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DifesaI legami tra criminalità e terrorismo che minacciano la sicurezza dell’Unione europea

12/10/2023
I legami sono provati e rappresentano una grave minaccia. L’Unione europea si deve difendere, soprattutto a causa della guerra in Ucraina, mediante leggi, politiche e informazioni che siano condivise

Questo studio di Costantino Pistilli analizza, per il gruppo parlamentare europeo Identità e Democrazia (ID), il nesso tra criminalità organizzata e terrorismo. Esso rappresenta una minaccia crescente in tutto il mondo a causa della connivenza a breve, medio e lungo periodo tra attori, tattiche, risorse criminali e terroristiche. Come evidenziato nella valutazione della minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata e dalle forme gravi di criminalità dell’Unione europea (European union Serious and Organised crime threat assessment, Socta dell’Ue, 2021), in tutti gli Stati membri sono presenti gruppi di criminalità organizzata. Esistono prove e una lunga narrativa utili a dimostrare connivenza e rapporti tra gruppi appartenenti alla criminalità organizzata transfrontaliera e gruppi affiliati a organizzazioni terroriste di ispirazione jihadista composte da militanti.

Il panorama della criminalità organizzata, anche in Europa, è caratterizzato da un ambiente in rete in cui la cooperazione tra i criminali è fluida, sistematica e mossa da interessi incentrati sui profitti. Marbella, per esempio, è stata giornalisticamente denominata la “sede global del crimen organizado”, dal momento che nella città spagnola della Costa del Sol si concentrano almeno 113 gruppi criminali organizzati che appartengono ad almeno 59 nazionalità differenti, secondo i dati condivisi dal Centro de Inteligencia contra el Terrorismo y el Crimen organizado (Citco). Mentre Anversa è divenuta la principale porta d’accesso della cocaina nel Vecchio Continente grazie al secondo porto più grande d’Europa, che rende il Belgio un crocevia di organizzazioni criminali (italiana, marocchina, turca, algerina, albanese, russa, cecena) dedite ai traffici di droga e di esseri umani, furti organizzati, riciclaggio di denaro.

Le principali ragioni che spingono i gruppi terroristici a collaborare con quelli criminali sono: 1. accesso alle risorse finanziarie per sovvenzionare gli attentati; 2. indipendenza dalla sponsorizzazione statale; 3. possibilità di costituire un potere economico compensando la mancanza del sostegno pubblico; 4. accesso a competenze specifiche (riciclaggio di denaro, contraffazione di documenti); 5. facilitazione nei movimenti transfrontalieri (utilizzo delle rotte del traffico di esseri umani); 6. ampia gamma di potenziali reclute già appartenenti al mondo dell’illecito; 7. accesso alle armi.

Invece le principali motivazioni che spingono le organizzazioni criminali a instaurare relazioni con i gruppi terroristi sono: 1. protezione sia per le coltivazioni di stupefacenti che nella fase di trasporto, nelle aree controllate dai gruppi terroristici, grazie alle capacità militari dei terroristi; 2. destabilizzazione delle strutture politiche ed economiche a opera dei gruppi terroristici può creare un ambiente favorevole alle attività criminali; 3. alleanza con i terroristi può assicurare un ulteriore grado di intimidazione.

Le relazioni tra criminalità organizzata e gruppi terroristici rappresentano una sfida significativa per la sicurezza globale, e gli sforzi per combattere tali relazioni richiedono una comprensione dettagliata delle specifiche dinamiche in gioco in ciascuna situazione. In questo studio è raccolta una ricca documentazione di casi specifici e di altri studi sull’argomento.

L’Unione europea fino a ora si è fatta trovare pronta a rispondere alle minacce contro la sicurezza dei cittadini degli Stati membri scagliate dalle organizzazioni criminali e dai gruppi (e singoli) jihadisti militanti sia quando colpiscono separatamente sia nei casi di cooperazione. Grazie al lavoro congiunto delle Forze di Polizia europee che condividono informazioni e know-how. Inoltre, riconoscendo il pericolo che deriva dal connubio -anche occasionale- tra criminalità organizzata e gruppi terroristici militanti nel 2016 la Commissione europea ha adottato un piano d’azione contro il finanziamento del terrorismo, un piano che prevede una ampia gamma di misure per individuare e annientare le loro reti di finanziamento e ha riconosciuto “lo stretto legame tra il finanziamento del terrorismo e la criminalità organizzata”. Oggi la connessione tra gruppi criminali presenti in tutti i Paesi Ue e gruppi terroristici può beneficiare di un aumento di traffico delle armi dovuto alla guerra in Ucraina e a leggi non condivise tra gli stessi Stati membri, nonostante i pericoli che ne minacciano la sicurezza e l’economia siano comuni. Per quanto riguarda la criminalità organizzata, per esempio, occorrerebbe estendere il reato di associazione mafiosa, oggi vigente solo in Italia con l’articolo 416 bis del Codice penale. Inoltre, è necessaria la possibilità di confiscare i beni della criminalità organizzata anche senza condanna definitiva, quando gravi indizi di colpevolezza si associano all’incapacità di dimostrare la legittima provenienza dei beni. Come è emerso a luglio, ad Aranjuez, in Spagna, durante la riunione del Comitato operativo per la sicurezza interna dell’Unione europea che dal 2009 riunisce i massimi rappresentanti delle Polizie dei Paesi membri, al momento, manca una definizione giuridica comune a livello europeo per differenti tipi di reati. Un monito lanciato da esperti delle forze dell’ordine di Frontex: “I dati raccolti e l’intelligence condivisa indicano che è presto per mettere in guardia su un rischio immediato ad alto impatto di diversione di armi provenienti dall’Ucraina sui nostri confini esterni. Le misure operative di mitigazione vengono messe in atto in un piano d’azione sotto la guida del vicedirettore esecutivo per le operazioni, per sostenere i nostri Paesi europei e i nostri vicini in Ucraina e Moldavia”. Un monito che è stato ripetuto lo scorso marzo dall’europarlamentare francese Dominique Bilde (ID) attraverso un’interrogazione scritta e indirizzata alla Commissione europea: “L’11 luglio 2022 si è tenuta a Praga una riunione informale dei ministri degli Interni dell’Ue, in particolare sul “traffico illegale di armi da fuoco originariamente inviate all’esercito ucraino. Nell’ottobre 2022 il Consiglio ha erogato la sesta tranche del valore di 500 milioni di euro per l’assistenza militare all’Ucraina, con un sostegno totale all’Ucraina pari a 3,1 miliardi di euro. Tuttavia, questo eccesso di aiuti militari internazionali all’Ucraina sta diventando una bomba a orologeria. Combinato con una totale assenza di controllo da parte delle autorità occidentali e ucraine, ha fornito una fornitura apparentemente inesauribile di armi all’avanguardia ai mercati neri di tutto il mondo. Nel novembre 2022 il presidente nigeriano, Muhammadu Buhari, ha dichiarato che “le armi utilizzate per la guerra tra Ucraina e Russia stanno cominciando a filtrare nella regione del bacino del Lago Ciad. Quali azioni intende la Commissione intraprendere contro il traffico di armi causato dalla guerra in Ucraina? Come intende collaborare con i Paesi africani in questo ambito, soprattutto alla luce del deterioramento della situazione della sicurezza nel Sahel?”.

Un passaggio della risposta del Commissario agli Affari Interni, Ylva Johansson, a nome della Commissione europea che smentisce Frontex: “Contrariamente a quanto fingono le campagne di disinformazione della Russia, grazie a un impegno significativo delle autorità ucraine in collaborazione con gli Stati membri dell’Ue e le pertinenti agenzie dell’Ue, a oggi non ci sono indicazioni di traffico di armi da fuoco su larga scala dall’Ucraina”, lascia capire che la guerra alla criminalità organizzata, al terrorismo, non può essere combattuta nell’incertezza, con politiche e informazioni divisive: favoriscono l’indebolimento della capacità di reazione e prevenzione dell’Unione europea.

Crime_terror nexus STUDIO COMPLETO C.Pistilli

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