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Public diplomacyLa commemorazione del terzo anno dall’uccisione dell’ambasciatore Attanasio, del carabiniere Iacovacci e dell’autista Milambo

06/03/2024
Alla presenza di Zakia Seddiki Attanasio, tratteggiata le figura umana e professionale dell’ambasciatore trucidato in Congo e quella dell’altra vittima italiana. L’Unione europea può e deve fare ancora molto per la pace, la democrazia e la giustizia nel continente africano

Lo scorso 22 febbraio ricorreva il terzo anno dell’uccisione dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere scelto Vittorio Iacovacci e dell’autista del Programma alimentare mondiale Mustapha Milambo. Anna Cinzia Bonfrisco, Lega-ID, ha voluto onorare la vita e il lavoro delle tre vittime dell’agguato in Congo del 22 febbraio 2021 nella sede della Rappresentanza italiana del Parlamento europeo e della Commissione Europea in Roma. All’evento hanno partecipato le famiglie delle vittime, gli europarlamentari Salvatore De Meo, Forza Italia-Ppe, nonché presidente della commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo e Nicola Procaccini, Fratelli d’Italia-Cre. L’europarlamentare dell’Alleanza progressista di socialisti e democratici, Camilla Laureti, non ha potuto prendere parte. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola ha voluto indirizzare un messaggio: “È una vicenda che mi ha profondamente colpito, per questo ho voluto ricordarla nell’occasione della quindicesima conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori che si è tenuta a Roma nel dicembre 2022. Voglio ribadire l’importanza dell’eredità che ci ha lasciato Luca Attanasio, un modello, soprattutto per i giovani di tutt’Europa. Con infinita umanità e semplicità portava avanti i suoi ideali di pace, giustizia e solidarietà tra i popoli. I suoi ideali devono essere i nostri: lavorare insieme per garantire, pace, stabilità e prosperità in Europa e nel mondo. Ho iniziato come giovane diplomatico, prima di passare alla politica e credo ci sia una ragione per cui tutti noi parliamo di arte della diplomazia: si tratta di ascoltare l’altra parte di creare fiducia, difendere la propria posizione sì, ma lasciando sempre spazio all’ascolto. Il mondo complesso in cui viviamo ha più che mai bisogno della diplomazia: è un mondo diverso da quello che conoscevamo prima del 24 febbraio 2022, quando la brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ha sconvolto l’asse su cui poggiava da tempo la nostra realtà geopolitica. Il momento che stiamo vivendo è critico, stiamo affrontando sfide su più fronti, aggressioni militari sul nostro continente, mentre l’instabilità politica in regioni chiave del mondo, causano ulteriori turbolenze. Sono orgogliosa della nostra risposta europea: siamo rimasti uniti, decidendo insieme su questioni sulle quali molti già ci vedevano divisi, pensando che non avremmo mai potuto trovare un terreno comune. Siamo un’Unione con una grande storia di abbattimento di muri e di avvicinamento di popoli: dobbiamo continuare su questa strada ma possiamo farlo solo se prendiamo decisioni politiche e diplomatiche coraggiose. La mia risposta, la nostra risposta è difendere con decisione il nostro modo di essere europei. L’Europa deve adattarsi a questo nuovo mondo e deve trovare la capacità di cambiare con esso. Oggi più che mai le azioni di politica estera degli Stati membri europei devono essere coordinate: i diplomatici italiani sono diplomatici europei e devono lavorare fianco a fianco per promuovere l’ordine mondiale basato su regole e valori condivisi dall’Europa e dall’Italia. E permettetemi di dire che il servizio diplomatico italiano è stato a lungo un punto di riferimento. Grazie Luca Attanasio, grazie per quello che hai fatto per il bene comune, per quella diplomazia silenziosa che ha risolto problemi che il mondo forse non conosceva, sacrificando la tua stessa vita. Alla signora Zakia Seddiki, alle famiglie di Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo va il mio abbraccio e quello del Parlamento europeo. Il sacrificio di questi uomini straordinari non sarà mai dimenticato”.

Nicola Procaccini, copresidente del gruppo dei Conservatori e riformisti europei, ha poi detto in collegamento da Bruxelles: «È un momento di profonda tristezza e di riflessione per il nostro Paese perché le tre vittime stavano svolgendo un importante lavoro diplomatico e di assistenza umanitaria in Congo. Questo vigliacco atto di violenza ha scosso le fondamenta della comunità internazionale e messo in evidenza i rischi cui sono esposti coloro che operano quotidianamente nelle zone di conflitto, soprattutto quando vanno oltre il loro stretto compito. E questo gli fa onore. In questo giorno di ricordo dobbiamo rinnovare il nostro impegno nel combattere il terrorismo e l’estremismo violento ovunque essi si manifestino. Dobbiamo sostenere le forze dell’ordine e le istituzioni che lavorano incessantemente per garantire la sicurezza e la pace. Proprio in questo senso va letta la priorità dell’impegno dell’Italia in Africa, continente con cui condividiamo legami storici e culturali profondi. Il recente piano Mattei si propone proprio di consolidare ulteriormente i nostri sforzi per contribuire allo sviluppo sostenibile e alla stabilità del continente africano. Oggi mentre ricordiamo l’ambasciatore Attanasio, il carabiniere Iacovacci e l’autista Milambo preghiamo per le loro anime e le loro famiglie. Che il loro coraggio e il loro sacrificio ci ispirino a essere sempre migliori. A impegnarci a continuare il loro lavoro, a lottare per difendere i valori di libertà, democrazia, diritti umani per cui hanno dato la vita».

È quindi intervenuta Anna Cinzia Bonfrisco: «In quelle terre ricche di biodiversità e di materie prime come poche al mondo, ma anche di decine di milioni di congolesi sfollati e ridotti alla fame, Attanasio, Iacovacci e Milambo stavano svolgendo un compito semplice e difficile allo stesso tempo: alleviare sofferenze, portare aiuto, speranza di sopravvivere alla guerra o alle crisi, speranza di poter vivere meglio un domani, instaurando fiducia, costruendo legami umani e comunque, un futuro migliore per tutti. Una vita la loro, dedicata a dar attuazione, nei rispettivi ambiti e compiti di lavoro, alla politica estera, alla politica della cooperazione e sviluppo, e degli aiuti umanitari. Tanti filoni accumunati da una unica missione: stabilità, sviluppo, progresso, comprensione reciproca, cooperazione e pace tra le Nazioni. Ringraziamo innanzi tutto i famigliari qui presenti, la signora Attanasio, a lei chiediamo di portare il suo ricordo, così come a Simona Iacovacci e Chiara Giannini che raccontò dalle pagine del Giornale tutta la vicenda. Ci aspettiamo verità e giustizia perché abbiamo perso uno dei migliori uomini al mondo, non solo d’Italia…

«Il ricordo delle loro vite ci aiuta a riflettere sullo stato delle relazioni internazionali ai nostri giorni, giunte a un punto di rottura. Cambiamenti profondi senza precedenti nella storia dell’umanità che mettono a fuoco quanto sia cruciale avere un continente africano che sia un partner affidabile, sicuro, e sviluppato, dove la gente possa vivere godendo dei diritti fondamentali, sociali, economici e politici. L’Africa è il nostro vicino più prossimo e l’Unione europea deve aiutarla a liberarsi da questa forma continuamente disumana, violenta e dinamica di insicurezza, fatta di mal governo, corruzione, radicalizzazione, mancanza di istruzione, colpi di stato, dittature, e dall’effetto negativo e amplificatore del cambiamento climatico. Occorre mostrare soprattutto ai giovani africani che sono possibili nuovi modi di vivere più stabili, più partecipativi e inclusivi.

«Attanasio, Iacovacci e Milambo: un team che impersonava un messaggero credibile e ricordarli oggi ci dà l’opportunità di riflettere sulla missione della politica estera e della cooperazione nel XXI secolo. Quale missione? Quali strumenti? Ci sono davvero di fronte a noi sfide immense e di estrema complessità.

«Pensiamo per un attimo all’ambiente in cui operavano, la Repubblica democratica del Congo, il più vasto Paese dell’Africa sub-sahariana, il secondo più grande di tutta l’Africa e l’undicesimo più grande del mondo, dotato di risorse naturali e una biodiversità immense ed eccezionali, la seconda foresta pluviale più grande al mondo. Un Paese dove però la stragrande maggioranza dei congolesi non beneficia di queste ricchezze, anzi un Paese dove una lunga storia di conflitti, crisi politiche e regimi autoritari hanno portato a una grave crisi umanitaria con un altrettanto numero di sfollati tra i più alti al mondo. Una Nazione tra le cinque più povere al mondo.

Ecco perché avere oggi con noi Iole Cisnetto, l’associazione vicina alla signora Attanasio, che lavorando sul posto con imprenditori e imprenditrici oggi presenti, dimostrano come il sogno della comunità di Sant’Egidio si sostanzia attraverso azioni concrete, come quelle dell’ambasciatore.

«Come possiamo aiutare i congolesi a vivere vite migliori, espandendo la loro partecipazione alla vita pubblica? Come possiamo aiutarli perché accedano alle loro risorse migliorando radicalmente le proprie esistenze? Come possiamo aiutarli a liberarsi dell’accentramento del potere e da tutto il male che gli provoca? Attraverso il piano Mattei citato da Procaccini per una spinta propulsiva all’Ue perché Africa diventi primo punto dell’agenda delle relazioni internazionali.

«Una delle lezioni fondamentali che possiamo trarre dall’attentato è quanto sia fondamentale per le organizzazioni internazionali e le rappresentanze diplomatiche e consolari e per le altre agenzie per gli affari esteri e la cooperazione, reclutare e continuare ad avere nel tempo i migliori diplomatici di carriera e il miglior staff, addestrandoli continuamente, ospitandoli in strutture sicure e ricompensandoli adeguatamente per il loro servizio. Quando l’attentato si è svolto, nessuno ha avuto il tempo di leggere il manuale per i casi di emergenza e una risposta basata sull’istinto è sempre la prima a emergere.

Ecco perché la continua formazione e l’esperienza possono aiutare a salvare la vita di tutta la missione, dagli autisti, al personale di sicurezza, al personale diplomatico, al personale civile».

«Sono conterraneo del carabiniere Iacovacci: tutti nel Pontino abbiamo avuto la sensazione di qualcosa di traumatico a causa dell’attentato», ha spiegato Salvatore De Meo. «Alcune azioni devono essere messe maggiormente a sistema perché il ruolo che l’Italia che svolge continuamente anche in modo silenzioso, abbiamo qui un rappresentante della comunità di Sant’Egidio, con le organizzazioni non governative, è fondamentale e sussidiario a quello della diplomazia convenzionale, in tutti gli scenari mondiali di tensione geopolitica. La figura dell’ambasciatore Attanasio dà l’idea di quanto l’Italia abbia sempre operato come promotore di pace, e lui è andato ben oltre il suo ruolo istituzionale. Dobbiamo creare le condizioni necessarie a un processo di pace per il continente, il modello transita attraverso soggetti che vanno oltre l’Europa e il tema oggi è globale. La Ue deve interrogarsi ancor di più, alla luce del nuovo mandato che ci vedrà riproporci con responsabilità, se possa giocare il suo ruolo geopolitico internazionale ed è un’assurdità pensare che questo continente vive la pace da oltre settant’anni, ma non riesce a esportarla, non riesce a creare strumenti di politica estera in Ucraina e Medio Oriente, ma anche nei focolai che poi esplodono o tornano alla cronaca come nel caso dell’assassinio di Attanasio e Iacovacci. Da presidente della commissione Affari costituzionali, nel novembre scorso, la plenaria di Strasburgo ha votato una nostra proposta di riforma dei trattati, perché purtroppo la Ue non ha uno strumento costituzionale, vulnus che deve essere recuperato per poterle dare una forza che non è riuscita ad esprimere in questi anni. Nella proposta abbiamo immaginato una riforma che ci permetta di costruire una politica estera attraverso la quale la Ue possa qualificarsi ed esprimersi in un contesto geopolitico, perché nel multilateralismo e anche nel patto atlantico possa avere un ruolo diverso da quello attuale che la vede marginale, se non addirittura al traino di qualcun altro. In questi giorni di commemorazione, il sacrificio di Luca Attanasio, di Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo dobbiamo far sì che non sia stato vano, ma una presa di coscienza del fatto che ci sono tantissimi italiani operatori di pace, in Congo oltre 5 mila volontari, costruttori di pace che devono essere messi nella condizione di operare con sicurezza perché possano continuare ad agire per la dignità delle persone. Il mio pensiero va alle persone che svolgono in maniera silenziosa questa opera: il continente africano presenta tante complessità e apprezzo la scelta che il governo ha fatto portando a Roma gli Stati generali dell’Africa. L’Unione europea farà la sua parte, noi parlamentari faremo la nostra, per quanto è nelle nostre possibilità».

Anche Simona Iacovacci, assessore del comune di Sonnino (Lt), ha portato il suo ricordo del carabiniere ucciso, suo concittadino: «Vittorio portava il mio stesso cognome perché i nostri padri erano un po’ parenti. Vittorio è figlio di Sonnino, abbiamo perso un figlio. Abbiamo fatto la commemorazione questa mattina sia davanti alla stele che gli abbiamo dedicato vicino alla scuola che anch’essa porterà il suo nome e poi ci siamo spostati dove risiedeva e dove c’è una cappella con tutti i suoi ricordi. Ogni volta che entro lì mi emoziono molto. C’erano tutti i suoi amici, l’Arma, autorità militari, ma mi hanno colpito proprio soprattutto gli occhi del papà Marcello che piange ogni giorno. Vittorio si è immolato per cercare di salvare l’ambasciatore. Lui fin da bambino voleva fare il carabiniere delle forze speciali. Era diventato molto amico di Attanasio e doveva sposarsi. Era un ragazzo spettacolare».

«L’Italia ha perso da tre anni due figli», ha concluso Zakia Seddiki. «Nel Congo abbiamo svolto quattro anni insieme. Alla Farnesina sarà suggellato il ricordo, per Luca era la sua seconda casa e lì il suo esempio dà frutti. La vita di Luca continua nelle nostre figlie, non abbiamo bisogno di raccontare la sua vita, perché lui l’ha raccontata la sua storia con i fatti in ogni persona ha lasciato qualcosa. L’ambasciatore Luca Attanasio era un ragazzo italiano semplice, orgoglioso del suo Paese, grande sognatore che voleva far conoscere ovunque la sua Italia e diffondere l’eccellenza italiana. Era il suo primo compito e l’ha fatto con serietà e umanità, in fondo lui affermava sempre “Ho una responsabilità e una missione non facile, una bandiera da rispettare”. Per me è stato un orgoglio rappresentare il mio secondo Paese al suo fianco. Luca ha fatto la scelta di fare l’ambasciatore per essere utile agli altri. Amava tanto la vita, sognavamo insieme la pace: la pace inizia a casa nostra per poterla trasmettere ad altri. Per rispetto alla sua vita, al suo impegno, io Zakia, sua moglie, madre delle sue figlie, ho il dovere di portare avanti i nostri valori concretamente. Lo devo a Luca e alle nostre figlie, il mio impegno sarà quello di realizzare progetti, dare corpo alle parole, partendo da casa e fuori casa con la fondazione mamma Sofia, con l’aiuto della Farnesina, la famiglia che è stata una scuola per Luca, con i tutor che ci sono ancora o già in pensione». (foto da Facebook)

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