una soluzione sostenibile al conflitto; sottolinea la necessità di assicurarsi che le forze governative rispettino il diritto umanitario internazionale e che gli autori di esecuzioni extragiudiziali, atti di tortura, saccheggi e altri abusi siano assicurati alla giustizia;
  12. accoglie con favore l’impegno inequivocabile del Consiglio a favore dell’operazione EUFOR Althea come indicato nelle conclusioni del 18 ottobre 2021 nonché il rinnovo dell’operazione Althea nel 2020 e il riorientamento del suo mandato a sostegno delle autorità della Bosnia-Erzegovina per il mantenimento di un contesto sicuro e protetto, nonché la terza revisione strategica dell’operazione presentata nel giugno 2021; ricorda che tale missione ha posto le premesse per la pace, la stabilizzazione e l’integrazione europea della Bosnia-Erzegovina e svolge tuttora un ruolo centrale per la sicurezza e la stabilità di suddetto paese e della regione; ricorda che le esperienze e gli insegnamenti tratti da tale missione costituiscono un notevole valore in tutte le attuali e future missioni e operazioni militari e civili della PSDC; esprime profonda preoccupazione per possibili azioni incostituzionali e secessioniste da parte del membro serbo della presidenza della Bosnia-Erzegovina, Milorad Dodik, che minano l’accordo di pace di Dayton e quindi la sicurezza e la pace nell’intera regione; sottolinea che è tuttora necessario mantenere un’adeguata capacità di rafforzamento in prospettiva al fine di consentire una reazione rapida in caso di peggioramento della situazione sotto il profilo della sicurezza; prende atto del fatto che tale missione potrebbe essere rafforzata da canali sicuri di informazione e comunicazione verso le capitali degli Stati membri e dal miglioramento delle capacità di raccolta e analisi dell’intelligence da fonte aperta; insiste sull’importanza di proseguire con l’attività secondaria di sminamento e con la formazione collettiva delle forze armate della Bosnia-Erzegovina; esorta gli Stati membri ad adempiere ai loro impegni relativi alla costituzione di forza per Althea; attende con interesse la partecipazione dell’Ucraina alla missione Althea; riconosce l’importante cooperazione tra l’UE e la NATO nei Balcani occidentali, in particolare attraverso la missione EUFOR Althea, il cui quartier generale operativo è situato presso il Comando supremo delle potenze alleate in Europa (SHAPE) grazie all’accordo “Berlin Plus”;
  13. prende atto con soddisfazione dei risultati della missione di vigilanza dell’Unione europea in Georgia (EUMM Georgia); approva la sua proroga per una durata di due anni; insiste sulla necessità di continuare la riflessione sugli impegni della PSDC nella regione; condanna fermamente l’occupazione illegale e la militarizzazione da parte della Russia delle regioni georgiane dell’Abkhazia e della regione di Tskhinvali/Ossezia del Sud in violazione del diritto internazionale, che rappresentano una grave minaccia per la regione del partenariato orientale e per l’intera Europa; rileva con preoccupazione il peggioramento della situazione sotto il profilo della sicurezza nei territori occupati della Georgia e le attività della Federazione russa destabilizzanti per la pace e la sicurezza nella regione del partenariato orientale; esorta l’UE a continuare a chiedere alla Russia di impegnarsi in modo costruttivo nelle discussioni internazionali di Ginevra e di rispettare i propri obblighi derivanti dall’accordo per il cessate il fuoco del 12 agosto 2008 mediato dall’UE, in particolare di ritirare tutte le sue forze militari dai territori occupati della Georgia e di consentire alla missione di monitoraggio dell’UE un accesso senza restrizioni all’intero territorio della Georgia; denuncia le detenzioni illegali e i rapimenti di cittadini georgiani nonché l’aumento delle attività di frontierizzazione lungo la linea di confine amministrativa; manifesta preoccupazione per le campagne di disinformazione sulla missione EUMM Georgia e chiede di rafforzare le sue capacità di monitoraggio, analisi e comunicazione strategica; ribadisce il suo fermo sostegno ai paesi del partenariato orientale, con particolare riferimento alla loro indipendenza, sovranità e integrità territoriale all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti; incoraggia l’UE a rafforzare il suo impegno nella risoluzione pacifica dei conflitti in tutta la regione del partenariato orientale; ribadisce il suo invito all’UE di garantire che la sua bussola strategica rispecchi adeguatamente la dimensione di sicurezza dei paesi del partenariato orientale e prenda in considerazione il lancio di una serie di patti di sicurezza, vale a dire quadri per maggiori investimenti e assistenza per la cooperazione nell’ambito militare, della sicurezza, dell’intelligence e cibernetico, con la Georgia, la Moldova e l’Ucraina quali paesi associati, al fine di rafforzarne la resilienza e la sicurezza;
  14. prende atto del rafforzamento della missione consultiva dell’UE in Iraq (EUAM) con l’integrazione di un sostegno per l’attuazione della riforma del settore della sicurezza interna e l’attuazione delle strategie nazionali di lotta e prevenzione del terrorismo (compresa la lotta contro l’estremismo violento) e della criminalità organizzata, con specifico riferimento alla gestione delle frontiere nonché alla criminalità finanziaria, in particolare la corruzione, il riciclaggio e il traffico di beni del patrimonio culturale;
  15. invita l’UE ad affrontare le costanti e crescenti minacce alla tutela e alla conservazione del patrimonio culturale e a contrastare il traffico di beni culturali, in particolare nelle zone di conflitto; osserva che in Iraq talune comunità sono state private del loro patrimonio culturale e delle loro radici storiche, il che le ha rese più vulnerabili alla radicalizzazione; ricorda che l’EUAM Iraq è l’unica missione o operazione della PSDC che include nel suo mandato un meccanismo di protezione del patrimonio culturale, al fine di fornire assistenza e formazione ai partner locali nell’affrontare le sfide riguardanti la sicurezza connesse alla conservazione e alla protezione del patrimonio culturale; invita il Consiglio e il SEAE a includere un meccanismo analogo in altre missioni e operazioni;
  16. incoraggia il dispiegamento dei membri della missione dell’Unione europea di assistenza alla gestione integrata delle frontiere in Libia (EUBAM Libia) a Tripoli, da cui svolgerà le sue attività; propone che tale missione, avviata con il sostegno delle autorità libiche per smantellare le reti della criminalità organizzata coinvolte nel traffico di migranti, la tratta di esseri umani e il terrorismo nei settori della gestione delle frontiere, continui a valutare, nel quadro di una strategia regionale, le possibilità di sostegno allo sviluppo delle capacità di frontiera degli Stati del Sahel con la guida dell’UE, di concerto con le missioni della PSDC nel Sahel (in particolare EUCAP Sahel Niger); esprime preoccupazione per il destino dei migranti, dei richiedenti asilo e dei profughi in Libia; invita le autorità e le milizie libiche a chiudere le strutture detentive per migranti;
  17. accoglie con favore l’avvio dell’operazione della PSDC nel Mediterraneo, EUNAVFOR MED IRINI e il suo rinnovo fino al 31 marzo 2023; insiste sul suo ruolo fondamentale nell’attuazione dell’embargo sulle armi nei confronti della Libia conformemente alla risoluzione 2526 (2020) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; evidenzia che il rafforzamento delle capacità sta smantellando la tratta di esseri umani e il traffico di armi; deplora il fatto che nel 2020 EUNAVFOR MED IRINI abbia ricevuto numerosi rifiuti riguardanti le ispezioni, anche sulle imbarcazioni turche; chiede a tale proposito una comunicazione trasparente del SEAE; osserva che finora EUNAVFOR MED ha avuto a disposizione pochissime risorse, il che ha limitato in modo sostanziale le sue capacità; è preoccupato per il fatto che la NATO, attiva nell’area attraverso l’operazione Sea Guardian, non sta collaborando efficacemente mediante una maggiore coesione nella cooperazione e condividendo informazioni e risorse; insiste sull’importanza strategica di una comunicazione pubblica sulla missione e i suoi abbordaggi di navi e approcci amichevoli e le sue ispezioni, compresi i rifiuti; sottolinea gli obblighi internazionali di ricerca e salvataggio delle persone in pericolo in mare nel pieno rispetto del diritto marittimo; chiede che l’UE svolga un ruolo significativo nel Mediterraneo, essendo diventata un attore in grado di garantire la stabilità della regione; plaude ai risultati della cellula di collegamento e di pianificazione dell’UE (EULPC), che offre le proprie competenze in materia di sicurezza, intelligence e pianificazione agli attori dell’UE a Bruxelles e a terra o in mare (delegazione dell’UE, EUBAM, EUNAVFOR MED) e alla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL);
  18. deplora il ruolo destabilizzante generale della Turchia in molte aree di interesse nell’UE e nel suo vicinato, che minaccia la pace, la sicurezza e la stabilità regionali; è estremamente preoccupato per le attività illegali e le minacce di un’azione militare della Turchia nei confronti di Stati membri dell’UE, in particolare la Grecia e Cipro, nel Mediterraneo orientale, nonché per le sue attività illegali recentemente annunciate nelle zone marittime cipriote e greche, ed esprime una ferma condanna; prende atto degli sforzi per ridurre le tensioni, ma deplora le azioni provocatorie, le minacce di aggressione contro l’operazione MED IRINI da parte di imbarcazioni militari turche, in violazione del diritto internazionale e dei diritti sovrani degli Stati membri dell’UE; ribadisce che l’Unione è pronta a ricorrere a tutti gli strumenti e le opzioni a sua disposizione, anche quelli di cui all’articolo 29 TUE e all’articolo 215 del TFUE, al fine di difendere i suoi interessi e quelli dei suoi Stati membri, nonché di mantenere la stabilità regionale;
  19. elogia il lavoro della missione consultiva dell’Unione europea per la riforma del settore della sicurezza civile in Ucraina (EUAM Ucraina); prende atto della relazione di valutazione delle esigenze del SEAE per quanto riguarda il settore dell’istruzione militare professionale (PME) in Ucraina e accoglie con favore l’attività in atto volta a esaminare un possibile impegno dell’UE in Ucraina sulla base di tale relazione, integrando gli sforzi dell’Ucraina e dei suoi partner internazionali nella riforma dell’istruzione militare professionale nel paese;
  20. invita a imprimere nuovo slancio alla dimensione civile della PSDC attraverso l’attuazione dei 22 impegni del patto sulla dimensione civile della PSDC; sottolinea che la bussola strategica deve fissare l’ambizione per il rinnovo del patto sulla dimensione civile della PSDC (patto 2.0) e che il patto 2.0 dovrebbe essere adottato tempestivamente; sostiene l’idea che la bussola debba delineare gli elementi fondamentali della dimensione civile della PSDC, compreso lo sviluppo delle capacità civili dopo il 2023; sostiene l’idea che le priorità strategiche della dimensione civile della PSDC debbano essere collegate al processo di revisione annuale del patto; sottolinea la necessità di un legame più forte tra la PSDC, la giustizia e gli affari interni e l’azione condotta dalla Commissione, se opportuno e con il dovuto rispetto per i diversi compiti e procedure di entrambe le politiche prescritti dal trattato, e gli altri attori competenti in materia di gestione delle crisi al fine di rafforzare il suo contributo alla risposta dell’Unione alle sfide riguardanti la sicurezza; invita l’UE a riflettere e a intervenire sulle attuali procedure per lo schieramento delle missioni, al fine di rendere il processo decisionale più rapido ed efficiente; ritiene che l’UE dovrebbe continuare la sua valutazione globale delle missioni civili EUCAP Sahel Mali, EUCAP Sahel Niger, EUCAP Somalia e EUAM RCA ed effettuarne una revisione in termini di mandato, bilancio e risorse umane, assicurando che rispondano alle esigenze reali, al fine di promuovere la loro capacità operativa ed efficacia;
  21. riconosce il contributo delle missioni e delle operazioni civili e militari della PSDC alla sicurezza e alla stabilità della pace, ma ne sottolinea le persistenti debolezze strutturali e la lunghezza dei processi decisionali; insiste sull’importanza di dotare le missioni militari di mandati più flessibili e più robusti adattati alla situazione sul campo; chiede modifiche alle strutture e procedure della PSDC affinché le missioni possano essere schierate in modo più rapido, flessibile e coerente; sottolinea la necessità urgente di un maggiore coordinamento tra le operazioni europee ad hoc esistenti e le missioni o le operazioni militari della PSDC, in particolare quando si tratta di affrontare una crisi urgente o di garantire l’accesso ad aree strategiche contestate; sottolinea che qualsiasi mandato futuro deve avere una chiara strategia di uscita globale associata a un elenco delle risorse necessarie a tal fine; sottolinea la necessità che tutte le missioni, in particolare le missioni militari, consentano alla popolazione locale di sviluppare le capacità entro un termine ragionevole, al fine di consentire un’uscita sostenibile;
  22. sottolinea la necessità di una valutazione periodica, sistematica e trasparente di tutte le missioni e le operazioni della PSDC sulla base di criteri strategici e operativi pertinenti; invita il VP/AR ad avviare un processo di acquisizione degli insegnamenti per quanto riguarda le missioni, le operazioni e le azioni, passate e in corso, e a concentrarsi sulle circostanze politiche, istituzionali, ma anche socio-economiche che occorre rispettare affinché le azioni di sicurezza e di difesa sostengano efficacemente la costruzione di una pace duratura e il rafforzamento delle strutture di governance sostenibile e democratica; ritiene che sia necessario delegare al comando militare di quest’ultima maggiori responsabilità operative nella condotta e gestione delle missioni e operazioni; chiede, più in generale, che le strutture militari dell’UE siano coinvolte sistematicamente in tutte le politiche e gli strumenti che hanno un impatto sull’impegno operativo della forze armate europee e, in particolare, nei lavori del comitato di programma del FED;
  23. esprime viva preoccupazione per la scarsa costituzione di forza delle operazioni e missioni ed esorta fermamente gli Stati membri a porvi rimedio il prima possibile; esorta l’UE e i suoi Stati membri a fornire alle missioni e alle operazioni della PSDC il personale, la formazione e le capacità necessari per l’espletamento dei loro mandati e affinché divengano più vigili e più resilienti in condizioni meno favorevoli; sottolinea a tale riguardo il progetto della PESCO sul centro operativo di risposta alle crisi che mira a migliorare il processo di costituzione di forza, attualmente all’esame; si rammarica nel contempo che finora solo sei Stati membri partecipino a tale progetto della PESCO; invita il Consiglio e la Commissione ad avvalersi pienamente dello strumento europeo per la pace e delle possibilità di finanziamento a titolo del bilancio dell’Unione di cui ai trattati, al fine di agevolare la costituzione di forza nonché gli spiegamenti militari; sostiene la partecipazione di Stati terzi alle operazioni e alle missioni della PSDC quando in linea con gli interessi e i valori europei; ritiene che tale partecipazione debba essere ampliata quando e dove opportuno;
  24. rileva con preoccupazione l’aumento dei fenomeni di manipolazione dell’informazione, di disinformazione e relativi alle minacce ibride, derivanti principalmente dalla Russia e dalla Cina, ma anche da altri attori, che riguardano direttamente vari teatri di operazioni nonché missioni e operazioni della PSDC, destabilizzano intere regioni e delegittimano le missioni dell’UE all’estero; invita a strutturare con urgenza la risposta delle missioni e delle operazioni della PSDC in considerazione di tali minacce; sottolinea, a tale riguardo, la necessità di sforzi congiunti dell’UE, degli Stati membri e dei paesi partner, compresa la capacità di anticipare minacce ibride, attacchi informatici e il rischio chimico, biologico, radiologico e nucleare (CBRN); plaude alla creazione della riserva di capacità di risposta in caso di crisi nell’ambito degli incidenti CBRN; esorta il SEAE a fornire un sostegno concreto alle missioni e operazioni della PSDC attraverso una comunicazione strategica;
  25. chiede il rafforzamento delle strutture di comando dell’Unione, in particolare lo Stato maggiore (EUMS) e la capacità militare di pianificazione e condotta (MPCC), che devono essere dotate quanto prima degli effettivi, dell’attrezzatura e dei mezzi necessari nonché essere in grado di scambiare in modo sicuro informazioni classificate, anche con gli Stati membri e le missioni o le operazioni; deplora, a tale riguardo, il rinvio del passaggio in fase 2 della MPCC e chiede agli Stati membri di adempiere pienamente ai loro impegni per consentirlo; sottolinea l’importanza di rendere la MPCC un’autentica struttura di comando e controllo (quartier generale) a pieno titolo nel più breve tempo possibile, in grado di assicurare una funzione prospettica e di previsione strategica, di dirigere le operazioni e le missioni europee con la reattività e la flessibilità richieste dal contesto strategico e di rafforzare l’autonomia strategica operativa degli europei;
  26. evidenzia che la partecipazione delle donne alle missioni PSDC contribuisce all’efficacia di tali missioni e accresce la credibilità dell’UE quale promotore della parità di diritti per donne e uomini in tutto il mondo; chiede un’attuazione più sistematica della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza e della risoluzione 2250 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sui giovani, la pace e la sicurezza e il rafforzamento dell’agenda dell’UE sulle donne, la pace e la sicurezza e sui giovani, la pace e la sicurezza; chiede un’integrazione significativa della dimensione di genere nella formulazione della PSDC, in particolare mediante un miglior equilibrio di genere tra il personale e la direzione delle missioni e delle operazioni PSDC, nonché formazioni specifiche per il personale distaccato; invita ad attuare misure volte a garantire un ambiente di lavoro privo di molestie sessuali e di genere; ribadisce il suo invito affinché nei nuovi strumenti della PSDC, tra cui il Fondo europeo per la difesa (FED) e lo strumento europeo per la pace, sia inclusa l’analisi di genere; accoglie con favore il fatto che tutte le missioni civili PSDC abbiano ora nominato un consigliere per le questioni di genere e invita le missioni militari PSDC a fare altrettanto; incoraggia gli Stati membri dell’UE a presentare candidati donne per gli attuali posti vacanti; si rammarica che il numero delle donne che operano nell’ambito delle missioni della PSDC e in particolare delle operazioni militari rimanga estremamente modesto; esorta il SEAE a promuovere la necessità di un obiettivo concreto per aumentare il numero delle donne partecipanti alle missioni e alle operazioni di gestione delle crisi dell’UE; esorta gli Stati membri a valutare modalità per rafforzare le politiche di assunzione e mantenimento del personale e promuovere la partecipazione delle donne alle missioni di consolidamento e mantenimento della pace; sottolinea la necessità di includere una nuova linea di bilancio dell’UE volta a finanziare la posizione di consigliere per le questioni di genere nell’ambito delle missioni militari PSDC;
  27. attende la comunicazione congiunta su un approccio strategico per sostenere il disarmo, la smobilitazione e il reinserimento degli ex combattenti, annunciata nella lettera d’intenti del discorso sullo stato dell’Unione 2020, quale revisione tempestiva del concetto UE 2006 per il sostegno al disarmo, alla smobilitazione e al reinserimento (DDR); sottolinea l’importanza delle riforme del settore della sicurezza (SSR) in quanto priorità in particolare per le missioni della PSDC; invita pertanto la Commissione e il SEAE ad ampliare la prossima comunicazione congiunta su un approccio strategico per sostenere il disarmo, la smobilitazione e il reinserimento degli ex combattenti per la SSR e lo sviluppo delle capacità a sostegno della sicurezza e dello sviluppo (CBSD) al fine di conseguire un approccio dell’Unione coerente, omogeneo e profondamente rinnovato a favore dell’assistenza alla sicurezza per i paesi terzi; chiede la coerenza tra gli strumenti della PSDC e gli aiuti allo sviluppo dell’UE;

 

Anticipare e gestire le crisi

  1. accoglie con favore la capacità di cooperazione degli eserciti europei al servizio dei cittadini nella lotta contro la pandemia nel 2020; è del parere che il prezioso contributo delle forze armate durante la pandemia di COVID-19 abbia dimostrato l’importanza dell’utilizzo dei mezzi e delle capacità militari degli Stati membri a sostegno del meccanismo di protezione civile dell’Unione; incoraggia l’Unione e gli Stati membri a prevedere in modo rigoroso e a utilizzare appieno le precise modalità di attuazione dell’articolo 44 TUE, affinché l’Unione possa reagire in modo rapido, efficace e con la necessaria flessibilità alle crisi di sicurezza con una forte dimensione europea collettiva, anche consentendo a un’operazione ad hoc già condotta da un gruppo di Stati membri di disporre successivamente di un mandato UE ex post; accoglie con favore il ruolo positivo della condivisione e del coordinamento delle forze armate aeree durante la pandemia di COVID-19, in particolar modo in materia di trasferimenti sanitari e di consegne di materiale tra vari Stati membri, nonché le sinergie create con le infrastrutture e le risorse degli alleati della NATO per quanto riguarda i ponti aerei e il trasporto di attrezzature essenziali; plaude, in particolare, al ruolo del comando europeo di trasporto aereo nell’evacuazione, nel trasferimento dei malati e nella consegna di forniture mediche durante la pandemia; incoraggia, in generale, l’impiego della mobilità aerea militare, compresi il trasporto, il rifornimento in volo e l’evacuazione aeromedica in Europa, che garantisce l’efficacia e l’efficienza degli sforzi del trasporto aereo militare in Europa; invita, a tale riguardo, gli Stati membri a considerare lo sviluppo congiunto di tale materiale di difesa strategica e incoraggia la creazione di un’unità militare di emergenza dell’UE, volta ad agevolare l’uso transfrontaliero delle capacità logistiche militari per far fronte alle emergenze, al fine di consentire di aumentare il coordinamento, la sinergia e la solidarietà, sotto forma di assistenza alle operazioni di sostegno civile;
  2. appoggia l’ambizione di creare una “forza di intervento rapido” sostenuta dal VP/AR, che dovrebbe includere una brigata terrestre multinazionale di circa 5 000 truppe e componenti di forze aeree, marittime e speciali che possano essere mobilitate in un contesto di emergenza riguardante la sicurezza; ricorda che oggi all’UE mancano il know-how e le capacità terrestri, marittime e aeree necessarie a condurre operazioni di primo ingresso al fine di ristabilire la sicurezza in un teatro di operazioni; ritiene realistico e necessario, in primo luogo, che gli Stati membri trovino un accordo, nel quadro della bussola strategica, in merito alle circostanze che renderebbero necessaria la mobilitazione di una forza di questo tipo e riguardo a uno o più scenari operativi, anche in tempi particolarmente brevi; sottolinea, tuttavia, che i gruppi tattici dell’UE non sono mai stati dispiegati in oltre 15 anni di esistenza, in particolare a causa dell’assenza di consenso politico tra gli Stati membri e della complessità dell’attuazione e dei finanziamenti, nonostante la possibilità di dispiegarli in diverse occasioni; ricorda la necessità di renderli operativi svolgendo periodicamente esercitazioni sul campo; deplora la mancanza di impegno degli Stati membri in tali gruppi tattici sia in termini politici che pratici; deplora il fatto che solo un gruppo tattico, guidato dall’Italia, sia stato operativo nel 2021; esprime preoccupazione per la debolezza della programmazione strategica per il 2022 e il 2023 e ne chiede la revisione; esorta gli Stati membri a rafforzare il loro impegno a favore delle capacità militari dell’UE; afferma che il concetto di una forza di spiegamento rapido deve fornire un valore aggiunto rispetto ai gruppi tattici dell’UE; invita pertanto il Consiglio e la Commissione a valutare, indagare e sviluppare in modo approfondito opzioni per la creazione di una forza permanente di stanza, che effettui addestramenti comuni; ritiene che la nuova “forza di intervento rapido” debba essere il risultato dell’ambiziosa riforma dei gruppi tattici o debba sostituirli completamente, al fine di evitare ulteriori duplicazioni di capacità nell’ambito della PSDC dell’UE; condivide il livello di ambizione stabilito dal VP/AR in materia di robustezza degli strumenti militari dell’UE, in particolare di quelli ad hoc; invita il Consiglio e il SEAE a esaminare come organizzare al meglio lo schieramento dei gruppi tattici dell’UE o di una nuova “forza di intervento rapido”, l’attuazione dell’articolo 44 TUE e la componente operativa non ancora sfruttata della PESCO; auspica che l’articolazione di tali elementi consenta all’UE e ai suoi Stati membri di rispondere in maniera rapida ed efficace alle crisi nel suo vicinato, mediante mezzi militari, e di condurre le missioni di cui all’articolo 43, paragrafo 1, TUE, note anche come i compiti di Petersberg;
  3. insiste sull’importanza di informazioni di intelligence precise e fornite in tempo utile per supportare il processo decisionale, garantire la sicurezza delle missioni e operazioni e contrastare meglio le campagne realizzate per influenzare e disinformare i destinatari; invita il SEAE ad attuare una capacità di intelligence riguardante i teatri delle operazioni, mediante la creazione di cellule di intelligence in tutte le missioni e operazioni della PSDC, che alimentino in tempo reale il Centro UE di situazione e di intelligence (EU INTCEN), l’EUMS e la capacità civile di pianificazione e condotta (CPCC) per accompagnare l’adozione di decisioni; sottolinea, più in generale, che il lavoro del Centro UE di situazione e di intelligence (EU INTCEN) e della Direzione “Intelligence” (EUMS INT) dipende dalla volontà degli Stati membri di condividere le informazioni e chiede di incrementare le risorse finanziarie e tecniche dell’EU INTCEN; concorda con l’analisi della Presidente della Commissione europea nel suo discorso sullo stato dell’Unione 2021 secondo cui l’UE deve migliorare la cooperazione in materia di intelligence; insiste sull’importanza della conoscenza situazionale e del coordinamento tra i servizi nazionali di intelligence e accoglie con favore l’invito della Presidente della Commissione a istituire un Centro comune di conoscenza situazionale dell’UE, ossia uno strumento fondamentale per migliorare la previsione strategica e l’autonomia strategica dell’UE;
  4. accoglie con favore l’istituzione dell’EPF nel 2020; ricorda che l’EPF potrà offrire all’Unione la capacità di rispondere in modo più rapido ed efficace alle sfide esistenti in fatto di sicurezza, motivo per cui ne chiede la rapida attuazione sotto il profilo operativo; insiste sulla consegna di attrezzature, comprese quelle letali laddove sia pertinente e necessario, e sulla formazione necessarie nei teatri delle operazioni, tenendo conto della natura equilibrata dal punto di vista geografico dello strumento, nel pieno rispetto degli otto criteri della posizione comune 944, dei diritti umani e del diritto umanitario e prevedendo valutazioni ex anteapprofondite dei rischi, il monitoraggio permanente tramite il livello dell’UE riguardo alla fornitura di tecnologie militari ad attori di paesi terzi ed efficaci disposizioni in materia di trasparenza; sottolinea che il SEAE deve monitorare attentamente e garantire la tracciabilità e il corretto utilizzo del materiale consegnato ai nostri partner nell’ambito dell’EPF, tenendo conto del suo approccio a 360 gradi; rileva che l’EPF non riguarda unicamente la fornitura di attrezzature ai partner, ma funge anche da opzione di finanziamento per i costi comuni delle operazioni militari all’interno della PSDC che dovrebbe essere utilizzata nella misura necessaria; si impegna a prestare attenzione alla coerenza e alla complementarità tra le missioni e le operazioni della PSDC, lo strumento finanziario dell’Unione NDICI e l’EPF; ribadisce la sua richiesta di istituire, in seno al SEAE, una nuova divisione amministrativa per gestire tale nuovo strumento; sottolinea la necessità di utilizzare la bussola strategica per sviluppare una chiara visione sul modo in cui gli Stati membri vogliono utilizzare l’EPF nel breve, medio e lungo termine;
  5. accoglie con favore la tabella di marcia sui cambiamenti climatici e la difesa del SEAE del novembre 2020, che comprende azioni concrete volte ad affrontare il nesso sempre più rilevante tra clima e sicurezza; sottolinea che la frequenza sempre maggiore di catastrofi naturali, pandemie globali o catastrofi provocate dall’uomo, come le minacce informatiche e ibride, si aggiungono alle sfide esistenti in materia di sicurezza e richiedono quindi risorse supplementari; incoraggia l’Unione e i suoi Stati membri a sviluppare le loro capacità per affrontare queste nuove sfide; sottolinea che affrontare queste nuove sfide riguardanti la sicurezza non dovrebbe deviare le risorse dalle capacità in materia di difesa e sicurezza tradizionali e convenzionali;
  6. considera la strumentalizzazione dei flussi migratori attraverso la frontiera esterna orientale dell’UE, associata a una campagna di disinformazione, una guerra ibrida combinata volta a intimidire e destabilizzare l’UE; invita l’Unione a sviluppare una legislazione pertinente che fornisca le garanzie necessarie per reagire e rispondere efficacemente alla strumentalizzazione della migrazione a fini politici da parte di paesi terzi, per garantire una protezione efficace della frontiera esterna dell’UE, dei diritti umani e della dignità umana, nonché ad adottare misure per prevenire gli attraversamenti irregolari; ribadisce la sua solidarietà alla Lettonia, alla Lituania e alla Polonia di fronte alla strumentalizzazione della migrazione da parte del regime di Lukashenko per destabilizzare l’UE;

 

Un’Unione più resiliente: garantire l’accesso agli spazi strategici contestati, rafforzare l’assistenza reciproca e la sicurezza tra Stati membri

Difendere la libertà di circolazione in mare

  1. ricorda che, dinanzi alle attuali tensioni geopolitiche nel settore marittimo, l’Unione deve difendere i valori e i principi universali, la Carta delle Nazioni Unite, il diritto internazionale come la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), il multilateralismo e la cooperazione internazionale e proteggere i propri interessi garantendo la libertà di navigazione, la sicurezza delle linee di comunicazione marittime e le infrastrutture offshore; ricorda che gli interessi marittimi dell’Unione sono strettamente legati al benessere, alla prosperità e alla sicurezza dei suoi cittadini e che circa il 90 % del commercio esterno e il 40 % del commercio interno dell’Unione si svolgono via mare; sottolinea le competenze e il potere, in particolare normativo, dell’Unione europea in materia di resilienza;
  2. ribadisce la necessità di consolidare il ruolo dell’Unione come attore che assicura sicurezza marittima internazionale; invita l’Unione a fare affidamento sulle sue operazioni navali della PSDC e a svilupparle al fine di disporre di una solida base per continuare lo sviluppo di un impegno operativo più permanente su scala internazionale; invita a esaminare la possibilità di organizzare periodicamente esercitazioni navali che dovrebbero combinare, ove possibile, mezzi con e senza equipaggio al fine di rafforzare l’interoperabilità; ritiene molto importante per l’Unione mantenere un ambiente stabile e sicuro nei mari che la circondano; osserva con preoccupazione che la revisione coordinata annuale sulla difesa (CARD) ha riconosciuto che le capacità di comando e di controllo marittimi, di intelligence, di vigilanza e di riconoscimento rappresentano carenze significative; plaude ai sei progetti della PESCO incentrati sullo sviluppo delle capacità marittime nonché ai programmi di sviluppo delle capacità navali comuni; sottolinea la necessità di una stretta cooperazione tra l’UE e la NATO al fine di adottare un approccio comune efficace nei confronti delle minacce alla sicurezza marittima quali la criminalità transfrontaliera e organizzata, comprese le reti della criminalità organizzata coinvolte nella tratta di esseri umani, nel traffico di armi e di droga, nel contrabbando e nella pesca illegale;
  3. accoglie con favore, in tale contesto, il varo del concetto di presenza marittima coordinata e di un progetto pilota nel Golfo di Guinea; chiede che tale concetto, sulla base dell’analisi delle esigenze, compresa la possibilità di contribuire all’allentamento delle tensioni regionali, sia esteso ad altre aree di interesse, in particolare nella regione indopacifica, al fine di garantire e salvaguardare la posizione internazionale e i valori dell’Europa; chiede che tale concetto e le relative missioni in corso siano valutate e discusse in Parlamento; chiede altresì alla Commissione di prestare particolare attenzione agli aspetti di sicurezza e di difesa nel prossimo aggiornamento della sua comunicazione sulla governance internazionale degli oceani, previsto per il 2022; invita gli Stati membri marittimi a rafforzare le proprie capacità navali militari per affrontare le minacce sia asimmetriche che convenzionali alla sicurezza marittima, alla libertà di navigazione e all’economia blu dell’UE; invita l’Unione europea ad aggiornare la sua strategia in materia di sicurezza marittima entro il 2022; accoglie con favore il lancio, all’inizio del 2020, della missione europea per la sensibilizzazione marittima nello stretto di Hormuz (European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz – EMASOH) e ne sostiene il duplice obiettivo di garantire un ambiente di navigazione sicuro e allentare le attuali tensioni regionali; accoglie con favore la revisione strategica “globale e coordinata” di EUNAVFOR Atalanta, EUTM Somalia ed EUCAP Somalia, che estende dette missioni fino a comprendere tutti gli aspetti della sicurezza;

 

Resistere alle minacce ibride

  1. condanna gli atti malevoli perpetrati contro alcuni Stati membri, come gli attacchi ibridi di strumentalizzazione della migrazione; invita l’Unione e gli Stati membri a migliorare le loro capacità di identificare le minacce ibride; insiste sul fatto che l’Unione e gli Stati membri devono reagire con decisione e in modo coordinato a qualsiasi nuova attività informatica malevola, illegale e destabilizzante avvalendosi appieno degli strumenti a disposizione dell’UE e in coordinamento con i suoi partner; invita gli Stati membri a migliorare le loro capacità nazionali di ciberdifesa; invita l’Unione a lavorare alla creazione di uno strumento giuridico di risposta alle minacce ibride e a dotarsi di una capacità informatica globale che includa la messa in sicurezza delle reti, delle comunicazioni e della condivisione di informazioni, le attività di formazione ed esercitazione, anche attraverso progetti PESCO e l’utilizzo corretto del pacchetto di strumenti della diplomazia informatica dell’UE; chiede una revisione urgente del quadro politico di ciberdifesa affinché l’Unione e i suoi Stati membri aumentino la loro capacità di prevenzione, attribuzione, dissuasione e risposta, rafforzandone la posizione, la consapevolezza della situazione, gli strumenti e le procedure; sottolinea la necessità che tutte le istituzioni e gli Stati membri dell’Unione cooperino a tutti i livelli per sviluppare una strategia in materia di cibersicurezza, il cui obiettivo principale dovrebbe essere l’ulteriore rafforzamento della resilienza e lo sviluppo di una cooperazione e di solide capacità informatiche civili e militari comuni, ma anche il miglioramento di quelle nazionali, al fine di rispondere a sfide persistenti in materia di sicurezza; accoglie pertanto con favore l’annuncio fatto nel discorso annuale sullo stato dell’Unione europea del 2021 su una politica europea di ciberdifesa; accoglie con favore la maggiore cooperazione tra gli Stati membri nel settore della ciberdifesa nel quadro della PESCO, anche attraverso i gruppi di risposta rapida agli incidenti informatici; ricorda che l’efficace attuazione delle missioni e operazioni dell’UE dipende sempre più da un accesso ininterrotto a un ciberspazio sicuro e richiede pertanto capacità operative informatiche solide e resilienti, nonché risposte adeguate agli attacchi contro le installazioni, le missioni e le operazioni militari; riconosce che, in una certa misura, la ciberdifesa è più efficace se contempla anche una serie di mezzi e misure offensivi, a condizione che il loro utilizzo sia conforme al diritto internazionale; manifesta preoccupazione per la dipendenza dell’Unione e dei suoi Stati membri dagli strumenti stranieri per garantire la loro cibersicurezza; sottolinea la necessità di promuovere una cultura della cibersicurezza all’interno degli enti pubblici e privati europei, anche attraverso l’introduzione di corsi e programmi di studio dedicati; prende atto dell’importante lavoro di formazione svolto dall’Accademia europea per la sicurezza e la difesa (AESD) in materia di ciberdifesa e accoglie con favore, a tale proposito, l’istituzione della piattaforma informatica in materia di istruzione, formazione, valutazione ed esercitazioni (Education, Training, Evaluation and Exercise – ETEE); sottolinea che l’AESD dovrebbe beneficiare di finanziamenti strutturali dell’Unione al fine di poter incrementare il proprio contributo al rafforzamento delle competenze di ciberdifesa dell’UE, in particolare vista la maggiore necessità di esperti informatici di alto livello; riconosce la crescente importanza delle capacità di intelligence informatica ed automatizzata; sottolinea che queste ultime costituiscono minacce per tutti gli Stati membri e per le istituzioni dell’UE; esorta tutte le istituzioni e gli Stati membri dell’UE a continuare a migliorare le loro tecnologie informatiche e automatizzate e incoraggia ulteriormente la cooperazione su questi progressi tecnologici; raccomanda la valutazione di possibili opzioni per promuovere lo sviluppo delle capacità informatiche dei nostri partner come l’estensione del mandato delle missioni di addestramento dell’UE affinché includano anche questioni di ciberdifesa o l’avvio di missioni informatiche civili; accoglie con favore l’imposizione di sanzioni contro gli autori di attacchi informatici russi, cinesi e nordcoreani, tra cui WannaCry, NotPetya e Operation Cloud Hopper;
  2. invita il SEAE a creare un pacchetto di strumenti dell’UE, in linea con il piano d’azione per la democrazia europea, inteso non solo a concentrarsi sul miglioramento della capacità di resilienza degli Stati membri e delle parti interessate alla disinformazione, ma anche a stabilire requisiti obbligatori per le piattaforme sociali e a consentire ai cittadini di prendere decisioni informate, nonché a migliorare la capacità dell’UE di rafforzare la lotta alla disinformazione e ai comportamenti malevoli deliberati, al fine di individuarli, attribuirli, scoraggiarli, contrastarli e sanzionarli;
  3. insiste, in considerazione dell’evoluzione di tale minaccia e del necessario adeguamento delle nostre istituzioni, affinché siano messe in atto misure nelle istituzioni europee, compreso il Parlamento, al fine di consolidare le proprie capacità interne; ribadisce l’importanza del coordinamento interistituzionale messo in atto dalla squadra di pronto intervento informatico delle istituzioni, degli organi e delle agenzie europee (CERT-EU); esorta le istituzioni europee, in particolare la Commissione, a mettere a disposizione le risorse umane necessarie per rafforzare il CERT-EU; esorta a tale riguardo il VP/AR e/o gli Stati membri ad aumentare le risorse umane e finanziarie al fine di rafforzare la capacità dell’UE di difendersi dagli attacchi informatici;
  4. incoraggia il rafforzamento dell’assistenza operativa reciproca tra Stati membri; sottolinea l’importanza di realizzare esercitazioni aggiuntive basate su scenari di gestione delle crisi; esorta gli Stati membri a raggiungere, al completamento della bussola strategica, un’ambiziosa intesa comune sugli articoli 42, paragrafo 7, TUE, e 222 TFUE, ivi compresa la loro attivazione in un ipotetico scenario di attacco informatico; sottolinea, al riguardo, che le condizioni per l’attivazione dell’articolo 42, paragrafo 7, TUE e le modalità dell’assistenza richiesta non sono mai state definite in modo chiaro e chiede un’attuazione più operativa di tale strumento;

Preservare la sovranità nello spazio e aerea dell’Unione

  1. invita l’Unione a dotarsi di una strategia spaziale di difesa al fine di preservare sempre un accesso autonomo e ininterrotto dell’UE e dei suoi Stati membri alle risorse spaziali; insiste sulla necessità di promuovere la nascita di una cultura strategica europea di sicurezza e di difesa comune dello spazio, al fine di ridurre le dipendenze strategiche e migliorare la governance operativa dei programmi spaziali europei, con la finalità ultima di ottenere l’autonomia strategica in tutti gli altri settori; sostiene iniziative volte a rafforzare la politica spaziale dell’UE, compreso il nuovo ambizioso programma spaziale dell’UE, che deve cercare di proteggere le risorse spaziali europee attuali e passate; incoraggia l’Unione a rafforzare la conoscenza della situazione e il sostegno in materia di intelligence geospaziale, rafforzando le sue competenze attraverso il Centro satellitare dell’Unione europea (SATCEN) e quelle degli Stati membri, al fine di garantire il collegamento tra la PSDC e il programma spaziale dell’UE attraverso Galileo, in particolare il PRS e Copernicus, a sfruttare le opportunità di investimento (in particolare offerte da Orizzonte Europa e dal FED) e a valutare altre possibili sinergie tra lo spazio e la difesa (comprese le capacità); insiste sull’importanza, per l’Unione, di disporre di un accesso autonomo allo spazio e di propri lanciatori; insiste sul fatto che l’Unione dovrebbe mostrare la direzione da seguire per un rafforzamento del diritto internazionale dello spazio, settore sempre più contestato; invita l’UE e i suoi Stati membri a promuovere attivamente iniziative internazionali sul disarmo dello spazio;
  2. mette in guardia dal fatto che lo spazio extra-atmosferico ha il potenziale per trasformarsi rapidamente in un’arena militare se non vengono predisposti i giusti strumenti giuridici internazionali; insiste sul fatto che l’Unione dovrebbe mostrare la direzione da seguire per un rafforzamento del diritto internazionale dello spazio, settore sempre più contestato, adoperarsi per prevenire la militarizzazione dello spazio lavorando verso uno strumento giuridico internazionale completo, e promuovere alleanze, la cooperazione internazionale e soluzioni multilaterali a tal riguardo;
  3. accoglie con favore la proposta di un nuovo progetto europeo volto a promuovere una connettività sicura, compresi i satelliti quantistici; chiede il rapido completamento di tale progetto, al fine di migliorare il livello di sicurezza delle telecomunicazioni nell’Unione; sottolinea il rischio crescente di attacchi informatici e fisici ai satelliti europei e degli Stati membri; insiste sulla necessità di prevenire tali attacchi e di predisporre meccanismi difensivi;
  4. manifesta preoccupazione per il continuo aumento dei detriti spaziali, soprattutto a bassa orbita, che mette a rischio le nostre capacità satellitari, e per l’aumento del numero di microsatelliti; sottolinea che le nuove mega costellazioni di satelliti aumentano ulteriormente il rischio di collisione; plaude ai lavori in corso per lo sviluppo di una politica europea per la gestione del traffico spaziale e invita a intensificare i negoziati per giungere a risposte internazionali; ritiene che uno dei risultati concreti di tale politica dovrebbe portare a un miglioramento delle capacità di monitoraggio dei detriti spaziali; suggerisce di incaricare il SATCEN di analizzare e fornire una relazione sulla sicurezza e/o le vulnerabilità dei satelliti dell’UE e degli Stati membri ai detriti spaziali, agli attacchi informatici e all’attacco missilistico diretto;
  5. prende atto dell’importante lavoro svolto dall’EU SATCEN; deplora che il finanziamento delle missioni del SATCEN non possa beneficiare della programmazione a lungo termine del bilancio dell’Unione europea e sottolinea che l’EU SATCEN dovrebbe beneficiare dei finanziamenti strutturali dell’Unione per poter mantenere i propri contributi alle azioni dell’Unione, in particolare al fine di fornire immagini satellitari ad alta risoluzione a sostegno delle missioni e operazioni PSDC; ritiene che le esigenze di sviluppo tecnologico del SATCEN debbano essere prese in considerazione nel programma di lavoro del FED; suggerisce di creare una comunità di analisi dei dati geospaziali nell’ambito della PESCO; ritiene che il SATCEN debba svolgere un ruolo importante in tale contesto; propone al Parlamento di firmare un accordo con il SATCEN che gli consenta di accedere ai servizi di immagini e di analisi del centro utili per le sue informazioni e per la sua presa di posizione e di decisione, nel pieno rispetto delle procedure di riservatezza e di sicurezza del SATCEN;
  6. insiste sul rispetto della libertà di circolazione aerea; invita l’Unione a proteggersi da qualsiasi minaccia nei confronti dell’aviazione civile o in caso di mancato rispetto del suo spazio aereo e a difendere la sicurezza aerea internazionale, in cooperazione con la missione di gestione degli spazi aerei della NATO e con i partner dell’UE; chiede al VP/AR di avviare i lavori di valutazione dell’opportunità di estendere il concetto di presenza marittima coordinata all’ambiente aereo;

 

Proteggere le infrastrutture strategiche

  1. pone l’accento sulle nuove sfide che l’Europa deve affrontare, tra cui la coercizione economica, le campagne di disinformazione, l’interferenza elettorale e il furto di proprietà intellettuale; osserva che finora tali minacce non hanno fatto scattare l’applicazione dell’articolo 5 del trattato del Nord Atlantico o dell’articolo 42, paragrafo 7, TUE, ma che è opportuno dare loro una risposta collettiva; chiede un maggiore coordinamento europeo per valutare, analizzare e prevenire ulteriori attacchi ibridi da parte di taluni attori internazionali; invita a rendere operativi gli strumenti dell’Unione esistenti, affinché contribuiscano maggiormente alla prevenzione e al contrasto delle minacce ibride nonché alla protezione delle infrastrutture critiche e al funzionamento delle nostre istituzioni democratiche, nonché alla sicurezza delle nostre catene di approvvigionamento, valutando nel contempo le strutture attuali e una nuova possibilità di attuare contromisure collettive nel contesto di un più ampio pacchetto di strumenti ibridi; sottolinea l’urgente necessità che le istituzioni, le agenzie e gli altri organismi europei sviluppino le loro capacità di comunicazione strategica, si dotino di sistemi di comunicazione sicuri e di una capacità di reazione rapida agli attacchi e aumentino notevolmente la loro resilienza;
  2. invita l’Unione a mettere in atto gli insegnamenti tratti dalle esercitazioni basate su scenari previsti dall’articolo 42, paragrafo 7, TUE nonché a elaborare un’analisi flessibile e non vincolante per la sua attivazione, al fine di rafforzare l’assistenza reciproca e la solidarietà tra gli Stati membri;
  3. sottolinea che i cavi in fibra ottica sono la spina dorsale delle nostre economie digitali in Internet a livello mondiale, attraverso la quale transita il 97 % di tutto il traffico Internet; sottolinea che, sebbene questi cavi siano un elemento centrale e indispensabile dell’infrastruttura critica dell’UE e rivestano quindi una grande importanza geopolitica, sono stati recentemente oggetto di operazioni di sabotaggio o spionaggio straniero; ritiene che l’UE dovrebbe dare la priorità alla sicurezza e alla protezione di questi cavi; invita l’Unione europea ad adottare un programma di sicurezza dell’UE per i cavi in fibra ottica, che comprenda la ricerca, il coordinamento, lo sviluppo di politiche, la segnalazione degli incidenti, le indagini, il monitoraggio e la formazione della guardia costiera; sottolinea che le nostre economie moderne in generale, ma anche le industrie della difesa e della sicurezza in particolare, dipendono fortemente dai semiconduttori; accoglie con favore, a tale riguardo, l’annuncio della Presidente della Commissione europea in merito alla volontà di affrontare la carenza di semiconduttori attraverso il potenziamento della ricerca, della progettazione e della produzione nell’UE attraverso una legge europea sui semiconduttori; sottolinea con forza, in tale contesto, il ruolo dell’industria europea della difesa e della sicurezza nell’UE, in quanto fornisce i mezzi per garantire la sicurezza dei cittadini europei nonché lo sviluppo economico sostenibile dell’Unione; accoglie con favore gli sforzi dell’UE in queste direzioni e la creazione dell’alleanza europea per le materie prime (ERMA);

 

Sviluppare le capacità civili e militari, migliorare i processi e lo sviluppo e garantirne la coerenza

  1. rileva che la pandemia ha messo in evidenza le nostre vulnerabilità e debolezze e le sfide in atto; rileva che l’UE non disponeva di tutte le capacità e abilità necessarie per garantire l’evacuazione sicura e coordinata dei suoi cittadini dall’Afghanistan durante la caotica evacuazione militare dall’aeroporto internazionale di Kabul; chiede pertanto una valutazione approfondita; chiede la volontà politica di agire anche durante le emergenze e le crisi in modo rapido, efficace e chiaro, nonché la riduzione delle dipendenze strategiche dell’Europa, anche quando incidono sulla sua capacità di azione militare; ricorda l’obiettivo di rafforzare l’autonomia strategica dell’Unione europea affinché possa essere un partner strategico credibile, esigente e in grado di difendere i propri interessi e valori; plaude, al riguardo, al lavoro e alle iniziative della Commissione europea e alle attività del SEAE;
  2. accoglie con favore i progressi compiuti per consentire lo sviluppo di nuove capacità militari europee nel quadro del programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa (EDIDP) e dell’azione preparatoria sulla ricerca in materia di difesa (PADR) rafforzando la base industriale e tecnologica della difesa europea (EDTIB), che è fondamentale per il raggiungimento dell’autonomia strategica; sottolinea l’importanza di un’EDTIB solida, competitiva e innovativa, assieme all’emergere di un mercato delle attrezzature per la difesa dell’UE che rispetti pienamente le regole del mercato interno e la posizione comune dell’UE sulle esportazioni di armi; invita la Commissione a trarre da questi strumenti insegnamenti concreti per il FED, con l’obiettivo di conseguire risultati operativi; si compiace dell’adozione del regolamento sul FED e delle norme chiare ivi contenute; ricorda la natura altamente sensibile e strategica, sia per la competitività industriale che per l’autonomia strategica dell’UE, della ricerca nel settore della difesa; ritiene che, per preservare la competitività dell’EDTIB, sia necessario sostenere l’accesso delle sue imprese ai finanziamenti bancari e non bancari; sottolinea che la produzione per la difesa è in gran parte a duplice uso e serve al settore civile; invita la Commissione a garantire che il marchio di qualità ecologica dell’UE, pur incoraggiando l’industria a essere più rispettosa dell’ambiente, preservi la competitività dell’industria europea della difesa, soprattutto perché svolge un ruolo importante per l’autonomia strategica dell’UE;
  3. incoraggia l’instaurazione di una governance efficiente tra la Commissione e gli Stati membri basata sulla gestione dei progetti a livello sia statale che industriale; raccomanda alla Commissione di valutare possibili opzioni per alleviare l’onere burocratico al fine di facilitare la partecipazione delle imprese, in particolare delle piccole e medie imprese (PMI), ai progetti del FED; incoraggia le iniziative come l’EDIDP, la PESCO e il FED a facilitare il coinvolgimento delle PMI incrementando gli sforzi che sostengono l’incubazione di imprese e gli investimenti di capitale; raccomanda di istituire un meccanismo comune per la verifica sul campo delle capacità sviluppate nel quadro dell’EDIDP e del FED al fine di facilitare l’integrazione di tali capacità negli eserciti nazionali; accoglie con favore le disposizioni di cui alla direttiva sugli appalti pubblici della difesa (direttiva 2009/81/CE) volte a promuovere gli appalti cooperativi in materia di difesa ed esorta gli Stati membri a sfruttare appieno gli sforzi di sviluppo intrapresi nell’ambito del FED e garantire il raggiungimento di un livello adeguato di economie di scala;
  4. impone alla Commissione di proseguire nei suoi sforzi per contrastare la frammentazione del mercato interno dell’UE dei prodotti per la difesa, che porta ancora a duplicazioni inutili e alla moltiplicazione delle inefficienze nella spesa per la difesa da parte degli Stati membri;
  5. deplora la riduzione degli importi assegnati al FED e alla mobilità militare nel contesto del QFP, che rende ancora più necessaria la coerenza tra le iniziative di difesa dell’Unione (PESCO, CARD, FED e il meccanismo per collegare l’Europa (MCE)); sottolinea a tale proposito il ruolo dell’Agenzia europea per la difesa (AED); ricorda le conclusioni della prima CARD e, in particolare, l’importanza di migliorare la coerenza tra le iniziative europee di prioritizzazione delle capacità e i processi di pianificazione nazionale, in particolare nel lungo termine al fine di soddisfare realmente le esigenze delle forze armate; invita il Consiglio e la Commissione a integrare ulteriormente le raccomandazioni della CARD nei futuri programmi di lavoro del FED e nei progetti della PESCO al fine di migliorare la coerenza tra questi strumenti; ricorda, a tal riguardo, la responsabilità ultima degli Stati membri di conseguire l’obiettivo della coerenza del panorama delle capacità europee, in particolare nei settori individuati dalla relazione CARD; ricorda, inoltre, l’importanza dell’impegno degli Stati membri, assunto in quadri diversi, a mantenere un ritmo di investimenti nella difesa sostenuto e a sfruttare le opportunità del FED per stimolare nuovi investimenti; sottolinea che l’adeguatezza dei livelli di risorse finanziarie, personale e mezzi è essenziale per garantire che l’Unione abbia la forza e la capacità di promuovere la pace e la sicurezza all’interno delle sue frontiere e nel mondo; chiede un aumento del bilancio per il FED dopo il 2027;
  6. prende atto dell’istituzione del Fondo per l’innovazione della NATO dedicato alle tecnologie emergenti e dirompenti, firmato da 16 Stati membri dell’UE e dal Regno Unito; sottolinea che tale fondo affronta temi previsti anche nell’ambito del FED e invita pertanto tutti gli Stati membri dell’UE partecipanti a garantire la complementarità con il FED al fine di evitare inutili duplicazioni; sottolinea in tale contesto la necessità di una stretta cooperazione tra l’UE e il Regno Unito in materia di sicurezza e difesa;
  7. invita gli Stati membri dell’UE a impegnarsi per garantire che i loro bilanci nazionali per la difesa corrispondano ad almeno il 2 % dei rispettivi PIL;
  8. sottolinea che la PESCO e il FED sono innanzitutto strumenti al servizio dell’Unione e degli Stati membri; sottolinea che la PESCO e il FED devono permettere di rafforzare la cooperazione in materia di difesa tra Stati membri con un valore aggiunto europeo; ricorda quindi gli obiettivi di rafforzare l’autonomia strategica dell’Unione, aumentare l’operatività delle forze europee e l’interoperabilità dei sistemi di difesa, ridurre la frammentazione del panorama delle capacità e del mercato europeo della difesa di queste iniziative, sostenere la competitività dell’EDTIB, rafforzare l’autonomia strategica e la sovranità tecnologica, migliorare la capacità operativa e ridurre la frammentazione del mercato europeo della difesa;
  9. deplora il ritardo accumulato nella revisione della decisione sulla governance della PESCO; ricorda la necessità di sviluppare incentivi finanziari; ricorda che la partecipazione di Stati terzi a singoli progetti della PESCO deve essere decisa caso per caso, se nell’interesse strategico dell’Unione, in particolare quando si tratta di fornire competenze tecniche o capacità aggiuntive, ed essere condotta in modo fortemente condizionato e sulla base di una reciprocità affermata ed efficace; chiede di essere pienamente coinvolto nella decisione di aprire qualsiasi progetto PESCO alla partecipazione di terze parti; accoglie con favore le prime fasi del progetto di mobilità militare e chiede la rapida attuazione delle successive; accoglie con favore la partecipazione degli Stati Uniti, della Norvegia e del Canada al progetto di mobilità militare; accoglie con favore i partenariati bilaterali in materia di dialogo sulla sicurezza e la difesa, in particolare con il Canada e la Norvegia, due importanti contributori alle missioni e alle operazioni della PSDC;
  10. sottolinea che il FED deve favorire la costruzione e il consolidamento di settori industriali europei e di leader industriali europei e promuovere la competitività delle PMI adottando una logica di programmazione pluriennale che integri lo sviluppo di tabelle di marcia tecnologiche e di capacità, al fine di garantire la necessaria prevedibilità, indispensabile per progetti complessi a lungo termine, nonché di sfruttare le sinergie tra il settore civile e quello della difesa; insiste, pertanto, sulla necessità di sviluppare sinergie con diverse politiche dell’Unione e, in particolare, Orizzonte Europa e il programma spaziale europeo, al fine di consentire un’efficace concentrazione delle risorse del FED sulle questioni militari in senso stretto; plaude al piano d’azione della Commissione sulle sinergie tra l’industria civile, della difesa e dello spazio, che promuove l’innovazione dei prodotti a duplice uso; invita l’Unione e la Commissione a tenere sistematicamente conto del contributo dell’EDTIB all’autonomia strategica dell’Unione in tutte le loro politiche; invita altresì la Commissione a presentare una strategia industriale specifica per l’EDTIB;
  11. si compiace del fatto che la revisione strategica della PESCO abbia portato a una riduzione del numero di progetti, che sono più mirati, e a un aumento del suo monitoraggio politico; ricorda agli Stati membri l’importanza di rispettare i propri impegni in tale quadro al fine di rendere i progetti più efficienti e raggiungere la piena capacità operativa nei tempi previsti, in particolare prima del 2025; si aspetta pertanto che la prossima revisione strategica comprenda anche una valutazione approfondita che dovrà portare al conseguimento dei risultati dei progetti della PESCO;
  12. sostiene la proposta della Commissione di esonerare dall’aliquota IVA le attrezzature di difesa progettate e sviluppate all’interno dell’UE, che costituisce una misura positiva volta a uniformare le pratiche a livello globale e a promuovere l’autonomia strategica europea;
  13. ritiene che le capacità della bussola strategica debbano avere come obiettivi:
  • definire priorità chiare per la revisione del piano di sviluppo delle capacità (CDP) e degli altri cicli degli obiettivi primari (“headline goal”, HLG),
  • razionalizzare i processi di pianificazione e di sviluppo delle capacità (CDP, HLG/High Impact Capability Goal (HICG), PESCO, CARD) e mantenere la coerenza dei risultati con i rispettivi processi della NATO, in particolare il processo di pianificazione della difesa della NATO (NDPP),
  • integrare i processi di sviluppo delle capacità militari dell’UE, i processi di pianificazione in materia di difesa e utilizzare al meglio le iniziative di difesa dell’UE attraverso la PESCO e la CARD,
  • concentrarsi su un numero limitato di progetti che siano coerenti con gli obiettivi della PSDC e necessari per raggiungere il livello di ambizione dell’UE, che rafforzino le capacità degli Stati membri, siano improntati all’operatività e che apportino un valore aggiunto europeo;
    1. sottolinea che il settore digitale è uno spazio di opportunità ma anche di significative minacce di atti dolosi derivanti da attori statali o non statali contro la nostra sicurezza e le nostre democrazie, che cancella le linee direttrici definite dal diritto dei conflitti armati e che non conosce confini; ritiene che sia necessario andare oltre per garantire l’accesso degli europei a questo settore ormai conteso e sviluppare una cultura della sicurezza e della solidarietà tra europei, nonché strumenti efficaci per raggiungere tale obiettivo; invita a prestare un’attenzione particolare all’impatto delle tecnologie emergenti per far sì che siano applicate e utilizzate in tutta l’Unione, favorire la ricerca e l’innovazione nonché aumentare la resilienza dell’Unione tenendo conto della necessità di padroneggiarne l’utilizzo, e in particolare di:
  • analizzare l’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) sulla sicurezza e sulla difesa, compreso l’utilizzo doloso di questo tipo di tecnologia e l’uso dell’IA da parte degli Stati membri per contrastare tali minacce;
  • sottolineare l’importanza di un’EDTIB innovativa e competitiva (che è il mezzo per rispondere alle esigenze definite dagli Stati membri e dall’UE), nonché l’importanza di identificare i punti di forza e le vulnerabilità;
    • garantire la sicurezza delle catene di approvvigionamento (sia all’interno che all’esterno dell’UE), comprese le materie prime, i componenti critici e le tecnologie;
    • condividere segnalazioni, informazioni e minacce in tempo reale attraverso il collegamento delle centrali operative;
  1. invita pertanto l’UE ad assumere un ruolo guida negli sforzi globali volti a istituire un quadro normativo globale per lo sviluppo e l’uso di armi basate sull’IA; invita il VP/AR, gli Stati membri e il Consiglio europeo ad adottare una posizione comune sui sistemi d’arma autonomi che garantisca un controllo umano significativo sulle funzioni essenziali di tali sistemi; insiste sulla necessità di avviare negoziati internazionali per uno strumento giuridicamente vincolante che vieti le armi completamente autonome; sostiene il lavoro sui sistemi d’arma autonomi letali nell’ambito della Convenzione su alcune armi convenzionali (CCW), che per il momento rimane l’unico forum internazionale dove si discute di tali questioni;
  2. accoglie con favore il rinnovato impegno degli Stati membri nei confronti della posizione comune modificata dalla decisione (PESC) 2019/1560 del Consiglio e sottolinea l’importanza di un’attenta valutazione delle domande di licenza di esportazione di tecnologia e attrezzature militari sulla scorta dei criteri ivi stipulati; rileva che la decisione (PESC) 2019/1560 del Consiglio e le pertinenti conclusioni del 16 settembre 2019 riflettono una crescente consapevolezza presso gli Stati membri della necessità di maggiori trasparenza e convergenza a livello nazionale e dell’UE nel settore dell’esportazione di armi; si compiace degli sforzi compiuti per aumentare la trasparenza e il controllo pubblico e parlamentare delle esportazioni di armi; chiede che siano profusi sforzi congiunti per migliorare le valutazioni dei rischi, i controlli degli utenti finali e le verifiche successive alla spedizione;
  3. è fermamente convinto che, poiché l’UE è sempre più ambiziosa nelle questioni in materia di difesa, vi sia la necessità di una maggiore convergenza e coerenza nelle politiche degli Stati membri in materia di esportazioni di armi; invita gli Stati membri a conformarsi pienamente alla posizione comune 2008/944/PESC che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari, come modificata dalla decisione (PESC) 2019/1560 del Consiglio, e ad applicare rigorosamente il criterio 4 sulla stabilità regionale; chiede l’istituzione di un meccanismo di consultazione tra gli Stati membri per la valutazione del rispetto della posizione comune;
  4. prende atto degli sforzi congiunti di alcuni Stati membri per sviluppare capacità future essenziali al di fuori del quadro dell’UE, in particolare il Future Combat Air System (FCAS) e il Main Ground Combat System (MGCS); pone l’accento sul fatto che tali progetti sono importanti per rafforzare le capacità militari europee in generale; sottolinea che i risultati della prima CARD hanno individuato nella modernizzazione e nell’acquisizione dei principali sistemi di carri armati un’area di interesse per la cooperazione; raccomanda agli Stati membri in questione di valutare ulteriori possibilità di cooperazione e finanziamento a livello europeo, in particolare il FED, al fine di sfruttare appieno il potenziale innovativo delle industrie europee della difesa e raggiungere un livello più elevato di economie di scala; ritiene in tale contesto che il progetto TEMPEST, guidato dal Regno Unito e al quale partecipano anche gli Stati membri, sia una duplicazione inutile del progetto FCAS e incoraggia pertanto gli Stati partecipanti a entrambi i progetti a unificarli al fine di realizzare economie di scala e di garantire l’interoperabilità tra l’UE e il Regno Unito; sottolinea in tale contesto la necessità di una stretta cooperazione tra l’UE e il Regno Unito in materia di sicurezza e difesa, rafforzando i partenariati in materia di difesa e sostenendo l’autonomia dei paesi partner;

 

Rafforzare i partenariati in materia di difesa e sostenere la sovranità dei paesi partner

Difendere il multilateralismo sul controllo degli armamenti, sul disarmo e sulla non proliferazione

  1. invita a sostenere il rafforzamento e la preservazione dell’architettura di controllo degli armamenti in Europa, in un contesto di progressiva erosione caratterizzato dal ritiro degli Stati Uniti e della Russia dal trattato sui cieli aperti; invita a sostenere attivamente e a rafforzare i regimi e le istanze favorevoli al disarmo sotto tutti i punti di vista: universalizzazione, sostegno all’attuazione nonché sostegno politico, istituzionale e finanziario; invita l’Unione a prestare un’attenzione particolare al rischio CBRN, nel contesto dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, ponendo in particolar modo l’accento sul regime di divieto e sugli obblighi convenzionali previsti dalla convenzione sulla proibizione delle armi chimiche (CWC) nonché sulla lotta alle impunità;
  2. accoglie con favore la proroga del nuovo trattato per la riduzione delle armi strategiche (trattato New START) e deplora la fine del trattato sulle forze nucleari intermedie (INF); prende atto della proliferazione di missili ipersonici; ritiene che l’Unione europea dovrebbe contribuire a impedire la corsa agli armamenti a livello internazionale per quanto riguarda i missili ipersonici; ribadisce il suo pieno sostegno all’impegno dell’UE e dei suoi Stati membri a favore del trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) quale pietra angolare del regime di non proliferazione e disarmo nucleare; ribadisce i suoi appelli per l’adozione di misure concrete ed efficaci durante la decima conferenza di revisione del TNP; insiste sulla necessità di garantire che l’UE svolga un ruolo forte e costruttivo nello sviluppo e nel potenziamento degli sforzi globali di non proliferazione basati su regole e dell’architettura in materia di controllo degli armamenti e disarmo;

 

Rafforzare il dialogo, i partenariati e la cooperazione in materia di sicurezza e difesa

  1. insiste sul fatto che l’Unione deve adottare un approccio strategico per i suoi partenariati reciprocamente benefici che si basi in particolare su valori e principi condivisi, sulla difesa dei suoi interessi e sul suo obiettivo di raggiungere l’autonomia strategica; sottolinea che è nell’interesse dell’Unione operare assieme ai suoi partner, nel pieno rispetto delle alleanze, in quanto l’autonomia strategica fa parte del quadro multilaterale;
  2. chiede una cooperazione ancora rafforzata con le organizzazioni internazionali e in particolare con l’ONU, segnatamente tra le missioni della PSDC e le operazioni di mantenimento della pace, in particolare nei teatri operativi comuni; insiste sull’importanza della cooperazione con l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) in materia di sicurezza;
  3. sottolinea la necessità di rafforzare la cooperazione transatlantica UE-USA sulla base di un partenariato equo, basato su valori e obiettivi condivisi, nel rispetto dell’autonomia, degli interessi e delle aspirazioni dell’altra parte; accoglie con favore l’avvio di un dialogo strategico tra l’Unione e gli Stati Uniti in materia di sicurezza e di difesa al fine di contribuire a relazioni transatlantiche reciprocamente vantaggiose ed equilibrate; accoglie con favore, in particolare, i dialoghi UE-USA in corso o futuri su Cina, Russia e regione indopacifica; insiste sulla dimensione operativa del partenariato prestando attenzione alla preservazione dell’autonomia strategica dell’Unione, segnatamente per quanto concerne la normativa americana sui trasferimenti di armi a livello internazionale (ITAR); accoglie con favore l’adeguatezza del formato per la gestione delle minacce ibride; accoglie a tale proposito con favore l’associazione di Stati terzi all’AED attraverso accordi amministrativi, purché sia accompagnata da contropartite e garanzie giuridicamente vincolanti, che permettano di preservare gli interessi in materia di difesa e sicurezza dell’Unione e dei suoi Stati membri; deplora lo scarso livello di consultazione e informazione degli alleati dell’UE in merito al ritiro dall’Afghanistan e al patto di sicurezza trilaterale AUKUS; sottolinea che ciò dovrebbe ricordare all’UE ancora una volta l’urgente necessità di predisporre la sua difesa al fine di garantirle la capacità di essere un attore globale per la pace;
  4. sottolinea che la necessaria cooperazione con la NATO, sancita dall’articolo 42, paragrafo 2, del trattato del Nord Atlantico, deve svilupparsi nel rispetto delle specificità e dei ruoli della NATO e dell’UE e dell’autonomia decisionale di entrambe le organizzazioni; chiede una NATO rafforzata sostenuta da un’Unione europea rafforzata (pilastro europeo all’interno della NATO) e auspica uno sviluppo molto concreto del partenariato UE-NATO, in particolare alla luce della crescente ibridazione delle minacce, e che dovrebbe includere parametri non direttamente militari nella concorrenza strategica in tempo di pace; riconosce che in caso di nuove minacce sul suolo europeo, come la disinformazione, il furto di proprietà intellettuale, la coercizione economica o il sabotaggio informatico, l’Unione europea sta rafforzando le proprie capacità al fine di divenire un garante della sicurezza; sottolinea che l’attuale situazione strategica richiede il sostegno incondizionato della NATO alle iniziative di difesa europee, comprese le capacità, nel rispetto delle prerogative di ciascuna organizzazione; ricorda l’importanza di applicare integralmente i cosiddetti accordi “Berlin Plus” e di consentire la trasmissione di documenti classificati tra le due organizzazioni; ritiene che i lavori svolti parallelamente sia per quanto riguarda la bussola strategica dell’UE che il previsto aggiornamento del concetto strategico della NATO rappresentino un’opportunità unica per definire priorità chiare e coerenza, nonché individuare ulteriori sinergie al fine di rafforzare il legame transatlantico e approfondire la cooperazione UE-NATO; auspica in tale contesto che il nuovo concetto strategico della NATO tenga conto della bussola strategica dell’Unione e sia coerente con quest’ultima; riconosce il ruolo della NATO quale fondamento della sicurezza collettiva per gli Stati membri che sono altresì membri della NATO; rileva, tuttavia, con preoccupazione che profonde e persistenti differenze con uno degli alleati della NATO non membro dell’UE stanno ostacolando la cooperazione tra le due organizzazioni e minando la solidarietà tra gli Stati membri, in particolare nell’area strategica del Mediterraneo orientale; attende con interesse la nuova dichiarazione congiunta UE-NATO;
  5. prende atto del potenziale aumento esponenziale delle minacce da parte degli estremisti a seguito del ritiro della NATO e della successiva presa del potere da parte dei talebani in Afghanistan; chiede una riflessione approfondita sugli insegnamenti tratti dall’Afghanistan e una strategia attiva nella regione per attenuare l’impatto dell’Afghanistan quale nuovo terreno fertile sicuro per l’estremismo e il terrorismo; ribadisce che occorre compiere tutti gli sforzi per salvaguardare la sicurezza e i diritti umani degli afghani e proteggerli da violenze, persecuzioni e uccisioni; sottolinea la necessità di continuare le operazioni di evacuazione, in particolare di coloro che hanno lavorato per l’UE; osserva che il ritiro dall’Afghanistan ha evidenziato la necessità che l’UE aumenti la sua parte di responsabilità nell’ambito della sicurezza globale e contribuisca in modo significativo a rafforzare le proprie capacità e competenze;
  6. invita a rafforzare le relazioni con gli Stati democratici nella regione indopacifica e in settori tematici specifici (cibersicurezza, sicurezza ibrida, marittima, controllo delle armi, ecc.), con l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) nonché con i partner dell’America latina; mette in evidenza le sfide per la sicurezza nella regione indopacifica, che riveste un notevole interesse per l’UE; rileva con crescente preoccupazione il costante potenziamento di armi e la posizione militare della Cina, in particolare la segnalazione di un volo di prova di un missile ipersonico e le crescenti violazioni della zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan; invita tutte le parti interessate a superare le loro divergenze con mezzi pacifici e a ridurre le tensioni nonché ad astenersi dall’intraprendere azioni unilaterali per modificare lo status quo; invita tutte le parti ad aderire ai principi del diritto internazionale, in particolare all’UNCLOS; sottolinea la crescente rilevanza della disinformazione proveniente dalla regione indopacifica che minaccia di minare le attività dell’UE nella regione e invita pertanto il Consiglio e la Commissione ad affrontare questa sfida in modo simile alla disinformazione proveniente dal fianco orientale dell’UE; prende atto con grave preoccupazione della recente dimostrazione di forza e dell’intensificarsi delle tensioni in punti di crisi regionali come il Mar cinese meridionale e orientale e lo stretto di Taiwan; sottolinea che la pace e la stabilità nelle regioni indopacifiche rivestono grande importanza per l’UE e i suoi Stati membri; esprime profonda preoccupazione per le continue manovre militari della Cina nello stretto di Taiwan, comprese quelle nei confronti Taiwan o che si svolgono nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan; invita la RPC a desistere da tali dimostrazioni di forza militare che rappresentano una grave minaccia per la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan e nella regione indopacifica; ribadisce la necessità di dialoghi, senza coercizione o tattiche destabilizzanti da entrambe le parti; sottolinea la sua opposizione a qualsiasi azione unilaterale che possa minare lo status quo dello stretto di Taiwan e che qualsiasi modifica alle relazioni tra le due sponde dello stretto non deve essere imposta contro la volontà dei cittadini di Taiwan; sottolinea che l’atteggiamento sempre più belligerante della Cina nei confronti di determinati Stati e territori è motivo di preoccupazione; sottolinea che l’UE dovrebbe intraprendere una valutazione delle possibili conseguenze di un conflitto regionale sulla sicurezza dell’UE, che dovrebbe valutare anche il modo in cui l’UE dovrebbe rispondere a un deterioramento della situazione della sicurezza nella regione indopacifica e oltre; plaude alle discussioni in corso sulla partecipazione del Giappone a EUTM Mali e Mozambico e dell’India alle operazioni e missioni della PSDC in Africa;
  7. accoglie con favore la firma dell’accordo di cooperazione strategica militare e di difesa tra la Grecia e la Francia quale passo positivo verso un’autonomia strategica europea e la creazione di un’autentica Unione europea della difesa funzionante; chiede una cooperazione rafforzata con i paesi partner nel Mediterraneo per combattere l’estremismo e il terrorismo, il commercio illecito di armi e la tratta di esseri umani;
  8. sottolinea l’importanza geopolitica dell’Unione nell’assumersi la responsabilità principale della sua stabilità, sicurezza e prosperità a livello regionale e nel prevenire processi di destabilizzazione nel vicinato dell’UE, a est, a sud e nell’Artico; riconosce il crescente valore politico, economico, ambientale, della sicurezza e strategico del circolo artico; esorta gli Stati membri a continuare la cooperazione con il Consiglio artico su tutte le questioni di interesse per l’UE e a elaborare una strategia globale per la regione; prende atto delle sfide emergenti riguardanti la sicurezza nell’Artico causate dall’ambiente in evoluzione e dal crescente interesse geopolitico nella regione; sottolinea la necessità di includere la politica dell’UE per l’Artico nella PSDC; sottolinea che l’UE deve disporre di una chiara visione del proprio ruolo in materia di sicurezza nell’Artico e avviare una cooperazione efficace con la NATO; sottolinea che l’Artico deve continuare a essere un’area di cooperazione pacifica e mette in guardia contro l’aumento della militarizzazione della regione;
  9. riconosce l’importanza del coinvolgimento della PSDC nel vicinato orientale; appoggia l’approfondimento della cooperazione militare e di sicurezza con i paesi del partenariato orientale al fine di mantenere la stabilità alle frontiere dell’Unione; ribadisce il suo invito a sviluppare un ruolo più attivo dell’UE nella risoluzione pacifica dei conflitti in corso e nella prevenzione di eventuali conflitti futuri nella regione; chiede di offrire sostegno ai paesi del partenariato orientale e di coinvolgere i paesi interessati del partenariato orientale nelle attività del Centro europeo di eccellenza per la lotta contro le minacce ibride; invita a istituire la piattaforma di cooperazione della task force di comunicazione strategica dell’UE per il partenariato orientale al fine di affrontare le questioni relative alla lotta contro la disinformazione e rafforzare la resilienza dei paesi del partenariato orientale;
  10. riconosce il contributo fornito dalla Georgia, dalla Repubblica di Moldova e dall’Ucraina alle missioni e operazioni della PSDC; sostiene una più stretta cooperazione in materia di difesa e sicurezza con questi stimati partner;
  11. accoglie con favore l’avvio del dialogo sulla cibersicurezza tra Unione europea e Ucraina e incoraggia un impegno simile con altri paesi interessati del partenariato orientale;
  12. si rammarica dell’assenza di partenariati tra il Regno Unito e l’Unione europea riguardanti la cooperazione in materia di sicurezza e difesa, a causa del disinteresse manifestato dal governo britannico, e ciò nonostante le rassicurazioni della dichiarazione politica che definisce il quadro delle future relazioni tra l’UE e il Regno Unito; sottolinea la necessità di un accordo tra l’UE e il Regno Unito sulla politica estera e sulla cooperazione in materia di sicurezza per poter affrontare meglio le sfide comuni relative alla sicurezza globale; incoraggia il governo del Regno Unito ad avviare negoziati per instaurare una forte cooperazione nei settori della politica estera, della sicurezza, della difesa e dello sviluppo delle capacità; incoraggia il rafforzamento della cooperazione e del partenariato con le organizzazioni africane pertinenti, che si tratti ad esempio dell’Unione africana, dell’ECOWAS, della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (SADC), del G5 Sahel o del Parlamento panafricano, promuovendo altresì un ruolo parlamentare rafforzato in Africa; invita, inoltre, l’UE a mantenere i propri impegni assunti nel quarto vertice UE-Africa per sostenere la stabilità economica e politica e per sostenere ulteriormente le capacità della Forza di pronto intervento africana; sottolinea, considerando la natura ciclica dei conflitti nella regione, la necessità di un maggiore impegno politico con i governi sostenuti dall’UE per garantire maggiore trasparenza, combattere la corruzione, alimentare l’inclusività e impegnarsi con i cittadini nell’intento di frenare l’esplosione dei conflitti armati ed etnici;
  13. chiede una cooperazione in materia di formazione e di rafforzamento delle capacità militari con i paesi partner resi fragili da conflitti o da minacce regionali o vittime di ingerenze straniere dolose;
  14. riconosce il ruolo svolto dall’aumento del flusso di denaro illecito nei paradisi fiscali e il rischio che ciò comporta per l’aumento della militarizzazione, il finanziamento delle attività terroristiche e l’aggravarsi dell’instabilità globale; chiede più azioni volte a contrastare il riciclaggio di denaro e a fornire ai partner, in particolare in Africa e in America latina, meccanismi per frenare le transazioni finanziarie oscure, compreso il coinvolgimento delle autorità nei paradisi fiscali;

 

Migliorare la governance europea della PSDC

  1. accoglie con favore l’entrata in funzione operativa della direzione generale per l’Industria della difesa e lo spazio (DG DEFIS); accoglie con favore l’annuncio di un vertice europeo per la difesa all’inizio del 2022 nonché la proclamazione da parte del Presidente del Consiglio europeo del 2022 come l’anno della difesa europea; auspica che entrambe le iniziative infondano un nuovo slancio all’ulteriore sviluppo dell’Unione europea della difesa; invita i cittadini, il mondo accademico, le organizzazioni della società civile e il settore privato a esprimere le loro aspettative sull’architettura della PSDC, sulla pace, sulla difesa, sull’agenda per la sicurezza, sulla bussola strategica e sul ruolo dell’UE nel mondo nel quadro della Conferenza sul futuro dell’Europa; invita le istituzioni dell’UE ad accogliere tali aspettative traducendole in proposte e azioni concrete traducendole in proposte e azioni concrete; sottolinea l’importanza di migliorare gli strumenti a disposizione della società civile al fine di garantirne la partecipazione significativa all’elaborazione della politica in materia di difesa e al suo controllo; chiede la creazione di una commissione “sicurezza e difesa” a pieno titolo in seno al Parlamento come pure la formalizzazione di un Consiglio dei ministri della difesa dell’Unione;
  2. ricorda il ruolo svolto dall’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza; invita gli Stati membri a valutare una riforma del processo decisionale, in particolare dell’articolo 31 TUE, estendendo il voto a maggioranza qualificata (VMQ) alla politica estera e di sicurezza dell’UE nei settori connessi alla PSDC, nonché a valutare il pieno ricorso alle “clausole passerella” e la portata degli articoli che rafforzano la solidarietà e l’assistenza reciproca dell’UE in caso di crisi;
  3. ricorda che il Parlamento dovrebbe essere preventivamente consultato e debitamente informato sulla pianificazione, sulla modifica e sulla possibilità di porre fine alle missioni della PSDC; sottolinea la necessità di un coinvolgimento attivo del Parlamento nella valutazione delle missioni e operazioni della PSDC al fine di rafforzarne la trasparenza e il sostegno politico e pubblico; ritiene che le sue raccomandazioni debbano essere tenute in debito conto; è determinato a svolgere appieno il proprio ruolo di controllo sullo strumento Europa globale e segnatamente sulla sua dimensione riguardante la pace e la sicurezza come pure sull’attuazione del FED;
  4. sottolinea la necessità di sviluppare una cooperazione sempre più stretta con i parlamenti nazionali sulle questioni relative alla PSDC al fine di rafforzare la responsabilità, il controllo e la diplomazia in materia di difesa;
  5. insiste sul fatto che il Parlamento dovrebbe essere periodicamente informato e consultato sull’attuazione della PESCO, alla luce della necessità di coordinarla con i vari strumenti finanziari della PSDC, in particolare il FED, sul quale il Parlamento europeo esercita un controllo;
  6. insiste sull’importanza di un coordinamento efficace delle varie strutture di governance dell’UE (Commissione, SEAE, AED, ecc.) e sulla necessità di promuovere buoni rapporti con il Parlamento europeo, unico garante della rappresentanza dei cittadini dell’Unione, nel rispetto delle disposizioni previste dai trattati;
  7. osserva che presterà particolare attenzione a garantire che si tenga maggiormente conto della specificità militare nel diritto dell’Unione europea; ricorda, a tal fine, l’impegno del Parlamento a favore del mantenimento dello status militare, che risponde ai requisiti molto specifici di tale professione e costituisce la garanzia dell’efficacia delle forze armate in ciascuno degli Stati membri; invita a preservare i mezzi di azione dei servizi di intelligence, che non possono adempiere la loro missione di tutela della sicurezza nazionale senza accedere a dati di connessione integralmente conservati, in via preventiva, per un periodo di tempo sufficiente e disciplinato dal legislatore, sotto il controllo del giudice nazionale e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo; prende atto dell’adozione dell’orientamento generale del Consiglio sul pacchetto cielo unico europeo; ricorda la necessità di salvaguardare la sovranità degli Stati membri e la libertà d’azione delle forze armate europee; ricorda, per la fornitura di servizi, gli imperativi di sicurezza nazionale relativi all’accesso, all’affidabilità e all’integrità dei dati e insiste sul fatto che l’inclusione di clausole di salvaguardia militare nei regolamenti dell’Unione europea deve consentire di rispondere a questa duplice sfida;
  1. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio europeo, al Consiglio, all’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione, alla Presidente della Commissione europea e ai commissari competenti come il commissario per il mercato interno, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Segretario generale della NATO, alle agenzie dell’UE che operano nei settori spaziale, della sicurezza e della difesa nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

RELAZIONE sul controllo multilaterale delle armi e delle armi di distruzione di massa, e i regimi di disarmo: sfide e prospettive

16.11.2021 – (2020/2001(INI))

l Parlamento europeo,

  • vista la sua risoluzione del 14 febbraio 2019 sul futuro del trattato INF e l’impatto sull’Unione europea[1],
  • vista la sua risoluzione del 20 ottobre 2020 recante raccomandazioni alla Commissione concernenti il quadro relativo agli aspetti etici dell’intelligenza artificiale, della robotica e delle tecnologie correlate[2],
  • vista la sua raccomandazione del 21 ottobre 2020 al Consiglio e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza concernente la preparazione del 10° processo di revisione del trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP), il controllo degli armamenti nucleari e le opzioni di disarmo nucleare[3],
  • vista la sua risoluzione del 20 gennaio 2021 sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune – Relazione annuale 2020[4],
  • vista la sua risoluzione del 12 settembre 2018 sui sistemi d’arma autonomi[5],
  • vista la sua risoluzione del 17 gennaio 2013 sulle raccomandazioni della Conferenza di revisione del trattato di non proliferazione nucleare relative alla creazione di una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente[6],
  • vista la sua risoluzione del 27 ottobre 2016 sulla sicurezza nucleare e la non proliferazione[7],
  • visto il regolamento (UE) 2021/821 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 maggio 2021, che istituisce un regime dell’Unione di controllo delle esportazioni, dell’intermediazione, dell’assistenza tecnica, del transito e del trasferimento di prodotti a duplice uso[8](“regolamento sui prodotti a duplice uso”),
  • viste le relazioni annuali sull’attuazione della strategia dell’Unione europea contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (ADM), in particolare quelle del 2019[9]e del 2020[10],
  • vista la decisione 2010/212/PESC del Consiglio, del 29 marzo 2010, relativa alla posizione dell’Unione europea per la conferenza di revisione del 2010 delle parti del trattato di non proliferazione delle armi nucleari[11],
  • vista la decisione (PESC) 2020/1656 del Consiglio, del 6 novembre 2020, sul sostegno dell’Unione europea alle attività svolte dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) nei settori della sicurezza nucleare e nel quadro dell’attuazione della strategia dell’UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa[12],
  • vista la decisione (PESC) 2020/901 del Consiglio, del 29 giugno 2020, sul sostegno dell’Unione alle attività della commissione preparatoria dell’Organizzazione del trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBTO) per il rafforzamento delle sue capacità di monitoraggio e di verifica e nell’ambito dell’attuazione della strategia dell’UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa[13],
  • vista la decisione (PESC) 2019/938 del Consiglio, del 6 giugno 2019, che sostiene un processo di rafforzamento della fiducia che porti a creare una zona senza armi nucleari e tutte le altre armi di distruzione di massa in Medio Oriente[14],
  • visti il regolamento (UE) 2018/1542 del Consiglio, del 15 ottobre 2018, relativo a misure restrittive contro la proliferazione e l’uso delle armi chimiche[15]e il regolamento di esecuzione (UE) 2020/1480 del Consiglio, del 14 ottobre 2020, che attua il regolamento (UE) 2018/1542 relativo a misure restrittive contro la proliferazione e l’uso delle armi chimiche[16],
  • vista la decisione (PESC) 2020/906 del Consiglio, del 29 giugno 2020, che modifica la decisione (PESC) 2019/615 sul sostegno dell’Unione alle attività preparatorie della conferenza di revisione del 2020 delle parti del trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP)[17],
  • vista la decisione (PESC) 2019/97 del Consiglio, del 21 gennaio 2019, a sostegno della convenzione sulle armi biologiche e tossiniche nell’ambito della strategia dell’UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa[18],
  • vista la dichiarazione del Consiglio del Nord Atlantico, del 15 dicembre 2020, relativa all’entrata in vigore del trattato sulla proibizione delle armi nucleari,
  • vista la dichiarazione del Consiglio del Nord Atlantico, del 3 febbraio 2021, relativa alla proroga del nuovo trattato START,
  • vista la 16ª conferenza annuale della NATO sulle ADM, il controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione del 10 novembre 2020,
  • vista la dichiarazione del Consiglio del Nord Atlantico, del 18 giugno 2021, relativa al trattato sui cieli aperti,
  • vista la dichiarazione del segretario generale della NATO del 2 agosto 2019 sulla fine del trattato INF,
  • visto il discorso tenuto il 10 novembre 2020 dal segretario generale della NATO alla 16ª conferenza annuale della NATO sulle ADM, il controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione,
  • vista l’agenda delle Nazioni Unite per il disarmo del 2018 dal titolo “Assicurare il nostro futuro comune”,
  • vista la dichiarazione del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres del 24 ottobre 2020 relativa all’entrata in vigore del trattato sulla proibizione delle armi nucleari,
  • visti gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite, in particolare l’OSS 16 volto a promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile,
  • vista la decisione della Conferenza degli Stati parte dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, del 21 aprile 2021, relativa al possesso e all’uso di armi chimiche da parte della Repubblica araba siriana,
  • visto il piano d’azione congiunto globale (PACG – Accordo nucleare con l’Iran) del 2015,
  • vista la dichiarazione E3[19]del Consiglio, del 19 agosto 2021, sul PACG,
  • vista la 64ª conferenza generale dell’AIEA, tenutasi dal 21 al 25 settembre 2020 a Vienna,
  • visto il discorso del presidente della Repubblica francese del 7 febbraio 2020 sulla strategia francese di difesa e deterrenza,
  • vista la dichiarazione congiunta dei presidenti degli Stati Uniti e della Russia, del 16 giugno 2021, sulla stabilità strategica,
  • visto l’articolo 54 del suo regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0324/2021),
  1. considerando che le armi di distruzione di massa (ADM), in particolare quelle nucleari, costituiscono una grave minaccia alla sicurezza umana a lungo termine; che un’architettura solida e completa in materia di controllo degli armamenti, non proliferazione e disarmo, basata su trattati vincolanti e su solidi meccanismi di rafforzamento della fiducia e rafforzata da una procedura di verifica affidabile e trasparente è fondamentale per costruire e mantenere la pace, la stabilità, la prevedibilità, la sicurezza, lo sviluppo sostenibile e il progresso economico e sociale, per allentare le tensioni esistenti tra gli Stati e per ridurre la probabilità di conflitti armati con conseguenze imprevedibili e catastrofiche umanitarie, ambientali, sociali ed economiche;
  2. considerando che negli attuali contesti geopolitici europei e globali carichi di tensioni, i principali trattati sul controllo degli armamenti entrati in vigore alla fine della Guerra fredda sono stati recentemente indeboliti o abrogati; che le tensioni e una mancanza di fiducia tra le parti del TNP sono aumentate negli ultimi anni, esacerbate da un crescente deterioramento delle relazioni bilaterali USA-Russia e dalle misure adottate di conseguenza dalla Russia al fine di rivalutare gli aspetti nucleari della sua dottrina militare; che è emerso un nuovo clima internazionale basato su crescenti lotte di potere; che in questo nuovo contesto, in cui la necessaria stabilità e prevedibilità per l’architettura di sicurezza europea e mondiale non è garantita, l’UE ha avviato un processo di riflessione sui possibili modi per rafforzare la propria autonomia strategica; che in un mondo caratterizzato dall’interdipendenza globale, la sicurezza dell’UE non può essere conseguita senza un rinnovato impegno nel controllo degli armamenti e negli sforzi per il disarmo a livello globale; che il 16 giugno 2021 gli Stati Uniti e la Federazione russa si sono impegnati a favore di un dialogo integrato sulla stabilità strategica;
  3. considerando che l’UE mira a essere un attore globale per la pace e sostiene l’ordine internazionale basato su regole; che il controllo degli armamenti e la non proliferazione nucleare sono alla base del progetto dell’UE, e lo sono stati fin dall’inizio, in particolare attraverso la creazione della Comunità europea dell’energia atomica (EURATOM); che l’UE, attraverso la sua strategia contro la proliferazione delle ADM, contribuisce al disarmo in tal senso e alla prevenzione dell’uso e della proliferazione delle ADM; che la strategia dovrebbe essere incentrata anche sulle nuove minacce quali sistemi d’arma autonomi e altre tecnologie emergenti e distruttive;
  4. considerando che durante gli oltre cinquant’anni della sua esistenza il TNP, con i suoi tre pilastri che si rinforzano a vicenda, si è dimostrato e rimane una pietra angolare dell’architettura globale in materia di controllo degli armamenti nucleari e uno strumento efficace per sostenere la pace e la sicurezza a livello internazionale, garantendo che la stragrande maggioranza degli Stati firmatari rispetti i propri obblighi di non proliferazione attraverso l’attuazione di rigorose salvaguardie e norme che vietano l’acquisizione di armi nucleari; che ci attendiamo che l’articolo 6 del TNP sia rispettato; che la 10a conferenza di revisione del TNP è stata rinviata a causa della pandemia di COVID-19;
  5. considerando che non esiste un meccanismo internazionale che regoli l’esportazione di combustibile di uranio altamente arricchito per i sottomarini nucleari;
  6. considerando che l’AIEA svolge un ruolo determinante nell’attuazione del TNP; che il protocollo aggiuntivo amplia in modo sostanziale la capacità dell’AIEA di verificare la presenza di impianti nucleari illegali;
  7. considerando che le tensioni e la sfiducia tra le parti del TNP sono aumentate negli ultimi anni;
  8. considerando che il trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), entrato in vigore il 22 gennaio 2021, è il risultato di un movimento al quale hanno aderito diversi paesi e regioni volto a richiamare l’attenzione sulle catastrofiche conseguenze umanitarie di qualsiasi uso di armi nucleari, che tre Stati membri dell’UE sono Stati parte del TPNW; che sei Stati membri dell’UE hanno partecipato ai negoziati per il TPNW in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e cinque di loro hanno votato a favore dell’adozione del nuovo trattato; che nessun membro della NATO e nessuno Stato in possesso di armi nucleari è Stato parte del TPNW; che non esiste una posizione del Consiglio sul TPNW; che il coinvolgimento e la partecipazione attiva di tutti gli Stati parte del TNP e di tutti gli Stati nucleari è auspicabile per ottenere risultati significativi nell’impegno per il disarmo a livello globale;
  9. considerando che il PACG è stato un traguardo della diplomazia multilaterale guidata dall’UE; che le parti del PACG 2015 – UE, Cina, Russia, Iran e Stati Uniti – hanno avviato negoziati indiretti affinché Iran e Stati Uniti riprendano ad attuare il PACG; che nel 2018 gli Stati Uniti hanno reimposto le sanzioni e l’Iran ha eliminato i limiti alla sua produzione di uranio arricchito; che l’Iran ha interrotto l’applicazione del protocollo aggiuntivo e del codice 3.1 modificato degli accordi supplementari all’accordo di salvaguardia dell’Iran, intensificando al contempo i suoi programmi di arricchimento dell’uranio portandoli a un livello che si classifica come armamento; che ciò rappresenta una grave minaccia alla pace e alla sicurezza regionali e internazionali nonché all’impegno globale per il disarmo e la non proliferazione; che il governo e il nuovo presidente iraniano devono ancora dimostrare se intendono o meno conformarsi al PACG e cercare un impegno costruttivo e pacifico con l’UE;
  10. considerando che il trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT) non è ancora stato ratificato da tutti gli Stati; che la ratifica da parte di otto Stati, compresi gli Stati Uniti e la Cina, è ancora necessaria per l’entrata in vigore del CTBT; che l’UE ha promosso costantemente il contributo del CTBT alla pace, alla sicurezza, al disarmo e alla non proliferazione;
  11. considerando che la Conferenza del disarmo, dopo 25 anni di scarsi progressi, non ha ancora formalmente avviato i negoziati sul proposto trattato sul bando della produzione di materiale fissile, che vieterebbe la produzione di materiale fissile per armi nucleari o altri ordigni esplosivi nucleari;
  12. considerando che, in seguito al fallimento del trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF), a causa del ritiro degli Stati Uniti nell’agosto 2019, dopo che la Russia non aveva persistentemente rispettato i propri obblighi a norma di tale trattato mediante il dispiegamento di un sistema missilistico SSC-8, gli Stati Uniti e la Russia non sono più soggetti al divieto di costruire e dispiegare tale categoria di armi e di intraprendere una nuova corsa agli armamenti soprattutto in Europa e in Asia; che il comportamento aggressivo della Russia nel suo vicinato ha aumentato la minaccia dello scontro militare; che la Russia ha recentemente movimentato diversi sistemi missilistici balistici dotati di capacità nucleare ritenuti in grado di superare un raggio di 500 km vicino ai confini con l’UE;
  13. considerando che gli Stati Uniti e la Federazione russa hanno deciso di prorogare il nuovo trattato per la riduzione delle armi strategiche (START) di cinque anni;
  14. considerando che le iniziative presidenziali in campo nucleare (PNI), che sono misure unilaterali volontarie, hanno portato a riduzioni sostanziali dell’arsenale dispiegato sia dagli Stati Uniti che dalla Russia;
  15. considerando che i missili balistici e da crociera lanciati da terra con un raggio compreso tra 500 e 5 500 km sono considerati particolarmente pericolosi a causa del loro breve tempo di volo, della letalità, della manovrabilità, della difficoltà di intercettazione, nonché della loro capacità di trasportare testate nucleari; che negli ultimi anni è emersa una nuova generazione di missili da crociera e tattici;
  16. considerando che negli ultimi anni la Cina ha notevolmente intensificato lo sviluppo delle sue capacità convenzionali, missilistiche e nucleari; che la Cina si è mostrata poco trasparente e riluttante ad avviare negoziati in merito alla sua potenziale partecipazione a strumenti multilaterali di controllo degli armamenti, il che le ha permesso di accumulare senza ostacoli un grande arsenale di missili balistici a raggio intermedio tecnologicamente avanzati, come i Dong-Feng 26; che l’UE dovrebbe coordinarsi con partner che condividono gli stessi principi per impegnarsi in un’intensa diplomazia con la Cina, al fine di sviluppare un controllo funzionale degli armamenti e un’architettura in materia di disarmo e non proliferazione, e proteggere gli interessi di sicurezza dell’UE;
  17. considerando che la Francia e il Regno Unito, quali unici paesi europei dotati di armi nucleari, condividono l’opinione secondo cui una deterrenza nucleare minima e credibile è fondamentale per la sicurezza collettiva dell’Europa e della NATO; che, a seguito del recesso del Regno Unito dall’UE, attualmente la Francia è l’unico Stato membro dell’UE dotato di armi nucleari, che continua a modernizzare il suo arsenale nucleare; che nel 2020 il presidente francese Emmanuel Macron ha proposto di avviare un dialogo strategico con i partner europei disponibili per discutere del ruolo potenziale che la deterrenza nucleare francese svolge nell’ambito della nostra sicurezza collettiva; che il Regno Unito ha annunciato che aumenterà di oltre il 40 % il limite massimo per le dimensioni complessive delle sue scorte nucleari, portandole a 260 testate operative disponibili, e che renderà la sua posizione nucleare meno trasparente in quanto non dichiarerà più il numero delle sue scorte;
  18. considerando che Israele non è parte del TNP;
  19. considerando che numerosi altri Stati hanno acquisito le capacità scientifiche, tecnologiche e industriali necessarie per produrre missili balistici e da crociera; che l’India e il Pakistan hanno dichiarato di essere in possesso di armi nucleari; che entrambi i paesi non sono parte del TNP;
  20. considerando che il rischio che un arsenale nucleare finisca nelle mani di organizzazioni terroristiche è motivo di preoccupazione; che la proliferazione clandestina tra i regimi corrotti rimane un rischio, come dimostrato dalla rete Abdul Qadeer Khan;
  21. considerando che il codice di condotta dell’Aia contro la proliferazione dei missili balistici (HCOC) presenta una dimensione relativa alla non proliferazione missilistica malgrado la sua natura giuridicamente non vincolante;
  22. considerando che il trattato sui cieli aperti, in vigore dal 2002, era inteso a instaurare fiducia, sicurezza e comprensione reciproca tra la Russia e gli Stati Uniti e i suoi alleati europei; che per molti anni la Russia non ha rispettato i suoi obblighi di cui al trattato sui cieli aperti; che gli Stati Uniti e la Russia si sono successivamente ritirati dal trattato;
  23. considerando che la convenzione sulle armi chimiche è il primo accordo multilaterale sul disarmo a livello mondiale che sancisce l’eliminazione verificabile di un’intera categoria di ADM; che nell’ultimo decennio la norma giuridica contro l’uso delle armi chimiche è stata violata più volte, anche dal governo siriano e dalla Russia; che la convenzione sulle armi chimiche deve adattarsi a nuovi processi di produzione industriale, all’industria chimica innovativa e all’ascesa di nuovi attori;
  24. considerando che l’UE ha partecipato pienamente agli sforzi internazionali per migliorare la biosicurezza e la biodiversità attraverso l’attuazione della convenzione sulle armi biologiche e tossiniche (BWC); che 13 paesi non sono ancora parte della BWC; che la BWC è stata concordata in assenza di meccanismi di verifica volti a garantirne il rispetto; che i negoziati su un protocollo di verifica si sono arrestati 20 anni fa;
  25. considerando che le attività e i programmi in materia di missili balistici, nucleare e ADM della Repubblica popolare democratica di Corea (RPDC), nonché la proliferazione e l’esportazione di tali armi, rappresentano una grave minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali nonché all’impegno globale per il disarmo e la non proliferazione; che la leadership della RPDC cerca spesso di utilizzare il suo programma in materia di armi nucleari per estorcere concessioni politiche ed economiche alla comunità internazionale, mentre continua a propagandare la sua tecnologia missilistica a corto e medio raggio e il suo know-how nucleare;
  26. considerando che l’emergere del disarmo umanitario ha decisamente messo in discussione le pratiche tradizionali di disarmo ereditate dalla guerra fredda;
  27. considerando che il numero di donne coinvolte negli sforzi volti a eliminare le armi di distruzione di massa rimane in modo preoccupante molto basso, anche nei settori della diplomazia della non proliferazione e del disarmo;
  28. considerando che i rischi legati al clima potrebbero incidere negativamente sul contesto di sicurezza strategico dell’UE; che gli sforzi per il disarmo e la non proliferazione delle ADM contribuiscono notevolmente allo sviluppo sostenibile, alla sicurezza globale, alla prevedibilità, alla stabilità a lungo termine e alla protezione dei mezzi di sussistenza, dell’ambiente e del pianeta;
  29. considerando che la pandemia di COVID-19 ha dimostrato la necessità di migliorare la preparazione e consapevolezza dell’UE in termini di difesa chimica, biologica, radiologica e nucleare (CBRN), di rafforzare la cooperazione tra i settori CBRN civili e militari e i relativi investimenti, di sviluppare misure di prevenzione, risposta e ripresa nel quadro dell’attuale meccanismo dell’UE di protezione civile, di creare una riserva di competenze in materia di CBRN e di promuovere il legame tra salute e sicurezza;
  30. ribadisce il suo pieno impegno a favore del mantenimento di regimi internazionali efficaci per il controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione quali pietre angolari della sicurezza mondiale ed europea; ricorda il suo impegno a perseguire politiche tese a compiere progressi nella riduzione e nell’eliminazione di tutti gli arsenali nucleari e a creare le condizioni per realizzare un mondo libero dalle armi nucleari e CBRN; chiede l’adozione di un rinnovato ordine multilaterale per il controllo degli armamenti e il disarmo che coinvolga tutti gli attori;
  31. è allarmato per la costante erosione dell’architettura globale in materia di non proliferazione, disarmo e controllo degli armamenti, accentuata dal rapido sviluppo di nuovi sistemi potenzialmente destabilizzanti come i sistemi d’arma basati sull’intelligenza artificiale (IA) e le tecnologie dei missili ipersonici e dei droni; sottolinea la necessità di affrontare, in particolare, la questione della tecnologia missilistica ipersonica, che accresce il rischio di utilizzo di armi nucleari in risposta a un attacco; teme che il recesso dai principali trattati sul controllo degli armamenti o la loro mancata proroga danneggerebbe gravemente i regimi internazionali di controllo degli armamenti, che hanno garantito una certa stabilità, e pregiudicherebbe le relazioni tra gli Stati dotati di armi nucleari; sottolinea l’urgente necessità di ripristinare la fiducia transfrontaliera; esprime preoccupazione e una netta condanna in merito a qualsiasi ricorso alle armi di distruzione di massa come mezzo di risoluzione delle controversie geopolitiche;
  32. è preoccupato per la decisione di rivalutazione dell’aspetto nucleare delle loro dottrine militari intrapresa da diversi Stati; invita tutti gli Stati dotati di armi nucleari a far fronte alle loro responsabilità e a considerare di ridurre il ruolo e l’importanza delle armi nucleari nelle loro idee, dottrine e politiche in materia militare e di sicurezza; accoglie con favore l’intenzione degli Stati Uniti di valutare, nel quadro dell’attuale documento di revisione della strategia nucleare, possibili modi per ridurre l’importanza delle armi nucleari nella loro strategia di sicurezza nazionale;
  33. ribadisce il suo pieno sostegno al TNP e ai suoi tre pilastri che si rafforzano a vicenda in quanto è uno degli strumenti giuridicamente vincolanti più universalmente accettati e la pietra angolare del regime di non proliferazione nucleare; ricorda che il TNP ha contribuito a sostenere un’ampia serie di norme relative al disarmo e all’uso pacifico dell’energia nucleare, applicando nel contempo la norma sulla non proliferazione nucleare; si aspetta che gli Stati dotati di armi nucleari prendano provvedimenti in buona fede per rispettare i loro obblighi a norma del trattato al fine di dimostrare l’autenticità del loro impegno a favore del disarmo nucleare adottando le azioni concrete di cui alla versione definitiva del TNP del 2010 nonché rafforzando la norma di non proliferazione e ampliando la capacità di salvaguardia dell’AIEA; avverte che il futuro del TNP non dovrebbe essere dato per scontato ed esorta gli Stati parte a fare il possibile per contribuire a un esito positivo e ambizioso dell’imminente 10a conferenza di revisione in tutti i suoi pilastri – disarmo, non proliferazione e uso pacifico dell’energia nucleare – accordandosi su una sostanziale dichiarazione finale che contribuisca a rafforzare ulteriormente il trattato nonché a preservare la stabilità strategica e a impedire una nuova corsa agli armamenti; invita tutti gli Stati a firmare il TNP, ad aderirvi e a mantenere il proprio impegno nei suoi confronti; invita la 10a conferenza di revisione del TPN a discutere la scappatoia del trattato sulle esportazioni di reattori a propulsione nucleare per scopi militari; invita gli Stati membri dell’UE a inviare alla conferenza di revisione i loro massimi rappresentanti politici; invita pertanto tutti gli Stati parte del TNP a impegnarsi in modo costruttivo nel quadro del TNP e a concordare misure realistiche, efficaci, concrete, reciproche e verificabili che contribuiscano al raggiungimento dell’obiettivo condiviso del disarmo nucleare;
  34. insiste sulla necessità di garantire che l’UE svolga un ruolo forte e costruttivo nello sviluppo e nel potenziamento degli sforzi globali di non proliferazione basati su regole e dell’architettura in materia di controllo degli armamenti e disarmo, con l’obiettivo a lungo termine di eliminare tutte le armi CBRN utilizzando appieno tutti gli strumenti disponibili; si compiace, a tale riguardo, del lavoro svolto dall’inviato speciale dell’UE per la non proliferazione e il disarmo; invita il Consiglio ad adoperarsi affinché l’UE si esprima in modo unanime nei consessi internazionali in materia di disarmo, non proliferazione e controllo degli armamenti e a promuovere misure volte a rafforzare la fiducia tra tutte le parti del TNP, al fine di disinnescare le tensioni esistenti e ridurre la sfiducia reciproca; sottolinea la necessità di utilizzare il lavoro svolto tramite il processo della bussola strategica per integrare pienamente le questioni relative alla proliferazione delle ADM nella comprensione congiunta delle minacce e per sviluppare una cultura strategica comune in materia; invita il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) ad avviare un processo di riflessione sulle implicazioni della Brexit per la sua politica di disarmo e non proliferazione;
  35. accoglie con favore il costante e significativo contributo finanziario dell’UE, tra l’altro, all’Ufficio per gli affari del disarmo delle Nazioni Unite, all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) e al meccanismo del segretario generale delle Nazioni Unite per le indagini sul presunto uso di armi chimiche e biologiche (UNSGM);
  36. sottolinea l’importanza cruciale della formazione e della sensibilizzazione; chiede, pertanto. che le competenze disponibili nell’UE nei settori della non proliferazione e del controllo degli armamenti, compreso il settore del calcolo quantistico, siano rafforzate e che la formazione del personale dell’Unione e degli Stati membri sia migliorata; sottolinea la necessità di rafforzare i legami tra il settore pubblico e privato, il mondo accademico, i think tank e le organizzazioni della società civile; accoglie con favore, al riguardo, il costante sostegno finanziario alla rete europea di formazione in campo nucleare, al consorzio dell’UE per la non proliferazione e il disarmo e al centro europeo di formazione per la sicurezza nucleare; sottolinea il potenziale in termini di cooperazione nell’ambito dei progetti di formazione e istruzione con l’Accademia europea per la sicurezza e la difesa; invita a investire ulteriormente nell’educazione al disarmo e a facilitare il coinvolgimento dei giovani;
  37. sottolinea il mandato ampliato in materia di comunicazione sulla trasparenza, coordinamento e applicazione, e la portata ampliata degli obblighi del regolamento sul duplice uso;
  38. invita le delegazioni dell’UE a porre le questioni del disarmo globale e regionale, della non proliferazione e del controllo degli armamenti in cima all’agenda del dialogo politico con i paesi non membri dell’UE, per garantire che l’UE sostenga gli sforzi volti a rendere universali i trattati e gli strumenti esistenti in materia di disarmo, controllo degli armamenti e non proliferazione; chiede che il SEAE si adoperi ampiamente anche per potenziare la formazione e lo sviluppo delle capacità dei nostri partner più vicini, in particolare i paesi del vicinato e dell’allargamento, nei settori del disarmo, della non proliferazione e del controllo degli armamenti con riferimento alle ADM; accoglie con favore il contributo dell’UE alla mitigazione dei rischi di natura chimica, biologica, radiologica e nucleare a livello globale attraverso la fornitura di assistenza ai paesi partner ed elogia l’iniziativa dei centri di eccellenza per l’attenuazione del rischio CBRN dell’UE, finanziata nell’ambito dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale;
  39. invita l’UE a rafforzare la propria leadership in materia di assistenza alle vittime e risanamento ambientale in risposta alle conseguenze degli esperimenti nucleari nelle zone interessate; chiede al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) di proporre azioni che possono essere intraprese a livello dell’UE e di Stati membri per rafforzare il ruolo dell’Unione in tal senso;
  40. accoglie con favore il sostegno della NATO e la facilitazione del dialogo tra gli alleati e i partner per consentire loro di rispettare gli obblighi di non proliferazione; evidenzia che gli alleati NATO devono mantenere immutato l’impegno a creare le condizioni per un’ulteriore riduzione e l’eliminazione a lungo termine dell’arsenale nucleare e a favore di un mondo senza armi nucleari sulla base della reciprocità e di trattati giuridicamente vincolanti e verificabili; sottolinea che tutti gli Stati devono impegnarsi in un dialogo costruttivo e degno di fiducia su questo tema nei consessi internazionali e bilaterali pertinenti;
  41. sottolinea il suo pieno sostegno all’operato dell’Ufficio per gli affari del disarmo delle Nazioni Unite, all’ambiziosa agenda del Segretario generale delle Nazioni Unite per il disarmo così come ai processi deliberativi e negoziati multilaterali condotti sotto l’egida delle Nazioni Unite; pone l’accento sulla necessità di garantire il coinvolgimento di tutte le parti interessate, della società civile e del mondo accademico nonché la partecipazione significativa ed eterogenea dei cittadini ai dibattiti sul disarmo e sulla non proliferazione;
  42. sostiene le misure di rafforzamento della fiducia adottate dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa quali importanti contributi per limitare malintesi o errori di calcolo e garantire una maggiore apertura e trasparenza; incoraggia tutti gli Stati dotati di armi nucleari ad adottare le misure necessarie per incrementare la trasparenza in relazione ai loro arsenali nucleari;
  43. accoglie con favore l’impegno dell’UE a contribuire alla creazione di una zona senza ADM in Medio Oriente, in conformità con la risoluzione sul Medio Oriente della conferenza delle parti del 1995 per l’esame e l’estensione del trattato di non proliferazione delle armi nucleari, e la promozione da parte dell’Unione di misure volte a rafforzare la fiducia a sostegno di tale processo in modo completo, verificabile e irreversibile;
  44. è preoccupato per le continue attività nucleari e balistiche della RPDC in violazione di numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e per il suo sviluppo di nuove capacità; ribadisce il suo auspicio di adoperarsi per conseguire una denuclearizzazione completa, irreversibile e verificabile della penisola coreana e ritiene che l’UE debba continuare ad adoperarsi per l’eliminazione di tutte le armi di distruzione di massa nella penisola; esorta la RPDC ad abbandonare immediatamente le sue attività nucleari e missilistiche, nonché altre armi di distruzione di massa e programmi di lancio, a rispettare pienamente tutte le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a firmare e ratificare rapidamente il CTBT e a ripristinare il TNP;
  45. invita gli Stati al di fuori del quadro del TNP che detengono armi nucleari ad astenersi dalla proliferazione di qualsiasi tecnologia nucleare di natura militare e ad aderire al TNP;
  46. prende atto dell’entrata in vigore del TPNW e ne riconosce la visione a favore di un mondo privo di armi nucleari; ribadisce che il ruolo del TNP quale forum indispensabile atto a perseguire l’obiettivo del disarmo nucleare e a garantire la stabilità internazionale e la sicurezza collettiva non deve essere indebolito; sottolinea l’importanza del TNP, di cui fanno parte 191 Stati, e la necessità di garantirne l’efficacia, e invita pertanto tutti gli Stati parte del TNP a impegnarsi in modo costruttivo nel quadro dello stesso e a concordare misure realistiche, efficaci, concrete, reciproche e verificabili che contribuiscano al raggiungimento dell’obiettivo ultimo, condiviso e a lungo termine del disarmo nucleare; è del parere che il TPNW non dovrebbe indebolire la sicurezza degli Stati membri;
  47. sottolinea il ruolo centrale svolto dall’AIEA quale garante del rispetto delle disposizioni del TNP da parte degli Stati partecipanti; sottolinea che le attività di verifica dell’AIEA sono strumentali al fine di prevenire la diffusione delle armi nucleari; invita gli Stati che non l’hanno ancora fatto a ratificare e applicare senza indugio il protocollo aggiuntivo dell’AIEA; invita gli Stati che hanno cessato di applicare il protocollo aggiuntivo a ripristinare la conformità ad esso;
  48. sottolinea il ruolo cruciale dell’AIEA nel monitorare e verificare il rispetto dell’accordo di salvaguardia da parte dell’Iran ed elogia in particolare il ruolo fondamentale che svolge dal 23 febbraio 2021 nell’attuazione dell’intesa tecnica bilaterale temporanea raggiunta con l’Iran, che consente all’AIEA di proseguire con le sue necessarie attività di verifica e monitoraggio;
  49. ribadisce il suo pieno sostegno al PACG quale elemento chiave dell’architettura globale in materia di non proliferazione nucleare; sottolinea che una piena attuazione dell’accordo è fondamentale per la sicurezza europea, nonché per la stabilità e la sicurezza in Medio Oriente e nel mondo; accoglie con favore il costante impegno dell’UE con l’Iran in merito a questioni relative alla cooperazione nucleare civile e le misure adottate per attuare progetti volti a migliorare la sicurezza nucleare ai sensi dell’allegato III del PACG; esorta l’Iran a cessare immediatamente le sue attività in materia nucleare in violazione del PACG, il che dovrebbe andare di pari passo con la revoca di tutte le sanzioni relative a tali attività; invita tutte le parti a riprendere i negoziati al fine di ristabilire il pieno ed effettivo rispetto dell’accordo;
  50. conferma che l’entrata in vigore e la ratifica del CTBT, quale forte strumento di rafforzamento della fiducia e della sicurezza, continuano a rappresentare un obiettivo importante della strategia dell’Unione europea contro la proliferazione delle ADM; osserva che il CTBT è stato ratificato da 170 Stati e che ai fini della sua entrata in vigore è necessario che altri otto paesi agiscano in tal senso; accoglie con favore gli sforzi diplomatici dell’UE per comunicare con i paesi non firmatari al fine di sollecitare il loro impegno per la ratifica del CTBT e l’adesione universale allo stesso; accoglie con favore il sostegno dell’UE, anche tramite contributi finanziari, alle attività della commissione preparatoria dell’Organizzazione del trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari volte a rafforzare le sue capacità di verifica e monitoraggio; invita tutti gli Stati che non hanno firmato il CTBT ad aderirvi ed esorta gli Stati che hanno firmato ma non ratificato il trattato ad agire in tal senso; invita tutti gli Stati ad astenersi dal condurre test nucleari;
  51. ribadisce il suo sostegno di lunga data all’avvio dei negoziati sul trattato sul bando della produzione di materiale fissile e invita tutti gli Stati dotati di armi nucleari che non l’hanno ancora fatto ad adottare una moratoria immediata sulla produzione di materiale fissile per armi nucleari e altri ordigni esplosivi nucleari;
  52. ribadisce il suo profondo rammarico per il fatto che gli Stati Uniti e la Federazione russa si siano ritirati dal trattato INF a seguito della persistente inosservanza dello stesso e per la mancanza di comunicazione tra le parti; è particolarmente preoccupato per il possibile riemergere di missili terrestri a raggio intermedio nell’ambito delle operazioni europee nel contesto successivo al trattato INF e per la nuova corsa agli armamenti e la rimilitarizzazione in Europa; si compiace dell’impegno assunto dagli Stati Uniti e dalla Russia di continuare ad adoperarsi per il conseguimento dei loro obiettivi comuni dichiarati di garantire la prevedibilità nel settore strategico e di ridurre il rischio di conflitti armati e la minaccia di una guerra nucleare; esorta entrambe le parti a sfruttare questo slancio per gettare basi ambiziose per il rilancio dei negoziati su una nuova architettura in materia di controllo degli armamenti e misure di riduzione del rischio che tengano conto del mutato contesto geopolitico e dell’emergere di nuove potenze;
  53. invita tutti gli altri paesi che sono in possesso di sistemi missilistici intercontinentali e a raggio intermedio o li stanno sviluppando, in particolare la Cina, a impegnarsi a rendere multilaterale e universale il trattato che farà seguito al trattato INF, tenendo conto degli ultimi sviluppi nel settore dei sistemi d’arma, e a partecipare attivamente ai negoziati su qualsiasi altro accordo in materia di controllo degli armamenti;
  54. prende atto con preoccupazione dell’attuale modernizzazione e ampliamento dell’arsenale nucleare della Cina, compresi i missili ipersonici dotati di capacità nucleare; invita la Cina a impegnarsi attivamente e in buona fede nei negoziati internazionali sul controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione;
  55. rileva con preoccupazione la frequente violazione da parte della Russia di norme e trattati internazionali assieme alla sua retorica nucleare sempre più ostile contro gli Stati membri; esorta la Russia ad abbandonare tali attività ostili e a ripristinare il rispetto delle norme internazionali; è particolarmente preoccupato per la sperimentazione della Russia in materia di armi nucleari e per la costruzione della sua flotta di rompighiaccio a propulsione nucleare e convenzionale nell’Artico; sottolinea che tali attività sono contrarie all’obiettivo di mantenere la stabilità e la pace e possono altresì essere estremamente pericolose per il fragile ambiente dell’Artico;
  56. accoglie con grande favore la decisione adottata dagli Stati Uniti e dalla Federazione russa di prorogare il nuovo trattato START quale importante contributo all’imminente 10a conferenza di revisione del TNP e all’attuazione dell’articolo VI del nuovo trattato START; sottolinea che la proroga di tale trattato dovrebbe fornire la base per negoziare un nuovo accordo in materia di controllo degli armamenti che comprenda armi schierate e non schierate nonché armi strategiche e non strategiche; invita entrambi i firmatari a valutare a fondo tutte le opzioni in relazione alla portata, al dispiegamento e alla categoria delle armi da includere e chiede un dialogo con gli altri paesi dotati di armi nucleari e il coinvolgimento di tali paesi nei negoziati su qualsiasi nuovo accordo in materia di controllo degli armamenti, in particolare la Cina alla luce del continuo rafforzamento e modernizzazione del suo arsenale nucleare, il Regno Unito e la Francia; invita tutti gli Stati dotati di armi nucleari a riaffermare il principio che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta;
  57. sottolinea l’importanza delle iniziative presidenziali in campo nucleare volte a ridurre le armi nucleari “tattiche” a corto raggio dispiegate; prende atto con preoccupazione degli attuali programmi di modernizzazione delle armi nucleari non strategiche in Russia, che sollevano interrogativi circa il rispetto da parte del paese degli obiettivi delle iniziative presidenziali in campo nucleare; ricorda che, nonostante la loro natura non vincolante, tali iniziative hanno svolto un ruolo fondamentale nell’architettura in materia di controllo degli armamenti e invita sia gli Stati Uniti che la Federazione russa a onorare gli impegni assunti in materia di armi nucleari non strategiche e a incrementare la trasparenza in relazione agli arsenali, agli schieramenti e allo stato dei rispettivi armamenti, alla loro modernizzazione e allo sviluppo di nuovi armamenti;
  58. sottolinea che la comunità internazionale deve mettere a punto misure volte a contrastare il rischio di proliferazione dei missili; invita gli Stati che possiedono un numero significativo di missili da crociera a concentrarsi, come primo passo, su misure volte alla fiducia e alla trasparenza, tra cui la negoziazione e l’adozione di codici di condotta per il dispiegamento e l’uso dei missili da crociera; invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza ad avviare un dialogo con gli Stati esportatori al fine di garantire che aderiscano pienamente e partecipino al coordinamento degli sforzi attraverso il regime di non proliferazione nel settore missilistico, l’unico accordo multilaterale esistente che disciplina il trasferimento di missili e di attrezzature missilistiche;
  59. si compiace degli sforzi profusi dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al fine di promuovere l’universalizzazione dell’HCOC, l’unico strumento multilaterale per la trasparenza e il rafforzamento della fiducia incentrato sulla proliferazione dei missili balistici, con l’obiettivo di contribuire ulteriormente agli sforzi per contenere la proliferazione di missili balistici in grado di trasportare armi di distruzione di massa; invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a guidare gli sforzi verso un maggior allineamento tra l’HCOC e altri strumenti di controllo degli armamenti;
  60. sottolinea il ruolo fondamentale svolto dal trattato sui cieli aperti nelle relazioni transatlantiche e il suo prezioso contributo all’architettura globale in materia di controllo degli armamenti, al rafforzamento della fiducia, alla trasparenza in merito alle attività militari svolte dagli Stati firmatari e alla stabilità a lungo termine europea e globale; sottolinea che il trattato sui cieli aperti ha consentito agli Stati europei più piccoli di monitorare i propri vicini e chiamarli a rendere conto delle loro attività militari; si rammarica per la recente adozione, da parte della Duma russa, di un progetto di legge per il recesso dal trattato sui cieli aperti nonché per il recesso degli Stati Uniti dallo stesso; invita gli altri firmatari a proseguire l’attuazione del trattato; esorta gli Stati Uniti e la Federazione russa a riprendere i negoziati al fine di aderire nuovamente al trattato e di ripristinarne la piena, effettiva e verificabile attuazione; esorta gli altri Stati a consolidare ulteriormente il trattato quale misura volta a rafforzare la fiducia ampliandone la portata per includere gli scambi tra scienziati, la cooperazione in caso di emergenza, il monitoraggio ambientale e altre missioni;
  61. è allarmato per la minaccia rappresentata dalla guerra chimica a seguito dell’uso più significativo e prolungato di armi chimiche degli ultimi decenni; è particolarmente preoccupato per la maggiore capacità di alcuni attori statali e non statali di produrre agenti chimici vietati in modo più rapido e con indicatori limitati per il loro rilevamento; insiste sulla necessità di sostenere la norma etica globale contro le armi chimiche impedendo l’impunità per il loro uso; chiede che il nuovo regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani di recente adozione sia utilizzato efficacemente per sostenere tale norma; accoglie con favore l’adozione da parte del Consiglio di un regime di sanzioni orizzontale per far fronte alle crescenti violazioni in materia di produzione, stoccaggio, utilizzo e proliferazione delle armi chimiche; ribadisce la sua profonda preoccupazione per il tentato assassinio di Aleksej Naval’nyj e Sergej e Julia Skripal mediante l’uso dell’agente nervino vietato Novichok, considerato alla stregua di un’arma chimica ai sensi della convenzione sulle armi chimiche; plaude alle sanzioni imposte a funzionari russi, il 14 ottobre 2020, a seguito di tale palese violazione delle norme internazionali e degli impegni internazionali della Russia; invita la Russia a fornire risposte cruciali sull’avvelenamento del detrattore del Cremlino Aleksej Naval’nyj, come richiesto da un gruppo di 45 paesi occidentali secondo le norme dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW);
  62. elogia il ruolo fondamentale svolto dall’Organizzazione nella distruzione controllata di agenti chimici; deplora con la massima fermezza lo sviluppo e l’uso su larga scala di armi chimiche da parte di Stati membri della Convenzione sulle armi chimiche e condanna le numerose violazioni dei diritti umani e le atrocità commesse dal regime di Bashar al-Assad della Repubblica araba siriana; sottolinea che la responsabilità di tali gravi violazioni della Convenzione deve essere garantita; accoglie con favore la decisione adottata durante la 25a sessione della Conferenza degli Stati parte della Convenzione sulle armi chimiche di sospendere determinati diritti e privilegi della Siria nell’ambito dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW); accoglie con favore il continuo sostegno dell’UE all’UNSGM, sottolineando al contempo l’importanza di salvaguardarne la responsabilità; condanna i tentativi di minare la natura indipendente dell’UNSGM subordinandola al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
  63. ribadisce il suo sostegno alla Convenzione sulle armi biologiche (BWC) che vieta l’uso di virus, batteri e sostanze tossiche pericolose contro le persone; accoglie con favore il contributo finanziario fornito dall’UE direttamente alla Convenzione e a sostegno del rafforzamento della biosicurezza al di fuori dell’UE; invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a proseguire il suo impegno per promuovere l’universalizzazione della BWC; sottolinea la necessità di intensificare gli sforzi tesi a istituire un meccanismo giuridicamente vincolante per verificare il rispetto della BWC; invita tutte le parti, compresi gli Stati Uniti, a riprendere i negoziati attraverso il gruppo ad hoc della BWC;
  64. sottolinea l’importante lavoro svolto dal Centro satellitare dell’Unione europea nell’utilizzo di risorse spaziali, immagini satellitari e intelligence geospaziale per monitorare il rispetto degli impegni in materia di disarmo e non proliferazione delle ADM;
  65. sottolinea i rapidi progressi nello sviluppo di sistemi basati sull’IA nel settore militare; ribadisce pertanto il suo invito all’UE di assumere la guida negli sforzi normativi internazionali per garantire che lo sviluppo e l’applicazione dell’IA per uso militare rispettino i rigorosi limiti fissati nel diritto internazionale, compreso il diritto umanitario internazionale e il diritto in materia di diritti umani; invita l’UE a preparare il terreno per negoziati globali volti ad aggiornare tutti gli strumenti esistenti di controllo degli armamenti, disarmo e non proliferazione in modo da tenere conto dei sistemi basati sull’IA utilizzati a fini bellici; evidenzia che le tecnologie emergenti non contemplate nel diritto internazionale dovrebbero essere giudicate alla luce del principio di umanità e dei dettami della coscienza pubblica; invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, gli Stati membri e il Consiglio europeo ad adottare una posizione comune sui sistemi d’arma autonomi che garantisca un controllo umano significativo sulle funzioni essenziali di tali sistemi; insiste affinché l’UE sostenga gli sforzi della Convenzione delle Nazioni Unite su alcune armi convenzionali, con cui le alte parti contraenti contribuiscono al lavoro del gruppo di esperti governativi sulle tecnologie emergenti relative ai sistemi di armi letali autonome, per raggiungere un consenso su uno strumento giuridicamente vincolante che vieti le armi completamente autonome senza un controllo umano significativo;
  66. invita l’UE ad aumentare i suoi investimenti in capacità di IA in funzione dei concetti operativi degli Stati membri; sottolinea che la crescente importanza dell’IA richiede anche una maggiore cooperazione con i partner che condividono gli stessi principi;
  67. sottolinea la necessità di garantire la piena e significativa partecipazione e integrazione delle donne su un piano di parità alle conferenze e ai forum sul disarmo e la non proliferazione, compresa la diplomazia del disarmo, e a tutti i processi decisionali relativi al disarmo;
  68. sottolinea la necessità di adottare misure supplementari per contrastare il finanziamento della proliferazione delle ADM al fine di interrompere il trasferimento di tecnologie e conoscenze ad attori non statali ostili e sottolinea la potenziale minaccia che il terrorismo effettuato con armi di tipo chimico, biologico, radiologico e nucleare rappresenta per la nostra sicurezza collettiva; sottolinea la necessità per l’UE di promuovere una scienza responsabile, al fine di prevenire l’uso improprio della ricerca e della sperimentazione scientifica; sottolinea la necessità di combattere il contrabbando e il traffico illecito di materiale chimico, biologico, radiologico e nucleare e prevenire il rischio di deviazioni; invita il SEAE e la Commissione ad affrontare tale questione nella prevista comunicazione congiunta su un approccio strategico a sostegno del disarmo, della smobilitazione e del reinserimento degli ex combattenti;
  69. sottolinea la necessità di intensificare gli sforzi per rafforzare ulteriormente la preparazione e le azioni dell’UE contro le minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari attraverso lo sviluppo di capacità di decontaminazione, stoccaggio e monitoraggio nell’ambito dell’attuale meccanismo dell’UE di protezione civile;
  70. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Servizio europeo per l’azione esterna, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio e alla Commissione.

 

 

 

RELAZIONE sullo stato delle capacità di ciberdifesa dell’UE

16.7.2021 – (2020/2256(INI))

Il Parlamento europeo,

  • visti il trattato sull’Unione europea (TUE) e il trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE),
  • visto il documento dal titolo “Visione condivisa, azione comune: un’Europa più forte – Una strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea”, presentato dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) il 28 giugno 2016,
  • viste le conclusioni del Consiglio europeo del 20 dicembre 2013, 26 giugno 2015, 15 dicembre 2016, 9 marzo 2017, 22 giugno 2017, 20 novembre 2017 e 15 dicembre 2017,
  • vista la direttiva (UE) 2016/1148 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 luglio 2016, recante misure per un livello comune elevato di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi nell’Unione[1],
  • viste le conclusioni del Consiglio del 19 giugno 2017 su un quadro relativo ad una risposta diplomatica comune dell’UE alle attività informatiche dolose (“pacchetto di strumenti della diplomazia informatica”),
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 13 settembre 2017, dal titolo “Resilienza, deterrenza e difesa: verso una cibersicurezza forte per l’UE” (JOIN(2017)0450),
  • vista la dichiarazione congiunta sulla cooperazione UE-NATO firmata nel luglio 2018,
  • vista la decisione (PESC) 2019/797 del Consiglio, del 17 maggio 2019, concernente misure restrittive contro gli attacchi informatici che minacciano l’Unione o i suoi Stati membri,
  • viste le conclusioni del Consiglio sugli sforzi complementari per rafforzare la resilienza e contrastare le minacce ibride, del 10 dicembre 2019,
  • visto il regolamento (UE) 2019/881 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, relativo all’ENISA, l’Agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza, e alla certificazione della cibersicurezza per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (regolamento sulla cibersicurezza)[2],
  • viste le conclusioni del Consiglio del 16 giugno 2020 sull’azione esterna dell’UE per la prevenzione e la lotta contro il terrorismo e l’estremismo violento,
  • viste le conclusioni del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, relative all’istituzione di un patto sulla dimensione civile della PSDC,
  • vista la decisione (PESC) 2020/1127 del Consiglio, del 30 luglio 2020, che modifica la decisione (PESC) 2019/797 concernente misure restrittive contro gli attacchi informatici che minacciano l’Unione o i suoi Stati membri,
  • vista la decisione (PESC) 2020/1537 del Consiglio, del 22 ottobre 2020, che modifica la decisione (PESC) 2019/797 concernente misure restrittive contro gli attacchi informatici che minacciano l’Unione o i suoi Stati membri,
  • vista la comunicazione della Commissione del 24 luglio 2020 sulla strategia dell’UE per l’Unione della sicurezza (COM(2020)0605),
  • vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 16 dicembre 2020, dal titolo “La strategia dell’UE in materia di cibersicurezza per il decennio digitale” (JOIN(2020)0018),
  • vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nell’Unione, che abroga la direttiva (UE) 2016/1148, presentata dalla Commissione il 16 dicembre 2020 (COM(2020)0823),
  • vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla resilienza dei soggetti critici, presentata dalla Commissione il 16 dicembre 2020 (COM(2020)0829),
  • viste le conclusioni del Consiglio del 9 marzo 2021 sulla strategia dell’UE in materia di cibersicurezza per il decennio digitale,
  • vista la dichiarazione del Consiglio europeo del 25 marzo 2021,
  • vista la relazione del gruppo di lavoro aperto (OEWG) del 10 marzo 2021,
  • vista l’Agenda delle Nazioni Unite per il disarmo – “Securing Our Common Future” (Assicurare il nostro futuro comune),
  • visti gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite, in particolare l’OSS 16 volto a promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile,
  • vista l’analisi n. 9/2019 della Corte dei conti europea sulla difesa europea,
  • vista la sua risoluzione del 13 giugno 2018 sulla ciberdifesa[3],
  • visto l’articolo 54 del suo regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0234/2021),
  1. considerando che l’UE e i suoi Stati membri devono sviluppare ulteriormente una strategia in materia di cibersicurezza che fissi obiettivi realistici, precisi e ambiziosi e definisca in modo chiaro le politiche in ambito sia militare che civile, oltre che nell’area in cui vi è una sovrapposizione dei due settori; che tutte le istituzioni dell’UE e gli Stati membri dell’Unione devono lavorare con maggiore spirito cooperativo a tutti i livelli per sviluppare tale strategia, il cui obiettivo principale dovrebbe essere l’ulteriore rafforzamento della resilienza e, di conseguenza, lo sviluppo di una cooperazione e di solide capacità informatiche civili e militari comuni, ma anche il miglioramento di quelle nazionali, al fine di rispondere a sfide persistenti in materia di sicurezza;
  2. considerando che l’UE si è impegnata ad applicare il diritto internazionale vigente nel ciberspazio, in particolare la Carta delle Nazioni Unite, la quale invita gli Stati a risolvere le controversie internazionali con mezzi pacifici e ad astenersi, nelle loro relazioni internazionali, dal ricorrere alla minaccia o all’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite;
  3. considerando che negli ultimi anni si è assistito a una crescita continua di operazioni cibernetiche dolose condotte da attori statali e non statali ai danni dell’UE e dei suoi Stati membri, operazioni che hanno messo in luce vulnerabilità nelle reti indispensabili alla sicurezza europea; che gli attori informatici offensivi stanno aumentando in termini di diversità, sofisticazione e numero; che tali attacchi rendono prioritari il rafforzamento della capacità di difesa e lo sviluppo di capacità informatiche europee; che gli attacchi informatici dannosi si possono verificare in qualsiasi momento e gli attori a livello europeo e nazionale dovrebbero essere incoraggiati ad adottare le misure necessarie a mantenere capacità di ciberdifesa costantemente efficaci in tempo di pace;
  4. considerando che la pandemia di COVID-19 e l’aumento dell’insicurezza informatica hanno evidenziato che sono necessari accordi internazionali; che gli attacchi informatici sono notevolmente aumentati durante la pandemia di COVID-19 e che l’UE e i suoi Stati membri hanno rilevato minacce informatiche e attività informatiche dolose nei confronti di operatori essenziali, tra cui attacchi per smantellare infrastrutture critiche quali l’energia, i trasporti e l’assistenza sanitaria, nonché forti interferenze straniere favorite dall’informatica, che hanno reso meno netta la linea di demarcazione tra pace e ostilità; che il piano per la ripresa dell’Europa prevede ulteriori investimenti nella cibersicurezza;
  5. considerando che il ciberspazio è ormai riconosciuto come dominio operativo; che le minacce informatiche sono in grado di compromettere tutti gli ambiti militari tradizionali e che detti ambiti tradizionali dipendono dalla funzionalità del ciberspazio, e non viceversa; che i conflitti possono verificarsi in tutti i contesti fisici (terrestre, aereo, marittimo e spaziale) e virtuali (informatico), possono essere amplificati da elementi di guerra ibrida, come campagne di disinformazione rese possibili da strumenti informatici, guerre per procura, un uso offensivo e difensivo delle capacità informatiche nonché attacchi strategici contro i fornitori di servizi digitali finalizzati a smantellare infrastrutture critiche e le nostre istituzioni democratiche, e provocano notevoli perdite finanziarie;
  6. considerando che il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), la Commissione e l’Agenzia europea per la difesa (AED) dovrebbero aiutare gli Stati membri a coordinare e intensificare i loro sforzi volti a fornire capacità e tecnologie di ciberdifesa, affrontando tutti gli aspetti dello sviluppo delle capacità, compresi la dottrina, la leadership, l’organizzazione, il personale, la formazione, l’industria, la tecnologia, le infrastrutture, la logistica, l’interoperabilità e le risorse;
  7. considerando che durante la messa a punto del catalogo dei requisiti 2017, utilizzato per individuare l’intera gamma di requisiti militari della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) in una serie di scenari illustrativi, è emersa come elevata priorità l’esigenza di disporre di capacità di ciberdifesa;
  8. considerando che l’efficace realizzazione delle missioni e operazioni dell’UE dipende sempre più da un accesso ininterrotto a un ciberspazio sicuro e richiede pertanto capacità operative informatiche resilienti;
  9. considerando che il quadro strategico dell’UE in materia di ciberdifesa aggiornato nel 2018 ha individuato una serie di priorità, tra cui lo sviluppo di capacità di ciberdifesa e la protezione delle reti di comunicazione e informazione della PSDC;
  10. considerando che la crescente integrazione dell’intelligenza artificiale (IA) nelle capacità informatiche delle forze di difesa (sistemi ciberfisici, compresi la comunicazione e i collegamenti di dati tra veicoli in un sistema collegato in rete) può comportare vulnerabilità rispetto agli attacchi di guerra elettronica quali il disturbo intenzionale, lo spoofing o la pirateria informatica;
  11. considerando che l’innalzamento del livello di cibersicurezza e ciberdifesa dell’UE è un corollario necessario per la realizzazione delle ambizioni digitali e geopolitiche europee e garantirebbe una maggiore resilienza, tenendo il passo con il crescente livello di sofisticazione e minaccia degli attacchi informatici; che un’Unione europea dotata di una solida cultura della cibersicurezza e di una solida tecnologia in materia, compresa la capacità di individuare e attribuire a un dato soggetto le azioni dolose in modo tempestivo ed efficace e di rispondervi in modo adeguato, sarebbe in grado di tutelare i suoi cittadini e la sicurezza dei suoi Stati membri;
  12. considerando che le organizzazioni terroristiche internazionali hanno migliorato le loro competenze riguardo alla guerra informatica e all’utilizzo di quest’ultima e che gli autori degli attacchi informatici utilizzano tecnologie all’avanguardia per analizzare le vulnerabilità dei sistemi e dei dispositivi e partecipare ad attacchi informatici su vasta e vastissima scala;
  13. considerando che, con l’emergere di tecnologie cibernetiche avanzate, i settori della difesa e dello spazio stanno affrontando una concorrenza senza precedenti a livello mondiale nonché cambiamenti tecnologici importanti; che la Corte dei conti europea ha messo in luce i divari in termini di capacità nell’ambito delle tecnologie TIC, della guerra informatica e dell’intelligenza artificiale; che l’UE è un importatore netto di prodotti e servizi di cibersicurezza, il che aumenta il rischio di dipendenza tecnologica e di vulnerabilità nei confronti di operatori di paesi terzi; che un insieme di capacità comuni dell’UE nel settore dell’IA dovrebbe colmare i divari tecnici e garantire che gli Stati membri privi delle pertinenti competenze nel settore tecnologico o della capacità di attuare sistemi di IA nei rispettivi ministeri della Difesa non siano lasciati indietro;
  14. considerando che vari attori statali, come la Russia, la Cina e la Corea del Nord, sono stati coinvolti in attività informatiche dolose per perseguire obiettivi politici, economici o di sicurezza, tra cui attacchi a infrastrutture critiche, spionaggio informatico e sorveglianza di massa nei confronti di cittadini dell’UE, sostegno alle campagne di disinformazione, distribuzione di malware nonché limitazione dell’accesso a Internet e del funzionamento dei sistemi informatici; che tali attività ignorano e violano il diritto internazionale, i diritti umani e i diritti fondamentali dell’UE e mettono a repentaglio, allo stesso tempo, la democrazia, la sicurezza, l’ordine pubblico e l’autonomia strategica dell’Unione, il che giustifica pertanto una risposta comune da parte dell’UE, ad esempio attraverso il quadro relativo ad una risposta diplomatica comune dell’UE, compreso l’impiego delle misure restrittive previste dal pacchetto di strumenti della diplomazia informatica dell’UE;
  15. considerando che, ai fini di una migliore prevenzione, dissuasione, deterrenza e risposta nei confronti di comportamenti dolosi nel ciberspazio, il 30 luglio 2020 il Consiglio ha deciso per la prima volta di imporre misure restrittive nei confronti di persone, entità e organismi responsabili di aver compiuto vari attacchi informatici o di avervi preso parte; che il quadro giuridico relativo al regime di sanzioni dell’UE in campo informatico è stato adottato nel maggio 2019;
  16. considerando che le forme di attribuzione sono una componente centrale della diplomazia informatica e delle strategie di deterrenza;
  17. considerando che negli ultimi anni la cooperazione UE-NATO è stata potenziata in vari settori, comprese la ciberdifesa e la cibersicurezza, in linea con la dichiarazione congiunta UE-NATO del 2016;
  18. considerando che le relazioni adottate per consenso nel 2010, 2013 e 2015 dal gruppo di esperti governativi delle Nazioni Unite (UNGGE) e approvate dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, costituiscono un quadro normativo universale per la stabilità informatica, quadro dove si riconosce l’applicabilità nel ciberspazio del vigente diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite nella sua interezza, così come di undici norme volontarie e non vincolanti per un comportamento responsabile da parte degli Stati, e che consiste in misure di rafforzamento della fiducia e di sviluppo delle capacità;

 

Stato delle capacità di ciberdifesa dell’UE 

  1. sottolinea che, ai fini dello sviluppo di un’Unione europea della difesa approfondita e rafforzata, una politica comune di ciberdifesa e una notevole cooperazione a livello dell’UE per la creazione di capacità informatiche militari comuni e per il miglioramento di quelle nazionali sono elementi essenziali e richiedono un mix complesso di capacità tecniche, strategiche e operative; afferma che la ciberdifesa si riferisce ad azioni, strumenti e processi che sono proporzionati e in linea con il diritto internazionale, che comprendono elementi sia militari sia civili e mirano a proteggere, tra l’altro, le reti di comunicazione e informazione PSDC e le missioni e operazioni PSDC, nonché ad assistere gli Stati membri; mette in evidenza l’urgente necessità di sviluppare e rafforzare le capacità di ciberdifesa militari comuni e quelle degli Stati membri;
  2. ricorda che la natura senza frontiere del ciberspazio nonché l’elevato numero e la crescente complessità degli attacchi informatici richiedono una risposta coordinata a livello dell’Unione, che comprenda capacità comuni di sostegno degli Stati membri e un appoggio di questi ultimi a favore delle misure del pacchetto di strumenti della diplomazia informatica dell’UE, nonché una cooperazione intensificata tra l’UE e la NATO basata sulla condivisione delle informazioni tra gruppi di risposta alle crisi informatiche, sullo scambio di migliori pratiche e su un miglioramento dell’addestramento, della ricerca e delle esercitazioni;
  3. accoglie con favore il quadro strategico in materia di ciberdifesa in quanto strumento a sostegno dello sviluppo delle capacità di ciberdifesa degli Stati membri; evidenzia che la revisione del quadro dovrebbe mettere in luce, in primo luogo, i divari e le vulnerabilità esistenti riguardo alle strutture militari nazionali e dell’UE; sottolinea la necessità di rafforzare il coordinamento tra le istituzioni, le agenzie e gli organismi dell’UE, fra e con gli Stati membri, nonché con il Parlamento europeo, al fine di garantire che l’aggiornato quadro strategico in materia di ciberdifesa consegua gli obiettivi dell’UE in materia;
  4. invita il SEAE e la Commissione a sviluppare ulteriormente, in collaborazione con gli Stati membri, una serie completa di misure e una politica coerente in materia di sicurezza informatica per rafforzare la resilienza così come il coordinamento della ciberdifesa militare; sollecita il rafforzamento della cooperazione con la squadra civile di pronto intervento informatico dell’UE (CERT-UE) per proteggere le reti utilizzate da tutte le istituzioni, gli organi e le agenzie dell’UE, in stretta cooperazione con i responsabili dei sistemi informativi (CIO) delle rispettive entità, nonché il potenziamento della comunicazione delle istituzioni, degli organi e delle agenzie dell’UE con gli Stati membri; invita il Parlamento a contribuire all’operato di CERT-UE onde garantire un livello di sicurezza informatica che le consenta di ricevere tutte le informazioni, classificate e non classificate, necessarie per adempiere alle proprie responsabilità attribuitele dai trattati, anche a seguito dell’attuale processo di sostituzione dell’accordo interistituzionale del 2002 sull’accesso alle informazioni nel settore della sicurezza e della difesa; invita il SEAE a garantire livelli adeguati di cibersicurezza per le proprie risorse, i propri locali e le proprie attività, comprese la sede, le delegazioni dell’UE e le missioni e operazioni della PSDC;
  5. prende atto dell’obiettivo del quadro strategico in materia di ciberdifesa del 2018 di creare una rete CERT militare dell’UE; invita gli Stati membri a rafforzare in modo significativo le capacità di condivisione delle informazioni classificate al fine di facilitare la condivisione di informazioni ove necessario e utile, nonché a sviluppare una rete europea rapida e sicura per individuare, valutare e contrastare gli attacchi informatici;
  6. ricorda che le priorità di sviluppo delle capacità dell’UE per il 2018 stabilite nel quadro del piano di sviluppo delle capacità (CDP) sono state frutto di una riflessione sulla necessità di sviluppare le capacità a spettro completo e hanno fatto della ciberdifesa una priorità fondamentale; ricorda che il CDP ha messo in evidenza che le tecnologie di conoscenza situazionale informatica e le tecnologie informatiche difensive sono essenziali per contrastare le minacce di sicurezza; si compiace che l’AED sostenga gli Stati membri nello sviluppo delle loro capacità per migliorare la ciberresilienza, ad esempio la capacità di individuare qualsiasi attacco informatico, di resistervi e di riprendersi da esso; prende atto delle diverse attività intraprese dagli Stati membri nel quadro dell’AED, tra cui il progetto CyDRE (Cyber Defence Requirements Engineering) dell’AED, che dovrebbe sviluppare un’architettura aziendale per le operazioni nel ciberspazio, compresi l’ambito di applicazione, le funzionalità e i requisiti sulla base della legislazione nazionale e dell’UE;
  7. invita gli Stati membri a definire uno standard di comunicazione comune che possa essere utilizzato per le informazioni classificate e non classificate, al fine di rafforzare un’azione rapida e garantire una rete sicura per contrastare gli attacchi informatici;
  8. accoglie con favore la revisione coordinata annuale sulla difesa (CARD), il primo riesame completo nell’ambito della difesa a livello dell’UE, che rappresenta uno strumento fondamentale a sostegno della coerenza complessiva della spesa e della pianificazione della difesa nonché della cooperazione in tale ambito da parte degli Stati membri e che dovrebbe contribuire a promuovere gli investimenti nello sviluppo delle capacità di ciberdifesa;
  9. accoglie con favore i progressi già compiuti nell’ambito del programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa sotto forma di vari progetti pertinenti in materia di intelligence, comunicazione sicura e ciberdifesa; accoglie con favore, in particolare, la richiesta di un pacchetto di strumenti informatici di difesa facilmente schierabili e interconnessi e si compiace che il FED contribuirà anche a rafforzare la resilienza e a migliorare la preparazione, la capacità di risposta e la cooperazione nel settore informatico, a condizione che tale priorità sia decisa in sede di negoziazione dei pertinenti programmi di lavoro del FED; sottolinea che la capacità dell’UE di sviluppare progetti di ciberdifesa dipende dalla padronanza delle tecnologie, delle attrezzature, dei servizi e dei dati e del relativo trattamento nonché da una base di attori industriali fidati, e chiede nel contempo la piena attuazione e applicazione della direttiva sugli appalti nel settore della difesa[4]; invita gli Stati membri a sfruttare il FED per sviluppare congiuntamente capacità di ciberdifesa;
  10. accoglie con favore la maggiore cooperazione tra gli Stati membri in materia di ciberdifesa e di comando, controllo, comunicazioni, computer, intelligence, sorveglianza e ricognizione (C4ISR), come pure i progressi conseguiti nel quadro della cooperazione strutturata permanente (PESCO), anche attraverso l’attuazione di progetti concreti come il progetto relativo ai gruppi di risposta rapida agli incidenti informatici e mutua assistenza in materia di cibersicurezza; ricorda che il FED e la PESCO offrono ottimi strumenti per sviluppare capacità di ciberdifesa e accelerare le iniziative in materia di cibersicurezza, ad esempio attraverso la piattaforma per la condivisione delle informazioni in materia di minaccia informatica e di risposta agli incidenti informatici così come il centro di coordinamento nel settore informatico e dell’informazione; invita gli Stati membri a garantire coerenza e particolare attenzione riguardo alle capacità informatiche, attraverso lo sviluppo di un approccio strategico comune alle priorità; invita a promuovere la ricerca, l’innovazione e lo scambio di competenze, al fine di sfruttare appieno il potenziale della PESCO e del FED; accoglie con favore la decisione del Consiglio del 5 novembre 2020 che consente ai paesi terzi di aderire, in alcuni casi specifici, a singoli progetti PESCO, dato che possono apportare valore aggiunto e fornire competenze tecniche e capacità supplementari, a condizione che detti paesi soddisfino una serie concordata di condizioni politiche, sostanziali e giuridiche; sottolinea che potrebbe essere nell’interesse strategico dell’UE consentire in via eccezionale, secondo una valutazione caso per caso, la partecipazione di Stati membri e di paesi terzi a progetti PESCO legati al ciberspazio, al fine di realizzare impegni più ambiziosi, sulla base della reciprocità effettiva;
  11. sottolinea che la ciberdifesa è considerata un compito operativo per tutte le missioni PSDC e che la ciberresilienza e le capacità collegate devono essere istituite, testate e schierate prima dell’avvio dei processi di pianificazione della PSDC; ricorda che l’efficace realizzazione delle missioni e operazioni dell’UE dipende sempre più da un accesso ininterrotto a un ciberspazio sicuro e richiede pertanto capacità operative informatiche solide e resilienti, nonché risposte adeguate agli attacchi contro le installazioni, le missioni e le operazioni militari; sottolinea che, in linea con il patto sulla dimensione civile della PSDC, le missioni civili di quest’ultima devono essere ciberresilienti e sostenere, se del caso, i paesi ospitanti, anche attraverso il monitoraggio, il tutoraggio e la consulenza; raccomanda di valutare possibili opzioni per promuovere lo sviluppo delle capacità informatiche dei nostri partner, come l’estensione del mandato delle missioni di addestramento dell’UE affinché includano anche aspetti di ciberdifesa o l’avvio di missioni informatiche civili;
  12. valuta positivamente la decisione del Consiglio del 14 maggio 2019 concernente misure restrittive contro gli attacchi informatici che minacciano l’Unione o i suoi Stati membri, che consente di imporre misure restrittive mirate per scoraggiare e contrastare gli attacchi informatici, che costituiscono una minaccia per l’UE o i suoi Stati membri, compresi quelli contro paesi terzi od organizzazioni internazionali; si compiace dell’imposizione di tali misure restrittive nel luglio 2020 e nell’ottobre 2020, in quanto si tratta di un credibile passo avanti verso l’attuazione del pacchetto di strumenti della diplomazia informatica dell’UE, ivi comprese misure restrittive, e verso il rafforzamento della posizione dell’UE nell’ambito della deterrenza informatica; chiede l’ulteriore sviluppo e la rigorosa applicazione di un sistema di misure restrittive proporzionate per contenere gli attacchi informatici, rispettando nel contempo la visione europea riguardo a Internet, che prevede una rete unica, aperta, neutrale, libera, sicura e non frammentata;
  13. ricorda che, data la natura duplice delle cibertecnologie, i prodotti e servizi civili sicuri sono essenziali per il settore militare e contribuiscono in tal modo a una migliore ciberdifesa; plaude pertanto ai lavori in corso condotti dall’ENISA, insieme agli Stati membri e alle parti interessate, per fornire all’UE sistemi di certificazione per i prodotti, i servizi e i processi TIC al fine di innalzare il livello complessivo della cibersicurezza all’interno del mercato unico digitale; evidenzia il ruolo pionieristico dell’UE nell’elaborazione di norme capaci di plasmare il panorama della cibersicurezza, di contribuire alla concorrenza leale all’interno dell’UE e sulla scena mondiale e di rispondere alle misure extraterritoriali e ai rischi per la sicurezza provenienti da paesi terzi; riconosce, inoltre, il ruolo importante dell’ENISA a sostegno delle iniziative di ricerca e di altre forme di cooperazione finalizzate al rafforzamento della cibersicurezza; sottolinea l’importanza degli investimenti nelle capacità di ciberdifesa e cibersicurezza al fine di rafforzare la resilienza e le capacità strategiche dell’UE e dei suoi Stati membri;  evidenzia, a tale riguardo, l’importanza del programma Europa digitale e di Orizzonte Europa, in particolare il suo polo tematico “Sicurezza civile per la società”; prende atto dell’importanza dei pertinenti strumenti finanziari disponibili nell’ambito del quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 e del dispositivo per la ripresa e la resilienza;
  14. accoglie con favore i progressi compiuti da alcuni Stati membri nell’istituzione di cibercomandi nell’ambito dei rispettivi settori militari;

 

Visione strategica – garantire una ciberdifesa resiliente 

  1. osserva che la bussola strategica migliorerà e guiderà la realizzazione del livello di ambizione dell’UE in materia di sicurezza e difesa e tradurrà tale ambizione in esigenze in termini di capacità, anche nell’ambito della ciberdifesa in quanto aspetto prioritario, rafforzando così la capacità dell’UE e degli Stati membri di individuare, attribuire, prevenire, scoraggiare e dissuadere attività informatiche dolose e di rispondervi e riprendersi, consolidandone la posizione, la conoscenza situazionale, il quadro giuridico ed etico, gli strumenti, le procedure e i partenariati;
  2. insiste sul fatto che la bussola strategica dovrebbe approfondire la cultura strategica nel settore informatico ed eliminare qualsiasi duplicazione di capacità e mandati; sottolinea che è essenziale superare l’attuale frammentazione e complessità dell’architettura informatica globale all’interno dell’UE e sviluppare una visione comune riguardo a come conseguire la sicurezza e la stabilità nel ciberspazio;
  3. evidenzia che alla frammentazione si aggiungono gravi preoccupazioni in merito alla carenza di risorse e di personale a livello dell’UE, il che ostacola l’ambizione di creare l’ambiente digitale più sicuro, e sottolinea pertanto la necessità di incrementare le due voci; esorta il VP/AR e/o gli Stati membri a incrementare le risorse finanziarie e umane per la ciberdifesa, con particolare riferimento agli analisti di ciberintelligence e agli esperti di informatica forense, nonché a potenziare la loro formazione nel campo dell’elaborazione delle decisioni e delle politiche, dell’attuazione delle politiche, della risposta agli incidenti informatici e delle indagini al riguardo, compreso lo sviluppo di competenze informatiche per rafforzare la capacità dell’UE di definire e attribuire a un dato soggetto gli attacchi informatici e quindi fornire una risposta politica, civile e militare adeguata in tempi brevi; chiede ulteriori finanziamenti per CERT-UE e il Centro UE di situazione e intelligence (INTCEN) nonché un sostegno a favore degli Stati membri per l’istituzione e il rafforzamento dei centri operativi di sicurezza (SOC) al fine di creare una rete di SOC in tutta l’UE in grado di rafforzare la cooperazione civile-militare così da poter segnalare tempestivamente eventuali incidenti di cibersicurezza;
  4. osserva che nell’UE un addestramento militare e una formazione nel settore informatico razionalizzati migliorerebbero notevolmente il livello di fiducia tra gli Stati membri, aumentando le procedure operative standard, fissando regole più chiare e migliorandone l’applicazione; prende atto, a tale riguardo, dell’importante attività di formazione intrapresa dall’Accademia europea per la sicurezza e la difesa (AESD) nell’ambito della ciberdifesa e accoglie con favore, in tale contesto, l’istituzione della piattaforma informatica in materia di istruzione, formazione, valutazione ed esercitazioni (ETEE), che intende occuparsi della formazione in materia di cibersicurezza e ciberdifesa del personale civile e militare nonché della definizione dell’armonizzazione e standardizzazione necessarie nell’ambito della formazione informatica; sottolinea che l’AESD dovrebbe beneficiare maggiormente dei finanziamenti strutturali dell’Unione in modo da incrementare il proprio contributo al rafforzamento delle competenze di ciberdifesa dell’UE, in particolare vista la maggiore necessità di esperti informatici di alto livello; invita gli Stati membri a promuovere partenariati con il mondo accademico finalizzati al rafforzamento dei programmi di R&S in materia di cibersicurezza, al fine di sviluppare nuove tecnologie, strumenti e competenze comuni con applicazioni nei settori civile e della difesa; mette in rilievo l’importanza dell’istruzione per sensibilizzare l’opinione pubblica e migliorare le competenze dei cittadini affinché possano difendersi da attacchi informatici;
  5. sottolinea la necessità che le politiche di ciberdifesa dell’UE integrino considerazioni di genere e nutrano ambizioni per quanto riguarda il superamento del divario di genere tra i professionisti nell’ambito della ciberdifesa, in particolare attraverso politiche attive e inclusive a livello di genere e programmi di formazione su misura per le donne;
  6. ricorda che la ciberdifesa ha una dimensione sia militare che civile e richiede pertanto maggiore cooperazione, sinergie e coerenza tra gli strumenti; sottolinea la necessità di analizzare e discutere, innanzitutto, i problemi di cooperazione e coordinamento, ma anche le lacune riguardanti le risorse umane e tecniche a livello sia nazionale sia dell’UE; osserva che l’efficace integrazione di risorse sia militari che civili può essere garantita solo attraverso una formazione ed esercitazioni che coinvolgano tutti i portatori di interessi; pone l’accento, a tale riguardo, sull’esercitazione “Locked Shields” della NATO, che costituisce uno dei migliori esempi di attività di verifica e messa a punto delle capacità di ciberdifesa sia civili che militari; invita pertanto il VP/AR e la Commissione a sviluppare un approccio politico integrato e a promuovere sinergie così come una stretta cooperazione tra la rete CERT militare, CERT-UE e la rete dei CSIRT;
  7. accoglie con favore la comunicazione congiunta del VP/AR e della Commissione dal titolo “La strategia dell’UE in materia di cibersicurezza per il decennio digitale”, che mira a rafforzare le sinergie e la cooperazione tra le attività informatiche nelle sfere civili, della difesa e dello spazio; ritiene che la strategia rappresenti una tappa fondamentale nel rafforzamento della ciberresilienza dell’UE e degli Stati membri, potenziando in tal modo la leadership digitale dell’UE e le sue capacità strategiche;
  8. raccomanda l’istituzione di un’unità congiunta per il ciberspazio per incrementare la cooperazione in risposta alla carente condivisione di informazioni tra le istituzioni, gli organismi e le agenzie dell’UE, così da garantire una rete d’informazione sicura e rapida e consentire il pieno utilizzo delle strutture, delle risorse e delle capacità esistenti; prende atto del ruolo importante che l’unità congiunta per il ciberspazio potrebbe svolgere nel proteggere l’UE da gravi attacchi informatici transfrontalieri, sulla base del concetto di condivisione intersettoriale delle informazioni; sottolinea l’importanza del coordinamento onde evitare la duplicazione delle strutture e delle responsabilità durante lo sviluppo di tale unità; accoglie con favore, a tale proposito, la raccomandazione della Commissione del 23 giugno 2021, che prevede la costruzione di interfacce specifiche con l’unità informatica congiunta per consentire lo scambio di informazioni con la comunità della ciberdifesa, in particolare attraverso la rappresentanza del SEAE; evidenzia inoltre che i rappresentanti dei pertinenti progetti PESCO dovrebbero sostenere l’unità congiunta per il ciberspazio, in particolare per quanto riguarda la consapevolezza situazionale e la preparazione;
  9. rammenta che il miglioramento delle capacità di ciberdifesa, dato il loro frequente carattere “a duplice uso”, esige anche competenze civili nel campo della sicurezza delle reti e dell’informazione; sottolinea che la proliferazione di sistemi a duplice uso disponibili in commercio può presentare sfide in termini di sfruttamento dei sistemi da parte di un numero crescente di attori ostili statali e non statali; invita la Commissione e gli Stati membri a utilizzare diverse leve fondamentali, tra cui la certificazione e la vigilanza sulla responsabilità degli attori privati; sottolinea che l’innovazione tecnologica è principalmente trainata da società private e che, pertanto, la cooperazione con il settore privato e i portatori di interessi civili, comprese le industrie e le entità coinvolte nella gestione di infrastrutture critiche, nonché le PMI, la società civile, le organizzazioni e il mondo accademico, è essenziale e dovrebbe essere rafforzata; prende atto della proposta di revisione della direttiva sulla sicurezza delle reti e dell’informazione (NIS) e della proposta di direttiva sulla resilienza dei soggetti critici, che mira a proteggere le infrastrutture critiche e a rafforzare la sicurezza della catena di approvvigionamento e l’inclusione degli attori regolamentati nell’ecosistema digitale; rammenta che ogni Stato membro dovrebbe disporre di una politica dedicata per la gestione del rischio di cibersicurezza della catena di approvvigionamento che si occupi, in particolare, della questione dei fornitori affidabili; rammenta inoltre che la direttiva NIS dovrebbe rispettare le competenze degli Stati membri e rimanda ai pertinenti pareri della sottocommissione per la sicurezza e la difesa su entrambe le proposte;
  10. accoglie con favore l’avvio, il 29 settembre 2020, della rete delle organizzazioni di collegamento per le crisi informatiche (CyCLONe), che ha ulteriormente migliorato la condivisione tempestiva delle informazioni e la conoscenza situazionale, colmando il divario tra i livelli tecnico e politico dell’UE; osserva che una capacità efficace di ciberdifesa rende necessario passare da una cultura della condivisione delle informazioni basata sulla “necessità di conoscere” ad una basata sulla “necessità di condividere”;
  11. si compiace del piano d’azione della Commissione sulle sinergie tra l’industria civile, della difesa e dello spazio e ricorda la stretta interdipendenza di questi tre settori nel quadro della ciberdifesa; osserva che, diversamente da altri settori militari, l’infrastruttura utilizzata per “creare” il ciberspazio è per gran parte gestita da entità commerciali con sede principalmente al di fuori dell’UE, circostanza che comporta dipendenze industriali e tecnologiche da terzi; è fermamente convinto che l’Unione debba potenziare la propria sovranità tecnologica e stimolare l’innovazione, investendo nell’uso etico di nuove tecnologie nel settore della sicurezza e della difesa, quali l’IA e l’informatica quantistica; incoraggia vivamente l’elaborazione di un’agenda per la R&S incentrata sull’IA negli Stati membri; sottolinea, tuttavia, che l’uso militare dell’IA deve rispettare il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto internazionale umanitario e che l’UE deve assumere un ruolo guida nella promozione di un quadro normativo globale in materia di IA radicato nei valori democratici e di un approccio che preveda l’intervento umano;
  12. prende atto dell’importante lavoro svolto dal SatCen dell’UE e sottolinea che l’Unione deve disporre di risorse adeguate nei settori delle immagini spaziali e della raccolta di dati di intelligence; chiede all’agenzia di analizzare e fornire una relazione sulla sicurezza e/o le vulnerabilità dei satelliti dell’UE e degli Stati membri rispetto ai detriti spaziali e agli attacchi informatici; sottolinea che il SatCen dell’UE dovrebbe beneficiare di maggiori finanziamenti strutturali dell’Unione per poter continuare a contribuire agli interventi dell’UE; sottolinea che le capacità di ciberdifesa sono essenziali per garantire uno scambio di informazioni con il SatCen all’insegna della sicurezza e della resilienza nell’ambito della sicurezza dallo spazio e nello spazio, al fine di preservare e rafforzare l’autonomia strategica dell’UE in materia di conoscenza situazionale; sottolinea la necessità che l’UE si adoperi per prevenire l’arsenalizzazione dello spazio;
  13. accoglie con favore la decisione del Consiglio relativa all’istituzione del Centro europeo di competenza per la cibersicurezza nell’ambito industriale, tecnologico e della ricerca a Bucarest, il quale convoglierà i finanziamenti relativi alla cibersicurezza erogati da Orizzonte Europea e dal programma Europa digitale; incoraggia una cooperazione senza soluzione di continuità con la sua rete di centri di coordinamento nazionali; sottolinea l’importanza del Centro nella realizzazione di progetti e iniziative pertinenti nell’ambito della cibersicurezza, che aiuteranno a creare nuove capacità essenziali per sostenere la resilienza dell’Unione e incrementare il coordinamento tra i settori della cibersicurezza civile e della difesa; evidenzia che il Centro di competenza sulla cibersicurezza deve riunire i principali portatori di interessi europei, tra cui organizzazioni industriali, accademiche e di ricerca e altre associazioni pertinenti della società civile, al fine di consolidare e diffondere le conoscenze in materia di cibersicurezza in tutta l’UE;
  14. sottolinea l’importanza della cifratura e dell’accesso legale ai dati cifrati; rammenta che la cifratura dei dati e il rafforzamento e il più vasto uso possibile di tali capacità possono contribuire in modo significativo alla cibersicurezza degli Stati, delle società e dell’industria; incoraggia un programma per la “sovranità digitale europea”, al fine di migliorare e rafforzare le attuali capacità in termini di strumenti informatici e di cifratura ispirati ai diritti e valori fondamentali europei, tra cui la vita privata, la libertà di espressione e la democrazia, allo scopo di rafforzare la competitività europea nel mercato della cibersicurezza e rilanciare la domanda interna;
  15. si compiace delle imminenti “visione e strategia militari dell’UE sul ciberspazio come dominio operativo”, che definiranno il ciberspazio come dominio operativo per la PSDC dell’UE; chiede una valutazione continua delle vulnerabilità delle infrastrutture di informazione delle missioni PSDC nonché l’attuazione di norme comuni e armonizzate relative a istruzione, formazione ed esercitazioni in materia di ciberdifesa a sostegno delle missioni PSDC;
  16. deplora che le attuali limitazioni dei sistemi classificati della capacità militare di pianificazione e condotta (MPCC) dell’UE costituiscano un ostacolo per le sue abilità; invita pertanto il SEAE a fornire rapidamente all’MPCC un sistema di comunicazione e informazione (CIS) all’avanguardia, autonomo e sicuro, in grado di gestire i dati classificati dell’UE per le sue missioni e operazioni PSDC, con un adeguato livello di protezione e resilienza e un comando della forza schierato;
  17. invita a procedere a un’ulteriore integrazione della cibersicurezza nei meccanismi di risposta alle crisi dell’UE e a creare un collegamento tra le iniziative, le strutture e le procedure esistenti nelle varie comunità informatiche al fine di rafforzare l’assistenza reciproca e la cooperazione operativa tra gli Stati membri, in particolare in caso di gravi attacchi informatici, così da aumentare l’interoperabilità e sviluppare una comprensione comune della ciberdifesa; sottolinea con forza l’importanza di ulteriori esercitazioni, ma con una frequenza maggiore, e di discussioni strategiche basate su possibili scenari sulla gestione delle crisi, compresa la clausola di assistenza reciproca (articolo 42, paragrafo 7, TUE) in un ipotetico scenario di grave attacco informatico, che potrebbe essere considerato un attacco armato; chiede che tali iniziative migliorino la comprensione comune delle procedure di attuazione dell’assistenza reciproca e/o solidarietà, in linea, rispettivamente, con l’articolo 42, paragrafo 7, TUE e con l’articolo 222 TFUE, anche con l’obiettivo specifico di rendere operative tali procedure per gli attacchi informatici nei confronti degli Stati membri dell’UE; si compiace del comunicato del vertice NATO di Bruxelles del 14 giugno 2021, in cui si ribadisce l’impegno della NATO a utilizzare in ogni momento l’intera gamma di capacità per scoraggiare attivamente, contrastare e fare scudo contro l’intero spettro di minacce informatiche, compresa la decisione di invocare l’articolo 5 “caso per caso”; accoglie con favore le ulteriori discussioni sull’articolazione tra il quadro di gestione delle crisi di cibersicurezza nell’UE e il pacchetto di strumenti della diplomazia informatica;
  18. osserva che l’UE è sempre più coinvolta in conflitti ibridi con avversari geopolitici; sottolinea che tali atti hanno una natura particolarmente destabilizzante e pericolosa, in quanto rendono meno netti i confini tra guerra e pace, destabilizzano le democrazie e instillano il dubbio nelle menti delle popolazioni che ne sono il bersaglio; ricorda che tali attacchi non sono spesso, di per sé, sufficientemente gravi da far scattare l’applicazione dell’articolo 5 del trattato NATO o dell’articolo 42, paragrafo 7, TUE, sebbene abbiano un effetto strategico cumulativo e non possano essere affrontati efficacemente attraverso misure di ritorsione da parte dello Stato membro colpito; ritiene che l’UE dovrebbe pertanto ambire a trovare una soluzione per colmare tale vuoto giuridico attraverso la reinterpretazione dell’articolo 42, paragrafo 7, TUE e dell’articolo 222 TFUE, in modo tale da riservare il diritto di difesa collettiva al di sotto della soglia di difesa collettiva e consentire l’adozione, su base volontaria, di contromisure collettive da parte degli Stati membri, e dovrebbe collaborare sul piano internazionale con gli alleati per trovare una soluzione analoga a livello internazionale; sottolinea che questo è l’unico modo efficace per contrastare la paralisi a livello di risposta alle minacce ibride, oltre a costituire uno strumento per far aumentare i costi per i nostri avversari;
  19. ribadisce che solide capacità comuni di attribuzione sono uno strumento fondamentale per rafforzare le capacità dell’UE e degli Stati membri e costituiscono un elemento essenziale di una ciberdifesa e ciberdeterrenza efficaci; evidenzia che una migliore condivisione delle informazioni tecniche, delle analisi e dei dati sulle minacce tra Stati membri a livello dell’UE potrebbe consentire un’attribuzione collettiva su scala UE; riconosce che, in una certa misura, la ciberdifesa è più efficace se contempla anche una serie di mezzi e misure offensivi, a condizione che il loro utilizzo sia conforme al diritto internazionale; sottolinea che l’attribuzione esplicita degli attacchi informatici è un utile strumento di deterrenza; chiede di valutare l’attribuzione pubblica comune delle attività informatiche dolose, compresa l’opzione di stilare relazioni sui comportamenti informatici di attori specifici sotto l’egida del SEAE, per sintetizzare a livello dell’UE le attività informatiche dolose finanziate da uno Stato contro gli Stati membri;
  20. reputa fondamentale la cooperazione informatica UE-NATO, in quanto potrebbe consentire e rafforzare un’attribuzione formale collettiva degli incidenti informatici dolosi e, di conseguenza, l’imposizione di sanzioni e misure restrittive; osserva che si potrebbero garantire un’efficace resilienza e un’efficace opera di dissuasione se i colpevoli fossero a conoscenza dell’elenco delle possibili contromisure, della loro proporzionalità e adeguatezza e della loro conformità al diritto internazionale, in particolare alla Carta delle Nazioni Unite (sulla base della gravità, della portata e dell’obiettivo degli attacchi informatici);
  21. accoglie con favore la proposta dell’AR/VP di incoraggiare e facilitare l’istituzione di un gruppo di lavoro degli Stati membri dell’UE per la ciberintelligence in seno all’INTCEN per far avanzare la cooperazione strategica in materia di intelligence riguardo alle minacce e attività informatiche, al fine di sostenere ulteriormente la conoscenza situazionale e il processo decisionale dell’UE in merito a una risposta diplomatica comune; incoraggia ulteriori progressi riguardo all’insieme comune di proposte, in particolare l’interazione in corso tra la nuova cellula dell’UE per l’analisi delle minacce ibride e la cellula di analisi delle minacce ibride della NATO ai fini della condivisione della conoscenza e dell’analisi situazionali, e nell’ambito della cooperazione tattica e operativa;

 

Rafforzare i partenariati e il ruolo dell’UE nel contesto internazionale

  1. ritiene che la cooperazione in materia di ciberdifesa con la NATO abbia un ruolo importante nel prevenire, dissuadere e, se del caso, rispondere ad attacchi informatici a danno della sicurezza collettiva degli Stati membri; invita gli Stati membri a condividere pienamente le prove e i dati di intelligence al fine di utilizzarli per la definizione degli elenchi delle sanzioni informatiche; chiede un maggiore coordinamento al riguardo con la NATO attraverso la partecipazione a esercitazioni di cibersicurezza e formazioni congiunte, come le esercitazioni parallele e coordinate (PACE);
  2. riconosce la necessità di un coordinamento tra l’UE e la NATO nel caso in cui attori ostili minaccino gli interessi della sicurezza euro-atlantica; esprime preoccupazione per il comportamento sistemico aggressivo dimostrato in particolare dalla Cina, dalla Russia e dalla Corea del Nord nel ciberspazio, tra cui rientrano i numerosi attacchi informatici contro istituzioni governative e società private; ritiene che la cooperazione UE-NATO debba concentrarsi sulle sfide nei settori cibernetico, ibrido, spaziale, delle tecnologie emergenti e di rottura, dello spazio, del controllo delle armi e della non proliferazione; sollecita una cooperazione UE-NATO per assicurare reti ad alta velocità resilienti, economiche e sicure, conformi alle norme di sicurezza unionali e nazionali che garantiscano la sicurezza delle reti di informazione nazionali e internazionali in grado di cifrare dati e comunicazioni sensibili;
  3. accoglie con favore l’accordo tra CERT-UE e la capacità NATO di reazione a incidenti informatici (NCIRC), finalizzato a garantire una capacità di risposta alle minacce in tempo reale migliorando la prevenzione, l’individuazione e la risposta agli incidenti informatici sia nell’UE sia nella NATO; pone altresì l’accento sull’importanza di potenziare le capacità di formazione in materia di ciberdifesa nei sistemi informatici e cibernetici in cooperazione con il Centro di eccellenza per la ciberdifesa cooperativa della NATO (CCD COE) e con l’Accademia delle comunicazioni e dell’informazione (NCI) della NATO;
  4. chiede una maggiore cooperazione UE-NATO, in particolare per quanto riguarda i requisiti di interoperabilità in materia di ciberdifesa, cercando possibili complementarità e possibilità di rafforzare le capacità in modo reciprocamente vantaggioso, perseguendo l’affiliazione delle pertinenti strutture PSDC alla rete delle missioni federate della NATO, evitando duplicazioni e riconoscendo le rispettive responsabilità; chiede di rafforzare la PESCO dell’UE nonché l’iniziativa della NATO “Smart Defence, Connected Forces” e il suo impegno in materia di investimenti per la difesa, e di promuovere la messa in comune e la condivisione, puntando a meglio integrare le sinergie e gli elementi di efficienza nell’ambito del rapporto tra fornitori e utenti finali; accoglie con favore i progressi compiuti nella cooperazione UE-NATO nell’ambito della ciberdifesa, in particolare riguardo agli scambi di concetti e dottrine, alla partecipazione reciproca a esercitazioni di cibersicurezza e ai briefing incrociati, soprattutto per quanto riguarda la dimensione informatica della gestione delle crisi; suggerisce la creazione di un polo centrale comune UE-NATO per lo scambio di informazioni sulle minacce informatiche, nonché di una task force congiunta per la cibersicurezza;
  5. chiede un più stretto coordinamento in materia di ciberdifesa tra gli Stati membri, le istituzioni dell’UE, gli alleati della NATO, le Nazioni Unite e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE); incoraggia, a tale proposito, l’ulteriore promozione delle misure dell’OSCE di rafforzamento della fiducia per il ciberspazio e sottolinea la necessità di sviluppare efficaci strumenti di cooperazione internazionale per sostenere il rafforzamento delle capacità informatiche dei partner, nonché di sviluppare e promuovere misure volte a rafforzare la fiducia così come una cooperazione inclusiva con la società civile e le parti interessate; accoglie con favore l’importanza attribuita a un ciberspazio globale, aperto, libero, stabile e sicuro nella strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica del 19 aprile 2021; chiede di sviluppare attivamente legami più stretti con le democrazie della regione indo-pacifica che condividono gli stessi principi, come gli Stati Uniti, la Corea del Sud, il Giappone, l’India, l’Australia e Taiwan, al fine di condividere conoscenze ed esperienze nonché di scambiare informazioni sulla lotta alle minacce informatiche; sottolinea inoltre l’importanza della cooperazione con altri paesi, in particolare quelli dell’immediato vicinato dell’UE, per contribuire a rafforzare la loro capacità di difesa contro le minacce per la cibersicurezza; plaude al sostegno della Commissione a favore di programmi nell’ambito della cibersicurezza nei Balcani occidentali e nei paesi del partenariato orientale; pone l’accento sull’urgente necessità di rispettare il diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite nella sua interezza, e di osservare il quadro normativo internazionale, ampiamente riconosciuto, per un comportamento responsabile degli Stati, e di contribuire alla discussione in atto nel contesto delle Nazioni Unite sulle modalità di applicazione del diritto internazionale nel ciberspazio;
  6. sottolinea l’importanza di dotarsi un partenariato solido nel settore informatico con il Regno Unito, che è una nazione leader in termini di arsenale di ciberdifesa; invita la Commissione a valutare la possibilità di rilanciare un processo finalizzato alla conclusione di un quadro formale e strutturato per la futura cooperazione in tale ambito;
  7. sottolinea la necessità di garantire la pace e la stabilità nel ciberspazio; invita tutti gli Stati membri e l’UE a dar prova di leadership durante le discussioni e le iniziative sotto l’egida delle Nazioni Unite, proponendo anche un programma di azione, per adottare un approccio proattivo nell’istituzione di un quadro normativo condiviso a livello internazionale, per contribuire realmente a progressi nell’ambito della responsabilità, del rispetto delle norme emergenti, della prevenzione dell’abuso delle tecnologie digitali e per promuovere un comportamento responsabile degli Stati nel ciberspazio, sulla scorta delle relazioni adottate per consenso dall’UNGGE e approvate dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite; accoglie con favore le raccomandazioni contenute nella relazione finale dell’OEWG, in particolare riguardo alla definizione di un programma d’azione; incoraggia le Nazioni Unite a favorire il dialogo tra Stati, ricercatori, accademici, organizzazioni della società civile, attori umanitari e settore privato onde garantire processi inclusivi di definizione delle politiche per le nuove disposizioni internazionali; chiede di accelerare tutti gli sforzi multilaterali in essere, affinché i quadri normativi e regolamentari non siano resi obsoleti dall’evoluzione tecnologica e dai nuovi metodi di guerra; chiede la modernizzazione dell’architettura di controllo delle armi, al fine di evitare l’emergere di una zona grigia digitale; chiede che le missioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite vengano rafforzate con capacità di ciberdifesa, in linea con l’effettiva attuazione dei loro mandati;
  8. ricorda la sua posizione sul divieto di sviluppare, produrre e utilizzare armi completamente autonome che consentano di sferrare attacchi senza un significativo intervento umano; invita il VP/AR, gli Stati membri e il Consiglio europeo ad adottare una posizione comune sui sistemi d’arma autonomi che garantisca un controllo umano significativo sulle funzioni essenziali di tali sistemi; chiede l’avvio di negoziati internazionali su uno strumento giuridicamente vincolante che vieti le armi completamente autonome;
  9. sottolinea l’importanza della cooperazione con i parlamenti nazionali ai fini dello scambio delle migliori prassi nell’ambito della ciberdifesa;
  10. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione / alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, alle agenzie dell’UE operanti nel campo della difesa e della cibersicurezza, al Segretario generale della NATO nonché ai governi e parlamenti degli Stati membri.

RELAZIONE sulla raccomandazione del Parlamento europeo al Consiglio e al vicepresidente della Commissione europea/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza concernente l’attuazione e la governance della cooperazione strutturata permanente (PESCO)

29.9.2020 – (2020/2080(INI))

 

Il Parlamento europeo,

  • visti il trattato sull’Unione europea (TUE), in particolare l’articolo 36, l’articolo 42, paragrafo 6, e l’articolo 46, e il relativo protocollo (n. 10) sulla cooperazione strutturata permanente,
  • vista la decisione (PESC) 2017/2315 del Consiglio, dell’11 dicembre 2017, che istituisce la cooperazione strutturata permanente (PESCO) e fissa l’elenco degli Stati membri partecipanti[1],
  • vista la decisione (PESC) 2018/340 del Consiglio, del 6 marzo 2018, che fissa l’elenco dei progetti da sviluppare nell’ambito della PESCO[2],
  • vista la decisione (PESC) 2018/909 del Consiglio, del 25 giugno 2018, che stabilisce un insieme di regole di governanza per i progetti PESCO[3],
  • vista la decisione (PESC) 2018/1797 del Consiglio, del 19 novembre 2018, che modifica e aggiorna la decisione (PESC) 2018/340 che fissa l’elenco dei progetti da sviluppare nell’ambito della PESCO[4],
  • vista la decisione (PESC) 2019/1909 del Consiglio, del 12 novembre 2019, che modifica e aggiorna la decisione (PESC) 2018/340 che fissa l’elenco dei progetti da sviluppare nell’ambito della PESCO[5],
  • viste le conclusioni del Consiglio del 13 novembre 2017 sulla sicurezza e la difesa nel contesto della strategia globale dell’UE,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 19 novembre 2018 sulla sicurezza e la difesa nel contesto della strategia globale dell’UE,
  • viste le conclusioni del Consiglio del 17 giugno 2019 sulla sicurezza e la difesa nel contesto della strategia globale dell’UE,
  • vista la raccomandazione del Consiglio, del 15 ottobre 2018, relativa alla fissazione delle tappe per la realizzazione degli impegni più vincolanti assunti nel quadro della cooperazione strutturata permanente (PESCO) e alla definizione di obiettivi più precisi (2018/C374/01)[6],
  • vista la sua risoluzione del 16 marzo 2017 sulle implicazioni costituzionali, giuridiche e istituzionali di una politica di sicurezza e di difesa comune: possibilità offerte dal trattato di Lisbona[7],
  • visto il trattato sul commercio di armi, entrato in vigore nel dicembre 2014,
  • visto l’articolo 118 del suo regolamento,
  • vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0165/2020),
    1. considerando che, conformemente all’articolo 42, paragrafo 2, TUE, la politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) comprende la graduale definizione di una politica di difesa comune dell’UE, che condurrà all’attuazione di una difesa comune quando il Consiglio europeo, deliberando all’unanimità, avrà così deciso; che la PESCO costituisce un passo importante verso il conseguimento di tale obiettivo;
    2. considerando che la PESCO dovrebbe essere impiegata per rendere ulteriormente operativo e sviluppare l’obbligo di prestare aiuto e assistenza reciproci, di cui all’articolo 42, paragrafo 7, TUE, come ribadito nella notifica congiunta degli Stati membri sulla PESCO destinata al Consiglio e all’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, firmata da 23 Stati membri in data 13 novembre 2017, al fine di migliorare la preparazione degli Stati membri a fornire solidarietà a un altro Stato membro, qualora esso subisca un’aggressione armata nel proprio territorio;
    3. considerando che, a norma dell’articolo 1, lettera a), del protocollo (n. 10) sulla cooperazione strutturata permanente istituita dall’articolo 42 TUE, uno degli obiettivi della PESCO prevede che ogni Stato membro proceda “più intensamente allo sviluppo delle sue capacità di difesa, attraverso lo sviluppo dei suoi contributi nazionali e la partecipazione, se del caso, a forze multinazionali, ai principali programmi europei di equipaggiamento e all’attività dell’Agenzia”;
    4. considerando che l’articolo 1, lettera b), del protocollo n. 10 stabilisce che gli Stati membri devono “essere in grado di fornire, al più tardi nel 2010, a titolo nazionale o come componente di gruppi di forze multinazionali, unità di combattimento mirate alle missioni previste, configurate sul piano tattico come gruppi tattici, con gli elementi di supporto, compresi trasporto e logistica, capaci di intraprendere missioni menzionate all’articolo 43 del trattato sull’Unione europea, entro un termine da 5 a 30 giorni, in particolare per rispondere a richieste dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, e sostenibili per un periodo iniziale di 30 giorni prorogabili fino ad almeno 120 giorni”; che l’articolo 1, lettera b), deve essere rivisto al fine di rispondere adeguatamente alla difficile situazione geopolitica; che gli Stati membri sono ancora ben lontani dal conseguimento di tale obiettivo;
    5. considerando che l’istituzione di una strategia comune dell’UE in materia di difesa è più che mai necessaria nel contesto delle molteplici e crescenti minacce;
    6. considerando che nel grado di ambizione previsto dalla strategia globale dell’UE nei settori della sicurezza e della difesa rientrano la gestione delle crisi e lo sviluppo delle capacità dei paesi partner nell’ottica di proteggere l’Europa e i suoi cittadini; che nessuno Stato membro può proteggersi da solo, dal momento che le minacce che incombono sulla sicurezza e la difesa dell’UE e che prendono di mira i suoi cittadini, i suoi territori e le sue infrastrutture sono comuni, presentano molteplici sfaccettature e non possono essere affrontate singolarmente da un solo Stato membro; che un efficace sistema dell’UE per l’utilizzo efficiente, coerente, strategico e congiunto delle risorse risulterebbe vantaggioso per il livello generale di sicurezza e di difesa dell’Unione ed è più che mai necessario in un contesto di sicurezza in rapido deterioramento; che è necessario un maggiore impegno nella cooperazione in materia di ciberdifesa, ad esempio nella condivisione delle informazioni, nella formazione e nel sostegno operativo, al fine di contrastare meglio le minacce ibride;
    7. considerando che i principali attori della PESCO sono gli Stati membri partecipanti, che forniscono le capacità per l’attuazione della PSDC (articolo 42, paragrafo 1, e articolo 42, paragrafo 3, TUE) e le impiegano nell’ambito di operazioni e missioni dell’UE quando il Consiglio affida loro lo svolgimento di una missione nell’ambito dell’Unione (articolo 42, paragrafi 1, 4 e 5, e articoli 43 e 44 TUE) e che sviluppano le loro capacità di difesa, ove del caso, nel quadro dell’Agenzia europea per la difesa (articolo 42, paragrafo 3, e articolo 45 TUE);
    8. considerando che la visione a lungo termine della PESCO consiste nel dotare l’Unione di una capacità operativa, fondata sul ricorso ai mezzi militari integrati da mezzi civili, e mettere a disposizione degli Stati membri un pacchetto di forze coerente che copra tutto lo spettro per le operazioni militari della PSDC; che la PESCO dovrebbe rafforzare la capacità dell’UE di agire come garante della sicurezza internazionale al fine di contribuire in modo efficace e credibile alla sicurezza internazionale, regionale ed europea, anche evitando di importare insicurezza, e di potenziare l’interoperabilità al fine di proteggere i cittadini dell’UE e di massimizzare l’efficacia della spesa per la difesa, riducendo le duplicazioni, le sovraccapacità e gli appalti pubblici non coordinati;
    9. considerando che, secondo la decisione (PESC) 2017/2315 del Consiglio che istituisce la PESCO, migliori capacità di difesa degli Stati membri dell’UE gioveranno anche alla NATO, seguendo il principio della riserva unica di forze e a condizione che si evitino le duplicazioni e sia assegnata la priorità all’interoperabilità, poiché rafforzeranno il pilastro europeo all’interno dell’Alleanza e risponderanno alle ripetute richieste di una più sostanziale condivisione degli impegni transatlantici; che la NATO resta la pietra angolare dell’architettura di sicurezza di molti Stati membri;
    10. considerando che la PESCO crea un quadro vincolante tra gli Stati membri partecipanti, che si sono impegnati a investire, pianificare, sviluppare e gestire congiuntamente le capacità di difesa nel quadro dell’Unione, in modo permanente e strutturato, sottoscrivendo 20 impegni vincolanti in cinque settori definiti dal TUE; che tali impegni dovrebbero rappresentare un passaggio da una semplice cooperazione in materia di difesa alla piena interoperabilità e al potenziamento delle forze di difesa degli Stati membri; che tali impegni vincolanti sono valutati annualmente, nell’ambito dei piani nazionali di attuazione, dal segretariato della PESCO, che può essere consultato dagli Stati membri partecipanti; che, nonostante tali impegni vincolanti, non esiste alcun meccanismo efficace per il controllo della conformità per la PESCO; che i progetti PESCO dovrebbero essere attuati in modo da rispecchiare la capacità industriale, le preoccupazioni relative alle duplicazioni o i vincoli di bilancio degli Stati membri partecipanti; che il meccanismo per il controllo della conformità per la PESCO dovrebbe essere migliorato;
    11. considerando che gli Stati membri partecipanti devono dare prova di un pieno impegno politico a favore dei 20 impegni vincolanti che hanno sottoscritto; che i cicli di pianificazione delle capacità militari richiedono in generale più di tre anni; che gli attuali cicli nazionali di pianificazione delle capacità militari sono per lo più indotti dal processo di pianificazione della difesa della NATO precedentemente istituito; che dovrebbero essere conseguiti maggiori progressi nell’integrazione sostanziale della PESCO nei processi nazionali di pianificazione della difesa al fine di garantire la capacità degli Stati membri partecipanti di portare a termine i progetti PESCO;
    12. considerando che la PESCO era nata originariamente come un progetto pionieristico, cui avrebbero aderito gli Stati membri disposti e capaci a migliorare in maniera più ambiziosa la cooperazione in materia di difesa; che la presenza di 25 Stati membri partecipanti non deve condurre a una PESCO limitata da un approccio basato sul “minimo comune denominatore”; che il numero di Stati membri partecipanti indica la volontà di una cooperazione più stretta in materia di sicurezza e difesa;
    13. considerando che il lavoro ai primi tre cicli di progetti PESCO ha portato alla definizione e all’adozione di 47 progetti; che, ad oggi, nessuno di essi è stato realizzato; che i progetti del primo ciclo sono essenzialmente progetti di sviluppo delle capacità che comprendono il maggior numero possibile di Stati membri; che la natura inclusiva dei progetti PESCO non deve indurre gli Stati membri partecipanti a ridurre le loro ambizioni; che è fondamentale che la PESCO si concentri su progetti che apportano un reale valore aggiunto;
    14. considerando che i 47 progetti PESCO non sembrano presentare alcuna logica comune globale; che l’attuale elenco di progetti manca di coerenza, portata e ambizione strategica e che pertanto le lacune più ovvie in termini di capacità non saranno colmate e che tale elenco non affronta in modo adeguato e completo le carenze critiche individuate dal processo relativo all’obiettivo primario tramite il piano di sviluppo delle capacità (CDP) e la revisione coordinata annuale sulla difesa (CARD); che uno di questi progetti è stato sospeso per evitare inutili duplicazioni; che altri progetti non hanno registrato sufficienti progressi o rischiano di essere sospesi, senza contare che circa 30 progetti sono ancora in fase di sviluppo concettuale e di preparazione; che lo sviluppo di progetti ambiziosi in materia di capacità militari può richiedere fino a 10 anni; che la grande maggioranza dei progetti PESCO coincide con le carenze del Fondo europeo per la difesa (FED) e della NATO;
    15. considerando che l’inizio della seconda fase della PESCO è previsto nel 2021; che tale fase deve produrre risultati concreti e significativi, il che implica la necessità di una prioritizzazione dei progetti;
    16. considerando che taluni progetti PESCO sono incentrati sul dispiegamento operativo, quali il centro operativo EUFOR di risposta alle crisi (EUFOR CROC), il progetto di mobilità militare e la rete di centri logistici, mentre altri si concentrano sullo sviluppo delle capacità militari, come i gruppi di risposta rapida agli incidenti informatici e mutua assistenza in materia di cibersicurezza; che entrambi gli approcci sono necessari per contribuire in maniera decisiva all’evoluzione verso una strategia comune integrata dell’UE in materia di sicurezza e difesa;
    17. considerando che alcuni dei progetti PESCO più strategici hanno la potenzialità di contribuire in maniera decisiva all’autonomia strategica dell’Unione e alla creazione di un pacchetto di forze coerente che copra tutto lo spettro;
    18. considerando che i principali progetti europei di difesa, come il Future Air Combat System (FCAS) e il Main Ground Combat System (MGC), permangono a tutt’oggi al di fuori dell’ambito di applicazione della PESCO;
    19. considerando che è di fondamentale importanza assegnare la priorità alle carenze di capacità identificate nel piano di sviluppo delle capacità (CDP) e colmarle nonché basarsi sulla revisione coordinata annuale sulla difesa (CARD) allo scopo di aumentare l’autonomia strategica dell’Europa;
    20. considerando che soltanto alcuni degli attuali progetti PESCO affrontano in maniera adeguata le carenze in termini di capacità individuate nell’ambito del piano di sviluppo delle capacità e della CARD o tengono già sufficientemente conto degli obiettivi di capacità a impatto elevato derivanti dal CDP e dovrebbero essere considerati prioritari;
    21. considerando la necessità di migliorare ulteriormente la coerenza e il rafforzamento reciproco tra la PESCO, la CARD, i piani nazionali di attuazione (PNA) e il CDP;
    22. considerando che il processo di pianificazione della difesa della NATO (NDPP) contribuisce ai processi nazionali di pianificazione della difesa nei 21 Stati membri partecipanti che fanno parte della NATO;
    23. considerando che le interazioni tra le priorità nazionali degli Stati membri, le priorità dell’UE e le priorità della NATO dovrebbero avere luogo il prima possibile, ove appropriato e pertinente; che le priorità dell’UE e della NATO dovrebbero essere armonizzate meglio per conseguire gli obiettivi dell’UE in termini di capacità;
    24. considerando che, pur tenendo conto della natura diversa delle due organizzazioni e delle rispettive responsabilità, la PESCO dovrebbe costituire uno strumento efficace e complementare per affrontare le priorità di sviluppo delle capacità e fornire le capacità militari identificate nell’UE, che può apportare un contributo agli obiettivi della NATO;
    25. considerando che, unitamente alla strategia globale dell’UE, una specifica strategia di difesa e sicurezza, come il Libro bianco sulla sicurezza e la difesa dell’UE, proposta in numerose relazioni del Parlamento, potrebbe facilitare una comprensione comune delle sfide attuali e future e fornire importanti orientamenti alla PESCO e al CDP, basati sulla comprensione delle ambizioni e azioni strategiche da intraprendere sul lungo periodo;
    26. considerando che i progetti PESCO dipendono attualmente dai contributi finanziari dei 25 Stati membri partecipanti; che, a seguito della pandemia di COVID-19, i bilanci nazionali per la difesa subiranno probabilmente dei tagli; che, paradossalmente, vari degli attuali 47 progetti PESCO, se finanziati adeguatamente, potrebbero rafforzare la preparazione degli Stati membri all’eventuale insorgenza di un’altra grave crisi sanitaria, quali ad esempio il progetto per la mobilità militare, il comando medico europeo e molti altri progetti in ambiti connessi con la logistica e i trasporti, la sanità, i soccorsi in caso di catastrofi, la preparazione contro attacchi con armi chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari e la lotta contro le attività informatiche dolose e le campagne di disinformazione ostili; che la riduzione dei finanziamenti per le capacità strategiche di cui l’UE e i suoi Stati membri attualmente non dispongono indebolirebbe anche la loro capacità di agire congiuntamente contro future pandemie, minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari e altri rischi imprevedibili di grande impatto internazionale;
    27. considerando che i finanziamenti alle infrastrutture di trasporto a duplice uso apporteranno benefici alla mobilità sia civile che militare e che l’attuazione di procedure amministrative armonizzate potrebbe far sì che le risorse siano trasferite tramite rotte di approvvigionamento adeguate all’interno dell’UE e potrebbe contribuire a creare un contesto di sicurezza e difesa comune;
    28. considerando che la PESCO e il futuro FED devono rafforzarsi a vicenda e che le interconnessioni tra di loro devono essere ulteriormente sviluppate al fine di produrre le capacità critiche individuate nell’ambito del CDP;
    29. considerando che la prospettiva di ricevere un cofinanziamento per le capacità di ricerca e sviluppo derivanti da alcuni progetti PESCO a titolo del futuro FED ha indotto gli Stati membri partecipanti a moltiplicare le loro proposte e ha incoraggiato gli scambi e la cooperazione; che tutte le proposte devono perseguire il migliore interesse strategico comune dell’UE;
    30. considerando che, in alcuni casi specifici, la partecipazione di paesi terzi ai singoli progetti PESCO potrebbe essere nell’interesse strategico dell’Unione europea, a condizione che soddisfino una serie concordata di condizioni politiche, sostanziali e giuridiche, in particolare per quanto riguarda la fornitura di competenze tecniche o di capacità supplementari e nel caso dei partner strategici; che ogni partecipazione di paesi terzi ai progetti PESCO non dovrebbe compromettere l’obiettivo di promuovere la PSDC dell’UE;
    31. considerando che la partecipazione di paesi terzi può essere unicamente di natura eccezionale, decisa caso per caso e su invito degli Stati membri dell’UE; che tale partecipazione dovrebbe fornire un valore aggiunto a determinati progetti e contribuire al rafforzamento della PESCO e della PSDC e al rispetto di impegni più rigorosi, nel rispetto di condizioni molto rigide e sulla base di una reciprocità definita ed efficace;
    32. considerando che un accordo sulla partecipazione dei paesi terzi ai progetti PESCO è atteso da molto tempo;
    33. considerando che, per quanto riguarda l’attuale ruolo del Comitato politico e di sicurezza (CPS) nel contesto della PESCO e dello sviluppo delle capacità, il Parlamento ha già chiesto che “il mandato del CPS di cui all’articolo 38 TUE sia interpretato in modo restrittivo”;
    34. considerando che la governance della PESCO è guidata dagli Stati membri partecipanti, il che potrebbe portare a un insufficiente grado di coordinamento e di coerenza generale dei progetti; che un’estensione del mandato del segretariato della PESCO potrebbe migliorare il coordinamento;
    35. considerando che l’intensificazione della cooperazione in materia di difesa tra gli Stati membri a livello di UE dovrebbe andare di pari passo con il rafforzamento del potere di controllo dei parlamenti degli Stati membri e del Parlamento europeo;
    36. considerando che il meccanismo per collegare l’Europa dovrebbe concentrarsi su progetti legati alla mobilità militare e all’interoperabilità, che sono fondamentali per affrontare conflitti e crisi inattesi; che la PESCO dovrebbe contribuire alla creazione di un effettivo spazio Schengen per quanto riguarda la mobilità militare, allo scopo di ridurre al minimo le procedure alle frontiere e gli oneri infrastrutturali; che il progetto Rail Baltica, fondamentale per l’integrazione dei paesi baltici nella rete ferroviaria europea, dovrebbe essere accolto con favore in tal senso e che si dovrebbe garantirne la piena efficacia;
    37. considerando che, a tale riguardo, la PESCO può contribuire a raggiungere un più elevato grado di coerenza, coordinamento e interoperabilità nei settori della sicurezza e della difesa e a consolidare la solidarietà, la coesione e la resilienza dell’Unione;
    38. considerando che il Parlamento europeo dovrebbe esercitare, unitamente al Consiglio, funzioni legislative e di bilancio, nonché funzioni di controllo politico e di consultazione, come stabilito dai trattati;
    39. considerando che il Parlamento invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a trasmettere la sua relazione annuale sull’attuazione della PESCO;
    40. considerando che gli sforzi congiunti in materia di ricerca e sviluppo degli Stati membri partecipanti nel quadro della PESCO consentiranno progressi tecnologici significativi, che a loro volta offriranno all’Unione un vantaggio competitivo nei settori delle moderne capacità di difesa;
  1. raccomanda al Consiglio e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza di:
  2. informare e consultare il Parlamento riguardo alla revisione della PESCO e garantire che le sue posizioni siano debitamente prese in considerazione, in conformità dell’articolo 36 TUE, in particolare nel contesto dell’attuale revisione strategica della prima fase della PESCO, che si concluderà nel 2020, al fine di garantire maggiore responsabilità, trasparenza e controllo;
  3. attuare la visione strategica dell’Unione e individuare le minacce comuni, anche concretizzando il grado di ambizione definito dalla strategia globale dell’UE del 2016, per esempio attraverso il lavoro in corso della “bussola strategica” (Strategic Compass), che deve essere svolto in collaborazione con tutte le parti interessate e le pertinenti istituzioni, e rafforzare la dimensione operativa della PESCO;
  4. elaborare quanto prima, sulla base dei risultati della discussione sullo Strategic Compass, un vero e proprio Libro bianco sulla sicurezza e la difesa dell’UE; prendere atto del fatto che i primi risultati dello Strategic Compass sono attesi per il primo semestre del 2022;
  5. garantire effetti sinergici e coerenza tra le diverse iniziative e operazioni dell’UE in materia di difesa;
  6. incoraggiare gli Stati membri partecipanti, tramite proposte mirate e una comunicazione adeguata, a passare da un approccio alla difesa strettamente nazionale a una dimensione europea più solida e a compiere sforzi strutturati per fare maggiore ricorso all’approccio collaborativo europeo in via prioritaria, dal momento che nessuno Stato membro partecipante è in grado di affrontare da solo le carenze di capacità individuate; incoraggiare gli Stati membri partecipanti e gli Stati membri più in generale a non ridurre la loro spesa per la difesa nei prossimi anni, e in particolare la loro partecipazione finanziaria ai progetti cooperativi europei;
  7. aumentare l’ambizione dell’UE in relazione al bilancio per rafforzare le capacità di difesa, segnatamente garantendo sufficienti finanziamenti al futuro FED e alla mobilità militare nel prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP);
  8. garantire che la PESCO sia effettivamente utilizzata come strumento per una cooperazione sostenibile ed efficiente dell’UE in materia di difesa, avendo come obiettivo comune il miglioramento delle capacità di difesa degli Stati membri partecipanti e l’interoperabilità, in particolare in termini di disponibilità, interoperabilità, flessibilità e schierabilità delle forze, in linea con l’ambizione di una maggiore autonomia strategica dell’Unione, mantenendo nel contempo la stretta cooperazione tra gli Stati membri partecipanti interessati, rafforzando la cooperazione UE-NATO per quanto concerne i membri dell’UE e della NATO e mantenendo una stretta collaborazione con altri partner internazionali;
  9. garantire che il finanziamento delle capacità derivanti dai progetti della PESCO a titolo del FED sia incentrato su una serie di progetti strategici fondamentali, in linea con le priorità del piano di sviluppo delle capacità, allo scopo di massimizzarne l’impatto; garantire che la selezione dei progetti PESCO sia conforme agli obiettivi di capacità a impatto elevato del CDP;
    • riconoscere che il Parlamento, insieme al Consiglio, esercita funzioni legislative e di bilancio, nonché funzioni di controllo politico e di consultazione, come stabilito dai trattati;
  10. integrare direttamente nel ciclo dei progetti della PESCO il nesso tra quest’ultima, il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa (EDIDP) e il FED, allo scopo di contribuire più efficacemente al conseguimento delle ambizioni dell’Unione in materia di sicurezza e difesa; imporre la documentazione di ciascun progetto prima della selezione a livello di bilancio;
  11. incentrare gli sforzi della PESCO su progetti intesi a rafforzare sistematicamente la PSDC militare
    • che contribuiscono a porre rimedio alle significative carenze di capacità con un approccio più operativo, come risposta diretta alle esigenze delle forze armate europee impegnate in operazioni,
    • con una dimensione strategica e integrativa, come EUFOR CROC, la mobilità militare, la rete di centri logistici in Europa o
    • che creano ulteriori sinergie ed effetti di scala, se del caso;
  12. orientare la PESCO verso progetti costruttivi con una reale dimensione strategica europea, rafforzando in tal modo la base industriale e tecnologica di difesa europea;
  13. sottolineare l’importanza di un numero ridotto di progetti strategici, in particolare fattori strategici (comando e controllo, trasporti e intelligence), a cui dovrebbe essere data priorità in quanto essi gettano le basi di una difesa europea maggiormente integrata;
  14. sottolineare che l’istituzione della PESCO nel quadro del trattato di Lisbona è stata considerata come la creazione di un gruppo pionieristico di Stati membri disposti a condividere risorse e capacità per conseguire obiettivi comuni ambiziosi nel settore della sicurezza e della difesa; tenere in considerazione la necessità che l’Unione sviluppi progressivamente un quadro comune, sotto la responsabilità del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nell’ambito del quale gli Stati membri procederebbero al riesame delle proprie politiche di difesa nazionali, ne condividerebbero i risultati e metterebbero in comune l’intelligence, quale strumento per gettare le basi di un’autentica difesa europea;
  15. riconoscere, a tale proposito, il valore degli orientamenti politici della Commissione sulla politica di difesa, in particolare per quanto riguarda la necessità di compiere passi coraggiosi verso un’autentica Unione europea della difesa e di applicare un approccio integrato e globale alla sicurezza dell’UE; comprendere che la creazione di una nuova Direzione generale della Commissione per l’Industria della difesa e lo spazio dovrebbe fungere da catalizzatore per rafforzare la coerenza e assicurare una cooperazione leale e un coordinamento integrato nello sviluppo delle capacità di difesa degli Stati membri, nonché il rafforzamento delle infrastrutture militari dell’UE e il miglioramento dell’efficienza della sua industria e del mercato interno;
  16. riconoscere che il Parlamento dovrebbe svolgere un ruolo di primo piano nel controllo e nella supervisione dell’attuazione e della valutazione della PSDC; assicurarsi che il Parlamento sia pienamente informato e consultato nel contesto dell’attuale revisione strategica della prima fase della PESCO, che si concluderà nel 2020; considerare che l’intensificazione della cooperazione in materia di difesa tra Stati membri a livello dell’UE dovrebbe andare di pari passo con il rafforzamento del potere di controllo del Parlamento;
  17. adoperarsi affinché le capacità principali, come le future piattaforme chiave di terra, mare, aria, di natura informatica e di altro tipo per le forze armate degli Stati membri siano integrate nella PESCO o siano quantomeno strettamente collegate ad essa, se del caso, al fine di:
    • rafforzare la prontezza operativa della PSDC militare e
    • garantire che gli sforzi della PESCO siano complementari alle capacità esistenti e siano utilizzati in modo tale da colmare le lacune esistenti e compensare le spese generali;
  18. definire incentivi innovativi per migliorare l’interoperabilità e lo spiegamento delle missioni e delle operazioni PSDC;
  19. aumentare gli investimenti nell’interconnessione delle infrastrutture di trasporto civile compatibili con la pianificazione della mobilità militare;
  20. esaminare, nell’ambito della riforma del sistema dei gruppi tattici dell’UE, la possibilità di integrarlo nella PESCO onde accrescerne la capacità operativa, la modularità e l’agilità, istituendo unità multinazionali permanenti dedicate all’espletamento delle funzioni militari di cui all’articolo 43 TUE e al miglioramento della capacità dell’UE di condurre operazioni di gestione delle crisi, comprese quelle più impegnative, come il ristabilimento della pace, nonché di utilizzarlo come forza strategica esterna alle operazioni;
  21. sostenere e promuovere, se del caso, il raggruppamento dei progetti della PESCO in cluster di capacità, valutarne il valore strategico, tenendo conto dell’obiettivo di conseguire un pacchetto di forze che copra l’intero spettro, e concentrare gli sforzi su quelli con il maggiore potenziale per conseguire l’autonomia strategica europea; riesaminare l’attuale elenco di 47 progetti e raggruppare o cancellare i progetti che registrano progressi insufficienti o realizzano scarsi vantaggi reciproci per l’Unione europea, a discrezione degli Stati membri partecipanti;
  22. promuovere il rispetto dei 20 impegni della PESCO mediante una definizione chiara e semplice dei parametri di conformità e la garanzia che le future proposte di progetti vertano sulla priorità specifica dell’UE in materia di sviluppo di capacità; garantire che eventuali revisioni dei progressi dei progetti si basino su criteri chiari e trasparenti, anche in caso di cofinanziamento nel quadro dell’EDIDP/futuro FED; assicurare parimenti che tali criteri fungano da indicatori per tutti gli Stati membri che partecipano ai progetti della PESCO; garantire che gli Stati membri partecipanti aumentino ulteriormente la qualità e il grado di dettaglio delle informazioni fornite nei loro piani nazionali di attuazione, in cui illustrano le modalità con cui intendono rispettare i 20 impegni della PESCO;
  23. migliorare la coerenza degli strumenti e delle iniziative di pianificazione e sviluppo dell’UE in materia di difesa; sfruttare le sinergie tra il ciclo dei progetti della PESCO e altri processi in materia di capacità di difesa, quali il processo relativo all’obiettivo primario dell’UE, il CDP e la CARD, affinché possano essere presentati progetti più maturi, mirati, sviluppati e strutturati; garantire che il ciclo di presentazione consenta l’attuazione sincronizzata di diverse iniziative europee, tra cui il FED;
  24. incoraggiare gli Stati membri partecipanti a integrare il CDP nei loro processi di pianificazione della difesa a livello nazionale, al fine di contribuire a colmare le lacune in termini di capacità;
  25. riaffermare il ruolo centrale del segretariato della PESCO quale punto di contatto unico per tutti i progetti e invitare il segretariato a redigere aggiornamenti periodici relativi ai progressi compiuti dai progetti per il Parlamento e a vantaggio di tutte le parti interessate, utilizzando le informazioni raccolte dallo Stato membro o dagli Stati membri responsabili del coordinamento dei progetti; incoraggiare gli Stati membri partecipanti a continuare a impegnarsi a favore di un dialogo più efficace con il segretariato della PESCO in relazione alla revisione e all’aggiornamento dei rispettivi piani nazionali di attuazione;
  26. invitare gli Stati membri partecipanti a garantire progressi concreti nel conseguimento degli attuali progetti PESCO;
  27. precisare il ruolo del Comitato politico e di sicurezza nell’ambito del processo della PESCO, che non è stabilito nel TUE, e garantire, in tale contesto, l’importante ruolo svolto dal Comitato militare dell’Unione europea (EUMC) nel fornire consulenza militare ad hoc al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza;
  28. coinvolgere l’EUMC nel lavoro di definizione di un pacchetto di forze che copra l’intero spettro;
  29. prendere in esame l’istituzione di un Consiglio dell’Unione europea sulla difesa basato sull’attuale Consiglio Affari esteri nella sua formazione “difesa”, che corrisponde anche al comitato direttivo ministeriale dell’AED e alla configurazione PESCO dei ministri della difesa dell’UE, onde garantire la definizione delle priorità in materia di risorse e una cooperazione e integrazione efficaci tra gli Stati membri, ove necessario;
  30. precisare o definire il nesso tra la governance della PESCO e quella del FED e informare il Parlamento nel processo di controllo ex-post per quanto riguarda il finanziamento dei progetti della PESCO a titolo del FED;
  31. valutare l’eventualità, come richiesto da alcuni Stati membri partecipanti, di modificare il ciclo di presentazione dei progetti della PESCO al fine di aumentarne la maturità, migliorarne la struttura e renderli più mirati;
  32. precisare le norme che disciplinano la partecipazione di terzi alla PESCO, tenendo conto dell’importanza dell’autonomia decisionale dell’UE e della piena reciprocità, e comprendere che l’approccio caso per caso è il più vantaggioso per l’UE, prendendo in considerazione:
    • la necessità di preparare e adottare un documento globale e fondamentale atto a disciplinare la cooperazione futura con la partecipazione di terzi ai progetti PESCO;
    • il fatto che i processi decisionali relativi alla partecipazione di una parte terza dovrebbero essere garantiti per ogni progetto PESCO da parte degli Stati membri coinvolti;
  33. incoraggiare l’utilizzo delle “minacce future” come base per le future proposte di progetti PESCO; rafforzare i partenariati con la NATO, le Nazioni Unite, l’Unione africana e altri attori; garantire che la partecipazione e l’inclusione delle PMI siano considerate in tutti gli aspetti pertinenti dei progetti PESCO;
  34. garantire che i progetti PESCO sviluppino ulteriormente e aumentino la capacità industriale degli Stati membri partecipanti in settori quali nanotecnologie, supercomputer, intelligenza artificiale, tecnologia dei droni, robotica e altri, cosa che assicurerà a sua volta l’autonomia e l’indipendenza europea nei confronti degli importatori esteri in tali ambiti, e che agevolino la creazione di nuovi posti di lavoro;
  35. osservare che la pandemia di COVID-19 ha dimostrato che l’Unione non dispone di competenze sufficienti nel settore dell’assistenza sanitaria; riconoscere, parallelamente, che deve essere istituita una strategia comune di difesa dell’UE al fine di rispondere a un eventuale attacco alle frontiere e ai territori dell’Unione e che la PESCO rappresenta un passo nella giusta direzione verso il conseguimento di tale obiettivo;
  36. riconoscere il ruolo fondamentale svolto dalle forze armate europee nell’affrontare le sfide poste dalla pandemia di COVID-19, sia in termini di gestione dell’emergenza sanitaria che di sostegno alle missioni e alle operazioni civili, e il fatto che esse possiedono anche una dimensione transfrontaliera e una funzione di solidarietà; riconoscere i potenziali benefici di nuovi e ambiziosi progetti PESCO per lo sviluppo di capacità europee comuni in tale settore, che amplino il lavoro dei progetti precedenti, in particolare il pacchetto per il dislocamento della capacità di soccorso militare nelle emergenze e il comando medico europeo;
  37. invitare il Consiglio e gli Stati membri partecipanti a concentrarsi sulla ciberresilienza e a preparare una strategia e procedure collettive per rispondere agli incidenti informatici tramite i progetti in ambito PESCO, al fine di creare un ambiente più resiliente all’interno degli Stati membri;
  38. prendere atto della posizione del Parlamento in merito alla conferenza sul futuro dell’Europa quale espressa nella sua risoluzione del 15 gennaio 2020[8], con particolare riferimento al fatto che la sicurezza e il ruolo dell’UE sulla scena mondiale dovrebbero essere identificati tra priorità d’intervento predefinite ma non esaustive, e ribadisce che ciò rappresenterebbe un’opportunità per coinvolgere i cittadini nel dibattito sul rafforzamento della PESCO come modalità per compiere progressi verso una politica di sicurezza e di difesa comune indipendente per l’Unione europea;
  39. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente raccomandazione al Consiglio e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

 

 

Proposte di risoluzione

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sull’intensificarsi delle tensioni a Varosia in seguito alle azioni illegali della Turchia e la necessità di riprendere con urgenza i colloqui

18.11.2020 – (2020/2844(RSP))

 

Il Parlamento europeo,

  • vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 24 novembre 2020, sull’intensificarsi delle tensioni a Varosia in seguito alle azioni illegali della Turchia e la necessità di riprendere con urgenza i colloqui,
  • vista la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, del 10 dicembre 1982,
  • viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 550 (1984), dell’11 maggio 1984, e n. 789 (1992), del 25 novembre 1992,
  • visto il Trattato Nord Atlantico del 4 aprile 1949, in particolare l’articolo 1,
  • visto l’accordo del 12 settembre 1963 che istituisce un’associazione tra la Comunità economica europea e la Turchia (“accordo di Ankara”)[1],
  • vista la decisione n. 1/95 del Consiglio di associazione CE-Turchia, del 22 dicembre 1995, relativa all’attuazione della fase finale dell’unione doganale[2],
  • visto il regolamento (CE) n. 390/2001 del Consiglio, del 26 febbraio 2001, relativo all’assistenza alla Turchia nel quadro della strategia di preadesione e, in particolare, all’istituzione di un partenariato per l’adesione[3],
  • vista la decisione del Consiglio 2008/157/CE, del 18 febbraio 2008, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato per l’adesione con la Repubblica di Turchia[4],
  • viste la riunione del Consiglio Affari esteri del 9 dicembre 2019 e le conclusioni del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2019,
  • visto il piano d’azione congiunto UE-Turchia del 29 novembre 2015 e la dichiarazione UE-Turchia del 18 marzo 2016,
  • viste le sue precedenti risoluzioni sulla Turchia,
  • visto l’articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
    1. considerando che il tentativo di riaprire la zona recintata di Varosia, in condizioni di occupazione militare o sotto l’amministrazione della Repubblica turca di Cipro del Nord (l’illegale regime fantoccio turco nelle zone occupate), viola le risoluzioni delle Nazioni Unite che prevedono il mantenimento dello status quo nella zona  nonché il rispetto del diritto internazionale e degli obblighi della Turchia nei confronti dell’UE e dei suoi Stati membri e potrebbe compromettere il processo di raggiungimento di una soluzione alla questione di Cipro;
    2. considerando che la Turchia sta tenendo un comportamento sempre più aggressivo, non solo nella regione del Mediterraneo, diventando in tal modo una reale minaccia per molti Stati membri dell’UE, per i loro interessi strategici e per la stabilità internazionale;
    3. considerando che dal maggio 2019 la Turchia effettua attività di trivellazione nel Mediterraneo orientale al largo delle coste di Cipro; che la Turchia sta effettuando una serie di attività di prospezione di idrocarburi nella zona economica esclusiva di Cipro, in violazione della stessa;
    4. considerando che, come affermato dal Consiglio Affari Esteri del 9 dicembre e nelle conclusioni del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre, l’accordo tra la Libia e la Turchia costituisce una minaccia per la stabilità regionale, viola i diritti di sovranità degli Stati membri e di paesi terzi ed è in contrasto con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare;
    5. considerando che la Turchia, attraverso le sue azioni in Siria, sta mettendo a repentaglio la sicurezza dell’Europa, causando in tal modo legittime preoccupazioni in merito alle azioni di uno Stato membro della NATO in Medio Oriente;
      1. condanna i tentativi della Turchia di riaprire la zona recintata di Varosia; condanna, inoltre, le continue violazioni di territori sovrani da parte della Turchia e sottolinea il ruolo della Turchia nella creazione di nuovi conflitti e nell’aggravamento di quelli esistenti in varie regioni vulnerabili, tra cui, ma non solo, la Siria, la Libia, la Somalia e il Nagorno-Karabakh;
      2. propone che la decisione sull’Unione doganale, entrata in vigore il 1º gennaio 1996, sia sospesa per un periodo rinnovabile di sei mesi;
      3. invita la Commissione e il Consiglio a porre fine a tutti i finanziamenti destinati alla Turchia associati al processo di preadesione, al quadro finanziario pluriennale attuale e previsto, allo strumento dell’UE per i rifugiati in Turchia e al piano d’azione congiunto UE-Turchia in materia di migrazione; invita, inoltre, l’UE a porre fine a tutti i prestiti della Banca europea degli investimenti a favore della Turchia;
      4. invita la Commissione e il Consiglio a interrompere irrevocabilmente e senza condizioni tutti i negoziati relativi all’adesione della Turchia all’UE, in quanto non è un paese europeo e non agisce in conformità dei valori europei, in particolare quelli volti a preservare un’Europa pacifica, e pertanto non dovrebbe diventare uno Stato membro dell’Unione europea;
      5. propone che il Consiglio Nord Atlantico escluda d’ora in avanti la Turchia dalle sue riunioni fino a quando essa non porrà fine alle violazioni delle disposizioni del Trattato del Nord Atlantico;
      6. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Servizio europeo per l’azione esterna, al presidente della delegazione del Parlamento europeo alla commissione parlamentare mista UE-Turchia, al Consiglio Nord Atlantico, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo della Repubblica di Turchia.

 

 

 

 

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta 

 

Interrogazione sul caso di Oriflame e di altre aziende europee attive in Russia 

23.4.2024

 

I media europei hanno segnalato che l’azienda europea di cosmetici Oriflame continua a operare in Russia e nei territori ucraini illegalmente occupati, attraverso la sua filiale, nonostante l’annuncio di ritiro dal mercato russo.

Secondo quanto ha affermato la Commissione, le operazioni di aziende europee in Russia contribuiscono fiscalmente al sostegno finanziario del regime russo, quindi anche alla guerra contro l’Ucraina.

Alla luce di ciò, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • È a conoscenza delle attività di Oriflame e di altre aziende europee in Russia e nei territori ucraini occupati e ritiene che le loro attività violino il regime di sanzioni dell’Unione?
  • Di quali strumenti dispone la Commissione per indagare e interrompere tali operazioni, e considera l’ipotesi del congelamento degli asset di tali aziende nell’Unione e l’inclusione delle loro entità nei prossimi pacchetti di sanzioni?
  • Ritiene che la disparità di trattamento che il regime sanzionatorio ha generato a seconda delle diverse aziende e dei diversi settori, violi il principio di libera concorrenza su cui è basato il libero mercato?

 

Accelerazione nel sistema di difesa aerea integrata collettiva

23.4.2024

 

La European Sky Shield Initiative (ESSI) rappresenta un encomiabile passo verso una difesa collettiva, con l’obiettivo di unire gli Stati membri nella costruzione di un sistema di difesa aerea integrato. Oggi conta oltre 20 paesi membri.

In Europa occidentale, paesi come Francia e Italia non hanno ancora aderito. Questo potrebbe vanificarne l’efficacia, trasformandola in una nuova “Linea Maginot”, con un intero fronte occidentale e meridionale scoperti.

La gestione dei tempi è di vitale importanza per implementare tali sistemi di difesa in presenza della crescente minaccia di attacchi con missili e droni.

Ciò premesso, può il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza rispondere ai seguenti quesiti:

  • Che valore strategico dà all’iniziativa ESSI?
  • Nella volontà di rafforzare la base industriale e tecnologica di difesa europea e di avere campioni europei tecnologici della difesa, esistono ostacoli all’integrazione all’interno dell’iniziativa ESSI dei sistemi SAMP/T e PATRIOT, che sono già integrati in ambito NATO?
  • Può la realizzazione di una forza immediata di reazione aerea e antimissilistica europea essere un deterrente complementare a quello della NATO?

 

Dotare il meccanismo rescEU di più navi ospedale sul modello della nave ospedale italiana Vulcano

3.4.2024

 

La bussola strategica per la sicurezza e la difesa sottolinea come sia necessario ottimizzare, aggiornare e incrementare i costi comuni relativi alle missioni e alle operazioni militari, con l’obiettivo di aumentare la solidarietà e incoraggiare un ulteriore coinvolgimento in tali operazioni da parte degli Stati membri.

In quanto fornitore di sicurezza regionale e globale, l’Unione europea deve essere in grado di proiettare più strategicamente la propria influenza, utilizzando capacità e responsabilità condivise.

Questo anche in considerazione del fatto che l’ambiente geopolitico attuale è caratterizzato da un aumento di conflittualità e di autoritarismo, a cui corrisponde la necessità di saper fornire aiuti umanitari in quantità e scala senza precedenti nella storia delle relazioni internazionali.

Nel comparto marittimo e navale, la nave ospedale Vulcano è la prova che l’Italia ha meno lacune a livello di capacità e strategia rispetto ad altri Stati membri e di come l’industria cantieristica e navale italiana sia in grado di essere meno dipendente, tecnologicamente e industrialmente, da terzi.

Ciò premesso, intende la Commissione dotare il meccanismo rescEU di più navi ospedale sul modello della nave ospedale italiana Vulcano?

 

Difesa dalle interferenze all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) 

5.3.2024

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è da tempo più influenzata dalla politica che dalla salute pubblica, in particolar modo dagli autoritarismi che esercitano il loro potere per indirizzare le scelte dell’OMS e ostacolare indagini scientifiche indipendenti.

L’organizzazione è stata fortemente criticata per la gestione della pandemia di COVID-19, fino al punto di essere stata accusata di aver indirettamente avuto un ruolo nella diffusione del contagio. Tutto questo perché l’OMS si sarebbe basata sulle dichiarazioni del Partito comunista cinese, persino per quanto riguarda le origini del virus.

Negli anni a seguire non vi è stata riforma sulla governance, sui processi di gestione finanziaria e di bilancio, anche per quanto riguarda la trasparenza sui finanziatori pubblici o privati dell’OMS.

Ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • Cosa ha fatto per sostenere la riforma dell’OMS, anche in relazione al regolamento sanitario internazionale (RSI) e al nuovo accordo pandemico (OMS CA+)?
  • Come ritiene che l’OMS possa agire per scambiare informazioni senza violare la sovranità degli Stati membri, alla luce di nuove possibili riforme?
  • Ritiene vi siano pericoli per i dati sanitari dei cittadini europei e quali garanzie offre l’OMS per la protezione dei loro dati sanitari?

 

La sicurezza dei cittadini europei all’estero – Il caso del bambino italiano Adelio Bocci e della madre

22.1.2024

 

Il bambino italiano di 10 anni Adelio Bocci, nato da padre italiano e madre tagika naturalizzata italiana, si trova attualmente in Kazakhstan.

Fonti di stampa locale riferiscono che la madre lo ha sottratto alla famiglia e portato in Kazakhstan. Sulla donna, continuano le fonti di stampa, pendono tre mandati di cattura internazionale e una richiesta di estradizione, mentre la diplomazia italiana e l’Interpol non riescono a dare informazioni certe riguardo alla sicurezza del minore.

L’associazione ONLUS delle famiglie e delle persone scomparse “Penelope” ha recentemente scritto al ministro degli Esteri italiano sottolineando come vi siano foto e video nei quali il minore presenta segni di percosse e pugni, nonché atteggiamenti di paura e di sottomissione.

Anche in virtù dell’accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione (ARPC) del 2015, che ha portato le relazioni tra l’Unione europea il Kazakhstan a un nuovo livello e che rappresenta un’importante pietra miliare in oltre 25 anni di relazioni tra l’Unione e il Kazakhstan, come intende il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza supportare gli sforzi della diplomazia italiana per agevolare e garantire la sicurezza di Adelio Bocci e della madre?

 

Azione dell’Occidente unito nella sconfitta di Hamas e ritardo delle sanzioni imposte dall’Unione europea

16.11.2023

 

Gli Stati dell’Occidente sono uniti nel condannare, anche tramite azioni, il brutale e ingiustificato attacco di Hamas contro Israele del 7 settembre. Il 14 novembre 2023 Stati Uniti e Gran Bretagna hanno imposto sanzioni contro individui ed entità affiliati ad Hamas, cercando di colpire tutti meccanismi attraverso cui viene fornito sostegno ad Hamas e alla Jihad islamica palestinese, a cominciare dall’Iran che, attraverso il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche, ha trasferito centinaia di milioni di euro.

È il terzo pacchetto di sanzioni annunciato dagli Stati Uniti dall’attacco. Inoltre, questi provvedimenti si aggiungono alle sanzioni già esistenti nel Regno Unito contro Hamas, anche nei confronti dell’organizzazione stessa.

Italia, Francia e Germania sono in prima linea nel raggiungere l’obiettivo di isolare e sconfiggere Hamas.

Ciò premesso, può il Consiglio far sapere:

  • Per quale motivo non sono state imposte nuove sanzioni ad Hamas e a tutti i soggetti collegati ad Hamas e alla Jihad islamica palestinese?
  • Se ritiene ancora rinviabile l’inserimento del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche nella lista dei gruppi terroristici?

 

Atti intimidatori dell’Ambasciata d’Iran a Roma 

30.5.2023

 

A Roma, presso la sede dell’Ambasciata della Repubblica islamica dell’Iran in Italia, è stata montata una telecamera su una forca, ovvero uno strumento per l’impiccagione. Questo gesto è una sfida ai valori europei, a cominciare dall’impegno dell’Unione europea e degli Stati membri nel sostenere la proteste pacifiche della popolazione iraniana sedate con la violenza e con la pena di morte per coloro che si oppongono agli ayatollah.

Nonostante l’Ambasciata iraniana abbia smentito di aver montato la struttura che ricorda uno strumento per le esecuzioni, è importante ricordare che proprio l’ambasciatore dell’Iran in Italia a gennaio aveva giustificato le condanne a morte dei manifestanti.

Anche il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury ha denunciato l’accaduto di Roma.

Ciò premesso, può il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza rispondere ai seguenti quesiti:

  • Intende intraprendere azioni diplomatiche affinché si condanni quanto accaduto?
  • Pensa di poter definire il gesto dell’Ambasciata iraniana come un forma di interferenza, al pari di quanto accolto nella relazione Kalniete riguardo all’antisemitismo?

 

 

 

Carenze del regolamento Schengen in relazione alle cure e alla guarigione dei soldati ucraini feriti

8.3.2023

 

Dall’inizio dell’invasione militare non provocata e ingiustificata dell’Ucraina da parte della Russia, l’UE e i suoi Stati membri hanno dimostrato un sostegno e una solidarietà senza precedenti nei confronti dell’Ucraina e dei suoi cittadini.

La Commissione ha coordinato interventi sostanziali di assistenza attivando la direttiva sulla protezione temporanea[1], la piattaforma di solidarietà per l’Ucraina, la rete europea sulle migrazioni, la rete “Blueprint” per la gestione delle crisi, gli orientamenti operativi per gli Stati membri e il piano in 10 punti.

Tuttavia, come recentemente sottolineato dal viceministro della Difesa ucraino, Oleksandr Polishchuk, i soldati ucraini feriti sul campo di battaglia hanno bisogno di cure mediche complesse e urgenti nella vicina Polonia.

Ma il tempo necessario per la loro guarigione e riabilitazione supera spesso il limite dei 90 giorni stabilito dal regolamento Schengen[2]. Il fatto di sottoporsi a cure e trattamenti riabilitativi al di fuori dell’Ucraina dilaniata dal conflitto è talvolta l’unico modo in cui tali soldati possono tornare a casa e continuare a combattere per la libertà del loro Paese.

  • La Commissione intende prendere in considerazione una soluzione straordinaria e globale per prorogare la durata dei permessi per il personale militare ucraino ferito in cura negli Stati membri che fanno parte dello spazio Schengen?
  • Data l’urgenza della situazione, intende presentare un calendario per affrontare la questione?

 

Gli orrori della guerra ingiustificata e illegale della Russia contro l’Ucraina: la ricollocazione forzata e l’adozione illegale di minorenni ucraini 

27.2.2023

 

La guerra ingiustificata e illegale della Russia contro l’Ucraina è anche una guerra contro il diritto internazionale stesso. Putin sta calpestando i principi fondamentali del diritto internazionale che legano insieme tutti i popoli.

I termini della pace, quando giungerà, verranno ratificati dai cittadini ucraini, così come previsto dalla costituzione democratica dell’Ucraina, e per la Russia si profilano diverse conseguenze sotto il profilo di crimini di guerra.

Una grave violazione della quarta Convenzione di Ginevra sulla protezione dei civili riguarda il trasferimento illegale e la deportazione di persone protette, tra cui i minorenni.

Ciò premesso, può l’Alto Rappresentante/Vice Presidente della Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • Cosa sta facendo l’Unione europea per fermare i trasferimenti forzati e le deportazioni, restituire i bambini alle loro famiglie o ai tutori legali e garantire l’accesso di osservatori indipendenti alle strutture all’interno delle aree occupate dalla Russia in Ucraina e all’interno della Russia stessa?
  • Come intende l’Unione europea porre rimedio agli impatti devastanti della guerra di Putin sui bambini ucraini, impatti che mettono a nudo gli obiettivi del Cremlino di negare e sopprimere l’identità, la storia e la cultura dell’Ucraina?
  • Quali azioni ha posto in essere l’Unione europea per contribuire a perseguire la responsabilità degli spaventosi abusi della Russia sulle persone protette?

 

 

Probabilità di una nuova guerra fredda causata dagli atti, dalla coercizione e dalle minacce, compresa la forma recente di spionaggio asimmetrico, della Repubblica popolare cinese 

22.2.2023

 

L’unità tra alleati e paesi che condividono gli stessi principi nel riconoscere e affrontare le minacce poste dalla Repubblica popolare cinese, comprese le forme asimmetriche e ibride di spionaggio, potrebbe evitare una nuova guerra fredda. Tuttavia, è difficile comprendere in che modo tale guerra fredda possa essere evitata.

La Repubblica popolare cinese ha fornito sostegno militare alla Russia e l’ha aiutata ad eludere le sanzioni, le entità della Repubblica popolare cinese hanno intrapreso attività dannose che violano le sanzioni contro l’industria petrolifera iraniana e le sue pratiche militari, diplomatiche ed economiche aggressive hanno cercato di sottoporre a coercizione altre nazioni e distorcere i mercati, minando il benessere dei cittadini europei. Inoltre, ha commesso atti illeciti nel Mar cinese meridionale e orientale e il suo comportamento aggressivo che mina la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan ha costantemente violato la sovranità e l’indipendenza di tale paese. Ha inoltre commesso inaccettabili violazioni dei diritti umani in Tibet e nello Xinjiang e ha eroso i diritti della popolazione di Hong Kong. I suoi sforzi di repressione transnazionale, compresa la creazione di “stazioni di polizia d’oltremare”, violano la sovranità degli Stati e i diritti e gli interessi delle comunità cinesi della diaspora.

In che modo intende l’UE proporre un ulteriore approfondimento del coordinamento transatlantico per quanto riguarda la Repubblica popolare cinese e la regione indo-pacifica, chiarendo nel contempo ai funzionari cinesi che i loro tentativi di ridefinire l’ordine internazionale esistente sono inaccettabili?

 

Presunte pratiche volte a eludere le sanzioni dell’UE sul petrolio russo

21.2.2023

 

Secondo quanto riportato da diverse testate giornalistiche, sembrerebbe che la Russia, tramite l’utilizzo di pratiche poco trasparenti, riesca ad aggirare le sanzioni imposte dall’UE e vendere il proprio petrolio sul mercato europeo. Ciò accadrebbe grazie a paesi terzi, che acquistando il greggio russo e miscelandolo con petrolio di propria produzione e/o raffinandolo lo venderebbero come prodotto di origine nazionale.

Tutto ciò sarebbe possibile, ad esempio, effettuando trasbordi in mare aperto di greggio da navi russe ad altre navi e accadrebbe al largo delle coste europee (nello specifico a largo di Ceuta e Calamata).

Considerato che il 5 dicembre 2022 sono entrati in vigore il massimale di prezzo e l’embargo europeo sul petrolio russo e che dal 5 febbraio 2023 tale embargo è stato esteso anche ai prodotti petroliferi raffinati, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • È a conoscenza di tali pratiche commerciali volte a eludere le sanzioni?
  • Come intende procedere per accertare se tali azioni vengano effettivamente messe in atto e, in caso positivo, come intende contrastarle?

 

Presunta esecuzione sommaria di prigionieri di guerra armeni da parte delle forze armate azere

10.10.2022

 

Nei giorni scorsi alcuni media hanno rilasciato un video che mostrerebbe un gruppo di soldati armeni catturato, circondato dalle truppe azere e giustiziato.

Se l’autenticità del video diffuso in rete venisse confermata, si tratterebbe chiaramente di un crimine di guerra che necessiterebbe di tutte le indagini del caso.

Alla luce del recente conflitto iniziato nel 2020 tra Azerbaigian e Armenia nella regione del Nagorno-Karabakh, del rischio di una nuova escalation e di una guerra aperta dopo la nuova aggressione da parte delle forze armate azere, dell’importanza del rispetto dei diritti umani dei prigionieri di guerra e dell’adesione alle convenzioni di Ginevra, delle già numerose infrazioni azere nei confronti di prigionieri armeni, come già menzionato anche in una risoluzione del Parlamento europeo del maggio 2021[1], e del precedente episodio di una militare armena torturata, mutilata e uccisa dalle forze azere, può il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza rispondere ai seguenti quesiti:

  • È al corrente di questi potenziali crimini di guerra e delle evidenti violazioni dei diritti umani? Quali azioni può intraprendere per aiutare a rintracciare e perseguire gli eventuali colpevoli?
  • Può chiarire quali sono le eventuali azioni che la Commissione intende intraprendere per aumentare significativamente la partecipazione europea a una risoluzione pacifica del conflitto tra Azerbaigian e Armenia?

 

“Uber files” e fenomeno delle “porte girevoli” (revolving doors) nelle istituzioni europee

13.7.2022

 

Secondo quanto si apprende a mezzo stampa, il quotidiano The Guardian è entrato in possesso di un massiccio numero di registrazioni, e-mail e documenti interni della società multinazionale Uber, datati tra il 2013 e il 2017. Queste informazioni sono state condivise con il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi americano e altri media, tra cui la BBC Panorama, e provano che la compagnia ha tenuto un comportamento ingiustificabile sotto il profilo etico, le cui conseguenze legali saranno valutate dalle autorità competenti.

I diversi articoli che ne parlano denunciano l’esistenza di un legame tra la multinazionale e l’ex vicepresidente esecutivo della Commissione europea Neelie Kroes durante l’esercizio del suo mandato. Precisamente, i documenti divulgati sembrano rivelare che Neelie Kroes stesse negoziando il suo ingresso nel comitato consultivo di Uber mentre ancora rivestiva l’incarico di Commissario europeo per l’agenda digitale.

Inoltre, le e-mail divulgate sembrano provare che un’azione dell’ex Commissario Kroes a favore della multinazionale sia avvenuta sia mentre ricopriva il ruolo di commissario, sia durante il successivo periodo di “cooling off”, al termine del quale ha cominciato a lavorare “ufficialmente” per la società.

Ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • Era al corrente di quanto rivelato?
  • Intende mettere in atto misure per rendere più stringente la normativa sulle “porte girevoli” (revolving doors)?
  • Ha intenzione di rendere noti i dati sugli attuali rapporti dei suoi componenti con Uber?

 

Mancata estradizione degli ex terroristi rossi in Italia

6.7.2022

 

Il 29 giugno 2022 la Corte d’appello di Parigi ha negato l’estradizione in Italia di dieci ex terroristi arrestati nell’aprile 2021 nell’ambito dell’operazione “Ombre rosse”. I criminali, che da quarant’anni vivono a piede libero in Francia, durante la stagione degli “anni di piombo” si resero protagonisti di tragici fatti di sangue. Tra loro spicca anche la figura di Narciso Manenti, condannato all’ergastolo per aver ucciso a Bergamo, il 13 marzo 1979, l’appuntato dei Carabinieri Giuseppe Gurrieri.

Tutti e dieci i terroristi sono stati giudicati colpevoli dalla giustizia italiana, nell’ambito di procedimenti che si sono svolti nel pieno rispetto delle garanzie e delle tutele accordate dalla legge agli imputati. Ciononostante, la Francia ha deciso di rispondere negativamente alle molteplici richieste fatte dal ministero della Giustizia italiano per dare il via libera alla loro estradizione.

Considerata la gravità dei reati commessi in uno dei momenti più dolorosi della storia d’Italia e il valore intrinseco di una vicenda che vede il coinvolgimento diretto di due Stati membri fondatori dell’UE, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • È a conoscenza della decisione della Corte d’appello di Parigi?
  • Considera legittima la sussistenza di tali legislazioni che nell’UE impediscono l’arresto di colpevoli di gravi reati?

 

Evoluzione del conflitto Russia-Ucraina e la risposta europea

28.2.2022

 

Dopo settimane di tensioni, all’alba di giovedì 24 febbraio la Russia ha lanciato un’offensiva militare su larga scala nei confronti dell’Ucraina. A seguito di questa aggressione l’Unione europea, così come i suoi alleati, ha subito annunciato l’imposizione di sanzioni.

Ferma restando la necessità di una forte e immediata risposta alle gravi violazioni del governo russo, occorre ricordare che la Russia è il più grande fornitore dell’UE di fonti energetiche come petrolio, gas e combustibili solidi. Inoltre, l’Europa importa dalla Russia anche grandi quantità di materie prime e prodotti come nichel, alluminio e fertilizzanti.

Alla luce di quanto precede, può la Commissione chiarire:

  • come intende alleviare, dopo due anni di pandemia e di crisi economica, l’impatto che la guerra e le sanzioni avranno su cittadini e imprese in Europa;
  • se, oltre al Green Deal, che ha mostrato i suoi limiti, ha un piano per rendere l’UE indipendente dalle importazioni russe?

 

Evoluzione del conflitto Russia-Ucraina e la risposta europea

28.2.2022

 

Dopo settimane di tensioni, all’alba di giovedì 24 febbraio la Russia ha lanciato un’offensiva militare su larga scala nei confronti dell’Ucraina. A seguito di questa aggressione l’Unione europea, così come i suoi alleati, ha subito annunciato l’imposizione di sanzioni.

Ferma restando la necessità di una forte e immediata risposta alle gravi violazioni del governo russo, occorre ricordare che la Russia è il più grande fornitore dell’UE di fonti energetiche come petrolio, gas e combustibili solidi. Inoltre, l’Europa importa dalla Russia anche grandi quantità di materie prime e prodotti come nichel, alluminio e fertilizzanti.

Alla luce di quanto precede, può il Consiglio chiarire:

  • come intende alleviare, dopo due anni di pandemia e di crisi economica, l’impatto che la guerra e le sanzioni avranno su cittadini e imprese in Europa;
  • se, oltre al Green Deal, che ha mostrato i suoi limiti, ha un piano per rendere l’UE indipendente dalle importazioni russe?

 

 

 

 

 

Allarme terrorismo islamico: passaporti falsi: così l’Isis può arrivare nell’UE

2.2.2022

 

Secondo una recente inchiesta condotta dal giornale britannico “Guardian”, sono diversi i militanti dell’Isis che stanno lasciando la Siria con passaporti falsi e si stanno dirigendo verso il Regno Unito, l’Unione europea, gli Stati Uniti ed il Canada.

L’allarme terroristico, dunque, è tutt’altro che cessato. La fine del Califfato Islamico e la morte di Abu Bakr Al Baghdadi hanno solo dato l’illusione che il problema fosse risolto. Al contrario, l’Isis si sta riorganizzando e, soprattutto, non sono pochi i combattenti stranieri che adesso stanno tornando verso l’Europa utilizzando passaporti falsi.

Secondo il giornale britannico, infatti, il centro nevralgico di questo traffico sarebbe la Turchia. Una delle reti che gestisce la compravendita di passaporti falsi è in mano ad un cittadino uzbeko residente in Turchia. L’uomo vende passaporti falsi di alta fattura e di differenti Paesi per migliaia di dollari. Sarebbero almeno dieci, secondo il “Guardian”, le persone che hanno già attraversato illegalmente il confine tra Siria e Turchia, lasciando il paese dall’aeroporto di Istanbul.

Alla luce di ciò si chiede alla Commissione quali misure intenda adottare per prevenire e combattere questo grave fenomeno che mette a rischio la sicurezza di tutta l’Unione europea e dei suoi cittadini.

 

Conflitto russo-ucraino

13.1.2022

 

Nelle scorse settimane la Russia ha gradualmente schierato quasi 100 000 soldati nella regione del Donbass, numero che, secondo un recente rapporto pubblicato dal Washington Post, sarebbe destinato a crescere fino a 175 000. Allo stesso tempo, Bloomberg riporta che, secondo fonti dell’intelligence statunitense, i mesi di gennaio e febbraio rappresentano una finestra temporale strategicamente favorevole per un possibile attacco russo.

A seguito della sua visita in Ucraina, il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Borrell ha sottolineato come il panorama geopolitico stia cambiando molto rapidamente e ha dichiarato che “il conflitto al confine con l’Ucraina sta per aggravarsi”. In modo analogo, il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha definito “reale” il rischio di conflitto, ribadendo che finora la Russia non ha fatto alcun passo avanti per favorire un allentamento della tensione.

Alla luce di quanto sopra, può il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza far sapere:

  • quale tipo di supporto verrà fornito all’Ucraina nel caso di un’azione militare da parte della Russia;
  • se ha già preso in considerazione come gestire l’eventuale flusso di rifugiati ucraini verso l’UE o ipotizzato un piano di aiuti umanitari per la tutela dei civili coinvolti;
  • quale sarà il ruolo dei paesi dell’UE confinanti con l’Ucraina nella gestione a medio e lungo termine dell’eventuale crisi?

 

Ruolo dei social network nel traffico di esseri umani e nello sfruttamento dell’immigrazione

25.11.2021

 

La crisi migratoria ai confini della Bielorussia con la Polonia e la Lituania ha rivelato nuove strategie per quello che è stato definito un attacco ibrido contro l’Unione europea.

Un ruolo chiave per favorire la crisi lo hanno svolto i social media utilizzati dai trafficanti di esseri umani per promuovere false rassicurazioni e pubblicizzare numeri di telefono e video, al fine di indurre i migranti a recarsi ai confini dell’UE. In particolar modo Facebook è diventato un megafono di disinformazione e diffusione di notizie false con il fine di trarne un profitto.

Il monitoraggio e l’analisi di Semantic Vision mostrano nel dettaglio questo fenomeno di coordinamento che coinvolge diversi soggetti in tutto il Medio Oriente.

Ciò premesso, l’interrogante chiede alla Commissione:

  • se non ritiene necessario proporre un’analisi globale di quanto sopra riportato, relativa a tutte le rotte migratorie;
  • quali azioni sono state intraprese dalla Commissione per contrastare questo fenomeno e, in tal senso, se può riferire se c’è stato un coordinamento con le aziende dei social network coinvolti.

 

Acquisizioni europee nel campo della difesa: il caso dell’offerta della franco-tedesca KNDS per l’acquisto di OTO Melara e Wass di Leonardo

17.11.2021

 

L’Unione europea è una costruzione politica fondata attorno a una comunità di interessi, spesso tecnologici: in passato il carbone, l’acciaio e la ricerca sull’atomo, mentre più recentemente nel settore aerospaziale, dell’idrogeno, delle batterie, dei vaccini e delle tecnologie abilitanti e di rottura.

  • Come valuta la Commissione la compatibilità tra, da un lato, la capacità di scalare industrialmente e conquistare i mercati del futuro da parte dell’industria della difesa europea e, dall’altro, le scalate industriali interne all’Unione nello stesso settore, come nel caso dell’offerta della franco-tedesca KNDS per l’acquisto di OTO Melara e Wass di Leonardo?
  • Nel rispetto e nella valorizzazione della sovranità nazionale, ritiene preferibile una politica industriale della difesa europea che veda la cooperazione tra le industrie nazionali, anche riunite in consorzi europei, oppure un’assimilazione da parte di conglomerati industriali maggiori di alcuni Stati membri?
  • Pertanto, sulla via della realizzazione di campioni europei tecnologici della difesa, identificati nel tessuto industriale della difesa soprattutto di Francia, Italia, Germania e Spagna, che rappresentano un ecosistema con specifiche esigenze da tutelare nel processo di ripresa economica, come valuta l’offerta della franco-tedesca KNDS per l’acquisto di OTO Melara e Wass di Leonardo?

 

La detenzione di Nasibe Semsai e le politiche migratorie della Turchia nei confronti di regimi totalitari

19.11.2020

 

Le leggi del velo forzato sono obbligatorie in Iran sin dalla rivoluzione islamica del 1979. La polizia del “buoncostume” iraniana tiene sotto sorveglianza la popolazione femminile, punendo chi si mostra in pubblico senza il velo con l’arresto, pene detentive, fustigazioni o multe.

Durante le proteste del “mercoledì bianco” del 2018, le donne iraniane hanno sfidato il regime togliendo il velo o rimpiazzandolo con un velo bianco in luoghi pubblici. Le autorità iraniane hanno reagito con massicce repressioni: almeno 48 difensori dei diritti delle donne sono stati arrestati e condannati in processi profondamente iniqui[1].

Nasibe Semsai, principale figura dietro questo movimento, rischia la deportazione e 12 anni di reclusione in Iran dopo essere stata arrestata in Turchia.

Lo strumento dell’UE per i rifugiati in Turchia gestisce un totale di 6 miliardi di euro[2] insieme allo strumento di preadesione (IPA), che concede alla Turchia un sostegno supplementare di oltre 9 miliardi di euro (2007-2020)[3].

Alla luce di quanto precede, può il VP/AR rispondere ai seguenti quesiti:

Considerando le sistematiche violazioni dei diritti umani e la continua e violenta repressione attuata dal regime iraniano, intende l’UE contribuire all’istituzione di un processo di responsabilità internazionale e fare pressione per combattere casi come quello sopra menzionato?

Considerando che queste elargizioni non hanno avuto il minimo effetto sul deterioramento della democrazia turca, intende l’UE mantenere tali finanziamenti?

Inoltre, come intende evitare il sostegno della Turchia a tali regimi?

 

Inserimento dei “Lupi Grigi” nell’elenco dei soggetti terroristici stabilito dall’UE

10.11.2020

 

L’organizzazione dei “Lupi Grigi” è considerata come il braccio armato del MHP (Partito del Movimento Nazionalista) e durante gli anni ’70 e ’80 è stata protagonista di violenze nelle strade della Turchia, quando i suoi membri si sono spesso scontrati con avversari politici.

Da decenni i “Lupi Grigi” si sono radicati in più paesi europei (Austria, Francia, Germania, etc.) creando delle reti di migliaia di persone e sviluppando una forte influenza nelle varie comunità turche situate in tutta Europa.

Nelle ultime settimane, successivamente all’escalation del conflitto nella regione del Nagorno-Karabakh, abbiamo osservato numerose manifestazioni in varie città europee da parte delle comunità turche. I “Lupi Grigi”, secondo quanto riportato da una testata giornalistica, sarebbero stati gli organizzatori di una vera e propria “caccia all’armeno” nella città francese di Lione.

Tale organizzazione ha collegamenti con l’estrema destra turca e l’Islam radicale e alcuni suoi membri hanno compiuto azioni di destabilizzazione e sedizione sul suolo europeo. Inoltre, essa è già bandita a vari livelli da alcuni Stati membri.

Ciò premesso, può il Consiglio dell’Unione europea comunicare se, quando verrà discussa la prossima revisione semestrale dell’elenco dei soggetti terroristici stabilito dall’UE, verrà considerato l’inserimento dell’organizzazione dei “Lupi Grigi”?

 

La Turchia attacca i curdi e addestra jihadisti per la guerra nell’Artsakh

29.10.2020

 

Organi di stampa italiani riportano la notizia secondo la quale l’esercito turco, dopo la guerra dello scorso anno nel nord della Siria, continuerebbe ad attaccare la popolazione civile di alcuni territori a maggioranza curda e che a causa di ciò, quasi mezzo milione di civili curdi sono stati costretti a fuggire dalla loro terra;

La Turchia starebbe poi trasformando le aree sotto il proprio controllo in un rifugio sicuro per diversi gruppi jihadisti (ex miliziani di ISIS, Al Nusra e Al Qaeda);

Sempre secondo le notizie riportate, l’esercito turco avrebbe da tempo promosso una intensa attività di addestramento di questi miliziani per poi inviarli in zone di guerra come la Libia o l’Artsakh;

Alla luce di ciò, il vicepresidente/alto rappresentante:

  • ritiene opportuno dover approfondire la vicenda sopradescritta?
  • Ritiene le continue provocazioni della Turchia (guerra in Libia, perforazioni al largo di Cipro, guerra nell’Artsakh) e l’utilizzo di ex miliziani del fondamentalismo islamico un pericolo per l’Unione europea?
  • Ritiene di dover interpellare il governo turco per dissuaderlo da queste iniziative tanto pericolose, valutando anche, nel caso, l’adozione di sanzioni?

 

ll Presidente Macron e la crisi dell’Islam, anche nel contesto della decapitazione di un insegnante, simbolo identitario e culturale

29.10.2020

 

Il Presidente Macron ha denunciato l’islamismo come una minaccia all’architettura laica dello Stato. L’orrifica e barbarica decapitazione di un insegnante, percepita anche come una “decapitazione del libero pensiero”, necessita un’espiazione e riteniamo debba essere parte del dibattito sul futuro dell’Europa. In Occidente, la religione non controlla e non regola lo spazio pubblico (sia fisico che di pensiero), e pensare che una religione possa governare uno Stato nel XXI secolo è insano. La democratizzazione dello Stato si basa su libere ed eque elezioni, separazione dei poteri, Stato di diritto, diritti umani e libertà civili (espressi soprattutto nell’autodeterminazione della donna e nella libertà di espressione). L’autodeterminazione della donna significa, ad esempio, che matrimoni forzati, test di verginità, infibulazione, lapidazione e relegazione della donna alla povertà educativa e culturale siano tutte nette violazioni, umiliazioni e negazioni della fisicità della donna. Ma l’Islam politico e radicale rimane elusivo sui fondamentali della democratizzazione e non è chiaro se i partiti islamici siano favorevoli a essi e se le popolazioni islamiche li accettino. Ciò premesso, e di fronte a tanta incertezza, che lascia pericolosi margini di interpretazione, può dire il Consiglio se l’Unione ha strumenti comuni per fare chiarezza garantendo sicurezza e difesa ai cittadini europei e ai valori europei?

 

Supporto all’Italia per l’immediata liberazione degli equipaggi dei motopescherecci di Mazara del Vallo imprigionati a Bengasi

7.10.2020

 

Da quasi 10 anni la Libia è dilaniata dalla guerra. Il 21 agosto, grazie anche agli sforzi dell’UE e dei suoi Stati membri, tra cui l’Italia, è stato possibile negoziare un accordo di cessate il fuoco la cui attuazione si spera possa contribuire a risolvere il conflitto.

Mentre un barlume di speranza prendeva forma, il 2 settembre, 18 membri degli equipaggi dei motopescherecci “Antartide” e “Medinea” di Mazara del Vallo sono stati illegittimamente fermati in acque internazionali dalle forze militari del generale Haftar e si trovano ancora oggi prigionieri nel porto libico di Bengasi.

  • Anche alla luce della solidarietà dimostrata dall’Italia nel ricovero, cura e rimpatrio di decine di soldati di Haftar rimasti feriti negli scontri di Bengasi contro le milizie jihadiste, può il VP/AR intervenire senza indugio presso il Parlamento di Tobruk e adoperarsi per la loro liberazione immediata?
  • Può il VP/AR promuovere una conferenza internazionale allo scopo di negoziare, ridefinendola, la zona di pesca protetta unilateralmente, estesa dalla Libia (nel 2005) a 74 miglia dalla costa e dalla linea che chiude idealmente il Golfo della Sirte, così da evitare il ripetersi di tali episodi per chiunque svolga attività in quelle che il diritto riconosce come acque internazionali?

 

 

 

 

 

 

Chiarimenti sulle misure adottate dall’UE per impedire finanziamenti a ONG palestinesi collegate a gruppi terroristici

6.7.2020

 

Nei mesi scorsi le autorità israeliane hanno segnalato all’UE il rischio concreto che alcune ONG palestinesi, potenzialmente collegate a gruppi terroristici di stampo islamico, avrebbero potuto beneficiare di alcuni fondi europei.

A tal proposito il Commissario Olivér Vàrhelyi, durante la riunione della commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo (AFET) dello scorso 19 maggio [1] , ha dichiarato di aver incaricato personalmente i capi delle delegazioni dell’UE in Israele e in Cisgiordania/Gaza di esaminare a fondo le accuse di utilizzo illecito di fondi europei.

Considerando che:

  • tali fondi dovrebbero essere utilizzati per scopi umanitari e non per finanziare ONG legate a pericolosi gruppi terroristici;
  • il potenziale finanziamento di organizzazioni legate a gruppi terroristici, il cui principale obiettivo è la distruzione dello Stato di Israele, costituisce anche una minaccia alla stabilità e alla sicurezza della regione.

 

Può la Commissione chiarire come intende monitorare e agire al fine di evitare che fondi europei, tramite ONG palestinesi prestanome, vengano dirottati illecitamente a gruppi terroristici?

 

Tensioni etniche, politiche e religiose in Bosnia Erzegovina

9.6.2020

 

La Bosnia Erzegovina, negli anni ‘90 al centro di un sanguinoso conflitto etnico, si trova negli ultimi tempi a vivere nuove tensioni etniche e religiose.

A settembre del 2019 il maggior partito bosniaco-musulmano ha manifestato l’intenzione di modificare il fragile assetto istituzionale del giovane Stato, aggirando di fatto gli accordi di Dayton e Washington. Tale intenzione, presentata sotto forma di dichiarazione scritta, ha scatenato le reazioni delle altre minoranze etniche, che hanno denunciato il partito, accusandolo di voler violare la Costituzione e di mirare a un nuovo conflitto.

Accanto a questa situazione già incandescente, vi sono i flussi migratori che percorrono i corridoi balcanici per raggiungere l’Europa e che, inevitabilmente, creano altra tensione.

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • Quale posizione ha assunto l’UE nei confronti della dichiarazione del partito bosniaco-musulmano e quali azioni ha eventualmente intrapreso per verificare se le affermazioni del partito siano propaganda o se lo stesso sia passato alle vie di fatto?
  • Quali iniziative sono state poste in essere per capire se le tensioni si sono tradotte in violazione dei diritti umani per motivi razziali o religiosi?
  • Che cosa intende fare affinché l’Europa intervenga preventivamente, per evitare di rivivere gli orrori della guerra dei Balcani?

 

Unione Europea e trasparenza delle informazioni cinesi 

27.3.2020

 

L’inizio dell’epidemia della Covid-19 ha avuto come epicentro la città cinese di Wuhan, dove il virus ha iniziato a diffondersi già alla fine del 2019. I primi passaggi nella gestione di questa crisi sono stati lacunosi, opachi e mirati a impedire la diffusione di informazioni riguardo al virus e ai contagiati, almeno finché gli effetti non sono diventati di pubblico dominio.

Il comportamento delle autorità della Repubblica popolare cinese (RPC) dimostra come sia mancata trasparenza e apertura riguardo all’epidemia, cosa che non ha agevolato una risposta coordinata anche a livello sovranazionale; un atteggiamento opposto a quello mantenuto dagli Stati membri dell’UE.

Permangono ancora molti interrogativi sull’atteggiamento e l’attendibilità dei dati forniti dalla RPC sul rischio di contagi effettivi del Coronavirus.

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • Ritiene che la RPC abbia un atteggiamento trasparente, cooperativo e aperto nel corso dell’attuale pandemia?
  • In che modo questo rilevante precedente influenza le future relazioni con la RPC e le sue imprese, soprattutto quando soggetti cinesi dovranno gestire informazioni sensibili di cittadini europei come dati personali o asset strategici quali le telecomunicazioni?
  • Come è possibile tutelare i diritti dei cittadini europei di fronte a questi e futuri atteggiamenti poco trasparenti della RPC ?

 

Minacce alla sicurezza dal progetto “Via della Seta sanitaria”

23.3.2020

 

Il Presidente del Consiglio italiano e il Presidente cinese hanno avviato la “Via della Seta sanitaria”, che vedrebbe l’Italia come unico paese del G7 e membro dell’UE ad aver aderito al progetto geopolitico cinese. L’ambizione cinese di nutrirsi all’estero di dati in campo sanitario e tecnologico è nota. Huawei ha offerto all’Italia di sviluppare una rete cloud di condivisione dei dati sanitari in tempo reale e la scarsa trasparenza sulla diffusione di COVID-19 e l’uso controverso dei dati personali dei cittadini in Cina costituiscono aspetti gravi.

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

Intende chiedere con urgenza al Primo Ministro italiano di riferire sul contenuto dei suddetti accordi?

Intende valutare la rilevanza strategica e la gestione dei dati sanitari dei cittadini europei nei vari Stati membri, viste la loro qualifica di dati personali rilevanti per la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini e la connotazione di “infrastruttura critica” degli ospedali e delle strutture sanitarie pubbliche e private ai sensi della direttiva NIS?

L’accordo tiene conto delle indicazioni contenute nella raccomandazione sulla sicurezza del 5G e nel toolbox, e della necessità di garantire e preservare la sovranità e l’autonomia nazionale ed europea rispetto a possibili ingerenze straniere?

 

L’Unione europea chiarisca i legami tra il Qatar e alcuni gruppi terroristici

20.2.2020

 

Il Qatar è considerato da molti un paese controverso: è noto, infatti, come questo abbia finanziato, anche in Italia, centri islamici e organizzazioni religiose legate alla Fratellanza musulmana.

Questo atteggiamento sta creando una giusta e crescente preoccupazione, non solo in Europa, ma anche nei paesi del Golfo, dove, nel giugno del 2017, un gruppo di Stati e altri paesi arabi hanno preso la decisione di tagliare i legami diplomatici con lo Stato del Qatar.

Oltre a gruppi terroristici, è nota, da tempo, la vicinanza del Qatar con l’Iran, oltre che con la Turchia e i paesi che sostengono la Fratellanza musulmana.

Alla luce di quanto precede, può l’Alto rappresentante rispondere ai seguenti quesiti:

  • Conviene sul fatto che i centri islamici in Italia finanziati dal Qatar possano condurre alla radicalizzazione?
  • Può dettagliare il legame tra il Qatar e alcuni gruppi terroristici?
  • In caso affermativo, intende l’Alto rappresentante valutare la possibilità di imporre al Qatar misure restrittive al fine di limitare l’intervento finanziario in Europa?

 

Salvaguardia della nostra infrastruttura critica

19.2.2020

 

Il mercato europeo delle telecomunicazioni si basa già su alcune componenti cinesi. Può la Commissione condividere con il Parlamento un’analisi per Stato membro?

Nel caso in cui componenti realizzate dal più grande venditore mondiale di telecomunicazioni, una società cinese, siano già state installate nella parte fondamentale dell’infrastruttura critica delle telecomunicazioni di uno Stato membro dell’UE, quali misure adotterà la Commissione?

 

Allarme spie cinesi a Bruxelles e nelle istituzioni dell’UE

12.2.2020

 

Grazie a inchieste giornalistiche (Die Welt, La Stampa, Bloomberg) basate su fonti del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), si è appreso dell’esistenza a Bruxelles di una estesa rete di agenti di intelligence cinesi. Il 2020 si è aperto all’insegna di ulteriori notizie circa il coinvolgimento di ex funzionari europei in attività di spionaggio a favore della Cina, che la Commissione (“EU-China/Strategic Outlook” marzo 2019) definiva economicamente un “avversario” e politicamente un “rivale sistemico che promuove forme alternative di governance”. Poche settimane fa una portavoce del SEAE avrebbe confermato che il Servizio ha segnalato al proprio personale il pericolo di attività ostili da parte dell’intelligence cinese.

Bruxelles sarebbe sostanzialmente diventata “la capitale delle spie cinesi (circa 250) in Europa”.

Queste attività dell’intelligence cinese non si limitano a singoli target istituzionali e sono particolarmente aggressive nella città sede di quasi tutte le istituzioni europee.

Alla luce di quanto precede, la Commissione:

  • è in possesso di informazioni su attività cinesi di spionaggio umano e informatico aventi ad oggetto la Commissione europea e quali misure di informazione e protezione del personale ha approntato?
  • Intende avviare un confronto con le altre istituzioni per predisporre misure comuni di protezione/informazione del personale comunitario?
  • Ha introdotto specifiche misure di protezione e controspionaggio rispetto a soggetti esterni non appartenenti alla funzione pubblica dell’UE che hanno accesso agli edifici della Commissione (lobbisti, giornalisti, ecc..)?

 

 

Proposte di risoluzione individuali

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sul rafforzamento della formazione e della cooperazione delle polizie penitenziarie europee e sul riconoscimento del supporto indispensabile della polizia penitenziaria per comprendere e analizzare il fenomeno del radicalismo in carcere

22.1.2024

 

Il Parlamento europeo,

  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
    1. considerando che la polizia penitenziaria opera all’interno del sistema della giustizia, facendo rispettare le leggi e continuando a salvaguardare la dignità umana;
    2. considerando che entrando in relazione con i detenuti ricava informazioni di grande valore per il contrasto e la lotta alle mafie, al terrorismo e ad altre forme di crimine, fornendo un indispensabile supporto per comprendere e analizzare il fenomeno del radicalismo in carcere;
    3. sottolineando che la formazione, gli strumenti e le tecnologie di cui viene dotata devono riflettere i tempi di grande cambiamento geopolitico che l’Europa e i suoi Stati membri stanno attraversando;
    4. sottolineando che la condivisione delle esperienze e buone pratiche tra le polizie penitenziarie può essere ampliata a vantaggio della giustizia, dello Stato di diritto e della sicurezza dei cittadini;
      1. ritiene che il Consiglio debba proporre una rete europea delle polizie penitenziarie e delle loro accademie e scuole di formazione, istituendo anche la Giornata europea delle polizie penitenziarie;
      2. ritiene che il Consiglio debba rafforzare la formazione e la cooperazione delle polizie penitenziarie europee con le altre forze di polizia dell’Unione europea, nei settori operativo, culturale, addestrativo, linguistico, comportamentale e psicologico.

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla concessione della cittadinanza di uno Stato membro dell’Unione europea agli ostaggi israeliani di Hamas

6.11.2023

 

Il Parlamento europeo,

  • viste la direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI (“direttiva sui diritti delle vittime”)[1]e la strategia dell’UE sui diritti delle vittime (2020-2025) formulata dalla Commissione europea,
  • vista la direttiva (UE) 2017/541 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, sulla lotta contro il terrorismo e che sostituisce la decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio e che modifica la decisione 2005/671/GAI del Consiglio[2],
  • vista la strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica (2021-2030),
  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
    1. considerando il brutale e ingiustificato attacco di Hamas contro Israele;
    2. considerando che l’azione terroristica condotta da Hamas contro Israele ha avuto come conseguenza migliaia di vittime e più di 200 ostaggi, di cui molti cittadini europei o con doppia cittadinanza;
    3. considerando che non c’è differenza tra la difesa dell’Europa e quella di Israele;
      1. invita la Commissione a intraprendere azioni al fine di ottenere la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas e a sostenere le famiglie delle vittime e dei dispersi;
      2. invita il Consiglio a promuovere presso i governi dell’Unione europea la concessione della cittadinanza di uno Stato membro agli ostaggi israeliani in mano ad Hamas.

 

 

 

 

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE su un nuovo piano strategico europeo comune a favore della sicurezza, della stabilità e dello sviluppo per una coesistenza possibile del popolo israeliano e palestinese

 

Il Parlamento europeo,

  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
    1. considerando che Israele ha il diritto di proteggere i propri cittadini contro organizzazioni terroristiche e atti terroristici;
    2. considerando che l’UE dovrebbe chiarire in modo inequivocabile che Israele, in quanto partner affine e difensore dell’ordine internazionale basato su regole, è il principale amico strategico, partner e alleato euromediterraneo, senza mai dare l’impressione di metterlo sullo stesso piano di Hamas, che invece incita alla radicalizzazione, alla lotta armata e al conflitto;
    3. considerando che l’UE dovrebbe sempre riferirsi ad Hamas e ad altri gruppi terroristici palestinesi come nemici della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e della dignità umana, mentre Israele, al contrario, è un partner strategico nel rafforzamento della democrazia, delle libertà e del pluralismo;
    4. considerando che l’Iran è il principale fornitore di razzi e munizioni di Hamas e, quindi, il principale sponsor del terrorismo nel vicinato dell’UE;
      1. invita il Consiglio a elaborare un nuovo piano strategico di pace per Israele e la Palestina, contribuendo a porre fine al conflitto e sbloccando il grande potenziale economico e umano che la pace e la stabilità possono portare all’intera regione.

 

 

Eventi e Webinar

 

I legami tra criminalità e terrorismo che minacciano la sicurezza dell’Unione europea

12/10/2023

https://www.annabonfrisco.eu/2023/10/i-legami-tra-criminalita-e-terrorismo-che-minacciano-la-sicurezza-dellunione-europea/

 

I legami sono provati e rappresentano una grave minaccia. L’Unione europea si deve difendere, soprattutto a causa della guerra in Ucraina, mediante leggi, politiche e informazioni che siano condivise.

 

Strategic compass: alla ricerca della cultura strategica europea

21/06/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/06/strategic-compass-alla-ricerca-della-cultura-strategica-europea/

 

La bussola strategica si prefigge di garantire la sicurezza dell’Europa e anche consentirle di svolgere un ruolo da global player e da security provider. Per Bonfrisco occorre però rivedere “i rapporti di forza tra attori istituzionali dell’Unione” e conciliare le vocazioni atlantiste e autonomiste degli Stati membri.

 

UE e NATO per contrastare l’autoritarismo

19/03/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/03/ue-e-nato-per-contrastare-lautoritarismo/

 

Cina, Russia e Turchia minacciano le democrazie fondate sui valori liberali? NATO e UE complementari per la sicurezza e «per contrastare l’autoritarismo in ogni sua forma»: Anna Cinzia Bonfrisco pungola il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg.

 

 

Post Facebook/Note Stampa

 

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È più di dieci anni che la PESCO, la cooperazione strutturata permanente dell’Unione Europea che decide la nostra difesa e sicurezza, è ferma.

Penso sia importante riflettere sulle sfide mancate, “velocità” è la parola chiave.

 

https://www.facebook.com/share/v/Pb2FznnmScgTurk2/

La giornata di oggi è per celebrare le nostre Forze Armate. Donne e uomini che ogni giorno sono in prima linea per la difesa dei nostri valori e per garantire a tutti noi libertà e democrazia.

Grazie per il vostro impegno.

#4novembre

 

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In commissione Affari Esteri ho posto diverse questioni sui temi delle relazioni internazionali e della difesa comune ad Augusto Santos Silva, Ministro degli Esteri del Portogallo, che durante il semestre europeo a guida portoghese troverà sul suo cammino.

 

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La sfida più importante per il futuro dell’Europa si gioca sulla sicurezza e quindi nello Spazio. Per questo oggi sono intervenuta in sottocommissione per la Sicurezza e la Difesa (SEDE) per sottolineare alla commissaria Vestager le dimenticanze dell’Europa.

 

https://www.facebook.com/share/v/D3Wwo5GJXbfSfY35/

In commissione bilancio ho sottolineato l’importanza dei finanziamenti per la politica agricola e per l’industria della difesa e sicurezza. Ecco un estratto del mio intervento al Parlamento europeo di Bruxelles:

 

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Il Fondo Europeo per la Difesa merita un’attenzione particolare in nome della tutela delle nostre vite, per questo motivo ieri sono intervenuta nella sotto-commissione #Difesa e #Sicurezza.

 

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Ascoltare il resoconto sull’esito della riunione del Consiglio Affari esteri dei ministri della Difesa è stato un buon momento per fare il punto della situazione sulla politica di sicurezza e di difesa comune e la risposta alle crisi.

 

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La Giornata dell’Europa celebra il nostro dovere collettivo alla Pace e all’unità, il nostro dovere a proteggere i cittadini, i valori liberali sui quali sono fondate le nostre costituzioni liberali e le nostre economie.

Il 9 maggio per noi italiani si celebra la Memoria di coloro che sono stati vittime del terrorismo.

L’Europa si è fatta anche con il loro sacrificio.

Dedico questa giornata alle famiglie,

alle imprese italiane, ai cittadini in divisa, a tutti i patrioti, che assieme affrontano con coraggio le sfide di questi ultimi anni così difficili.

 

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Oggi durante commissione Affari Esteri del Parlamento europeo, riunita in seduta straordinaria, ho ricordato l’impegno dell’Italia in Afghanistan oltre alle conseguenze per l’Europa in termini di flussi migratori incontrollabili e dei pericoli del terrorismo internazionale.

 

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Le parole di Erdogan sulla crisi del Nagorno-Karabakh e le minacce verso la #Francia, neanche troppo velate, sono inaccettabili, contrarie ai nostri valori e recidono definitivamente ogni legame della #Turchia con l’Europa.

“Siamo pronti a usare ogni mezzo a nostra disposizione”, ha detto Charles Michel, il presidente del Consiglio #Ue.

Ora si passi dalle parole ai fatti per la Sicurezza dell’Europa.

 

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L’assedio all’Europa del terrorismo ieri ha colpito #Vienna.

L’islamismo radicale ha un piano preordinato per privare gli Europei delle vite, dei sogni, delle #libertà, dei diritti e della cultura.

Nelle ore dell’attentato la necessità delle persone di fede ebraica di togliersi la kippah per non essere presi di mira mi ha impressionata, perché mostra tutti i modi con cui il terrorismo priva gli altri della propria esistenza.

Esprimo il mio dolore e la mia vicinanza alle vittime dell’attentato, a tutta la popolazione e alle autorità Austriache.

#wien

#prayforwien

#prayforvienna

#prayforaustria

#stopterrorism

 

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Anche oggi morti e decapitazioni in nome dell’Islam radicale.

Ancora una volta in #Francia, sempre in #Europa, sempre per debellare chi attesta la propria libertà culturale, religiosa, politica.

Dobbiamo resistere al terrorismo, dobbiamo stringerci con forza, come Europei di ogni nazionalità, idea e cultura per fare blocco contro chi ci vuole privare della nostra stessa esistenza.

È finito il tempo dell’esitazione.

Più che mai mi sento vicina alla Francia ed esprimo il mio più profondo cordoglio ai familiari delle vittime.

Il loro dolore diventi la forza per tutti noi per tornare ad essere baluardo della libertà, della laicità, della democrazia.

#nizza

#nice06

#notredame

#niceattack

#terrorism

 

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Quando la #Lega ha posto la questione delle Sicurezza dei Confini la sinistra di tutta #Europa ha attaccato brutalmente #Salvini.

Oggi invece Luciana Lamorgese ha incontrato il ministro degli interni francese Gerald Darmanin per un piano di Stop all’Immigrazione illegale via mare.

Mi sarebbe piaciuto anche che il nostro ministro dicesse qualcosa sulla proposta di riforma di Schengen e di tutela dei confini esterni.

La #sicurezza degli europei e la lotta al #terrorismo islamista devono essere rivendicati senza silenzi e giri di parole!

 

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I Lupi Grigi turchi sono il braccio armato paramilitare di Erdogan in #Europa votati alla violenza, alla discriminazione, al negazionismo e all’intolleranza, in particolare nei confronti di #Armeni e #Curdi.

Per questo sono stati banditi dal governo Francese.

Un importante esempio per la lotta al “separatismo religioso” e al radicalismo islamista.

Solo poche settimana fa i Lupi Grigi si sono resi responsabili di manifestazioni armate, provocazioni e scritte negazioniste verso il genocidio degli Armeni.

Ora tutta l’Europa dovrà procedere sulla stessa strada, perché un principio deve essere chiaro: nelle nostre democrazie non c’è posto per chi nega la altrui #Libertà, #Storia e #Cultura.

 

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Chi difende lo Stato e i suoi cittadini dall’Islam radicale e dal terrorismo, come sta facendo il presidente #Macron, secondo il dittatore Erdogan “ha bisogno di cure mentali”.

Chi difende la libertà di parola e la laicità dello #Stato, come sta succedendo con la nuova legislazione francese contro il separatismo religioso, secondo il primo ministro pakistano Imran Khan “incoraggia l’islamofobia”.

È impossibile oramai essere ciechi difronte ad uno scontro di civiltà. L’#Europa tutta sia fiera delle Costituzioni, dei Valori e dei Diritti liberali e li difenda da chi nega la loro esistenza.

 

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Oggi Kfir Bibas compie un anno. Dovrebbe essere un bambino che, come tanti, festeggia il primo compleanno, invece da 102 giorni è nelle mani del gruppo terroristico di Hamas, dopo essere stato prelevato il 7 ottobre 2023 assieme i genitori e con il fratello Ariel di 4 anni.

Kfir Bibas è la dimostrazione che il terrorismo islamista non si ferma difronte a nulla, neanche difronte ai bambini. Hamas, i suoi sostenitori e chi li giustifica sono il punto più basso, oscuro e meschino della Storia contemporanea.

Ma Kfir Bibas è anche la vita che non si arrende alla morte. Per questo motivo, ad Israele e in tuto il Mondo, oggi viene simbolicamente festeggiato il suo compleanno. Così, da ricordare a tutti che il Popolo ebraico non si è mai arreso e mai si arrenderà a chi progetta il suo sterminio.

 

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Il semestre europeo a guida tedesca entra nel vivo.

Oggi abbiamo ascoltato le parole del ministro degli esteri del governo Merkel, Heiko Maas, al quale ho chiesto quali azioni intraprenderà per garantire la sicurezza dei cittadini europei di fronte alla minaccia dell’estremismo violento e al terrorismo islamico. E ho espresso preoccupazione per l’ingerenza di molteplici attori stranieri nel Mediterraneo.

#sicurezza #cittadinieuropei #terrorismoislamico #mediterraneo

 

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L’aggressione in #Francia nei confronti dei manifestanti Armeni, da parte di filo-turchi armati, è un gesto gravissimo che in #Europa ricorda un oscuro passato.

Vietare con la violenza la libertà di espressione e il diritto ad esistere di un Popolo è la più atroce delle azioni che può compiere un uomo.

Prima di parlare di “islamofobia” Erdogan dovrebbe riconoscere il genocidio degli Armeni e condannare quanto avvenuto oggi.

#armenia

#ArtsakhStrong

#prayforarmenia

#stopturkey

#peaceforarmenians

#freearmenia

#RecognizeArtsakh

#StopAliyev

#StopErdogan

#stopterrorism

#savearmenia

#italiaperartsakh

#armeniastrong

#armeniaagainstterrorism

 

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Più che sul Recovery il premier Conte ha lasciato in seno al Consiglio la crisi tra #Grecia e #Turchia.

È ancora più grave: la Grecia è un paese europeo che ha subito un’aggressione ed è stata difesa dalla sola #Francia che le ha garantito una fornitura militare importante.

La Turchia continua a dialogare con tutte le cancellerie europee come se nulla fosse ma i sogni ottomani di Erdogan, così sanguinari nel Nagorno Karabakh, vanno rispediti al mittente, perché la Grecia è confine dell’Europa.

Il governo tedesco e il governo italiano mostrano tutto il loro opportunismo.

Ma ancora più vile è stata la scelta di delegare proprio la #Germania che non è un paese del Mediteranno ma il più grande partener commerciale, anche di armi, della Turchia.

Giusto per interderci, c’è chi difende l’Europa, la sua Storia e il suo Futuro solo a parole e chi invece, come noi, che vorremmo persino mettere in discussione l’appartenenza alla Nato della Turchia.

 

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La magistratura francese ha la coscienza insanguinata come le mani dei terroristi che protegge.

E’ infatti inaccettabile la negazione dell’estradizione per i 10 terroristi rossi, latitanti e condannati in via definitiva dalla giustizia italiana, tra cui spiccano pluriomicida di esponenti delle forze dell’ordine.

L’impunità di queste persone è un’offesa per le vittime, i loro familiari e le Forze armate. E’ anche un affronto a quella parte della Storia dell’Italia che ancora oggi rivendica verità e giustizia.

La Francia garantisca quella solidarietà europea che è garanzia dell’amicizia tra popoli, cessando ogni forma di negazione di responsabilità e ogni forma di mancanza di rispetto della dignità umana.

Se questo è lo Stato di diritto e la risposta europea al terrorismo, noi ci preoccupiamo molto.

 

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Tre cittadini palestinesi residenti all’Aquila sono stati arrestati con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale e di eversione dell’ordine democratico.

Ai tre palestinesi appartenenti al gruppo di risposta rapida Brigate Tulkarem, articolazione delle “Brigate dei Martiri di Al-Aqsa”, riconosciuta dall’Unione Europea quale organizzazione terroristica, è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

L’accusa è di progettare un’azione terroristica da compiersi nell’insediamento israeliano di Avnei Hefetz, in Cisgiordania, mediante l’utilizzo di un’autobomba.

Un ringraziamento agli agenti della Digos e al personale del Servizio per il contrasto all’estremismo e al terrorismo internazionale della Direzione centrale della polizia di prevenzione per il loro tempestivo lavoro.

È essenziale che l’Unione europea lavori coesa ai fini di prevenzione di attacchi terroristici, in Italia, in Europa e nel mondo.

Pareri in quanto relatore ombra

PARERE sull’intelligenza artificiale: questioni relative all’interpretazione e applicazione del diritto internazionale nella misura in cui l’UE è interessata relativamente agli impieghi civili e militari e all’autorità dello Stato al di fuori dell’ambito della giustizia penale

7.7.2020

La commissione per gli affari esteri invita la commissione giuridica, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

  1. sottolinea che le politiche di sicurezza e difesa dell’Unione europea e dei suoi Stati membri sono guidate dai principi sanciti nella Carta europea dei diritti fondamentali e nella Carta delle Nazioni Unite – nella quale si invitano tutti gli Stati ad astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza nelle loro reciproche relazioni – nonché dal diritto internazionale, dai principi dei diritti umani e del rispetto della dignità umana e da una visione comune dei valori universali rappresentati dai diritti inviolabili e inalienabili della persona, dalla libertà, dalla democrazia, dall’uguaglianza e dallo Stato di diritto; sottolinea che tutti gli sforzi nel settore della difesa nel quadro dell’Unione devono rispettare questi valori universali, promuovendo nel contempo la pace, la stabilità, la sicurezza e il progresso in Europa e nel mondo;
  2. invita le Nazioni Unite e la comunità internazionale in generale a intraprendere tutti gli sforzi normativi necessari per garantire che lo sviluppo e l’applicazione dell’intelligenza artificiale (IA) agli affari militari e intesi a potenziare le capacità civili di contrasto, come quelle delle forze di polizia e di controllo delle frontiere nonché lo studio, lo sviluppo e l’impiego di sistemi basati sull’IA in ambito militare restino entro i rigorosi limiti imposti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario (DIU) e il diritto in materia di diritti umani; sottolinea che l’UE dovrebbe perseguire l’adozione internazionale delle sue norme tecniche ed etiche per i sistemi militari basati sull’IA e, in stretta cooperazione con i partner che condividono gli stessi principi, adoperarsi per un quadro normativo internazionale che definisca norme comuni basate sui valori democratici, strutturate in modo idoneo per prevenirne l’uso a fini di spionaggio, sorveglianza di massa, mirata e politica, disinformazione e manipolazione dei dati, e per evitare una corsa ai ciberarmamenti; chiede una maggiore cooperazione con la NATO al fine di stabilire norme comuni e migliorare l’interoperabilità dei sistemi basati sull’IA; invita la Commissione a promuovere il dialogo, una più stretta cooperazione e sinergie tra Stati membri, ricercatori, accademici, attori della società civile e settore privato, in particolare le imprese leader, e il settore militare per garantire che i processi decisionali riguardanti la regolamentazione dell’IA nel settore della difesa siano inclusivi;
  3. ritiene in particolare che la progettazione, lo sviluppo e l’uso di sistemi basati sull’IA nei conflitti armati, come previsto dalla clausola Martens, debbano rispettare i principi generali del DIU e non debbano mai violare o essere autorizzati a violare i dettami della coscienza pubblica e dell’umanità; ritiene che il rispetto del DIU sia lo standard minimo di ammissibilità per l’utilizzo di sistemi basati sull’IA in situazione di guerra; invita la comunità di ricerca sull’IA a integrare questo principio in tutti i sistemi basati sull’IA destinati a essere utilizzati in guerra; ritiene che nessuna autorità possa rilasciare una deroga a tali principi o certificare un sistema basato sull’IA che li violi; invita pertanto gli sviluppatori di sistemi di armi letali autonomi (SALA), a interrompere ogni attività di progettazione, realizzazione di prototipi e produzione di tali sistemi;
  4. accoglie con favore la creazione di un gruppo di esperti governativi delle Nazioni Unite per promuovere un comportamento responsabile nel ciberspazio da parte degli Stati nel contesto della sicurezza internazionale e invita l’UE a partecipare a pieno titolo al lavoro di tale gruppo;
  5. invita il VP/AR a preparare il terreno per negoziati globali intesi a creare un regime di controllo delle armi basate sull’IA e ad aggiornare tutti gli strumenti previsti dai trattati dedicati al controllo delle armi, al disarmo e alla non proliferazione, al fine di tenere in considerazione i sistemi basati sull’IA in situazione di guerra; chiede che la posizione comune del Consiglio che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari tenga pienamente in considerazione e contempli i sistemi d’arma basati sull’IA;
  6. sottolinea che gli Stati, le parti di un conflitto e i singoli, quando utilizzano sistemi basati sull’IA in situazione di guerra, devono sempre rispettare i loro obblighi e responsabilità ai sensi del diritto internazionale applicabile e rimanere responsabili delle azioni risultanti dall’uso di tali sistemi; ricorda che le persone restano responsabili degli effetti volontari, involontari o indesiderabili causati dai sistemi basati sull’IA sui campi di battaglia; evidenzia che la decisione di intraprendere un’azione letale con l’ausilio di sistemi d’arma con un grado elevato di autonomia deve essere sempre presa da operatori umani che esercitano un controllo e una supervisione significativi e la necessaria discrezionalità, in linea con i principi di proporzionalità e necessità; sottolinea che i sistemi basati sull’IA non possono sostituire, in alcuna circostanza, il processo decisionale umano;
  7. sottolinea la necessità di tenere debitamente conto, durante le fasi di progettazione, sviluppo, collaudo e distribuzione di un sistema basato sull’IA, dei rischi potenziali, in particolare del rischio di causare morti e feriti tra i civili, perdite accidentali di vite umane e i danni alle infrastrutture civili, ma anche dei rischi relativi all’impegno non intenzionale, alla manipolazione, alla proliferazione, agli attacchi informatici o all’interferenza e all’acquisizione da parte della criminalità organizzata e di gruppi terroristici, tali da determinare un’escalation di effetti destabilizzanti con l’obiettivo di rendere vulnerabili le nostre società, le nostre forze armate e le nostre istituzioni;
  8. esprime preoccupazione per il fatto che non tutti i membri della comunità internazionale seguano un approccio normativo antropocentrico in materia di IA; esorta l’UE e gli Stati membri a valutare lo sviluppo delle tecnologie di IA, in particolare quelle utilizzate a fini militari e di sorveglianza, negli Stati autoritari che evitano di conformarsi alle regolamentazioni promosse dall’UE;
  9. sottolinea la necessità di solidi sistemi di collaudo, valutazione, certificazione, monitoraggio e verifica basati su norme giuridiche e democratiche chiare nonché su disposizioni chiare di sicurezza e protezione intese a garantire che, durante l’intero ciclo di vita dei sistemi di IA nel settore militare, in particolare durante le fasi di interazione uomo-macchina, apprendimento automatico e adeguamento e adattamento a nuove circostanze, i sistemi e i loro effetti non vadano oltre i limiti fissati e siano sempre utilizzati in modo conforme al diritto internazionale applicabile; ritiene che, nel caso in cui tali limiti siano superati in un teatro operativo, le autorità civili o militari che hanno impiegato i sistemi di IA dovrebbero risponderne;
  10. sottolinea che qualsiasi sistema basato sull’IA utilizzato nel settore militare deve soddisfare una serie minima di requisiti, vale a dire saper distinguere tra combattenti e non combattenti sul campo di battaglia e tra obiettivi militari e civili, riconoscere quando un combattente si arrende o è fuori combattimento, non avere effetti indiscriminati, individualizzare l’uso della forza e non prendere di mira una determinata categoria di persone, non causare sofferenze inutili alle persone, non essere un trattamento crudele o degradante, non essere falsato né formato sulla base di dati falsati, e rispettare i principi generali del DIU in materia di umanità, distinzione, proporzionalità, precauzione e necessità militare prima dell’impegno e durante gli attacchi; evidenzia l’importanza della qualità degli algoritmi, dei dati originali e dell’esame ex ante dei processi decisionali;
  11. sottolinea che, nell’uso dei sistemi di IA nel settore della sicurezza e della difesa, la comprensione completa della situazione da parte dell’operatore umano, la prevedibilità e affidabilità del sistema basato sull’IA, la capacità dell’operatore umano di individuare possibili cambiamenti di circostanze e ambiente operativo e la sua possibilità di intervenire in un attacco o di interromperlo sono necessari per garantire che i principi del DIU, in particolare la distinzione, la proporzionalità e la precauzione negli attacchi, siano pienamente applicati all’intera catena di comando e controllo; sottolinea che i sistemi basati sull’IA devono consentire alle autorità militari di esercitare un controllo significativo, di assumerne la piena responsabilità e rispondere di tutti i loro utilizzi;
  12. incoraggia gli Stati a valutare se e come i dispositivi militari autonomi abbiano contribuito alla loro sicurezza nazionale e che cosa la loro sicurezza nazionale potrebbe ottenere dai sistemi d’arma basati sull’IA, in particolare per quanto riguarda il potenziale di tali tecnologie di sostenere e migliorare il processo decisionale umano in conformità del DIU e dei suoi principi; ricorda che in qualsiasi sistema d’arma autonomo letale o arma con un alto livello di autonomia potrebbe verificarsi un malfunzionamento a causa di un codice non compilato correttamente o di un attacco informatico perpetrato da uno Stato nemico o da un soggetto non statale;
  13. ricorda la sua risoluzione del 12 settembre 2018 sui sistemi d’arma autonomi; accoglie con favore, a tale proposito, il fatto che il Consiglio e il Parlamento europeo abbiano concordato di escludere i sistemi di armi letali autonomi “senza la possibilità di un significativo controllo umano sulle decisioni relative alla selezione e all’ingaggio nell’effettuare attacchi” dalle azioni finanziate dal Fondo europeo per la difesa;
  14. chiede l’istituzione di un’Agenzia europea per l’intelligenza artificiale il cui mandato comprenda la definizione di norme comuni e di quadri di certificazione e monitoraggio, nonché una solida cooperazione bilaterale con la NATO riguardo alla distribuzione, allo sviluppo e all’utilizzo dell’IA in ambito militare;
  15. ricorda la sua posizione del 12 settembre 2018 sui sistemi d’arma autonomi, che afferma che non devono essere effettuati attacchi senza un intervento umano significativo; invita il VP/AR, gli Stati membri e il Consiglio europeo ad adottare una posizione comune sui sistemi d’arma autonomi che garantisca un controllo umano significativo sulle funzioni essenziali di tali sistemi, anche durante la distribuzione; ribadisce il suo sostegno all’attività in materia di SALA svolta dal gruppo di esperti governativi ONU delle alte parti contraenti della Convenzione su certe armi convenzionali (CCW), che resta il forum internazionale di riferimento per i dibattiti e i negoziati sulle sfide giuridiche che tali sistemi comportano; chiede che tutti gli attuali sforzi multilaterali siano accelerati in modo che il quadro normativo e regolamentare non sia superato dagli sviluppi tecnologici e dai nuovi metodi di guerra; invita il VP/AR, nel quadro delle discussioni in corso sulla regolamentazione internazionale dei SALA da parte degli Stati che aderiscono alla CCW, a rimanere coinvolte e a contribuire a proseguire, senza indugio, gli sforzi intesi a sviluppare un nuovo quadro normativo globale e uno strumento giuridicamente vincolante incentrato sulle definizioni, i concetti e le caratteristiche delle tecnologie emergenti nel settore dei SALA, le questioni etiche e giuridiche del controllo umano, in particolare per quanto riguarda le loro funzioni essenziali quali la selezione e l’attacco degli obiettivi, il mantenimento della responsabilità e rendicontabilità umana e il necessario grado di interazione tra l’umano e la macchina, compreso il concetto di controllo e giudizio umani, per garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani durante le diverse fasi del ciclo di vita di un’arma basata sull’IA, al fine di concordare raccomandazioni concrete per il chiarimento, la considerazione e lo sviluppo di aspetti del quadro normativo sulle tecnologie emergenti nell’ambito dei SALA;
  16. sottolinea che l’Unione europea deve impegnarsi per conseguire la resilienza strategica, in modo da non trovarsi mai più impreparata in periodi di crisi, e che tale aspetto, in particolare per quanto riguarda l’intelligenza artificiale e le sue applicazioni militari, riveste un’importanza fondamentale; evidenzia che le catene di approvvigionamento per i sistemi militari di IA che potrebbero portare a una dipendenza tecnologica andrebbero ricalibrate e che tali dipendenze dovrebbero essere progressivamente eliminate; chiede maggiori investimenti nell’IA europea per la difesa e nelle infrastrutture essenziali che la sostengono;
  17. riconosce che le moderne dinamiche della corsa agli armamenti tra i principali Stati nazionali militari per lo sviluppo di SALA procedono a un ritmo più rapido rispetto alla promozione di norme e quadri giuridici comuni e all’applicazione e all’attuazione universali ed efficaci degli stessi, poiché le informazioni sullo sviluppo e sulla distribuzione di tali sistemi sono classificate e gli Stati nazionali hanno un interesse intrinseco a creare le capacità offensive più rapide e più efficaci, indipendentemente dai quadri giuridici o dai principi attuali o potenzialmente futuri;
  18. ritiene fondamentale per la sicurezza globale disporre di un meccanismo efficace per l’applicazione delle norme in materia di non proliferazione dei SALA e di eventuali future tecnologie offensive basate sull’IA.

PARERE recante raccomandazioni alla Commissione sul quadro relativo agli aspetti etici dell’intelligenza artificiale, della robotica e delle tecnologie correlate

24.6.2020

La commissione per gli affari esteri invita la commissione giuridica, competente per il merito:

– a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

  1. sottolinea che le politiche di sicurezza e difesa dell’Unione europea e dei suoi Stati membri sono guidate dai principi sanciti dalla Carta europea dei diritti fondamentali e da quelli della Carta delle Nazioni Unite e da una visione comune dei valori universali del rispetto dei diritti inviolabili e inalienabili della persona, la dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e lo Stato di diritto; sottolinea che tutti gli sforzi nel settore della difesa nel quadro dell’Unione devono rispettare questi valori universali, promuovendo nel contempo la pace, la sicurezza e il progresso in Europa e nel mondo; è del parere che l’uso dell’IA dovrebbe basarsi su un insieme comune di principi etici in base ai quali tale uso dovrebbe essere responsabile, equo, tracciabile, affidabile e governabile;
  2. accoglie con favore l’approvazione, da parte dell’assemblea del 2019 delle Alte parti contraenti della Convenzione delle Nazioni Unite su certe armi convenzionali (CCW), di 11 principi guida per lo sviluppo e l’uso di sistemi d’arma autonomi; si rammarica tuttavia del mancato conseguimento di un accordo su uno strumento giuridicamente vincolante che disciplini i sistemi d’arma autonomi letali, con meccanismi efficaci di applicazione; accoglie con favore e appoggia gli “Orientamenti etici per un’IA affidabile” del gruppo di esperti ad alto livello sull’intelligenza artificiale istituito dalla Commissione, pubblicati il 9 aprile 2019, e la sua posizione sui sistemi d’arma autonomi letali; esorta gli Stati membri a sviluppare strategie nazionali per la definizione e lo status delle armi autonome letali, verso una strategia globale a livello di Unione, ed a promuovere, insieme all’alto rappresentante/vicepresidente della Commissione (AR/VP) e al Consiglio, il dibattito sulle armi autonome letali nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite su certe armi convenzionali e in altri consessi pertinenti nonché l’istituzione di norme internazionali relative a parametri etici e giuridici per lo sviluppo e l’uso di sistemi d’arma letali pienamente autonomi, semiautonomi e comandati a distanza; ricorda a tale riguardo la sua risoluzione sui sistemi d’arma autonomi del 12 settembre 2018 e chiede ancora una volta lo sviluppo e l’adozione urgenti di una posizione comune su tali sistemi, un divieto internazionale sullo sviluppo, la produzione e l’uso dei sistemi d’arma autonomi letali che consentono di effettuare attacchi senza un significativo controllo umano e senza il rispetto del principio dell’intervento umano (“human-in-the-loop”), in linea con la dichiarazione dei più autorevoli ricercatori al mondo nel settore dell’IA, contenuta nella lettera aperta del 2015; accoglie con favore il fatto che il Consiglio e il Parlamento europeo abbiano concordato di escludere i sistemi d’arma autonomi letali “senza la possibilità di un significativo controllo umano sulle decisioni relative alla selezione e all’ingaggio nell’effettuare attacchi” dalle azioni finanziate dal Fondo europeo per la difesa; ritiene che gli aspetti etici di altre applicazioni di IA nel settore della difesa come l’intelligence, la sorveglianza e la ricognizione o le operazioni cibernetiche non debbano essere trascurati e che si debba prestare particolare attenzione allo sviluppo e alla diffusione di droni nelle operazioni militari;
  3. raccomanda di assicurarsi che qualsiasi quadro europeo che disciplini l’utilizzo di sistemi basati sull’intelligenza artificiale (IA) nel settore della difesa, in situazioni di combattimento e di non combattimento, rispetti tutti i regimi giuridici applicabili, in particolare il diritto umanitario internazionale e il diritto internazionale dei diritti umani, e sia conforme con il diritto, i principi e i valori dell’Unione; sottolinea che l’Unione dovrebbe svolgere un ruolo guida a livello globale nell’indicare la strada verso la definizione di un quadro normativo credibile e vincolante per l’IA, fondato sui valori democratici e su un approccio antropocentrico; invita l’Unione e i suoi Stati membri a sviluppare meccanismi congiunti per valutare rapidamente e in modo approfondito i rischi e le opportunità intrinseci legati all’IA per quanto riguarda l’applicazione del diritto dell’Unione, traendo ispirazione dalle migliori pratiche degli Stati membri più avanzati, e a prevederne l’adeguamento e l’applicazione ove necessari, tenendo conto delle disparità in termini di infrastrutture tecniche e di sicurezza in tutta l’Unione;
  4. riconosce che, a differenza delle basi industriali della difesa, innovazioni fondamentali nell’ambito dell’IA potrebbero emergere in piccoli Stati membri, pertanto un approccio standardizzato della PSDC dovrebbe evitare l’esclusione degli Stati membri più piccoli e delle PMI; sottolinea che un insieme di capacità comuni dell’UE nel settore dell’IA, abbinato ai concetti operativi degli Stati membri, è in grado di colmare i divari tecnici che potrebbero provocare l’esclusione degli Stati privi delle pertinenti tecnologie, delle competenze industriali o della capacità di attuare sistemi di IA nei rispettivi ministeri della Difesa;
  5. sottolinea che l’ambito di applicazione geografico di tale quadro dovrebbe vertere su tutti gli aspetti dell’intelligenza artificiale, della robotica e delle tecnologie correlate sviluppate, diffuse o utilizzate nell’Unione, anche nei casi in cui una parte delle tecnologie possa essere situata al di fuori dell’Unione o non avere una sede specifica;
  6. evidenzia che le tecnologie emergenti non contemplate dal diritto internazionale dovrebbero essere giudicate alla luce del principio del rispetto dell’umanità e dei dettami della coscienza pubblica; sottolinea che l’utilizzo e l’etica dei sistemi basati sull’IA nel settore della difesa devono essere costantemente valutati sotto il profilo dei diritti umani, in particolare la protezione, la salute e la sicurezza, la libertà, la riservatezza, l’integrità e la dignità umana e costantemente monitorati, specie dal punto di vista dei vantaggi e degli svantaggi, nonché dell’impatto sulla protezione dei diritti umani universali; ritiene che i vantaggi tecnologici nel campo dei sistemi basati sull’IA nel settore della difesa debbano andare di pari passo con un vasto dibattito sull’uso dell’IA e sul suo impatto sulle società e le comunità e sui potenziali benefici economici e sociali, e che i rischi derivanti dall’uso dell’IA debbano essere adeguatamente comunicati;
  7. ritiene che le attività attuali e future nel settore della sicurezza e della difesa nel quadro dell’Unione si avvarranno dell’IA, della robotica e dell’autonomia e delle relative tecnologie, e che un’IA affidabile, solida e degna di fiducia potrebbe contribuire a un settore militare moderno ed efficace; l’Unione deve pertanto assumere un ruolo guida nella ricerca e nello sviluppo di sistemi di IA nel campo della sicurezza e della difesa; reputa che l’utilizzo di applicazioni basate sull’IA nel settore della sicurezza e della difesa potrebbe offrire una serie di vantaggi diretti al comandante dell’operazione, tra cui dati raccolti di migliore qualità, maggiore conoscenza situazionale, processi decisionali più veloci, minor rischio di danni collaterali grazie a un migliore cablaggio, protezione delle forze in campo nonché una maggiore affidabilità delle attrezzature militari e quindi ridurre il rischio per l’uomo e la perdita di vite umane; sottolinea che lo sviluppo di un’IA affidabile nel campo della difesa è indispensabile per garantire l’autonomia strategica europea nei settori capacitari e operativi; ricorda che i sistemi di IA stanno altresì diventando elementi chiave per contrastare le minacce emergenti alla sicurezza, come la ciberguerra e la guerra ibrida, sia online sia offline; evidenzia, allo stesso tempo, tutti i rischi e le sfide di un uso non regolamentato dell’IA; nota che l’IA potrebbe essere esposta a manipolazioni, errori e inesattezze;
  8. chiede di creare sinergie e reti tra i vari centri europei di ricerca sull’IA e altri forum multilaterali, quali il Consiglio d’Europa, l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO), l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE), l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e l’Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT), per armonizzare gli sforzi e coordinare meglio l’evoluzione della tecnologia di IA;
  9. sottolinea che le tecnologie di IA sono, in sostanza, a duplice uso e che lo sviluppo dell’IA nelle attività collegate alla difesa trae beneficio dagli scambi tra tecnologie militari e civili; evidenzia che l’IA nelle attività collegate alla difesa è una tecnologia trasversale dirompente, il cui sviluppo può offrire opportunità in termini di competitività e autonomia strategica dell’UE;
  10. sottolinea che, basandosi sulla comunicazione della Commissione dell’8 aprile 2019, “Creare fiducia nell’intelligenza artificiale antropocentrica”, secondo cui la tecnologia rispetta pienamente i diritti umani e le persone mantengono l’autorità sui sistemi decisionali automatizzati, integrando e sostenendo nel contempo l’autonomia e il processo decisionale umani, l’Unione deve disporre di un solido quadro normativo in materia di IA incentrato sulla sicurezza e la difesa, che segua un percorso di responsabilità e trasparenza, protezione dei cittadini e dei loro dati, e difesa dei suoi valori, e di politiche finalizzate al mantenimento della pace, alla prevenzione dei conflitti e al rafforzamento della sicurezza internazionale, cogliendo nel contempo le opportunità offerte da tali tecnologie, oltre ad essere consapevole del fatto che i sistemi basati sull’IA saranno un elemento chiave nei futuri sviluppi nell’ambito della difesa e delle capacità difensive;
  11. invita gli Stati membri e la Commissione a provvedere affinché gli algoritmi utilizzati nei sistemi di difesa, pur mantenendo la necessaria riservatezza, siano disciplinati dal principio della trasparenza, anche con la presenza di un regime chiaro di responsabilità per i risultati derivanti dall’utilizzo dell’IA; sottolinea che tali algoritmi devono essere costantemente adeguati ai progressi in materia di tecnologie di IA;
  12. sottolinea che l’Unione deve essere in prima linea per sostenere gli sforzi multilaterali nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sulle armi convenzionali e negli altri consessi pertinenti, per discutere un quadro normativo internazionale efficace che garantisca un controllo umano significativo sui sistemi d’arma autonomi al fine di padroneggiare tali tecnologie, stabilendo processi ben definiti, basati su parametri di riferimento e adottando una legislazione per il loro uso etico, in consultazione con le parti interessate delle forze armate, dell’industria, delle autorità di contrasto, del mondo accademico e della società civile, per comprendere gli aspetti etici ad esso correlati e per contenere i rischi intrinseci a tali tecnologie e impedirne l’uso a fini dolosi, i quali includono in particolare danni non intenzionali a persone, materiali o immateriali, quali la violazione dei diritti fondamentali o i danni fisici; l’Unione, in collaborazione con gli Stati membri, deve determinare i regimi di responsabilità idonei applicabili alle innovazioni nell’IA e ad altre tecnologie immersive nel campo della sicurezza e della difesa, definendo in tal modo una base giuridica per i meccanismi di responsabilità e tracciabilità; sottolinea che la legislazione e i quadri normativi dell’Unione non devono essere superati da futuri sviluppi tecnologici, progressi nell’IA e nuovi metodi di guerra e devono pertanto essere sostenuti da programmi di monitoraggio significativi per essere costantemente adeguati onde evitare lacune giuridiche o zone grigie; sottolinea che l’ulteriore ricerca e sviluppo nel campo dell’IA dovrebbe garantire che i sistemi di IA siano meglio attrezzati per capire contesti unici;
  13. approva il principio fondamentale dell’”etica sin dalla progettazione”, secondo cui i principi etici sono integrati nei prodotti e servizi dell’IA sin dall’inizio del processo di progettazione;
  14. ricorda che la maggior parte delle attuali potenze militari a livello mondiale ha già compiuto sforzi significativi nelle attività di ricerca e sviluppo relative alla dimensione militare dell’IA; ritiene che l’Unione debba fare in modo di non accusare ritardi in tale settore; sottolinea che, per qualsiasi applicazione di sistemi basati sull’IA nel settore della difesa, l’Unione dovrebbe stabilire norme tecniche e organizzative, in linea con il principio della “sicurezza fin dalla progettazione”, che consentano un controllo umano specifico, per garantire la resilienza di tali sistemi a vulnerabilità sfruttabili da attacchi esterni, agli attacchi informatici e all’influenza digitale che prendono di mira i dati, il modello o l’infrastruttura software o hardware sottostante, nonché la loro conformità a norme di affidabilità, di monitoraggio attivo e di controllo il più rigorose possibile, per quanto riguarda la raccolta, la conservazione e l’utilizzo dei dati operativi durante l’intero ciclo di vita di un sistema; evidenzia l’importanza della trasparenza e della responsabilità degli algoritmi di IA; rileva l’importante distinzione tra trasparenza degli algoritmi e trasparenza dell’uso degli algoritmi; sottolinea che i sistemi e le applicazioni di IA destinati a estrarre e sintetizzare i dati e ad estrapolarne i risultati per informare le decisioni relative a questioni attinenti alla difesa e alla sicurezza nazionale devono avere carattere di specificità e rispettare le disposizioni contenute nell’attuale quadro normativo relativamente alla raccolta e al trattamento dei dati; sottolinea che le applicazioni di IA progettate per il trattamento dei dati a fini di intelligence in attività correlate alla difesa dovrebbero rispettare le norme in materia di trattamento dei dati, per evitare rischi di sorveglianza involontaria o di violazione dei diritti degli individui; ritiene che in caso di applicazioni ad alto rischio di tecnologie basate sull’IA, come il riconoscimento facciale, che non dispongono di un quadro normativo definitivo a livello dell’UE, l’Unione debba provvedere affinché il loro sviluppo e la loro diffusione siano legittimi, proporzionali e rispettosi dei diritti delle persone; sottolinea che le autorità di contrasto nazionali competenti devono rispettare la legislazione pertinente quando sviluppano e diffondono sistemi e tecnologie basati sull’IA per mantenere l’ordine pubblico, al fine di attenuare i rischi sproporzionati legati alla polizia predittiva; riconosce che il primo garante della sicurezza euro-atlantica è la NATO e chiede il rafforzamento della cooperazione in seno all’Alleanza atlantica, ai fini della definizione di norme comuni e dell’interoperabilità dei sistemi di IA nel settore della difesa; sottolinea che le relazioni transatl
  15. sottolinea la necessità di adottare disposizioni e requisiti chiari in materia di sicurezza, affidabilità e protezione con certificazioni adeguate per i sistemi basati sull’IA nel settore della sicurezza e della difesa, al fine di introdurre criteri di trasparenza nelle varie fasi, ossia progettazione, produzione e funzionamento, e di eseguire un monitoraggio costante, prove e verifiche regolari lungo tutto il ciclo di vita; evidenzia la necessità di garantire la conformità con le norme applicabili e le certificazioni ottenute nei casi in cui l’IA modifica, per esempio attraverso l’apprendimento automatico, la funzionalità e il comportamento dei sistemi in cui è integrata, al fine di garantire la piena tracciabilità, la spiegabilità e la responsabilità delle decisioni prese con il coinvolgimento dell’IA e dei loro risultati nonché un controllo umano significativo quando tali sistemi potrebbero uccidere esseri umani;
  16. invita la Commissione a integrare lo sviluppo delle capacità di cibersicurezza nella sua politica industriale, al fine di garantire lo sviluppo e la diffusione di sistemi robotici e basati sull’IA sicuri, resilienti e solidi; invita la Commissione a valutare l’uso di protocolli e applicazioni di cibersicurezza basati sulla tecnologia blockchain per migliorare la resilienza, l’affidabilità e la solidità delle infrastrutture di intelligenza artificiale mediante modelli disintermediati di cifratura dei dati; incoraggia le parti interessate a livello europeo a effettuare ricerche e a progettare funzionalità avanzate che facilitino l’individuazione di sistemi robotici e basati sull’IA corrotti e dannosi, i quali potrebbero pregiudicare la sicurezza dell’Unione e dei cittadini;
  17. sottolinea che tutti i sistemi di IA nel settore della difesa devono disporre di un quadro di missione concreto e ben definito, in base al quale gli esseri umani mantengano la capacità di disinnestare o disattivare i sistemi utilizzati, qualora questi ultimi vadano al di là del quadro di missione definito e assegnato mediante controllo umano o intraprendano azioni incontrollate o non intenzionali; ritiene che i sistemi, i prodotti e la tecnologia per uso militare basati sull’IA dovrebbero essere dotati di una “scatola nera” che registri ogni transazione di dati effettuata dalla macchina;
  18. sottolinea che l’intera responsabilità e rendicontabilità della decisione di progettare, sviluppare, diffondere e utilizzare sistemi di IA deve incombere a operatori umani, dato che vi devono essere un monitoraggio e un controllo umano significativo su qualsiasi sistema d’arma e una volontà umana nella decisione di ricorrere alla forza nell’esecuzione di qualsiasi decisione di sistemi di armi basati sull’IA che potrebbero avere conseguenze letali; sottolinea che il controllo umano dovrebbe rimanere effettivo per il comando e il controllo di sistemi basati sull’IA, secondo i principi dell’intervento umano (“human-in-the-loop”), della sorveglianza con supervisione umana (“human-on- the-loop”) e della sorveglianza con controllo umano (“human-in-command”) a livello di leadership militare; sottolinea che i sistemi basati sull’IA devono consentire alla leadership militare di assumersi la sua piena responsabilità per l’uso della forza letale e di esercitare il livello di giudizio necessario, che non può essere affidato alle macchine e si deve basare sulla distinzione, la proporzionalità e la precauzione, per intraprendere azioni letali o distruttive su larga scala mediante tali sistemi; sottolinea la necessità di istituire quadri di autorizzazione e responsabilità chiari e tracciabili per la diffusione delle armi intelligenti e di altri sistemi basati sull’IA, utilizzando caratteristiche univoche dell’utente, come le specifiche biometriche, per consentire l’uso esclusivo da parte di personale autorizzato;
  19. invita la Commissione a collaborare con le autorità nazionali competenti degli Stati membri e con le altre parti interessate che partecipano allo sviluppo e alla diffusione dei sistemi, prodotti e tecnologie basati sull’IA per istituire un quadro sicuro e resiliente che preveda che il codice sorgente dei sistemi basati sull’IA sia condiviso, monitorato e verificato per attenuare i possibili scostamenti dai principi guida e dal quadro etico che disciplina la tecnologia di IA nel settore della sicurezza e della difesa; suggerisce alla Commissione che l’Unione deve mantenere la titolarità della proprietà intellettuale della ricerca finanziata dall’Unione sui sistemi, i prodotti e le tecnologie basati sull’IA nei settori della sicurezza e della difesa;
  20. sottolinea che l’Unione deve promuovere una migliore comprensione delle implicazioni militari, dei vantaggi e delle opportunità e debolezze dell’IA, della robotica e delle funzionalità e caratteristiche autonome, compreso il potenziale per l’industria europea della difesa, lavorando al fianco dei responsabili militari; ritiene che l’Unione debba promuovere l’acquisizione delle competenze e conoscenze necessarie sui processi di sviluppo tecnologico e sui metodi operativi lungo tutta la catena di approvvigionamento e per l’intero ciclo di vita delle capacità militari basate sull’IA; evidenza la necessità urgente di rafforzare l’indipendenza strategica e tecnologica dell’Europa nel settore dei sistemi basati sull’IA, comprese le infrastrutture critiche su cui poggia;
  21. ritiene che la cooperazione rafforzata tra gli Stati membri e la Commissione sia necessaria a garantire norme transfrontaliere coerenti nell’Unione, per incoraggiare la collaborazione tra le industrie europee e permettere lo sviluppo e la diffusione di tecnologie basate sull’IA, coerentemente con le norme di sicurezza prescritte nonché con il quadro etico che disciplina lo sviluppo e la diffusione della tecnologia di IA;
  22. riconosce, nell’odierno contesto di guerra ibrida e avanzata, che la quantità e la velocità delle informazioni nelle prime fasi di una crisi potrebbero travolgere gli analisti umani e che un sistema di IA potrebbe elaborare le informazioni per garantire che i decisori umani tengano presente l’intera gamma delle informazioni, entro tempi adeguati a una risposta rapida;
  23. sottolinea l’importanza di investire nello sviluppo del capitale umano per l’intelligenza artificiale, promuovendo le competenze e l’istruzione necessarie nel settore delle tecnologie di IA per la sicurezza e la difesa, con un’attenzione particolare agli aspetti etici dei sistemi operativi autonomi e semiautonomi basati sulla responsabilità umana in un mondo basato sull’IA; evidenzia, in particolare, l’importanza di garantire che gli studiosi di etica in quest’ambito dispongano di competenze appropriate e ricevano una formazione adeguata; invita la Commissione a presentare quanto prima il rafforzamento dell’agenda per le competenze, annunciato nel Libro bianco sull’intelligenza artificiale il 19 febbraio 2020;
  24. sottolinea che il calcolo quantistico potrebbe rappresentare il cambiamento più rivoluzionario nel campo dei conflitti dall’avvento degli armamenti nucleari e chiede pertanto che l’ulteriore sviluppo delle tecnologie nell’ambito del calcolo quantistico sia una priorità dell’Unione e degli Stati membri; riconosce che gli atti di aggressione, compresi gli attacchi contro infrastrutture chiave, assistiti dal calcolo quantistico creeranno un ambiente conflittuale in cui il tempo per prendere le decisioni sarà ridotto drasticamente da giorni e ore a minuti e secondi, costringendo gli Stati membri a sviluppare capacità che li proteggano e ad addestrare i decisori e il personale militare a rispondere efficacemente entro tali tempistiche;
  25. sottolinea la necessità di superare l’attuale frammentazione all’interno dell’Unione per quanto riguarda il diritto nazionale relativo all’IA, la ricerca, l’innovazione e le competenze nel settore dell’IA, che mette a repentaglio il funzionamento del mercato interno e l’obiettivo di garantire uno sviluppo affidabile e sicuro dell’IA in Europa; accoglie con favore, a tale riguardo, l’inclusione di progetti relativi all’IA nell’ambito del programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa (EDIDP); ritiene inoltre che il futuro Fondo europeo per la difesa (FED) e la cooperazione strutturata permanente (PESCO) offrano quadri adeguati per i futuri progetti relativi all’IA, che contribuirebbero a ottimizzare gli sforzi dell’Unione in tale settore e a promuovere, allo stesso tempo, l’obiettivo dell’Unione di un rafforzamento dei diritti umani, del diritto internazionale e delle soluzioni multilaterali; sottolinea che i progetti relativi all’IA dovrebbero essere sincronizzati con i più ampi programmi civili dell’Unione dedicati all’IA; osserva che, in linea con il Libro bianco sull’intelligenza artificiale della Commissione europea, si dovrebbero istituire strutture di eccellenza e di prova che si occupino di ricerca e sviluppo dell’IA nel settore della sicurezza e della difesa, con specifiche rigorose alla base della partecipazione e degli investimenti dei soggetti privati;
  26. sottolinea che l’Unione deve impegnarsi per conseguire la resilienza strategica, in modo da non trovarsi mai più impreparata in periodi di crisi, e che per quanto riguarda, in particolare, l’intelligenza artificiale e le sue applicazioni nel settore della difesa e della sicurezza, tale aspetto riveste un’importanza fondamentale; evidenzia che le catene di approvvigionamento per i sistemi di IA nel settore della difesa e della sicurezza che potrebbero portare a una dipendenza tecnologica andrebbero ricalibrate e che tali dipendenze dovrebbero essere progressivamente eliminate; chiede maggiori investimenti nell’IA europea per la difesa e nelle infrastrutture essenziali che la sostengono;
  27. evidenzia che uno sviluppo dell’IA rispettoso dei diritti fondamentali e che sostenga il pubblico interesse richiede, a livello dell’Unione, la messa in comune strategica e la condivisione dei dati tra entità private e pubbliche, oltre al rafforzamento dell’ecosistema dell’IA nell’Unione con il coinvolgimento delle parti interessate pubbliche e private e della società civile; invita la Commissione a promuovere il dialogo, una più stretta cooperazione e le sinergie tra Stati membri, ricercatori, accademici, attori della società civile e settore privato, in particolare le società e le imprese leader, e il settore militare al fine di porre in essere processi decisionali inclusivi riguardanti la regolamentazione dell’IA nel settore della difesa e sfruttare al massimo il potenziale dell’IA, promuovendo nel contempo una migliore comprensione dei rischi e dei vantaggi e garantendo la massima sicurezza operativa;
  28. sottolinea che, nel contesto della diffusa guerra della disinformazione, portata avanti in particolare da attori non europei, le tecnologie di IA potrebbero avere effetti negativi sul piano etico attraverso lo sfruttamento delle distorsioni nei dati e negli algoritmi o l’alterazione deliberata dei dati di apprendimento da parte di un paese terzo, e potrebbero essere esposte a forme di manipolazione pericolose e dannose, in modi imprevedibili e con conseguenze incalcolabili; è quindi ancora più necessario che l’Unione continui a investire nella ricerca, nell’analisi, nell’innovazione e nel trasferimento transfrontaliero e intersettoriale delle conoscenze, al fine di sviluppare tecnologie di IA che siano chiaramente prive di qualsiasi genere di profilazione, distorsione e discriminazione e consentano di contribuire efficacemente alla lotta contro le notizie false e la disinformazione, rispettando nel contempo la riservatezza dei dati e il quadro giuridico europeo;
  29. sottolinea l’importanza dell’elaborazione di un codice etico di condotta che disciplini l’uso dei sistemi basati sull’IA e dotati di armi nelle operazioni militari e che sia simile al quadro normativo esistente che vieta l’impiego di armi chimiche e biologiche; è del parere che la Commissione dovrebbe avviare la definizione di norme sull’uso in guerra dei sistemi d’arma basati sull’IA conformemente al diritto internazionale umanitario e che l’Unione persegua l’adozione di tali norme a livello internazionale; ritiene che l’Unione dovrebbe partecipare ai consessi internazionali della diplomazia dell’IA insieme ai partner animati dagli stessi principi, come il G7, il G20 e l’OCSE;
  30. prende nota del Libro bianco della Commissione sull’intelligenza artificiale del 19 febbraio 2020 e si rammarica che gli aspetti militari non siano stati tenuti in considerazione; invita la Commissione e l’AR/VP a presentare, anche nell’ambito di un approccio globale, una strategia settoriale di IA per le attività connesse al settore della difesa nel quadro dell’Unione, che garantisca il rispetto sia dei diritti dei cittadini sia degli interessi strategici dell’Unione e che sia basata su un approccio coerente che vada dall’introduzione di sistemi basati sull’IA al loro utilizzo militare e a istituire, nell’ambito del gruppo di esperti ad alto livello sull’intelligenza artificiale, un gruppo di lavoro sulla sicurezza e la difesa che affronti specificamente le questioni riguardanti le politiche, gli investimenti nonché gli aspetti etici dell’IA nel settore della sicurezza e della difesa; invita il Consiglio, la Commissione e l’AR/VP ad avviare a tal fine un dialogo strutturato con il Parlamento europeo.

 

 

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta 

 

Probabilità di una nuova guerra fredda causata dagli atti, dalla coercizione e dalle minacce, compresa la forma recente di spionaggio asimmetrico, della Repubblica popolare cinese 

22.2.2023

L’unità tra alleati e paesi che condividono gli stessi principi nel riconoscere e affrontare le minacce poste dalla Repubblica popolare cinese, comprese le forme asimmetriche e ibride di spionaggio, potrebbe evitare una nuova guerra fredda. Tuttavia, è difficile comprendere in che modo tale guerra fredda possa essere evitata.

La Repubblica popolare cinese ha fornito sostegno militare alla Russia e l’ha aiutata ad eludere le sanzioni, le entità della Repubblica popolare cinese hanno intrapreso attività dannose che violano le sanzioni contro l’industria petrolifera iraniana e le sue pratiche militari, diplomatiche ed economiche aggressive hanno cercato di sottoporre a coercizione altre nazioni e distorcere i mercati, minando il benessere dei cittadini europei. Inoltre, ha commesso atti illeciti nel Mar cinese meridionale e orientale e il suo comportamento aggressivo che mina la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan ha costantemente violato la sovranità e l’indipendenza di tale paese. Ha inoltre commesso inaccettabili violazioni dei diritti umani in Tibet e nello Xinjiang e ha eroso i diritti della popolazione di Hong Kong. I suoi sforzi di repressione transnazionale, compresa la creazione di “stazioni di polizia d’oltremare”, violano la sovranità degli Stati e i diritti e gli interessi delle comunità cinesi della diaspora.

In che modo intende l’UE proporre un ulteriore approfondimento del coordinamento transatlantico per quanto riguarda la Repubblica popolare cinese e la regione indo-pacifica, chiarendo nel contempo ai funzionari cinesi che i loro tentativi di ridefinire l’ordine internazionale esistente sono inaccettabili?

La raccolta di dati da parte della Cina è una minaccia globale

13.7.2021

Secondo un’inchiesta condotta da Reuters[1], la società cinese di genomica BGI Group vende test prenatali in tutto il mondo in collaborazione con le forze armate del paese. Secondo tale inchiesta, il governo cinese li sta utilizzando per raccogliere dati genetici da milioni di donne per effettuare ricerche approfondite sui tratti delle popolazioni. Poiché la scienza individua nuovi legami tra geni e tratti umani, l’accesso all’insieme più ampio e diversificato di genomi umani darà ai paesi un vantaggio strategico.

  • È la Commissione a conoscenza del fatto che tale tecnologia potrebbe consentire alla Cina di dominare i farmaci a livello globale con la possibilità di sviluppare soldati geneticamente potenziati o patogeni creati in laboratorio destinati alla popolazione occidentale o all’approvvigionamento alimentare?
  • È la Commissione a conoscenza del fatto che la raccolta di dati sanitari a livello mondiale da parte della Cina comporta gravi rischi non solo per la vita privata, ma anche per la sicurezza economica e interna europea?

Il ruolo della sovranità digitale europea nella geopolitica del 5G

25.1.2021

Una recente inchiesta giornalistica ha portato alla luce la presunta richiesta di reverse engineering da parte di Huawei ai propri ingegneri impiegati da uno dei centri di ricerca dell’azienda situato in Germania[1]. Oggetto della richiesta è un prodotto del concorrente americano, il Cisco Nso, pezzo centrale del network Cisco che sembra essere strategico per il dispiegamento dei servizi del 5G.

Il posizionamento cinese nel 5G, con Huawei, intende imporsi come attore fondamentale, risultato che intende raggiungere tramite ingenti investimenti dal Partito Comunista Cinese e da privati. Tali investimenti prendono la forma di credito agevolato, ricerca e vantaggi competitivi acquistati in patria di altre geografie, come l’UE. Tale progetto non sembra quindi avere un mero carattere economico ma anche e soprattutto geopolitico.

In tale contesto, si solleva inevitabilmente la questione della difesa degli interessi degli Stati Membri dell’Unione.

Alla luce di quanto precede, con quali strumenti, tempistiche e modalità intende la Commissione affermare il progetto di sovranità digitale[2] e perseguire obiettivi di autonomia strategica nell’ambito della ‘guerra tecnologica’ che coinvolge il 5G?

Reverse engineering e discriminazione di un informatore contro presunti illeciti di Huawei

10.1.2021

A seguito di un’inchiesta giornalistica, organi di stampa riportano la notizia di una presunta richiesta di reverse engineering ai propri dipendenti da parte di Huawei[1]. Le testimonianze riportano come i top manager del colosso cinese avrebbero chiesto a ingegneri e fisici del German Research Center di “spiare e copiare” un prodotto concorrente dell’azienda americana Cisco, nonostante sia protetto da una licenza proprietaria.

Uno dei whistleblower che ha denunciato i presunti gravi illeciti, un cittadino italiano, ha deciso di rivelare la propria identità dopo aver ricevuto un trattamento discriminatorio dal German Lab dell’azienda, che lo ha penalizzato licenziandolo.

Alla luce di quanto precede, si chiede alla Commissione di rispondere ai seguenti quesiti:

  • È a conoscenza delle presunte richieste di Huawei, illecite ai sensi della direttiva (UE) 2016/943 sulla protezione del know-how riservato?
  • La direttiva 2019/1937 sancisce la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione, vietando di fatto il licenziamento di un whistleblower. La Commissione intende assicurare la corretta applicazione di tale norma a tutela del cittadino italiano coinvolto?
  • Il centro di ricerca Huawei sembra essere coinvolto in HiPEAC, un network europeo di innovazione e ricerca nei sistemi cyberfisici finanziato tramite il programma Orizzonte 2020[2]. Alla luce dei presunti gravi illeciti e considerata l’evidente differenza tra standard europei e cinesi, la Commissione intende avviare una procedura di controllo dei suddetti finanziamenti?

 

 

 

 

 

Unione Europea e trasparenza delle informazioni cinesi 

27.3.2020

L’inizio dell’epidemia della Covid-19 ha avuto come epicentro la città cinese di Wuhan, dove il virus ha iniziato a diffondersi già alla fine del 2019. I primi passaggi nella gestione di questa crisi sono stati lacunosi, opachi e mirati a impedire la diffusione di informazioni riguardo al virus e ai contagiati, almeno finché gli effetti non sono diventati di pubblico dominio.

Il comportamento delle autorità della Repubblica popolare cinese (RPC) dimostra come sia mancata trasparenza e apertura riguardo all’epidemia, cosa che non ha agevolato una risposta coordinata anche a livello sovranazionale; un atteggiamento opposto a quello mantenuto dagli Stati membri dell’UE.

Permangono ancora molti interrogativi sull’atteggiamento e l’attendibilità dei dati forniti dalla RPC sul rischio di contagi effettivi del Coronavirus.

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • Ritiene che la RPC abbia un atteggiamento trasparente, cooperativo e aperto nel corso dell’attuale pandemia?
  • In che modo questo rilevante precedente influenza le future relazioni con la RPC e le sue imprese, soprattutto quando soggetti cinesi dovranno gestire informazioni sensibili di cittadini europei come dati personali o asset strategici quali le telecomunicazioni?
  • Come è possibile tutelare i diritti dei cittadini europei di fronte a questi e futuri atteggiamenti poco trasparenti della RPC?

Pandemia, big data e IA

23.3.2020

La COVID-19 minaccia la salute dei cittadini europei e il contagio ha colpito le democrazie occidentali, che non hanno saputo trovare un vaccino contro il soft power cinese.

Eppure ci sono modelli che potrebbero essere presi come riferimento. La Corea del Sud ha adottato un sistema di regole e procedure allineato agli strumenti offerti dall’innovazione tecnologica basati su big data, sistemi di controllo basati sull’intelligenza artificiale, metodi di rilevazione accurati. Ciò ha comportato un tasso di mortalità dello 0,69 %. Con questo metodo, a differenza della Cina, che ha isolato una provincia di oltre 60 milioni di persone, la Corea non ha limitato la libertà di movimento, ma ha sottoposto a test centinaia di migliaia di persone, riuscendo a contenere il virus a Taegu.

Pertanto, si chiede alla Commissione:

se e quali strumenti tecnologici di analisi sono stati forniti agli Stati Membri per affrontare la pandemia;

se, visto quanto accade in Europa, ritiene che in futuro sia meglio applicare protocolli di contenimento diversi e applicare da subito, adottandolo, il modello sudcoreano;

Salvaguardare gli interessi dell’UE e plasmare il futuro del mondo tramite lo sviluppo e la diffusione della tecnologia 5G

19.2.2020

Le preoccupazioni relative alla cibersicurezza, al controspionaggio, all’infrastruttura digitale, ai servizi, ai dati, alla salute e alla privacy sono le principali sfide che devono essere affrontate in maniera globale per quanto riguarda lo sviluppo e la diffusione del 5G nel mondo occidentale.

Le società europee Ericsson e Nokia e la società americana Cisco sono in prima fila nello sviluppo e nella diffusione del 5G. Questa tecnologia dovrebbe sfruttare appieno il potenziale del mercato unico e dell’economia statunitense, generando occupazione e crescita e migliorando il benessere delle persone che vivono in Occidente.

Sostenere i concorrenti occidentali delle imprese cinesi è diventata una questione di sicurezza nazionale per tutti i paesi del mondo occidentale.

Affinché le imprese europee rimangano all’avanguardia nel settore delle tecnologie delle telecomunicazioni, occorre adottare immediatamente un approccio politico strategico. Se non si procede in tal senso, Huawei e ZTE diventeranno i fornitori di tecnologie 5G più economici, veloci e onnipresenti, lasciando le imprese e i lavoratori occidentali in una posizione di svantaggio.

Può la Commissione far sapere se ha già fornito orientamenti sulla dimensione strategica e geopolitica del 5G e sul suo ruolo nel riaffermare l’importanza del mondo occidentale e dell’Alleanza dell’Atlantico del Nord?

L’industria del 5G

19.2.2020

La Commissione ha affermato di recente che, sia che si tratti dello sviluppo o del dispiegamento della tecnologia 5G, la nostra industria è già ben lontana dai blocchi di partenza. Può la Commissione specificare cosa intende con “nostra industria”?

Può la Commissione spiegare perché ritiene che l’UE sia “ben lontana dai blocchi di partenza” nella corsa al dispiegamento della tecnologia 5G?

Proposte di risoluzione individuali

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla necessità di prevedere norme che regolino i social media a tutela del sistema democratico

15.4.2021

B9‑0216/2021

 

Il Parlamento europeo,

  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
  1. considerando che le piattaforme online incidono, tramite i loro servizi, sul sistema democratico, sul processo di formazione del consenso e sull’esercizio della libertà di espressione e dei diritti fondamentali;
  2. considerando che il Parlamento europeo ritiene necessario che la decisione finale sulla legalità di un contenuto generato da un utente sia assunta da un giudice indipendente e non da soggetti privati e che, in caso di contenuto online illegale, sia previsto l’obbligo per le piattaforme online di denunciare il fatto alle autorità competenti;
  3. considerando che gli Stati membri devono assicurarsi che i contenuti online non siano censurati senza la decisione di un giudice o un organismo terzo indipendente;
  4. esorta gli Stati membri a definire norme basate su valori condivisi per combattere le strategie della disinformazione usate da Cina e Russia, proteggendo le democrazie europee e i diritti di libertà dei cittadini europei nelle loro attività online;
  5. esorta la Commissione a predisporre una posizione comune che proibisca ogni forma di censura nell’Unione europea con riferimento alle attività online.

 

 

Eventi e Webinar

 

Com’è cambiata la comunicazione (politica e non solo) in UE con la pandemia

15/11/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/11/come-cambiata-la-comunicazione-politica-e-non-solo-in-ue-con-la-pandemia/

La multimedialità ha accompagnato i cittadini europei in questi due anni di pandemia. Un’analisi dei diversi modi di comunicare, anche politici e istituzionali, soprattutto in Italia, Francia e Belgio.

Il punto sulla digitalizzazione dell’Unione Europea

06/10/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/10/il-punto-sulla-digitalizzazione-dellunione-europea/

Analisi economico-finanziaria sulla programmazione UE per la transizione al digitale e sul livello di implementazione digitale degli stati membri.

L’intelligenza artificiale al servizio del Mediterraneo

21/06/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/06/lintelligenza-artificiale-al-servizio-del-mediterraneo/

Nell’ambito della visione olistica della sicurezza europea, ecco un’interessante analisi della cultura della valutazione del rischio per lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo.

Il valore economico dei dati digitali

16/02/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/02/il-valore-economico-dei-dati-digitali/

Ecco un’analisi che si occupa di attribuire un valore economico, nel bilancio pubblico dell’Unione Europea e degli Stati membri, dei dati digitali prodotti dai cittadini europei.

Post Facebook/Note Stampa

 

https://www.facebook.com/share/v/6iYu1jLZ5Ave9rsq/

La Cina è un autoritarismo digitale che ha come unico obbiettivo il controllo totale della vita umana. Abbiamo oggi un altro aspetto negativo da aggiungere al curriculum della Cina: le stazioni di polizia sul nostro territorio.

https://www.facebook.com/share/v/KN2mjVukYVY8LPfd/

Le relazioni del futuro passeranno attraverso le lenti dell’intelligenza artificiale.

Per questo sono intervenuta all’incontro tra la commissione speciale sull’intelligenza artificiale in un’era digitale (AIDA) e quella per gli affari esteri sulla diplomazia e governance dell’IA.

https://www.youtube.com/live/MXGI8q-Xp7Q?si=

Intelligenza artificiale e governance. Le sfide per l’Europa nell’era digitale

https://www.facebook.com/share/p/W9hUMNemJan9dfwd/

La minaccia degli #hacker del Partito #Comunista #Cinese ai dati sensibili dei cittadini è reale. Colpisce tutti: individui, aziende, organizzazioni politiche e giornalisti. Nel #RegnoUnito avrebbero sottratto decine di milioni di dati di elettori #britannici.

Perché è una minaccia contro la democrazia? Perché, da una parte alcuni di questi profili vengono sorvegliati, dall’altra tutte le informazioni rubate sono date in pasto all’Intelligenza Artificiale al fine di profilare intere categorie di cittadini e orientarne le scelte.

L’ideologia Comunista cinese si basa sul principio che un individuo non è proprietario di nulla, neanche dei suoi dati personale, ma è lo Stato che dispone per lui di tutto compresa la vita. E’ la negazione della libertà di pensare, agire e decidere che la Cina prova ad eliminare.

Anche online serve una #difesa. In #Europa non bastano le leggi sul digitale ma serve lo sviluppo di aziende tecnologiche del futuro all’interno dei nostri Stati europei, troppo spesso scoraggiate. E’ un tassello fondamentale per sfuggire dalla minaccia informatica cinese.

https://www.facebook.com/share/p/JXCtnxMyqMsRrSPs/

Arriviamo al punto: sovranità dei dati, 5G, intelligenza artificiale, supply chain resilience.

Dovrebbero essere questi temi a cui agganciare gli aiuti.

Conte e Rutte invece sono due facce della stessa medaglia, entrambi pensano solo a tenersi stretto il proprio posto al governo.

Conte vuole vincere la partita per altri due anni di immobilismo al potere, Rutte deve tamponare l’opposizione interna.

Non hanno nessuna visione del futuro.

Più Italia in Europa significa che dobbiamo portare a Bruxelles le nostre capacità, il nostro ingegno, la nostra creatività, i nostri sogni.

In un Mondo in continua transizione e continuo cambiamento gli strumenti innovativi vanno di pari passo con la visione dei prossimi anni.

E anche l’Europa deve capire dove vuole andare per non perdere la sua ultima possibilità per dirsi ancora un’Europa unita.

https://www.facebook.com/share/p/fR5ju5DoaaxT3emp/

L’abbraccio mortale di Cina e Iran a tutto il Medio Oriente passa da un accordo segreto di 280 miliardi di euro per i prossimi 25 anni.

In sostanza Pechino si è comprata tutta l’industria petrolifera, assieme allo sviluppo congiunto di telecomunicazioni, rete 5G, piattaforme digitali da parte dei due regimi più efferati al Mondo, già responsabili della soppressione dei diritti fondamentali della popolazione e di svariati attacchi informatici all’Occidente.

Il risultato è una vorace piovra che allunga i suoi tentacoli verso l’UE e l’Africa.

Nell’intesa segreta c’è anche il piano di un’industria militare comune e la costruzione di un asse di autostrade e ferrovie che taglia l’Asia da est a ovest, passando per il Pakistan, e attraversa Iran e Iraq fino alla Siria.

Più che una Nuova via della Seta, sarà una via del dolore e dei soprusi, che calpesterà ogni popolazione, ogni diritto e ogni vita di chi si troverà nel mezzo.

Sempre di più è necessario che l’UE agisca assieme agli USA come un grande occidente democratico, per affrontare assieme le minacce al nostro mondo libero!

https://www.facebook.com/share/v/KN2mjVukYVY8LPfd/

Le relazioni del futuro passeranno attraverso le lenti dell’intelligenza artificiale.

Per questo sono intervenuta all’incontro tra la commissione speciale sull’intelligenza artificiale in un’era digitale (AIDA) e quella per gli affari esteri sulla diplomazia e governance dell’IA.

https://www.facebook.com/annabonfrisco.it/posts/pfbid0eVrmUS2ECZ9RNmusjg656XmdamosHK9B5xWE7ZY7FejJLJwVxg5uNar5zfgBW7KNl

L’Intelligenza Artificale può essere il collante per una visione comune della Sicurezza.

Per questo oggi mi sono rivolta al Dottor Gilman Louie della Commissione di Sicurezza Nazionale sull’Intelligenza Artificiale degli Stati Uniti.

https://www.facebook.com/share/v/acddkUzE6iiMEguU/

Oggi la sotto-commissione Difesa e Sicurezza (che si occupa della tutela delle nostre vite) si è riunita sul tema dell’Intelligenza Artificiale.

Si tratta di un argomento complesso ma, poiché è il nostro futuro molto prossimo, vorrei condividere con voi alcuni passaggi.

Innanzitutto ho ritenuto dover affrontare gli aspetti etici di intelligenza artificiale e robotica: importante è proseguire nelle scoperte tecnologiche, in quanto “dobbiamo fare attenzione a non limitare troppo i filoni di ricerca più promettenti nel nostro futuro, essendo in presenza di competitor mondiali con sistemi valoriali diversi dai nostri”.

Penso in particolare alla sfida con la Cina che Europa e Stati Uniti devono assolutamente vincere!

Ho approfondito l’importanza degli impieghi civili e militari, “un campo ad alto rischio, in cui “un controllo umano rigoroso è imprescindibile”.

A mio parere andrebbe aggiunta la posizione della NATO perché l’approccio alla sicurezza è quello che più mi convince in quanto rispettoso delle nostre comuni posizioni, valori,

sovranità e sicurezza nazionale.

https://www.facebook.com/share/p/RTLH54r49y1EaYwe/

L’intelligenza artificiale ha un grande potenziale per il futuro del nostro Paese e dell’Europa. Non possiamo pensare di limitare i filoni di ricerca più promettenti e di conseguenza l’inevitabile spinta al progresso. Occorre dunque trovare un punto di incontro, che coniughi innovazione tecnologica, pensiero libero e protezione dei cittadini in un quadro di garanzia per la sicurezza nazionale e il rispetto della privacy. Nella consapevolezza che stiamo parlando di sistemi che alla base hanno una progettazione umana e sui quali possiamo sempre esercitare dei controlli.

Interrogazioni parlamentari

L’islamizzazione: una minaccia ibrida, il caso di donne e ragazze chiuse dentro un recinto per la fine del Ramadan a Roma

19.4.2024

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione E-001166/2024
Articolo 138 del regolamento

A Roma, per la fine del Ramadan, donne e ragazze sono state chiuse dentro un recinto perché ritenute indegne di partecipare alla vita pubblica-religiosa al cospetto degli uomini.

Sembravano assodati nel 2024 passi fondamentali per la parità di genere come la Dichiarazione universale dei diritti umani e la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, eppure l’islamizzazione mette in discussione valori universali e irrinunciabili.

Pertanto, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Ritiene l’Islam politico definibile come una questione di difesa e sicurezza? Pensa che quanto avvenuto a Roma sia equiparabile ad un’ingerenza straniera e a una minaccia ibrida?
  2. Quali politiche ha adottato in questa legislatura per difendere donne e ragazze dai soprusi compiuti in nome dell’Islam?

Il caso di Mahsa Amini: le brutalità contro le donne ad opera del regime iraniano continuano senza sosta

22.9.2022

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione E-003157/2022
Articolo 138 del regolamento

Mahsa Amini era una curda iraniana di 22 anni, originaria di Saqqez, nella provincia del Kurdistan. È deceduta dopo essere entrata in coma il 16 settembre in seguito al suo arresto a Teheran da parte della polizia morale del regime islamico dell’Iran[1]. È stata arrestata perché il suo hijab non rispettava le norme obbligatorie stabilite dal governo. La polizia ha falsamente dichiarato che il suo decesso è stato causato da un’insufficienza cardiaca, ma altre prove dimostrano che le sono stati inferti colpi mortali. La polizia iraniana afferma che la morte di Amini è stata uno “sfortunato” incidente[2] e il regime nega che sia stata picchiata.

Il caso ha richiamato l’attenzione sui diritti delle donne in Iran e ha suscitato proteste popolari contro la legge sull’hijab e la polizia morale. La rabbia è stata espressa anche attraverso i social media.

  1. In che modo l’Unione europea intende impedire al regime iraniano di continuare a commettere violenze sistematiche e inaccettabili nei confronti dei suoi cittadini (che subiscono repressioni e aggressioni in violazione dei diritti umani e delle libertà)?
  2. n che modo la Commissione e il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) intendono proteggere tutte le donne coraggiose che stanno protestando contro le restrizioni che il regime estremista iraniano continua a imporre?

 

Trovare soluzioni per contrastare la violenza contro le donne e le ragazze in Africa

23.2.2022

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione E-000761/2022
Articolo 138 del regolamento

La dichiarazione di Kinshasa del 25 novembre 2021a invitato a promuovere la “mascolinità positiva nella leadership”. Tale dichiarazione è stata concepita, adottata e approvata dai capi di Stato dei paesi africani e rappresenta un impegno a porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze in Africa.

Tuttavia, il persistere di abusi sistematici contro le donne e le ragazze in Africa, legati a norme e pratiche socioculturali dannose, in particolare le violenze sessuali commesse durante i conflitti e le catastrofi umanitarie e naturali, deve essere affrontato collettivamente e con il sostegno dell’Unione europea.

Alla luce della dichiarazione di Kinshasa e a seguito del vertice UE-UA tenutosi il 17 e 18 febbraio 2022 a Bruxelles, intende la Commissione:

  1. Sostenere gli Stati membri dell’Unione africana nel contrastare tutte le forme di impunità legate alle violenze commesse contro le donne e le ragazze?
  2. Sostenere l’avvio di una campagna dell’Unione africana sul tema “Porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze” e l’attuazione di una politica di tolleranza zero nei confronti di tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze in situazioni di conflitto e post-conflitto?
  3. Sviluppare programmi specifici, prevedendo uno stanziamento di fondi, volti a incoraggiare e favorire la partecipazione attiva e la leadership delle donne e delle ragazze in ambito politico, sociale, culturale ed economico in seno all’Unione africana?

Povertà delle donne nei paesi in via di sviluppo dopo la pandemia

8.3.2021

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione E-001296/2021
Articolo 138 del regolamento

Secondo il rapporto “Protecting Women’s Livelihoods in Times of Pandemic: Temporary Basic Income and the Road to Gender Equality” pubblicato dall’UNDP, considerati i dati pre-crisi per 132 paesi in via di sviluppo, l’impatto della pandemia COVID-19 sulle donne è allarmante: le donne in età lavorativa con redditi al di sotto della soglia di povertà sono 613,2 milioni, mentre sono 1,32 miliardi le donne in età lavorativa che vivono al di sotto della linea di vulnerabilità.

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Quali risposte intende adottare la Commissione alla luce della dichiarazione e della piattaforma d’azione di Pechino (BPfA)?
  2. Come cambiano le strategie di lotta alla povertà all’interno del piano d’azione per l’emancipazione femminile nell’azione esterna 2021–2025 (GAP III) alla luce dell’aggravarsi dei livelli di povertà delle donne nei paesi in via di sviluppo?
  3. Ritiene la Commissione che accrescere la sicurezza economica e l’indipendenza delle donne sia fondamentale per contribuire alla pace e alla stabilità dei paesi in via di sviluppo?

Abusi sulle donne in Congo

7.10.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione E-005514/2020
Articolo 138 del regolamento

I casi di abuso sulle donne da parte di coloro che sono stati inviati ad aiutarle sono numerosi. L’ultimo di una serie di scandali e inchieste parrebbe riguardare lo sfruttamento e le violenze nei confronti di donne nella Repubblica democratica del Congo da parte di operatori di agenzie ONU e di alcune ONG. Alcuni degli accusati provenivano da Stati membri dell’UE.

Tutto ciò è ripugnante ed è chiaro che il passato non ha insegnato nulla.

Alla luce di quanto sopra, può la Commissione far sapere:

  1. Se intende suggerire meccanismi interni di segnalazione più efficienti presso le organizzazioni per la prevenzione e la segnalazione di abusi;
  2. Se ritiene che una maggiore presenza femminile, anche in ruoli di responsabilità e comando, nelle organizzazioni sia uno degli antidoti a quanto avvenuto;
  3. Quali programmi ha predisposto per arrivare a un cambiamento di mentalità attraverso l’istruzione e lo sviluppo di una cultura fondata sulla diversità, l’uguaglianza e l’inclusione?

Aumento della violenza contro le donne in Pakistan

12.3.2020

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione E-001583/2020
Articolo 138 del regolamento

Secondo i dati dell’indice globale sul divario di genere 2018, il Pakistan è il sesto paese più pericoloso al mondo per le donne e occupa il penultimo posto (ovvero il 148°) nella classifica globale relativa alla parità di genere.

Il numero di reati sessuali e casi di violenza domestica registrati è in rapido aumento.

Nonostante la società pakistana scoraggi le denunce, secondo l’ONG White Ribbon Pakistan tra il 2004 e il 2016 sono stati registrati 47 034 casi di violenze sessuali subite da donne, oltre 15 000 casi di delitti d’onore, più di 1 800 casi di violenza domestica e oltre 5 500 rapimenti di donne.

Stando a quanto riportato dai media, tra gennaio 2011 e giugno 2017 sono stati denunciati oltre 51 241 casi di violenza contro le donne. I tassi di condanna, tuttavia, rimangono bassi, poiché solo nel 2,5 % di tutti i casi denunciati l’accusato viene in ultima istanza condannato dagli organi giurisdizionali.

Considerando tale problema sistemico, l’assenza di protezione per le donne e le preoccupazioni sottolineate nella recente valutazione del paese elaborata nel quadro dell’SPG+, in che modo viene affrontato tale argomento nel corso dei colloqui bilaterali tra UE e Pakistan?

Il Pakistan è un beneficiario del regime SPG+ e ha ratificato la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna. Ciononostante, alla luce delle preoccupanti statistiche sulla discriminazione e la violenza contro le donne, intende la Commissione rivedere lo status del Pakistan in relazione all’SPG+?

Proposte di Risoluzione

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sul Forum europeo delle donne afghane: l’offerta europea di prospettive alle donne e alle ragazze afghane

8.4.2022

presentata a norma dell’articolo 143 del regolamento

B9‑0216/2022

Proposta di risoluzione del Parlamento europeo sul Forum europeo delle donne afghane: l’offerta europea di prospettive alle donne e alle ragazze afghane

 

Il Parlamento europeo,

– visto l’articolo 143 del suo regolamento,

  1. considerando che è stato fatto notare innumerevoli volte ai talebani che i diritti delle donne sono diritti umani, che l’istruzione delle ragazze le emancipa e che ascoltare le opinioni delle ragazze e delle donne contribuisce significativamente a far prosperare l’intera società afghana;
  2. considerando che i talebani ora sono al potere e hanno modo di toccare con mano come, dopo 20 anni di impegno europeo e internazionale, l’Afghanistan, da loro usurpato e manipolato a fini terroristici, si fosse avviato verso una forma di Stato strategicamente importante per la connettività, lo sviluppo e l’amicizia nella regione;
  3. chiede alla Commissione di aiutare le donne e le ragazze afghane, che ora si trovano accolte negli Stati membri, a sviluppare un’azione congiunta, assieme al Parlamento, per un Afghanistan davvero libero e inclusivo, attraverso l’istituzione di un “Forum europeo di dialogo con le donne afghane”, che potrebbe anche redigere una Carta sociale afghana per un libero ordine sociale in Afghanistan;
  4. invita gli organi competenti a prendere in considerazione anche la possibilità di organizzare, in futuro, una conferenza delle Giornate delle donne afghane, conformemente alle norme applicabili.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla morte di Mahsa Amini e la repressione dei manifestanti per i diritti delle donne in Iran

3.10.2022 – (2022/2849(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell’articolo 132, paragrafo 2, del regolamento

B9‑0425/2022

Risoluzione del Parlamento europeo sulla morte di Mahsa Amini e la repressione dei manifestanti per i diritti delle donne in Iran (2022/2849(RSP))

 

Il Parlamento europeo,

  • viste le sue precedenti risoluzioni sull’Iran,
  • vista la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948,
  • visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966, di cui l’Iran è parte,
  • vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti del 1985,
  • vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989,
  • vista la Costituzione iraniana e, in particolare, le sue garanzie contro la tortura e la detenzione arbitraria,
  • vista la più recente relazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell’Iran,
  • visto l’Indice mondiale di persecuzione 2022 dell’associazione Open Doors,
  • visto l’articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
  1. considerando che Mahsa Amini, una donna curda iraniana di 22 anni, originaria di Saqqez nella provincia del Kurdistan, è deceduta dopo essere entrata in coma il 16 settembre 2022 in seguito al suo arresto a Teheran da parte della polizia morale, una squadra speciale di polizia incaricata di applicare pubblicamente le norme sull’hijab islamico; che è stata arrestata perché il suo hijab non rispettava le norme governative obbligatorie in materia; che la polizia ha affermato che è morta per insufficienza cardiaca, definendo la sua morte uno “sfortunato” incidente; che ulteriori prove dimostrano che le sono stati inferti colpi mortali;
  2. considerando che la repressione delle donne è una caratteristica innegabile dell’Islam; che fin dai primi giorni della Repubblica islamica i diritti delle donne in Iran sono stati limitati e sono state imposte numerose leggi, tra le quali l’obbligo di indossare il velo;
  3. considerando che, in base alla legge sul “velo obbligatorio” e all’imputazione di “uso scorretto del velo”, le donne iraniane si vedono negare i loro più fondamentali diritti di libertà e vengono molestate, arrestate, imprigionate, torturate, fustigate e persino uccise per aver sfidato le leggi repressive loro imposte;
  4. considerando che il caso ha messo sotto i riflettori la repressione delle donne in Iran e ha dato vita a proteste contro le leggi sull’hijab e contro il duro giro di vite attuato dal regime nei confronti dei diritti più elementari del popolo iraniano;
  5. considerando che la morte di Mahsa Amini ha scatenato la prima manifestazione di opposizione su larga scala nelle strade iraniane dal 2019, quando le autorità hanno represso le proteste per il prezzo del carburante, causando la morte di 1 500 persone;
  6. considerando che, per dimostrare il loro sostegno, molte donne sono scese in strada – affrontando con coraggio gli agenti di polizia – e si sono tolte il velo, in molti casi dandolo addirittura alle fiamme, e che molte donne si sono anche tagliate i capelli in pubblico;
  7. considerando che le proteste si sono estese a 162 città in tutte le 31 province; che nelle ultime due settimane, al 28 settembre 2022, sono stati oltre 240 i manifestanti pacifici uccisi dalle forze repressive dello Stato e più di 12 000 quelli arrestati mentre chiedevano un cambiamento per ottenere i loro diritti democratici;
  8. considerando che vi sono state manifestazioni di solidarietà in molte parti del mondo, tra cui l’Afghanistan, dove 25 donne hanno protestato davanti all’ambasciata iraniana scandendo lo stesso slogan “Donne, vita, libertà!” utilizzato nelle manifestazioni in Iran, prima di essere disperse dalle forze talebane che hanno sparato colpi in aria;
  9. considerando che le forze di sicurezza iraniane continuano a prendere di mira i manifestanti che si oppongono al codice di abbigliamento conservatore per le donne nel paese; che nella recente azione contro i manifestanti, le forze iraniane avrebbero ucciso Hadis Najafi, una donna iraniana di 20 anni, il cui video che la mostra mentre, senza velo, si lega i capelli in una coda ed entra coraggiosamente nel mezzo di una manifestazione è diventato virale; che da quanto riportato le avrebbero sparato all’addome, al collo, al cuore e a una mano;
  10. considerando che nella regione del Kurdistan iracheno sono state uccise 13 persone, mentre l’Iran ha lanciato missili e droni armati contro quelle che sosteneva essere basi di gruppi di oppositori curdi iraniani, accusati di sostenere le manifestazioni per la morte di Mahsa Amini; che si tratta di un pretesto che promuove un’interpretazione fuorviante del corso degli eventi;
  11. considerando che il Presidente ed esponente religioso iraniano Ebrahim Raisi, già membro della “commissione della morte” a Teheran nel 1988, è accusato di aver perseguitato migliaia di dissidenti politici, di aver promosso discriminazione e impunità sistematiche e di aver ucciso arbitrariamente e illegalmente cittadini iraniani, molti dei quali donne e persino bambini, in relazione a crimini passati e presenti ai sensi del diritto internazionale;
  12. considerando che, interrompendo e scollegando Internet in ampie zone dell’Iran, il regime sta cercando di impedire la trasmissione e la diffusione di notizie e immagini delle proteste, di nascondere le reali dimensioni della rivolta e di impedire che venga rivelata l’entità del massacro dei manifestanti e della repressione;
  13. considerando che gli sviluppi legislativi nella Repubblica islamica hanno ulteriormente indebolito il diritto alla libertà di pensiero, di religione e di credo; che Open Doors colloca l’Iran al nono posto nella classifica dei 50 paesi in cui i cristiani sono maggiormente perseguitati; che i convertiti dall’Islam al cristianesimo sono particolarmente a rischio di persecuzione; che sono state espresse preoccupazioni in merito alle modifiche al codice penale che potrebbero rendere perseguibile la diffusione del messaggio cristiano;
  14. considerando che l’Iran non riconosce la doppia nazionalità e che continuano a essere arrestate persone con doppia cittadinanza UE-iraniana, spesso utilizzate per fare leva nelle relazioni tra Stati; che in Iran sono detenuti arbitrariamente almeno una dozzina di cittadini dell’UE, tra cui l’accademica franco-iraniana Fariba Adelkhah, la cittadina tedesco-iraniana Nahid Taghavi e il dottor Ahmadreza Djalali, cittadino svedese-iraniano;
    1. condanna con fermezza la morte di Mahsa Amini in seguito al suo arresto da parte della polizia morale; chiede che siano svolte indagini indipendenti, trasparenti e credibili sulla sua morte e che i responsabili siano chiamati a risponderne;
    2. esprime preoccupazione per la situazione delle donne in Iran, i cui diritti sono stati limitati fin dai primi giorni della Repubblica islamica; esprime inoltre preoccupazione per le leggi sul velo obbligatorio che sono state promulgate e applicate;
    3. esprime la propria solidarietà alle donne e agli altri manifestanti che sono scesi in piazza affrontando coraggiosamente gli agenti di polizia per chiedere il rispetto dei loro diritti democratici; sottolinea che queste azioni coraggiose delle donne iraniane hanno un significato universale in termini di lotta contro l’oppressione e di difesa dei diritti delle donne e del diritto alla libertà di coscienza, di religione e di abbigliamento, mentre la repressione messa in atto dal governo iraniano rappresenta la negazione di questi diritti e della parità di dignità tra uomini e donne;
    4. condanna con forza la feroce repressione ai danni dei manifestanti in Iran e chiede al regime iraniano di porre fine alla violenza continua, sistematica e inaccettabile contro i propri cittadini e di rilasciare immediatamente quanti sono ingiustamente detenuti;
    5. deplora profondamente la reazione dell’UE e la sua incapacità di comprendere le questioni di fondo relative al velo musulmano; osserva che la reazione dell’UE è una dimostrazione di ambiguità estremamente problematica in quanto finge, da un lato, di sostenere le donne iraniane che lottano per l’emancipazione e, dall’altro, promuove l’uso del velo musulmano all’interno dell’UE; si rammarica del fatto che l’UE giustifichi questa posizione ambigua fingendo di abbracciare la libertà e la tolleranza;
    6. ricorda che in varie occasioni l’UE ha promosso l’uso del velo musulmano attraverso finanziamenti o comunicazioni ufficiali, ad esempio in occasione della Giornata europea della gioventù, della campagna “Libertà in hijab”, del partenariato della Commissione con l’associazione islamista FEMYSO o del premio europeo per l’insegnamento innovativo, che rappresenta una bambina che indossa un velo; condanna tali azioni e invita la Commissione a rivedere la sua politica al riguardo e a cessare immediatamente il finanziamento di qualsiasi associazione sospettata di avere legami con l’Islam radicale;
    7. condanna la chiusura di internet da parte del regime iraniano e sottolinea l’importanza per il popolo iraniano di avere un accesso libero e senza restrizioni a internet;
    8. invita gli Stati membri a esercitare pressioni sul regime iraniano affinché ponga fine alla repressione del popolo iraniano e cessi di sostenere il terrorismo in Europa – come nel caso di Assadollah Assadi, diplomatico iraniano condannato in Belgio a 20 anni di carcere per complotto dinamitardo – e in altre parti del mondo;
    9. invita gli Stati membri a intensificare gli sforzi per migliorare la situazione di cittadini di Stati membri dell’UE aventi doppia nazionalità detenuti ingiustamente in Iran;
    10. ribadisce la propria preoccupazione per la situazione dei prigionieri politici detenuti in condizioni inadeguate, spesso a seguito di processi iniqui; esprime preoccupazione per il ricorso sistematico all’isolamento prolungato, all’arresto o alla detenzione arbitrari e alla negazione di cure mediche, visite e permessi in violazione degli obblighi internazionali dell’Iran;
    11. deplora il fatto che un diplomatico dell’UE abbia partecipato alla cerimonia di insediamento del Presidente iraniano Ebrahim Raisi nell’agosto 2021, mentre molti paesi europei hanno boicottato la cerimonia;
    12. sottolinea l’importanza di rispettare il diritto alla libertà di pensiero, di religione – compresa la conversione religiosa – o di credo, un diritto umano universale; invita gli Stati membri a sostenere le minoranze cristiane in Iran;
    13. invita l’Unione europea a sostenere con fermezza l’emancipazione delle donne e delle ragazze e il riconoscimento della loro pari dignità;
    14. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Segretario generale delle Nazioni Unite nonché alla Guida suprema della Repubblica islamica dell’Iran e al Presidente della Repubblica islamica dell’Iran.

Contributi alle discussioni in Aula

Situazione in Afghanistan, in particolare la situazione dei diritti delle donne (discussione) https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/CRE-9-2022-04-05-INT-2-339-0000_IT.html

 

Signora Presidente, signora Commissaria, onorevoli colleghi, vorrei ricordare le parole dell’Alto rappresentante Borrell quando ha detto che nessuna ragione religiosa o sociale potrebbe mai giustificare la disparità di trattamento che subiscono le donne in Afghanistan.

Per noi europei risulta ancor più inaccettabile e io colgo con particolare favore le parole dei ministri degli Esteri di molti Paesi, tra cui il Regno Unito, la Germania, il Belgio, la Norvegia, che hanno con forza denunciato la bugia dei talebani sulla riapertura delle scuole alle ragazze.

È dalla Conferenza di Pechino che definiamo i diritti delle donne diritti umani. E anche per noi la crisi afghana costituisce una prova. Innanzitutto, nel prevedere che ogni possibile dialogo, come quello di Oslo, sia uniformato al principio della parità di genere anche nella rappresentanza nelle trattative da parte dell’Unione europea, perché è nostro dovere fare di più.

Io prego, quindi, signora Commissaria, la Commissione di valutare la proposta che in quest’Aula è già stata fatta e che io sottolineo, di poter riunire le donne afghane, che abbiamo accolto nei nostri Paesi e che sono rifugiate negli Stati membri dell’Unione europea, in un’organizzazione, in un forum che affianchi il lavoro delle Istituzioni europee che sono impegnate negli aiuti umanitari verso l’Afghanistan – l’Afghanistan distrutto dai talebani – e per misurare i talebani dalle loro azioni, non dalle loro parole.

La morte di Mahsa Amini e la repressione dei manifestanti per i diritti delle donne in Iran (discussione)

https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/CRE-9-2022-10-04-INT-2-326-0000_IT.html

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Alto rappresentante, in molti avremmo voluto il coraggio delle sue parole di oggi anche da parte dell’Unione europea nel boicottare la cerimonia di insediamento di Raisi nell’agosto del 2021, perché è sulle azioni che veniamo e verremo giudicati.

Vorrei che lei fosse quindi più chiaro sul perimetro di queste sanzioni, perché siano le più vere e dure possibili, e che sia chiaro anche nel riconoscere tutti i massacri perpetrati dal regime iraniano dal 1988 ad oggi. Più chiaro nel definire un crimine contro l’umanità ogni incarcerazione illegittima e arbitraria, ogni tortura, violenza o pena di morte e discriminazione a cui sono sottoposte donne e ragazze in Iran e tutte le minoranze. Più chiaro nel promuovere indagini internazionali nei confronti del regime di Raisi, il macellaio di Teheran, per ridare giustizia al popolo iraniano. Più chiaro contro un regime che non fornisce alcun contributo all’umanità, solo morte e terrore. Più chiaro nei confronti di quel velo che porta sangue e morte. E quelle ciocche di capelli, i capelli delle donne iraniane, i nostri capelli, nei quali soffia la libertà delle donne, la libertà del mondo e del suo futuro.

Iran: a una anno dall’assassinio di Jina Mahsa Amini (discussione) https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/CRE-9-2023-09-12-INT-2-312-0000_IT.html

Signor Presidente, Alto rappresentante, onorevoli colleghi, a un anno dalla tragica morte di Mahsa Amini e dall’inizio delle proteste delle coraggiose donne e ragazze iraniane, abbiamo agito per isolare il regime dalla comunità internazionale: eppure, l’Iran presiederà lo Human Rights Council Social Forum delle Nazioni Unite.

Abbiamo imposto sanzioni ma la Guardia rivoluzionaria islamica è ancora fuori dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell’Unione europea. Abbiamo chiesto indagini internazionali sull’avvelenamento di migliaia di bambini in Iran: ma ancora non è stato fatto nulla.

Quindi, da una parte, ci sono le donne iraniane, il popolo iraniano, la resistenza iraniana. Dall’altra, c’è il regime degli Ayatollah che impone morte e repressione. È solo sulla base dei risultati, signor Alto rappresentante, che staremo dalla parte giusta della storia. Stiamo attenti.

I più recenti attacchi contro le donne e i difensori dei diritti delle donne in Iran e la detenzione arbitraria di cittadini dell’UE in tale Paese https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/CRE-9-2023-11-22-INT-3-401-0000_IT.html

Signora Presidente, signora Commissaria, onorevoli colleghi, sappiamo tutti quali passi deve compiere l’Unione europea per stare dalla parte giusta della storia, dalla parte di donne e ragazze, in Iran, assassinate, torturate, abusate, imprigionate e oppresse.

Inserire le guardie islamiche della rivoluzione iraniana nella lista europea delle organizzazioni terroristiche, come già fatto dagli Stati Uniti. Isolare il regime dalla comunità internazionale. È proprio su questo punto che l’Europa ha fallito, poiché non ha agito per impedire che l’Iran assumesse la presidenza del Forum delle Nazioni Unite per i diritti umani. Sembra quasi uno scherzo.

Il Parlamento europeo, pertanto, deve tornare ad essere il megafono di donne e ragazze in Iran. Per questo motivo vi domando di sostenere un’azione simbolica e chiedere che il 25 novembre, una data così importante per tutte le donne del mondo, le foto dei membri del Parlamento europeo sul sito della nostra Istituzione siano sostituite dal volto di Mahsa Amini.

Noi siamo Mahsa Amini. Noi siamo Armita Garawand, noi siamo Nasrin Sotoudeh. Noi siamo la voce di donne e ragazze iraniane che hanno deciso di togliersi il velo per mostrare al mondo il loro volto, ovvero il volto di verità, dignità e giustizia. Women. Life. Freedom.

Eventi e Webinar

Le donne della scienza, motori dello sviluppo umano

08/03/2022

https://www.annabonfrisco.eu/2022/03/le-donne-della-scienza-motori-dello-sviluppo-umano/

Un esempio dell’attitudine tutta femminile ad abbattere le sfide poste dalle nostre società è Laura Bassi, fisico del XVIII secolo. Ma le donne e le ragazze hanno il diritto di accendere la luce su nuove storie dell’umanità: per questo bisogna promuovere politiche ed eventi a loro favore nella scienza

Donne al comando: molto più che un dovere morale

04/01/2021

https://www.annabonfrisco.eu/2021/01/donne-al-comando-molto-piu-che-un-dovere-morale/

Shopping pericoloso: contrasto al crimine della schiavitù moderna

15/04/2024

https://www.annabonfrisco.eu/2024/04/shopping-pericoloso-contrasto-al-crimine-della-schiavitu-moderna/

Un romanzo (documentato) sulla tratta di esseri umani è il punto di partenza per analizzare un fenomeno definito da Papa Francesco “Ferita dell’umanità”, sotto molti punti di vista: la morale cattolica, la nuova direttiva europea, la salute psicologica, il lavoro. Per rendere effettivo un contrasto a tutto campo che deve essere indifferibile.

Ferma condanna per i continui abusi del regime degli Ayatollah

28/12/2023

https://www.annabonfrisco.eu/2023/12/ferma-condanna-per-i-continui-abusi-del-regime-degli-ayatollah/

“Donne, vita, libertà”: è il grido fatto proprio dalla diaspora iraniana e da Anna Cinzia Bonfrisco che spiega quale debba essere il ruolo dei parlamentari europei nei confronti del regime iraniano. E le tante diaspore dovrebbero avvicinarsi e coordinarsi per lo sforzo comune

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L’aula del Senato Italiano approva una risoluzione per impegnare il governo italiano a sostenere le donne iraniane nella loro battaglia per i diritti civili e rinnega ogni forma di repressione e violenza che il regime ha messo in atto per soffocare le manifestazioni pacifiche nel nome della libertà e della democrazia. Bene così. Come gruppo Identità e Democrazia, rinnoviamo l’impegno a sostenere questa battaglia di civiltà delle donne che meritano tutta la nostra vicinanza, in Europa e in Italia.

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Oggi a nome del gruppo ID ho incontrato il gruppo donne della #lega dell’area Roma Nord, Coordinatrici, militanti e Giovani …

Dedico a tutte noi “Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai”.

Oriana Fallaci

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La violenza sessuale commessa sui corpi delle donne è sempre stato usata come strumento di guerra molto diffuso. La cronaca ci ha raccontato come nel caso della guerra in Ucraina siano state denunciati tanti episodi ma non è possibile escludere che, in realtà, i numeri siano molto più alti. Una situazione intollerabile a cui l’Europa deve rispondere, con mezzi e protocolli adeguanti, garantendo assistenza e tutela alle donne e rafforzando misure di sicurezza in situazioni di conflitto o di grande rischio.

https://fb.watch/s0CqvdapxP/

Una società egalitaria e promotrice dei diritti delle donne è garanzia di un futuro prospero per le donne, per gli uomini, per le imprese, per i lavoratori.

Rompere il tetto di cristallo che condizionava le donne nel mondo del lavoro, nonostante il ruolo di apripista svolto dall’Italia, grazie alle legge voluta da lella Golfo e da tutte noi, contribuirà a una società europea più equa, più prospera e più inclusiva.

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Grazie Samantha Cristoforetti per rappresentare l’Italia, tutte le donne italiane ed europee, al comando della Stazione Spaziale Internazionale! La tua guida, la prima di una donna in questo ruolo, sottolineerà quanto sia necessario investire nelle materie STEM e combattere l’abbandono scolastico per donne e ragazze.

La leadership delle donne è sinonimo di Pace e Sicurezza nel Mondo. Nelle Società dove è garantita la parità di genere, i processi decisionali sono più efficaci, le economie sono più prospere, i diritti umani sono meglio tutelati.

Per questo l’Unione europea deve investire nelle donne quali costruttrici di un Mondo migliore. Specialmente nei periodi di crisi economica, durante i quali le donne subiscono discriminazioni. Vorremmo una Samantha Cristoforetti in ogni settore strategico della nostra Società.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=592446056035300&set=a.365083105438264

Tutte le donne e le ragazze che esprimono la propria vita attraverso lo sport e allo stesso tempo si oppongono ai regimi, in Iran e non solo, sono un faro di speranza per l’umanità e sono d’ispirazione per tutti noi.

Non è un caso che donne e sport siano entrambi sinonimo di libertà di movimento, indipendenza, lotta alla violenza e alla discriminazione, promozione della democrazia. Questo dovremmo ricordarcelo anche quando grandi eventi sportivi sono promossi in Paesi autocratici.

L’Unione europea deve attuare azioni mirate di sostegno e protezione in questo ambito. Penso alla scacchista iraniana top 10 nel Mondo, alle giocatrici la nazionale femminile di futsal, ma anche a tutte coloro a cui è impedito di fare sport, come ad esempio in Afghanistan.

Lo sport ha il potere di cambiare la vita degli individui ma anche le sorti di interi Stati. Per questo motivo, sempre di più, dobbiamo celebrare i risultati straordinari e il potenziale ineguagliato delle donne e delle ragazze nello sport.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=3877964528957920&set=a.2219759418111781

Il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica è la mossa del regime per mantenere le donne cittadine di seconda classe. La scusa è delle più banali: basta la tutela della legge nazionale.

Mentre noi donne ogni giorno, attraverso le nostre azioni e nel modo in cui indirizziamo, parliamo, facciamo domande e agiamo, sfidiamo le norme, trasformiamo le abitudini, cambiamo le leggi, agiamo e ispiriamo gli altri a creare un Mondo senza discriminazione di genere.

Erdogan è oramai una minaccia alle donne e alla dignità umana!

https://www.facebook.com/photo/?fbid=4637087546378944&set=a.1924089987678727

Le immagini di Roma illuminata di rosso per la Giornata internazionale contro le violenza sulle donne suonano come un grido di condanna. I legislatori europei ed internazionali hanno il dovere di attuare politiche e programmi per affrontare le cause profonde della violenza, proteggere i diritti delle donne e delle ragazze e promuovere movimenti forti e autonomi per i diritti delle donne.

Porre fine alla violenza contro le donne richiede più investimenti, leadership e azione!

https://www.facebook.com/photo/?fbid=4636530819767950&set=a.2219759418111781

La violenza sulle donne è pervasiva delle nostre società, tanto che nel Mondo 1 donna su 3 ha subito abusi nella sua vita. La pandemia, crisi umanitarie, insicurezza alimentare, guerre e disastri climatici hanno aggravato questa situazione.

Eppure fermare la violenza è possibile oltre che doveroso! Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne chiediamo a gran voce un’azione globale per aumentare la consapevolezza, promuovere una giustizia equa e la sicurezza di donne e ragazze.

https://fb.watch/s0CA5bXpRK/

Questa mattina ho preso parte ad una manifestazione contro la violenza sulle donne a Roma, nel quartiere di Tor Bella Monaca. L’incontro è stato organizzato da Pamela Strippoli, il comitato popolare Roma Est, Agorà, la Tela di Penelope e altre associazioni del territorio per ricordare l’omicidio di Natascia Meatta, uccisa nel 2014 dal proprio compagno proprio in questo quartiere. Natascia ha lasciato orfana una bambina, per la quale è stata promossa una raccolta fondi dalla madre di Natascia, Rita Caldara, il cui coraggio è oggi d’ispirazione per tutti noi. Io, da donna, non posso che essere preoccupata dall’aumento dei reati contro il genere femminile in Italia: si stima infatti che ad oggi venga commesso un atto di violenza contro le donne ogni quarto d’ora e che ci sia un omicidio di cui è vittima una donna ogni tre giorni. Questi numeri ci fanno capire che il problema non è solo femminile, ma che ci riguarda tutti da vicino; è un dramma sociale che ha ricevuto scarsa attenzione dalle istituzioni e talvolta anche dalla magistratura, la quale solo recentemente ha iniziato a capire la gravità del fenomeno. Ringrazio i tanti abitanti del quartiere che hanno assistito all’incontro nonostante il freddo; l’amico Maurizio Politi, capogruppo Lega al Comune di Roma, e gli organizzatori per la loro attenzione e le commoventi testimonianze. La Lega è qui per ascoltare e imparare dai cittadini, vicina alle vittime e ai tanti italiani onesti che ci danno forza e speranza ogni giorno. Per la figlia di Natascia e le tante vittime di questa barbarie siamo chiamati a costruire un futuro migliore e più sicuro.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=3880490445371995&set=a.2219759418111781

Ieri all’incontro Libia-Italia, il primo paese europeo ricevuto, era presente la ministra libica agli Affari esteri Najla Al-Mangoush. Parte del nuovo governo che assegna alle donne cinque incarichi, inclusi i principali portafogli della giustizia e degli esteri.

A tutte loro faccio i miei migliori auguri di buon lavoro certa che, dopo anni difficili, la piena, equa e significativa partecipazione delle donne sia un passo significativo verso la risoluzione dei conflitti, nel processo decisionale e nella promozione dei diritti delle donne.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=475746754371898&set=a.365083102104931

I Talebani hanno usato le armi per reprimere una manifestazione di donne afghane che, ad un anno dalla caduta di Kabul, chiedono con i loro slogan ‘cibo, lavoro e libertà’.

Un anno di Talebani in Afghanistan è equivalso ad un anno senza diritti. Soprusi, sopraffazione e violenze hanno segnato la vita di molti che si sono visti privati di ogni diritto. E’ pertanto nostro dovere ricordare le vittime e denunciare il regime talebano.

Eppure in Afghanistan c’è chi rifiuta di fare marcia indietro sui proprio diritti e lotta ancora per un futuro migliore. E queste azioni sono compiute proprio da chi è più indifeso, donne e ragazze, minoranze etniche come gli Hazara.

L’Unione europea sembra aver smesso di parlare di Afghanistan e ciò è inaccettabile. Si mantenga alta l’attenzione e si attuino azioni concrete.

Lo dobbiamo alle donne afghane, lo dobbiamo al sacrificio delle nostre forze armate!

https://fb.watch/s0CENZNHx-/

Il mio supporto alle donne e le ragazze iraniane che guidano le manifestazioni per la libertà, la prosperità e la giustizia per il loro Paese; mentre il regime nega il futuro dell’Iran, la dignità umana e la democrazia.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=376905020922739&set=a.365083105438264

La volontà espressa dai ministri degli Stati membri, riuniti al Consiglio EPSO, di infrangere la barriera che impedisce alle donne di accedere a posizioni di comando nel settore aziendale è una notizia positiva e si incardina nella mia proposta di risoluzione al Parlamento sul vincolo, negli statuti delle società dell’Unione quotate e nelle controllate pubbliche, a garantire l’equilibrio di genere e di trattamento negli organi di amministrazione e di controllo.

Ora spetta alla Commissione europea mettere in campo il coraggio di adottare tutti gli accorgimenti legislativi necessari ad avere più donne in posizioni dirigenziali. Fondare le nostra società sul talento di donne e ragazze è garanzia di un futuro prospero ed equo per l’Europa.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=500268151919758&set=a.365083105438264

Le donne iraniane in questi giorni stanno guidando le proteste in tutto l’Iran a seguito della morte di Mahsa Amini, arrestata e uccisa dalla polizia morale per “abbigliamento inadatto”.

Al centro delle proteste i temi dei diritti, della sicurezza sociale ed economica. Le autorità iraniane infatti non vogliono garantire la dignità umana, soggiogano e affamano un intero popolo.

Da una parte ci sono le donne iraniane, il cui desiderio è vivere in un Iran libero e prospero, dall’altro c’è il regime degli Ayatollah che impone con il sangue un Iran mortifero e repressivo. L’Unione europea invece intende prendere posizione?

Secondo media e organizzazioni umanitarie sono stati usati proiettili contro i manifestanti e le reazioni violente del regime contano già decine e decine di feriti, almeno 250 arresti e diverse vittime.

Raisi, il macellaio di Teheran, responsabile dei massacri del 1988 e implicato in crimini contro l’umanità, pare parteciperà all’assemblea generale dell’ONU. I leader mondiali lo impediscano e ascoltino le donne iraniane al suo posto.

Sono le donne le uniche depositarie del futuro dell’Iran.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=3877964528957920&set=a.2219759418111781

Il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica è la mossa del regime per mantenere le donne cittadine di seconda classe. La scusa è delle più banali: basta la tutela della legge nazionale.

Mentre noi donne ogni giorno, attraverso le nostre azioni e nel modo in cui indirizziamo, parliamo, facciamo domande e agiamo, sfidiamo le norme, trasformiamo le abitudini, cambiamo le leggi, agiamo e ispiriamo gli altri a creare un Mondo senza discriminazione di genere.

Erdogan è oramai una minaccia alle donne e alla dignità umana!

https://fb.watch/s0CLN41deH/

Questa mattina ho avuto il piacere di intervenire al convegno “The Wall of Dolls”, organizzato dall’On. Luisa Regimenti al Parlamento europeo in occasione della settimana della lotta alla violenza contro le donne.

È stata una preziosa occasione per tenere alta l’attenzione sul problema della violenza sulle donne, un fenomeno legato a fattori sociali e culturali e difficile da estirpare.

Un pensiero particolare va ai familiari di Pamela Mastropietro, la diciottenne barbaramente uccisa lo scorso anno da un immigrato illegale nigeriano, che hanno partecipato all’evento.

Se volete, qui potete ascoltare un breve estratto del mio intervento

https://www.facebook.com/photo/?fbid=728538009092770&set=a.365083102104931

In Iran è stata dichiarata la morte celebrale di Armita Geravand, 16 anni, picchiata dalla polizia morale a Teheran in quanto la sua unica colpa era di non aver indossato il velo. E’ un altro crimine contro l’umanità perpetrato dal Regime degli Ayatollah nei confronti di donne e ragazze.

Sono state anche condannate rispettivamente a 13 e 12 anni di carcere due giornaliste iraniane, Niloofar Hamedi e Elaheh Mohammadi, poiché avevano reso noto al Mondo l’omicidio della polizia morale di Mahsa Amini.

Sulla difesa delle coraggiose donne iraniane misuriamo la forza dei nostri valori e la capacità di proteggere i diritti umani nel Mondo. Il premio Sacharov assegnato a Jina Mahsa Amini e al movimento Donne, Vita, Libertà è un passo necessario per risvegliare la coscienza della comunità internazionale.

Tuttavia, l’Unione Europea ancora non ha inserito la Guardia Islamica della Rivoluzione nella lista delle organizzazioni terroristiche e non ha ancora agito affinché vi siano delle indagini internazionali e indipendenti sui crimini commessi dal Regime.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=3749281955159512&set=a.1924089987678727

Solo per il mese di dicembre si contano 99 mila donne occupate in meno su un totale di crollo del lavoro di 101 mila unità.

In un anno sono già 312mila e il tasso di disoccupazione femminile italiano è sceso al 48,6%.

Al tavolo di lavoro sulla crisi di governo parlano di questo?

Alla maggioranza impegnata alla ricerca di “europeisti” e “responsabili” non dovrebbe sfuggire che l’Ue chiede da tempo politiche volte alla parità di genere, all’equità e al sostegno del lavoro femminile.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=4935779033176459&set=a.2219759418111781 Oggi è la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, per promuovere la piena parità di opportunità nella carriera scientifica. Infatti l’uguaglianza, anche nella scienza, è vitale per una società più prospera, libera e giusta, come ha dimostrato la pandemia.

Eppure quale Quarta Rivoluzione è possibile se donne e ragazze continuano ad essere escluse dalla partecipazione a pieno titolo alle ricerche d’avanguardia, ad avere carriere più brevi e meno ben pagate e il loro lavoro è meno promosso su riviste di alto profilo?

Perciò l’Unione europea deve continuare ad impegnarsi affinché venga riconosciuto a tutte il ruolo di agenti del cambiamento, ispirando e coinvolgendo, come fanno le attività delle fondazioni che promuovono la ricerca mettendo a disposizione borse di studio per giovani ricercatrici, donne e ragazze per garantire loro un legittimo posto nelle professioni scientifiche.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=3524669107620799&set=a.1924089987678727

Nasrin Sotoudeh è fuori dal carcere!

L’avvocatessa iraniana e attivista per i #dirittiumani ingiustamente condannata a 38 anni per essersi opposta al regime, da sei settimane era in sciopero per la fame.

Si tratta di un permesso temporaneo.

Pertanto sarà importantissimo mantenere alta l’attenzione su Nasrin Sotoudeh un simbolo della lotta per i diritti delle donne contro il Regime islamico e contro la pena di morte.

https://www.youtube.com/embed/ExoYzPXh_9A?rel=0%2Fa&fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR2Kn4bV05LU5laZAhDkXD3g5qWDlSLUAx-TWIzyvj5qQbt-zR2m22U9G50_aem_AZvW5VpnLlah-OzH3ILjVOfbzv4EjLlY-NGZO72bsbwqrloIpWwL2tmVUcp5V6agcWQHLL99DUJncX_Ln-vK0QUr

EQUILIBRI DI GENERE, BONFRISCO: L’ITALIA COSTITUISCA UN MODELLO PER L’EUROPA

(9Colonne) Roma, 17 mar – “Nel panorama europeo l’Italia costituisce un modello in molti

aspetti dello sviluppo economico. Insieme alla Germania ha la più alta diffusione

di pmi sul territorio e si è dotata per prima della legislazione sulle società

benefit mutuata dalla legislazione americana. Ma soprattutto, garantisce la parità

di genere nella governance, nelle imprese pubbliche e nelle quotate sul mercato

finanziario”. Così a 9Colonne Anna Cinzia BONFRISCO, europarlamentare della Lega

membro della commissione Affari Esteri, che il 13 gennaio ha presentato una

proposta di risoluzione affinché Consiglio e Parlamento europeo elaborino “un

regolamento che preveda il vincolo, negli statuti delle società dell’Unione quotate

e nelle controllate pubbliche, per garantire l’equilibrio di genere e di

trattamento negli organi di amministrazione e di controllo”. “La nostra legge

Golfo-Mosca – spiega ancora la BONFRISCO – pome l’Italia all’avanguardia e aiuterà

l’Europa a diventare il più importante mercato del mondo garante del genere-

quality. Per questo motivo – spiega l’europarlamentare – ho depositato al

Parlamento europeo la proposta di risoluzione affinché la regolazione europea aiuti

gli Stati membri a recepire il modello italiano. Nello stato di diritto dell’Europa

di oggi e di domani le donne italiane, grazie a quella legge, sono protagoniste”.

https://fb.watch/s0C_U44zh6/

L’urlo disperato di Noa, rapita da Hamas, è l’urlo di tutto le donne ebree stuprate il 7 ottobre, delle loro famiglie e di Israele. Quel giorno, i terroristi violentarono, torturarono e mutilarono i corpi delle donne in modi inimmaginabili.

Nonostante quell’urlo fosse chiaro all’umanità intera pochissime organizzazioni internazionali e movimenti femministi lo hanno ascoltato e hanno denunciato. Anche in occasione della Giornata internazionale della Donna molte di queste associazioni, organizzazioni, movimenti fanno finta di nulla. E’ l’abbandono del dovere nei confronti di tutti coloro che reclamano i diritti umani.

L’Unione Europea riconosca quei crimini di guerra commessi contro donne e ragazze in quando donne e ragazze ebree.

La violenza sessuale usata come arma non venga ignorata nei negoziati di pace. Non ci può essere pace senza giustizia per le donne e le ragazze ebree. Ascoltiamo l’urlo disperato di Noa.

https://agenparl.eu/2024/02/06/donne-bonfrisco-lega-id-mutilazioni-genitali-femminili-siano-reato-universale-in-tutta-europa-poiche-un-crimine-contro-lumanita-in-italia-quasi-90-000-donne-escisse/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTAAAR1TYbdfNqQ8RR1fjhhZgh6iyYL1KQ_s7qqsmRC25FBgWk8mGuul3XO2PYM_aem_AZspTTXgXnNSPQRrpwcz5MjIC8uEWrKKb4tcVmNNqq18_1zSQKdF2W_TIel_tG4f8LvW9WpqzbIwfvrA_wrb2IYg

Donne, Bonfrisco (Lega-Id): “Mutilazioni Genitali Femminili siano reato universale in tutta Europa, poiché un crimine contro l’umanità, in Italia quasi 90.000 donne escisse”

https://www.facebook.com/photo/?fbid=819477133332190&set=a.365083105438264

Qualcuno in Italia prova a dire che non c’è pericolo #islamizzazione. Cosa diranno adesso di fronte a donne chiuse nei recinti a Roma per il #Ramadan?

Il diritto universale in Europa per donne e ragazze di partecipare alla vita pubblica non è negoziabile, poiché è stato conquistato nei secoli a duro prezzo.

Se le guide politiche e religiose dell’Islam ritengono che quanto accaduto sia accettabile, allora hanno sbagliato luogo in cui venire promuovere la propria ideologia contrario alla nostra Storia, libertà e cultura.

L’Unione #Europea in questa legislatura ha avuto il coraggio di promuovere pubblicità sul velo islamico. Ci aspettiamo che condanni quanto avvenuto a Roma.

https://fb.watch/s0D5JirAEP/

Nuove sanzioni all’#Iran sarebbero un ottimo segnale contro al Regime degli #Ayatollah che finanzia il terrore, destabilizza il Medio Oriente, uccide e reprime le donne iraniane.

Tuttavia, ancora una volta chiediamo che L’Unione #Europea inserisca le #Guardie della #rivoluzione islamica nella lista delle organizzazioni terroristiche. Sarebbe il segnale, tanto atteso, per dimostrare che il principale strumento di repressione del Regime è una struttura criminale. Le donne e le ragazze in Iran non hanno fermato la lotta in nome di tutti coloro che hanno pagato il prezzo più alto per la libertà. L’Unione Europea ha il dovere di difenderle, perché da lì comincia la difesa di tutte le donne e le ragazze che anche in Europa subiscono la mentalità repressiva dell’Islam politico.

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Oggi è la Giornata internazionale della Donna. E’ anche l’anno in cui 76 Stati vanno al voto, coinvolgendo il 51% della popolazione globale.

Ricordiamocelo, perché solo il 26,5% dei parlamentari nelle camere sono donne. Solo sei paesi hanno almeno il 50% di donne in parlamento. Altri 23 paesi hanno raggiunto o superato il 40%, inclusi 13 paesi in Europa. A livello globale, ci sono 22 Stati in cui le donne rappresentano meno del 10% dei parlamentari.

Al ritmo attuale dei progressi, la parità di genere negli organi legislativi nazionali non sarà raggiunta prima del 2063.

E’ un fatto consolidato che la leadership delle donne migliora le politiche, l’economia, la stabilità, il sistema sanitario, la sicurezza e la difesa, il lavoro, l’assistenza ai più deboli. In molte parti del Mondo le donne sono anche garanzia di Pace.

Diamo voce alle donne!

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È stata picchiata, violentata e uccisa dalla polizia iraniana. Il corpo gettato per le strade di #Teheran. La colpa della sedicenne Nika Shakarami? Essere uno dei volti delle proteste contro il velo islamico imposto con la forza dal regime a donne e ragazze.

Nika #Shakarami è un’altra vittima delle crudeltà sanguinaria di quel Regime islamista, a cui l’Unione Europea non è riuscita a rispondere nei fatti, a partire dal mancato inserimento nella lista dei terroristi delle Guardie della rivoluzione islamica.

La Lega in questa Legislatura si è impegnata nel chiedere e proporre azioni decise da parte dell’#Europa. Nel 2023 siamo riusciti ad ottenere l’esclusione dell’Iran dalla Commissione #ONU sulla condizione delle donne.

La difesa della nostre società comincia con la difesa di donne e ragazze nel Mondo.

#atuadifesa

Interrogazioni orali

  1. Vietare l’abbattimento di pulcini e anatroccoli nel diritto dell’UE (10.3.2023) https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/O-9-2023-000014_IT.html

 

Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione O-000014/2023

Articolo 136 del regolamento

Si stima che 330 milioni di pulcini e milioni di anatre femmine di un giorno siano abbattuti mediante macinazione o gassazione ogni anno nell’UE dalle industrie delle uova e del foie gras. Questa pratica di routine provoca sofferenze considerevoli ed è inoltre in contrasto con l’articolo 13 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che riconosce gli animali come esseri senzienti.

Inoltre, i cittadini europei hanno espresso inequivocabilmente la loro preoccupazione per il benessere degli animali, e l’82 % ritiene che gli animali d’allevamento dovrebbero essere tutelati meglio.

I recenti sviluppi delle tecnologie di sessaggio in ovo hanno reso possibile determinare il sesso di un embrione ben prima della schiusa, a un costo limitato. Per questo motivo alcuni Stati membri, come la Francia e la Germania, hanno vietato l’abbattimento di pulcini maschi. Tuttavia, tali divieti creano distorsioni del mercato e le deroghe che talvolta contengono ne mettono a rischio l’efficacia.

  1. Alla luce di questa richiesta ben chiara da parte dei cittadini europei, intende la Commissione includere nella sua proposta di nuovi regolamenti sul benessere degli animali d’allevamento un divieto di abbattimento di pulcini di un giorno nel settore delle uova?
  2. In caso affermativo, il divieto si applicherà anche all’abbattimento di anatre femmina di un giorno da parte dell’industria del foie gras?

 

  1. Un commissario europeo per il benessere degli animali (28.4.2022) https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/O-9-2022-000016_IT.html

 

Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione O-000016/2022
Articolo 136 del regolamento

L’articolo 13 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea riconosce gli animali quali esseri senzienti. Come è emerso dalle risposte alle indagini Eurobarometro, i cittadini europei hanno a cuore gli animali e auspicano che il loro benessere possa migliorare mediante una legislazione chiara e politiche efficaci, unitamente allo stanziamento di risorse adeguate.

La legislazione dell’UE in materia di benessere degli animali è stata sviluppata dal 1974, ma l’approccio delle istituzioni dell’UE è stato incoerente, il che ha contribuito al problema di un’inadeguata applicazione su diversi fronti.

Il commissario europeo competente per il benessere degli animali dovrebbe acquisire una maggiore influenza e maggiori poteri in seno alle istituzioni dell’UE in tale ambito, la cui importanza è stata chiaramente riconosciuta dall’attuale Commissione.

Oltre 160 000 cittadini dell’UE e più di 170 deputati al Parlamento europeo di tutti i gruppi politici hanno già aderito alla campagna #EUforAnimals per chiedere che sia attribuita maggiore importanza al benessere degli animali mediante l’inserimento esplicito di tale competenza nella denominazione della pertinente direzione generale della Commissione e nella denominazione del commissario competente.

A tale commissario sarebbero dunque conferite competenze in materia di “Salute, sicurezza alimentare e benessere degli animali”, il che favorirebbe notevolmente sia il progresso legislativo che la corretta applicazione.

Si tratterebbe di una decisione politica significativa, che comporterebbe una maggiore responsabilità in termini di benessere degli animali in seno alle istituzioni dell’UE e aumenterebbe pertanto la coerenza, l’efficacia e l’impatto dell’elaborazione delle politiche in tale settore.

Uno degli effetti immediati della proposta sarebbe la creazione di una direzione specifica per il benessere degli animali in seno alla direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare (DG SANTE) della Commissione, riconoscendone dunque in maniera adeguata la particolare rilevanza.

Intende la Commissione rispondere positivamente a tale proposta? In caso affermativo, quali procedure sono state avviate per attuarla?

 

 

Interrogazioni parlamentari

 

  1. Eliminazione del requisito del peso minimo del fegato per la produzione di foie gras (30.6.2023) https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2023-002078_IT.html

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione E-002078/2023
Articolo 138 del regolamento

La consultazione pubblica sulle norme di commercializzazione della carne di pollame, svoltasi tra aprile e maggio 2023, ha registrato un fortissimo sostegno a favore dell’eliminazione del requisito del peso minimo del fegato per il foie gras.

Il peso minimo del fegato non è un valore “tradizionale” o basato su dati scientifici bensì è stato stabilito nel 1991 e modificato nel 1995 “tenendo in parte conto di dati provenienti da studi tecnici effettuati all’epoca”[1]. Tali studi sono stati commissionati dai produttori di foie gras e non sono stati né sottoposti a valutazione inter pares né confermati da studi o valutazioni indipendenti.

L’alimentazione forzata, necessaria per ottenere tale peso, è in contrasto con la relazione del 1998 del comitato scientifico della salute e del benessere degli animali[2] e con tutti gli studi scientifici sottoposti a valutazione inter pares[3].

La Commissione ha riconosciuto[4] l’esistenza di “metodi alternativi per la produzione di foie gras, che restano una pratica minoritaria nell’UE”. Di fatto, i metodi senza il ricorso all’alimentazione forzata sono ostacolati dal requisito del peso minimo del fegato.

  1. Come intende la Commissione rispondere al sostegno schiacciante a favore dell’eliminazione del requisito del peso minimo del fegato emerso dalla consultazione pubblica?
  2. Intende la Commissione proporre la soppressione di tale requisito nel nuovo regolamento, consentendo così la produzione di foie gras senza il ricorso all’alimentazione forzata, al fine di tutelare il benessere degli animali, la scelta dei consumatori e le attività agricole a maggior benessere in tutti gli Stati membri dell’UE?
  1. Allevamento intensivo di polpi in Spagna contrario al benessere animale (19.4.2023)
    https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2023-001282_IT.html

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione E-001282/2023
Articolo 138 del regolamento

La multinazionale Nueva Pescanova è pronta in Spagna al primo allevamento intensivo al mondo di polpi, in grado di produrre 3.000 tonnellate di polpo all’anno. Il polpo, come è stato dimostrato, è un animale molto intelligente con oltre 500 milioni di neuroni. Ad esempio, il Regno Unito ha riconosciuto i polpi come “esseri senzienti” sulla base di 300 studi scientifici della LSE.

Inoltre, il professor Peter Tse della Dartmouth University ha affermato che questa pratica “sarebbe molto crudele e non dovrebbe essere permessa”. Ad oggi, non esiste un metodo dignitoso, senza sofferenza e scientificamente riconosciuto per uccidere i polpi. Tentativi precedenti di allevamento hanno registrato alti tassi di mortalità, aggressione, cannibalismo e automutilazione.

Ciò premesso, può la Commissione far sapere:

  1. se considera tale allevamento una violazione dell’articolo 13 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea;
  2. come questa pratica aderisce alle linee guida strategiche per l’acquacoltura (SAG);
  3. se la strategia “Dal produttore al consumatore” è aderente a quanto sopra descritto.
  1. Viaggiare con cani da assistenza dopo la Brexit: la discriminazione dimenticata (15.9.2022)
    https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2022-003089_IT.html

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione E-003089/2022
Articolo 138 del regolamento

Dal 1° gennaio 2021 Inghilterra, Scozia e Galles fanno parte dell’elenco di paesi compresi nella parte 2 per quanto riguarda i viaggi verso l’UE con animali da compagnia, paesi per i quali il passaporto europeo per gli animali da compagnia è sostituito da un certificato sanitario. Ciò significa che chiunque desideri recarsi in Europa dal Regno Unito è tenuto a presentare un certificato sanitario per il proprio animale da compagnia, il che ha comportato significative conseguenze non volute per chi si serve di cani da assistenza.

In precedenza il passaporto europeo per gli animali da compagnia era valido per tutta la vita del cane da assistenza, consentendogli di viaggiare liberamente da e verso l’UE. Purtroppo però il nuovo certificato sanitario è richiesto per ogni singolo viaggio dal Regno Unito verso l’Europa, può essere ottenuto solo nei 10 giorni precedenti la partenza e con un costo considerevole (circa 200 EUR).

I padroni dei cani da assistenza che vivono in Gran Bretagna devono soddisfare criteri aggiuntivi, il che evidenzia le disparità a cui sono soggetti rispetto agli altri viaggiatori.

Per gran parte delle persone viaggiare con un cane è una scelta; per le persone con disabilità che dipendono totalmente dal loro cane da assistenza è una necessità. Le nuove disposizioni costituiscono una discriminazione nonché una violazione delle condizioni stabilite dalla CRPD dell’ONU[1], che stata ratificata dall’UE e dai suoi Stati membri. Alla luce di quanto precede:

  1. Intende la Commissione ripristinare lo status della Gran Bretagna quale paese compreso nella parte 1 previsto dal regime del passaporto europeo per gli animali da compagnia?
  2. Intende la Commissione proporre un servizio gratuito che aiuti le persone con disabilità nell’espletamento della procedura per ottenere un certificato sanitario per gli animali da compagnia?
  1. Divieto di commercio di cani e gatti verso paesi che ammettono la macellazione e il consumo della loro carne (22.6.2022) https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2022-002238_IT.html

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione E-002238/2022
Articolo 138 del regolamento

Ogni anno a Yulin decine di migliaia di cani subiscono un trattamento crudele, poiché vengono macellati per il consumo della loro carne e per altri scopi. Non solo: a Yulin si verifica il culmine di una pratica meschina che conta 30 milioni di cani macellati in moltissimi paesi ogni anno nel mondo. In Cina il consumo annuale viene stimato dai 10 ai 20 milioni di esemplari.

Viste le modifiche dell’articolo 13 TFUE, la Commissione europea:

  1. ha verificato se il commercio di animali verso altri paesi incida, anche indirettamente, con pratiche crudeli e il consumo della carne di cane?
  2. ritiene sia nelle sue facoltà imporre il divieto di commercio di animali, quali cani e gatti, verso quei paesi che ammettono la macellazione e il consumo della loro carne?
  1. Lotta contro la vendita online di mezzi vietati che provocano sofferenze agli animali all’interno dell’Unione europea (23.12.2020)
    https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2020-007052_IT.html

 

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione E-007052/2020
Articolo 138 del regolamento

Negli ultimi anni abbiamo visto il moltiplicarsi delle vendite online da parte di aziende di commercio elettronico, dalle quali l’acquirente può acquistare praticamente di tutto. Nella corsa alla vendita purtroppo molti grossi marchi come Amazon o Wish hanno iniziato a promuovere la vendita di mezzi che possono provocare sofferenze agli animali, il cui uso o detenzione sono vietati dalla legislazione di molti Stati membri. È il caso del kit per tagliare le orecchie ai cani, offerto da Amazon alla modica cifra di 31 euro, pratica vietata dalla Convenzione europea per gli animali da compagnia e perseguita penalmente in molti dei paesi membri. Anche il marchio Wish pubblicizza la vendita per pochi euro di trappole vietate per la cattura di mammiferi e pesci e di reti per la cattura di uccelli selvatici.

A livello comunitario si ritiene che la CE dovrebbe provvedere ad un controllo rivolto non solo al traffico illegale di animali, ma anche al maltrattamento degli stessi, ascrivibile alla vendita di prodotti lesivi vietati a livello comunitario o all’interno degli Stati membri.

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere al seguente quesito:

Cosa intende fare per fermare la pubblicizzazione e la vendita online di prodotti lesivi per gli animali, il cui utilizzo è vietato?

Proposte di Risoluzione

 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla fine del traffico illecito online di animali e piante nell’Unione europea e l’istituzione dell’anagrafe europea degli animali

(14.6.2022) https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/B-9-2022-0330_IT.html

presentata a norma dell’articolo 143 del regolamento

B9‑0330/2022

 

Il Parlamento europeo,

  • visto il piano d’azione dell’UE contro il traffico illegale di specie selvatiche,
  • visti l’adozione della legge sui mercati digitali, della legge sui servizi digitali e l’annuncio della legge sui dati,
  • viste le priorità nell’ambito della piattaforma multidisciplinare europea di lotta alle minacce della criminalità (EMPACT),
  • visto l’articolo 143 del suo regolamento,
  1. considerando che la criminalità ambientale è una delle attività più redditizie della criminalità organizzata mondiale e ha ripercussioni sull’ambiente, ma anche sulla salute umana;
  2. considerando che il traffico illegale di fauna selvatica, di animali da compagnia e di specie di flora è agevolato dall’uso malevolo e ingannevole delle piattaforme online, in particolare offerte di vendita sospette pubblicate sui social media;
  3. invita la Commissione a sviluppare linee guida o requisiti specifici per i venditori per dichiarare lo stato legale della specie in vendita;
  4. invita la Commissione a predisporre un quadro legislativo idoneo allo scopo di combattere la criminalità informatica e il traffico illegale online contro la fauna e la flora;
  5. invita la Commissione a istituire l’anagrafe europea degli animali e migliorare gli strumenti e la raccolta di set di dati critici per ottenere metodi scalabili, affidabili, sistematici e ripetibili per rilevare automaticamente il crimine informatico sugli animali.

Eventi e Webinar

 

La macellazione religiosa nell’Unione europea: proposta di un modello di un registro e di un questionario per gli Stati membri dell’Unione europea

05/02/2024

https://www.annabonfrisco.eu/2024/02/la-macellazione-religiosa-nellunione-europea-proposta-di-un-modello-di-un-registro-e-di-un-questionario-per-gli-stati-membri-dellunione-europea/

Soprattutto “Therapy for pets”

20/12/2022

https://www.annabonfrisco.eu/2022/12/soprattutto-therapy-for-pet/

Dai valori europei, ai diritti degli animali: un dibattito sul benessere animale

05/12/2022

https://www.annabonfrisco.eu/2022/12/dai-valori-europei-ai-diritti-degli-animali-un-dibattito-sul-benessere-degli-animali/

Gli stati generali del randagismo

19/05/2022

https://www.annabonfrisco.eu/2022/05/gli-stati-generali-del-randagismo/

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Cagnolina Fiammetta nel Corpo Carabinieri

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Buona vita alla piccola cagnolina Fiammetta che finalmente potrà ricevere tutto l’affetto e l’amore che merita. Lei è stata adottata dai nostri splendidi carabinieri che l’hanno salvata dopo una notte di violenze. L’uomo che l’ha maltrattata, SOLO denunciato. Chiediamo con forza pene molto più severe per chi procura sofferenze ai più deboli, anche per chi non ha voce. La voce degli animali possiamo essere solo noi. Dei loro diritti dobbiamo occuparci!

Aron

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Il corpo di Aron non ha retto. Il cane era stato legato ad un palo e bruciato vivo a Palermo. Aveva riportato ferite nell’80% del corpo. E’ morto dopo atroci sofferenze.

L’autore del crimine possiamo definirlo un cittadino europeo? O anche solo un cittadino? Serve l’arresto immediato e il carcere per i reati così efferati nei confronti degli animali. Tolleranza zero nei confronti di chi uccide la parte migliore delle nostre società, i senza voce.

Chi commette crimini contro gli animali è nella maggior parte dei casi anche un pericolo sociale: secondo quanto emerge, l’autore del gesto avrebbe danneggiato con ripetuti calci l’autovettura di servizio che lo aveva bloccato.

L’Europa deve farsi una seria analisi di coscienza. In Spagna il fuoco viene usato per dare alle fiamme le corna dei tori per puro intrattenimento. Servono azioni forti contro ogni pratica che provochi un dolore ingiusto verso chiunque, animali compresi.

Sicurezza stradale

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Sicurezza per gli animali e sicurezza per le persone vanno di pari passo. Per questo motivo è fondamentale la nuova previsione di condanne fino a 7 anni per chi abbandona gli animali e causa incidenti. E’ quanto disposto dal codice della strada in discussione in Parlamento e fortemente voluto dal Vicepremier e Ministro Matteo Salvini.

L’emendamento della Lega, approvato oggi e sinonimo di tolleranza zero, impone l’applicazione delle pene dei reati di omicidio stradale e di lesioni personali stradali gravi o gravissime per chi abbandonando l’amico a quattro zampe e, così, mette in pericolo anche gli altri utenti della strada. Inoltre, si applicano automaticamente anche le pene accessorie: dalla sospensione alla revoca della patente in proporzione della gravità del fatto commesso. E’ una promessa che la Lega aveva fatto e che, con orgoglio, oggi diventa realtà.

Macellazione dei cavalli

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La macellazione dei cavalli è una pratica crudele e contraria allo spirito di una società evoluta e moderna, è la violazione delle più basilari prassi sul benessere animale in Europa e in Italia. L’inquietante inchiesta di Animal Equality ha svelato una filiera di torture che comincia dal trasporto, senza cibo, acqua e sonno, fino alla loro uccisione, spesso ancora coscienti.

Nell’Unione europea vengono macellati ogni anno 250.000 cavalli, oltre 25.000 cavalli in Italia. Il nostro Paese è il maggior importatore di carne di cavallo del Mondo e il primo consumatore di tutta l’Europa. Per questo è importante che l’Unione europea agisca per quanto riguarda il trasporto dei cavalli destinati al macello. Inoltre è possibile firmare la petizione di Animal Equality per chiedere al Governo italiano di mettere fine alla macellazione dei cavalli in Italia.

Leone fuggito dal circo a Ladispoli

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I principali media del Mondo hanno parlato del leone fuggito dal circo e in libertà a Ladispoli. In pochi hanno avuto il coraggio di affermare che quel leone era in gabbia solo per offrire un vile spettacolo al circo.

L’incidente di Ladispoli di ieri fa sanguinare la ferita della legge italiana che ancora non vieta da subito questo incivile spettacolo. Non possiamo lasciare i sindaci da soli.

E’ necessario, per mettere fine a questa barbarie da Medioevo, una proposta di risoluzione per un regolamento europeo per impedire la pratica degli animali nei circhi, una richiesta che il Parlamento europeo e l’Intergruppo sul benessere animale esprimono da tempo. Oltre l’oltraggio alla vita di animali, che dovrebbero vivere in natura nei loro Paesi di origine, questa ignobile forma di intrattenimento alimenta traffici illegali della criminalità e problemi di sicurezza nelle nostre città.

Ringrazio il Sindaco Grando per l’azione tempestiva a tutela dei suoi cittadini e la sua preoccupazione per quel povero animale che, forse, ieri ha goduto delle sue uniche ore di libertà in tutta la sua vita. Il suo appello alle coscienze dei legislatori non sia ignorato.

Carabinieri e Associazioni per i diritti degli animali

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I Carabinieri e le associazioni per i diritti degli animali sono un’alleanza unica per dare voce a chi non ha voce: i nostri amici animali.

È stato pertanto un onore oggi partecipare, presso il Parlamentino delle Foreste di Roma, alla conferenza stampa dedicata a Educazione, prevenzione e contrasto al traffico, abbandono e maltrattamento animale, organizzata dai Carabinieri del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari in collaborazione con la LAV rappresenta dal presidente Gianluca Felicetti. Assieme ai Carabinieri è fondamentale l’impegno delle associazioni e dei volontari, da sempre in prima linea nella difesa dei diritti degli animali.

Anche l’Europa potrebbe fare molto da questo punto di vista. Infatti ho già presentato, in più occasioni, la richiesta di una regolamentazione per vietare il commercio online di animali da compagnia e istituire un’anagrafe europea per gli animali.

Come recitava oggi l’invito dei Carabinieri e della LAV:

AMICI FEDELI

VIVERE

CON GLI ANIMALI

Profughi ucraini e animali

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#Ucraina: Lega, sia permesso ai profughi ucraini l’ingresso con animali da compagnia

Roma, 28 feb – “Le immagini di questi giorni provenienti dall’Ucraina sono commuoventi: ai profughi ucraini è stato detto di portare via solo le cose essenziali e molti di loro sono scappati dalle proprie case con in braccio il proprio animale da compagnia. Cani e gatti – ma non solo- che stanno fuggendo dalla guerra assieme ai loro padroni e, per essere accolti in Europa, avrebbero bisogno della documentazione normalmente richiesta.

Per questi motivi abbiamo richiesto al ministro Speranza di adottare urgentemente le disposizioni necessarie al fine di consentirne l’ingresso al seguito di rifugiati ucraini senza passaporto individuale, in deroga al Regolamento europeo. Inoltre, vista il forte coinvolgimento dell’iniziativa, ci siamo immediata mossi sia sul piano nazionale che su quello internazionale con un appello ai parlamentari in Italia e in Europa affinché appoggino l’iniziativa”. Lo dichiarano il deputato Filippo Maturi, capo dipartimento Benessere animale della Lega e presidente intergruppo parlamentare per la tutela della #biodiversità e l’eurodeputata Anna Cinzia Bonfrisco, componente dell’intergruppo #Animal Welfare.

Giornata nazionale del cane

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Oggi è la Giornata Nazionale del Cane, la celebrazione di uno straordinario viaggio a fianco dell’umanità percorso su questo pianeta negli ultimi 33.000 anni, secondo le ultime evidenze scientifiche.

E’ una storia reciproca di amicizia, amore, fedeltà e gioia. Per questo sono il miglior contributo alla felicità e alla salute. Senza dimenticare la salvaguardia e il soccorso che forniscono alle nostre vite, anche negli scenari più pericolosi. Purtroppo, alcuni dimenticano troppo facilmente tutto questo. Ma un vita senza cani è una vita più soli, più distanti dal cogliere il più profondo significato dell’esistenza.

Lottiamo affinché tutti i cani possano vivere una vita felice e senza abusi!

Giornata nazionale del gatto

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Oggi è la Giornata Internazionale del Gatto. Accanto alle donne e agli uomini che hanno fatto la storia c’è sempre un gatto! E’ infatti dagli albori dell’umanità che i felini ispirano la nostra cultura con il loro carattere poliedrico, ogni tanto incompressibile, sempre unico.

Roma non è solo la Capitale d’Italia ma è anche la Capitale dei gatti. La città ospita eccellenze uniche per l’accoglienza dei nostri amici a quattro zampe come il gattile di Valle Grande. A Roma le colonie feline sono cresciute dalle 252 del 2021 alle 550 del 2023, con un numero di gatti di circa 8.800 esemplari. Purtroppo in Italia ci sono 2,5 milioni di gatti “fantasma”, ovvero senza una dimora, un po’ di cibo, una coccola. Sconfiggere il randagismo significa combattere il dolore e la sofferenza di un essere vivente, evitabili grazie a progetti diffusi di sterilizzazione.

Gatto Leone

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Era stato chiamato Leone, per la voglia di vivere nonostante le gravi ferite inflitte. Purtroppo, è deceduto il gatto scuoiato vivo e lasciato agonizzante in strada ad Angri, in provincia di Salerno. Nei giorni scorsi era stato trovato e soccorso dai volontari.

I suoi aguzzini invece sono ancora ignoti, mi auguro che le autorità preposte siano severissime nel ricercare e colpire i responsabili.

La violenza che hanno riversato su Leone è un crimine. In attesa che vengano identificati, ancora una volta bisogna fare i conti con una parte dell’umanità che si dimostra gretta e meschina, che se la prende con i più deboli, con coloro che offrono amore senza chiedere nulla in cambio.

E’ anche nella tutela dei diritti degli animali che misuriamo la maturità delle nostre società, per questo è necessario combattere ad ogni costo la violenza nei loro confronti e promuovere la cultura del rispetto per gli animali.

Leone, riposa in Pace!

Canile e gattile di Valle Grande

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Ieri al canile e gattile di Valle Grande ci siamo ritrovati per dare sostegno agli amici quattro zampe meno fortunati. Sono arrivate cinque nuove cucce termiche attraverso la donazione effettuata da Confindustria #Cisambiente. Da parte del Gruppo #ID#Lega abbiamo portato diverse coperte per dare un po’ di sollievo agli animali.

Un ringraziamento a Benedetto Di Clemente, amministratore delegato di #ValleGrande, Roberto Zampieri (Fondatore e Responsabile Cinofilo Progetto Serena Onlus), Oriana Sena (Istruttore Cinofilo Lazio Cani Allerta Diabete) e Federica Faiella (Presidente Fondazione #CaveCanem).

Cavallo morto a Palermo

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Un’immagine orribile e contraria allo spirito di una società evoluta e moderna. Un cavallo accasciato su una strada di Palermo, distrutto dalla fatica e dalle temperature altissime di un inizio di estate. E’ la violazione delle più basilari prassi sul benessere animale in Europa e in Italia, divenuta ormai intollerabile. Mi auguro che si possano prendere seri provvedimenti al più presto, facendo ripartire l’iter per arrivare ad una legge che vieti la circolazione delle carrozze trainate da cavalli. Questo non è turismo sostenibile, ma sfruttamento animale.

Festival della carne di cane in Cina

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La Cina produce solo orrori. L’Europa non ascolti le pericolose sirene cinesi.

Macellazione degli animali

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Gli #animali partono dalla Spagna, trascinati, feriti, zoppi, ammassati e picchiati. Una volta arrivati in Medio Oriente o nel Nord Africa sono brutalmente macellati senza stordimento. È il destino di sangue e disperazione di 346.000 tra bovini e ovini ogni estate, da porti Europei.

Le brutali immagini raccolte da Animal Equality, Animals International, Animal Welfare Foundation e Compassion in World Farming rappresentano il fallimento della società civile.

Il trasporto per lunghe distanze degli animali vivi fa rima con inferno via mare. È insufficiente che la #Commissione giudichi l’adeguatezza o meno di questi mezzi. Deve agire per vietare i viaggi della morte!

Giornata Nazionale del Gatto

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Oggi è una festa tutta italiana per i nostri amici felini ovvero la Giornata Nazionale del Gatto! Con il loro carattere unico e indipendente, affettuoso e allo stesso tempo imprevedibile, sono una presenza meravigliosa nelle nostre case e ispirano le nostre vite.

A Roma i gatti sono i guardiani silenziosi della Capitale. La Città ospita 550 colonie feline registrate nel 2023 e la bellezza di circa 8.800 felini a spasso per Roma. Con il loro sguardo sornione hanno visto passare i Secoli.

Nella Roma Imperiale, c’era un tempio dedicato a Iside, dove oggi sorge la chiesa di Santo Stefano del Cacco, in cui è stata rinvenuta una piccola statua di una gatta che si può ammirare sul primo cornicione di Palazzo Grazioli, in via della Gatta, appunto.

Anche per questo motivo, è necessario rispettare le vite dei nostri amici felini. Vanno combattuti sempre di più fenomeni di maltrattamento e violenza che li riguardano, a volte legati ancora troppo spesso a tristi superstizioni.

Posizioni politiche

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GalleriaIncontri e avvenimenti

18/4/2024 – Bruxelles – L’Europa si fonda sull’agricoltura – Dibattito

11/4/2024 – Bruxelles – Direttiva Bolkestein: Dibattito con UGL-Associazione Nazionale Ambulanti

10/4/2024 – Bruxelles – “Shopping pericoloso”: contrasto al crimine della schiavitù moderna – Dibattito

7/2/2024 – Strasburgo – Questa è l’Europa – Discussione con Klaus Iohannis, Presidente della Romania

22/11/2023 – plenaria Bruxelles – I più recenti attacchi contro le donne e i difensori dei diritti delle donne in Iran

21/11/2023 – plenaria Bruxelles – Recenti sviluppi alla frontiera esterna dell’UE tra Finlandia e Russia

8-9/11/2023 – plenaria Bruxelles – Dibattito su Antisemitismo

19/9/2023 – Bruxelles – “L’arte del filo. Il tessile italiano: tracciabilità, formazione, innovazione e qualità” Docente della Fondazione Setificio

12/9/2023 – Strasburgo – Iran: a una anno dall’assassinio di Jina Mahsa Amini

13/7/2023 – Strasburgo – Raccomandazioni per una riforma delle norme del Parlamento europeo in materia di trasparenza, integrità, responsabilità e lotta alla corruzione

28/6/2023 – Bruxelles – 46a riunione interparlamentare Parlamento europeo/Knesset

28/6/2023 – Bruxelles – 46a riunione interparlamentare Parlamento europeo/Knesset

14/3/2023 – Plenaria Strasburgo – Question Time (VPC-HR) – Rafforzare i legami transatlantici in un mondo multilaterale sempre più impegnativo

28/2/2023 AFET SEDE Incontro D-UA e D-US – Il primo anno della vera e propria guerra di aggressione russa contro l’Ucraina. Le lezioni apprese e la via da seguire

14/12/2022 – Plenaria Strasburgo – Difendendo la democrazia dalle interferenze straniere

13/12/2022 – Plenaria Strasburgo – Prospettive della soluzione dei due Stati per Israele e Palestina

13/12/2022 – Plenaria Strasburgo – I sospetti di corruzione del Qatar e la più ampia esigenza di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni europee

09/11/2022 – Bruxelles – Dibattito “Le dinamiche geostrategiche del Nord Africa e del Sahel: la strategia europea”

04/07/2022 – Plenaria Strasburgo – Estradizione dalla Francia di terroristi italiani

27/06/2022 – AFET – Riunione interparlamentare su politica di allargamento

16/06/2022 – DARP – Interparlamentari UE-Arabia Saudita

15/06/2022 – SEDE – Scambio di opinioni con Charles Fries, EEAS

19/5/2022 – “Uniti contro il randagismo”, dibattito a  Palermo

17/5/2022 – Plenaria Bruxelles – Relazione 2021 su Albania e Macedonia del Nord

17/5/2022 – SEDE – “Il futuro della difesa europea e l’Unione europea della difesa”

03/05/2022 – Plenaria Bruxelles – Attacchi informatici a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina

26/4/2022 – Commemorazione della Brigata ebraica

05/04/2022 – Plenaria Strasburgo – Situazione dei diritti delle donne in Afghanistan

17/3/2022 – Joint AFET/SEDE con la Delegazione del Parlamento europeo alla Commissione parlamentare di associazione  UE-Ucraina (D-UA) – Scambio di opinioni con Oleksii REZNIKOV, ministro della Difesa dell’Ucraina

17/3/2022 – Joint AFET/SEDE con la Delegazione del Parlamento europeo alla Commissione parlamentare di associazione  UE-Ucraina (D-UA) – Scambio di opinioni con Oleksii REZNIKOV, ministro della Difesa dell’Ucraina

24/2/2022  – AFET Riunione congiunta straordinaria SEDE – Scambio di opinioni con il VP/AR dell’UE Josep BORELL e i membri della Verkhovna Rada dell’Ucraina sull’aggressione militare russa

Napoli 2019:  “Stati Generali dello Spazio, Sicurezza e Difesa: Le prossime sfide dell’Industria europea”

23/11/2019 – Roma – Convegno per Giornata internazionale contro la violenza sulle donne 2019

Con Zdravko Marić, vice primo ministro e ministro delle Finanze della Croazia ed Elena Lizzi, a Bruxelles

All’università Politecnica delle Marche di Ancona

Allo studio Valla European consulting con Valerio Valla e il generale Leonardo Leso

Visita al campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau (Polonia) a 75 anni dalla Liberazione

A Cracovia (Polonia) con, da sinistra: Massimiliano Ferrari, Vittorio Robiati coordinatore del Tribunale Rabbinico del centro Nord Italia, Guido Guastalla ex vicepresidente comunità ebraica di Livorno e Cesare Borello rappresentante del comitato dei deportati in campo di sterminio nazista

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