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Public diplomacyLa geografia ci indica la rotta: il futuro dell’Unione europea e dell’Indo-Pacifico sono inseparabili

05/10/2023
Un importante seminario che delinea il quadro geopolitico dell’area e descrive la volontà egemonica della Cina. La “road map” che l’Unione europea dovrebbe seguire per assumere rilievo, contribuire alla pace, alla stabilità e alla prosperità dell’area. Le relazioni con Taiwan sono determinanti

Anna Cinzia Bonfrisco ha organizzato insieme al gruppo Identità e Democrazia (Id), lo scorso 26 settembre, al parlamento europeo di Bruxelles, un web-seminar sull’area dell’Indo-Pacifico (il video in inglese con possibilità di traduzione simultanea in italiano è disponibile QUI). Questa, con l’Ucraina, è al centro dell’attenzione mondiale e della stessa europarlamentare e della collega della Lega Susanna Ceccardi, le quali seguono la politica in quell’area nella commissione affari esteri, ma anche in altre delegazioni strategiche.

Bonfrisco ha introdotto il quadro generale sulla regione indo-pacifica. Essa rappresenta il centro di gravità economico e strategico del mondo, è sede dei due Stati più popolosi (India e Cina), della democrazia più popolosa (India) e del più grande Stato a maggioranza musulmana (Indonesia). Tra i 10 più grandi eserciti nel mondo, 7 si trovano nell’Indo-Pacifico; 6 Paesi della regione possiedono armi nucleari. La spesa per la difesa in questa regione è aumentata più rapidamente che in qualsiasi altra parte del mondo nell’ultimo decennio. Allo stesso tempo, la regione manca di strutture efficaci per la sicurezza cooperativa e di meccanismi per contenere i conflitti.

Nove dei dieci porti marittimi più trafficati al mondo si trovano nella regione, un terzo del commercio marittimo globale transita dal Mar Meridionale Cinese e nello Stretto di Malacca. Se queste rotte commerciali marittime dovessero essere ostacolate o interrotte, gli effetti sulle catene di approvvigionamento globali sarebbero molto gravi.

Venti delle 33 megalopoli si trovano in questa regione. L’Indo-Pacifico produce la metà delle emissioni di CO2 e ciò rende i Paesi della regione attori chiave nell’affrontare insieme sfide globali come la crisi climatica. Ospita il 60% della popolazione del pianeta che produce il 60% del Pil globale, contribuendo per due terzi all’attuale crescita mondiale. Entro il 2030, il 90% dei 2,4 miliardi di cittadini della nuova classe media risiederà nell’Indo-Pacifico.

Bonfrisco ha concluso affermando che “Le rivalità geopolitiche, le dispute di confine, le tensioni nelle Zone Esclusive Marittime e i conflitti interni e transfrontalieri, mettono la regione a rischio di instabilità. Una instabilità che è esacerbata dai flussi di rifugiati e dalle reti terroristiche regionali e internazionali. Non dimentichiamoci che la guerra non è una metafora e, come ci ha ricordato il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, quello che accade in Ucraina oggi, potrebbe accadere in Asia orientale domani”.

Susanna Ceccardi, di ritorno dalla prima missione ufficiale del parlamento europeo a Taiwan e in Giappone, in qualità di componente del gruppo ID, ha affermato che, come il Golfo era la regione fondamentale per il petrolio, l’Indo-Pacifico è la regione chiave per controllare l’economia digitale, a partire dai suoi mattoni di base (chip, semiconduttori) ed è notevole lo sviluppo delle competenze in quella regione, non solo a Taiwan, ma anche in India.

Il primo panelist, in collegamento da remoto da Singapore, è stato Richard Dowling, direttore delle politiche pubbliche e delle relazioni con i governi dell’Asia-Pacifico per la famosa produttrice di software californiana VMware. “La rilevanza europea nell’Indo-Pacifico è molto importante per quanto riguarda l’ambiente digitale. La nostra azienda ha 37 mila dipendenti e oggi grosse aziende mondiali e governi si sono trasferite con le attività digitali nel cloud e ci sono valori che consentono di creare la sovranità dei dati. Il futuro della Ue e quello dell’Indo-Pacifico sono inseparabili se pensiamo che oltre il 40% degli scambi commerciali passano per quest’area. Ue può essere leader per sovranità nel mondo digitale. Il Choke point è dove un’enorme quantità di ricerca viene incanalata in un’unica direzione. I Choke points, gestiti da grosse aziende, possono anche mettere in discussione la sovranità di molti governi. Ue potrebbe intervenire in questo, sfortunatamente non va in modo molto positivo quando vi sono molte giurisdizioni che cercano di mettere in discussione. Non bastano leggi scritte, occorre cultura di compliance, assenza di corruzione e devono esservi istituzioni che funzionano, poi ci sono posizioni politiche come Taiwan che ha creato un atto sui dati digitali. Occorre comunque regolamentare il mercato digitale. La sfida per la Ue è affrontare il cosiddetto effetto Bruxelles: dovrebbe, cioè, esportare modelli-quadro in tutto il mondo, ma il vero valore, per arrivare alla sovranità digitale, è avere istituzioni che siano poi in grado di essere complemento a questi sistemi come con il capacity building. Ue può avere normative comuni digitali per permettere il data fly transfrontaliero, garantendo interoperabilità e portabilità. Ue è stata leader con il Dce mobile standard adottato da oltre 100 Paesi, che ha creato un roaming globale: questo può favorire le porte aperte verso la tecnologia. La Ue può trovare collaborazione anche nel campo della sicurezza e questo è fondamentale e la priorità è avere regioni aperte, senza troppi regolamenti per non impedire la crescita e gli investimenti. Data flow transfrontaliero può diventare anche una crescita economica, un’opportunità. La Ue può svolgere un ruolo di fiducia nel campo dei semiconduttori e dell’intelligenza artificiale: è importante migliorare la catena di approvvigionamento e avere progetti visibili, tangibili e chiari. Ue può costituire una guida quando si capisce che c’è un interesse concreto. Occorre capire quale sia l’impegno dell’Europa a lungo termine perché anche la Cina cerca di farsi sentire mentre gli Stati Uniti si sono occupati più di questioni nazionali. Sappiamo che la collaborazione sul 5G è estremamente importante e che la Ue ha implementato strutture di 5G con molte applicazioni: è un settore in cui anche la Cina si sta dando molto da fare. Su Ai si stanno elaborando nuovi concetti e Ue può operare con i diversi organismi che si occupano di etica nell’intelligenza artificiale. Sappiamo che mancano molti talenti in molte regioni ed è perciò importante agevolare gli spostamenti e gli scambi e, quanto all’AI, promuoverla per creare start-up e molte opportunità. Sono molte le occasioni e le possibilità per un maggiore coinvolgimento dell’Europa nel digitale”.

Ceccardi ha poi ricordato che Taiwan, insieme al Giappone, è l’unica democrazia compiuta dell’area. “Dopo la guerra in Ucraina, la preoccupazione del Paese si è innalzata. La Cina è molto vicina a Taiwan. Per noi è importante abbandonare il Memorandum of Understanding che ci lega alla Belt and Road Initiative cinese, la Via della seta, come la premier Meloni sta facendo, senza interrompere i nostri rapporti commerciali con la Cina che sono comunque forti. La Belt and Road Initiative cinese punta al monopolio delle rotte fra Asia ed Europa. Noi, al contrario, abbiamo bisogno di alternative, di tenere viva la competizione. Anche noi, al pari di Taiwan e del Giappone, abbiamo interesse ad avere mari liberi e aperti nell’Indo-Pacifico, per un futuro con meno incertezze. Taiwan è paese digitalmente avanzatissimo, Taiwan è lo scrigno della nostra sicurezza, per questo dobbiamo tutelarne l’indipendenza, senza che al Cina continui con la sua politica assertiva. L’era digitale apre nuove prospettive, sia inquietanti che incoraggianti. Parlando con Audrey Tang, ministro degli Affari digitali di Taipei, abbiamo discusso su questa doppia prospettiva. Taiwan è stata all’avanguardia della lotta al Covid, non certo creando un sistema di cyber-spionaggio di massa, ma proprio usando il Web per dischiudere le informazioni, per renderle più trasparenti e rendere ogni cittadino più consapevole. Il digitale ha questa doppia faccia. Se usato da un regime autoritario, dà allo Stato la possibilità di spiare tutti i suoi cittadini. Se usato da persone libere, consente una maggiore indipendenza dell’individuo dallo Stato. Condividendo esperienze e know-how con Taiwan, miriamo ad avere anche in Europa una digitalizzazione che sia al servizio del cittadino. Non solo e non tanto una semplificazione o una modernizzazione della burocrazia statale, ma per avere cittadini più informati, liberi, indipendenti. Io ero l’unica italiana, ma il parlamento italiano ha partecipato con delegazioni singole di parlamentari della Lega. Tra pochi mesi Taiwan aprirà un secondo ufficio di rappresentanza in Italia, dopo Roma a Milano”.

Il vicepresidente del senato, Gian Marco Centinaio, che ha rivolto molto del suo impegno politico e parlamentare a favore di Taiwan, è intervenuto successivamente ribadendo l’amicizia tra Italia e Taiwan come modello per garantire pace, sviluppo e sicurezza. “Taiwan non è nella Oms, forse ci avrebbero aiutato a gestire meglio quella situazione perché loro si erano attrezzati prima dell’esplosione della pandemia. Taiwan del nostro Paese apprezza particolarmente l’agroalimentare e il design (arte, moda e arredamento). Con Taiwan c’è voglia di parlare e confrontarsi, anche un volo diretto con l’Italia e quindi turismo scambievole. Metto a disposizione degli italiani tutti i miei contatti. Taiwan deve essere tutelata rispetto al suo vicino cinese. Con Taiwan si parla di democrazia e di pace. Il nostro Paese, l’Europa e l’occidente non devono mettere in dubbio lo status quo che serve a tutti, anche alla Cina, serve a tutti quanti lavorano per la pace, bene vengano tutte le iniziative per far capire l’importanza e a forza di Taiwan che resiste a pressioni non indifferenti”.

Per Anna Bonfrisco l’Indo-Pacifico libero e aperto è messo alla prova da diversi fattori, tra cui la crescente assertività della Cina nel mar Meridionale cinese e il rispetto di Taiwan. “Taiwan non è in vendita”, per citare una recente affermazione che il ministro degli Esteri Joseph Wu ha rivolto a Elon Musk. Bonfrisco ha poi introdotto l’avvocato del Foro di Roma, Walter De Agostino, che si occupa di Diritto penale anche in ambito europeo e internazionale. Egli ha descritto il quadro del diritto internazionale sul mare in quella regione, sottolineando come le numerose recenti notizie relative alle crescenti tensioni tra Taiwan e Cina nonché nel mar Cinese Meridionale hanno riportato l’attenzione su quanto sta accadendo in quella parte del globo terrestre facendo riemergere vecchi storici conflitti. “La Repubblica popolare cinese ha fermamente mantenuto la convinzione che Taiwan le appartenga e, attualmente, ha incrementato il numero delle esercitazioni militari nello stretto di mare che la divide dall’isola considerata ribelle, simulando blocchi navali e operazioni di invasione da effettuarsi congiuntamente via cielo e via mare senza però mai violare la spazio aereo e il mare territoriale. Da parte sua Taiwan ha risposto con il varo del primo sommergibile da contrapporre al blocco navale cinese. La Cina, firmataria della Convenzione sul Diritto del Mare (Unclos) nel 1996, ha ritenuto di poter legittimare il controllo esclusivo esercitato su gran parte del Mar Cinese Meridionale mediante l’applicazione dei criteri di zonazione del mare nelle aree arbitrariamente acquisite mediante la linea dei nove tratti. A partire dall’anno 2010 si è verificato un costante aumento delle tensioni e di incidenti nell’area, in particolare con Filippine e Vietnam, a causa della pretesa di esclusivo sfruttamento delle risorse da parte della Cina, che ha esercitato un pattugliamento permanente del mare al fine di impedire alle imbarcazioni straniere di accedere nelle zone contese sottoposte al suo controllo. In caso di controversie interstatali la Convenzione Unclos prevede il ricorso ad un Tribunale arbitrale presso la Corte di Arbitrato Permanente dell’Aja (Paesi Bassi). Il 12 Luglio 2016, a seguito di un ricorso presentato dalle Filippine nel 2013, il Tribunale Arbitrale dell’Aja ha stabilito che le rivendicazioni cinesi nell’area della “linea dei nove punti” segnata sulle loro mappe rappresentano una violazione del diritto internazionale e, in particolare della Unclos. La Cina ha dichiarato di non ritenere vincolante il giudizio del Tribunale Arbitrale dell’Aja, aggiungendo che continuerà le proprie attività economiche e d’infrastrutturazione nell’area. Questi e altri fatti dimostrano ancora una volta la volontà egemonica della Cina nel Mar Cinese Meridionale nonché il costante non rispetto delle norme internazionali sull’acquisizione di sovranità. Appare dunque evidente la volontà cinese di estendere la propria frontiera marina ben oltre i limiti stabiliti dal diritto internazionale, rimodellando la regione e il sistema internazionale secondo un modello autoritario”.

Matteo Adinolfi, europarlamentare della Lega, componente del gruppo ID, in Commissione per il controllo dei bilanci e in quella per lo sviluppo regionale, ha poi parlato dell’utilizzo dei fondi europei per le relazioni internazionali. Quindi Marco Campomenosi, capo delegazione della Lega al Parlamento europeo e componente del gruppo ID, in un video registrato, si è concentrato sulla necessità di strutturare insieme la connettività tra Europa e Indo-Pacifico, il commercio internazionale e i trasporti in Ue.

“La Lega risponde al territorio, alle persone e ai cittadini, alle persone e alle loro necessità, è democrazia del contatto tra le persone, people to people contact come è stato definito dal ministro indiano durante una recente visita”, ha poi aggiunto Bonfrisco. Su questi temi è intervenuto il consigliere regionale del Lazio, Angelo Orlando Tripodi.

Bonfrisco ha quindi dato la parola a Michael Lenton, filosofo, avvocato, musicista, scrittore, tecnologo, pilota, dirigente senior nel settore della difesa e della sicurezza e amico di lunga data delle istituzioni internazionali di Bruxelles e delle Nazioni unite. “È, tra l’altro, un australiano residente a Roma da molti anni con un vivo interesse per l’Asia e il Pacifico. È un uomo del Rinascimento che ha lavorato per 30 anni per un’azienda dal DNA rinascimentale: Leonardo, il principale gruppo italiano di difesa e tecnologia. Più recentemente è stato presidente esecutivo di Leonardo Australia. Il dottor Lenton è guidato dalla ricerca della verità, dell’equità e dalla ricerca di connessioni che potrebbero non sembrare ovvie agli altri. Oggi sostiene che le attuali dinamiche globali rappresentano un nuovo paradigma che richiede il multilateralismo e altro ancora. La crescita della potenza militare cinese, soprattutto del suo potere marittimo, è notevole. Non solo la Cina è la maggior produttrice mondiale di navi da guerra (quindi è la potenza navale in più rapida crescita nel mondo), ma sta anche costruendosi una rete di future basi navali in Asia e in Africa che le permetteranno di controllare le rotte dell’Indo-Pacifico e di accedere nell’Atlantico. Dall’altra parte, mancano ancora concreti progetti per contenere l’espansione cinese. Manca, in particolare, un’alleanza permanente, equivalente della Nato, nella regione”.

“Dal punto di vista geopolitico ci sono alcune certezze”, ha detto Lenton. “Per il resto del secolo gli Stati Uniti continueranno a essere dominanti dal punto di vista economico, militare, per cultura e valori, nel mondo. Magari anche per democrazia e liberalismo politico-economico. La Cina continuerà ad aumentare la sua influenza geopolitica a lungo termine. È stato detto che la strategia per assicurare la prosperità dell’Europa, basandosi sull’America per la sicurezza e sulla Cina e sull’Asia per altri aspetti, ormai non è più una strategia di successo. Cina è cresciuta e per anni noi abbiamo sfruttato questa manifattura a basso costo, per l’Australia poi anche le materie prime come ferro e carbone. Non possiamo essere sorpresi che adesso la Cina sfrutti questo per aumentare la sua influenza. Probabilmente la pace durerà per molti anni, ma è un fatto che molti Paesi, proprio l’Australia per esempio, hanno rivisto la propria politica di difesa orientandosi di più agli Stati Uniti. La Corea del Sud continua ad armarsi negli Stati Uniti spostando le proprie produzioni in località più sicure come l’Australia. L’Indo-Pacifico resta importante, gli interventi europei hanno influenzato in modo limitato gli eventi geopolitici della zona. Il mondo si è fatto sempre più piccolo: se l’Europa vuole essere rilevante nella zona e contribuire alla pace, alla stabilità e nello stesso tempo accedere a questo mercato in crescita deve accedere a una nuova regola che è il multilateralismo. Con l’espansione recente dei Brics (le economie mondiali emergenti, ndr), la divisione tra Australia, Canada, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Gran Bretagna e i Brics, appunto, diventa sempre più visibile e queta è un’enorme opportunità per l’Europa che può colmare questo vuoto tra Sud e Ovest. Se l’Europa non colma questo vuoto, lo farà l’India. Le sfide del mondo attuale richiedono una cooperazione a livello statale, anche i Brics vogliono far sentire la loro voce. L’ideologia lascia spazio al pragmatismo e bisogna quindi essere furbi. Le nazioni del Pacifico asiatico forse sono meno interessate alla geopolitica rispetto a quello che ci aspettiamo. Ci sono isole che rischiano di essere sommerse dall’acqua a causa dell’innalzamento del livello dei mari, quindi questo influenza la comprensione di sicurezza nazionale. L’Europa ha un progetto come il Global gateway che serve per avere partenariati a livello multilaterale e noi ci differenziamo per l’utilizzo dei progetti. La fiducia è essenziale. Agli stati non allineati ci avviciniamo soltanto quando serve un voto nel consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, ma per costruire una base di fiducia ci vuole impegno, tempo, sensibilità, contatti, servono discussioni sui progetti condivisi e tutto ciò non si allinea con le agende politico-elettorali della Ue. L’Australia ha perso la fiducia di tanti Paesi vicini perché ha cambiato le proprie priorità aprendo le porta alla Cina. L’unilateralismo è la posizione di uno Stato che non pensa agli interessi degli altri Stati e non ne vuole il sostegno. A maggio il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha firmato un nuovo patto di sicurezza regionale con 10 Paesi: per ora i leader del Pacifico non l’hanno accettato, ma solo per ora. La Ue può imparare da tutto ciò e creare relazioni basate sulla fiducia. E per farlo occorre mettere in campo le menti migliori. Come si dice l’Europa è brava nella pace, ma non così tanto nella guerra, perciò deve sfruttare la Nato e impegnarsi prima possibile con i Paesi dell’Indo-Pacifico”.

In conclusione, Bonfrisco si è rivolta a Ya-Hui Chen, diplomatico di carriera, attualmente direttrice della divisione di contatto parlamentare dell’ufficio di rappresentanza di Taipei presso l’Unione europea e il regno del Belgio, invitandola a condividere alcune considerazioni. “L’Unione europea può collaborare con Taiwan per la prosperità, la pace e la sicurezza globale. Taiwan è importante per la produzione di semiconduttori: se venissero a mancare, questo avrebbe un effetto enorme su economia globale. Tutto il commercio mondiale passa su queste rotte. Abbiamo esperienza nel gestire campagne di informazione ed è importante che Taiwan venga percepito come Paese democratico e partner di fiducia della Ue. Siamo un Paese indipendente a prescindere da quanti Paesi ci riconoscono. A Taiwan la gente ama la pace e aiuta i Paesi in difficoltà, come l’Ucraina cui abbiamo elargito somme per aiuti umanitari. Quando abbiamo visto l’invasione russa dell’Ucraina, abbiamo pensato che la Cina potesse fare lo stesso con Taiwan. Cina e Russia sono Paesi autoritari. Dal nostro punto di vista è importante che venga trasmesso un messaggio chiaro alla Cina. È importante che Ue continui a sostenere le nostre iniziative e aiuti Taiwan a mantenere la resilienza democratica. Dalla Cina arrivano molte campagne di disinformazione, quindi è importante far capire che Taiwan non è da sola, non è isolata, ma ha il sostegno di molti altri Paesi. È anche importante avere una connettività fra Ue e Taiwan e questo non significa solo cose concrete e tecnologiche, ma anche contatti personali. Abbiamo anche lanciato borse di studio, in materia di connettività, per studenti europei che potranno soggiornare a Taiwan anche per brevi periodi per imparare la lingua e conoscere meglio la società. Poi promosso programmi di mobilità e di reciproca conoscenza e già molti studenti europei li hanno utilizzati, mi risulta che anche l’Italia l’abbia fatto, invito il governo italiano a fare altri accordi di questo genere. È anche importante che si possa avere una maggiore cooperazione in temi di importanza geopolitica internazionale. Taiwan intende tenere fermi i reciproci principi condivisi. Ue e Taiwan possono collaborare per la sicurezza globale. Vi ringrazio di aver preso a cuore i nostri interessi”.

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