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AttivismoNew European leadership – Dedicato all’Europa che cambia

31/07/2023
Un volume di grande formato e di grande valore, consegnato ai nuovi leader d’Europa per ricordare su quali idee e con quali donne e uomini è nata l’Unione europea. Per delineare i tratti del cambiamento

“Questo libro è dedicato a Matteo Salvini e a una Europa che cambia. Nei discorsi dei più prominenti leader degli Stati membri, emerge molto altro rispetto alla semplice retorica. Ho trovato qualcosa di diverso: una identità storica, culturale e morale millenaria, raccontata anche da immagini significative, simboliche del viaggio europeo nella civiltà; sommate alle parole, ci accompagnano attraverso l’idea di una Europa forte e di un Occidente ambizioso, risoluti nel difendere i valori e le aspettative dei cittadini”. Sono le parole con cui Anna Cinzia Bonfrisco spiega l’idea innovativa che è alla base del volume di grande formato “New European leadership” che ha voluto realizzare e che contiene bellissime immagini di tutti i Paesi che compongono l’Unione europea e i discorsi dei leader politici che hanno contribuito a far nascere questa Unione, ma soprattutto quelli dei loro successori, dei leader politici chiamati a disegnare la nuova Unione Europea. Che sarà forte, bella e colorata, come le immagini del libro.

Jean Monnet, tra i padri fondatori dell’Unione europea, al fianco di Emmanuel Macron, Simon Veil che “dialoga” con Matteo Salvini e Marine Le Pen, Angela Merkel, ex cancelliere della Repubblica federale tedesca con Manfred Weber, capogruppo del Partito popolare europeo al Parlamento europeo. Ci sono poi interventi scelti di Margaret Thatcher, primo ministro inglese per oltre un decennio, Markus Thomas Theodor Söder, ministro e presidente della Baviera e leader dell’Unione cristiano-sociale in Baviera, Franz Josef Strauss, tra i fondatori del Partito cristiano-democratico tedesco. E discorsi o interventi di Sebastian Kurz, cancelliere federale dell’Austria, Kyriakos Mītsotakīs, leader del partito conservatore Nuova democrazia e primo ministro della Grecia (nella foto mentre riceve il volume dalle mani di Bonfrisco a Bruxelles), Sanna Marin, primo ministro della Repubblica finlandese, Kaja Kallas, primo ministro dell’Estonia, Antonio López-Istúriz White, segretario generale del Partito popolare europeo, Isabel Díaz Ayuso, presidente della Comunità autonoma di Madrid, Jadwiga Emilewicz, vice primo ministro della Polonia.

La prima condizione affinché il sogno europeo si realizzi è che l’Europa sappia rispondere alle esigenze dei popoli e dei cittadini che la abitano e quindi sappia guardare alle proprie tradizioni, alla propria identità e alla propria cultura. La cultura europea nasce sulle rive del Mediterraneo, e da lì raggiunge e forma, secolo dopo secolo, generazione dopo generazione, un mosaico complesso e una geografia articolata ma uniti dalla storia. Non sempre lo spirito di questo sentire comune è prevalso. Dai tempi di Platone, dalla nascita della filosofia politica e così della democrazia si sono susseguiti innumerevoli eventi, molto spesso drammatici, che hanno formato il Continente. L’ultimo conflitto mondiale ha portato a comprendere quanto fosse essenziale sviluppare comunione anziché divisione e così è stato concepito un disegno, un progetto. Da Monnet, appunto, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi, e da personalità forse non ancora ben comprese e valorizzate fino in fondo come proprio Simone Veil, è nata una idea d’Europa, una visione che tuttavia non ha potuto trovare una forma adeguata alle aspettative nell’attuale costruzione. L’Europa vista da una prospettiva liberale ha abbandonato la ricerca del proprio orizzonte di significato e ha rinunciato alla propria vocazione, se si considerano le parole della Presidente del Parlamento, la liberale Simone Veil, pronunciate il 17 luglio 1979 durante la prima seduta del primo Parlamento europeo direttamente eletto: «Tutti i suoi Stati membri si trovano ora di fronte a tre grandi sfide: la sfida della pace, la sfida della libertà e la sfida della prosperità, e sembra chiaro che esse possano essere affrontate solo nella dimensione europea». I padri e le madri del disegno europeo immaginavano qualcosa di diverso da quello che è seguito, uno scenario magistralmente descritto da Margaret Thatcher, già diversi anni fa: «Lavorare insieme in modo più compatto non richiede che il potere venga accentrato a Bruxelles o che le decisioni siano prese da una burocrazia non eletta». Anche il presidente Silvio Berlusconi, in un celebre discorso al Congresso degli Stati Uniti d’America, ha colto quale avrebbe dovuto essere l’essenza dell’Europa: «La necessaria integrazione politica e istituzionale dell’Europa non deve significare una ’Fortezza Europa’, chiusa al mondo nell’illusione di conservare così il proprio benessere e la propria libertà. Una concezione dell’unità europea improntata ad una velleitaria autosufficienza sarebbe moralmente sospetta e politicamente pericolosa». Unione, dunque. Non annullamento delle identità, dei valori liberali e degli interessi nella rigidità di regole dettate da una burocrazia cresciuta all’ombra delle direttive. Oggi l’Europa è un cantiere da riscoprire, un percorso ancora da compiere, una pagina tutta da scrivere. Da sempre la storia riporta la virtù di un sano conservatorismo capace di riparare i danni degli ideologismi. L’Europa potrà esistere solo se farà propria una visione diversa dall’attuale, solo se sarà in grado di far convivere una idea federale con le ambizioni degli Stati membri e le identità dei popoli europei. Su questo equilibrio, oggi non ancora esistente, è giusto porre l’accento immaginando una proiezione nuova, lungimirante, aperta al cambiamento ma rispettosa di quello che il passato ci ricorda: un conservatorismo che conosce dunque la storia, le tradizioni e gli eventi che hanno costruito l’Europa, affinché essa non risulti un mosaico concepito a tavolino, bensì una solida tela tessuta con pazienza e tenacia. Un riformismo che guarda avanti, al mondo che cambia, alle sfide globali che lo attendono e che potranno essere superate solo facendo propria una nuova prospettiva, a favore delle generazioni future. Questo spirito, il confronto dialettico così dinamico dal 2018 in poi, con l’avvento della Brexit, è stato rintracciato in tredici discorsi parlamentari di diversi leader europei.

“Matteo Salvini coglie il cuore della questione quando afferma che la fase post-Covid sarà l’occasione per l’Europa di ripensarsi, rifondarsi e rilanciarsi nel nome del lavoro, della ricchezza morale e materiale, dei diritti sociali e civili, e dell’identità”, scrive ancora Bonfrisco. ”Per guidare questo processo di cambiamento, Roma ritorna a essere capitale d’Europa e del Mediterraneo quale piattaforma di sicurezza, di difesa e lotta al terrorismo, di ricerca nell’ambito aerospaziale e tecnologico, per un ruolo da protagonisti nel confronto con la Cina, a sostegno delle democrazie fondate sui valori liberali e promozione di uno stile di vita europeo. Del resto è proprio nello spirito della nostra Capitale guidare i processi che animano l’Europa, e pertanto richiamare e ribadire la tenacia che annoda le radici più profonde, “risoluti a rafforzare le difese della pace e della libertà”, come richiamato dai principi del Trattato di Roma del 1957”.

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