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Dignità umanaIl parlamento europeo commemora la Brigata ebraica

26/04/2022
Anna Bonfrisco, componente della Delegazione del Parlamento Europeo per le Relazioni con Israele, insieme a Antonio López-Istúriz White, Presidente della stessa Delegazione, insieme a relatori di prestigio, commemorano per la prima volta al Parlamento europeo la Brigata ebraica che, in Italia come in altri Paesi europei, contribuì alla sconfitta del nazifascismo e aiutò i superstiti dei campi di concentramento e altri profughi ebrei a raggiungere la Terra di Israele.

L’europarlamentare e membro della Delegazione del Parlamento Europeo per le relazioni con Israele (D-IL), Anna Cinzia Bonfrisco, il 26 aprile 2022, ha organizzato un evento di portata storica (QUI IL VIDEO) alla presenza di Antonio López-Istúriz White, Presidente della stessa D-IL. Si è trattato della prima commemorazione nell’aula del Parlamento europeo della Brigata ebraica (Jewish Infantry Brigade Group) che, in Italia come in altri Paesi europei, contribuì alla sconfitta del nazifascismo. Era presente in aula anche un gruppo di ebrei romani, guidati da Angelo Pavoncello.

Definita dai suoi membri anche Chativah Yehudith Lochemeth (Forza di combattimento ebraica) la Brigata fu un corpo militare dell’esercito britannico durante la seconda guerra mondiale. Formato nel settembre 1944, è stato reclutato tra ebrei Yishuv dalla Palestina mandataria e comandato da ufficiali anglo-ebrei. Servì nelle ultime fasi della campagna d’Italia e fu sciolto nel 1946. Dopo la guerra, alcuni membri della Brigata hanno aiutato i superstiti dell’Olocausto a compiere l’Aliyah clandestina (o Aliyah Bet), cioè l’immigrazione nella terra d’Israele, sfidando le restrizioni britanniche.

«È grazie a voi che oggi, attraverso questa commemorazione, contribuiamo a tener viva la memoria condivisa della Brigata e dei suoi atti eroici», ha detto Bonfrisco. «Rami Litani che ha seguito la commemorazione da Israele, ha segnalato che nelle foto dell’invito fatto preparare per l’evento, i figli hanno riconosciuto i loro padri: Mosche Lerer, Izchak Nadel e Ari Uri. E anche Yael, figlia del generale Shlomo Shamir (Rabinovitch), segue questa diretta».

Ha aperto la commemorazione, da Gerusalemme, Fiamma Nirenstein, figlia di un soldato della Brigata. Nata a Firenze, giornalista e scrittrice, già vice presidente della commissione affari esteri del Parlamento italiano e già componente del Consiglio d’Europa, ha scritto diversi libri su antisemitismo e diritti umani. Ha anche diretto l’Istituto italiano di cultura di Tel Aviv e, terminata l’esperienza parlamentare, ha fatto l’Aliyah, trasferendosi nella Terra di Israele. Nirenstein ha ricordato il padre Aaron che con altri 5 mila ragazzi come lui si unì alla Brigata ebraica per liberare l’Europa. «Come disse Ben Gurion, bisognava combattere al fianco degli inglesi, a dispetto del libro bianco britannico che imponeva limitazioni su Israele e la Palestina. La determinazione da parte degli ebrei a farsi protagonisti di questa guerra, a prendere le armi contro il mostro nazifascista, doveva essere massima. La brigata ebraica aiutò gli ebrei della diaspora di tutti i Paesi a recuperare senso di solidarietà e amicizia verso il mondo e aiutò ad accogliere giovani e bambini scampati ai campi di concentramento mettendoli sulle navi che li portarono in salvo in Israele».

Pur essendo confermato l’intervento in diretta di Dani Dayan, ex console generale israeliano a New York e presidente dello Yad Vashem, ciò non è stato possibile per via di un impegno col Primo Ministro israeliano, Naftali Bennett. Lo Yad Vashem è l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, istituito per “documentare e tramandare la storia del popolo ebraico durante la Shoah preservando la memoria di ognuna delle sei milioni di vittime”. López-Istúriz White ha spiegato che «lo Yad Vashem è anche il luogo in cui si ricordano gli Eroi e i Giusti, i quali si impegnarono per sottrarre alla deportazione e alla morte migliaia di ebrei. Così come hanno fatto i componenti della Brigata ebraica».

Dani Dayan ha quindi chiesto a Yossi Gevir, direttore degli affari esteri e governativi dello Yad Vashem, di intervenire in diretta e ha dichiarato: «Quando guardiamo la storia dell’Olocausto ci troviamo di fronte all’orrore, ma spesso, come nel caso della Brigata ebraica anche a una storia di coraggio e speranza, speranza che ci rafforza per il futuro. Il nostro mondo, oggi, si trova davanti a grandissime sfide e purtroppo anche a distorsioni storiche e contemporanee, quando un’istituzione come la vostra si riunisce ricordando una storia così significativa, ridefinisce la storia e deve essere ringraziata, noi siamo al vostro servizio».

Anna Bonfrisco ha poi dato la parola a Sergio Barbanti, ambasciatore d’Italia in Israele. Nel 2018 l’Italia ha conferito la medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza alla Brigata ebraica con il voto unanime del Parlamento Italiano e, presso il Jewish Legion museum, la medaglia è stata presentata alle Forze della difesa di Israele. «Appena un giorno dopo il giorno della liberazione italiana dal nazifascismo, noi commemoriamo gli ebrei che hanno partecipato alla liberazione. È utile ricordare ciò che è successo. Sappiamo che i soldati della Brigata ebraica indossavano un’uniforme striata blu e gialla con l’insegna della stella di David sul braccio. La bandiera aveva lo stesso simbolo e poi è diventata la bandiera dello Stato di Israele. La Brigata aveva più di 5 mila volontari, è entrata nell’esercito britannico che ha lottato contro i tedeschi in Italia dal marzo 1945. Vicino a Ravenna combatté contro le forze naziste sulla linea Gotica. La Brigata ha avuto un ruolo fondamentale per liberare l’Emilia-Romagna. Oggi l’immagine è più che mai vivida, dopo i fatti attuali dell’Ucraina. I soldati della brigata hanno poi aiutato a creare campi per gli sfollati e per avviarli in Palestina. Tra il 1944 e il 1945 più di 15 mila sopravvissuti all’Olocausto sono arrivati in Italia, ma a causa delle limitazioni britanniche non riuscivano ad andare in Palestina. Molti sono stati spostati nel Salento in campi speciali e, poi, da lì hanno raggiunto la Palestina contribuendo alla formazione dello Stato d’Israele. Il presidente della comunità ebraica in Italia, Noemi Di Segni, ha sottolineato il ruolo fondamentale della Brigata ebraica per la liberazione dell’Italia, il Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano ha aperto una mostra significativa sugli ebrei che hanno partecipato alla resistenza italiana. Le istituzioni italiane sono consapevoli del valore della Brigata e la storia del suo coraggio è parte essenziale della memoria collettiva del nostro Paese e un insegnamento per l’oggi. La nostra responsabilità, oggi, è di garantire la pace guardando e riflettendo sul nostro destino umano comune, come mi ha scritto Bonfrisco in una lettera».

López-Istúriz White ha quindi dato la parola a Chris Barryman attaché militare britannico e Wing commander a Tel Aviv, in rappresentanza dell’ambasciatore britannico in Israele, Neil Wigan. «Prima della seconda guerra mondiale la popolazione ebraica era già pronta a liberare l’Europa. All’inizio il Regno unito è stato un po’ lento ad accettare l’offerta. Al momento dell’invasione dell’Europa la Brigata, tenuta fino a quel momento ai margini, fu formata e poi inviata in Italia. Nel 1946 la relazione tra Regno unito e Israele è stata un po’ burrascosa, ma poi abbiamo costruito fortissime relazioni bilaterali. Anche noi ricordiamo benissimo i sacrifici della Brigata britannica, persone che hanno combattuto per la liberazione dell’Europa. Riconosco in loro i miei fratelli d’arme che hanno sacrificato le loro vite per noi. Nella nostra cerimonia della rimembranza noi ricordiamo il sacrifico dei soldati in tutti i conflitti. Nella stessa giornata ci sono cerimonia a Gerusalemme e Tel Aviv e anche nel cimitero di Ramleh».

Ancora Bonfrisco: «da Pescara abbiamo il professore e storico Marco Patricelli che ci ha inviato la targa commemorativa che ricorda la Brigata ebraica. Ci sono pagine di storia che sono più significative di altre, nella quali si racconta e si ricorda la lotta per la libertà. Non dimentichiamo che fu un ufficiale ebreo, il maggiore inglese Lionel Wigram, nel dicembre 1943, a consentire la nascita della straordinaria epopea della Brigata Maiella. Nelle fila della formazione abruzzese che faceva parte dell’8° Armata britannica combatté e morì il diciassettenne Oscar Fuà, la cui famiglia era stata nascosta e protetta a Sulmona, per nove mesi, dalle retate naziste». Patricelli ha ricordato il conferimento della cittadinanza ai componenti della Brigata ebraica che mostrarono con orgoglio ai loro nemici e persecutori la stella di Davide. «Nel secondo corpo d’armata polacco del generale Anders militavano circa 4 mila ebrei che provenivano dai territori orientali della Polonia e avevano conosciuto entrambi i totalitarismi dell’epoca, i lager nazisti e i gulag sovietici. Possiamo vedere le stelle di Davide degli 838 caduti ebrei di quel corpo d’armata nei cimiteri di Montecassino, Loreto e Casamassima. La Brigata Maiella di Wigram coglie negli occhi degli italiani sconfitti la voglia di riscatto. C’è parallelismo con la Brigata ebraica: entrambi decidono di combattere nell’ottava armata britannica e saranno schierati sullo stesso fronte. Il ricordato Fuà morì a Brisighella, dove la Brigata ebraica ricevette la bandiera di guerra che poi, con qualche modifica, divenne la bandiera d’Israele. Come i combattenti della Brigata avevano sul braccio la stella di Davide, i partigiani della Maiella che si sciolse a Brisighella, portavano il simbolo della montagna madre e il tricolore al bavero. Entrambe le brigate sono decorate di medaglia d’oro al valor militare e hanno dovuto aspettare molto tempo rispetto agli eventi di cui si erano resi protagonisti. Cerchiamo di non scivolare nel campo minato dell’uso politico della storia che può diventare l’uso politico dell’ignoranza della storia. Dobbiamo essere sempre convinti che il nostro passato è la nostra identità del presente».

A nome della Knesset, il parlamento monocamerale d’Israele, ha inviato un intervento Moshe Tur-Paz che vive nel kibbutz Kfar Etzion, nella regione del Gush Etzion sulle colline della Giudea. Ha lavorato come educatore sin dalla sua giovinezza, è stato capo del Dipartimento dell’Educazione di Gerusalemme e ha anche servito nei paracadutisti come ufficiale, è ancora nella riserva. «Rappresento tutti i membri della Knesset passati e presenti e gli undici membri della Brigata che poi sono diventati anche ministri del governo e membri del parlamento israeliano. Un terzo della popolazione di Israele dell’epoca, 136 mila persone, aveva aderito all’esercito britannico, soltanto 38 mila furono accettati, circa l’8%. La Brigata fu formata a Foggia e poi partecipò a tutte le battaglie dell’8° armata. Arrivò poi a Treviso e lì fu responsabile per la sicurezza delle frontiere e da lì transitarono illegalmente tutti i sopravvissuti dell’Olocausto che volevano emigrare in Palestina. Tra loro ci furono anche partigiani, gli autori delle rivolte nei ghetti e membri delle brigate. Voglio ringraziare i membri del parlamento europeo, e soprattutto Anna Bonfrisco, per consentirci questa commemorazione. I soldati della Brigata hanno dato la loro vita per la libertà. Bisogna educare la prossima generazione a contrastare il negazionismo dell’Olocausto, l’antisemitismo, la xenofobia e il razzismo».

Bonfrisco ha infine riferito che nel 1944, sulla Linea Gotica in Italia, il Gruppo di combattimento “Friuli” combatté a fianco degli Alleati e della Brigata ebraica. In particolare, i Gruppi di Combattimento “Friuli”, “Cremona”, “Legnano” e “Folgore”, erano unità militari dell’Esercito cobelligerante italiano, costituite da soldati e volontari armati e addestrati dall’Esercito britannico. «Una tale operazione, se volessimo confrontarla con quelle condotte oggi, può essere paragonata ad una missione NATO, su base multinazionale, per promuovere e difendere i valori democratici e contribuire alla pace e alla sicurezza». In questo contesto ha inviato un messaggio il Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano. Ricordando che cittadini di religione ebraica hanno sempre partecipato alla vita e all’esercito, fin dalle guerre risorgimentali, per la creazione dello Stato unitario, Serino ha detto che «l’esercito è un’istituzione che è e si sente di appartenere a tutti gli italiani, senza distinzione di etnia o di credo religioso. Oggi come 161 anni fa i soldati dell’esercito sono semplicemente cittadini italiani e adempiono in armi al sacro dovere della difesa della Patria. Proprio per questo motivi l’esercito non digerì mai le direttive degli anni Trenta volte ad allontanare i militari di origine ebraica. La partecipazione della brigata ebraica alla liberazione dell’Italia rappresenta l’antica vicinanza tra la comunità ebraica e italiana, unite di nuovo nella lotta di liberazione».

Bonfrisco e López-Istúriz White hanno poi concluso, ringraziando quanti hanno collaborato alla riuscita dell’importante incontro, i servizi del Parlamento Europeo, che per questa occasione e visto l’alto numero di partecipanti spettatori alla cerimonia, figli, figli e nipoti, hanno realizzato un canale di diretta streaming. Bonfrisco ha ringraziato gli illustri ospiti in presenza o collegati a distanza, veterani, storici, ricercatori, curatori di musei, amici, i Direttorati del Parlamento Europeo, i funzionari e il personale dei diversi staff coinvolti nella preparazione e nell’esecuzione della commemorazione.

Bonfrisco ha chiuso la commemorazione dedicandola al compianto Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli.

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